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Autore: icydarcystormy26    09/03/2017    2 recensioni
Erano passati ormai due mesi, ma Darcy e Stormy non avevano ancora superato per nulla la morte della sorella e, soprattutto, continuavano a portare rancore per la nipote, rancore che durerà a lungo.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Trix
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Avviso: all’interno del capitolo sono presenti dei flashback (che saranno presenti anche nel prossimo capitolo), che saranno scritti in questo modo.
Buona lettura.
 
Era ormai mattina su Obsidia. Abigail era ancora seduta al capezzale della madre; aveva la testa appoggiata al cuscino di Darcy e dormiva. Stormy dormiva anche lei ed era rannicchiata sul divanetto. Ad un certo punto qualcuno bussò alla porta. Il rumore fece destare Stormy che si alzò ed andò ad aprire la porta, dietro la quale trovò Celeste.
“Buongiorno zia, scusa se disturbo” disse Celeste, sussurrando per non far svegliare Darcy ed Abigail.
“Tu non disturbi mai” rispose Stormy. “Cosa c’è?”.
“Beh, sono le otto” disse Celeste posandosi una mano dietro la testa.
“Sul serio?” disse Stormy alzando di scatto le sopracciglia. “Non ho portato la sveglia, non volevo disturbare Abigail e Darcy”.
“Non preoccuparti, ma credo che chiuderanno un occhio per un problema familiare del genere” disse Celeste incrociando le braccia.
“Si, lo credo anch'io. Ma sarebbe meglio non marciarci troppo sopra e non tardare troppo” disse Stormy. “Io vedrò di svegliare quel bradipo di Abigail e andrò il prima possibile”.
“Perfetto, allora io vado” disse Celeste avviandosi per un corridoio.
“Celeste, guarda che l'esonero per problemi familiari vale anche per te” disse Stormy rimanendo sulla soglia.
“Oh, va bene” disse Celeste girandosi verso Stormy per poi ritornare a camminare.
Stormy chiuse la porta e si diresse verso il letto. Darcy stava ancora dormendo profondamente…o forse non aveva ancora ripreso conoscenza, non era in grado di stabilirlo. Abigail non si era ancora svegliata e stringeva ancora la mano della madre. Stormy si avvicinò alla nipote e le posò le mani appena sotto la mandibola. Le mosse lentamente la testa finché la ragazza non si svegliò.
“Zia, cosa c’è?” chiese Abigail con la voce impastata dal sonno mentre si stiracchiava.
“Dai, alzati, è mattina” disse Stormy.
Abigail si alzò in piedi per poi girarsi verso la madre.
“Non si è ancora svegliata” constatò avvilita.
“Presto lo farà” disse Stormy accarezzandole un braccio. “Ora va a sciacquarti la faccia, la vita deve andare avanti in modo normale”.
Abigail annuì per poi entrare nel bagno della madre, che comunicava tramite una seconda porta con la stanza.
Stormy invece andò a sedersi dov'era seduta prima Abigail.
“La mia sorellina che veglia su di me…sono morta per caso?” chiese Darcy sussurrando.
“Darcy, sei sveglia” disse Stormy in un momento di entusiasmo che finì subito. Stormy infatti si ricompose subito. “Comunque io stavo vegliando su tua figlia, non su di te”.
“Grazie per il servizio di babysitter” disse Darcy. “Ora spostati, dobbiamo andare” disse poi cercando di alzarsi, fermata immediatamente da Stormy.
“Ma sei pazza?” chiese Stormy facendo di nuovo posare la sorella sul letto. “Non riesci neanche a stare seduta, e poi non dobbiamo sottovalutare questa cosa”.
“È strano vederti preoccupata per me, ora non sono più una sorella così orribile?” chiese Darcy alzando un sopracciglio.
“Non lo faccio per te” disse Stormy incrociando le braccia. “Ieri Abigail era disperata, non sopporterebbe un tuo peggioramento”.
“A proposito, dov’è mia figlia?” chiese Darcy sistemandosi meglio sul letto.
“Si sta rinfrescando; cercherò di farle vivere normalmente la giornata” disse Stormy.
“Potresti farmi un piacere?” chiese Darcy guardando la sorella. “Il medico ha detto che potrei avere delle crisi e dei peggioramenti improvvisi. In queste evenienze, cerca di essere vicina a mia figlia”.
“Lo avrei fatto in ogni caso, lo sai” disse Stormy. “E comunque…prima che arrivi Abigail, avrei bisogno di parlarti di una cosa; riguarda Celeste”.
“Le è successo qualcosa?” chiese Darcy.
“No no, niente di tutto ciò, è solo che…stavo pensando di dirglielo” disse Stormy assumendo un'espressione un po' insicura.
“Dirle cosa?” chiese Darcy non capendo.
“Il nostro segreto” disse Stormy alzandosi.
“Ma sei pazza?!” chiese Darcy mettendosi di scatto a sedere, facendo immediatamente una smorfia di dolore. “Rovineremmo tutto e lei non vorrebbe più parlarci”.
“Lei deve saperlo, è un suo diritto” continuò Stormy.
“E quando glielo dirai?” chiese ancora Darcy. “E come troverai il coraggio di guardarla negli occhi e dirglielo?”.
“Non lo so, so solo che lo farò. Credevo fosse giusto avvisarti” disse Stormy guardando seria la sorella.
“Ma quale onore! Grazie della considerazione” disse Darcy girandosi a fatica su un fianco.
“State litigando ancora?!” chiese Abigail entrando nella stanza.
“No, stavamo solo parlando di una questione importante” disse Darcy cercando di apparire più rilassata possibile.
“Di cosa?” chiese Abigail incuriosita.
“Non sono affari che ti riguardano” rispose Stormy.
“Ma non potete dirmi che è una cosa importante e poi non dirmi nulla, mi lasciate enormemente amareggiata” disse Abigail fingendosi abbattuta.
Darcy sorrise, sorpresa dalla capacità della figlia di sdrammatizzare anche le situazioni più tese e complicate. Una cosa che aveva sempre criticato nella figlia, ma che ora trovava piacevole.
“Non perdere tempo e va a prepararti per l’allenamento” disse Stormy incrociando le braccia.
“Ma io vorrei rimanere qui” disse Abigail mettendosi una mano dietro la testa.
“Potrai pranzare qui con tua madre, va bene?” chiese Stormy posando una mano sulla spalla della nipote.
