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Autore: Depravity    06/03/2017    1 recensioni
“Le parole se ne stanno zitte sulla soglia a un passo da te che resti fuori, e io non so come chiamarti e chiederti di tornare indietro. E’ così che nascono gli addii“. – Fabrizio Caramagna
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Daiki Aomine, Ryouta Kise
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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I would make you stay

 

 

 

 

Summer after high school when we first met
We made out in your Mustang to Radiohead
And on my 18th birthday we got matching tattoos
Used to steal your parents' liquor and climb to the roof
Talk about our future like we had a clue
Never planned that one day I'd be losing you


 

La palla che entra senza il minimo sforzo nel canestro opposto.
Un’altra vittoria per te, l’ennesima ormai.
Be’ dopotutto non per nulla ai tempi della scuola eri conosciuto come: ‘Aomine, l’asso della generazione dei miracoli’.
Giorni così lontani, quelli in compagnia dei nostri ex compagni di squadra.
Ma io non demordo, sono ancora determinato a batterti, a superarti.
Perché nonostante io ti ammiri, voglio vincere e dimostrarti il mio valore sul campo da gioco.
Ancora una volta!” - ripeto come se fossi un disco rotto.
Tu ti avvicini a me, ormai completamente fradicio di sudore.
Sei stanco è più che evidente e innegabilmente lo sono anche io, ma voglio continuare anche se le mie gambe protestano incessantemente. 

“Kise si è fatto tardi…”

Torno alla realtà, osservando il cielo che è ormai tinto da sfumature scarlatte, simili a lingue di fuoco.
Volto lo sguardo su di te, realizzando che ti ho spinto al limite.
Sono stato un egoista e mi sono comportato come un moccioso viziato, ne sono conscio.
Inspiro profondamente avvicinandomi a te. 

“Hai ragione scusami…”

Afferro la tua mano ancora imperlata di un leggero strato di sudore.
Le nostra dite si intrecciano, avvolgendosi le une con le altre.
Un semplice contato fisico, che nonostante sia quasi insignificante, mi fa ancora sobbalzare.
Ci lanciamo uno sguardo complice ed insieme ci avviamo verso la macchina, pronti per tornare a casa.


 

Used to steal your parents' liquor and climb to the roof
Talk about our future like we had a clue
Never planned that one day I'd be losing you



 

Quella sera i miei genitori si accanirono su di me, tempestandomi di domande sul mio futuro.
Per me, loro volevano solo il meglio.
Un buon lavoro.
Una brava moglie.
Ed infine una famiglia.
Da una parte non potevo biasimarli, ero il loro unico figlio ma d’altro canto la mia era una famiglia di classici tradizionalisti, il fatto che amassi una persona del mio stesso sesso, per loro era inconcepibile.
Ecco perché tenni segreta ai loro occhi la mia relazione.
Tuttavia se loro erano all’oscuro di tutto ciò, io invece ero sicuro di ciò che volevo.
Stare con Aominecchi era il mio unico obbiettivo, il mio unico desiderio.
Riuscire a creare una vita insieme alla persona che più amavo mi bastava, dalla vita non potevo chiedere altro.
Ormai esasperato ti inviai un messaggio, nel quale raccolsi tutta la mia frustrazione. 

“Posso venire da te? Per favore…”

Non attesi la risposta, sicuro che sarebbe stato un “Si”.
In men che non si dica mi ritrovai davanti alla porta di casa tua.
Non ci fu nemmeno bisogno di bussare.
Eri già lì che mi aspettavi sulla soglia della porta a braccia conserte.
Mi afferrasti la mano, trascinandomi al piano di sopra.
'Avevi già capito tutto, vero Aominecchi?’ - pensai tra me e me.
Così ti seguii senza dire una parola.
Ti dirigesti sul tetto, ed infondo dovevo aspettarmelo.  
Per te era sempre stato un luogo rilassante e al contempo rassicurante. 

“Hai litigato con i tuoi vero?”

