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Autore: Theresa    10/03/2017    1 recensioni
Una fontana che si dice dia la vita eterna.
Una città stato, una volta rigogliosa, nel pieno di una guerra.
Una guerriera su un cavallo alato che cerca di fare il suo dovere.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si diceva esistesse una fontana della vita eterna

 

-Allora, mi hai promesso che non commenterai.-
-Si, l'ho promesso,non ti interrompo, ma almeno narra qualcosa di decente-
Prende un profondo respiro prima d'iniziare.
-Molto tempo fa si diceva esistesse una fontana le cui acque donassero la vita eterna.-
-Wow, una fontana della vita eterna, davvero originale.- alza immediatamente le mani per scusarsi.
-Le acque della fontana derivavano da una fonte che sembrava arrivare dalle viscere della terra, erano fresche e limpide come rugiada, dissetanti come nient'altro.
La fontana era situata in una foresta rigogliosa e spiccava nella vegetazione perchè di un marmo candido che sembrava risplendere di luce propria assorbendo tutta quella che aveva intorno. Era stato un antico popolo a costruirla, un popolo che si diceva vivesse in simbiosi con quell'immensa foresta trovando la prorpia dimora nei rami degli alberi. L'antico popolo un giorno sparì nel nulla, non lasciando tracce dietro di se. La fontana, unica opera tangibile, venne assorbita dalla foresta che con la sua vegetazione la ricoprì, nascondendola agli occhi dei forestieri e degli altri popoli. Tuttavia non si poteva nascondere un segreto così grande, esso non poteva essere dimenticato facilmente. L'immagine della fontana venne trasmessa attravesro le leggende che ne decantavano le sue magiche doti, e queste leggende, proprio come la fontana, sembravano brillare di luce propria e rimasero vive nel tempo. Molti furono gli avventurieri che partirono alla sia ricerca, per trovare la gloria, la vita eterna o la selvezza, ma tutti coloro che entrarono nella selva che racchiudeva il segreto non ne uscirono mai.-
-Aspetta. Quel popolo è semplicemente sparito?-
-Si-
-Ma devi dare una spiegazione, un popolo non sparisce.-
Ignorando il molestatore -La grande città stato di Lunafiorita si ergeva in tutta la sua maestosità anche in quei tempi difficili. Molto tempo addietro era stata un città fiorente e serena, e ancora più addietro era stato solo un manipolo di casupele che si ergeva vicino ad una foresta da dove sgorgava un fiume. Gli uomini che avevano deciso di stabilirsi in quel luogo si erano rimboccati le maniche e grazie al duro lavoro erano riusciti a creare una società che aveva poi dato vita a Lunafiorita. Gorvernata da tre oligarchi era stata simbolo di cultura e di commerci, ma soprattutto di pace.
Tuttavia i contrasti con gli altri regni cominciarono, sebbene non sperati, e ora la città si trovava coinvolta in una guerra, dalla quale solo con un miracolo ne sarebbe uscita vincitrice.
La guerriera guardò la sua città sotto di lei che si ergeva in tutta la sua maestosità, con le sue guglie rosse e bianche e le sue alte torri che svettavano come lancie.
L'esercito accampato fuori dalle mura era altrattanto maestoso e forse più micidiale. Gli uomini si muovevano febbrimelmente, sembravano formiche agli occhi dei soladi che voltegiavano con il loro cavalli alati nel cielo, le tende erano state inizialmente di colori vivaci,che riprendevano quelle degli stendardi, quando l'assedio aveva avuto inizio. Ora l'accampamento era più cupo ma più minaccioso.
Anche dalla sua posizione sopra elevata la guerriera poteva sentire i martelli al lavoro sulle spade, le armature e le macchine.-
-Che ha? Un super udito?-
-Ti dispiace? Sto cercando di raccontare qualcosa.-
-Mi stavo chiedendo che centra sta città stato con la fontana. Soldati immortali?-
Il narratore lancia uno sguardo che avrebbe fatto rizzare i capelli alla peggiore strega.
Alza le mani in segno di resa
-Lunafiorita si trovava così chiusa tra un esercito e la foresta alle sue spalle. La donna sorvolò ancora per qualche minuto l'accampamento nemico tenendosi fuori dalla portata delle balestre, poi insieme al resto della sua squadra si diresse verso la foresta. Il destriero, dal manto rossastro, si mostrò recalcitrante al dirigersi verso la selva, ma la guarriera la guidò senza farsi fermare.
Luci erano state viste tra le fitte fronde degli alberi nei giorni precedenti, la paura che l'esercito nemico si fosse spinto nella foresta dispiegandovi parte delle sue truppe aveva portato la città-stato a mandare i propri soldati a controllare.
La squadra di ricognizione sorvolò la foresta, ognuno la parte che gli era stata essegnata, ma niente si scorgeva attraveso le chiome di quegli enormi alberi, così verdi che sembravano risplendere di luce propria.
