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Autore: Nuel    10/03/2017    5 recensioni
Il film "Kiss Me, Kill Me" ha segnato il ritorno di Gale Harold a un ruolo gay dopo essere stato per cinque anni l'indimenticabile Brian Kinney di "Queer as Folk". Stephen, il personaggio che interpreta in KMKM, ha molto di Brian, che lo si voglia ammettere o no. Per Gale è un tuffo nel passato, per i suoi fan un modo per rivedere Brian, dieci anni dopo.
♣ Questa fanfiction si è classificata prima al contest "Mi fai impazzire" indetto da Paperetta@ sul forum di EFP.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gale Harold
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Kiss Me, una volta ancora


Qualcuno potrebbe pensare che fosse stato come ritrovare un vecchio amico.
Non era stato così, no.
Era stato come guardarsi allo specchio e ritrovare se stessi, come socchiudere le palpebre e scorgere una figura attraverso la sabbia di una clessidra, scoprirsi più vecchio, più solo, più disilluso, con più rimpianti che rimorsi.
Niente male per uno che aveva fatto del motto “Nessuna scusa. Nessuna giustificazione. Nessun rimpianto” la propria bandiera.
    Anche se non avevano lo stesso nome, Gale l’aveva riconosciuto subito.
Non era tipo da scommesse, ma non lo avrebbe sorpreso scoprire che avevano scelto lui per quel ruolo non perché era Gale, ma perché era stato Brian.
    Erano trascorsi dieci anni, ma Brian non se ne era mai andato. Era ancora lì, troppo offeso per uscire allo scoperto nella vita quotidiana, quella in cui l’aveva ripudiato, da cui l’aveva bandito ripetendosi ogni giorno che lui non era così, che era diverso, che a Brian aveva solo dato il volto, la voce, il corpo. Non avrebbe mai potuto ammettere di avergli dato il cuore, anche se Brian se l’era preso, come faceva sempre, senza chiedere prima e senza scusarsi dopo.
Dopo tutti quegli anni, Brian era tornato, aveva cambiato nome, città, mestiere, ma era lui.
    La vita è un film, dicevano, e lui era un attore, dicevano.
    Un attore frustrato con le bollette da pagare anche se, nella vita di ogni giorno, in fondo, gli bastava poco. Era arrivato a Hollywood dal nulla, cinque dollari in tasca e troppe multe da pagare. Brian gli aveva pagato le multe e comprato una casa, Stephen gli avrebbe pagato le bollette, un piccolo favore da un produttore di successo a un attore fallito.
    In fondo Stephen gli aveva chiesto solo un volto, una voce, un corpo, e lui era un attore.
    Era quello che facevano gli attori, no?
    Ogni segno sul suo viso, ogni ruga raccontava una storia, una vita sofferta, sentimenti soffocati, troppi, quel mezzo sorriso prima di distogliere lo sguardo, il modo in cui si mordeva le labbra per non dire qualcosa che non poteva rivelare nemmeno a se stesso. Tutto era prestato a Stephen. Lui poteva dire tutto, fare tutto, scopare tutto… suonava familiare come la risata di scherno di Brian, oltre lo specchio.
    Stephen però non rideva.
    Stephen aveva messo la testa a posto dopo una vita dissoluta, quella di Brian, appunto; aveva deciso di chiedere all’uomo che amava di sposarlo.
Anche Brian l’aveva fatto.
Sia Dusty che Justin – anche i nomi erano simili! Davvero qualcuno avrebbe creduto a una coincidenza? – avevano detto di sì, ma sembrava che il suo, il loro destino fosse quello di restare soli.
    Stephen aveva poche scene prima di morire male, poche scene in cui mostrava e diceva tutto e Gale poteva concedersi di togliere la maschera e diventare di nuovo, per poco, se stesso. Non quello reale, ma quello che avrebbe voluto essere.
    Brian era stato più lui di quanto lui non fosse mai stato, e Brian era il passato di Stephen, per questo lo conosceva così bene, per questo sapeva già tutto di lui. Anche se per tutti sarebbe stata un’illusione, un ruolo, lui conosceva la verità, era come indossare un vecchio vestito comodo o, meglio ancora, scivolare di nuovo dentro la propria pelle.

