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Autore: gigliofucsia    05/03/2017    0 recensioni
Ametista è una strega sotto copertura con un'allergia grave a tutto ciò che è sacro. Dopo il rogo della madre viene mandata in un orfanotrofio religioso. Se scoprissero i suoi poteri magici rischierebbe di morire come la madre, quanto tempo riuscirà a resistere?
Genere: Fantasy, Introspettivo, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6

5 Novembre 1869


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 

Mai avevo dormito così bene e mai il mio risveglio fu così brusco. La luce leggera dell'alba mi aveva investito. Voci sommesse mi rosicchiavano l'orecchio e un odore conosciuto mi solleticava le narici. Sentivo come un debole pioggia fresca ticchettarmi sul viso e sui vestiti.

Quando la mia ragione si risvegliò dal sonno mi accorsi che l'odore che sentivo era incenso, che quella debole pioggerellina erano spruzzi di acqua santa e che le voci sommesse erano preghiere. Ma ormai non riuscivo più a muovermi.


 

Sentì la botola cigolare. Due paia di passi e voci avvicinarsi «Ame- ti abbiamo portato la colazione». Avrei tanto voluto parlare ma non ci riuscivo, l'effetto del tentato esorcismo da parte dei monaci non era ancora svanito.

Pirito e Perla mi chiamarono di nuovo. Qualcosa venne appoggiato sul comodino. Perla e Pirito mi chiamarono ancora. Io concentrai il viso nel tentativo di aprire gli occhi. Una mano fredda mi tastò la fronte bollente e la voce del ragazzino esclamò «si è alzata la temperatura, di poco ma si è alzata».

Perla rispose «che vuol dire?». Tre dita si premettero sul polso «il polso si è indebolito. Non capisco questa ricaduta improvvisa». Una mano mi scosse e risvegliò i miei sensi. Riuscì ad aprire gli occhi, anche se con fatica. La mano che mi aveva scosso era di Perla.

Pirito non perse tempo a chiedermi «come ti senti?». Difficile dirlo, non potevo certo dirgli che le cure delle suore mi avevano indebolito, altrimenti avrei dovuto digli il perché e avevo paura, gli dissi l'unica cosa certa «la testa, mi brucia»

Perla prese l'iniziativa di mettermi una pezza bagnata sulla fronte, la cosa più bella che mi fosse mai capitata da quando avevo preso la febbre «magnifico, grazie mille». Perla sorrise, «ma figurati».

«Comunque Ame- sei peggiorata, hai idea della causa?» chiese Pirito guardandomi con curiosità. Io voltai lo sguardo e rimasi zitta. Cosa gli dicevo? Pensavo fosse ancora troppo presto, lo conosco da poco non so se è affidabile. Non so come reagirebbe ad una verità simile, forse sarebbe in grado di mettermi nei guai e nel peggiore dei casi farei la fine di mia madre o sarei costretta a fuggire chissà-dove. Non potevo permettermelo.

«va beh pensaci ok? Ora noi andiamo a lezione torneremo a pranzo», I due amici salutandomi uscirono dalla botola. E io mi misi a pensare.

Quando sarebbe tornato si sarebbe aspettato una risposta e io non avevo intenzione di mentire ad un caro amico che si prendeva il disturbo di starmi dietro durante quei giorni duri. Non sarebbe stato corretto nei suoi confronti ma se dovevo dirglielo dovevo trovare il modo di essere sicura, ma come?


 

Riposavo tranquilla, era uno dei lati positivi dell'essere in quarantena. Ma All'improvviso, di nuovo quel pizzicorino al naso. Aprì gli occhi di scatto, sul comodino erano posata delle statuette religiose e dell'incenso. Richiusi gli occhi prima che avessero il tempo di prudermi e cercai di alzarmi nonostante la febbre. I miei occhi si riaffacciarono sul mondo. Le statuette mi pizzicarono gli occhi. Veloce presi quelle statue, facendomi sentire più pesante di un sasso, e le misi sotto letto.

Mi alzai barcollando verso la finestrella. La spalancai. Mi appoggiai con pesantezza sul davanzale interno. Poi, con pura forza di volontà, corsi verso il comodino. Presi la ciotolina con l'incenso che fumava e, resistendo alla tentazione di buttarlo, lo appoggiai sul davanzale esterno e richiusi.

