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Autore: Emotional Fever    11/03/2017    8 recensioni
Cosa sarebbe successo se al posto di Leone fosse stata Andrew a conoscere Fred?
Chi dei due uscirà vincitore da questa battaglia psicologica?
Ispirazione datami dall'episodio n°8 della serie.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Giustino, Leone, Marilù, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Premessa: Questa storia si basa sull'episodio 8 di "Leone il Cane Fifone". Consiglio la visione prima e/o dopo aver letto tale vicenda, in modo da comprendere meglio le azioni del diretto interessato [Fred] un personaggio non apprezzato da molti.
Buonissima Lettura a tutti/e!


In un tranquillo pomeriggio, come se n'erano visti tanti nella pericolosa città di Altrove, la nostra Andrew aveva la testa fra le nuvole.
«Cerca di fare quello che ti dico, ragazzina distratta! Non ho alcuna voglia di perdere tempo»
La voce di Giustino per poco non l'assordò.
«Sissignore!» Rispose lei annuendo decisa.
«Tsé...Non so se sia peggio farsi aiutare da te o da quello stupido cane»
Leone, il piccolo cucciolo domestico, abbassò le orecchie deluso. Il rapporto tra lui ed il padrone non era cambianto nemmeno da quando Andrew era tornata a trovarli. Da qualche mese la ragazza aveva cominciato a frequentare la famiglia Bagge a causa del suo lavoro. All'inizio pensò che il Kansas potesse essere una buona meta per risolvere i misteri legati agli assurdi avvenimenti accaduti nei dintorni. Poi, però, dovette ricredersi. Non tanto per le folli ed ambigue creature che bazzicavano intorno alla zona, quanto al fatto che venne assunta come assitente direttamente dagli anziani coniugi. Questo giustificò l'insolita divisa da lavoro che si abituò a portare: una vecchia salopette nera in ecopelle, sopra una camicia bianca a maniche lunghe, ed un paio di scarponcini in cuoio, anch'essi neri, con due fibbie in ottone ai lati della tomaia.
Dovendosi specializzare nei lavori manuali per la fattoria, Andrew non evitò di farsi una treccia ogni qualvolta riceveva un incarico. Ultimamente le materie prime scarseggiavano ed una mano in più faceva davvero comodo alla famigliola. Capitava spesso d'imbattersi in imprevisti davvero scomodi. Quel giorno, ad esempio, toccò alla porta del bagno dare problemi. Si era rotta per un'inspiegabile ragione e Marilù, la dolce metà del burbero contadino, aveva insistito affinché i restanti presenti la riparassero. Un gioco da ragazzi se le abilità di riparazione di Giustino non fossero state così mediocri. Un'intera mattinata era stata letteralmente buttata al vento a causa delle sue incapacità. Ovviamente né Andrew né Leone ebbero da lamentarsi. Ormai erano abituati agli inconvenienti. Più che altro erano dispiaciuti del fatto di non essere riusciti a godersi la solita passeggiata dopo la colazione. In particolar modo in quella che doveva essere una giornata speciale. Come Marilù aveva anticipato alcuni giorni addietro, ancora prima che la loro giovane aiutante tornasse a trovarli, oggi la loro "monotona" routine sarebbe stata deliziata dall'arrivo di Fred, il nipote della donna.
«Non vedo l'ora che il nostro adorato nipotino Fred sia qui!»
Aveva esclamato dalla cucina giusto pochi istanti prima. In merito a ciò Andrew aveva chiesto a Giustino qualche informazione su questo loro parente, poiché curiosa di fare la sua conoscenza. Mentre sistemava gli attrezzi nell'apposita cassetta il vecchio contadino le spiegò la situazione.
«Ah...Quello strambo ragazzo non metterà nemmeno uno dei suoi strambi piedi in questa casa!»
«Strambo??» Domandò la ragazza, arrotolandosi i polsini della camicia sui gomiti.
Giustino continuò il suo discorso
«Quello strambo di Fred fa il barbiere. E' uno strambo barbiere di uno strambissimo negozio, dove accadono cose molto strambe. Mh! Cose da barbieri strambi»
Leone cominciò a tremare premendosi le zampe sulle corte orecchie rosa. Non aveva nessunissima voglia di conoscere Fred, soprattutto se la descrizione di Giustino corrispondeva con la sua personalità. Al contrario di lui Andrew non mostrò alcun turbamento. In 25 anni di vita ne aveva viste di cose strane. Magari Fred poteva rivelarsi un tipo davvero interessante, conoscendolo a fondo.
«Beh, sarà meglio rimettere via questi stupidi attrezzi. Portali di sotto, ragazzina!» Ordinò Giustino, sistemandosi il berretto.
Una volta aver sollevato la cassetta da terra Andrew scese le scale raggiungendo la cucina. Incontrare Marilù le restituì il sorriso.
«Oh cielo, Tesoro! Sai che questo vecchio completo di Giustino ti sta proprio bene? Ho avuto un'ottima idea a conservarlo»
«Grazie! In effetti mi ci trovo comoda. I pantaloni non mi vanno nemmeno stretti»
«Me ne compiaccio! Anche quella treccia ti dona non poco»
DING DONG
«Oooh! Dev'essere Fred»
Mentre la donna andava ad accogliere l'ospite Andrew giunse di fronte al lavello della cucina, riponendovi gli attrezzi. Subito dopo aver lasciato Giustino a riflettere Leone scese le scale. Vide Marilù sulla soglia della porta d'ingresso intenta a parlare con un insolito tizio. Era alto ed indossava un completo elegante color verde oliva, con una cravatta viola sopra una camicia bianca a maniche lunghe. La sua pelle, leggermente abbronzata, s'intonava perfettamente con quell'abbigliamento. I suoi capelli erano biondi, scompigliati e sparati in aria. Tale caratteristica spiccava molto a causa della fronte molto alta. Anche le sopracciglia erano bionde, decisamente spesse ma ben delineate. Tra le mani reggeva una valigetta dalla tinta blu ceruleo. Oltre a ciò il cagnolino notò un ulteriore dettaglio che lo fece rabbrividire: i suoi occhi. A guardarli bene non promettevano nulla di rassicurante. Le pupille strette si confondevano con l'iride verde pistacchio. Pareva strano non vedere alcun margine tra la membrana vascolare e la sclera. Tuttavia Leone non si pose il problema d'indagare. Un po' per la distanza e un po' perché i cani non vedono i colori. Stava quasi per raggiungere la sua padrona quando quest'ultima salutò l'uomo.
«Oh Fred, mio nipote adorato!» Esclamò ben felice di vederlo di fronte a sé.
«Cosa ti porta in questo posticino tranquillo?» Chiese, infine, con le mani sui fianchi.
Egli la fissò, immobile, con un sorriso furbetto stampato in faccia. Leone si avvicinò ai piedi di Marilù per guardarlo meglio. Fred sembrò non accorgersi della sua presenza e rispose alla zia.
«Vacanzeee!» Pronunciò entusiasta, allargando il sorriso e mostrando i denti.
Subito dopo la zia fece accomodare il nipote in casa mentre il fedele segugio osservava la scena. Guardò l'uomo sedersi sulla poltrona di Giustino. Fu allora che si rese conto quanto quella sedia imbottita fosse grande. Ora che poteva squadrarlo da capo a piedi il cucciolo notò che Fred era tanto (forse troppo) magro. Le spalle erano ben chiuse, costringendo la schiena a curvarsi leggermente in avanti. C'era da dire, però, che la sua posa risultava elegante e decorosa.
«Marilù?»
La voce di Andrew irruppe nel silenzio, accompagnata dai lunghi e frettolosi passi sul pavimento in legno. Una volta raggiunto il salotto si fermò accanto alla donna seduta sulla sedia a dondolo.
«Marilù, c'è altro che posso fare?» Domandò timidamente grattandosi la nuca.
