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Autore: Kia_1981    06/03/2017    2 recensioni
"Che cosa vuoi, Lord?"
Doveva essere stanca. Molto stanca. Con un po' di fortuna, gli avrebbe permesso di accompagnarla senza fare troppe storie.
"So che siete stata invitata da Lady Eloise per la festa", esordì lui. "Mi domandavo se vi va di essere accompagnata, visto che sono diretto lì anche io".
(Questo racconto contiene riferimenti alle role del Gioco di Ruolo ispirato alla serie di Virgina de Winter)
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Julian Lord, Megan Linnet
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'We're Simply Meant To Be'
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La neve cadeva incessante da due giorni senza accennare a diminuire. Era la sera della Vigilia di Natale e le strade erano ormai deserte.
Julian aveva lavorato per tutto il giorno insieme a un piccolo esercito di volontari, soprattutto soldati e i pochi studenti rimasti nella Capitale durante le feste, per aiutare a tenere libere almeno le vie principali.
Aveva fatto in modo di finire il turno nei pressi della Misericordia, così da poter accompagnare Megan alla festa alla Reggenza di Aldenor.
Sperando che Megan si fosse lasciata accompagnare, ovviamente.
Avvicinandosi all’ingresso dell’ospedale mise la mano in tasca per controllare, per l’ennesima volta, di non aver perso il prezioso astuccio che vi aveva riposto. Non appena mise piede sul primo gradino, la porta si aprì lasciandolo a bocca aperta per la sorpresa e con il rischio di farlo ruzzolare giù per la scala ghiacciata: davanti a lui, Megan lo squadrava con la sua solita espressione severa e vagamente scocciata. Pratica come sempre, doveva aver fatto in modo di prepararsi al termine del suo turno, senza dover tornare in Collegio. Sotto il mantello pesante si intravedeva un abito di velluto azzurro ghiaccio decorato con pizzi candidi e ricami d’argento.
Il giovane si esibì in un profondo inchino.
"Onorabile Megan".
"Lord". Un breve cenno del capo accompagnò il tono tagliente con cui pronunciava sempre il suo nome. "Che cosa vuoi, Lord?"
Doveva essere stanca. Molto stanca. Con un po’ di fortuna, gli avrebbe permesso di accompagnarla senza fare troppe storie.
"So che siete stata invitata da Lady Eloise per la festa". Esordì lui "Mi domandavo se vi andasse di essere accompagnata, visto che sono diretto lì anche io".
Lei lo studiò per un lungo momento.
"E pensi di andare conciato così, alla festa?" disse con lo sguardo fisso sui capelli scarmigliati del ragazzo.
Si era dato da fare per tutto il giorno e non era certo presentabile per l’occasione, in disordine e accaldato com’era, ma aveva già previsto quell’eventualità e aveva provveduto. Sorrise alla dottoressa.
"No di certo. Jordan ha detto che se avessi fatto tardi mi sarei potuto preparare alla reggenza. Ho già un cambio di abiti che mi aspetta". Poteva sempre contare su Jordan quando si trattava di trovare un modo per passare del tempo da solo con Megan.
"Andiamo". Fu l’esasperata concessione. "Tanto mi accompagneresti comunque, vero?"
"Certo, Milady. Non potrei mai lasciarvi andare da sola a quest’ora e su queste strade ghiacciate".
Lei gli passò davanti alzando gli occhi al cielo e borbottando qualcosa a proposito del fatto che il ghiaccio sulle strade se lo era sicuramente inventato lui. Non fece in tempo a finire la frase, che rischiò di scivolare malamente se, dietro di lei, Julian non fosse stato pronto ad afferrarla al volo.
Il giovane si morsicò la lingua per evitare di fare commenti e cercò di non ridere per la prevedibile occhiataccia che gli venne scoccata dalla dottoressa.
Si avviarono in silenzio, concentrati sui propri passi per evitare di cadere.
Julian continuava, di tanto in tanto, a mettere la mano in tasca. Stringeva il sottile involucro vellutato, cercando di farsi venire in mente un modo per consegnarle il suo dono. Quella passeggiata, in fondo, era solo una scusa per poterle dare il regalo al riparo da occhi indiscreti: stavolta voleva darglielo personalmente, senza nasconderlo con qualche stratagemma.
 
"Come mai così silenzioso, Lord? Hai finalmente esaurito la tua scorta di parole? Oppure sei troppo stanco per parlare?" Lo apostrofò la giovane che lo precedeva di qualche passo.