In quel momento stavo in piedi per pura forza di volontà. Appena chiusi la finestra, crollai a sedere cercando almeno di respirare. Loro vogliono uccidermi, pensai sarcastica.


 

Delle voci lontane mi chiamavano. Ametista... Ame svegliati...Strizzando gli occhi cercai di svegliarmi, ma ero troppo debole per farcela. Quanto ci sarebbe voluto per farmi passare tutta quell'allergia?

Mi sentì scuotere da più di una persona. I miei occhi si schiusero, ma tutto quello che vedevo era sfocato. Sentivo fluire dentro di me delle energie che non erano mie. Come era possibile? Mi voltai verso il punto in cui le sentivo fluire e vidi Perla che mi guardava preoccupata. La guardai strana e lei tolse la mano dalla spalla e il flusso si interruppe.

La mia testa era in uno stato pietoso, se me l'avessero staccata sarebbe stato meglio. Me la afferrai, «Ahia che dolore».Pirito, tenendo appoggiata la mano sulla spalla, chiese «cosa è successo? Perché non sei nel letto?».Io con l'ansia in corpo cercai di calmarmi.

Concentrando il viso, afferrai la mano di Pirito, «io... non posso dirvelo». Pirito e Perla mi guardarono come se volessero capire cosa mi passava per la testa. «Perché non puoi? Non ti fidi?» Chiese Pirito. Mi sentì in trappola, ma non volevo cavarmela con una bugia. Non con loro perché le bugie hanno le gambe corte e prima o poi l'avrebbero scoperto.

Io scossi la testa «io non lo so, vorrei fidarmi ma...»avevo il cuore in gola. La ragione mi chiudeva la bocca mentre il cuore cercava di aprirla.

Pirito si sedette accanto a me e avvolse la sua mano con la mia con la tenerezza di un lenzuolo e disse «Ametista non devi avere paura di noi. Te l'ho già detto l'altra volta ricordi?».Io guardai la mano indecisa sul cosa fare. Accidenti! Era troppo rischioso.

Anche Perla si avvicinò e mi strinse la mano «Promettiamo di non dirlo a nessuno, qualunque cosa dirai sarà un nostro segreto». Io respirai. «Voi dovete capire... che da quando è morta mia mamma io ho perso tutto:... la mia casa, la mia famiglia, la dignità e quella poca libertà che avevo. La vita che sto vivendo adesso è l'unica cosa che mi è rimasta... e la sto dando a voi, per fiducia»

Perla spalancò gli occhi «è davvero così importante?». Io annuii. Un silenzio colse la stanza.

«Se qualcuno venisse a sapere di questo segreto per me sarebbe finita, nel peggiore dei casi potrebbero uccidermi» mormorai. Pirito spalancò gli occhi, sembrava aver capito. Io continuai «Giuratemi... che non lo direte ad nessuno» mormorai.

Un nastro di fumo azzurro che avvolse le nostre mani intrecciate, ma loro guardavano i miei occhi e non sospettarono nulla. Mormorarono con una voce decisa «lo giuriamo». Il nastro perciò si strinse intorno alle nostre mani e poi evaporò. Il patto era stato fatto, se qualcuno avesse parlato, lo avrei saputo. «Ebbene io... » un groppo in gola mi impediva di parlare «quando entro in contatto con oggetti di culto mi indebolisco... e questa mattina, dei monaci e delle suore, mi hanno gettato l'incenso, l'acquasanta e le preghiere... è per questo...»

«È per questo che non riuscivi a svegliarti questa mattina, non avevo nemmeno presa in considerazione che i riti di esorcismo potessero rappresentare un problema, per me erano cose senza alcun senso... e perché ti fanno allergia?». Io volsi lo sguardo verso un punto tranquillo e chiudendo gli occhi raccontai.

«Perché la fede che emanano gli oggetti venerati reagisce con la mia energia magica, indebolendola » mormorai. Dentro di me scattò qualcosa ormai era fatta e non potevo più tornare indietro.