La guerriera decise di abbassarsi leggermente, almeno di qualche metro nella speranza di riuscire a vedere qualcosa. I suoi compagni d'armi le aveva sconsigliato di fare quaclosa del genere, i destrieri alati, ormai da qualche mese, si mostravano recalcitanti nell'avvicinarsi alla selva, sia in volo che a piedi. Di fatti i soldati che avevano dovuto perlustrare i margini della foresta a terra avevno dovuto rinunciare ai propri cavalli.
Il soldato si diresse così verso il basso ma solo avvicinandosi di pochi metri il cavallo si fece recalcitante.-
-E' questa l'intelligeza della protagonista?-
-Cercò di forzarlo ma il destriero cominciò a sbattere l'enormi ali per allontanarsi.
Ormai completamente impazzito non seguiva più i comandi della padrona che poteva solo tenersi stretta alla redini mentre sfrecciava senza meta.
Sebbene la sua stretta fosse salda, un ultimo scatto dell'animale la sbalzo dalla sella facendola precipatare.
Precipitò tra le fronde, nella sua caduta cercò di aggrapparsi alle liane o ai rami, ma tutto passava troppo velomente fra le sue dita.
Ormai prossima alla collisione si sentì colpire ad un fianco, poi, invece dell'impatto con il suolo, si trovò a sprofondare nell'alcqua.
Per la sorpresa la guarriera affondò di qualche metro e bevve diverse sorsate d'acqua.
In pochi attimi si rese conto che la sua armatura la stava portando affondo così cominciò a slacciarsela quanto più velocmente poteva.-
-Ma quanto aria ha nei polmoni questa?-
-Riuscì poi a nuotare in superficie con solo la spada, rimasuglio della sua armatura.
Si trovava in un profondo pozzo, di almeno tre metri di diametro, le cui pareti erano completamente ricoperte da liane e pianti rampicanti. Si avvicinò alle pareti, non poteva vedere di che materiale fossero fatte in quanto completamente ricoperte dalla vegetazione, ma al soldato poco importava fino a che aveva la possibilità di arrampicarsi.
Uscita dal pozzo la guerriera si fece strada verso la città attraversando la selva, usando lo spadone per farsi largo e per difendersi dai vari predatori che abitavano in quel luogo.
Arrivata alla sua città la venne detto che il suo destriero era stato trovato fatto a pezzi ai margini della foresta.-
-Ma povero Pegaso!-
-Non si chiamava Pegaso. Alla notizia che il suo destriero, che era stato con lei dall'inizio del suo addestramento fino a quel momento, fosse morto la donna sentì un piccola punta fredda conficcarsi nel suo cuore ma non ci fece caso perhcè lei era un soldato.
Quella notte la città venne nuovamente attacata, l'esercito che aveva assediato le mura negli ultimi mesi aveva deciso di portare avanti un offensiva ancora più pesante delle precedenti.
Quella notte una parte delle colossali mura bianche e rosse crollò e cessò di proteggere la città dai suoi nemici, l'esercito entrò nella città, saccheggiò ed uccidendo.
La battaglia tra i soldati di Lunafiorita e l'esercito nemico si protrasse per tre giorni, feroce e sanguinario. Il terzo giorno la città cadde e i troni degli oligarchi furono abbattutti.
Le mura delle città di Lunafiorita divvennero rosse come il sangue delle vite che erano state tolte, la città divenne rossa, tranne per le cime delle alte torri.
L'esercito decimato abbandonò la città al tramonto, rosso come il sangue, per dirigersi verso casa.
Il corpo della guerriera giaceva scomposto tra altri corpi, parte dalla sua armatura era stata tolta, la sua spada era sparita. Il suo corpo era freddo come gli altri, il sague non vi scorreva più.
Pallida e gonfia come gli altri soldati, una profonda ferita alla testa doveva essere stata la causa della sua morte, un'ascia aveva trapassato sia il suo elmo che il suo cranio. Ma quella non era l'unica ferita che il suo corpo portava.
Il tramonto dava alla città una strava luce, era come se bruciasse, il rosso delle mura unito alla luce del tramondo davano vita ad uno spettacolo di fiamme dalla punte bianche.
La guarriera si mosse, prima una mano, poi il braccio, poi una gamba. Si alzò, gli occhi bianchi come quelli di uno spettro, le labbra completamente viola.
La città sembrava in fiamme mentre lei era ricoperta di sangue. Mostrò una fila di denti affilati.
Rimase immobile per un attimo prima di fiondarsi sui corpi sottostanti a suoi piedi, ne mangio le carni dilaniandole con la dentatura di un predatore, strappando la carne con le zanne e gli artigli ritorti.
Si fermò un'altro momento alzando la testa verso il cielo, ormai la citta era illuminata solo dagli ultimi rimasugli di quel incendio che era stato il tramondo, la creatura sembrava annusasse qualcosa mentre la brezza la investiva.
Carna fresca, carne fresca non molto lontana.
-...è un po' schifoso e macabro...ma quella non era la fontana della vita eterna?-
-Si diceva che fosse la fontana della vita eterna.-
Pensa qualche secondo – ...perchè hai ucciso il cavallo, sei crudele!-
Ruota gli occhi ed esce dalla stanza.
-Eddai! Avevo promesso ma avevano anche incrociato le dita!-
 

Spero vi sia piaciuto.

  
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