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Autore: cin75    10/03/2017    4 recensioni
E se Sam avesse fatto una scelta ben diversa da quella che conosciamo noi? E se Dean non riuscisse ad appoggiarlo? Se i MoL inglesi fossero riusciti in quello che nè Inferno nè Paradiso sono mai riusciti?
Separare i due Winchester.
Questo è il mio POV.
Genere: Angst, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Mary Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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La sera in cui il vampiro Alpha è morto.
Mary guardò Dean avanzare piano verso di lei. La donna lo guardava ed era così simile a John eppure così diverso. Il ragazzo dopo aver scambiato un paio di battute con il fratello, tornò a fissarla e allora lei decise di parlargli.
“Dean, come mai sei qui?” chiese, ma senza rancore nel tono della voce, dato che l’ultima volta che lei e Dean si erano parlati, il figlio l’aveva messa duramente alla porta.
Dean abbozzò un mezzo sorriso. Quasi imbarazzato.
“Quando ho sentito che questo posto era sotto attacco, niente mi è sembrato più importante. Volevo solo arrivare qui il prima possibile.” Disse solo, senza entrare troppo nei particolari.
Non ce ne era bisogno.
Mary ebbe tutto chiaro e si odiò perché non riuscì a trovare il coraggio di abbracciarlo. Si sarebbe sentita debole. E pensò, che anche Dean si sarebbe sentito nello stesso modo. Quindi si fece bastare un leggero cenno di complicità.
 
Più in là, Sam sembrava volersi congedare civilmente con Mick. Invece…
“Voi potete cambiare il mondo e io ne voglio fare parte!”
Mick ne fu stupito, ma istintivamente il suo sguardo si spostò sul maggiore dei Winchester.
“E tuo fratello?!”
Sam lo guardò e poi guardò Dean ancora accanto a sua madre.
“Dammi un po’ di tempo!” disse solo e raggiunse la sua famiglia così da poter lasciare, almeno per quella sera, quel posto insieme.
 