“Va bene…ma ci andrai piano durante l’allenamento, vero?” chiese Abigail speranzosa.
“Per questa volta te lo concedo” disse Stormy. “Ora vado, si sta facendo tardi. Ti aspetto più tardi”.
Stormy uscì dalla stanza mentre Abigail si avvicinava alla madre.
“Sicura di non volere che io rimanga?” chiese Abigail.
“Cosa non faresti per saltare un allenamento?” chiese ironicamente Darcy.
“Non è per questo” disse Abigail abbassando lo sguardo. “Non vorrei che ti sentissi sola…”.
“Sono giorni che mi sento sola, tesoro” rispose Darcy con un sorriso amaro.
“Mi dispiace…” continuò Abigail distogliendo lo sguardo da quello della madre.
“Non sei stata molto carina con me negli ultimi tempi” disse Darcy.
“E va bene, vuoi farmi sentire in colpa? Continua pure” disse Abigail gesticolando con le mani.
Darcy rise lievemente per poi tornare seria.
“Dispiace anche a me, facciamo una tregua?” chiese Darcy allungando la mano verso Abigail.
Abigail la guardò per qualche secondo; era evidente che la discussione non fosse finita, ma era anche vero che una tregua sarebbe stata la soluzione migliore in quel momento.
“Va bene, tregua” disse Abigail stringendo la mano della madre. Dopodiché si posò delicatamente accanto a Darcy per poi appoggiare la testa nell’incavo tra il collo e la spalla della madre.
***
“Non posso credere che mi abbia detto una cosa del genere! Se credeva che sarei stata cattiva dopo ciò che è successo ad Aby ora farà meglio a prepararsi. Questa volta non la passa liscia!”.
Darcy continuava a camminare avanti e indietro davanti la stanza in cui la figlia stava subendo un’operazione.
“Allora dovremmo vendicarci per bene” disse Stormy incrociando le braccia e sorridendo in modo sinistro.
“Vedo che hai avuto un’idea” disse Darcy sorridendo anche lei. “Parla pure”.
“Stavo pensando, farle una delle nostre solite scenate la farebbe soffrire come sempre, ma… e se prima il suo cuore si colmasse di speranza per poi ricevere un’enorme delusione?” chiese Stormy.
“Perfida” commentò Darcy incrociando le braccia. “Mi piace”.

***
 Era arrivata l'ora di pranzo. Celeste e Stormy stavano pranzando insieme in sala da pranzo, mentre Abigail era rimasta con la madre.
“Ieri volevi dirmi una cosa” disse Celeste senza distogliere lo sguardo dal sua piatto.
“Si” disse Stormy alzando lo sguardo sulla nipote. “Beh…non era una cosa importante”.
“Ma ieri sembravi così seria e tesa quando mi hai parlato” disse Celeste guardando anche lei la zia, non capendola.
“Si, beh…non è il momento adatto” disse Stormy liquidando la questione.
Celeste la guardò sospettosa; Stormy si era contraddetta da sola, era evidentemente tesa nel parlare di quell’argomento, il che stava a significare che la questione doveva essere davvero seria. Ma non voleva pressarla, le avrebbe parlato quando ne avrebbe avuto voglia.
“Ascolta, pensavo che potremmo andare su Domino pe cercare quell’amuleto…appena la zia Darcy starà meglio ovviamente” disse Stormy.
“Vorresti far venire anche lei con noi?!” chiese Celeste stupita.
“Assolutamente no, non riesce neanche a stare in piedi. Intendevo dire fino a quando la sua situazione sarà più stabile, così da non dover tornare di corsa per un suo malore” spiegò Stormy.
“Sei sicura di trovare il tempo?” chiese Celeste. La ragazza sapeva che non era la zia ad avere problemi con il tempo, ma lei con gli impegni al palazzo, la ricerca per sua zia e quella per l’incantesimo per far tornare sua madre.
“Certo che lo troverò, però dovremmo organizzarci bene” disse Stormy. “Ma temo che saremmo solo noi due”.
“Solo noi due?” chiese Celeste scettica. “Ma non faremmo più in fretta se fossimo in più persone?”.
“Non ci converrebbe” rispose Stormy congiungendo le mani davanti al viso. “Darcy non potrà venire con noi per ovvie ragioni, Abigail non credo vorrà lasciare sua madre da sola a palazzo e se ci portassimo dei soldati dietro sarebbe troppo appariscente, mentre noi dobbiamo passare inosservate”.
“Capito. Ma credi che sarà pericoloso?” chiese Celeste, più per curiosità che per effettiva paura.
“Non particolarmente. La nostra sarà una ricerca, potrebbero esserci dei pericoli nel caso in cui l’amuleto si trovi in una grotta abitata da animali pericolosi o da bande di briganti armati. Ma in ogni caso nulla di che” rispose Stormy con noncuranza.
“Ma scusa su Domino non abita quella tua vecchia nemica con la personalità di un sasso? Boom?” chiese Celeste.
“Bloom” la corresse Stormy ridacchiando. “Comunque si, ma a lei ho già pensato. Basterà nascondere la nostra aura magica e tramutarci in modo da non farci riconoscere”.
“Non credi che abbiano dei sistemi di sicurezza?” chiese ancora Celeste.
“Probabile, ma roba molto antica e antiquata, non sarà difficile” disse Stormy.
“Sembri molto convinta” commentò Celeste.
“Beh, so bene di chi stiamo parlando. Una gallina che da un giorno all’altro è diventata principessa, me era un titolo puramente onorifico; non si presentava mai al suo palazzo, troppo impegnata con le feste e con quella femmina mancata di Sky” disse Stormy provocando una risata di Celeste. “Poi, così com’è diventata principessa, è diventata regina sposando Sky e facendo la mantenuta mentre Sky fa finta di non essere il re e per qualsiasi cosa chiede aiuto al padre”.
“Non credevo ti tenessi così informata sulle situazioni dei pianeti” disse Celeste.
“Infatti non lo faccio” disse Stormy scrollando le spalle, come stesse dicendo un’ovvietà. “Non ho certo bisogno di vederlo per saperlo”.
“Ma se dovessimo incontrare Bloom?” chiese ancora Celeste.
“Saremo camuffate, quindi lei non si accorgerà di noi… cercherò di trattenere i miei istinti omicidi, ma non prometto nulla” rispose Stormy.