«Ho capito» mormorò Pirito. «Quindi anche tu sei una strega come tua madre» borbottò Perla con un tono tanto neutro da farmi paura. «sì, sono una strega» mormorai. «Per me fa lo stesso» disse Pirito «ti aiuto ad alzarti» mi tese la mano. Io la afferrai e mi alzai in piedi. Un dolore mi piombò sul capo come se fosse stato colpito da una roccia. Quando mi sedetti sul letto la strinsi fra le mani con l'ansia di essermi condannata a morte. «Adesso noi andiamo» disse Pirito «intanto cercheremo un rimedio per questa cosa, altrimenti invece di migliorare peggiori» e mi sdraiai. Perla mi rimise la pezza bagnata sulla fronte. Pirito completò «intanto tu cerca di mangiare e di riposarti mi raccomando».

I due mi salutarono e scesero dalla botola. Da quando ero arrivata in quell'orfanotrofio non mi ero mai sentita così leggera e così agitata.


 

La luce della sera mi svegliò. Vidi la botola aprirsi. Una figura coperta da un abito nero sbucò dalla botola. Quel monaco era diretto verso di me.

Dietro di lei uscirono altre due figure identiche, una di loro aveva una bottiglietta con un liquido trasparente. Sopra la bottiglietta era scritto “acqua santa”.

Trasalì quando notai il cucchiaio. D'istinto mi alzai. Trascinai le braccia dolenti oltre il cuscino e la mia schiena sbatté contro l'angolo. Il cuore cominciò a pulsare.

Le suore avanzavano con il volto coperto, gli occhi erano l'unica finestra verso il mondo esterno. La prima si avvicinò, guardò le altre due e puntò il dito verso di me. La seconda a quel punto porse la boccetta e il cucchiaio alla prima.

Avrei voluto chiedere aiuto. I miei occhi fissavano quel liquido. La mia testa gridava: … scappa! È veleno...

Cominciai a ragionare su una soluzione. Le due suore si scagliarono su di me tenendomi appiccicata al muro. Il liquido venne versato sul cucchiaio. Chiusi la bocca, indietreggiando.

Il cucchiaio mi era davanti al naso. Mi dimenai nel tentativo di scappare. La voce della suora urlò «tenetela ferma!». Le suore improntarono le dita sulle mie braccia. Non riuscì a muovermi. A nulla servirono i miei tentativi. La suora mi tappò il naso. Il respiro mi si mozzò. La tentazione di aprire la bocca era forte. Resistetti. Ma dopo poco la suora mi buttò il cucchiaio in gola gridando «Sefe! Abbandona questo corpo!».

Il liquido tossico scivolò nell'esofago. Le suore mi mollarono.

Il mio respiro si bloccò. Un agitazione si fece spazio nel mio stomaco, mi sembrava di avere un uragano nella pancia. La mia mano si strinse sulla camicia. Mi afferrai al letto. Tutto cominciò a girare. La mia testa iniziò a pulsare. Fu allora che un liquido mi salì fino alla gola. Le suore si ritrassero. Io mi sporsi oltre il limite del letto e quel poco che avevo nello stomaco venne espulso.

Dei sussulti rimbombarono nella stanza. Cominciai a non sentirmi più e dopo poco divenne tutto buio.


 

Quando mi ripresi non sapevo nemmeno se ero sveglia. Riuscivo a percepire il mio corpo a non riuscivo a muoverlo. Mi sentivo svuotata e con una gran sete. Qualcosa mi scuoteva. Di scatto aprì gli occhi. Ripresi a respirare come se non lo avessi mai fatto. Perla mi aveva toccato di nuovo.

La sua espressione preoccupata mi fissava. Cercai di alzarmi senza riuscirci. «Cosa è successo?» chiese Perla. «Le suore non ci hanno detto nulla, solo che hai vomitato e di pulire» aggiunse Pirito buttando no straccio sporco nel secchio.

«M-mi hanno costretto a... bere dell'acqua santa, ho provato a rifiutarmi ma... non c'é stato nulla da fare... mi spiace» mormorai rimettendo la testa sul cuscino e chiudendo gli occhi.

«Ci hai fatto venire un colpo» disse Perla.

«Respiravi a mala pena, eri fredda e pallida come il ghiaccio, per un attimo ho temuto che fossi morta» mormorò Pirito con gli occhi lucidi «mi sono davvero spaventato».