«Andrew, sei tornata al momento giusto! Vieni a conoscere mio nipote Fred»
La ragazza girò il capo in direzione del braccio teso della padrona di casa. Vide l'uomo a pochi metri da sé, seduto comodamente. Stava per salutarlo quando lui stesso mosse gli occhi con uno scatto. Andrew si paralizzò, sentendo il proprio respiro bloccarsi nei polmoni. Quel sorriso, apparentemente fermo e rigido, la fece sentire a disagio. Sentì di non potersi muovere per qualche motivo a lei sconosciuto. Eppure non era la sola a provare quella sensazione. Leone sgattaiolò dietro la sedia di Marilù, tremando e mangiandosi nervosamente le unghie. C'era qualcosa di strano in tutto ciò, qualcosa che Andrew stessa non riuscì a comprendere. Era una sensazione nuova, sconosciuta e per certi versi anche ridicola. L'unica cosa che la ragazza ebbe modo di fare, invece che proferire parola, fu piegare le ginocchia accennando un modesto inchino. Non era da lei reagire in quel modo. Abitualmente tendeva a chinare la schiena in avanti per salutare gli estranei. Questa volta era stato diverso e senza alcun motivo apparente.
«Corraggio Cara, siediti» La intimò Marilù spingendola delicatamente verso la poltrona.
La ragazza obbedì, appiccicandosi al bracciolo destro. Si strinse il più possibile cercando di non recare fastidio all'uomo. Decise di non guardarlo, concentrando la propria attenzione s'uno dei tanti nodi del legno del parquet. Al contrario, Fred l'ammirò di sfuggita da sotto le sopracciglia folte e le palpebre rilassate. Leone ebbe modo di vedere con quanta attenzione e curiosità gli occhi del barbiere la stessero scrutando. Capì che c'era qualcosa sotto. Del resto Giustino l'aveva detto che era un tipo strambo...Ma quanto strambo esattamente? Subito dopo tale preoccupazione, il marito scorbutico fece capolino dal piano di sopra.
«Vado dal ferramenta a comprare l'occorrente per aggiustare la porta del bagno» Disse, sgarbatamente, giungendo alla porta.
«Mi raccomando non chiuderla, altrimenti non si riapre più!»
Stava per andarsene quando Marilù lo interruppe.
«Giustiiinooo? E' arrivato Fred! Vieni a salutarlo»
Il diretto interessato volse il capo guardando lo zio con espressione compiaciuta. Giustino rimase in silenzio, poi si sedette anche lui accanto al nipote.
«Sì. Salve!...Strambo» Bofonchiò irancidito recuperando un giornale da sotto l'abat-jour dietro lo schienale.
Andrew si sentì in imbarazzo per quel commento poco piacevole. Salitole lo sconforto sospirò pensando all'ignoranza umana. Ipotizzò che Fred si fosse sentito offeso per tale appellativo. Possibile che Giustino dovesse sempre esprimersi nel peggiore dei modi? Un conto era con lei, ma addirittura coi suoi familiari! Era davvero triste...
Come consolazione la ragazza buttò delicatamente l'occhio sulla valigetta dell'ospite. Utilizzarla come pretesto per attaccare bottone poteva far scordare all'uomo l'opinione impertinente dello zio. Le sue mani affusolate tenevano ben stretta la chiusura della ventiquattrore. Le dita erano lunghe e sottili con annesse unghie ben curate. Quella rapida analisi, però, fece saltare all'occhio di Andrew un dettaglio non indifferente. Le braccia di Fred non presentavano peli...O meglio, quei pochi che aveva parevano essere stati rasati. Inoltre c'era un braccialetto legato al suo polso sinistro. Aguzzando la vista ella capì che non si trattava veramente di un bracciale, bensì di un pezzo di nastro adesivo nero, arrotolato su se stesso, su cui era stata incollata un'etichetta bianca.

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Un senso di totale abnegazione prese il sopravvento sulla ragazza. Ciò le fece ritenere "saggio" cominciare a tossire rumorosamente, richiamando l'attenzione di Marilù.
«Andrew, se senti di voler bere un bicchiere d'acqua serviti pure. Non mi piace che ti tenga quella brutta tosse»
La giovane aiutante smise subito la sua sceneggiata, abbassando lo sguardo su Leone. Il cagnolino la guardò turbato. Cogliendo l'occasione gli fece segno di guardare la manica sinistra del barbiere. Inutile dire che anche questa volta Marilù intervenne inconsapevolmente a sfavore.
«Devi essere molto affaticato, Fred. Vuoi rinfrescarti un po'?» Domandò spensierata.
«Ti ringrazio. Molto è stato lo strapazzo» Rispose lui accarezzandosi il mento e sorridendo.
«Leone? Fai vedere a Fred dov'è il bagno»
Di tutta risposta il cagnolino si mise ad ululare tristemente scuotendo la testa a ritmo di lagne.
«Per favore!» Insistette amorevolemente la sua padrona.
«Nouh! Nouh! Nouh! Nouuuh!...» Guaì il piccolo animaletto rosa.
«Insomma, non permetto tanta maleducazione!»
Ad Andrew dispiacque vedere Leone piangere mentre Marilù lo sgridava. Da quando lo conosceva le faceva pena perfino vederlo triste dopo i dispetti sconsiderati da parte di Giustino. Decise di provare a tirarlo fuori da quella situazione che tanto lo intimoriva.
«Marilù aspetta! Potrei farlo io» Disse, alzandosi in piedi.
«Tu?? Ma Tesoro sei l'ospite!»
«Proprio perché sono l'ospite so...Ehm...Come trattare un ospite!» Ilarizzò arrovellando un dito nell'astremità della sua lunga treccia.
Marilù parve dubbiosa fin quando anche Giustino disse la sua.
«Falla lavorare un po' questa ragazzina distratta!» Sentenziò sfogliando il suo amato giornale.
«E va bene. Allora puoi accompagnare Fred al piano di sopra»
La ragazza annuì mentre il barbiere si alzava alle sue spalle.
«Prego» Gli disse Andrew facendolo passare avanti.
Lui la sorpassò salendo le scale a passo lento. Leone si fiondò di fronte al primo gradino in basso vedendo l'amica seguire l'uomo. Giustino mise via il giornale.
«Bene, io vado. Eh...Ci mancava lo strambo!» Brontolò alzandosi e tornando nuovamente alla porta.
«Giustino? Mi faresti un favore?» Chiese Marilù non appena vide il marito toccare la maniglia.
«Ho dimenticato di dare a Fred gli asciugamani puliti. Glieli porteresti tu?»
Giustino sembrò riluttante nel decidersi su cosa rispondere ma alla fine si convinse.
«E come no!»
Nel frattempo Leone osservò Andrew al piano di sopra. Stava tenendo la porta del bagno aperta in modo che Fred vi potesse entrare senza staccarsi dalla valigetta. Appena il cagnolino la raggiunse, però, Giustino si materializzò con gli asciugamani. Prima che la ragazza potesse allontanarsi dall'entrata glieli sbatté in mano.
«Ehi, portaglieli tu!» Esclamò con insistenza.
Leone spalancò la bocca non appena vide l'amica prendere i panni colorati. Si agitò saltellando sul posto e parlottando confusamente. Andrew si volse per entrare nella stanza varcando la soglia in meno di un attimo.
«E tu sta zitto, stupido cane!»
SLAM
Il contadino chiuse la porta riuscendo a zittire l'animaletto, facendolo sobbalzare.
«Ooops...Che sbadato. Eheheh» Ridacchiò, consapevole di aver infranto quel divieto per lui tanto importante.
«Nooouuuh!!!»
Leone ululò disperato grattando la porta per avvertire entrambi gli ospiti del guaio appena avvenuto. Non appena lo sentì guaire Andrew fece cadere gli asciugamani a terra. Si girò, ascoltando ciò che stava accadendo al di fuori della stanza sigillata. Sentì i lamenti disperati del cane mischiati alla risata di scherno del suo padrone. Poi giunsero dei passi dal corridoio.
«Andrew ha sbattuto la porta?» Domandò Marilù fermandosi lì vicino.
«Eh! Ha sbattuto la porta quella ragazzina distratta»
«Ooooh!»
La voce confusa e terribilmente spaventata di Leone fece allarmare Andrew ancora di più. Provò a girare la maniglia spingendo con tutte le sue forze. Dall'altra parte Leone raschiava contro i cardini sperando di smontarli con le sue zampine. Ottenendo scarsi risultati la ragazza si mise a rasoterra guardando sotto l'infisso bloccato. La distanza tra quest'ultimo e il pavimento era di circa 2 centimetri, insufficiente per farci passare la mano. In compenso si potevano scrutare i piedi di Marilù e Giustino, oltre che distinguere meglio le loro voci. Eppure Andrew ebbe l'impressione di dimenticare qualcosa. Improvvisamente si ricordò di non essere sola in quel bagno. Ciò la fece scattare in piedi facendola sudare freddo. Voltandosi, lentamente, guardò verso la parete in fondo. Fred era seduto sull'asse chiuso del water composto come suo solito ad osservarla. Il suo sorriso si allargò nuovamente scoprendo i molteplici denti sghembi. Dall'altra parte Leone continuò ad agitarsi cercando in tutti i modi di richiamare l'attenzione della padrona.
