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Autore: KiarettaScrittrice92    07/03/2017    3 recensioni
Questa sarà una raccolta di storie che probabilmente tutti i fan dei due gemelli Kagamine (Rin & Len) conoscono già.
Ho deciso di farmi ispirare dai testi delle loro canzoni e tradurre il tutto in dei brevi racconti.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Len Kagamine, Rin Kagamine | Coppie: Len/Rin
Note: Lime | Avvertimenti: Incest
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Adolescence

 

È strano. Inizio a sentirmi a disagio. Ci eravamo promessi che non ci saremmo mai separati, che saremmo stati insieme per l’eternità, eppure quella promessa si è rivelata una bugia.
Seduta qui, su quello che è sempre stato il nostro letto, mentre mi pettini i capelli biondi così simili ai tuoi che sto pettinando io, mi sembra ormai di guardarmi allo specchio.

 

Non ci riesco. Non riesco più a comportarmi come se nulla fosse. Mentre continuo a pettinare i tuoi capelli color del grano, all’improvviso sento un brivido. Mi trema la mano, come se quel gesto non fosse più così innocente e naturale come quando eravamo piccoli, vedo riflesse nei tuoi occhi, azzurri come i miei, le mie stesse sensazioni. È come se le nostre mani, che stanno ancora cercando di tenere saldamente quei pettini, fossero legate da un filo invisibile. Eppure sono sicuro, che se qualcuno potesse vedere quel filo, vedrebbe che ha il colore scarlatto del sangue.

 

Continuo a guardarti ed è come se in quello specchio fosse apparso un viso sconosciuto. Non riconosco più me stessa in te, non più. Ora vedo solo i tuoi capelli dorati, i tuoi occhi cobalto e quel viso ormai maturo d’adolescente. Avrei una voglia matta di afferrare un martello e rompere quello specchio invisibile in modo che tutto torni come prima, in modo che io possa rivedere in te soltanto il mio riflesso. Non voglio più sentirmi così a disagio.

 

Ormai non c’è più niente da fare. Non siamo più dei bambini e guardando avanti nella nostra adolescenza tutto questo non può avere futuro. Ormai è come se ci avessero separati definitivamente, non c’è più possibilità di riunirsi. Come se fossimo una principessa e un cavaliere separati dal male, ma quel male siamo noi, è la nostra consapevolezza di non poter più andare avanti, il nostro pudore nel renderci conto che quello che stiamo facendo sta diventando sbagliato. La nostra adolescenza segna, come una campana che suona, la fine di questi nostri momenti. Non è più l’ora dell’infanzia.
Posiamo entrambi i pettini sul comodino e rimaniamo per qualche secondo fermi, come a domandarci che cosa dovremmo fare.
Sfioro la tua mano, alzando lo sguardo verso di te. È inutile illuderci. Se quando eravamo bambini eravamo uno lo specchio dell’altra, come veri gemelli, ora non corrispondiamo più. Riesco a vedere la tua maturità di donna nel tuo viso, nelle tue forme, nelle tue espressioni. 

 

«D’ora in poi dovremmo dormire da soli?» ti chiedo con la voce che trema, come sperando che tu possa negare tutto e dirmi che rimarrai con me per sempre nonostante tutto.
«Sì! – mi dici invece, poi mi sussurri un sommesso – Buonanotte…» per poi alzarti dal letto e allontanarti da me.
Ti guardo dirigerti verso l’ingresso della stanza, posare la mano sulla maniglia e ruotarla, per poi aprire la porta.
A quel gesto non resisto più e con uno scatto veloce e un paio di passi, ti raggiungo e afferro la tua camicia con la mano che ancora trema.

 

Mi volto verso di te, vendendo la tua mano che trema impaurita. Sento la sensazione della pelle attorno alla bocca tirarsi, mentre faccio un leggero sorriso a quel tuo gesto disperato. Afferro quella manina candida e delicata, che stringeva con tutta la forza che aveva la manica bianca della mia camicia e chinandomi la sfioro con le labbra. Appena la mia bocca sfiora il dorso della tua mano avverto un brivido che mi percorre la schiena, come se quel semplice bacio avesse risvegliato tutti i sentimenti che provo per te, tutti quegli istinti che reprimo dentro di me con tutte le mie forze. Forse anche quel piccolo gesto mi è proibito, ma non posso farci niente, è più forte di me. 

 

«Per favore, dato che dovrò dormire da sola questa notte, non spegnere la luce…» ti supplico, la mia voce non smette di essere impaurita e insicura, come vorrei seriamente che dormissi ancora al mio fianco.
Ti vedo sorridere divertito, conosco quello sguardo, mi stai prendendo in giro.
«Non sto scherzando! Vedi che se non lo fai vengo fino in camera tua e ti prendo a cuscinate!» protesto, ma tu non smetti di sorridere.

