Videogiochi > Jeff The Killer
Ricorda la storia  |      
Autore: ADH    06/03/2017    0 recensioni
Jeff si ritrova per puro caso in una diroccata casa di campagna.
Lì dentro trova un carillon simile ad uno che gli fu regalato da piccolo da sua madre.
Preso dalla nostalgia si mette a ripercorrere i passi che lo hanno condotto a perdere il senno e a trasformarsi in un assassino spietato.
Tra un misto di tristezza e agonia, il killer dovrà far i conti con il suo lato umano.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Fuori dalla baracca, una squadra di auto dalle luci blu e rosse sfilava alla ricerca di Jeff. Il ragazzo, ansimante e stremato, si era accasciato all'interno della prima struttura che si era ritrovato davanti durante la fuga dalla polizia. Cercava di riprendere fiato, e di analizzare la situazione per poterne uscire in fretta. 

Alcuni poliziotti erano fuori, tra gli alberi del giardino, che con delle torce esaminavano ogni punto buglio e nascosto alla ricerca del killer. Erano a pochi metri dalla casa, lo avrebbero trovato tra un paio di minuti al massimo. 

Jeff si era seduto sul lercio pavimento ammuffito, schiena al muro, mano al petto, nel tentativo di calmarsi per pensare. Ma, di lucidità, in quel momento non ne aveva per nulla. Pensare in una situazione come quella era praticamente impossibile. 

Poco prima lo avevano colpito alla testa nel tentativo di stordilo con il manico di un manganello, lo dimostrava il rivolo di sangue fresco che continuava a scivolargli sulla tempia. Aveva corso come un forsennato per chissà quanto tempo esaurendo le forze. Ad aggravare la situazione, era tutto completamente buio, di un buio talmente fitto che al di la del proprio naso (AUTRICE: sempre se ce l'abbia un naso XD) non riusciva a vedere. 

Tirò un ultimo sospiro, e quando il suo cuore sembrava essere tornato ai normali ottanta battiti al minuto si alzò premendo i palmi delle mani contro il muro. 

Sollevò un attimo la testa, pulsante e carica di confusione, solo per cercare di capire dove si era nascosto e soprattutto se c'era un'uscita nascosta che avrebbe potuto salvargli quella pallida pellaccia.

Riusciva a vedere solo tre sagome scure nel'oscurità,quella che probabilmente apparteneva ad una scatola , quella di una sedia e un altra: una cassettiera.

Prima di controllare la cassettiera, che aveva attirato subito l'attenzionebdel ragazzo, afferrò la sedia vicina e la usò per bloccare la porta.

Jeff camminò lento, zoppicando ogni due per tre, fino ad arrivare alla sagoma della cassettiera. Con le mani ispezionò la sua superficie fino a trovare una maniglia che, dall'odore, sembrava arrugginita. 

Cercò di aprirla nella speranza di trovarci qualcosa di utile, ma inutilmente, perché a quanto pareva non veniva aperta da decenni. Allora Jeff prese il suo coltello e lo incastrò nella fessura sopra la maniglia e, aiutandosi con la forza della lama, lo aprì.

"Ti prego... una pistola o qualcosa di utile..." non faceva altro che pensare a salvarsi. Un topo in gabbia si sentiva, impotente di fronte ai gatti che cercavano di acchiapparlo.

Nella cassettiera c'era solo una scatola, il killer vide una manovella sul suo fianco destro. Senza esitare più di tanto, anche perché tempo ne aveva poco, afferrò tremante quella sagoma a forma di quadrato e la riesumò dall'ammuffito cassetto. Cercò di capire cosa fosse, ma decise di afferrare la manovella. Il metallo gli parve quasi bollente, forse perché in quel momento stava gelando dal freddo. 

Girò lentamente, sperando che la scatola si aprisse mostrando un qualcosa che avrebbe potuto aiutarlo nella situazione in cui era (cosa totalmente impossibile, ma tentar non nuoce), invece un suono metallico lo colse di sprovvista. 

Era una canzoncina molto orecchiabile, e gli parse di averla già sentita da qualche parte.

