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Autore: Sayaka chan 94    11/03/2017    3 recensioni
Lucy, studentessa brillante ,ricca, ingenua e cocca di papà,un principe azzurro ed un matrimonio imminente.
Natsu,artigiano creativo,indipendente ,ingenuo,mani abili ed un enorme sorriso,una scelta cruciale da prendere.
Può l'inzio di una storia d'amore partire da un punto di arrivo?
Collaborazione con la bravissima e talentuosa NinaD.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Natsu, Natsu/Lucy, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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*Dovrei ammazzarti, ma non ho voglia di andare in galera, quindi ti farò solo tanto male*
 
*Ah si? Fatti sotto allora*
 
*Hai fatto un grande errore a toccarla, perché vedi, vado matto per quel faccino*
 
*A me invece non dice proprio nulla quel viso da puttana*
 
-Lucy, ma cosa stai guardando?- Natsu parve sincronizzarsi di nuovo sul pianeta terra solo dopo aver colto quell’aspro scambio di battute provenire dalla tv, seguite poi da forti lamenti di dolore e schiocchi tipici di una scazzottata, contornate dalle grasse risate della bionda in panciolle sul suo divano.
Giorni erano passati e se all’inizio Lucy tendeva a reclinare spesso gli inviti di Natsu e passare le serate con lui, cause dal più banale “devo studiare” al più profondo senso di colpa che logorava Lucy nel non aver ancora confessato il suo stato interessante né al padre né tanto meno alla sua migliore amica Juvia, adesso il piccolo appartamento del rosato era diventato un’accogliente rifugio lontano da ogni cattivo pensiero o dovere accademico.
 
Il calore di luglio era intriso nell’aria e se ormai Lucy era diventata bravissima a mascherare il prominente pancino da terzo mese sotto larghe camicette piene di volant, era solo a casa di Natsu che poteva liberamente indossare le sue amate canottiere, aderenti sì, ma particolarmente ottime per combattere il caldo appiccicoso di quel mese estivo. Sdraiata su un fianco sul comodo divano del rosato, con un cuscino fra le gambe e un altro a sorreggerle la pancia, lo zapping di programmi serali era improvvisamente diventato una montagna russa di emozioni, l’unica trasmissione che non le procurava lacrime o rabbia era proprio quella per cui il rosato pareva tanto sorpreso
 
-Non lo so, ma è troppo divertente!- comunicò la ragazza fra le risate, tenendosi con una mano la pancia come per contenere le fragorose risa. Natsu ondeggiò lo sguardo dallo schermo da cui schizzi di sangue e grugniti lamentosi la facevano da padrone, per poi tornare sulla ragazza così paradossalmente divertita da riuscire a malapena a respirare. Sorridendo dello strambo siparietto, avanzò di qualche passo dimenticando quelle cornici di legno da lucidare, portate a casa dalla bottega, a più tardi, lasciandosi cadere sul divano accanto a Lucy, adagiandosi i piedi della giovane sulle gambe e cominciando ad applicare leggere carezze su di essi, che sapeva esser diventati per lei fonte di intorpidimento a causa del lieve gonfiore, dovuto alla gravidanza, che lei definiva ripugnante ma che per non lui erano altro che un ennesimo effetto del portare in grembo suo figlio. Quelle carezze si trasformarono presto in un vero e proprio massaggio, applicando pressione sulla pianta indolenzita e sul gonfio dorso, godendosi la sensazione della loro pelle a contatto, anche il più flebile sfioramento generava scintille nel cuore di Natsu. Piccoli sbuffi d’apprezzamento fuoriuscirono dalle labbra di Lucy che cominciò a contorcersi come un vermicello arricciando piacevolmente le dita dei piedi, un sorriso si dipinse sul suo bel volto prima di tirarsi faticosamente a sedere fronteggiando lo sguardo di Natsu
 