 

«Hai ancora paura dei fantasmi? Non sei più una bambina, mia principessa…» dico divertito, ma le parole mi muoiono in bocca.
Vedo i tuoi occhi tremare e poi versare due lacrime che scivolano veloci sulle tue guance e mi sembra di riuscire a sentire il suono del mio cuore che si spezza. Ho capito, so benissimo cosa mi vuoi dire. Non c’entrano i fantasmi, non c’entra la paura di rimanere sola. È proprio quell’idea che non sei più una bambina, che non siamo più bambini entrambi, che ti assilla. Anche tu ti sei resa conto che tutto è finito, che assieme alla nostra infanzia salutiamo anche il rapporto fraterno che c’è stato tra di noi. 

 

Non possiamo più comportarci come quando eravamo bambini, vero? Come quando rimanevamo svegli sotto le lenzuola dello stesso letto, tenendo mamma e papà allo scuro di tutto. Scruto i tuoi occhi, cercando una risposta che non mi puoi dare. Lo so, so benissimo che quei momenti con te, sono ormai ricordi lontani che dovrei mettere in un’angolo della mente e dimenticare.

 

Riesco a sentire il calore delle tue mani che sfiorano le mie. L’aria sembra ormai farsi incandescente tra di noi. Tutto ciò che sento e provo per te sembra esplodere in ogni singola cellula del mio corpo ed ho paura. Ho paura di questa sensazione prepotente che mi sta attanagliando cuore e anima, so che se le darò retta farò qualcosa che non potrei perdonarmi mai più.

 

Ti vedo chiudere la porta lentamente, come se con quel singolo gesto volessi decretare l’impossibilità per entrambi di tornare indietro da quello che potrà succedere da adesso in avanti. Dopo quel gesto però, rimaniamo di nuovo immobili, uno di fronte all’altra, senza riuscire a dire nemmeno una parola, continuando a fissarci, come se cercassimo ancora, per l’ennesima volta, quella somiglianza che non troviamo più. Nonostante gli stessi occhi, nonostante gli stessi capelli, ormai siamo diversi. Cerchiamo dispersamente risposte che forse non avremmo mai, ma cos’altro potremmo fare se non questo?

 

«Basta scuse! – ti dico serio – Non è per la luce spenta che vuoi che io rimanga qui…»
«È vero… – rispondi abbassando lo sguardo, ma subito dopo lo rialzi decisa – Ma se non posso più toccare i tuoi capelli, allora racconterò bugie ogni sera!»
I tuoi occhi azzurri sembrano trafiggermi anche l’anima e sento quelle parole colpirmi dritto al cuore.
Ti accompagno lentamente a letto ed entrambi ci mettiamo sotto le lenzuola, impossibilitati di nuovo a separarci.

 

Quando ci mettiamo entrambi a letto, sotto lo stesso, candido, lenzuolo, il tempo sembra fermarsi o almeno vorrei tanto fosse così.
Mi accoccolò a te, tenendoti più stretto che posso nella mia presa, nonostante tu sia poco più alto di me. Appoggio la testa sul tuo petto e percepisco il battito del tuo cuore. Chiudo gli occhi, cercando di sincronizzare il mio battito al tuo, almeno in quello voglio essere uguale a te, voglio che i nostri cuori possano battere sempre all’unisono.
Cullata da quella sensazione di benessere mi addormento tra le tue braccia.

 

Sento il tuo respiro rilassato e lieve proprio vicino a me, sento il calore della tua pelle che preme sulla mia. È una sensazione sublime e terrificante allo stesso tempo. L’averti così vicina e il non poterti toccare come e dove voglio mi uccide. Fremo dalla voglia di poterti dimostrare quello che provo per te, di svegliarti in questo preciso istante sfiorando le tue labbra con le mie…
Ma non farò nulla… Resterò al mio posto, come un vero cavaliere. Perché nonostante l’amore incondizionato che provo per te, rimarrai sempre la mia sorellina.



Angolo dell'autrice: 
Inizio questa serie di one-shot con la mia canzone preferita dei gemelli. Trovo che questa canzone, più di altre, rappresenti i loro veri sentimenti. L'idea che si amano come due veri amanti, ma che non si possono toccare per via del loro rapporto di sangue.
Ci ho messo tutta l'anima a scrivere questa prima storia e ho cercato di immedesimarmi appieno nei personaggi, cosa alquanto difficile nonostante io adori il loro rapporto.
Consiglio a chiunque abbia appena letto la fanfiction di rifarlo una seconda volta con la canzone in sottofondo, perché rende il tutto ancora più struggente.

  
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