 
Circa due mesi dopo quella sera.
I due fratelli, con somma sorpresa, si erano ritrovati di nuovo a dover affrontare un nemico soprannaturale, accanto agli umanisti inglesi. Ketch in prima fila.
Ebbero successo e nonostante il disagio comune, si sentirono sollevati di aver eliminato un altro po’ di male dalla faccia della Terra.
Quando riportarono Mary alla base dei “brits”, al momento dei saluti, un Mick , più che soddisfatto si fece trovare ad attenderli.
“Avete fatto un ottimo lavoro. I miei complimenti!” disse compiaciuto mentre Dean, al centro tra Sam e Mary, sembrava essere sulle spine pur di andare via da lì.
“Non ti offendere, ma ce l’avremmo fatta anche da soli. Anzi, l’arrivo dei tuoi G.I. Joe, ci ha solo complicato la vita.” Fece il maggiore.
Mick sorrise e annuì appena.
“E’ così che la pensi, Dean?!”
Sam , a quell’uscita, puntò gli occhi sull’inglese. Forse aveva capito che l’uomo si stava per sbottonare.
“Mick…” provò ad avvisarlo solo con il nome.
Dean lanciò uno sguardo veloce al fratello credendo che il minore volesse mediare. Per l’ennesima volta. “Sì. E’ così che la penso. Voi potete divertirvi con tutti questi giocattoli o con tutta questa roba all’avanguardia, ma io e Sam, siamo sempre stati e resteremo cacciatori vecchio stile e le cose ci vanno bene così!”
“Potresti cambiare!” insistette Mick.
“Grazie! Ma no, grazie.” replicò deciso. “Essere cacciatori come lo siamo io e mio fratello è qualcosa che ci è stato insegnato da chi questo lavoro lo faceva anche prima di voi fighetti inglesi. Essere così come siamo ci ha permesso di rimettere in riga un sacco di super cattivi soprannaturali, di mandare a monte l’Apocalisse, quella con la A maiuscola. Ci ha permesso di combattere fianco e fianco con Dio e dico DIO, mentre voi facevate cosa? Scartabellavate felici in qualche archivio!”
“Ti potrebbe piacere vedere cosa noi….”
“Senti, amico. L’unica cosa che mi piacerà fare adesso è salutare mia madre che è ancora curiosa di vedere cosa combinate voi e come lo fate e poi tornarmene con mio fratello a casa nostra!” lo congedò , alla fine.
“Ne sei certo?!”
“Mick..” lo richiamò con tono più severo Sam anche se intuì che l’inglese avrebbe ignorato bellamente il suo avvertimento.
“Chi me lo impedirà, tu?!” fece sfidandolo Dean.
“Cacciatori!!!, sempre sul piede di guerra!” ribattè ironico l’altro. “Fa’ come vuoi!” fece poi e mentre i due fratelli stavano per allontanarsi, Mick disse qualcosa che suonò strano, dato come era andato il loro saluto. “Dimenticavo. Che maleducato!!”
I due si voltarono. Mary accanto a Mick. Sam accanto a Dean.
“Ottimo lavoro davvero. Se non fosse stato per il tuo piano ben congeniato, le cose non sarebbero andate così bene. Davvero complimenti…..” e sorprendendo tutti, l’inglese posò lo sguardo sul più giovane dei Winchester. E finì la frase. “…Sam!”
Mary strinse le labbra, allarmata. Sam smise per un attimo di respirare.
“Figlio di puttana!” esalò furioso, il minore dei Winchester.
Dean restò con lo sguardo fisso sull’umanista. Aveva capito bene? Quel tipo aveva fatto i complimenti a Sam per il piano ben congeniato?
“Che significa…. Cosa…” disse piano, voltando lo sguardo verso il fratello accanto a lui. Ma quando vide lo sguardo colpevole , preoccupato e anche imbarazzato del minore, qualcosa si spezzò perfino nell’espressione del suo viso. “Sammy?”
“Dean..” e fu appena udibile.
“Tu?…anche tu?” sibilò il maggiore.
“Possono cambiare il mondo, Dean. Possono cambiare quel mondo che noi combattiamo da tutta una vita. Possono rendere migliore quello in cui potremmo vivere anche noi senza più guardarci le spalle giorno e notte!” disse tutto di un fiato.
“Anche tu!” e questa volta non era una domanda ma una triste presa di coscienza.
“Ascolta. Ascoltami, ti prego!”
“Da quando?!” e paradossalmente si ritrovò a fare la stessa domanda che Sam stesso fece a Mary quando vennero a conoscenza della sua collaborazione con gli umanisti inglesi.
“Cosa?!”
“Da quando?!” ripetè solamente.
“Dalla morte dell’Alpha vampiro.” Confessò in colpa.
Dean sospirò affranto. Deluso. Spiazzato.
Si passò una mano sul viso per portare via un po’ della rabbia che sentiva crescere dentro di lui sempre più forte. “Quindi quelle volte che facevi apprezzamenti su di loro, che cosa era? Eh!, Sammy?? Una sottile propaganda per portarmi dalla vostra parte?!”
“Dean , io non volevo che lo venissi a sapere così! Io volevo…”
“Cosa Sam?, Cosa volevi?” lo attaccò. “Volevi evitare che il coltello nella schiena me lo piantasse lui? Volevi essere tu?!”
“Ma che dici? Nooo!!!” si difese con forza Sam.
“Beh! Tranquillo. L’effetto è lo stesso. Fa male!” lo incolpò. “Fa un cazzo di male, fratellino.”
“Dean, ascoltami. Andiamocene. Andiamo alla macchina e parliamo mentre torniamo al bunker. Troviamo una soluzione. Infondo è quello che facciamo. Noi sistemiamo le cose!” propose Sam mentre gli metteva una mano sul braccio per incoraggiare il fratello ad accettare ma Dean con uno scatto rabbioso mise fine a quel contatto.
“No.”
“Cosa?!” sussurrò Sam vedendo il modo in cui Dean lo fissava furante e soprattutto deluso.
“Non penso che avranno problemi a trovarti un posto dove dormire qui dentro. Il bunker non è più casa tua Sam. Noi non sistemeremo mai più le cose insieme. Questo è troppo. Davvero….davvero troppo.” Asserì con rabbia e decisione.
“Dean, aspetta…” si intromise Mary preoccupata molto per quella reazione così rabbiosa del maggiore dei suoi figli. Si aspettava una scenata, le urla, magari anche una zuffa tra fratelli.
Ma no! Dean era freddo. Gelido. Paurosamente deciso.
“Tu sta’ zitta.” l’apostrofò con durezza, Dean. “Volevi vedere, capire, conoscere. Fare la tua parte , a modo tuo. Ho provato a capirlo , ad accettarlo, a farmelo piacere. Non sempre ci riuscivo, però ci provavo. Ma non ti è bastato.” l’accusò con disprezzo. “Dovevi portarmi via tutto ciò che rimaneva della mia famiglia.” disse indicando appena Sam, poco distante da lui, e poi fece per andarsene.
 