-Grazie- sussurrò flebilmente la bionda, posandosi automaticamente una mano sul sodo e pronunciato pancino, gli occhi le brillavano anche in quella penombra data dal crepuscolo che filtrava dalle finestre del salotto. Così profondi e caldi, così grandi da aver una presenza fisica propria più che essere definita una comune parte del suo grazioso volto, rappresentavano un diretto portale della sua anima, miele e cannella si mischiavano in quelle iridi screziate che ad uno sguardo superficiale sarebbero sembrati di un banale marrone, ma non per Natsu, che ormai aveva fatto di quei grandi occhi una sua ragione di vita
 
-Quando vuoi- rispose il giovane, mostrandole quello spicchio di luna che era il suo sorriso
-E adesso che ne dici di una bella pizza? Infondo sono già le nove…- propose poi, lasciando che una mano cercasse il cordless sul comodino accanto al divano
-Oh Dio si!- esultò Lucy, puro entusiasmo nella sua voce, le dita s’intrecciarono a quelle dell’unica mano di Natsu rimasta a solleticare le sue caviglie
-Quanto entusiasmo!- commentò giocosamente il ragazzo digitando con qualche difficoltà il numero con una mano sola, ma privo di qualsiasi intenzione di lasciare la presa della bionda
-Capricciosa?- chiese poi il rosato, ricordando il gusto che la ragazza aveva scelto appena una settimana prima. Natsu collezionava ogni piccola informazione di Lucy come preziose briciole di pane che lo avrebbero portato a casa, innervosito di non sapere ancora qualsiasi aspetto e sfaccettatura di quella meravigliosa creatura che aveva ritrovato fin troppo tardi
-No, le olive mi fanno venire la nausea- rispose sconfortata Lucy, accarezzandosi la pancia in cerchi concentrici come a marcare il fatto che se i suoi gusti e le sue nausee cambiavano ogni mese era grazie a quel piccolo fagotto nel suo grembo. Le dita di Natsu salirono fino alla sua guancia, scostandole dolcemente un ciuffo di capelli scappatole dall’alta coda e sostando ad accarezzare la morbida pelle di pesca
-ah queste nuove generazioni, neanche tempo di nascere e già dettano legge- commentò il ragazzo, illuminandosi dello sbuffo divertito che arricciò le labbra di Lucy. Era strano quel brivido che gli provocavano i suoi sorrisi, risolini appena accennati, quasi trattenuti fra le labbra e scappati in lievi respiri strozzati, accompagnati da un leggero scuotere di testa come se reputasse le sue battute un po' idiote ma allo stesso tempo irresistibili. E lui lo adorava, adorava che lei ridesse sinceramente per le sue battute sciocche reputandole tali, brillando poi nei suoi occhi nocciola in pura adorazione.
 
 
 
La fioca luce di un sole morente si immergeva nella schiuma di quella vasca da bagno, lasciandosi frammentare di mille colori dalle minuscole bollicine, un dolce profumo inebriava le narici dei due ragazzi stretti nel tepore di quell’acqua
-Forse dovremmo uscire- mugugnò a mala voglia Lisanna, senza curarsi di staccare le labbra dalla calda pelle del collo di Bickslow
-Forse- fu la risposta appena sussurrata dal ragazzo che strinse un po' di più l’accentuata onda dei suoi fianchi, come a marcare la sua volontà in un gesto più che in un insieme di parole. Come ci erano finiti così Lisanna non avrebbe saputo spiegarlo verbalmente, dopo essere scappati dalla cena di sua sorella non avevano fatto altro che fermarsi in un bar
-Avresti bisogno di una distrazione- aveva detto lui con malizia buttando giù un shot di tequila, non esitando poi a rubarle un bacio una volta riaccompagnata a casa, tanto improvviso da lasciarla ghiacciata sul posto, mentre il suo cuore rimbombava nelle orecchie e i suoi occhi si godevano quel sorrisetto furbo e soddisfatto che abbelliva il volto di lui, che le rivolse una linguaccia giocosa congedandola poi con un beffeggiante
-Buona notte ragazzina- con tanto di pizzicotto alla guancia, allontanandosi con la luce del sole che sorgeva all’orizzonte.
Le sue labbra sapevano di fumo e liquore, e Lisanna si ritrovò assuefatta a quel gusto come fosse una droga, era bastata la sua presenta carismatica e magnetica per allontanare ogni ombra dal suo cuore incrinato, ma quel bacio, e ciò che nei giorni dopo seguì, avevano fatto ben più che “allontanare” delle ombre, pura e accecante luce solare si stagliava nei suoi occhi cerulei da quando quel ragazzo era apparso.
 