“Scusa per tutte queste domande, ma sono un po’ ansiosa” disse Celeste mettendosi una mano dietro la testa.
“Tranquilla, non mi dà affatto fastidio, anzi è una cosa positiva” rispose tranquilla Stormy.
“Davvero?” chiese Celeste non capendo.
“Certo, una cura “manicale” dei dettagli è una cosa positiva considerando che si tratta di un’operazione organizzata. Forse un giorno ti farò organizzare e guidare qualche spedizione” disse Stormy.
“Cosa?” chiese Celeste sconcertata.
“Intendevo dire fra uno o due anni, quando sarai abbastanza pronta” disse Stromy per tranquillizzare la nipote.
“In ogni caso, quando prevedi di fare questa spedizione, più o meno?” chiese Celeste.
“La zia Dracy inizierà una cura, credo che fra una o due settimane la sua situazione sarà diventata abbastanza stabile” rispose Stormy.
Bene, ancora due settimane per trovare informazioni per la sua ricerca. Infondo non stava andando così male.
***
Abigail e Darcy erano nella camera di quest’ultima. Entrambe stavano mangiando, una un po’ più vigorosamente dell’altra.
“Ma dove lo metti tutto quel cibo? Sei uno stecchino!” chiese Darcy guardando la figlia mentre mangiava.
“Dovresti vedere la cellulite che ho sulle gambe” rispose Abigail alzando lo sguardo sulla madre. “Non hai mangiato quasi nulla…non hai fame?”.
“No, è solo che…il medico ha detto che il mio problema potrebbe essere stato causato anche da avvelenamento…” disse Darcy guardando il suo piatto.
“Allora mangia da me” disse Abigail porgendo il suo piatto alla madre. “Se nel mio piatto ci fosse stato qualcosa mi sarei dovuta sentire male anch’io”.
“No, mi sembri molto affamata” disse Darcy sorridendo.
“Non è che stai cercando di avvelenarmi?” chiese Abigail guardando sospettosa la madre.
“Se avessi voluto farlo ci sarei già riuscita” considerò Darcy alzando un sopracciglio.
“Presuntuosa” sussurrò Abigail abbassando lo sguardo sul suo piatto e ricominciando a mangiare.
“Non hai mangiato ieri sera, vero?” chiese Darcy.
“Beh…mi si era chiuso lo stomaco” rispose Abigail.
“Ti eri spaventata così tanto?” chiese ancora Darcy.
“Ti piace far ribollire il mio orgoglio, vero?” chiese Abigail.
“In effetti è una bella prospettiva, ma te l’ho chiesto solo perché avevo notato che stavi mangiando molto…anche considerando che si tratta di te” disse Darcy.
“Ehi!” disse Abigail. “Comunque…sai già se dovrai sottoporti a qualche tipo di cura?”.
“Beh, dovrò fare una terapia che durerà circa un mese che servirà a rendere stabili i miei poteri e a farmi riprendere le forze” rispose Darcy. “O almeno dovrò seguirla finché non avranno capito a fondo il problema e potranno darmi delle vere e proprie cure più mirate”.
“Perciò non sei in pericolo, giusto?” chiese Abigail speranzosa.
Darcy sembrò riflettere un attimo su cosa dire alla figlia; sapeva che la situazione non era semplice come le aveva fatto capire, ma considerando la reazione che aveva avuto il giorno prima sarebbe stato meglio farle credere che fosse tutto sotto controllo.
“Beh, no. Diciamo che la cura sarà un po’ disabilitante, ma niente che il tempo non risolverà” disse infine Darcy cercando di essere rassicurante. “Ma ora dimmi, com’è andato l’allenamento con la zia?”.
“Alla fine non ci è andata poi così piano…” disse Abigail.
“Mi dispiace, ma se facesse così l’allenamento non servirebbe a nulla” disse Darcy. “Tra un po’ avresti dovuto avere una lezione con me”.
“Si…non vorrai farla lo stesso?” chiese Abigail con sguardo preoccupato.
“No, ma potremmo comunque passare insieme quell’ora” disse Darcy abbassando lievemente lo sguardo.
“Da quando sei così smielata?” chiese Abigail sedendosi accanto alla madre.                             
“Da quando ho rischiato di andarmene” disse Darcy, “E poi mi sono resa conto che da un po’ di tempo passiamo del tempo insieme solo ed esclusivamente durante le lezioni e i pasti”.
“Va bene, per oggi ti accontento” disse Abigail cingendo le braccia al collo della madre.
***
Celeste era nella sua stanza. Molti impegni erano stati rimandati a causa dell’assenza di Darcy, quindi sua zia le aveva dato il pomeriggio libero; un’ottima occasione per dedicarsi alla ricerca per sua madre. Liam e Rod erano riusciti a tradurre tutto il capitolo che le interessava, quindi non le rimaneva che leggerlo. Con sua grande sorpresa Rod non le aveva fatto domande, ma probabilmente Liam lo aveva bloccato.
La ragazza era seduta sul letto e leggeva con attenzione il testo scritto sui fogli che aveva in mano. A distrarla dalla sua attività fu qualcuno che bussò alla porta. Si alzò in piedi e, dopo aver piegato i fogli e averli posti sotto il cuscino per evitare che qualcuno potesse vederli, andò ad aprire. Dietro la porta trovò Abigail.
“Credevo rimanessi con tua madre” disse Celeste spostandosi per far entrare la cugina.
“Si è addormentata” disse Abigail mentre entrava nella stanza. “E ho pensato di farti visita”.
“E non sei rimasta a vegliare sul suo sonno?” chiese ancora Celeste.
“No, e poi è rimasto il medico perché doveva farle un’iniezione di qualcosa” rispose Abigail. “Comunque, sono qui per aiutarti”.
“Nella ricerca per mia madre?” chiese Celeste.
“No, nel metterti i pantaloni. Certo che voglio aiutarti in quello!” rispose Abigail andando verso il letto di Celeste.
“Dov’è il testo?” chiese Abigail guardandosi intorno.
“Si trova sotto il cuscino” rispose Celeste avvicinandosi anche lei al letto e sollevando il cuscino. Abigail prese i fogli e li porse a Celeste.
“Tu leggi, poi io vado in biblioteca e prendo dei libri che contengano le informazioni che ci servono e le cerchiamo insieme” disse Abigail sedendosi sul letto.
“Sono io quella che fa i piani qui” disse Celeste sedendosi accanto Abigail. “Ma…va bene così”.