Quando giunse all’Impala, si voltò un’ultima volta e rivolse il suo sguardo ferito e arrabbiato a Sam che si sentì gelare dall’espressione che Dean aveva in volto.
“Una volta, per salvarti la vita, ti dissi che io non esistevo se non esistevi anche tu!” e Sam deglutì al ricordo di quando quelle parole furono dette. “Beh! Tranquillo fratellino. Non esisti più per me.” si infilò in macchina, mise in moto, e abbandonò la struttura inglese.
Mary raggiunse il minore e gli mise una mano sulla spalla perchè sapeva o poteva solo immaginare,  quanto, in quel momento, Sam stesse soffrendo.
“Sam vedrai che …”
“No, mamma. No!” la fermò il giovane. “Tu non hai idea di quello che ho fatto. Di quello che gli ho fatto. Di quello che quelle parole significano per noi due.”
“Ma Sam…”
“Oggi ho perso mio fratello, mamma.” la fermò ancora. “Spero, almeno, che sia per le buone ragioni di cui questi uomini e questo posto si vanta.” E non appena ebbe finito di dire così, Mick si fece loro vicino.
“Vediamo di scoprirlo allora!” e li invitò a seguirli.
 
 
Circa due mesi dopo la partenza di Dean.
“Dove diavolo sei finito? Sono giorni che ti chiamo e non rispondi.” fece con voce concitata Sam. “Dean??? Rispondi a questo cazzo di telefono.”
Ma dall’altro capo, ancora niente. Il numero risultava o spento o irraggiungibile.
Sam mise fine a quella conversazione a senso unico e lanciò frustrato, sul letto della sua stanza/cabina, il cellulare.
Quella mancanza di contatto con Dean, lo allarmava. Non poteva essere sparito così. A volte il fratello gli metteva giù. A volte attivava la comunicazione ma tutto ciò che Sam poteva sentire era la musica a tutto volume.
Ma , almeno era qualcosa.
Il niente, lo preoccupava.
Così decise. Si affacciò alla porta della sua stanza, si assicurò di essere solo e riprese il telefono tra le mani. Digitò un numero e attese che dall’altro capo gli rispondessero.
Sam?!” fece la voce bassa e sempre rauca di Castiel. “Problemi?!
“Ascoltami. Cerca Dean. Non riesco a contattarlo da quasi cinque giorni. Non mi sento tranquillo. Deve essere successo qualcosa. Ma se non è così ed è solo in qualche bar a scoparsi la barista di turno, prendilo a pugni da parte mia e ricordagli che io qui dentro mi sto facendo il culo anche per conto suo!”
Ok. Dov’era l’ultima volta che lo hai sentito?!
“Gli ho mandato notizie su un caso a Port Huron che avremmo seguito. Poi più niente.” Riferì.
Mi metto in viaggio immediatamente.
“Grazie. Castiel?!” lo richiamò con tono apprensivo.
Sì?
“Fa’ presto, amico. Davvero. Non mi sento tranquillo.”
Ti farò sapere appena scopro qualcosa.” e poi Sam mise giù.
 
Quando si girò si trovò davanti sia Mick che sua madre.
“Problemi?!” chiese l’inglese notando la sua agitazione.
Sam mentì e non mentì.
“Cercavo di mettermi in contatto con Dean. Ma lui non mi risponde. Così ho chiesto ad un amico di avvisarmi se lo vede in giro.” Rispose mortificato e al tempo stesso soddisfatto dell’espressione convinta del suo interlocutore.
“Vedrai Sammy, riusciremo a convincere anche lui che anche noi siamo i buoni.” Fece infatti, Mick.
“Ne dubito. Voi non conoscete Dean come lo conosco io.” replicò con una punta di orgoglio verso quel legame così forte,  il giovane cacciatore. “E un’altra cosa.” continuò, poi.
“Cosa?!”
“Non chiamarmi Sammy!” fece sorpassandoli e aspettando che Mary lo raggiungesse. “Solo Dean può farlo.”
“Ma Dean non c’è adesso!” replicò l’inglese.
“Appunto.”
“Magari io potrei…”
“Cosa? Prendere il posto di mio fratello?!” fece sprezzante il cacciatore.
Mick fece spallucce lasciandogli capire che era quello che poteva essere.
Sam sorrise nervosamente. “Non accadrà mai, Mike!” lo denigrò sbagliando apposta il nome.
“E’ …Mick!” lo corresse l’inglese.
“E il mio è Sam!” ribadì il cacciatore mentre si avviava con la madre lungo il corridoio della struttura paramilitare.
 
