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Autore: metif    06/03/2017    0 recensioni
La lastra di marmo che un tempo era stata bianca aveva raccolto, anno dopo anno, la sporcizia che si aggira nell’aria lasciando un velo scuro sugli oggetti.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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S’incamminò con passi veloci lungo la strada di campagna, calpestando distrattamente la neve appena caduta. Pensò all’ultima volta che l’aveva percorsa, quando le parole del nonno si erano alternate allo scricchiolio delle foglie sotto le loro scarpe. Ricordò come gli occhi del nonno fossero diversi, quel giorno: avevano perso la loro vivacità, ma allo stesso tempo avevano voluto offrirle i pensieri che per anni vi erano stati rinchiusi.
Si fermò davanti al cancello del cimitero, si chiese per quale motivo fosse stato dipinto di rosso. Ricominciò a camminare, posò lo sguardo sulle tombe trascurate dei bisnonni e le superò, senza fermarsi. Girò l’angolo e vide le montagne immense che incorniciavano il cimitero: fece un passo indietro e si fermò, con lo sguardo fisso sulla neve silenziosa.
Con un sospiro, spostò lo sguardo sulla tomba: rimase lontana. La lastra di marmo che un tempo era stata bianca aveva raccolto, anno dopo anno, la sporcizia che si aggira nell’aria lasciando un velo scuro sugli oggetti. A lettere capitali, era inciso sulla tomba il nome di un antenato, che anni prima era stato riesumato. Gli occhi si fermarono sulla sottile lettera F e lì vi rimasero per qualche secondo. Pensò alla figura esile del nonno. Con lo sguardo fisso sulla lettera, avanzò, attratta dal canto spensierato di un pettirosso che vi aveva posato la zampa. La melodia era accompagnata dal sibilo del vento in sottofondo, che si insinuava tra le lastre di marmo mute. Le gambe si fermarono un’altra volta: respirò con forza l’odore aspro dei fiori lasciati marcire, che pervase ogni parte del suo corpo. Proseguì, ma presto le sue gambe cedettero. Le ginocchia toccarono con violenza la ghiaia appuntita. Il palmo sinistro cadde accanto al ginocchio, mentre il braccio destro, disteso, le permise di toccare la lapide con il palmo della mano. Il gelo del marmo le entrò nel sangue, rabbrividì. Rivoli tiepidi scesero sulle sue guance. Un gusto umido e salato le toccò il palato. 
   
 
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