“Grazie dell’approvazione” disse Abigail facendo una faccia soddisfatta.
“Comunque…seriamente, cosa ti ha spinto a venire qui?” chiese Celeste guardando seria la cugina.
“Ehm…il fatto che non avessi nulla da fare, l’averti fatto una promessa, la voglia di stare un po’ con te…” disse Abigail come stesse dicendo un ovvietà.
“E lasciare sola tua madre? C’è dell’altro” disse Celeste guardando sospettosa la cugina.
“Beh…e va bene. In effetti c’è un altro motivo. Ieri sera non riuscivo a pensare ad altro che a mia madre, ma ciò a cui non riuscivo a pensare era a cosa avrei dovuto fare nel caso non ce l’avesse fatta. In un certo senso credo di aver provato qualcosa di simile a quello che provi tu e…farò di tutto perché tu non provi più quella sensazione” disse Abigail guardando la cugina ma distogliendo a scatti lo sguardo.
“Grazie Aby” disse Celeste sorridendo. “Bene, iniziamo!”.
***
“Una goccia di sangue di una persone con un legame di sangue stretto con la persona da far rivivere” disse Celeste mentre Abigail scriveva su un foglio ciò che le diceva la cugina.
“Bene, per questo basterebbe prendere una tua goccia di sangue” disse Abigail.
“No, qui dice esplicitamente che deve esserci un legame di sangue, ma non deve essere un figlio o un nipote, perché avrebbero anche geni diversi e quindi il sangue non sarebbe abbastanza simile” disse Celeste.
“Beh, allora dovremmo prendere del sangue da mia madre o dalla zia” disse Abigail.
“Si, credo che potrebbe andare bene” disse Celeste. “Ci serve un oggetto che sia stato a contatto con lei”.
“Quindi un suo vestito” constatò Abigail mentre scriveva.
“Lo so, ci arrivo da sola” disse Celeste alzando lo sguardo su Abigail.
“Scusa, stavo solo constatando” disse Abigail alzando le mani in segno di scusa.
“Comunque, non credo sarà difficile da trovare nella stanza dedicata a mia madre” disse Celeste riabbassando lo sguardo sui fogli.
“Non ti sembra tutto un po’ troppo semplice?” chiese Abigail rileggendo la lista che aveva in mano.
“Che c’è di male se una cosa è facile, per una volta?” chiese Celeste esasperata.
“Il fatto che questo è un incantesimo che serve per far tornare in vita una persona, ma ha la stessa difficoltà che c’è nel fare un caffè” disse Abigail rimanendo calma. “Non ti sembra strano?”.
“Non ho ancora finito di leggere, magari una fregatura ci aspetta nascosta negli ultimi righi” disse Celeste.
“Leggi allora, sono curiosa di sapere quale sarà” disse Abigail.
“Serve un po’ del suo sangue…il suo sangue? E dove cavolo troviamo il suo sangue?” chiese Celeste alzando lo sguardo su Abigail.
“Non saprei…” disse Abigail. “Ma forse qualcun altro potrebbe saperlo”.
“E chi?” chiese Celeste non capendo.
“Magari mia madre o la zia sanno qualcosa” rispose Abigail.
“Ma non possiamo certo dire loro ciò che stiamo facendo” disse Celeste.
“Ma noi non glielo diremo” disse Abigail alzando un dito. “Glielo estorceremo con l’inganno. Sono un’esperta in questo”.
“Va bene” disse Celeste. “Dopo vedremo come fare, ora andiamo avanti. Servirà la cosa a cui teneva di più. Ma io non so neanche questo”.
“Possiamo scoprirlo nello stesso modo di prima” disse Abigail. “Ma in questo caso sarà un po’ più semplice: pensandoci non sarebbe così strano se tu chiedessi qualcosa su tua madre”.
“Bene, allora sappiamo come trascorreremo il resto del pomeriggio” disse Celeste.
“Hai finito?” chiese Abigail.
“No, manca ancora un’altra cosa” disse Celeste. “Dobbiamo procurarci dell’acqua presa dal mare di Andros. Per ridare la vita ad una persona bisogna usare ciò in cui si è sviluppata, per la prima volta, la vita stessa…o almeno questo dice qui”.
“E quando e come dovremmo andare su Andros?” chiese Abigail enfatizzando le sue parole con dei gesti.
“Potrei andare io mentre tu mi copri, come abbiamo fatto per andare su Hadrigs” disse Celeste.
“Si, e sai bene com’è andata” disse Abigail scettica.
“A questo penseremo dopo. Ora pensiamo a dove trovare il sangue di mia madre e a scoprire quale fosse il suo oggetto più prezioso” disse Celeste alzandosi in piedi.
“Dovremmo provare prima con mia madre. Ha appena iniziato la sua prima seduta di terapia, sarà un po’ stordita e sarà più semplice estorcerle informazioni senza che se ne accorga” considerò Abigail.
“Approfitteresti della condizione di tua madre?!” chiese Celeste sconvolta.
“Non la costringeremo certo a lavori forzati, alla fine si tratta solo di parlare” disse Abigail per difendersi.
“Sei incorreggibile” disse Celeste scuotendo la testa.
***
Abigail entrò cautamente nella camera della madre. Appena entrata notò sua madre sul letto con una flebo attaccata al braccio.
“Mamma” sussurrò Abigail sedendosi accanto al letto.
Darcy girò lentamente la testa verso la figlia sorridendo a stento.
“Come va? Ti fa male qualcosa?” chiese Abigail un po’ preoccupata.
“No, il dolore non è tra gli effetti collaterali della cura, mi sento solo un po’ stordita” rispose Darcy.
“Ah, bene” rispose Abigial. Si sentiva quasi in colpa nell’approfittare delle condizioni della madre.
“Ehm, ascolta il medico mi ha chiesto di tenerti attiva” mentì Abigail.
“Cioè? Andiamo a fare una corsetta in giardino?” chiese ironicamente Darcy.
“No, devo mantenerti attiva mentalmente” disse Abigail.
“Ma io voglio dormire” disse Darcy posandosi una mano sugli occhi.
“Lo so, ma il completo rilassamento del tuo corpo renderebbe la cura meno efficace” mentì ancora Abigail. Forse aveva un futuro come medico, pensò.
“Va bene” rispose Darcy togliendosi la mano dagli occhi e guardando Abigail.