Quando i due furono abbastanza vicini ma altrettanto lontani dall’inglese, Mary si fece avanti.
“Hai chiamato Castiel?!”
Sam la guardò. Poteva dirle di no. Mentirle. Ma pensandoci, non sarebbe servito a nulla.
“Sì. Castiel è l’unico che può trovarlo. Mi farà sapere quando anche lui saprà qualcosa.” Rispose con un sorriso leggero.
“D’accordo. Perfetto. Fallo sapere anche a me!”
“Certo!” la rassicurò Sam passandole un braccio intorno alle spalle.
 
 
Un paio di giorni dopo la telefonata di Sam.
Sam, l’ho trovato!” fece la voce di Castiel. Ma ciò che stonava in quella notizia era che l’angelo sembrava allarmato e non sollevato di aver ritrovato l’amico.
“Ma dov’era finito?!” chiese Sam.
E’ lì.
“Lì dove?!” domandò confuso il giovane Winchester.
Nella struttura degli Uomini di Lettere.
“Ma che stai dicendo, Castiel?!” domandò confuso.
“Ho seguito le sue tracce a Port Huron. La tavola calda dove ha mangiato e dove ha chiesto informazioni. La pompa di benzina dove ha fatto il pieno alla macchina. Il motel dove ha dormito le due notti che si è fermato in città. A fine caso, una pattuglia del posto lo ha fermato solo per dei controlli e la poliziotta con cui ho parlato ha detto che Dean le ha chiesto indicazioni per evitare la I-80, interrotta per lavori e lei le ha suggerito la I-72.” e dopo quelle notizie, Sam capì.
“Stava tornando al bunker!”
“Sì, ma al bunker non c’è mai arrivato.” lo avvertì l’angelo.
“E come fai a dirlo?!”
“L’Impala.”
“L’Impala?!” fece eco, Sam.
“Era ferma nel parcheggio di un fast-food di Salina.”
Dean non avrebbe mai lasciato la sua preziosa macchina in un parcheggio di fast-food. Era successo qualcosa.
“Castiel, perché dici che Dean è qui dentro?!”
“Ho usato un incantesimo!”
“Cosa?!”
“C’era del sangue sul volante.”
“Cosa???” più allarmato.
“Ho usato un incantesimo di localizzazione. Il risultato è una qualche stanza al di sotto della struttura dove sei tu.” gli riferì Castiel.
“Cazzo!! Non era così che doveva andare.” imprecò con rabbia, mentre prendeva la sua pistola e allo stesso tempo parlava con Castiel.
“Scoprì dov’è. Io arrivo tra meno di qualche ora!” gli fece l’angelo, sperando che questo lo rassicurasse.
“Fa’ presto!” e mise giù.
 
“Sam?!”
 
La voce di Mary gli arrivò incerta in quel momento. Il giovane si girò verso la madre che era ferma sull’uscio della sua stanza e stranita per quello che aveva sentito.
“Mamma?”
“Che significa che Dean è qui dentro? Cosa non doveva andare così?” chiese sentendosi davvero confusa.
“Ascolta, ti spiegherò tutto e tu finalmente capirai con chi ti sei messa a lavorare. Ma ora…”
“Ma Sam…” e quel richiamo era pieno di domande che gridavano risposte. Ma Sam la fermò.
“…ma ora devi aiutarmi a trovare Dean. Potrebbe essere ferito e se lo è, ha bisogno di me. E soprattutto ha bisogno di te, mamma.”
 