E adesso erano lì, nudi e intrecciati nella vasca da bagno del piccolo appartamento di Bickslow, gli unici coinquilini: cinque chiassosi porcellini d’india dai nomi decisamente bizzarri.
“Cosa stiamo facendo?” avrebbe voluto chiedere l’albina, ma non avrebbe mai rischiato di rovinare quei momenti con domande infondo inutili. “Una distrazione” aveva detto lui, e Liz non poteva negare di avere la mente ormai completamente rapita da quel ragazzo decisamente fuori dagli schemi.
-Devo andare- esordì d’un tratto la ragazza, sfuggendo all’abbraccio di Bickslow e all’accogliente acqua calda decisamente a mala voglia
-Dove?- chiese il ragazzo, tentando di nascondere quello che pareva il broncio di un bambino
-A casa, sono le nove passate Bix, Mira e Elfman mi staranno sicuramente aspettando- rispose la ragazza, completamente a suo agio nello sfoggiare la sua gocciolante nudità. Non disse nulla Bickslow, consapevole che lasciarla andare non era solo la cosa più giusta per lei, ma anche per sé stesso, infondo cosa erano loro? Si era già messo abbastanza nei casini immischiandosi in affari loschi con quella che era poco più di una ragazzina, lasciare che si potesse affezionare seriamente a lei era fuori discussione. Lei era carina, sorprendentemente ironica e sotto sotto nascondeva un’anima spericolata, ma lui non era mai stato tipo da storie serie, e di certo non se la sentiva di sopportare i terzi gradi della sorellona chioccia e di quel bestione del fratello.
-Ci sentiamo venerdì? Domani Natsu mi ha chiesto di dare un’occhio a Wendy in bottega visto che lui non c’è, non so quando staccherò- spiegò la ragazza, raccattando e coprendosi dei vestiti seminati per il bagno. Il giovane storse il naso ma solo per un secondo “già, l’ecografia”
-Non preoccuparti, anche io domani devo scorrazzare Lucky da tua sorella- disse lasciandosi immergere nell’acqua un po' di più, godendosi la vista della candida ragazza che tristemente si stava infilando i pantaloni, un sorriso perverso solcò le sue labbra quando gli occhi colsero quel succhiotto fatto ad arte nel suo interno coscia, prima di essere ben nascosto dal ruvido tessuto dei Jeans. Lisanna sorrise sentendo quel nomignolo, provava imbarazzo nell’esternarlo direttamente ma trovava il rapporto fra Bickslow e Lucy profondamente dolce, le ricordavano un po' i suoi fratelli
-Allora io vado- disse infine voltandosi, cercando di non indugiare eccessivamente sul corpo lucido e scultoreo del ragazzo, ringraziando mentalmente la schiuma che ne copriva la gran parte
-A venerdì- disse solo il ragazzo, sforzandosi di suonare non curante, ma un sorriso non poté che scappargli quando la ragazza lo salutò mandandogli un bacio che lui finse di afferrare al volo.
“Oh, sono così fottuto”
 
