January 28th, 2108
Non esco di casa, se non per
commissioni indispensabili. Nella mia situazione sono in
difficoltà qui,
figuriamoci in città, dove le varianti
d’imprevedibilità sono esponenzialmente
maggiori rispetto al perimetro limitato della mia abitazione. Shogo lo
sa
benissimo, tuttavia oggi ha insistito per uscire ed è
riuscito a convincermi.
Innanzitutto cerco nell’armadio qualcosa per non patire il
freddo: toccare
l’interno delle giacche provoca una sensazione bellissima
sotto le dita, l’odore
è persino meglio. Ma la cosa che assolutamente preferisco
è passare i palmi fra
sciarpe e cappelli: mentre sono per metà inserito
all’interno dell’armadio,
sento il rumore della porta aprirsi, così mi sistemo
rapidamente una sciarpa al
collo ed esco. Prima di muovermi verso il cancello di casa, aspetto di
sentire
i suoni indispensabili: la porta che si chiude, la chiave che gira
nella toppa,
i passi di Shogo che mi raggiungono e il suo guanto di pelle, che
prende
delicatamente la mia mano. Ora possiamo andare.
Ci avventuriamo fuori
città,
questo lo capisco subito: il rumore delle gomme sull’asfalto
si fa meno
intenso, l’acustica più limpida, ma Shogo non
parla. Giro il capo da una parte
e dall’altra, raccogliendo più informazioni
possibili: l’aria è fresca, profuma
di brina, i nostri passi generano un suono armonico e morbido sul
terreno… Mi
concentro per andare allo stesso ritmo di Shogo, ma lui ha qualcosa che
lo
rende inimitabile, la differenza di passi si coglie senza
difficoltà. Sospiro,
le labbra si increspano per il freddo. Ad un tratto Shogo si arresta,
quando me
ne accorgo non faccio in tempo a fermarmi, così scivolo per
un paio di metri in
avanti; allungando le mani e masticando insulti, rotolo rovinosamente.
La
risata di Makishima giunge fino a me con una carezza di vento.
“Questo che
cosa significa, esattamente?!” Esclamo appoggiando le mani al
ghiaccio, su cui continuano a scivolare, e cercando di alzarmi.
“Allunga la
mano a destra.” E’ l’unica risposta che
mi arriva. In preda alla
confusione trovo effettivamente qualcosa. E’ un oggetto di
medie dimensioni…
No, sono due… Sono duri, molto resistenti, ci sono alcuni
graffi sui lati e
sotto… Sono delle lame!?
“Makishima!”
“Choe.”
Candido. Mi ha fregato ancora. “… Sai
pattinare?”
“Questa me
la paghi carissima…”
“Spero che tu sia
soddisfatto!”
Brontolo, mentre comincio ad avanzare con i pattini ai piedi
“Perché non ti
darò un’altra volta un simile
appagamento…”
“Ti assicuro
che la vista merita.”
“Ti
odio.”
“A destra, Choe,
mantieni la
destra… Ecco, un po’ a sinistra adesso…
No, più a sinistra, così…”
“Ti sembra
mantenere la destra questo?!”
“Perché
non mi hai detto che
stavamo andando ad un lago ghiacciato?”
“Non sapevo
ci fosse un lago ghiacciato.”
“Però
casualmente hai lasciato qua dei pattini!”
“Non sono
miei.”
“Però
casualmente sono la mia misura.”
“La vita
è un mistero.”
Per raggiungere di nuovo la terra ferma ho smesso di dar retta alle sue indicazioni. Penso di aver detto tutto. Ah giusto, un’ultima cosa: si è divertito davvero troppo, questa volta. Ma la cioccolata l’ha preparata lui.
[500 parole]
::
Angolo Autrice ::
Ohayo
<3
Lo
ammetto, mi sono divertita assai a scrivere questo capitolo:
l’intento era
di mostrare la quotidianità della coppia, senza
però far venire meno o far
scadere nel banale tratti distintivi della personalità di
uno e dell’altro…
Soprattutto il velato sadismo che a volte prende il possesso di Shogo
è
meraviglioso e non penso proprio che risparmi Choe!
Tuttavia
scegliere questo prompt mi ha permesso di descrivere quello che,
anticipo, è l’unico momento in cui Choe esce dalla
propria abitazione.
Trovo
questa sfida incredibilmente stimolante: mi rendo conto che clima sia
ormai più primaverile e pensare a questi due su un lago
ghiacciato sia un
attimo complesso, tuttavia spero di aver comunque catturato la vostra
attenzione e essere riuscita a farvi sorridere <3
Suggerimenti
e commenti sono molto graditi, ovviamente! Un ringraziamento
d’obbligo
a chi ha seguito praticamente in diretta la stesura del testo: alla
prossima!