A quelle parole Mary parve rinsavirsi, scosse la testa e cercò di riprendere il controllo delle sue emozioni.
“Che cosa ti serve?!”
“Castiel dice che Dean è in qualche stanza al di sotto di questa struttura. Che tu sappia ci sono stanze del genere qui?” volle informarsi.
Mary fece mente locale e poi rispose.
“Le celle.”
“Le celle?!” e Sam non le aveva mai viste.
“Le usano per metterci degli ospiti speciali, ma le ho controllate una settimana fa ed erano vuote. Dean…”
“Dean è sparito da cinque giorni.” per questo Mary non lo aveva visto.
“Come fai ad esserne così sicuro?!” chiese comunque la madre.
“Perché fino a cinque giorni fa mi sentivo con lui ogni giorno!” confessò.
 
 
Dalla sera in cui il vampiro Alpha è morto (flashback)
“Voi potete cambiare il mondo e io voglio farne parte!”
“E tuo fratello?”
“Dammi un po’ di tempo.”
 
 
Al bunker.
“Dean ho fatto qualcosa e so che questa cosa ti farà incazzare di brutto, ma mi hai chiesto di scegliere da che parte stare e io ho scelto la mia famiglia.”
“Sammy ma di che stai parlando?!”
“Ho detto a Mick che sarei stato dei loro!”
“Ma che….e tu questo lo chiami scegliere la tua famiglia, Sammy?!”
“Voglio infiltrarmi tra di loro. Voglio cercare di scoprire da chi ricevono ordini.”
“E’ una follia, per non dire una stronzata pericolosa!!”
“Dean, hanno la mamma.”
“Sammy, la mamma ha scelto!”
“Andiamo, Dean!! Dimmi che metà della notte non la passi pensando a cosa le succede o cosa le potrà succedere andando in giro con quegli esaltati?!”
“E’ pericoloso, Sammy. Dovevi parlarmene prima!”
“Lo so, lo so. Ma quello di stasera mi sembrava il momento giusto per agire. Li avevo aiutati con l’Alpha. E non lo so…io..io…”
“Come intendi agire?!”
“Vuoi dire che ci stai?”
“Non mi va. Non mi piace. Ma sei grande e grosso e so che penserai bene ad ogni passo che metterai o farai lì dentro. Ma …”
“Ma ?”
“Ma voglio un contatto ogni giorno. Fosse anche un messaggio a vuoto. E voglio che non ci pensi due volte a chiedere aiuto se le cose dovessero mettersi male, ok?!”
“Intesi!”
“D’accordo, allora. Ora, dimmi, Ulisse, qual è il mio compito?”
“Tu va a caccia, cerca di tutto e attira l’attenzione più che puoi. Dobbiamo farli uscire allo scoperto. Io , dal di dentro, farò il fratello affranto che cerca ancora di convincerti e che di tanto in tanto si farà beccare distratto dal pensiero del suo fratellone solo là fuori.”
“Va bene. Ma mettiamo al corrente Cass!”
“Mi leggi nel pensiero.”
In quel momento il cellulare di Sam vibrò. Dean lo guardò.
“E’ Mick!” fece il minore.
“Rispondi.”
 
In macchina.
“Dove sei Dean?!”
“Portland. Rugaru 0, Winchester 1!”
“Ok! Noi ci stiamo spostando in Oregon. Dei lupi mannari.”
“Occhio fratellino e ….”
“Tranquillo. Ci penso io a lei. Tu datti da fare. Li stai facendo impazzire!”
“Perfetto. Ci sentiamo presto.”
 
Nella struttura dei Brits.
“Sam, hai sentito tuo fratello?!”
“Mi dispiace, ma’. Non mi risponde ancora. Ho qualche notizia su di lui grazie a degli amici cacciatori, ma niente di più.”
“Ma sta’ bene?!”
“Mi dicono di sì. Io vorrei provare con Castiel!”
“Credi che a lui darebbe retta?!”
“A volte Castiel ci riesce. A volte, no. Ma tentare non nuoce!”
“Ok! Chiamalo e fammi sapere.”
 
Ancora in macchina.
“Castiel?!”
“Sam? Sono con Dean. Stiamo andando al bunker. Ci servono rifornimenti!”
“Ok! Qui le cose vanno come da piano. Dopo le ultime missioni di Dean, qui continuano ad arrivare ordini sull’ingaggiare anche lui. Quindi ottimo lavoro, ragazzi.”
 