«Bene. Ora è meglio che vada» Disse il contadino allontanandosi definitivamente.
«Tranquilli Tesori miei, Giustino tornerà con l'occorrente per aprire la porta» Concluse Marilù col suo immancabile ottimismo.
Andrew ebbe ben poco da pensare. Prima di tutto si mise dritta, assumendo una postura ordinata e portando entrambe le mani lungo i fianchi. Doveva essere cauta poiché le parole di Giustino erano state chiare. Era anche vero che l'anziano signore vedeva del marcio in tutto ciò che era diverso da lui, ma questo non significava automaticamente di potersi fidare del primo sconosciuto che divideva il bagno con lei. Decise di farsi furba, prendendo in considerazione l'idea di temporeggiare il meglio possibile. Ciò non toglieva che, a prescindere, doveva aspettare una qualsiasi mossa da parte dell'uomo. Lui stava lì, imbambolato, col suo sorriso malizioso fissato agli angoli della faccia. I suoi occhi parevano spenti, eppure la sua compagna di stanza sembrava non essere del tutto convinta di tale cosa. Il cuore di Andrew batté forte mentre la respirazione proseguiva lenta. Quella situazione la rese terribilmente nervosa, non sapendo cosa aspettarsi da un barbiere etichettato strambo. Il silenzio attorno a loro venne puntualmente interrotto dalla voce acuta e lamentosa del cagnolino rosa. Poco dopo, però, dei rapidi passetti felpati fecero intendere che si fosse allontanato anche lui. Una risatina ammicante catturò l'attenzione della ragazza che non perse tempo a controllare Fred. Ebbe conferma che tale risata fosse partita da lui ed intese, inoltre, che un momento di pura follia la stesse aspettando. E così, come una fatidica premonizione, il barbiere si decise a parlare.
«...Andrew?»
La voce bassa e pacata di Fred la fece sussultare. Non rispose, sforzandosi di rimanere il più calma possibile. Vide le palpebre dell'uomo sbattere un paio di volte prima che le gambe lo alzassero in piedi. Deglutendo la ragazza arretrò di un passo, sbattendo i talloni contro la porta chiusa. Egli proseguì.
«Tu mi fai ricordare quale emozione particolare i tuoi capelli, in me, riescono a scatenare»
«Questo parla in rima! E mi piace meno di prima»
Andrew si accorse che quella seconda voce era di Leone che stava stranamente origliando dietro l'uscio chiuso. Piuttosto che andarsene aveva preferito tenere d'occhio la situazione per non lasciare da sola l'amica. Quest'ultima avrebbe voluto rispondergli di pensare ad un modo per smontare i cardini, piuttosto che ascoltare di nascosto. Peccato che non ne ebbe il tempo dato che Fred le si avvicinò, mantenendo immutata la sua espressione sorniona. Le suole delle sue scarpe risuonavano melodicamente sul pavimento in legno, mentre il braccio si allungava verso colei che aveva di fronte. Le dita di Fred toccarono l'intreccio biondo di Andrew sentendone la consistenza setosa e liscia. Stringendo le spalle la ragazza poggiò entrambe le mani lungo le proprie cosce. Strinse il tessuto della salopette distogliendo lo sguardo dall'ospite. Quest'ultimo sembrò bisbigliare qualcosa che lei non comprese, poi chiuse gli occhi muovendo il capo da una parte all'altra. I lienementi del suo viso si rilassarono quasi come un segno d'approvazione per quella pettinatura.
«Se non è di disturbo c'è una cosa che vorrei sapere» Mormorò Fred guardandola negli occhi.
«C-cosa?» Balbettò lei con le guance in fiamme.
«Quand'è stata l'ultima volta che sei andata da un barbiere?» Domandò, infine, con vivida curiosità.
Andrew rimase sbigottita da tale domanda ma cercò di rispondere in fretta.
«...Mai?»
Gli occhi di Fred s'illuminarono dandogli modo di ampliare nuovamente il suo ghigno sorridente.
«Aaahhh...Quindi l'onore di essere il primo mi darai»
Prima ancora che la ragazza potesse controbattere egli la prese per mano accompagnandola nell'unico posto in cui poteva sedersi. Durante il breve tragitto, dalla porta al water, un dubbio annebbiò la mente di Andrew. Era vero che non era mai stata dal barbiere...Perché non aveva mai avuto la barba! Si rese conto di aver commesso un grave errore.
«Fred, aspetta!»
Si portò subito una mano alla bocca. Davvero gli si era rivolta informalmente? Com'era possibile?! Distrazioni simili non le capitavano. Si affrettò a passare oltre riprendendo il discorso.
«Voglio dire: credo ci sia un equivoco» Concluse con tono incerto ma speranzoso.
Lui parve ignorarla, aprendo la valigetta accanto al sanitario chiuso.
«Per favore non distrarmi...» Disse un attimo prima di estrarre una mantellina dalla ventiquattrore.
«...Forse è meglio se mi aiuti a prepararmi»
Alla vista di quella reazione del tutto inaspetatta Andrew comprese ciò che avrebbe dovuto intendere dall'inizio: Fred era ossessionato dai capelli, dal taglio e da tutto ciò che riguardava il suo lavoro. Lo capì non appena guardò all'interno del contenitore in cuoio. Oltre alla mantellina c'erano una serie di attrezzi adatti al mestiere: forbici, rasoi e pettini vari. Non ebbe modo di vedere altro dato che Fred l'adagiò delicatamente sul sanitario. Con un riflesso incondizionato Andrew si affrettò a prendersi la treccia, stringendola tra le mani, mentre lui chiudeva il collo della mantellina. Il panico fece capolino nella sua testa non appena l'uomo estrasse un rasoio elettrico da una tasca.
«Ecco...Io...»
Si zittì ancora non appena la mano di Fred le si posò sulla spalla. Dopodiché accadde l'irreparabile. Il barbiere accese il rasoio facendolo frullare ad alta velocità. Andrew se lo vide arrivare in faccia, impallidendo. Con un balzo scappò via liberandosi della mantellina, lanciandola contro il barbiere. Lui non si scompose continuando a tenere l'apparecchio acceso. Mentre si toglieva la tela di dosso, però, la ragazza si appiattì contro il muro adiacente.
«Fred, ma cosa fai?!»
Non aveva parole per descrivere la sua sorpresa. Davvero le stava per tagliare i capelli senza motivo? Oppure un motivo c'era? E quale giustificato motivo poteva esserci per acconsentire quel trattamento non anticipato? Andrew si tastò la treccia constatando di avere i capelli ancora perfettamente legati. Avvicinandosi, quasi bisbigliando, Fred proseguì il discorso.
«Non ti allarmare...Però con me non si deve giocare!»
I suoi occhi divennero mefistofelici, agghiaccianti e apparentemente più verdi di prima. Andrew ebbe modo di vedere l'inizio della strana odissea che si era appena creata. Non poteva finire così. Non voleva essere alla mercé di un barbiere strambo che voleva tagliarle i capelli per puro divertimento. Quindi si scansò, quasi con rabbia, rispondendogli a tono.
«NO!»
Aggirando la vasca da bagno corse verso la porta chiusa. Cominciò a prenderla a pugni chiamando a gran voce il cagnolino rosa.
«Leone! Leooone!!!»
Alcuni versi incomprensibili le diedero conferma che fosse ancora lì ad attendere istruzioni. Lo confermò anche la presenza della sua ombra sotto la soglia.
«Leone, svelto! Chiama Marilù e dille di venire qui! Fred comincia a dare segni...Strani»
«Flickyuhflickymattomattoghuayhoeeehn!»
Ovviamente il cucciolo era entrato nuovamente in panico, cominciando a balbettare frasi disconnesse.
«Per favore, sbrigati! Non so se potrò res-»
L'ombra oscura di Fred cadde sulla sua sagoma facendola voltare di scatto.
