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Autore: Itsatranslation    11/03/2017    1 recensioni
[La la land]
C'è il terribile rischio che si innamori di nuovo di lei, ma ad essere sincero con se stesso Sebastian sa che non c'è stata nessun'altra da quando lei è partita per Parigi.
Tutto normale, non ne è sorpreso. È un musicista. Lascia andare le persone e poi permette ai loro fantasmi di tormentarlo per tutta la vita. E quello di Mia ci sta riuscendo piuttosto bene, sorridendogli da ogni cartellone pubblicitario, canale televisivo o copertina patinata, da quando lei se n'è andata.

Traduzione
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Nota della traduttrice: questa fanfiction non mi appartiene, l'ho soltanto tradotta dall'originale inglese (lo trovate qui) di oh_simone, a cui girerò ogni eventuale commento, recensione, abbraccio virtuale che vorrete lasciare.



and you’ll be alright
 

Mia arriva un venerdì sera poco dopo le dieci, più o meno a metà del secondo set.
Il locale è da tutto esaurito e stanno per arrivare altri clienti, perché le notti dei weekend sono sempre così, ma Sebastian la nota quasi immediatamente. Questo è sempre stato un tratto caratteristico dei loro incontri – si attirano a vicenda come magneti, l'uno verso l'altro, quanto si trovano nella stessa stanza.
Questa volta, quando la vede, lui non inciampa, non balbetta, e soprattutto non si perde in brevi e sentimentali voli di fantasia quando si siede al pianoforte. Invece, con grande calma, cede il piano al capobanda e salta giù dal palco, con l'eleganza di un felino e il fascino di sempre.
 
Nessuno dei presenti sembra aver notato il fatto che l'ultima diva di Hollywood si trovi fra loro, nonostante lei non stia facendo assolutamente nulla per nascondersi. È appoggiata al bancone del bar, abito nero e ballerine, e sta guardando Sebastian nello stesso modo di sempre, senza battere le palpebre e con quel suo sorriso sghembo ad incurvarle le labbra. Sono passati anni, eppure quando lui finalmente si ferma davanti a lei e assume la sua stessa posa, il sorriso di lei si allarga ed è come se il tempo non fosse passato affatto.
 
«Ciao» la saluta lui. La voce non gli trema.
 
«Ciao» risponde Mia «Vedo che mi hai rubato l'idea. Seb's. Ti ho cercato su Google, comunque. Yelp ti da quattro stelle su cinque»
 
«È un'ingiustizia, dovrebbero essere cinque»
 
«Non fanno cibo vero» risponde lei, disegnando con le dita delle piccole virgolette nell'aria.
 
«La musica è il cibo. E poi serviamo alcolici, che vuole di più sta gente?»
 
«Tapas, probabilmente»
 
Ridono entrambi. Lui alza un braccio e lei si protende verso di lui, abbracciandolo in modo goffo ma dolce.
 
«Congratulazioni» gli dice lei «Vorrei aver conosciuto questo posto prima»
 
«Beh,  negli ultimi cinque anni sei stata occupata a diventare la classica giramondo, plurinominata all'Oscar, traditrice della Costa orientale, quindi avevi una buona scusa»
 
Le inarca un sopracciglio, divertita.
«Wow, qualcuno qui ha il dente avvelenato, eh?»
 
«Intendo, potevi essere più vicina al cliché hollywoodiano di così?» le chiede lui.
 
Mia alza gli occhi al cielo e gli da un affettuoso colpetto al braccio.
«Oh smettila! Guardati! Ce l'hai fatta! Ce l'abbiamo fatta entrambi. È incredibile… Questo, tutto questo, il locale... è straordinario» dice lei, con la voce che le si addolcisce e gli occhi grandi e scuri.
 
Nelle luci soffuse, con l'esuberante follia della musica e del jazz sotto i loro piedi, lui deve trattenersi a forza per arrendersi ad un abbraccio. C'è il terribile rischio che si innamori di nuovo di lei, ma ad essere sincero con se stesso Sebastian sa che non c'è stata nessun'altra da quando lei è partita per Parigi.
Tutto normale, non ne è sorpreso. È un musicista. Lascia andare le persone e poi permette ai loro fantasmi di tormentarlo per tutta la vita. E quello di Mia ci sta riuscendo piuttosto bene, sorridendogli da ogni cartellone pubblicitario, canale televisivo o copertina patinata, da quando lei se n'è andata.
 
Inclina la testa.
«Ti faccio fare un giro del locale?»
 
Mia ne sembra felice e annuisce. Lui fa cenno al direttore di sala di tenere d'occhio la situazione e la accompagna in giro per la stanza, inclinandosi verso di lei nel sussurrarle la storia dell'edificio, le diverse fasi di ristrutturazione del locale e la sola regola del club: niente tastiere elettroniche.
Quest'ultima cosa fa scoppiare Mia in una risata che attira qualche sguardo curioso. Lei e Sebastian si scambiano dei sorrisi mezzo colpevoli e poi lui dice: «Abbiamo anche l'accesso al tetto»
 
È un attico spoglio e piatto, coperto di vernice riflettente e punteggiato da condizionatori d’aria e generatori di corrente ma ci sono alcune sedie pieghevoli appoggiate alle grate e qualche bambino intraprendente ha appeso delle lucine natalizie tra la porta e la ringhiera.
È bello, di notte.
A Los Angeles non ci sono grandi altezze di cui parlare, a meno che uno non sia da qualche parte sulle colline, ma, anche dal tetto di un edificio di quattro piani, c’è qualcosa di magico nelle strade e nella notte, con la loro infinita fila di lampioni come piccoli riflettori puntati sulla città, nel fulgore costante delle insegne al neon e nella fresca brezza notturna che squassa la cima delle palme più alte.
 