Nel bunker dei Winchester.
“Dean?!”
“Ehi, Cass! Che c’è amico? Pronto per Port Huron?”
“Senti. Ho degli indizi che potrebbero portarmi alla Kline. Che dici se….”
“Cass, è solo un poltergeist. Me la cavo da solo. Va’, controlla e tienimi informato, ok?!”
“Senti, magari potrei…”
“Cass, non è la prima volta che caccio in solitaria. So che Sam ti ha detto di non perdermi d’occhio, ma di certo i nostri amichetti inglesi non muoveranno le loro forze speciali per un caso di fantasmi. Quindi questa cosa è tranquilla. Va’ e fa quello che devi. Informo io Sam.”
 
Tra Sam e Dean.
“Perché lo hai fatto andare?”
“Ma sul serio, mammina?!”
“Dean, avrai le spalle scoperte. Non erano questi i patti!”
“E’ solo un fantasma, Sammy e poi Cass tornerà domani al massimo. Quindi niente crisi premestruali e continua a giocare allo 007.”
“Fesso!”
“Stronzo!”
 
Nella struttura inglese.
“Dove diavolo sei finito? Sono giorni che ti chiamo e non rispondi. Dean??? Rispondi a questo cazzo di telefono.”
 
 
 
Nella stanza di Sam. Il confronto con Mary.
Mary ascoltò tutto quello che Sam gli diceva, incredula di quello che i suoi due figli avevano architettato pur di capire ciò che stava accadendo. Pur di rendersi conto in che cosa lei si era andata a invischiare.
Doveva, poteva, esserne fiera ed orgogliosa, ma ora come ora, ciò che più la straniva e la preoccupava era la richiesta di aiuto di Sam. Dean poteva essere in pericolo.
Ripensò all’ultima discussione che aveva avuto con suo figlio maggiore. Ripensò a quelle parole, al modo in cui erano state dette. Risentì nelle sue orecchie quell’affranto “Non sono mai stato un bambino!” e decise di fare quello che Dean stesso, quella sera, le aveva chiesto: “Per una volta cerca di essere solo una madre!
Una madre fa’ di tutto per salvare i propri figli e lei adesso doveva essere solo quello. Una madre pronta a far tutto pur di salvare Dean.
Glielo doveva. Come lo doveva a Sam.
“Vieni. Andiamo alle celle!” e guidò Sam lungo i corridoi interrati che portavano alle stanze segrete.
Ma non appena furono alla porta che dava ingresso al corridoio delle celle, Mick li raggiunse. Ed era evidentemente ansioso.
“Mary? Sam? Vi aspettano su, nella sala riunioni. Che ci fate qui?”
“Giro di piacere!” rispose Sam.
“Faccio vedere le stanze degli ospiti a Sam!” si accodò Mary. “Perché? C’è qualche problema?!”
Mick deglutì e cercò di rimanere impassibile e …inglese.
“E’ che la riunione a cui dovreste partecipare è piuttosto importante.” Si giustificò.
“Sarà un giro veloce!” insistette Sam, mettendo una mano sulla maniglia. Mano che fu prontamente spostata dalla mano dell’inglese.
I due si guardarono in cagnesco, ma fu Mary quella ad intervenire.
La donna agì proprio come una leonessa a cui minacciavano i suoi cuccioli. Si avventò sul suo cosiddetto superiore e gli puntò la pistola alla testa.
“Ora ti dico io cosa è piuttosto importante per me in questo momento.” gli ringhiò vicino al viso sorpreso da quel gesto. “Mio figlio Dean. Perché se adesso non fai aprire questa porta a Sam, ti giuro che ti pianto una pallottola in testa. E ti giuro che te ne pianto una se ci trovo Dean lì dentro.”
A quella minaccia Mick pensò rapidamente a come venirne fuori. Possibilmente vivo.
“Mary…Mary, ascoltami. C’è una spiegazione plausibile per ogni cosa. Devi solo lasciarmi spiegare. Devi solo ascoltare, come mi hai ascoltato la prima volta.”
“Dovevo essere ubriaca quella sera!” replicò la donna, mentre Sam apriva la porta e con fare veloce ma anche agitato guardava nelle stanze di detenzione.
“Mary, dovevamo farvi concentrare sulle vostre missioni..” continuava Mick. “…Dean era una distrazione.”
“E lo avete portato qui di nascosto? Da me? Da suo fratello?” lo aggredì Mary.
“Speravamo di riuscire a convincerlo. Prima o poi!”
“Lo avete rapito!!” gridò Mary. “E giuro su Dio che se sta male, io ti uccido!”
In quello stesso momento, Sam richiamò sua madre.
“L’ho trovato!”
 