«Solo un taglio netto a quell'intreccio stretto!» Biascicò col sudore che gli imperlava la fronte.
Un ispiro pungente, simile allo squittio di un topolino, uscì dalla bocca della giovane vittima che si allontanò nuovamente da lui. Appurando di non poter più perdere tempo Leone corse giù per le scale chiamando la padrona.
Disperata, non riuscendo nemmeno a nascondere il tremore delle sue gambe, Andrew si apprestò a mettersi con le spalle contro l'armadio. La sua gola cominciò a seccarsi a causa dell'aumento di adrenalina e tensione. Fred non sembrò né sorpreso né allarmato. Semplicemente stava fermo stimando la compagna di stanza. Il suo sguardo penetrante ed il suo sorriso ammaliante diedero ad Andrew la conferma di ciò che volesse fare: rasarle la testa. Ovviamente lei non voleva. Anche perché 60 centimetri di capelli non sarebbero ricresciuti in un giorno. Giocare d'astuzia era l'unico modo per uscirne incolume (forse). Rompendo la tensione creatasi la ragazza si armò di pazienza, mutando la sua espressione di evidente paura in una più dolce e rassicurante.
«Fred, credo che abbiamo cominciato col piede sbagliato. E vorrei scusarmi per questo» Disse gentilmente, sforzandosi di sorridere al meglio.
«Perché invece che tenere acceso quel rasoio non ci sediamo e parliamo un po'?»
La scarsa fiducia nella propria eloquenza per poco non la fece svenire. Tuttavia Andrew stava un tantino esagerando. Conosceva Marilù abbastanza bene da potersi fidare sul fatto che suo nipote non fosse una cattiva persona, nonostante i pregiudizi infondati di Giustino. Solo perché a Fred piaceva tagliare i capelli non si poteva considerare strambo. Eppure c'era davvero qualcosa di strano in lui. Forse qualcosa ben oltre le apparenze. Andrew l'aveva capito fin da subito guardandolo negli occhi. Quei suoi occhi così particolari ed alienati. Perché erano di quel colore così intenso? E per quale motivo non possedevano l'iride? Il suo sorriso, poi...Un largo taglio a 32 denti che traspariva un insano entusiasmo, oltre che un elucubrante mistero.
Nel silenzio di quell'attesa così snervante la ragazza provò ad essere il più razionale possibile. Se voleva uscire da quel bagno, con tutta la sua sanità mentale, doveva spremersi le meningi in modo impeccabile, senza errori. Cominciò a pensare ad una soluzione non appena Fred spense il rasoio rimuovendo il pollice dall'interruttore. Ruotò il busto, rilassando i lineamenti del volto. Stava funzionando ma non ancora del tutto.
«Fred, potrei...Vederlo?» Domandò Andrew tendendo la mano e mostrandone il palmo.
«Per favore. Mi piacerebbe sapere come funziona e...Se è davvero così leggero come dicono»
Stava improvvisando e sperò che la cosa non fosse evidente. Tuttavia, al contrario delle sue aspettative, l'uomo reagì prontamente alla proposta fattagli. Gonfiò il petto ed allargò le braccia simulando un enorme abbraccio. Avanzando si fermò a pochi passi da lei. D'istinto Andrew piegò le ginocchia, abbassandosi, fin quando non si sedette a terra. Tutto ciò aveva dell'imbarazzante oltre che dell'incredibile. Per la prima volta Andrew era stata sottomessa da qualcuno senza il minimo sforzo. Ora si domandò come procedere, a maggior ragione quando il barbiere le sorrise nuovamente, fissandola con estrema malizia.
«Tu che di gioia m'invadi e di estasi pervadi...» Mormorò, accompagnando la mano sinistra contro la fronte della ragazza.
Poi sì bloccò portandosi un indice sulle labbra e fissando il soffitto con espressione enigmatica.
«...O forse con te dovrei procedere per gradi?»
Dopo quella strana frase ne seguì un rapido strusciamento. Immerso nei suoi pensieri Fred non si accorse che Andrew se l'era svignata, camminando carponi, lontano dalla sua vista. Non appena se ne accorse il suo sorriso sparì lasciando spazio ad un'aria interrogativa e confusa. Si voltò. Non un tono alterato o un suggerimento azzardato gli diedero modo di evadere da quel ruolo di cacciatore silenzioso. Subito non vide traccia della fuggitiva. Per un attimo credette fosse riuscita a diventare invisibile, ma si ricredette non appena vide la tendina della vasca da bagno terminare un soave svolazzamento. Con un risolino malefico il barbiere camminò verso il recipiente di porcellana.
«Guarda guarda, quanta fretta. Sarebbe un peccato se tu venissi...Scoperta!»
Levando il drappo di tela cerata Fred beccò Andrew dietro la vasca, appiccicata al muro come un'ombra. Le fece segno di avvicinarsi provocando solo ulteriore panico in lei.
«N-non credo che io possa continuare» Gli disse strofinando la schiena contro la parete per squagliersela nella direzione opposta alla sua.
«Per quale motivo? Ti sembro forse un tipo recidivo?»
«Lasciami stare i capelli»
«Come potrei? Sono così belli» Sibilò ammaliato, quasi ipnotizzato da quella chioma attorcigliata.
Andrew sospirò, quasi infastidita, nonostante la calma ancora vagante.
«No»
«...No??» Ripeté l'uomo, turbato.
«Fred, in alcun modo ti darò la possibilità di rasarmi la testa» Concluse lei, rabbuiandosi.
Egli la fissò corrugando la fronte e stirando le labbra. Stranamente non si arrabbiò né rammaricò, nemmeno disse nulla.
«Spero che adesso tu abbia compreso ciò che volevo dirti fin dall'inizio» Proseguì lei allontanandosi dal muro.
«In effetti credo che mai più sarò così malvaaagio...» Le rispose l'uomo con tono melodico.
L'animo della ragazza si rilassò facendola sorridere di buon cuore.
«Grazie. Un vero gentiluomo, non c'è che dire»
Lo pensava davvero. Andrew non era tipo che faceva complimenti a sproposito e, in un certo sento, avergli espresso la sua opinione la fece sentire meglio. Magari dichiararsi con le pinze non era proprio il massimo, però sentiva di potersi fidare. Addirittura gli passò accanto raggiungendo nuovamente la porta chiusa. Inconsapevole di cosa stesse accadendo alle sue spalle la ragazza sentì una fitta al braccio, seguita da un rumore fin troppo familiare: il rasoio acceso. Ella si prese un colpo e sbiadì quando, girandosi, vide quegli occhi verdi investirla con la loro brillantezza innaturale.
«Certi complimenti non mi sono mai stati detti»
Non appena il barbiere la travolse con le sue parole lei si divincolò.
«Ma TU hai appena detto che non saresti stato...»
«...Malvaaagio?? Beh, forse non proprio mai più» Incalzò lui cercando d'intrappolarla.
«ARGH!»
Colta di sorpresa da quel gesto Andrew tirò una gomitata contro lo sterno dell'uomo, che indietreggiò massaggiandosi la parte offesa.
«Santo cielo!» Gridò lei pentendosi dell'azione compiuta.
Come volevasi dimostrare, per colpa della sua estrema gentilezza e cortesia, Andrew si era cacciata nuovamente nei guai. Eppure sapeva che un complimento, soprattutto a livello emotivo, avrebbe fatto scattare qualcosa in quell'ignota mente. Finiva sempre così anche se lo scopo non era quello di sedurre ma, al contrario, rendere partecipe il proprio interlocutore di un pensiero sincero. Nonostante la sua lunga esperienza nei rapporti sociali, ancora non aveva capito che il risultato dei suoi comportamenti poteva essere chiaramente frainteso. Purtroppo ciò che le persone vedevano nei suoi commenti contava molto per lei, ecco perché si scordava dell'esistenza di ciò che veniva comunemente definita: mal interpretazione.
«Fred, scusami! Non volevo!» Proseguì Andrew inginocchiandosi a terra.
Il barbiere di nuovo non proferì parola. L'unica cosa che fece fu darle le spalle, forse per controllare la presenza di un possibile ematoma. Non passò che un attimo, poi l'uomo aprì i rubinetti del lavandino. La ragazza non seppe cosa fare. Si sentì in colpa oltre che ancora più in angoscia di prima. Nel mentre di ciò Leone era tornato con Marilù. L'occasione era buona per andare a sbirciare sotto l'uscio.