L’interpellato alzò la testa, sconcertato dal fatto che Megan avesse sentito il bisogno di rompere quel silenzio che, in genere, a lei sembrava particolarmente caro. Un sorriso affiorò immediato alle labbra del ragazzo: forse il momento giusto poteva essere proprio quello. Aprì la bocca per rispondere, ma un fruscio sospetto seguito da un brusio concitato lo indussero a guardarsi alle spalle. Nell’esatto momento in cui si voltò, qualcosa sfrecciò a pochi millimetri dal suo viso. Un soffice tonfo, seguito da una colorita serie di imprecazioni, fece intuire che un bersaglio era comunque stato centrato.
"Ma ti ha dato di volta il cervello? Quando comincerai a comportarti da persona matura?" La rabbia di Megan si riversò implacabile su di lui, investendolo come un fiume in piena.
Julian evitò di replicare e si diresse verso il luogo da cui aveva sentito provenire il brusio che nel frattempo si era tramutato in risatine sommesse, a cui rapidamente si aggiunsero gridolini entusiasti.
"Ma… è Julian Lord!"
Dal gruppetto nascosto fra i cumuli di neve si fecero avanti due scholare che lo guardarono con occhi adoranti e sorridendo estasiate… finchè non realizzarono chi ci fosse in compagnia di Julian. Una furente Megan spinse da parte il giovane Cavaliere, parandosi davanti a lui. Lanciò uno dei suoi perforanti fischi e quattro incaute matricole, due ragazzi e le due ragazza che erano già uscite allo scoperto, si fecero avanti, pallide e tremanti, per subire la sfuriata della bionda dottoressa.
"Presentatevi alla Misericordia. Da domani e per le prossime tre settimane vi metterete a disposizione di Domina Heraclis. E di Dominus Fenaretes, ovviamente" soggiunse trionfante dopo un istante di riflessione. A quelle parole i ragazzi diventarono ancora più pallidi, mentre le ragazze avevano le lacrime agli occhi.
"Ma… domani è Natale, Onorabile Megan". L’obiezione sommessa di Julian provocò un moto di speranza nel quartetto. Calmo e impassibile, il giovane sostenne lo sguardo assassino di Megan.
"Domani. A mezzanotte. Per buona pace di Lord, il Natale sarà appena terminato. E ora filate subito in Collegio. Non voglio trovarvi in ospedale come pazienti!" 
Il gruppetto si dileguò rapido e Julian riprese il cammino: non poteva certo aspettarsi che Megan ritirasse la punizione, ma almeno quei quattro scapestrati non avrebbero passato la giornata di festa ripulendo le sale mortuarie.
"Lord!"
Al richiamo si rese conto che la dottoressa non si era mossa, così si voltò a controllare. Stavolta fu colpito in pieno. Confuso si spazzò la neve di dosso: gli era finita ovunque ,naso, bocca, vestiti… ma quei ragazzi non se n’erano andati?
"Lord, non osare mai più intrometterti nelle mie punizioni!"
Esclamò Megan, centrandolo in pieno petto con una seconda palla di neve, per poi scoppiare a ridere vedendo l’espressione del giovane.
Julian non potè fare a meno di stare al gioco e cominciarono ad inseguirsi lanciandosi altre palle di neve. I colpi di Megan andarono quasi tutti a segno, mentre Julian fece in modo di mandare i suoi a vuoto, per evitarle di arrivare alla festa troppo in disordine.
 
"Mi arrendo!" sospirò sfinito quando fu raggiunto dall’ennesimo gelido proiettile. "Se mi ammalerò nei prossimi giorni, pretenderò che siate voi a curarmi".
"Mi mancavi di proposito. Non riesco a credere che un cavaliere della Croce possa avere una mira tanto scarsa!" Lo smascherò lei.
"Al contrario di voi, Lady Linnett, io ho degli abiti asciutti che mi aspettano alla Reggenza. E non volevo rovinare quello che avete indosso, dal momento che vi sta così bene".
Colmò la distanza fra di loro e senza preavviso l’afferrò per i polsi. Osservò i guanti di lana della ragazza, bagnati e incrostati di ghiaccio, e glieli tolse.
"Avete le mani congelate. Vi presto i miei: forniti dall’Ordine della Croce ai freddolosi soldati Altierensi. Dovrebbero scaldarvi in fretta." Non aveva idea di come avrebbe reagito lei, ma non poteva lasciarla in quelle condizioni.