 
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La mano stretta in quella di Natsu e la testa poggiata sulla sua spalla, lui giocherellava con il bordo a frange dei suoi pantaloncini, il leggero tocco le dava il solletico e la calmava allo stesso tempo. Come fossero soli e lontani da quella sala d’aspetto ospedaliera, come se fosse tutto assolutamente normale. Un leggero cigolio fece alzare la testa ad entrambi
-Potete accomodarvi- disse Mira sorridendo cordialmente come sempre, la mano di Natsu strinse un po' di più la presa su quella di Lucy, mentre un sospiro agitato usciva dalle narici. Era la prima visita medica fatta con Natsu, quella precedente era passata in lacrime fra le braccia di Bickslow con il pensiero che lei quel ragazzo dai capelli rosa non lo avrebbe mai più rivisto, come è strana a volte la vita.
-Come procede ragazzi?- chiese Mira, mentre Lucy si stendeva sul lettino e Natsu restava in piedi accanto a lei, appollaiato al suo capezzale cercando di reprimere l’agitazione
-Bene, non possiamo più mangiare le olive- commentò il rosato con un sorrisetto insofferente sul volto
-Non ti ho mai detto che tu non puoi mangiarle- incalzò Lucy, un’espressione dispiaciuta sul suo bel viso, non cogliendo in quel frangente l’ironia del giovane al suo fianco
-Nah, non mi sono mai piaciute comunque- rispose Natsu accarezzandole la testa, lasciandole un leggero bacio sulla fronte per poi voltarsi verso il sorrisetto compiaciuto di Mira.
-Siete proprio carini- disse l’albina, cambiando poi subito argomento
-Le nausee sono normali, e mi duole dirti che in realtà potrebbero anche aumentare- spiegò quindi accendendo con nonchalance i macchinari che sostavano accanto al lettino dove Lucy era stesa.
 
Natsu non poteva negare l’agitazione che gli scorreva nelle vene in tremolanti ondate, si era ripromesso di essere saldo e tranquillo per Lucy, infondo era lei a portare in prima persona quella nuova vita in grembo, e doveva essere tutto molto spaventoso per lei, ma come poteva restare calmo quando ogni secondo che passava si avvicinava sempre più a vedere finalmente il suo piccolo pargolo nella prima ecografia?  Accostare l’orecchio alla pancia di Lucy e sentire la minima presenza dentro di lei era già elettrizzante, trovarsi adesso a poter finalmente vederlo tramite uno schermo era qualcosa di assolutamente destabilizzante. Un’altra constatazione che era tutto vero, dentro quel pancino gonfio c’era un piccolo essere umano, il loro piccolo essere umano, e i mesi sarebbero passati e presto avrebbe camminato con le sue gambette, chiamandolo papà, era spaventoso quanto emozionante. I suoi pensieri furono interrotti dalla mano di Lucy che, senza guardarlo, si era aggrappata alla sua maglietta
-Scusa il gel è un po' freddo- si scusò Mira prima di poggiare delicatamente la sonda sul suo stomaco. Lucy sentì il cuore schizzarle via dal petto quando la sensazione del tessuto della maglietta di Natsu fu sostituita con il calore della sua stretta “fa che sia sano” pensò intensamente, spostando gli occhi sul ragazzo accanto a sé, che finalmente aveva lasciato che le sue emozioni prendessero il sopravvento, inumidendo i verdi occhi quando nello schermo si vide un frenetico pulsare
-Lo vedete?- chiese mira indicando con un dito il piccolo monitor
-questo è il cuore- disse, e sta volta fu Lucy a sentire le lacrime bagnarle le guance
-Batte così in fretta…- sussurrò il ragazzo avvicinandosi a lei, accostando la guancia alla sua dopo averle lasciato un leggero bacio sulla spalla
-è normale, il vostro piccolo è in piena salute- rassicurò Mira continuando a scorrere con la sonda sulla pancia di Lucy
-Lo volete sapere il sesso?- chiese poi guardandoli. I due rimasero in silenzio appena un secondo, non erano mai stati tipi tradizionalisti ma un barlume di esitazione non poté che presentarsi ugualmente, gli occhi dei due si incontrarono ancora, titubanti ma allo stesso tempo accesi di curiosità, non servirono scambi di parole
-Si- dissero all’unisono. I successivi secondi parvero passare come ore, mentre Mira si concentrava sul monitor premendo leggermente di più con la sonda sullo stomaco della bionda
-guardate qua- disse d’un tratto indicando lo schermo, i due affilarono lo sguardo invano, non potendo comunque distinguere molto da quelle immagini
-è un maschietto- constatò Mira sorridendo all’espressione entusiasta che comparve sul volto dei due
-Un maschietto!- esultò Lucy, portandosi una mano di fronte alle labbra come a frenare la forte emozione
-E che maschietto!- incalzò Natsu indicando lui stesso lo schermo. Mira non poté che scoppiare a ridere
-Natsu più giù, quello è il cordone ombelicale!- lo corresse, abbassando lei stessa il dito del giovane, Lucy rise stringendosi al braccio del ragazzo rosso in volto.
 