«Andreuuuhhh!» Ululò il cucciolo indicando la porta con fare insistente.
TOC TOC
«Ehiii? Tutto bene là dentro?» Chiese la padrona reggendo un piatto colmo di frittelle bollenti.
«Presto Marilù! Presto!!!» Gridò la giovane ospite dall'altra parte.
«Oh cielo! Leone hai visto?»
Marilù vide le dita di Andrew sporgere rapidamente da sotto la porta. Nonostante la sottigliezza non riuscì comunque a farci passare sotto le mani.
«Presto! Presto! Presto! Presto!» Le parole di Leone convinsero Marilù ad agire subito.
«Ho capito, Caro» Disse, carezzando la testa dell'animaletto e facendo passare il piatto sotto la porta.
«Volevi la merenda, vero Zuccherino?» Concluse, rivolgendosi ad Andrew.
Non appena la ragazza tirò il piatto verso di sé la sua espressione estasiata si trasmormò in una smorfia incredula. L'odore di frittelle la investì quasi subito, dando modo al vapore d'inumidirle gli occhi celesti. Stava per dire la sua opinione in merito, quando Fred la raggiunse nuovamente. Voltandosi la giovane vide che si era tolto la giacca. I suoi occhi si spalancarono mentre un sorriso nervoso le fece battere i denti dall'agitazione. Allo stesso modo il barbiere ricambiò l'espressione con un equivocoso sguardo famelico.
«Laporshapptdesperatiutoshonperfavcululufaiprestouh!»
«Leone, penso proprio che ad Andrew non dispiacerà dividere la merenda con Fred. Dico bene, Tesoro?»
Una lagna ovattata, simile ad una supplica, echeggiò dalla porta chiusa. Sembrava che la ragazza non potesse rispondere come volesse.
«Eh lo so, Cara. Purtroppo lo sciroppo d'acero era finito. Spero che il burro possa essere comunque di tuo gradimento»
Leone si schiaffeggiò rumorosamente il muso. Possibile che Marilù non capisse la gravità della situazione? Se non altro adesso sapeva di essere l'unico in grado di risolvere il problema.
«Vedrete che Giustino sarà di ritorno a momenti»
Dopo quella frase la donna tornò al piano di sotto per guardare un po' di televisione. Leone, al contrario, rimase al suo posto cercando di raggiungere la serratura per guardare al suo interno. Andrew, che stava ancora inginocchiata a terra, col piatto in mano, si sentì in trappola. Le braccia cominciarono a tremarle. Fred le prese la stoviglia di mano, posandola delicatamente sul bordo del lavandino. Colse la prima frittella in cima alla pila calda e gocciolante di burro. Alzandosi in piedi la prigioniera escogitò un piano per evadere da quel bagno. Si convinse di dover rompere la finestra e lanciarsi di sotto pur di sfuggire alle misteriose attenzioni che Fred voleva ancora recarle. Se solo avesse avuto il coraggio di muovere le gambe e scappare.
«Niente sgomento...» Mormorò Fred accorgendosi del suo fragile animo vacillante.
«...Ecco il nutrimento, così saræ contentæ!»
Andrew non riuscì a comprendere la fine di quella frase. Chi dei due sarebbe stato contento? Lei oppure lui? Non ebbe il tempo di scoprirlo. Egli avanzò, stringendo la frittella per non lasciarsela sfuggire. La ragazza si coprì il viso ma Fred le strinse entrambi i polsi con l'altra sua mano libera, abbassandoglieli di netto, costringendola a guardarlo. Con la paura negli occhi lo vide avvicinarle il dolce alle labbra. Il cervello le ordinò di aprirla dando modo all'uomo di metterglielo in bocca, spingendolo affondo con l'aiuto delle dita. Non appena i recettori del palato vennero solleticati da quella brusca presenza, Andrew percepì un conato di vomito, oltre al fastidioso scivolare di una noce di burro giù per la gola. Quella consistenza la disgustava non poco. Non le piaceva il burro, figuriamoci inghiottirlo forzatamente. Inoltre la pasta del dolce era ancora fumante e le bruciò la lingua. Un calore insopportabile le accaldò la cavità orale pizzicandole gli occhi con scariche bollenti. Il respiro le mancava ma riuscì a riprenderne una buona parte non appena l'uomo la tirò in avanti, facilitando la presa per una seconda frittella. Col cuore che le rullava nel petto Andrew cominciò a masticare rapidamente. Doveva inghiottire l'impasto prima che Fred la rimpinzasse di nuovo. Fece lavorare la mascella il più volecemente possibile fin quando il bolo non cominciò la sua discesa nell'esofago. Appena in tempo dato che egli non esitò a darle un'altra porzione di dolce, stringendole il collo come un cappio.
Accadde tutto così in fretta che la ragazza per poco non si dimenticò del braccialetto sul polso di Fred. Lo sguardo cadde su di esso non appena le sue labbra si schiusero di nuovo, assaporando la consistenza calda dello spuntino. Fu allora che ebbe un'idea. Doveva rimuovere il bracciale, chiamare il numero stampato sopra ed aspettare di essere salvata. L'unico problema era riuscire ad utilizzare il cellulare senza che Fred glielo confiscasse.
Urgeva un piano perfetto...Talmente perfetto che il barbiere stesso non doveva sospettare.
In luce di ciò Andrew aspettò il momento propenso per agire, malgrado la poca sopportazione di quella golosa tortura. Una dopo l'altra le frittelle continuarono ad essere ingurgitate. Fred non le assaggiò minimamente. Ebbe solo modo di leccarsi le dita non appena la bocca della ragazza venne completamente riepita di pasta. Il senso di sazietà e di nausea erano tali che la saliva parve del tutto scomparsa. Sforzandosi nel trattenere il vomito la povera malcapitata scosse la testa, indicando a fatica la propria gola. Le dita dell'uomo allentarono la stretta, ma anche questo non l'aiutò ad ingoiare il tutto. Con le lacrime agli occhi ella lo guardò con aria ancorata ed implorante. Mugugnando sperò di riuscire a comunicargli che aveva bisogno di bere immediatamente. Con imprevista fortuna Fred sembrò afferrare il concetto lasciandola libera. Cadendo a terra Andrew sbatté ginocchia e palmi sul pavimento. La treccia le sbatté sopra l'occhio sinistro mentre il petto le sembrò scoppiare. Aprendo nuovamente la sua valigetta l'uomo estrasse un thermos. Svitò il tappo usandolo come tazza per un liquido dorato e semitrasparente. Una volta riempito fino all'orlo tornò dalla ragazza. Quest'ultima sollevò la testa, alzando un ginocchio per stare in equilibrio.
«Spero che tu possa apprezzare questo the dal gusto particolare» Sibilò lui bevendo dal coperchio.
Mentre osservava cotanto apprezzamento per quell'ignota bevanda, Andrew non prestò attenzione all'imboccatura del thermos che le sbatté sui denti. Un liquido tiepido ed amarognolo s'insinuò nella poltiglia informe, bagnandole la lingua. Con molta fatica riuscì ad inumidirsi le membrane secche facilitando la deglutizione. Purtroppo non riuscì ad ingoiare il composto a piccoli pezzi, buttando giù una matassa pastosa che le graffiò il canale faringeo. Era come assorbire un sasso e lo sforzo le causò dei violenti spasmi, facendola tossire. Come se non bastasse l'infuso le otturò le cavità nasali fuoriuscendo dalle narici con un getto bruciante. Andrew non capì se ciò fosse causato dalla pressione o dal gusto acre della bevanda. Ebbe persino modo di soffermarsi sul tipo d'infuso assunto. Di sicuro non era il tipico Agrumance al latte di Marilù. Poteva trattarsi di un Earl Grey o qualcosa di simile. Che razza di pensieri inutili stava avendo...Decisamente fuori luogo.