 
*

Stephen ha tutto e non ha niente: soldi, successo, nessun amico. Tanti amanti capricciosi a cui è lui a pagare i conti, pronti a pestare i piedi come bambini fino a quando non apre il portafogli. Meglio, comunque, aprire quello che il cuore: col cuore si va sempre in rosso e Stephen lo sa, glielo si legge in fondo agli occhi, nel modo in cui guarda gli ospiti di Dusty alla festa che il suo fidanzato ha organizzato per lui.
    Non ha dimenticato nessuno, Dusty, troppo ingenuo, troppo buono, per non invitare il suo amichetto spacciatore, l’avvocato che sorride come una iena aspettando solo di poter banchettare col suo cadavere, persino lo strizzacervelli divorato dall’invidia e dalla gelosia.
    Forse il più onesto, in quel branco di ipocriti, arrivisti e pettegoli omuncoli senza attributi è l’unico imbucato, quello che Dusty odia, di cui è geloso: Craigery che, con la sua invadenza, col suo fregarsene di lui ogni volta che lo tradisce e poi torna in lacrime, giurandogli amore eterno, lo tratta da pari a pari.
Con un po’ più di cervello, Craigery avrebbe potuto diventare come lui. Forse se fosse vissuto più a lungo avrebbe potuto diventare qualcosa di diverso da una shampista platinata o forse no, perché ci vuole tanto cervello e nessun cuore per essere Stephen.
    Il problema è che l’amore non lascia scampo, metaforicamente uccide in tanti modi e, qualche volta, lo fa persino letteralmente. La gente può davvero innamorarsi di chiunque, in qualunque momento, ma non quelli come Stephen, per lui l’amore è arrivato una volta sola, forse due, se guarda indietro nel tempo, al ragazzo che era stato prima di diventare il cinico produttore televisivo che è. Molto meglio il sesso dell’amore: è onesto ed efficiente, ne entri e ne esci col massimo del piacere e il minimo delle stronzate.
    Gli brilla lo sguardo mentre cammina tra gli invitati rapiti dalla drag queen che esegue il suo numero di magia, poi il volume della musica aumenta, parte degli ospiti si riversa in piscina. Conosce quel mix di droga, sesso e musica, lo corteggia come un vecchio leone che ricorda ancora nelle zampe la corsa, la caccia; gli sembra quasi di sentire l’odore dell’eccitazione, il cuore che batte più forte, il sangue che ruggisce nelle orecchie a ritmo con le percussioni. Lo inala col popper nella notte buia e fresca di West Hollywood come aveva fatto tante volte nelle notti calde e sudate della discoteca e le sue mani grandi si chiudono su tutto quello che toccano, sul vetro freddo di un bicchiere come sul braccio caldo di Dusty e non c’è dubbio di quale sia il senso: “mio”.
    Ogni cosa gli appartiene: quella gente, quella notte, sono in suo potere; persino l’odio che quella mestruata di Amanda nascondono dietro i sorrisi amichevoli. Stephen a malapena li nota: sono insignificanti per lui. Sono tutti suoi, lì dentro, conosce il loro prezzo. Tutti hanno un prezzo, persino Dusty ingoia l’ultimo tradimento di fronte a un anello e una proposta di matrimonio.
    È Craigery a infrangere l’idillio. La perfezione che va in frantumi fa il rumore di un foglio di carta regalo strappato. Mai usare lo stesso nomignolo per due amanti diversi. Se lo appunta per il futuro, mentre corre dietro a un Dusty ferito e umiliato. Dusty sa che tra lui e Craigery non finirà mai per davvero: lo vuole troppo. Lo desidera, ma non lo ama, ci ha provato a stargli lontano, continua a provarci, continuerà a provarci finché avrà Dusty. Ma il sesso con Craigery è un’altra cosa.
    Dusty ha bisogno della sua scena da prima donna, di tirargli dietro l’anello che gli ha messo al dito meno di un’ora prima e Stephen lo sa. È tutta la vita che ha a che fare con reginette del dramma e principesse isteriche, ma è la prima volta che una di loro gli fa tremare il cuore.
    Non è la paura, non solo. Non aveva mai anteposto il bene di qualcun altro al proprio.
    Poi la paura svanisce, il cuore si ferma, la scena cambia.
    Se avesse continuato a scopare con Craigery, invece di innamorarsi di Dusty, magari sarebbe vissuto abbastanza da diventare vecchio.
    Che importa, ormai?
    Quando muori, muori e basta.