“Bene, parliamo un po’” disse Abigail. “Vediamo… oltre a questa cura ti faranno altro? Tipo qualche esame, magari un’analisi del sangue?”.
“Beh si, mi faranno un prelievo di sangue per fare delle analisi e cercare di capire le cause precise del mio malessere” disse Darcy. “Iniziano già a preparare la mia tomba” scherzò poi.
“In che senso la tua tomba?” chiese Abigail preoccupandosi di colpo.
“Era una battuta” disse Darcy. “Iniziano a preparare la mia tomba perché mi stanno prelevando sangue”.
“Ehm, continuo a non capire” disse Abigail scuotendo leggermente la testa.
“Quando un re o una regina muoiono, prima di mettere il loro corpo nella tomba, si preleva loro un po’ di sangue e poi viene conservato. A volte finiscono all’interno della tomba stessa e altre in un museo” spiegò Darcy.
“Davvero?” chiese Abigail un po’ smarrita. “Ma…aspetta, quindi anche alla zia Icy hanno fatto la stessa cosa?”.
“Si, lo hanno fatto anche a lei” rispose Darcy, che ormai mostrava di essere sul punto di addormentarsi.
“E dove si trova il suo sangue?” chiese ancora Abigail sperando che sua madre non si addormentasse prima di risponderle.
“Nel museo delle regine, perché?” chiese Darcy cercando di resistere.
“No niente, curiosità” disse Abigail, soddisfatta per aver ottenuto l’informazione che cercava. Ma quando si girò per guardare la madre si accorse che si era addormentata. Abigail si alzò lentamente dalla sedia per non fare rumore, si abbassò cautamente sulla madre per darle un bacio sulla guancia e poi uscì, silenziosa com’era entrata.
***
Abigail e Celeste erano nella camera di quest’ultima; Abigail aveva comunicato alla cugina ciò che aveva scoperto.
“Come hai fatto in così poco tempo?” chiese Celeste sbalordita dalla velocità della cugina.
“In realtà è stato un colpo di fortuna; lo dico sempre io che mia madre dovrebbe scherzare più spesso” disse Abigail.
“Bene, ma ora dobbiamo scoprire qual era l’oggetto più prezioso per mia madre” disse Celeste.
“Ma non dobbiamo disturbare ancora mia madre; quando sono andata era molto stanca e a malapena riusciva a rimanere sveglia” considerò Abigail incrociando le braccia.
“Io in realtà non volevo farlo neanche per ottenere quest’informazione” puntualizzò Celeste alzando l’indice.
“Lo so, era per specificare” disse Abigail alzando le mani. “Ma con la zia Stormy ci parli tu, io la mia parte l’ho fatta”.
“Ma io non sono brava nell’ingannare delle persone come te” contestò Celeste, facendo in un certo senso un complimento alla cugina per portarla a fare ciò che desiderava lei.
“Appunto; non è facendomi complimenti che mi ingannerai. E comunque sarà semplice, chiedere qualcosa su tua madre non apparirà certo strano” disse Abigail.
“Va bene, ma se qualcosa andrà storto darò la colpa a te” disse Celeste incrociando le braccia.
“Ma…” disse Abigail allargando le braccia con faccia sconcertata.
“Già” confermò Celeste annuendo.
***
 Celeste entrò nello studio di Stormy. La strega vi era all’interno, seduta dietro la sua scrivania intenta a leggere e scrivere qualcosa.
“Ciao zia” disse Celeste avvicinandosi alla donna. “Cosa stai facendo?”.
“Mi sto organizzando per quanto riguarda la spedizione su Domino, sto cercando di capire dove potrebbe trovarsi l’amuleto, così da non dover perlustrare tutto il pianeta e perdere moltissimo tempo. Inoltre sto anche scrivendo una lista di nomi che mi piacciono” rispose Stormy senza distogliere lo sguardo dalla sua attività.
“Stai facendo queste due cose contemporaneamente?” chiese Celeste sedendosi dal lato opposto della scrivania.
“Sono entrambe importanti” disse Stormy rileggendo la lista che aveva scritto.
“E quali nomi hai scritto finora?” chiese Celeste.
“Beh, in realtà pochi. Per delle femmine pensavo magari a Raven, Kira, Elettra o magari Darcy” rispose Stormy.
“Darcy? Sei molto ottimista vedo” disse Celeste sorridendo.
“Darcy era anche il nome di mia nonna” si giustificò Stormy. “Ma pensavo anche a Tharma”.
“Tharma? Ma era il nome di…” disse Celeste sconcertata.
“Della mia antenata, lo so. Pensavo che magari chiamando una mia figlia così avrei potuto dare un nuovo significato emotivo a quel nome” disse Stormy.
“Finiti?” chiese Celeste.
“In realtà avevo pensato anche ad Icy, però…” disse Stormy.
“Non credo che a lei importerebbe molto che il suo nome venga usato da te o no” disse Celeste notando l’insicurezza della zia.
“Sono incerta più che altro perché ho pensato che avresti potuto volerlo usare tu” disse Stormy. “Lo so che lei non era certo un tipo sentimentalista”.
“No?” chiese Celeste. “Neanche un po’?”.
“No, per niente. Era la persona più fredda che io avessi mai conosciuto…ma teneva davvero molto alle persone a cui voleva bene, anche se non lo dava a vedere” disse Stormy mentre una dolce nostalgia le riempiva il cuore.
“Forse allora era un po’ sentimentalista anche se non lo dava a vedere” considerò Celeste.
“Può essere, ma noi non possiamo saperlo” disse Stormy.
“Magari aveva degli oggetti a cui teneva particolarmente?” chiese ancora Celeste.
 “Beh, non saprei…forse la lettera che aveva scritto per te…” disse Stormy. “Ma, cambiando discorso, perché sei venuta qui?”.
“Ehm, volevo solo vedere cosa stessi facendo, ma mi sembri impegnata, quindi vado” disse Celeste alzandosi ed uscendo dalla stanza. Al di fuori trovò Abigail che la guardò come a chiederle come fosse andata. Celeste annuì per farle capire che era riuscita nel suo intento.
“Aspetta Celeste” disse Stormy dall’interno della stanza, prima che Celeste chiudesse la porta. “Torna qui, devo parlarti”.
Celeste la guardò per qualche secondo per poi rientrare, chiudendosi la porta alle spalle.
“Cosa c’è?” chiese Celeste.