Io ansimando chiusi gli occhi. «Non si può andare avanti così, dobbiamo trovare una soluzione prima che ti uccidano».

«Non so se è il caso ma... io avrei un antiallergico abbastanza potente da rendermi immune per un intero giorno, è la prima cosa che ho messo in valigia sapendo che venivo in un convento» mormorai.

«Davvero?! Come funziona?» chiese Pirito interessato. «Devo prenderlo prima di andare a dormire e dopo nove ore di sonno avrà effetto» risposi.

«È una buona cosa, perché non l'hai mai usato prima?». La sua era una domanda lecita « L'ho usata per sopravvivere al battesimo, ma non è da usare tutti i giorni. La ricetta è molto complicata, è l'unica che ho ed è molto forte. È una boccetta alta più o meno dieci centimetri con su un'etichetta che dice “antisacro”, dovresti riconoscerla subito, non è una cosa che si vede tutti i giorni».

Perla mi appoggiò dritta sul letto rimettendomi la pezza sulla fronte. Pirito rispose «Te la porterò questa sera dopo cena» Io annuii chiudendo gli occhi.

I due se ne andarono.

Quando arrivò l'ora. Pirito tirò fuori la boccetta. Io la presi in mano. «Posso farti delle domande?» disse Pirito.

«Dica» risposi. «Di cosa è fatto? E da quando lo usate?» chiese. Si vedeva che gli interessava la medicina, «Questo è un estratto di erbe miste ma ciò è un po' riduttivo, ci vuole un mese per preparare una roba del genere. È un'invenzione molto recente, quando mia madre aveva la mia età non esisteva».

Perla si avvicinò «Anche io ho una domanda. Ma la tua allergia agli oggetti sacri è pericolosa?».

Io la guardai stranita «questa è un'ottima domanda, infatti se tu mi buttassi in una stanza piena di incenso, potrei morire soffocata, per farti capire... durante il battesimo, quando mi anno immerso nella vasca di acqua santa, per un' attimo mi è sembrato di morire. So che mi avessero lasciato lì un secondo in più a quest'ora non esisterei più». Perla spalancò gli occhi e Pirito sbiancò.

Si alzò un silenzio di tomba che rimase finché non ripresi parola «Quando ne sono uscita stavo in piedi un po' perché suor Giada mi sorreggeva e per forza di volontà. Stavo cercando di non insospettire la gente più di tanto ma ripensando al dialogo che ha avuto con Luigina, credo che ormai lo avesse scoperto. Ora che ci penso, loro sanno che sono la figlia di una strega, in genere questo basterebbe per incriminarmi, visto poi come ho reagito al battesimo. Se già lo sospettavano che cosa stanno aspettando? Cosa vogliono fare con me?»

Pirito si mise a pensare «Allora... Don Quarzo è il tipo che da una possibilità a tutti, l'ho sentito molte volte parlare di questo e in genere è una persona coerente». All'improvviso mi parve di capire «secondo te sta cercando di... convertirmi? Non sarebbe una teoria sbagliata ma a questo punto come devo comportarmi con lui? Non posso dargliela vinta. Più di ogni altra cosa io desidero essere quello che sono senza che gente come loro cerchi cambiarmi».

«Io... sarei un po' più... prudente di così» disse Perla.

Io non sapevo cosa rispondere «Hai ragione! Io in questi giorni ho cercato di accettare le loro richieste e di stare tranquilla, ma come vedi, ho rischiato di morire comunque. Non so se è giusto, ma voglio impormi in qualche modo forse se ci parlo un po' riesco a convincerli ad accettarmi»

«Puoi provare!» esclamò Pirito «Mentre venivo su ho sentito il direttore parlare con Suor Giada, diceva che domani mattina vorrebbe venire a farti visita per chiarire le loro intenzioni dato che ti sei rifiutata di bere l'acqua santa oggi.» Io ci pensai «Adesso però dobbiamo andare» io alzai lo sguardo e vidi Pirito prendere il secchio con lo straccio e dirigersi verso la botola salutando insieme a Perla «buona dormita».

Perla e Pirito se ne andarono. Io mi lasciai cadere una goccia di antisacro sulla lingua e mi misi a dormire.

  
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