 
*

Il cuore di Gale batteva forte e lento, le luci si accesero.
    La proiezione era terminata, i titoli di coda stavano ancora scorrendo veloci sul maxi schermo. Le riprese erano durate poche settimane, le sue scene erano state girate in pochi giorni che già sembravano lontani quanto una vita intera. Se fosse stato possibile non respirare così a lungo, avrebbe creduto di aver trattenuto il fiato dalla prima scena all’ultima, quella in cui la vita andava avanti, senza di lui.
    Per un momento regnò un silenzio irreale, più vicino a quello dei suoi pensieri che a quello del mondo che lo circondava, poi cominciò il brusio e il brusio divenne voci, domande, commenti, complimenti. La sala era piena di giornalisti accreditati che avevano assistito alla prima del film assieme al cast e agli autori. Entro poche settimane la pellicola avrebbe fatto il giro dei festival del cinema americani e tutti avrebbero visto.
    Sarebbe scomparso di nuovo, inghiottito dalla paranoia, prima che ricominciassero le chiacchiere. Sapeva cosa avrebbero detto i fan, era la parte brutta del suo mestiere e lui proprio non ce la faceva a reggerla.
    Ci sarebbero state interviste, foto, la premiere; le facessero pure gli altri. Cosa poteva dire lui di quella produzione, di quel personaggio? Era durato tutto troppo poco ed era bastato a sbattergli in faccia qualcosa che cercava di negare da troppi anni, qualcosa che l’aveva reso ancora più insicuro, più infelice.
    Lo sentiva ancora sulle dita, ne percepiva il sapore sulle labbra, ma quella non era la sua vita.
    Se avesse avuto il coraggio di prendere il telefono e chiamare New York sarebbe stato diverso, ma lui non era Stephen, non aveva niente da offrire alla persona che amava, nemmeno se stesso.