“Vieni, siediti” disse Stormy  indicandole la sedia su cui la ragazza era seduta poco prima. Celeste andò a sedersi mentre Stormy rimase in piedi.
“Si tratta di ciò che volevi dirmi ieri?” chiese Celeste, impaziente e leggermente spaventata dal comportamento della zia.
La strega non rispose ma continuò a fissare la scrivania, come stesse cercando in essa il coraggio.
“Vedi Celeste, c’è una cosa importante che devi sapere” disse Stormy senza alzare lo sguardo sulla nipote. “Beh...sai che io e tua zia abbiamo deciso di avvicinarci a te un po’ di tempo fa”.
“Già…allora?” chiese Celeste.
“Beh vedi…non è andata proprio come credi tu” disse Stormy alzando timidamente lo sguardo sulla nipote.
“In che senso?” chiese Celeste non capendo ma temendo la risposta di sua zia.
“Vedi…inizialmente doveva essere una… “presa in giro”, ecco” disse Stormy.
“U-una…presa in giro?” chiese Celeste.
“Io e tua zia volevamo fingere di avvicinarci a te per poi, ecco… dirtelo e spezzarti il cuore” disse Stormy non distogliendo un attimo lo sguardo dalla nipote per cogliere ogni sua espressione. “Una cosa davvero orribile, lo so e mi dispiace immensamente, credimi”.
Celeste rimase immobile a fissare la zia; provò più volte a formulare delle parole, ma riusciva solo ad emettere dei suoni non identificati. Avrebbe voluto davvero sparire in quel momento.
“Celeste di’ qualcosa, ti prego” disse Stormy sul punto di piangere.
“Voi…voi avreste lasciato che io mi uccidessi?” chiese Celeste, che non era riuscita a formulare altre frasi.
“Noi…”. Stormy non sapeva neanche cosa dire.
“Vorresti dirmi che è stato tutto una finzione? Quei discorsi di scuse? Quelli per rassicurarmi? Il mio compleanno? Tutto?” chiese Celeste alzandosi con le lacrime agli occhi.
“No!” disse Stormy. “Dopo un po’ di tempo ci siamo rese conto di quanto tu sia meravigliosa e di quanto male ti abbiamo fatto…e abbiamo iniziato ad impegnarci seriamente”.
“Cosa dovrebbe farmi credere che tu mi stia dicendo la verità e che in realtà tu non mi stia mentendo?” chiese Celeste, anche se aveva l’aria di essere una domanda retorica.
“Perché avrei dovuto dirtelo altrimenti?” rispose Stormy iniziando a temere una reazione di Celeste.
“Magari perché, da quel che ho capito, era proprio il vostro piano” disse Celeste mentre una lacrima le rigava la guancia.
“Non mi sarei certo ostinata tanto a farti capire che ora invece sono cambiata, anzi siamo cambiate” disse Stormy mentre iniziava a piangere anche lei.
“Io…io non posso credere che voi l’abbiate fatto” disse Celeste facendo due passi indietro e scuotendo la testa.
“Sul serio tesoro, io non voglio neanche provare a difendermi perché so di essere indifendibile, ma credimi; ora è tutto finito e io ti voglio bene, immensamente” disse Stormy.
“Io vorrei crederti, ma...” disse Celeste, non sapendo come concludere la frase. “Anche se lo facessi, rimarrebbe ciò che avete fatto”.
“Lo so, e non pretendo che tu ci perdoni subito” disse Stormy allungano le braccia verso Celeste. “Voglio solo che tu sappia che tutto ciò che abbiamo fatto per te…o meglio, la maggior parte delle cose che abbiamo fatto per te le abbiamo fatte con sincerità e che potrai sempre contare su di noi”.
Celeste la guardò per qualche secondo per poi abbassare il capo iniziando a piangere silenziosamente.
“Celeste, no…” sussurrò Stormy aggirando la scrivania per raggiungere la nipote. Si avvicinò cautamente a Celeste e la cinse in un abbraccio.
“Piccola io non volevo farti soffrire” disse Stormy rendendosi conto dello stato della nipote. Celeste non ricambiò l'abbraccio, ma rimase a fissare per qualche secondo il pavimento per poi staccarsi dall'abbraccio di Stormy ed uscire.
Stormy sospirò per poi uscire anche lei. Seguire la nipote, al momento, sarebbe stato inutile.
***
Darcy si stava dirigendo verso la sua camera quando Stormy la raggiunge.
“Come sta Abigail?” chiese Stormy preoccupata.
“Sta bene. Ha ancora voglia di fare dell’ironia, il che è un buon segno” disse Darcy. “E tu? Com’è andata con la principessina Celeste?”.
“Bene, credo ci sia cascata in pieno” disse Stormy incrociando le braccia. “Solo…era davvero arrivata al punto di volersi uccidere?”.
“Lo sai quanto siamo perfide e lei non ha un minimo di resistenza” disse Darcy sorridendo in modo sinistro. “Stormy…non ti starai facendo intenerire?”.
“Assolutamente no, stavo solo constatando…” disse Stromy alzando le mani.

***
Abigail bussò alla porta della camera di Celeste. Dopo essere rientrata nello studio di Stormy non l’aveva più vista e non avevano potuto parlare di ciò che aveva scoperto.
“Va via zia!” disse Celeste dall’interno; la voce era ovattata, sembrava stesse piangendo.
“Celeste?” disse Abigail sorpresa dalla reazione di Celeste. “Sono Abigail, posso entrare?”.
Dopo qualche secondo di silenzio, Celeste rispose.
“Entra” disse.
Abigail entrò nella camera. Celeste era seduta sul pavimento con le ginocchia strette al petto e il viso appoggiato alle ginocchia.
“Celeste” sussurrò Abigail avvicinandosi alla ragazza. “Forse in questo momento non è la cosa più importante, ma perché sei sul pavimento?”.
“Perché quel letto non è realmente mio, così come quella scrivania, quell’armadio e tutto ciò che si trova al suo interno” disse Celeste.
“Ma che stai dicendo?” chiese Abigail accovacciandosi accanto alla cugina.
“Tutto una finzione, è stato tutto una finzione” disse Celeste senza alzare il capo.
“In che senso tutto una finzione?” chiese Abigail non capendo.
“Loro non volevano davvero avvicinarsi a me” disse Celeste alzando finalmente il capo e guardando Abigail.