-Dovrete pensare ad un nome adesso- disse Mira, porgendo i fazzoletti con cui Lucy avrebbe dovuto ripulirsi lo stomaco
-Faccio io- s’intromise pacatamente Natsu
-Okay, allora io vi lascio soli un attimo- si congedò dolcemente l’albina. Delicate e premurose furono le cure del rosato, che lentamente si prodigava a ripulire il gonfio pancino della ragazza
-Allora è un maschietto…- ribadì Lucy sorridendo
-Eh già, il club degli ometti sarà in maggioranza adesso- commentò Natsu passando un’ultima volta sulla pelle ormai asciutta, chinandosi poi tanto da lascarvi un bacio
-Sbrigati ad uscire di lì, che dobbiamo riprenderci il telecomando che la mamma ha rubato- sussurrò il ragazzo sulla sua pelle, alzandosi poi a fronteggiare lo sguardo dolce di lei.
Il sorriso intenerito sulle labbra di Lucy scomparve lentamente “mamma” era così strano essere chiamata così, ma doveva ammettere che il cuore non poteva che sciogliersi
-Che c’è? Non ho per caso ragione?- la punzecchiò il rosato, con quel suo sorrisetto da ragazzino, fu istintivo per Lucy circondare quel volto con le mani e cacciare via il sorriso beffardo con un sonoro bacio a schiocco. Solo dopo quella incontrollata dimostrazione d’affetto un’ombra di imbarazzo le colorò il volto di un leggero rosso, quando il ragazzo era rimasto immobile davanti a lei, come imbambolato e stordito da quell’inaspettato bacio
-Forse dovrei prenderti in giro più spesso- mormorò poi, quasi fra sé e sé come fosse una nota da segnarsi da qualche parte nella mente per potersene ricordare in futuro, smorzando la tensione che era calata su di loro un secondo prima che Mira rientrasse nella stanza.
 
Erano tornati a casa su una nuvola di zucchero filato, azzardando possibili nomi e declinando con una risata quelli altamente improbabili che Bickslow offriva dalla sua postazione di guidatore
-Ma tu non devi andare in bottega adesso?- chiese d’un tratto la bionda
-No, ho chiesto a Lisanna di prendere il mio posto per oggi- rispose Natsu, ignorando lo strano sospiro contrariato che uscì dalle labbra dell’autista
-Sei sicuro che vada bene?- si preoccupò Lucy, infondo quando si erano presentate l’albina non sembrava aver preso la loro situazione tanto di buon cuore
-Certo, non ti preoccupare Luce, è stata proprio lei a proporsi- rispose il rosato
-in segno di pace nei nostri confronti ha detto- continuò poi facendo spallucce, quasi come se non si aspettasse questo improvviso cambio di umore da parte di Lisanna, ma qualcosa doveva essere successo e vedere che era tornato tutto al suo posto era un sollievo per Natsu, che non era mai stato intenzionato a ferire una delle sue migliori amiche
-Ma senti senti…- si intromise Bickslow in poco più di un sussurro, un sorrisetto compiaciuto sulle labbra.
 