La "ninna nanna" del carillon, lenta, metallica e arrugginita, le ricordò quando sua madre regalò al ragazzo un carillon per il suo settimo compleanno. 

Era in legno, e all'interno c'era una splendida ballerina che danzava al suono della canzone. Adorava quella piccola scatolina magica da piccolo, dato che era praticamente l'unico regalo che ricevette da sua madre.

Se la ricordava perfettamente, ogni minimo dettaglio era scolpito della sua mente più di qualsiasi altra cosa. 

Le decorazioni rettangolari vicino ai bordi spigolosi, il colore ambra del legno e la bellezza dell'abito della ballerina, il tessuto di cui era fatto... 

Si dimenticò dei poliziotti, e si accovacciò a terra godendosi la dolce musica.

Fece una cosa che non faceva da anni, sin da quando era un ragazzino, si mise a pensare a quei pochi ricordi che aveva della sua infanzia.

La sua casa, la sua famiglia, il suo cagnolino. Si, insomma, alle cose che aveva sin da quando era un bambino e che aveva perso in un attimo. 

Quando si perde il senno, ripensare ai propri ricordi infantili è una delle peggiori cose da fare.

Jeff teneva il carillon stretto in mano e, se fino a qualche secondo fa stava pensando al suo unico ricordo felice, poco dopo vide scorrere nella sua testa le orrende immagini della morte dei suoi genitori.

Scosse la testa, tentò di sviare il pensiero.

Poi un colpo secco lo costrinse a riprendersi. Si girò di scatto verso il rumore.

La porta della casetta stava per essere sfondata a calci da un poliziotto.

Jeff infilò d'istinto il carillon nella tasca della felpa e iniziò a correre .

Correre.
E dove?

A parte la porta che stava per essere sfondata non c'erano uscite. Era uno stanzino unico e desolato.

Intanto che Jeff pensava ad un modo per sfuggire alla cattura, fuori iniziò a schiarirsi.

Il sole stava spuntando lentamente all'orizzonte colorando il cielo di un caldo arancione.

Quasi contemporaneamente all'arrivo dell'alba, la sedia cne bloccava la porta cedette e il poliziotto entrò estraendo una minacciosa pistola.
Puntò l'arma contro Jeff e urlò:

-Mani in alto!

Jeff fece come ordinato, il cuore a mille. 
Presto iniziò a sudare freddo.

Prima di essere catturato Jeff volle darsi un'occhiata in giro, quello poteva essere l'ultimo posto che vedeva da libero.

Rimase impietrito.

Si ricordava ogni particolare della stanza.

Le mura azzurre, il battiscopa in legno e la porta color castagna.
Nella sua testa si materializzarono un divano in pelle al centro esatto della stanza, dei mobili molto antichi e una tv accesa sempre per telegiornale delle cinque. 

Senza accorgersene era finito nel suo vecchio salotto, quello della sua vecchia casa. 

Il resto dell'abitazione venne distrutto dall'incendio che Jeff provocò, demolito successivamente perché troppo pericoloso.

Il killer era entrato dalla porta che conduceva al vecchio giardino.

Come un masso, la sua testa precipitò in basso. (AUTRICE: ahah Ho fatto la rima) . Come faceva a ritrovarsi in un posto del genere?

Si ricordò di aver ucciso i propri genitori e suo fratello minore, e si ricordò anche il motivo.

Come se qualcos'altro si fosse impossessato di lui iniziò a ridere spasmodicamente, una risata inumana e agghiacciante. 

Le ferite sulle sue guance arricchirono ancora di più quel ghigno sadico e cattivo. 

L'agente si irrigidì e mirò, pronto a premere il grilletto.

Jeff oramai non pensava più, venne attirato da quella pistola come se fosse una luce infondo ad un lungo e buio tunnel. 

Iniziò ad avanzare passo passo, lentamente.

La risata si trasformò in singhiozzi sconnessi, ma non stava piangendo affatto.

Un'altro passo e il colpo della pistola si fece sentire. La pallottola lo colpì al petto.

E così Jeff morì nello stesso punto in cui morì la sua famiglia.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Jeff The Killer / Vai alla pagina dell'autore: ADH