“Mia madre e la zia Stormy? Ma loro…” disse Abigail, rimanendo sconcertata per la notizia.
“La zia ha detto che ora è tutto vero, ma io… non lo so, non so che fare” disse Celeste riappoggiando la testa sulle ginocchia e ricominciando a piangere.
“Io…io non so che dire” disse Abigail abbracciando la cugina.
“Tu…tu non lo sapevi, vero?” chiese Celeste. Abigail, oltre a Liam, era improvvisamente diventata la sua unica certezza e non avrebbe sopportato di sapere che anche lei l’aveva tradita.
“Assolutamente no, altrimenti te l’avrei detto dall’inizio” disse Abigail accarezzando la schiena di Celeste.
“Cosa faccio ora? Dovrei scappare?” chiese Celeste.
“Scappare? No! Cioè…non dovresti, non servirebbe” rispose Abigail.
“Ma io non riuscirei a continuare a stare qui, almeno non per il momento” disse Celeste.
“Ma saresti da sola…e poi tu sei la mia unica amica, non puoi lasciarmi da sola” disse Abigail con voce supplichevole.
“Non lo so Abigail, ormai non so più nulla” disse Celeste.
“Ascolta, cerca di conviverci. Il giorno del tuo compleanno, per esempio, la zia era agitata in un modo incredibile; voleva che tu vivessi un giorno speciale e o è una attrice professionista o il suo era un desiderio sincero” disse Abigail per cercare di far ragionare la cugina.
“Il problema non è questo, il fatto è che volevano ingannarmi, che quando mi hanno fermato dall’uccidermi non lo facevano con intenzione di salvarmi, ma di farmi vivere di più per farmi soffrire” disse Celeste. “Per me è stato già molto difficile perdonare loro tutto ciò che mi hanno fatto, ti rendi conto di cosa significa per me dover sopportare anche questo? Praticamente da quando sono nata non faccio che incassare colpi; tu dici che ora sono sincere, e con tutta la probabilità è così, ma chi mi dice che non lo rifaranno in futuro? Le persone non cambiano così radicalmente in così poco tempo”.
Abigail guardò preoccupata Celeste; ormai era evidente che volesse scappare.
***
 Abigail uscì dalla camera di Celeste. Non riusciva a credere a ciò che le aveva detto la cugina, lei stessa non aveva notato nulla all’inizio, ma forse il “vero cambiamento” era avvenuto più velocemente di quanto pensassero, tanto da non accorgersi di nulla. Ma ora il problema era un altro: Celeste le aveva chiaramente fatto capire di voler scappare, ma lei non voleva che lo facesse; era la sua unica amica e poi sarebbe stata da sola con Menlok in agguato. Le costava ammetterlo, ma doveva dirlo a sua zia; sua madre era fuori gioco e se lo avesse detto a Stormy avrebbe potuto fare qualcosa per fermarla. Sentiva in un certo senso di tradire Celeste in questo modo, ma lo faceva per proteggerla.
Si diresse spedita verso la camera di Stormy; sapeva che con ogni probabilità la strega si trovava lì. Bussò con vigore alla porta ed aspettò che sua zia andasse ad aprirle. Voleva chiederle aiuto, ma sicuramente non si sarebbe risparmiata un discorso da farle…sperando che Stormy fosse del giusto umore per starla ad ascoltare senza inveirle contro.
Stormy aprì la porta; aveva gli occhi arrossati, evidentemente non stava molto meglio di Celeste. Abigail ebbe un’esitazione, forse non sarebbe stato opportuno rinfacciarle ciò che aveva fatto, così rimase qualche secondo a fissarla, indecisa su cosa fare.
“Lo so che vedermi in questo stato non è una cosa di tutti i giorni e che vorresti rimanere qui a fissarmi fino all’anno prossimo, ma potresti dirmi cosa vuoi e poi lasciarmi in pace?” disse Stormy incrociando le braccia.
“Ehm, si, volevo dirti…ma come diavolo vi è venuto in mente di fare una cosa del genere?” chiese Abigail. Ormai si trovava lì, tanto valeva parlarne.
“Ascolta, ci sto già soffrendo abbastanza, quindi se devi farmi il tuo discorso moralista fallo ma sbrigati” disse Stormy stropicciandosi gli occhi.
“Celeste ha avuto una vita molto difficile, non ha mai potuto conoscere sua madre, voi la trattavate come la persona più orribile e disprezzabile dell’universo ed era completamente sola, a parte Liam. Era arrivata al punto di volersi uccidere e voi avete avuto il coraggio di tirarle quest’altro colpo basso?! Con me siete sempre state fantastiche, ma ormai inizio a dubitare di voi” si sfogò Abigail.
“Finito? Bene, io torno ad isolarmi” disse Stormy girandosi dal lato opposto.
“Perché non sei andata da lei?” chiese ancora Abigail.
“Perché sarebbe inutile al momento” rispose Stormy rimanendo voltata.
“Beh, dovresti almeno far sì che rimanga qui” disse ancora Abigail.
“In che senso?” chiese Stormy girandosi verso la nipote.
“Ha intenzione di scappare, me l’ha detto chiaramente prima” continuò Abigail mentre lo sguardo di Stormy mutava da scocciato a spaventato.
“Vuole scappare? E tu l’hai lasciata da sola?” chiese Stormy uscendo dalla sua camera e chiudendosi la porta alle spalle.
“Dovevo pur venirtelo a dire” disse Abigail scrollando le spalle.
“Beh ora vai da lei e controlla che sia ancora lì e che non scappi, io vedrò di risolvere il problema” disse Stormy mentre si avviava per un corridoio.
“Che cosa farai esattamente?” chiese Abigail quando Stormy poteva ancora sentirla.
“Farò in modo che non possa scappare” disse Stormy per poi svoltare un angolo.
“Perché la mia famiglia è sempre così esaustiva?” si chiese Abigail mentre si dirigeva verso la camera di Celeste.
***
Menlok si avvicinò a Derek.
“Oggi, come promesso, una bella spuntatina” disse Menlok accovacciandosi con un coltello in mano.
“Invece che pensare ai miei capelli pensa ai tuoi; quel colore non va di moda da due secoli” disse Derek.
“E devo ringraziare te per questo bel colore, ricordi?” disse Menlok prendendo, dalle punte, i capelli di Derek. Poi mise il coltello a metà della lunghezza di essi e diede un colpo netto, che fece spezzare i capelli.