«È carino» dice Mia.
Nel luccichio delle luci, Sebastian si rende conto che il suo vestito è in realtà blu scuro.
 
«Bene» dice lui.
Lei si volta a guardarlo e lui abbozza un mezzo sorriso continuando a guardare la città sotto di loro.
 
«In realtà sono venuta qui per un motivo» inizia, distogliendo lo sguardo dal panorama «Per chiederti un parere su una cosa. Avere una tua… opinione»
Esita.
 
«No» la interrompe Sebastian «Non credo dovresti fare un altro sequel di Fast Rider. Il primo è già un classico moderno, meglio di così non puoi fare»
 
«Oh mio Dio, stai delirando!» ride Mia «Quel film era terribile!»
 
«Ehm, scusami, quello che vuoi dire è capolavoro cinematografico» risponde Sebastian «Una lampante prova del tuo talento come attrice... A volte organizzo delle proiezioni mattutine, giù al club-»
 
«No, non è vero! » geme lei.
 
«Oh, ti giuro di sì. Diamo a tutti gli spettatori delle pistole ad acqua, dei popcorn e dei coriandoli da gettare verso lo schermo, come nel Rocky Horror»
 
Mia si copre la faccia, ridendo e brontolando nello stesso momento.
«Ti odio, davvero. Ma sembra grandioso»
Gli lancia un’occhiata attraverso le proprie dita: «No, seriamente, devo chiederti una cosa»
 
«E allora sentiamo» le risponde lui, con una vena di stanchezza nella voce.
 
La sua borsetta è piccola e dalle sue trascurabili profondità, Mia estrae qualcosa di ancora più piccolo.
È una chiavetta.
 
«Segreti di stato?»
 
«È un copione» gli dice lei e a questo punto c'è una traccia del vecchio nervosismo nella sua voce.
 
Lui le rivolge uno sguardo confuso. 
 
«È mio. L' ho scritto io. Ho scritto un copione, uno nuovo»
 
«Oh. Oh…» ripete Sebastian, mentre sulla la chiavetta nel palmo della mano.
Quello che sta tenendo è un tesoro prezioso, seppur ricoperto da circuiti e plastica nera.
 
«È su di noi» aggiunge lei in fretta.
 
«Su di noi» le fa eco lui «E tu vuoi che... Vuoi che lo legga?»
 
«Solo se ne hai voglia, non sei costretto» lo rassicura lei in fretta «Io—davvero non sei costretto, volevo solo—beh, visto che siamo, insomma, sia noi, ho pensato che fosse giusto che fossi tu… che fossi tu a vederlo per primo»
 
Lui alza lo sguardo: «Sono la prima persona a leggerlo?»
 
Con il sospiro di una risata autoironica, lei scrolla le spalle «Sì, sei il primo»
 
Sorridendo, lui si mette in tasca la chiavetta e incrocia le braccia.
«Se la metti così, come potrei rifiutarmi?»
 
Mia sembra sollevata, preoccupata e così tanto, tanto simile all'unica cosa che Sebastian rimpiange di aver perso che lui deve distogliere lo sguardo, fingere una distrazione qualsiasi, così lancia un’occhiata all’orologio come se gli importasse davvero leggere l’ora.
 
«Devi andare?» gli domanda Mia.
 
«C’è un nuovo set fra 10 minuti» risponde lui.
 
In realtà, se ne può occupare il suo direttore di sala, tuttavia se lui e Mia restano lì sopra per un altro po' Sebastian sa che ci sarà il rischio che di posarle una mano sul fianco, vederle appoggiare la testa sulla sua spalla e lasciare quel tetto volando a ritmo di valzer sul nel cielo di velluto di Los Angeles.
 
«Allora è meglio che facciamo tornare Seb al Seb's» replica lei, ma nella sua voce c’è un velo di malinconia che non sfugge a Sebastian.
Mia ha ancora quel suo sorriso sghembo quando lui la guarda.
 
Non può più stringerla a sé – non sono più giovani, innamorati e soli contro il mondo; sono andati avanti e sono cresciuti seguendo percorsi di vita differenti. Ci sono altre persone che hanno sostituito Sebastian nella vita di Mia – qualcun altro le stringe la mano e la attira a sé, qualcun altro la consola, qualcun altro la bacia. Ma lui non ha mai smesso di amarla e lei non ha mai smesso di amare lui; e questo dovrà valere qualcosa. Così lui le offre il suo braccio e lei infila la mano nello spazio creato dalla curva del suo gomito, in fretta e con una disinvoltura che riesce a levigare la nostalgia che gli graffia il cuore.
 
«Come si intitola?» le chiede Sebastian mentre tornano a terra «Il tuo copione, quello su di noi»
 
«Non lo so ancora» gli risponde lei, guardandolo «Sono aperta a suggerimenti»
 
«Umh…» sospira lui. Dopo averci pensato un istante, fischietta le prime note di una vecchia e familiare melodia e vede il volto di Mia accendersi.
 
 «Sì» concorda lei, con gli occhi che le brillano «Qualcosa del genere»
 

 
 
   
 
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