Nel bunker dei Winchester
Dean riaprì gli occhi e il primo volto che vide fu quello di suo fratello decisamente sollevato e il solito sguardo strano di Cass.
“Wow!! Erano anni che non avevo un dopo sbornia di questa portata!” fece il maggiore.
Sam gli andò vicino e lo aiutò a mettersi dritto o per lo meno seduto sul bordo del letto.
“Avevi una bella botta alla testa ed eri drogato. Devono averti imbottito di sedativi per farti stare buono!”
“Figli di puttana!” ringhiò il cacciatore massaggiandosi le tempie che gli pulsavano.
“Castiel ti ha ripulito. Fra qualche ora starai alla grande.”
“Beh! Angioletto, potevi fare qualcosa anche per la convention di tamburi che ho ancora nella testa!!” sembrò rimproverarlo.
“Quella te la meriti!” replicò l’angelo.
“Come scusa?!”
“Ti avevo chiesto di aspettarmi e tu invece hai insistito perché io andassi. Spavaldo e incosciente come sempre, Winchester!” fu a rimproverarlo, invece, Castiel. E poi lanciando uno sguardo, ricambiato,  di complicità al minore, l’angelo, uscì dalla stanza.
“Ma tu senti!” fece Dean, anche se da un certo punto di vista , era contento che l’amico angelo gli avesse tenuto testa.

Quando i due fratelli furono da soli, per un attimo silenzio.
“Ok! Dimmi che non è stato tutto inutile!” fece , all’improvviso, Dean. “Dimmi che siamo riusciti a riportarla a….”
 
“Qualcuno vuole una fetta di torta alla ciliegia ancora calda di forno?!” fece la voce stranamente serena di Mary.
 
La donna si affacciò alla porta della stanza del maggiore con il vassoio del dolce il cui odore impregnò meravigliosamente la camera in pochi minuti.
“Mamma?! Sei qui?” chiese stupidamente Dean, mentre Sam sorrideva compiaciuto.
“Quando ho saputo che mio figlio poteva essere in pericolo o solo nei guai, non ho pensato ad altro!” lo parafrasò Mary.
“Resterai?!” azzardò.
“Tu vuoi che resti?!”
“Se non lo volessimo, io e Sam, non avremmo fatto tutto quello che abbiamo fatto!” fu la risposta.
“Ti sei fatto spaccare la testa e drogare pur di farmi tornare?!” lo pungolò la madre.
Sam rise. Dean abbassò lo sguardo, in imbarazzo.
“Quello non era previsto.” Si giustificò il maggiore.
“Già. A quanto pare non doveva andare così!” convenne ricordando la frase detta da Sam nella struttura degli inglesi. “Ok! Io credo davvero che abbiamo tanto di cui parlare ma…”
“Ma?!” fece i due ragazzi all’unisono.
Mary sorrise. “Ma tu hai bisogno di mangiare qualcosa..” disse rivolta a Dean. “E tu hai decisamente l’aria stanca!” continuò rivolta al minore.
“Ma noi…” provò a ribattere Sam.
Mary lo fermò con la forza solo del suo sguardo materno.
“Vuoi davvero disobbedire a tua madre, Samuel!” lo ammonì senza ignorare lo sghignazzo del maggiore. “E tu…datti una lavata prima o te la scordi questa!” fece rivolta a Dean e indicando la torta.
“Scusa Ma’!” si arresero entrambi.

 
 


 
N.d.A.: credo di non aver mai scritto cosa più strana di questa. Me ne rendo perfettamente conto.
Comunque, la storia è suddivisa in momenti e un capitolo è un insieme di flashback.
Non mi permetto nemmeno di giustificarmi per questa shot ( come al solito sempre un po’ troppo lunga!!), perché non ho giustificazioni.
 
Ma al solito, ogni opinione o insulto è ben accetto.
 
Baci, Cin!
   
 
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