“Vorresti farmi credere che mi hai appena tagliato i capelli perché quando eravamo bambini ti ho fatto cadere in quel pozzo che ha fatto diventare i tuoi capelli rossi?” chiese Derek.
“No, credo solo che quei capelli lunghi sarebbero potuti esserti d’intralcio durante le battaglie” disse Menlok alzandosi .
“Battaglie?” chiese Derek agitandosi. “In che senso battaglie?”.
“Quelle che farai al mio servizio” rispose Menlok.
“Scordatelo!” disse Derek. “Qualsiasi minaccia tu mi farai non mi farà cedere!”.
“Lo so, infatti ho intenzione di controllarti, ma a questo penseremo dopo” disse Menlok.
“Sai una cosa” disse Derek. “Io mi libererò prima che tu possa fare qualsiasi cosa”.
“Ah si?!” chiese Menlok incrociando le braccia. “E sentiamo, come dovresti fare?”.
“Non sarà affatto difficile imbrogliare una testa vuote come la tua” disse Derek sorridendo.
“Davvero?” chiese Menlok sorridendo in modo sinistro. Si girò dal lato opposto e tese una mano verso la parete rocciosa. Dopo che ebbe fatto uno strano movimento con la mano, nella parete si formò un buco. “Bene, quella è l’uscita. Avanti vai, sto aspettando”.
“Ti conosco troppo bene fratello” disse Derek. “Sapevo perfettamente che avresti reagito in questo modo”.
“Ok, però tu non mi hai ancora fatto vedere il tuo brillante piano in azione” disse Menlok incrociando le braccia.
“Aspetta e vedrai” disse Derek sorridendo.
“Che fai mi prendi in giro?” chiese Menlok abbassandosi all’altezza di Derek.
“Non che sia così difficile farlo” lo provocò Derek. Menlok lo prese per la maglia e lo alzò da terra.
“Hai ancora voglia di scherzare?” chiese Menlok portando il suo viso a pochi centimetri da quello di Derek.
“No, di scherzare no” disse Derek dando un pugno in pieno viso all’altro. Menlok allora bloccò con le mani i polsi di Derek contro la parete. Derek fece un incantesimo che fece sparire i bracciali anti-magia e con uno strattone si liberò dalla presa di Menlok.
“Come diavolo hai fatto? Quei bracciali ti impedivano di usare la magia!” disse Menlok incredulo.
“Ieri parlando con quel tuo servetto da quattro soldi hai detto che per evitare brutti scherzi avevi fatto un incantesimo ai bracciali così che non potessero funzionare a contatto con te. Beh, la cosa buffa è che è stato proprio quell’incantesimo a giocarti un brutto scherzo” spiegò Derek.
“Ma sei in uno stato pietoso, non riuscirai mai a sconfiggermi” disse Menlok lanciando un incantesimo verso Derek.
“Non è nei miei piani” disse Derek sparendo prima che l’attacco lo colpisse.
***
Abigail scese le scale di corsa.
“Non è in camera!” disse Abigail a Stormy, che si trovava alla fine della scalinata.
“Come sarebbe a dire che non è in camera?!” chiese Stormy arrabbiandosi.
“Non è in camera, cosa c’è da spiegare?” disse Abigail allargando le braccia.
“Ok, tu va a cercarla io vado a controllare la sua camera” disse Stormy salendo le scale mentre Abigail andava del lato opposto.
Arrivata davanti la camera di Celeste, Stormy vi entrò. Controllò l’armadio; non sembrava mancare nulla. Anche sulla scrivania sembrava essere tutto normale.
“Non mi immaginavo una tua visita” disse Celeste entrando.
“Oh, scusa se sono entrata, ma ecco…temevo fossi scappata e volevo controllare che fosse tutto a posto” disse Stormy.
“Pur volendo mi sembra impossibile con due guardie ad ogni uscita e le finestre sigillate dell’esterno” disse Celeste incrociando le braccia ed abbassando lo sguardo. “E in ogni caso non avrei preso nulla, tecnicamente queste cose non sono mai state mie”.
“Lo sono invece” disse Stormy. “Ascolta… parliamone, è stato un gesto orribile ma finora è andato tutto bene tra di noi, perché qualcosa dovrebbe cambiare?”.
“Avevo iniziato a credere che le cose fossero cambiate e che sarebbe andato tutto per il meglio, ma questa cosa mi ha fatto capire che voi non cambierete mai” disse Celeste.
“Celeste non pensare questo…” disse Stormy con voce supplichevole. “Vorresti davvero “punirci” per qualcosa che potremmo fare?”.
“Non mi sembra che voi per tredici anni abbiate fatto qualcosa di così diverso” disse Celeste.
Stormy non seppe come rispondere e Celeste uscì dalla stanza.
***
Celeste entrò nell’ufficio di Stormy. Tutte le finestre erano state sigillate, ma sua zia soffriva di claustrofobia; sicuramente almeno la finestra del suo ufficio l’avrebbe lasciata aperta. Infatti, arrivata davanti alla finestra, la trovò socchiusa. Guardò al di fuori di essa per controllare che non ci fosse qualcuno in giardino, aprì la finestra, si alzò in volo ed uscì.
 
 
 
 
 
Ma ciaooooooooo!!!!!
Esattamente in questo giorno, un anno fa, una persona con problemi mentali non identificati iniziava a scrivere la sua storia. Ebbene, questo capitolo è stato terminato esattamente una settimana fa, ma io sono una persona sentimentale e volevo condividere con voi la mia gioia nel festeggiare un anno di torture!
Ah…comunque, ho deciso che la lunghezza media dei capitoli d’ora in poi sarà questa, salvo eccezioni o imprevisti, cosa ne pensate? Un’altra cosa (che non vi interesserà, non ha una minima importanza e potrei tranquillamente non scrivere); sono passata a rileggere i miei primi capitoli e…wow. Ma non quel tipo di WOW! ma più un “wow…”. Quindi, quel è la morale della favola? (O della fiaba? Non mi ricordo mai, che poi arriva la prof: “Quel è la differenza tra fiaba e favola?”. Non lo so, non me lo ricordo!) Insomma, quest’estate credo che passerò a correggere e sistemare un po’ i capitoli. Beh, io ve l’avevo detto che non vi sarebbe importato nulla.
Beh, a prestooooooooooooooooooooooooo (qualche altro miliardo di o)
Icydarcystormy
   
 
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