"Io… grazie" rispose lei a bassa voce, colta alla sprovvista da quel gesto, quasi che le fosse costata un’enorme fatica pronunciare il suo ringraziamento.
"Un’ultima cosa, vi prego, prima che arriviamo". La trattenne guadagnandosi un’occhiata dapprima perplessa e poi allarmata, non appena lui estrasse dalla tasca un sottile astuccio di velluto blu.
Glielo porse con un rapido inchino e aspettò che lei lo aprisse, impacciata a causa dei guanti.
L’involto conteneva una sottile collanina argentata a cui era appeso un delicato ciondolo a forma di fiocco di neve ornato di cristalli sulle punte. 
Senza dire una parola, Julian si mosse rapido, prese la catenina e la allacciò al collo di Megan: il gioiello sembrava fatto apposta per il suo vestito.
Aveva visto quel ciondolo e aveva pensato a lei, al tocco fresco e leggero delle sue mani quando aveva curato le ferite provocate dalla sua distrazione durante l’allenamento. Si era distratto a causa di quel bacio dato per errore. Era entrato senza indugio nel negozio e aveva comprato quel piccolo fiocco di neve immaginando il momento in cui glielo avrebbe dato, sperando di essere lui stesso a farglielo indossare.
Incredibilmente lei lo lasciò fare, cosa che lo indusse a sbrigarsi per evitare che la fanciulla cambiasse idea nel frattempo.
"Non avresti dovuto". Borbottò Megan per nascondere il fastidio e l’imbarazzo che le aveva procurato quel gesto.
"Quando l’ho visto ho pensato… che vi sarebbe piaciuto". Mai, mai avrebbe commesso l’errore di dirle cosa avesse davvero pensato.
"Un fiocco di neve", pensierosa, la giovane osservò il dono appena ricevuto. "Sarebbe un modo gentile per dirmi che sono fredda?"
Il ragazzo scoppiò a ridere, sinceramente divertito dal tono serio con cui Lady Linnett aveva pronunciato la sua osservazione. Cercò invano di ricomporsi.
"Perdonatemi!" Implorò in maniera molto poco convincente, dal momento che stava ancora ridacchiando. "Ho solo pensato che vi sarebbe stato bene. Vogliamo andare?"
Inchinandosi le offrì – come suo solito – il braccio. Stavolta lei accettò l’aiuto, dal momento che le strade si erano fatte più insidiose a causa del ghiaccio. Percorsero il resto della strada in silenzio, Julian lanciò un paio di occhiate di sottecchi a Megan: la prima volta la trovò impassibile, la seconda ebbe l’impressione di scorgere l’ombra di un sorriso.
 
Alla Reggenza vennero accolti dal fidato Morton, che prese in consegna i loro mantelli.
"Jules! Alla buon’ora! Credevo non saresti più arrivato!" Jordan accolse l’amico osservandolo attentamente per un momento. "Onorabile Megan, credo che mia sorella stia cominciando a preoccuparsi per il vostro ritardo."
Prima che Megan scomparisse nella sala,Julian la richiamò.
"Lady Linnett, spero che più tardi vogliate concedermi un ballo".
Senza aspettare la risposta, sparì rapidamente su per le scale per andare a cambiarsi, seguendo il giovane Vandemberg che lo invitava a fare in fretta.
"Muoviti, Jules! Se Bryce ti vede conciato così, si fa venire un colpo. Non credo che Eloise abbia voglia di lasciare la festa e i suoi ospiti per curarlo".
La bionda dottoressa li sentì allontanarsi scherzando fra di loro. Lanciò un’occhiata a uno specchio per controllare di essere in ordine e il suo sguardo si soffermò per un istante sul regalo di Julian, scuotendo la testa afferrò un calice di vino dal vassoio di un cameriere di passaggio e si diresse incontro ad Eloise.
 
La festa era in pieno svolgimento. I saloni riccamente addobbati risuonavano di musiche e di voci, alcune coppie stavano ballando.
In un angolo, Julian osservava assorto Gabriel e Sophia che si muovevano in perfetta armonia al centro della sala. Bryce doveva sentirsi orgoglioso del lavoro che aveva fatto con sua sorella.
Lui era esausto per il lungo e faticoso lavoro di quella giornata, e Megan non si vedeva da nessuna parte. Si allontanò con un sospiro sconsolato, senza prima dimenticare di servirsi di un altro bicchiere di vino.
Vagò per alcuni minuti tra i corridoi bui in cerca di un salottino tranquillo, possibilmente lontano dal vociare festoso dei saloni principali.