Col massimo orrore misto a disgusto la ragazza si aggrappò al braccio destro di Fred. Lo fissò nera in volto. Lui ricambiò il gesto muovendo freneticamente le dita, simulando un saluto giocondo e canzonatorio. Questo innescò una rottura immediata della sua pazienza. Andava bene la sopportazione o la presunta confidenza sbattuta in faccia...Ma adesso era davvero troppo. Ora Andrew sapeva di dover cambiare drasticamente i propri atteggiamenti. Se c'era una cosa che aveva imparato con gli uomini era essere subdola, come una serpe. Per quanto quel barbiere potesse ipoteticamente essere una persona triste, con scarsa abilità nell'aprirsi agli altri o nell'esporre le proprie debolezze, era giunto il momento di farsi valere. Si alzò in piedi svuotando i polmoni con un tardo respiro. Mentre ciò accadeva una nuvola coprì il sole, oscurando la luminosità della stanza. Gli occhi di Fred si fecero più carichi emettendo uno strano verde luminescente. Lanciando un'occhiata al braccio del rivale Andrew vide il braccialetto, nascosto sotto la manica della camicia. Il tappo del thermos cadde a terra dando modo all'uomo di acchiappare la ragazza. Le cinse la schiena, avvicinandola a sé. Lei si tirò indietro ma non più di tanto. Il thermos fece la stessa fine del proprio coperchio sbattendo a terra con un tonfo assordante. Con delicatezza Fred strinse la mano sinistra della sua vittima. L'occasione giusta era ad un soffio dal suo viso. Nonostante i brividi la giovane ricambiò il gesto a modo suo. Fece delicatamente scivolare le dita sul lembo della manica, abbassandola, scoprendone l'avambraccio abbronzato. Come aveva constatato all'inizio i suoi peli biondi erano stati rasati, dandole un'insolita sensazione ruvida al tatto. Arrivando fin sotto il gomito risalì l'arto usando solo il dorso delle dita. Tentò di abbozzare un tenero sorriso, mentre il sangue le si gelava a contatto con lo sguardo del barbiere. Pian piano le dita di Fred scivolarono delicatamente sulla sua treccia percependone la setosità. Dall'altra parte Andrew infilò due dita dentro il bracciale, tenendole ben aderenti all'altro palmo. Non aveva più motivo d'indugiare...Quindi agì. Con uno strattone violento spezzò il nastro adesivo, liberandosi anche dalla sua presa fasciante. Si volse di scatto chiamando a gran voce l'animaletto rosa.
«LEONE!!!»
Fu la sua ultima occasione, poiché Fred non perse tempo ad attaccarsi con forza alle sua treccia tirandola bruscamente all'indietro. Il dolore dei capelli tirati fecero sfogare la ragazza con un urlo smorzato. Mentre le lacrime le bruciavano gli occhi si affrettò ad estrarre il proprio cellulare dalla tasca. Lo avvolse rapidamente nel nastro adesivo. Con un riflesso incalcolato lanciò l'apparecchio elettronico a terra facendolo scivolare sotto l'uscio della porta. Un tonfo sordo le fece capire che fosse arrivato a destinazione. Purtroppo per lei l'uomo non aveva ancora mollato la presa, aumentando la pressione nel tenderle i capelli. L'elastico che sigillava l'intreccio venne rimosso facendo cadere Andrew in avanti, strappandole un paio di ciocche sottili dalla pelle. La treccia si districò. La sua testa era lesa, il suo animo turbato. Fred, intanto, guardò il contenuto della sua mano destra. L'elastico nero della ragazza era poco più grande del suo polso. Ciò gli fece pensare che anche se aveva perso il suo braccialetto comunque ne aveva ricevuto uno nuovo. Per lui non poteva esserci dono più grande di un oggetto appartenuto ad un cliente speciale. Lo indossò senza remora.
«Piccola Cara, non agitarti...» Disse, con calma, dirigendosi al lavandino.
Si accertò che fosse ben colmo e pronto all'uso, dopodiché piombò su Andrew.
«...Adesso con l'acqua andrò a ripulirti» Ridacchiò afferrandole nuovamente le spalle.
Lei si sentì presa di forza mentre una mano le stringeva lo scalpo con ferocia. Non ebbe tempo di fare nulla quando vide l'acquaio in ebollizione.
«NO!...NOOO!» Gemette, finendo con la faccia immersa nell'acqua calda e soffocante.
Il calore eccessivo le bruciò gli occhi mentre l'ossigeno le veniva rubato. Purtroppo non era abituata a stare in apnea, soprattutto se il gesto inaspettato non le aveva dato modo di trattenere il respiro. Fred la teneva in pugno, facendole sbattere la faccia contro il fondo del lavello. Sbracciandosi Andrew cercò di liberarsi fin quando non sentì un crampo prenderle la gamba. Batté il piede velocemente scalciando imbizzarrita. Sentì di perdere nuovamente i sensi. Nel frattempo Leone aveva recuperato il cellulare. Lesse il numero stampato sull'etichetta. Sfortunatamente non era in grado di premere il touch screen dell'apparecchio ma almeno sapeva come porvi rimedio. Scese rapidamente le scale giungendo al telefono fisso in salotto. Alzò la cornetta e digitò la sequenza numerica.
«Casa di Cura dall'altra parte dei binari. Cosa vi serve?»
«Chachanvanocangatartagiuògiuàorsobalossopunch!»
«Leone? Potresti abbassare la voce, per favore? E' cominciato il mio programma preferito» Disse Marilù mentre lavorava ai ferri.
Il tappo venne rimosso ed Andrew poté sentire il proprio capo riemergere. L'aria fredda le congelò il naso facendole colare muco e saliva dalla bocca. Si sfogò tossendo, sentendosi i capelli appiccicati alla fronte. Senza ulteriori indugi Fred l'accompagnò vicino alla vasca ma lei si staccò con malgarbo, rifugiandosi nell'angolo adiacente. Tremando si asciugò la faccia. Si sentì gli occhi indolenziti e vide ciò che la circondava terribilmente sfocato. Ebbe il dubbio di essere diventata gravemente miope. Singhiozzando si strofinò le palpebre, ma non migliorò comunque le sue condizioni. I passi del barbiere, intanto, le fecero perdere la concentrazione. Fred si sedette sul bordo della vasca tenendo in bella vista il suo rasoio elettrico. Boccheggiando, stancamente, la ragazza piegò le ginocchia verso l'alto infilando le mani tra le cosce. Scosse la testa trattenendosi dal piangere.
«Per favore...Basta» Gemette in preda allo sconforto.
La risposta dell'uomo fu semplice quando inaspettata: diede segno in modo affermativo muovendo la testa. Lo fece di nuovo, poi una terza e quarta volta. Andrew si rese conto che quella non era una risposta, ma un susseguirsi di dondolanti pensieri mentecatti. Decise di stazionare le sue preoccupazioni. Adesso poteva solo attendere che un miracolo la salvasse. Confidò nelle capacità di Leone affinché quella tragedia greca volgesse al termine. Con un ultimo sforzo si chiuse a riccio attendendo la sua ipotetica condanna. Il barbiere sembrò impaziente, battendo ritmicamente le dita sulla propria gamba. Pareva volesse intimare Andrew di sedersi su di lui. Ovviamente lei non mosse un muscolo, stravolta. Non ottenendo l'effetto desiderato Fred si alzò. Il suo sguardo si fece arrabbiato. Una scena patetica agli occhi della sua vittima, che sembrò più esausta che intimorita.
«Dooolce fanciulla mi sembri avvilita, o sbaaaglio? Non hai paura che alla tua chioma voglia sottoporre un taaagliooo??»
La voce dell'uomo risuonò magnetica, quasi ammaliante. Scrocchiandosi l'osso del collo la ragazza strusciò la schiena contro la parete. Avrebbe voluto rispondere a quella provocazione quando si ricordò di non giudicare in base alle apparenze. Giustino poteva anche avere ragione. Fred avrebbe anche potuto essere strambo, oppure sadico, ma rimaneva comunque un essere umano e non un mostro. Il ronzio del rasoio ricominciò frenetico. Incapace di opporsi Andrew rilasciò altre lacrime. Fred le si avvicinò ancora, sfiorandole il viso con le lame d'acciaio seghettate. Ad un tratto la luce dell'ambiente cambiò, schiarendosi e colorandosi. Un fascio di luce trapassò la finestra colpendo il volto della ragazza. Il sole era tornato a splendere vincendo sull'ombra dei cumulonembi. Sotto lo sguardo scrupoloso dell'uomo accadde l'impensabile.