Al solo suono della tua calda voce, scoppia in lacrime.
Sfogai tutta la mia rabbia in un pianto liberatorio, con te non indossavo maschere, al tuo fianco potevo essere vulnerabile, sicuro che a proteggermi ci saresti stato te.
Fu solo quando cessai il mio pianto che la tua voce tornò a rompere quel silenzio quasi surreale. 

“Un giorno ti porterò via da qui.”

Per un’istante il mio cuore si fermò così come il mio respiro ed il tempo stesso.
Mi calmai all’istante rassicurato da quelle semplice parole, socchiusi gli occhi e cullato dal tuo tenue respiro mi addormentai. 



 

All this money can't buy me a time machine,
Can't replace you with a million rings,
I should've told you what you meant to me,
'Cause now I pay the price'




Passarono alcuni giorni dopo la litigata con i miei, ed io decisi di rimanere da te ancora per qualche tempo.
Tu non facesti obiezioni ed io ne approfittai. 
Ricordo che quel pomeriggio pioveva. 
Entrambi eravamo sdraiati pigramente sul piccolo divano del tuo salotto.
Notai che continuavi a rivolgere occhiate fugaci all’orologio da polso. 
Colsi la palla al balzo e decisi di stuzzicarti. 

“Hai un’appuntamento con la tua amante Aominecchi?”

Ottenni la risposta che mi aspettavo.
Un ghigno altrettanto malizioso si formò sul tuo volto.

“Saresti geloso?”

Mi domandasti, ed io in risposta mi avvicinai a te sporgendomi verso le tue labbra.
Il contatto non tardò ad arrivare.
Le tue labbra sulle mie, le nostre lingue avvolte l’una all’altra e i nostri respiri fusi insieme.
Ma c’era qualcosa di diverso.
Non c’era la solita passione animalesca che animava i tuoi movimenti.
C’era invece un sentimento, puro e cristallino, che avvolgeva le nostre bocce.
Ormai in debito di ossigeno ci separammo l’uno dall’altro.
Cercai il tuo sguardo, ma i tuoi occhi azzurri erano chiusi. 

“Che c’e?” 

Chiesi, raccogliendo tutto il mio coraggio.
Come risposta ottenni solo silenzio.
Sospirasti e con un gesto ti scansasti da me alzandoti dal divano. 

“Devo andare al lavoro.”

Fu l’unica cosa che mi dissi.
Ti accompagnai alla porta salutandoti con un casto, quando dolce bacio.
Ma proprio sulla soglia della porta ti voltasti verso di me.
Credo che non dimenticherò mai lo sguardo che quel giorno mi lanciasti. 

“Ci vediamo più tardi Ryouta…” 

Sobbalzai al suono del mio nome.
Mai in tanti anni mi avevi chiamato così.
Tentai di parlare, di fermarti, ma le parole mi morirono letteralmente in gola.


 

In another life I would be your girl
We keep all our promises, be us against the world
And in another life, I would make you stay



 

A casa da solo mi stavo annoiando, decisi così di accendere la tv.
Ma ben presto anche quell’attività mi annoiò, decisi così di fare un giro tra le piccole stanze della casa.
Stavamo insieme da così tanto tempo, ma non avevo mai avuto la possibilità di curiosare in camera tua.
Soprattutto dopo la morte dei tuoi genitori, buttasti la maggior parte dei tuoi oggetti.
Aprii la porta inspirando il tuo profumo pungente, ed iniziai a frugare in ogni angolo.
Il mio sguardo cadde sulle foto che tenevi sul comodino, una nostra foto adornava il piccolo mobile, mentre accanto c’è ne era anche una incorniciata con i tuoi genitori.
Sollevai la cornice analizzando il volto di tua madre, la somiglianza era quasi surreale.
Solo in un secondo momento notai che dietro la foto c’era una piccola scatolina in velluto nero.
Posai nuovamente la cornice, afferrando la scatolina. Indeciso se aprirla o meno, la fissai per qualche istante, ma alla fine la curiosità ebbe il sopravvento.
Quello che trovai al suo intento mi smorzò il fiato: un anello.
Mi luccicarono gli occhi, mentre il cuore mi si riempì di una gioia immensa.
Era questa la felicità che per anni avevo cercato disperatamente.
Ne ero sicuro.
Riposi la scatolina al suo posto, uscendo dalla tua camera.
Tornai nel salotto, sdraiandomi nuovamente sul divano.
Volevo aspettarti, ma gli occhi mi si chiusero letteralmente e sprofondai in un sonno profondo.
A svegliarmi però quella sera, non fu la tua voce, bensì il campanello di casa.
Pensai che forse avevi dimenticato le chiavi, così mi alzai velocemente per aprirti.
Tuttavia la persona che mi trovai davanti, non eri tu.
Un uomo che mai prima d’ora avevo visto mi si stanziava difronte. 