 
Il sole stava ormai calando quando in un salto aggraziato il piccolo Happy trovò posto sull’isola della cucina, squadrando Lucy intenta a farsi una tazza di thè deteinato
-Ehilà piccoletto- salutò la bionda grattando il mento del micio, un miagolio gracchiato uscì grato dall’animaletto, prima che si allontanasse dalla mano della ragazza avvicinandosi a quella pila di scatolette di tonno ammassate al suolo, a ridosso del muro
-Hai fame eh?- capì Lucy, notando d’un tratto che di solito era Natsu a dare da mangiare ad Happy, e che da quando erano tornati dall’ospedale si era rinchiuso nel suo piccolo studio da ormai un’ora. Spegnendo il fornellino dove l’acqua per il suo thè stava arrivando ad ebollizione, e svuotata una scatoletta di sgombro nel piattino di Happy, Lucy si avviò nel corridoio con l’intento di scoprire la ragione dell’improvviso assenteismo del rosato, dopo la visita non avevano fatto altro che coccolarsi e lasciarsi andare in sogni ad occhi aperti di una famigliola felice, sparire così non aveva molto senso
-Natsu? Tutto bene?- chiese la ragazza aprendo lentamente la porta dello studio, restando bloccata sulla soglia una volta adocchiata la figura di Natsu rannicchiata davanti ad un grande ammasso di ciocchi di legno, un grande foglio steso sul parquet e una matita adagiata dietro al suo orecchio
-Natsu, che stai facendo?- chiese la ragazza avvicinandosi
-Lucy!- esordì il ragazzo voltandosi di scatto, gli occhi spalancati di chi era stato colto con le mani nel sacco
-Non puoi vedere, esci esci- intimò il ragazzo spingendola dolcemente fuori dalla stanza, chiudendola poi dietro di loro in un tonfo sonoro
-Non posso vedere? Si può sapere che nascondi?- chiese Lucy profondamente smarrita. Il ragazzo sbuffò sconsolato stropicciandosi gli occhi con una mano
-Credevo tu ti fossi addormentata e io… io non ce la facevo più ad aspettare- balbettò il ragazzo come una specie di scusa
-Ma che stai dicendo?- incalzò la bionda
-Qualche mese fa sono arrivati in bottega dei bellissimi pezzi d’abete, li avevo conservati per qualcosa di grande, un armadio forse- cominciò il ragazzo passandosi una mano fra i capelli scompigliati
-Poi oggi ho capito cosa volevo farci- continuò alzando lo sguardo su quello perplesso di Lucy
-Una culla Luce, voglio fare una culla…- sussurrò avvicinandosi a lei, entrambe le mani a coprire il grembo tondo e pronunciato. Gli occhioni della ragazza si allargarono di stupore, per un attimo non aveva potuto che vacillare a causa di tutta quella segretezza
-Una culla?- chiese sorridendo
-Doveva essere una sorpresa… ecco perché non potrai vederla finché non sarà finita!- si raccomandò il ragazzo
-Non ti piace l’idea?- chiese poi inclinando la testa di lato, cercando di scorgere una risposta nella scura ambra che colorava gli occhi di lei
-è un’idea bellissima Natsu, è… stupendo- affermò con voce rotta d’emozione, circondando il collo del ragazzo con le braccia per poterlo sentire più vicino. Fu solo dopo aver sentito il calore del corpo di Lucy a contatto con il suo che Natsu tornò a respirare, non che credesse che sarebbe stata contraria all’idea della culla, ma chissà forse avrebbe preferito comprarne una o magari usare la propria di quando era piccola, era un sollievo scoprirla ancora una volta sulla sua stessa lunghezza d’onda. Natsu lasciò che il dolce profumo della sua pelle gli intontisse i sensi, incapace di trattenersi e sfregare la punta del naso sul suo candido collo quando i singhiozzi della ragazza ridestarono la sua trance
-Ehi, che succede?- sussurrò al suo orecchio, stringendola ancora un po'
-Sbalzi d’umore?- chiese piano, allontanandosi tanto da poterla osservare in volto. Lucy scosse la testa asciugandosi con due dita le lacrime che le bagnavano il volto
-Non lo so, è probabile, è solo che… sono così felice, sai cosa faccio di solito quando sono felice?- chiese la ragazza, ricevendo un cenno negativo dal capo di Natsu