I raggi evidenziarono una caratteristica che egli non aveva notato: tra le varie sfumature dorate di quella chioma c'era una ciocca bianca, in prossimità della tempia sinistra. Le pupille di Fred si dilatarono constatando che, effettivamente, quel ciuffo di capelli fosse incolore. Questo lo bloccò. Mentre gli occhi arrossati della ragazza scrutavano quelli verdi dell'uomo si udì una sirena in lontananza. Andrew pensò fosse solo una mera impressione, fin quando non vide lo sguardo del barbiere addolcirsi. Sentì il rasoio spegnersi ed una mano lisciarle il viso. Il suono della sirena aumentò fin quando lo stridio dei pneumatici non fece capolino da sotto la finestra.
Fred sorrise, nonostante gli occhi lucidi ed il labbro tremulo.
«Vedo che anche tu possiedi quello che i dottori chiamano: lesione violenta prodotta da una causa turbolenta»
La vittima non si espresse. Ormai Fred aveva capito di aver calcato fin troppo la mano su di lei.
«Non te ne devi vergognare...Anche se capisco possa averti fatto male. Comunque sia, la nostra, è stata una piacevole esperienza nonostante un primo disagio. Ti prego di perdonarmi se sono stato così...Malvagio»
Dopo quella frase egli volse il capo verso il vetro. Lo raggiunse guardando di sotto.
«Circondate la zona e tagliate l'elettricità! Nessuno dev'essere rasato là dentro!»
Rapidamente un paio d'infermieri corsero verso casa. Presto avrebbero raggiunto il piano superiore.
«Così termina la nostra storia» Mormorò Fred lasciando cadere il rasoio a terra.
Andrew sentì nuovamente il suo cuore emettere un soffio mentre cercava di riprendersi. Vide il barbiere fissare il vuoto, sconsolato, con l'arma dell'aggressione inerte ai suoi piedi.
«Ora penso ci sia un'ultima cosa da fare...» Azzardò infilando la mano destra nella tasca dei pantaloni.
«...Ma preferirei che non ti mettessi ad urlare»
Dall'indumento fuoriuscì un rasoio a mano dalla lama lucente. Col terrore in corpo la ragazza guardò Fred. Lui ricambiò con un sorriso che prometteva fiducia e sicurezza. Questo prima di avventarsi su di lei.
Leone, intanto, guidò i due infermieri alla porta del bagno.
«Apriteeeuuuh!» Guaì forsennato.
«Siete amici di Fred?» Domandò Marilù sbucando dal nulla.
«No, Signora. Siamo stati chiamati per una segnalazione di violenza»
«Oh cielo! Beh, capita di esserse sbadati. Spero solo che Fred non si sia fatto troppo male»
Prima ancora che uno degli inservienti bussasse si udì un urlo.
«SFONDA LA PORTA!» Gridò il collega con ferocia.
Tre colpi violenti riuscirono a spezzare i cardini facendo crollare l'imposta in avanti. Immediatamente gli uomini entrarono estraendo un lungo telo arancione. Videro Fred inginocchiato a terra. Non persero tempo e lo afferrarono, immobilizzandolo con le braccia dietro la schiena.
«La festa è finita, Fred! Ti riportiamo a "casa"»
«Già! Hai smesso di rasare teste»
Nessuna frase venne pronunciata dal diretto interessato. Col suo sorrisetto malizioso si fece trascinare via, tranquillo ed apparentemente sereno. Non appena tutti uscirono dal bagno Leone ne approfittò per raggiungere Andrew. Stava raccomitolata a terra, nell'angolo dove Fred era chino pochi istanti prima. Preoccupato la chiamò facendola girare di scatto. Il suo sguardo sembrava turbato ma non troppo.
«Leone!» Esultò, aprendo le braccia per accoglierlo, felice di vederlo.
Il cagnolino sorrise. Corse a consolarla, agitando la codina crespa.
«Sei stato bravissimo...Grazie» Sibilò lei stringendolo forte.
Essendo un cane, però, Leone sapeva riconoscere le emozioni tramite l'olfatto. La pelle di Andrew emanava delle strane emozioni che l'animaletto aveva imparato a riconoscere grazie alle sue dirette esperienze: paura, dolore e vergogna. Scostandosi dal petto dell'amica riuscì ad intravedere qualcosa di anomalo. La sua salopette era stranamente ripiegata in avanti e la sua camicia era stata sbottonata. Con un lamento incuriosito Leone evidenziò quei dettagli. Solo guardandola negli occhi comprese che c'era qualcosa che non andava. Andrew, però, sembrava non volesse apparire provata di fronte a tale situazione.
«Sarà meglio uscire» Disse lasciando libero il batuffolo ed alzandosi (finalmente) in piedi.
Mentre raggiungeva l'uscita, però, la sua attenzione venne richiamata dal rasoio elettrico a terra che, per poco, non la fece inciampare. Fred aveva dimenticato tutti i suoi strumenti. Uno strano pensiero le balenò nella testa, costringendola ad agire in modo del tutto imprevedibile. Al piano di sotto, intanto, Marilù aveva raggiunto gli infermieri fuori dall'ingresso.
«Dovete già andare via? Non gradite una tazza di the prima del viaggio?»
«Siamo spiacenti ma il lavoro ci chiama» Rispose uno di loro chiudendo le portiere dell'ambulanza.
«Sarà per un'altra volta, allora...Oh, eccovi qui voi due!» Esclamò non appena vide Andrew e Leone.
Il cagnolino s'insinuò tra le sue caviglie, mentre la ragazza accorreva dagli uomini col camice.
«Aspettate! Non avete preso la sua valigetta»
Nonostante il fiatone ed il battito discontinuo Andrew riuscì a formulare la frase in modo capibile, ma ciò non sembrò bastare.
«Non sono ammessi oggetti personali. Già non capisco come abbiano potuto farlo uscire dalla clinica»
«Ma senza i suoi strumenti come farà a-»
«Senti ragazzina, dobbiamo riportare questo strambo alla casa di cura! Ringrazia che non ti abbia fatto a fettine o robe simili» Sghignazzò l'altro inserviente.
Quella frase fece reagire Andrew d'impulso.
«Ehi! Fred non è strambo! E' solo venuto a trovare sua zia! E vi dirò di più...Si è comportato in modo impeccabile!»
Calò il silenzio, interrotto solo dal vento che mosse le pale arrugginite del generatore eolico. I due infermieri si lanciarono una rapida occhiata per poi rivolgersi nuovamente alla giovane.
«Convinta tu»
«Ti si è macchiato il colletto di "salsa barbecue", comunque. Eheheh» Ribatté l'altro infermiere.
«Sperando che sia veramente salsa, Nick» Lo assecondò il suo collega.
Entrambi salirono in macchina. Andrew si coprì immediatamente il colletto coi propri capelli. Non appena il motore si accese guardò i finestrini degli sportelli posteriori. Fred la stava fissando apparentemente felice. I suoi occhi erano nuovamente lucidi ma terribilmente più spenti rispetto al suo arrivo. Il suo sorriso sembrava forzato nonostante fosse ancora cucito agli angoli del viso. Sembrava volesse dire qualcosa che, purtroppo, non si sarebbe sentito a causa del vetro insonorizzato. Eppure Andrew percepì qualcosa in quello sguardo. Forse un sentimento di gratitudine misto a dispiacere. Ebbe molta pena per quella situazione, tanto che si sentì triste anche lei. Non aveva nemmeno avuto modo di restituirgli gli oggetti. Disperata protese un braccio in avanti. Provò a parlare ma il veicolo partì immediatamente, correndo verso l'orizzonte.
«Che visita gradevole, vero? Peccato che Giustino non sia riuscito a salutarlo» Disse Marilù con un velo di tristezza.
Leone si scostò da lei raggiungendo l'amica oltre i gradini. Non appena la guardò in faccia comprese il suo afflitto stato d'animo. Tentò di consolarla strusciando la testa contro la sua gamba. Andrew lo guardò di sottecchi mordendosi il labbro inferiore. Immediatamente Marilù la raggiunse fermandosi a pochi passi da lei.
«Tesoro, sono contenta che Fred abbia fatto la tua conoscenza! Sai, non è abituato a stare con persone nuove...Però tu gli sei piaciuta fin da subito»
«M-ma davvero??» Balbettò Leone, confuso.
Andrew non disse nulla, ascoltando in silenzio.