“Buona sera, sono un collega di Aomine…”

'Perché c’era lui al posto di Aominecchi? Perché mi stava parlando con quella faccia triste? Cos’era successo?’ 
Mille domande mi frullavano per la testa. 

“….questo pomeriggio la nostra divisione ha affrontato uno scontro a fuoco con un gruppo di criminali, ci sono stati dei feriti, ma Aomine…"

Non poteva essere vero.

Mi dispiace…"

Fu tutto quello che disse, mentre mi porse un pacchetto nero con al suo interno gli affetti personali di Aomine.
Le mie ginocchia non ressero e ben presto mi ritrovai a terra, rimasi sulla soglia della porta con le mani sul volto ed il respiro affannoso, mentre silenziosamente la pioggia continuava a bagnarmi, accompagnando le mie lacrime disperate.  
Sentivo freddo, ma come un fulmine a ciel sereno nella mia mente si formò un triste rammarico: ‘perché non l’ho fermato?’



 

So I don't have to say you were the one that got away


 

 

Fu solo dopo il funerale che ebbi il coraggio di aprire quel pacchetto nero.
Quella notte mi diressi sul tetto.
Aprii lentamente il pacchetto, trovando al suo interno la divisa con annesso il distintivo e una lettera.
Lascia perdere tutto, iniziando a leggere la lettera.

“Sai, oggi avrei tanto voluto rimanere a casa con te, non so come spiegartelo… ma già da questa mattina avevo un brutto presentimento, tuttavia mi dissi che non era nulla di grave, infondo che poteva capitarmi, dai andiamo non è forse assurdo credere in un sesto senso?
Ed è altrettanto assurdo che io mi ritrovi in ufficio a scrivere questa lettera con la consapevolezza che potrei non tornare a casa dopo questa missione… ma sono anche altrettanto sicuro che tornerò, perché devo proteggerti, ti ho fatto una promessa ed ho tutta l’intenzione di mantenerla. Sai bene quanto io possa essere cocciuto vero?
Be’ mi stanno chiamando, credo che il tempo a nostra disposizione sia ormai finito.
Mi sento uno stupido a scrivere queste cose, sai? Prima di lasciarci però lascia che ti dica una cosa: in camera mia dietro la foto dei miei genitori c’è una cosa che avrei voluto darti… Ecco vedi? Sto farneticando ancora una volta…
Insomma Kise ci vediamo!
Ti amo.”

Lacrime e ancora lacrime.
Dovetti rileggerla innumerevoli volte per riuscire a comprendere al meglio ogni singola parola, senza la fastidiosa invadenza delle lacrime.
Quando finalmente mi calmai, rimasi sul tetto osservando le stelle.
Chiusi gli occhi crogiolandomi nel tuo dolce ricordo.
Fu in quel momento che mi tornò alla mente la determinazione che avevo di batterti e fu solo allora che realizzai.
Già all'epoca avevo vinto.
Avevo vinto la sfida più difficile di questo mondo.
Avevo vinto contro la vita.
Avevo vinto te, Aomine...

 

 

The one that got away

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note Autrice
Voglio piangere... questa ff è vecchia solo che stavo facendo "pulizia" nel mio profilo ed erroneamente l'ho cancellata, credendo fosse un'altra... ME IDIOTA.
Va be'... è inutile piangere sul latte versato no? 
La storia è rimasta la medesima, ho solo cambiato un paio di cose... TT^TT

Baciii <3
Karma

  
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