-Chiamo Juvia, e per più di una volta oggi mi sono ritrovata a pensare di chiamarla, dirle “Ehi Juvia è un maschietto! È sano e il suo cuoricino batte velocissimo”- le parole uscivano tremanti e affrante dalla ragazza, tanto che anche le labbra di Natsu non poterono che piegarsi verso il basso
-Ma lei non sa nulla, né del bambino, né di noi e io non ce la faccio a tenermi ancora tutto dentro- confessò la bionda, immergendo il volto nell’ampio e confortevole petto del rosato, soffocando i singhiozzi nel tessuto della sua maglietta.
Non era sotto forma di accusa che lei si ritrovava ad ammettere il suo disagio, Natsu non si era mai dimostrato avverso nei confronti della divulgazione della loro relazione e dello stato interessante di Lucy, anzi, in cuor suo non vedeva l’ora di conoscere la tanto nominata migliore amica della ragazza e di presentarsi al padre di cui lei aveva spesso parlato, ma non avrebbe mai messo fretta o pressione a Lucy, che voleva prendere le cose con calma. Parole incomprensibili uscivano ancora dalle labbra della ragazza, sommersa fra le braccia di Natsu che cercava dolcemente di calmarla
-Okay, okay, ascolta cosa puoi fare- la richiamò lui d’un tratto, facendole alzare il capo e puntellare il mento al centro del suo petto. Lo guardava con occhi lacrimosi da bambina, pendendo completamente dalle sua labbra
-Facciamo una cosa alla volta okay? Chiama Juvia, raccontale tutto e poi decideremo insieme quando e come dirlo anche a tuo padre, va bene?- la sua voce era tranquilla e calda, come fosse tutto sotto controllo e come se qualsiasi preoccupazione fosse in realtà priva di fondamento
-Mi odierà per non averglielo detto prima- commentò Lucy con tono leggermente infantile
-Non ti odierà, non lo farebbe mai, sii sincera con lei e andrà tutto bene- incoraggiò il ragazzo, immergendo le dita nei lunghi capelli dorati, perfettamente consapevole che essere pettinata in quel modo a lei era sempre piaciuto. La ragazza non rispose, le lacrime smisero semplicemente di scendere e il respiro tornò gradualmente stabile, gli occhi rimasero ad osservare il volto di Natsu in piena gratitudine e contemplazione, il bambino non era ancora nato e già sapeva che lui sarebbe stato un grande padre. La fronte del ragazzo si abbassò tanto da scontrarsi dolcemente con la sua, il pieno silenzio li circondava mentre inalavano l’uno il respiro dell’altro, avrebbe voluto baciarlo ancora ma in qualche modo sfregare il naso contro il suo e premere le dita sulla pelle calda della sua schiena, mentre lui la stringeva in modo tanto protettivo e attento, era molto meglio di un semplice bacio
-Va a chiamarla- sussurrò infine lui sulle sue labbra, tanto vicine da percepirne il calore
-Io ti aspetto qui- continuò premuroso, e Lucy lo sapeva già, ne era perfettamente a conoscenza che qualsiasi cosa sarebbe successa lui ci sarebbe stato, sotto la pioggia di ottobre o sotto gli spietati raggi solari d’agosto, lui non si sarebbe mosso di un passo per starle vicino, e nel modo più profondo e sentito, lei avrebbe fatto la stessa identica cosa.  
 
 
 Angolo Nina.D e Sayaka 94
Salve cari lettori ! chiediamo scusa per la scomparsa improvvisa ma gli impegni universitari (Maledette sessioni d’esame) ci hanno reso quasi impossibile aggiornare subito ,causa anche piccoli progetti individuali ,ma siamo tornate finalmente con un capitolo che speriamo possa essere di vostro gradimento! Come sempre critiche costruttive e consigli sono sempre bene accetti
Ps :ringraziamo la Grandiosa Alexia Lil per la proposta sull a culla fatta da Natsu,spero che aprezzerai come Nina ha reso il momento ;3
Un abbraccio e speriamo a presto con il prossimo capitolo.
Grazie mille ancora per le recensioni e il supporto anche silenzioso !
Nina e Sayaka. 
  
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