 
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Note
• Questa fanfiction si è classificata prima al contest “Mi fai impazzire”, indetto da Paperetta@ sul forum di EFP.
Il bando chiedeva di scrivere di un personaggio reso unico e straordinario (agli occhi dell’autore della ff) perché interpretato da quello specifico attore.
Ho scelto di andare oltre la traccia del contest costruendo una cornice dedicata all’attore perché ritengo sia fondamentale per capire “cosa” mi abbia fatto impazzire di Stephen: Stephen è Brian 2.0.
Brian Kinney, protagonista indiscusso della storica serie TV “Queer as Folk” è il personaggio che ha portato al successo Gale Harold e che ha segnato, nel bene e nel male, parte della sua carriera successiva. QaF è andata in onda per sole cinque stagioni, dal 2000 al 2005, lasciando un vuoto ancora incolmabile non solo nel cuore dei fan, ma anche nella programmazione televisiva, che non è più riuscita (o non ha più voluto osare tanto) a produrre qualcosa di così provocatorio e socialmente importante.
Il ritorno di Gale Harold ad un ruolo gay ha quindi scatenato l’entusiasmo dei fan e la curiosità della critica. Il risultato è che il DVD è andato bruciato su Amazon in pochi giorni, e chi lo ha già visto non ha potuto che riconoscere Brian in Stephen.
Che l’associazione tra i due personaggi fosse nelle intenzioni degli autori è pensiero rafforzato dal fatto che nei trailer sono state diffuse alcune sequenze che rimandano a QaF, anche se, con tutta probabilità, si è trattato unicamente di una trovata pubblicitaria per garantirsi l’interesse del nutrito fandom di Gale Harold, che da alcuni anni si nega a fan e fotografi limitando la propria presenza e mirati eventi privati e fan-meet a numero chiuso.
    Proprio questa supposta continuità tra i due personaggi mi ha fatto adorare “Kiss me Kille me”: Gale, Brian e, ora, Stephen sono quasi un’entità unica (per quanto Gale Harold ribadisca da quindici anni di essere etero e di non avere nulla in comune con Brian. Io, però, sono del team “Gandy” e l’ho inserito anche qui perché una fanfiction in cui Gale non ami Randy mi spezzerebbe il cuore).
    Oltre a questo amo KMKM perché… beh, perché quando è stata annunciata l’uscita dei DVD e la produzione ha chiesto collaboratori per la traduzione dei sottotitoli, mi ci sono buttata e ora il mio nome compare alla fine dei sottotitoli in italiano del dvd originale e, con ogni probabilità, questo sarà per sempre il punto di massima vicinanza tra me e l’attore che mi fa impazzire come nessun divo ha mai fatto nemmeno quando ero adolescente.
• “Nessuna scusa. Nessuna giustificazione. Nessun rimpianto”: “No excuses. No apologies. No regrets.” è il motto di Brian Kinney in “Queer as Folk”.
• “poteva dire tutto, fare tutto, scopare tutto”: altra citazione da QaF. Nell’episodio 1x07 Melanie dice di Brian: “[...] è il suo fare tutto, dire tutto, scopare tutto. Senza scuse, giustificazioni o rimpianti.”
• “è onesto ed efficiente, ne entri e ne esci col massimo del piacere e il minimo delle stronzate”: Nell’episodio 1x02 di QaF Brian dice a Justin “Io non credo a queste idiozie dell’amore. Io credo nelle scopate: sono oneste ed efficienti. Ne entri e ne esci col massimo del piacere e il minimo di stronzate. L’amore è una cosa per gli etero, se la raccontano per finire a letto, poi finiscono col farsi male a vicenda perché erano tutte bugie fin dall’inizio.
• Durante un’intervista (di cui non riesco più a trovare il link =.=), Gale ha dichiarato che le riprese di KMKM sono state troppo veloci e non gli hanno permesso di sviluppare appieno il ruolo. Questo potrebbe giustificare perché Stephen riprenda tanto Brian, non essendoci stato il tempo di elaborare un personaggio completamente altro.
• Casper Andreas, regista di KMKM, ha dichiarato in una intervista: “Gale is a real actor’s actor. He loves to get into the motivation behind everything his character says and does, and so he has a lot of ideas and it is a real collaborative effort. It’s always interesting working with actors as they are all very different. Some couldn’t be bothered listening to what I have to say and just want to do their own thing (which is my least favorite kind of actor), some just do what I tell them to do — which is great of course since we are always short on time on a film like this. But being an actor myself I really enjoy the collaboration that comes from having discussions and rehearsals with the actors and figuring out what motivates the characters. On a low budget film like this where we can’t afford to schedule rehearsal days, I always try to meet with each actor beforehand to discuss any concern and ideas they have, something that is very helpful as we need to move kind of quickly on set”.
• La premiere di KMKM si è tenuta a Los Angeles il 6 Dicembre 2016. Gale Harold non ha partecipato all’evento.
• KMKM ha vinto i premi “Best Soundtrack”, “Best cinematography”, “Best Narrative feature”, “Best screenplay”, “Best actor in a feature film”, “Best ensemble” al 18° LGBT Film Festival di San Diego; il “Best feature” all’LGBT Film Festival del New Jersey; il “Best ensemble” e l’“Audience choice award” al Fort Worth’s Gay & Lesbian International Film Festival.
• KMKM è acquistabile dal sito della casa di produzione Embrem, su Vimeo e sugli store Amazon.com, Amazon.uk e Amazon.de, dove a breve sarà disponibile anche col doppiaggio in lingua tedesca.

 
   
 
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