Si diresse verso una porta socchiusa da cui una morbida luce si riversava, calda e accogliente, nell’oscurità corridoio.
Sbirciò dentro e vide Megan, seduta davanti ad una finestra a bovindo. Rimase ad osservarla senza farsi scoprire: i suoi stivaletti giacevano abbandonati in un angolo vicino al camino scoppiettante, mentre una coperta le scaldava i piedi. Aveva l’aria assonnata mentre giocherellava con il ciondolo che le aveva regalato solo poche ore prima. La vide sorridere e bussò piano alla porta per annunciare la sua presenza.
"Vi disturbo?"
L’espressione tranquilla della giovane si distorse in una smorfia insofferente che, senza bisogno di parole, dimostrava chiaramente tutto il fastidio provocato da quell’intrusione. Ovviamente Julian non se la prese, anzi, gli dispiaceva davvero averla disturbata, ma non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione di rimanere solo con lei.
"Se sei venuto a chiedermi di concederti quel ballo, la mia risposta è no. I miei stivaletti sono bagnati e non mi sembra il caso di chiedere delle scarpe in prestito a Eloise. E comunque sono troppo stanca e non ne ho voglia". Lo prevenne lei in tono trionfante, soddisfatta dell’inattaccabile scusa che era riuscita a trovare.
"Non temete, non ho alcuna intenzione di ballare" Le sorrise rassicurante. "Jordan mi aveva fatto preparare un bagno. Mi sono quasi addormentato nella vasca". Rendendosi conto di quello che aveva appena detto, si affrettò ad aggiungere. "Scusate. Non era opportuno darvi una simile informazione".
Megan scosse la testa.
"Non mi scandalizzo per così poco". Accompagnò le parole con un gesto noncurante della mano.
Il giovane si avvicinò, sedendosi di fronte a lei. In cerca di un modo per iniziare una conversazione, guardò fuori dalla finestra: stava ancora nevicando. Fu Megan a rompere il silenzio.
"Non era necessario che ti prendessi il disturbo di farmi un regalo. Io non ho niente per te".
"Non dite così, Milady. Mi avete fatto più di un regalo oggi" La guardò negli occhi e proseguì enumerando. "Vi siete lasciata accompagnare senza fare troppe storie, avete posticipato di un giorno la punizione di quelle matricole… e vi ho vista ridere. Non credevo vi avrei mai vista ridere; non così tanto, almeno!" Terminò rivolgendole un sorriso divertito.
"Lord…" lo ammonì lei, severa.
"Perdonatemi. Quello che volevo dire è che non mi aspetto niente da voi". Le spiegò in tono tranquillo, rimanendo colpito dalle sue stesse parole: avevano qualcosa di triste, inadatto a quelle giornate di festa.
Anche Megan sembrò trasalire.
Imbarazzato, Julian bevve un altro sorso di vino dal bicchiere che aveva portato con sé e nel farlo alzò gli occhi, notando un particolare che prima gli era sfuggito.
"Sto dicendo un mucchio di sciocchezze. E probabilmente sono troppo stanco e ho bevuto abbastanza da rischiare di fare un’altra volta qualcosa di molto stupido". Aveva tenuto lo sguardo rivolto al soffitto così Megan, incuriosita, ne seguì la direzione e capì cosa avesse attirato l’attenzione del Cavaliere: un ramo di vischio era appeso proprio sopra di loro. Quella scoperta la raggelò, conosceva bene l’usanza a cui di sicuro aveva pensato anche Julian, ma quando si voltò sbuffando esasperata, lui era già sulla porta.
"Buona notte, Milady. E buon Natale".
"Jules…" la voce della dottoressa giunse sommessa e incerta alle orecchie del giovane che si voltò rivolgendole uno sguardo sorpreso: non lo aveva mai chiamato in quel modo. Lei sospirò; senza guardarlo diede voce ai propri pensieri dopo aver cercato il coraggio per farlo svuotando il calice di vino appoggiato su un tavolino lì accanto.
"Forse anche io sono troppo stanca e credo di aver bevuto abbastanza da lasciarti fare qualcosa di molto stupido e sperare di essermene dimenticata domattina".
Il sincero stupore che si dipinse sul volto del giovane Lord le avrebbe sicuramente strappato un sorriso. Tornando sui propri passi, Julian si apprestò a raggiungerla mentre, in cuor suo, ringraziava il Santo, chiunque fosse, che quel giorno aveva deciso di dimostrargli che i miracoli possono accadere.
   
 
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