Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |      
Autore: AlekHiwatari14    06/03/2017    1 recensioni
Kuro, un giovane drago, intraprende un lungo viaggio per sfuggire alle grinfie degli umani che sono entrati nella sua vita.
Lungo la sua via, si imbatte in Elvira, una fanciulla amante della natura, dove si innamorerà di lei poco a poco.
Il loro amore riuscirà a superare le differenze di razza?
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 
Capitolo 1.



Immerso nel mio mondo, non mi curo della grande minaccia che sta per incombere su di esso.
Questo paradiso nel bel mezzo del triangolo delle Bermuda è il posto in cui vivo.
Questi ruscelli, questi boschi, questi rigorosi altopiani e i prati immensi accompagnati dal tocco del mare e la brezza di montagna, tutto questo paradiso è la mia casa.
Vivo qui, nascondendomi insieme ai miei simili dalle creature chiamate uomini.
Non comprendo perché li temono. Mio padre mi dice sempre di non allontanarmi e non andare oltre l’oceano proprio per causa loro.
Non comprendo bene il motivo, ma sembra che tutti abbiano paura di loro.

In ogni storia studiata a scuola, ci sono stati draghi che hanno preso in ostaggio principesse per aiutarle a sfuggire dai loro principi che non volevano, altri che ammazzavano gli umani per paura di essere uccisi ancor prima di poter aprir bocca, mentre altri ancora con cui ci hanno parlato, hanno conosciuto la loro essenza e si sono avvicinati a loro a tal punto da essere protetti da quest’ultimi.

In ogni storia c’è sempre qualcosa di diverso. Inoltre, non credo minimamente che esistono. In fondo sono solamente leggende. Non possono esistere.
Con questo pensiero cammino lungo il viale dei ciliegi in fiore per andare dalla mia amata, Fire.
Eccola lì, seduta vicino al ruscello. Mi incanto sempre a guardarla. È il drago più bello che abbia mai visto.
Quelle zampe lunghe e artigli taglienti, gli occhi azzurri e profondi delineati da quella cicatrice sull’occhio sinistro, la criniera di scaglie bordò, le corna forti e pungenti di quel color oro come la punta della coda forte e velenosa, la pelle ricoperta di squame e scaglie di un rosso intenso.
È la femmina della mia vita, ma ella è molto tagliente e pungente. Non fa avvicinare nessuno a lei ed è proprio questo che mi piace.
Mi avvicino con cautela quando, sentendo i miei passi, si volta verso di me. Fingo di andare verso il ruscello, per non insospettirla e incomincio a bere.
Mi fissa per tutto il tempo, come se le dessi fastidio.
Intuisco subito che non è il momento di avvicinarmi a lei, così mi allontano.
Mi volto, non appena sono distante da lei. La vedo bere e rilassarsi.

Ah… quant’è difficile avvicinarsi a quella tipa.
Inoltre, sembra avere occhi solo per James.
Lo si nota molto bene, soprattutto vedendo l’avvicinare del drago e lei non muoversi per nulla.
In fondo è un bel tipo, sicuramente attraente, forte e robusto. Ha quegli occhi ambrati contornati da scaglie oro che fanno contrasto con le corna e coda argentate. Inoltre, le sue ali sembrano essere molto forti e possenti, formate da piume.
Sicuramente, non sono il tipo per lei.
Chi mai vorrebbe un semplice drago come me. A parte gli occhi smeraldo, non so quale altra qualità ho. Le mie zampe e la mia muscolatura sono molto più esili rispetto agli altri drago. La mia criniera di scaglie è argentata così come la punta della coda e le corna. Le ali hanno la forma come quelle dei pipistrelli, sembrano forti, ma sono estremamente esili. Non a caso le ho piene di graffi, dovuti agli alberi su cui sono andato a sbattere innumerevoli volte, ma non si vedono. Il mio manto di squame è nero e ho cicatrici sulle zampe e petto, ma non visibili a causa di questo colore che copre i miei pregi.
Certo, per voi potrà sembrare strano, ma per noi draghi le cicatrici sono fondamentali. Mostrano quante lotte abbiamo avuto e quanto siamo cresciuti ed uno dal manto come il mio che sembra perfetto, è come essere ancora un cucciolo alle prime armi e questo non lo sopporto.
Non sono più piccolo. Ormai ho più di sedici anni e voglio farmi una vita. Sono stanco di rimanere così a sospirare e a pensare.
Voglio realizzarmi. Avere un uovo dalla mia amata e condividere mille momenti con colei che avrò al mio fianco.
È vero che non sono ancora pronto e ci vorrà altro tempo, ma non voglio rimanermene così, con le zampe in zampa.
Sono pur sempre un drago forte!..
Si, come no. Forte ho solo la volontà e l’intelligenza e in un mondo dove la forza è necessaria non credo che serva un granché.