«La vita del mio nipotino non è stata facile. Eppure è un così bravo ragazzo! Non capisco come mai si sia voluto isolare aprendo un negozio dove lavorare da solo. Insomma, gli avevo suggerito di venire a stare da noi, però lui mi disse che non se la sentiva e che preferiva non creare problemi a nessuno. Mi sono sempre chiesta a quali problemi si riferisse, dato che non mi ha mai dato alcuna impressione negativa»
«Giustino ha mai detto qualcosa a riguardo?» Chise Andrew pacata.
«Lo conosci. E' sempre pronto a seminare zizzanie anche dove non si dovrebbe. Ricordo che discutemmo molto per questo ma fu prima che io trovassi Leone»
Prontamente il cagnolino saltò imbraccio alla donna facendole le feste. Dopo quella spiegazione Andrew comprese molte più cose di quanto avesse immaginato. I suoi pensieri, però, vennero interrotti da una fitta all'addome.
«Marilù, potresti prepararmi un bicchiere d'acqua, per favore? Credo che le tue frittelle mi siano rimaste sullo stomaco»
«Certamente, Tesoro! Non pensavo ti sarebbero piaciute così tanto»
Entrando in casa la donna lasciò la porta aperta anche per Leone, sceso da lei dopo le coccole. Mentre veniva nuovamente osservata la ragazza si mise una mano in petto. I suoi occhi versarono lacrime.
«Andrew, che succede? Non stai bene?» Domandò il cucciolo rosa, preoccupato.
Lei s'inginocchiò a terra poggiando la valigetta al suo fianco. Strinse le asole ancora abbottonate, passando ad aprire quelle sottostanti.
«Non immaginavo che avrebbe fatto così male...» Biascicò col volto fradicio e gocciolante.
Una volta che il suo addome fu scoperto Leone le guardò il ventre. A stento riuscì a trattenere un urlo. Sulla pelle della ragazza era stata incisa una breve frase sanguinante.

Con Amore, Fred

Fu allora che si accorse della macchia di "salsa" sul suo colletto, constatandone la presenza anche sul tessuto restante.
«Vedi Leone, io e Fred non siamo poi così diversi...Perché anch'io, come lui, mi comporto in altri modi quando nessuno mi guarda»
Il cagnolino fece un'espressione enigmatica non afferrando il discorso, tuttavia prestò comunque attenzione.
«Penso di doverti delle scuse. Oggi ti ho fatto allarmare per niente. Non ero davvero in pericolo, mi dispiace. Fred non aveva intenzione di farmi del male però l'ho assecondato»
Leone mugolò confuso.
«Di sicuro avrei dovuto dirtelo...Ma per quelli come noi estrapolare i propri sentimenti non è mai facile»
«Quelli chi?»
«...Gli strambi»
Il tono di Andrew divenne rauco e tristemente basso. Leone sgranò gli occhi mentre una cresta di pelo gli evidenziava la schiena.
«Perché pensi che mi sia rifugiata nel bagno con Fred, altrimenti? Noi siamo uguali, in tante cose» Proseguì l'amica con voce rotta dal dispiacere.
«E' bastato un solo sguardo a farmi capire quanto fossimo simili...Quanto entrambi avessimo bisogno di sfogarci lasciando che il nostro istinto prendesse il sopravvento. Ecco perché ho preferito accompagnarlo in bagno. Non potevo permettere che ti facesse del male! E poi sapevo che aveva bisogno di me»
«Vuoi dire c-che lui...» Azzardò Leone coprendosi le orecchie.
Mentre le lacrime continuavano a cadere sul volto della ragazza apparve un timido sorriso.
«Anche lui aveva capito di cos'avevo bisogno...E non lo biasimo. Dopo tutto quel tempo chiuso in clinica un po' di adrenalina non gli avrebbe fatto di certo male, non pensi?»
«...E i tagli? Cioè, la scritta??...Cioé, hai capito»
Lo sguardo di Andrew divenne serio assieme al suo umore.
«Speravo mi accontentasse anche in questo. Da una parte non pensavo ne avesse il coraggio. Io glielo stavo chiedendo in tutti i modi, ma ha voluto testare il mio livello di sopportazione prima di soddisfare la mia richiesta»
L'animaletto scosse la testa, frastornato. Andrew scoppiò a piangere disperata. Leone si allontanò di un passo. Non si pronunciò dato che la ragazza cominciò a prendere a pugni il terreno con un accanimento tale da riuscire a scuoterlo.
«Perché?...PERCHE' LO DEVONO TRATTARE COSI'?? Solo perché taglia i capelli quando non deve!? Oppure perché parla in rima?!...NON E' GIUSTO! Che malfidati che siete! Se solo sapeste quello che passa nelle MIA testa, allora sì che conoscereste la vera paura! Altro che timore di farsi radere la testa!...Dopotutto che colpa abbiamo se la vita ci sembra così piatta e priva di varietà?»
I singhiozzi vennero smorzati da nuovi colpi di tosse, oltre che dal muco che le ostruiva la respirazione. Andrew si pulì rapidamente il naso sugli avambracci scoperti. Preso un profondo respirò riprese a parlare.
«Non credevo sarebbe finita così...Però dovevo riportarlo in clinica, anche se non volevo»
«N-non volevi??» Domandò Leone incredulo.
«Siamo stati bravi, vero? Nemmeno tu hai sospettato il contrario. E' proprio questa la nostra abilità. Ci sono cose che anch'io tengo nascoste proprio come ha fatto Fred oggi. Colpa mia, visto che sono orgogliosa e testarda»
Con fare tremante ella si sedette prendendosi le ginocchia al petto.
«Sia io che lui abbiamo fatto del nostro meglio per soddisfarci a vicenda, quindi forse non dovrei rimproverare me stessa. Già...Ma mi sento così in colpa. Mi manca tantissimo»
Passarono alcuni minuti in cui Leone decise di rientrare in casa. Tornò dopo pochi secondi con in mano la giacca del barbiere dimenticata in bagno. Con delicatezza l'adagiò sulle spalle dell'amica, carezzandole la schiena. Riacquistato il dominio di sé Andrew si asciugò le lacrime.
«Grazie Leone. Sei un bravo cucciolo» Lo disse con tali parole di comprensione da far luccicare gli occhietti del batuffolo rosa.
«...Non ti fa male?» Chiese lui indicandole il ventre.
«Un po' ma è sopportabile. Presumo che se nella mia vita non ci fosse un pizzico di adrenalina misto a dolore non sarei così felice di viverla, in fondo. Al contrario, penso che trascurerei i miei doveri nonostante m'impegni sempre al massimo per correggerli. Certo potrei sbagliarmi a sentirmi incoraggiata dal fatto che alcune persone siano state cattive nei miei riguardi, in passato...Però anche Fred è una vittima, come me. Cosa possiamo farci se abbiamo avuto degli imprinting negativi? Proprio niente. Questo ci consola e ci fa stare bene, per quanto in errore possiamo essere»
«Nouuuh» Guaì l'animaletto, consolandola.
«E' incredibile quanto sia grande la sua giacca in confronto ad un corpo così striminzito come il mio» Ridacchiò Andrew, versando un'ultima lacrima.
Per un momento sembrò avere riacquistato la sua solita felicità.
«Non temere Leone, non ho preoccupazione di stare lontano da Fred purché posso continuare a frequentarvi. Mi sento felice di essere circondata dall'affetto di chi mi sta vicino, anche se sento di aver bisogno di una carica in più, alle volte. Ecco perché ho appena deciso che andrò a trovarlo alla clinica, appena ne avrò la possibilità. Ho pianto solo perché non sapevo come affrontare l'enorme tristezza per averlo allontanato da me. E' l'effetto del peso per averlo perso temporaneamente. Un temibile senso di perdita ed inesprimibile solitudine...Motivo per cui ho dichiarato la mia resa»
Mentre si alzava dal terreno arido e secco lo sguardo della ragazza divenne vuoto. A quel punto il cagnolino decise di concludere il discorso con un'ultima domanda.
«Andrew, perché hai fatto tutto questo?»
Lei inarcò la schiena chiudendosi la giacca attorno al busto. Inclinò la testa, guardando il cucciolo dall'alto, schiudendo le labbra.
«...Perché no?»
Leone declinò l'idea di domandare altro non appena vide quanto il sorriso di Andrew fosse diventato simile a quello di Fred.

  
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