Così, sospirando, mi allontano di li dirigendomi a casa mia.
Ah… la mia piccola grotta. È così accogliente e mi mette sempre un sorriso nel vederla.
I petali di rose sull’entrata, i due alberi che definiscono l’entrata e il giardino di rose rosse è stupendo. Mia madre riesce sempre a renderla sempre uno splendore. Entro all’interno e come sempre brilla di quella luce accesa dal fuoco che lei pianta al centro, mentre i nostri letti di foglie, rami e lana stanno attorno.
Adoro quest’atmosfera. Anche se non parliamo molto e c’è solo silenzio, questo caldo avvolgente è stupendo. La loro presenza mi riempie, così come il capretto appena messo sul fuoco da lei.
Adoro il modo in cui mi vizia. Scende la notte e improvvisamente, mentre tutto giace, sento le urla uscire fuori dalla grotta. Apro gli occhi e vedo i miei non esserci più.
Sono fuori. Senza perdere tempo, tento di uscire, ma ciò che vedo è solo fiamme.

I draghi stanno combattendo contro qualcuno, ma non comprendo chi siano. Sono esseri alti, dotati di mani, braccia, piedi ed eretti.
Mi sembra impossibile ciò che sto vedendo. Sono umani.
“Kuro!” Sento urlare il mio nome da mia madre.
Mi volto e la vedo corrermi incontro continuando: “Scappa!”
A quel ruggito non posso non trovarmi dinanzi ad una scena sconvolgente. Un arnese appuntito, simile ad una lancia, ha perforato il cuore di mia madre cadendo dinanzi a me.
“Mamma…!” Incomincio a mormorare vedendola a terra avvolta dal sangue.
Le lacrime mi vengono spontanee. Voglio avvicinarmi a lei, ma mio padre mi fa da scudo ringhiandomi contro: “VA!”
Chiudo gli occhi, preso dal dolore assurdo che ho nel petto, iniziando a correre per poi spiccare il volo.
Mentre mi libro, le mie orecchie sentono l’urlo di dolore di mio padre. Mi volto e vedo anche lui a terra.
Quelle bestie stanno privando delle ali e delle corna a mia madre per poi passare alla pelle.
“Ci ricaveremo una fortuna con queste!” Li sento dire mentre la scuoiano. È orrendo!
Come possono essere così crudeli? Come possono farci questo? Perché proprio noi che siamo pacifici e ce ne stiamo per fatti nostri.
Nella mia riflessione, non mi accorgo che vengo preso di mira. Un proiettile mi trapassa l’ala destra.
Il dolore è atroce. Incomincio a volare, ma la mia ala così delicata, non può portarmi lontano.
Sorpasso ciò che mio padre mi ha sempre vietato, andando verso l’isola che ho sempre ambito, ma l’ala danneggiata non riesce a tenermi allungo e così cado in quelle acque gelide.
Inizio a nuotare raggiungendo la riva. Il bruciore è troppo e non posso fare almeno di svenire.
Al mio risveglio, un granchio è sulla mia faccia ed io cerco di toglierlo via, quando mi accorgo di qualcosa di pazzesco.
Ho braccia e gambe, il mio corpo è nudo e la mia pelle bianca priva di scaglie, ma stavolta le mie cicatrici sono ben visibili, soprattutto quella sul petto e sul braccio destro. Le gambe sembrano essere deboli e cado non appena tento di alzarmi.
Mi fa male la spalla e noto che le mie ali non ci sono più. Sono diventato un umano senza sapere come.
I miei mi hanno parlato spesso di un potere speciale appartenuto a coloro che sono della mia razza, ma non sapevo fosse questo.
È sorprendente per me. Non avrei mai pensato di possedere qualcosa come la metamorfosi.
Improvvisamente, sento delle voci e in lontananza intravedo un gruppo di umani.
Pensare ciò che hanno fatto ai miei è terrificante, ancor peggio è vedere come fingono di stare al contatto della natura, esplorare la terra e raccogliere degli oggetti misteriosi sulla sabbia.
Mi nascondo in fretta e furia dietro uno strano oggetto, come quello che spesso il mare ha portato sulla mia isola e ciò che chiamano loro barca. Le vele sono abbastanza grandi e non posso essere notato di lì.
Incomincio ad osservarli e qualcosa risalta ai miei occhi.
Hanno addosso delle strane cose per coprirsi e la cosa mi meraviglia. Come possono avere delle loro invenzioni sulla pelle? Non faranno male?

Preso da questi pensieri, mi volto alla mia destra notando un qualcosa di stoffa panna o probabilmente è un bianco sporco.
Devo mimetizzarmi tra loro. Non posso restarmene così e anche se quella decisione non mi piace, non posso fare almeno di eseguirla. Non ho altri piani nella testa, tranne quello.
Prendo quell’oggetto cercando di metterlo, ma non so come fare. Incomincio a ragionarci su e mi rendo conto del suo verso. Mi copre le parti basse e le gambe. Il petto rimane scoperto e non so come fare, ma poco importa.
Inizio a camminare verso quel gruppo e, tra le cose raccolte trovo qualcosa che può coprirmi il dorso. È un po’ larga, ma poco importa. Almeno posso dire di sembrare come loro.
Sembrano non essersi accorti di me, o quanto meno mi vedono come loro e non ho problemi a seguirli.

Lì, proprio durante il mio cammino, la mia attenzione si focalizza su un essere di loro.
Che strano. Possibile che ci siano umani dal cuore e anima così pura da incantarsi dinanzi alle piante e ai fiori?
Mi fermo e inizio ad osservarla. Ha la criniera come peli, o per meglio dire, come chiamano loro, capelli biondi e ricci che le arrivano su alcune forme che non comprendo.
Cosa sono? Seni? Sono così piccoli e strani. Le labbra sono molto pronunciate ed ha lineamenti facciali molto delicati.
Ha della strana stoffa nera addosso che ricopre la parte bassa, pronunciano un po’ di più le sue forme. Lo stesso vale per la parte alta, anche lì ha questa strana stoffa, molto simile a quella che ho addosso adesso io, ma nera.
Gli occhi sono di uno splendido nocciola, contornate da ciglia lunghe. Le mani ben curate, così come gli artigli, corti e ben delineate. Si chiamano artigli o unghie?
Beh… comunque sembra essere molto semplice. A parte le linee nere che ha su quegli occhi. Non ne comprendo il senso.
Ora che ci penso, non so neanche che faccia ho. So solo che sono un essere come loro, ma poco importa. I miei genitori chissà che fine hanno fatto.

Solo a pensare che qualche ora fa ero lì, tra quelle fiamme a guardare mia madre scuoiata, non è un granché. Infatti, non ho alcuna voglia di vedere il mio volto riflesso nell’oceano o in una sorgente d’acqua. Eppure sembra che il destino me lo voglia mostrare. Tra i miei piedi c’è una pozza d’acqua e mi riesco a vedere.
Ho il volto giovane, la criniera, cioè i capelli corvini che arrivano alla nuca. Sono scompigliati e nascondono uno dei miei occhi a mandorla verde smeraldo. Non so se la mia statura è alta o bassa o tantomeno se sono esile. Sinceramente non so nemmeno perché mi sto guardando.
Improvvisamente, mi sento toccare la spalla nel punto ancora dolorante. Mi volto e vedo che l’umana che poco fa avevo visto vicino alle piante è accanto a me.

“Va tutto bene?” Mi domanda con voce dolce e stranamente rassicurante.
Abbasso gli occhi. Ho paura che sia stato scoperto. Mi tocco la spalla che brucia ancora, anche se non ci arrivo con la zampa, o mano come la chiamano loro.
“Ma questo è…” Sospira notando qualcosa che non comprendo ancora. Non so cosa è successo, ma in quel momento perdo i sensi. Forse è stato il sole, o forse il dolore atroce alla spalla. Non so con precisione cos’è stato, ma al mio risveglio mi ritrovo su qualcosa di morbido.
Alzo il busto e mi rendo conto che è rialzato da terra da quattro pilastri di ferro.
“Cos’è?” Mi chiedo guardando le stoffe bianche ovunque. Alcune stanno su di me, probabilmente per coprirmi dal freddo, mentre altre sotto. Stranamente questo bizzarro meccanismo mi piace. Mi ricorda molto il letto della mia tana. Mi volto e abbraccio quella cosa soffice che ho avuto sotto la testa. Incomincio ad annusarlo e riconosco il suo odore.
“Piume d’uccello? No… sono piume d’oca. Per questo è così morbido.”
Inconsapevolmente, qualcuno entra in quella stanza vedendomi annusare quella strana invenzione e morderla. Ho fame e sentirmi un odore del genere sotto al naso di certo non mi aiuta. In fondo sono pur sempre un drago.
Quella mia reazione fa ridere qualcuno. Mi volto e vedo lei, la tipa che stava vicino agli alberi.
“Devi avere una bella fame per mangiarti il cuscino.” Mi dice ridendosela.
Spaventato, incomincio a fare un passo indietro cadendo dal giaciglio su cui sono. Stringo quel “cuscino” come ella l’ha chiamato, nascondendomi lì dietro. Non voglio problemi con gli esseri umani. Loro hanno ammazzato la mia famiglia, la mia tribù, i miei amici,i miei simili e probabilmente la mia razza.
“Ehi…” Sussurra l’umana avvicinandosi a me per poi aggiungere: “Cos’hai? Perché sei così spaventato?”
Come posso dirglielo? Sono quasi morto per mano loro.
Stranamente, si accorge di me e della mia paura, quasi come se lo percepisse. Gira attorno al giaciglio, accovacciandosi e guardandomi negli occhi presentandosi: “Io sono Elvira. Qual è il tuo nome?”

In quel momento, quelle parole che suonano così amichevoli, non posso far almeno di rispondere, anche se insicuro e intimidito dalla situazione: “Kuro. Mi chiamo Kuro.”
Non so precisamente cosa sia scattato, ma quella ragazza mi infonde allegria e mi rassicura.
Possibile che gli umani siano come i draghi? Che non siano tutti cattivi, ma hanno anche loro qualcuno la cui anima è buona e pura?
 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: AlekHiwatari14