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Autore: TheStoryteller    13/03/2017    1 recensioni
Dieci anni dopo il suo arrivo a Volterra con l'intento di salvare Edward, Bella ha perso ogni memoria del proprio passato e, vampira, è divenuta parte della Guardia dei Volturi. Offuscata da una coltre di menzogne si appresta ad usare i suoi talenti per regalare ai suoi Signori la vittoria di una guerra della quale non conosce davvero le trame, che la condurrà verso i propri ricordi e alla scoperta di una verità antica che sconvolgerà l'intera Corte di Volterra.
"Fuoco ardente che divampa e divora le membra duttili.
Si ciba di sospiri spenti.
Porta con sé ricordi di dolori e gioie, di risa e pianti.
Due occhi amorevoli mi osservano e poi scompaiono nei meandri del sonno eterno.
Chi sei?
La domanda si dissolve nel buio tormentato di una notte senza ritorno"
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Demetri, Edward Cullen, Isabella Swan, Volturi | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon
Capitoli:
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Oblast' di Arcangelo (Russia), 10 giugno 2016
Alice
 
Stava per albeggiare quando Edward e Diana rientrarono dalla lunga passeggiata che li aveva tenuti fuori per tutta la notte. La vampira aveva manifestato nel pomeriggio il desiderio di camminare sotto le stelle e mio fratello l’aveva accontenta portandola sulle spalle in giro per le pianure di Arcangelo e fino alle sponde più lontane del Dvina settentrionale dove l’assenza di luce artificiale consentiva di osservare l’intero firmamento. Non c’erano dubbi sul significato che aveva quella malinconica escursione… Mancava poco al rituale – o comunque si potesse chiamarlo – con cui Edward le avrebbe strappato il talento della vista e con esso l’esistenza. Il tempo era agli sgoccioli e non avevo ancora trovato un modo per fermarlo. 
Osservai mio fratello adagiare Diana con cura sulla sedia davanti al camino, sussurrarle qualcosa all’orecchio e prendere nuovamente la direzione della porta. Frugai con la mente nel futuro di Edward, ma era ancora offuscato, segno che stava impiegando i suoi talenti per annientare il mio dono.
Lo seguii fuori nel tentativo di capire cosa diavolo stesse architettando. “Dove credi di andare?”
Non si voltò neanche a guardarmi e continuò a dirigersi verso il SUV abbandonato nella neve a circa una cinquantina di metri dalla capanna. “In città”
Avrebbe dovuto aggiungere “per nutrirmi”, ma si era astenuto nel tentativo di evitare qualunque discussione con me. 
“Stai per commettere l’errore più grosso della tua esistenza” urlai alle sue spalle. 
“Come potrei, Alice?” chiese e la sua voce si fece improvvisamente bassa e minacciosa. “Lo ho già commesso quando ti ho dato ascolto a Volterra e ho perso tutto quello che avevo” 
“È Lei
“Stai mentendo”
“È Lei
Senza nemmeno rendermi conto che si era mosso mi trovai trenta metri più indietro. L’impatto provocò un enorme fragore che si perse nel vuoto circostante della desolata campagna innevata. Il suo avambraccio mi premeva sul collo tenendomi immobilizzata al capanno. La rabbia animava i suoi occhi dandogli un aspetto pericoloso. Erano pozzi bui senza fine, alimentati dalla sofferenza e dal rimorso. “Non giocare con me” 
“Non sto giocando. Aro potrebbe aver scandagliato il mondo intero, ma Non Può Esistere qualcuno che somigli a Bella in quel modo” 
“Tu non hai idea di cosa ci sia là fuori”
“Ne ho un’idea molto precisa, invece. Ti ho seguito nel tuo vagabondare. Sono stata con te ad ogni passo, ad ogni nuovo incontro, ad ogni fottuta notte senza stelle. Ho visto tutto. Non c’è niente che tu hai vissuto che non conosca. Sei tu a non sapere nulla, stupido idiota. Cosa credi? Di annientare quella creatura, rubare il suo dono e avere sufficienti forze per ordire la tua vendetta? Non puoi controllarlo, non possedendo già la lettura della mente. Nella migliore delle ipotesi impazzirai e nella peggiore vivrai nella più totale incoscienza”
“Correrò il rischio”
“Non è un rischio, Edward. Io so cosa significa avere un dono del genere e il mio non è nemmeno lontanamente al livello di quello di Diana”
Allentò la presa e fece un passo indietro. “Vattene”
“Non te lo farò fare”
Non rispose e si diresse verso la macchina. Entrò, lanciandomi uno sguardo di avvertimento.
È lei, stupido sciocco, e sarai un vegetale la prossima volta che la vedrai” gli dissero i miei pensieri quando sapevo che poteva ancora ascoltarli.
Si allontanò sgommando, lasciandosi alle spalle una nuvola di neve fresca.
Dovevo trovare una soluzione perché era chiaro che non sarei mai riuscita a convincerlo a desistere da quel folle proposito.
Dannazione
Feci un giro cercando di schiarirmi un po’ le idee. Camminai per ore alla ricerca di una maledetta soluzione. Indurlo a credere che la vampira incontrata a Volterra fosse Bella era l’unica arma che avevo per convincerlo. Non ero sicura che fosse lei, ovviamente, ma il solo dubbio che potesse esserlo avrebbe potuto dissuaderlo. Forse con l’aiuto della famiglia avrei potuto fargli cambiare idea… no, chi volevo prendere in giro? Non era più il ragazzo che aveva convissuto con noi per decenni. Tutto quello che lo rendeva umano sembrava essere venuto meno.
E se non c’era modo di convincerlo, c’era soltanto una cosa che mi rimaneva da fare. 
Ebbi il desiderio per un momento di parlare con Jasper. Era lui lo stratega, quello che sapeva sempre quale era la decisione migliore da prendere, che sapeva quali pedine si potevano sacrificare e a che costo… ma non avevo con me un telefono satellitare e la zona era completamente isolata. Potevo raggiungere anche io la città, ma avrei perso l’unico vantaggio che avevo rispetto ad Edward. 
La sua assenza.  
Tornai alla baita, percependo come un balsamo sulla pelle il calore emanato dal fuoco nella stanza. 
Vara stava posando sulle labbra di Diana una vecchia boccetta di vetro contenente un liquido vermiglio. “Lasciaci” le chiesi. Mi guardò smarrita, incerta di fronte alla mia risolutezza. Lo sguardo di Diana dall’eternità in cui era disperso. Mi rivolse un sorriso tirato che doveva risultargli estremamente faticoso. “Grazie Vara, puoi andare adesso”. La vampira indugiò, apparentemente avvinta da un moto di tenerezza. Ad ogni modo obbedì. “Non mi allontanerò troppo”
Quando ci lasciò il silenzio piombò nella vecchia baita. 
Decisi di avvicinarmi a Diana in modo da renderle la nostra breve conversazione un po’ meno gravosa. Mi sedetti nella piccola sedia di vimini che Edward aveva occupato negli ultimi giorni e attesi qualche minuto in silenzio, cercando di capire da dove potessi cominciare per ottenere le conferme che volevo. Solo allora avrei deciso il da farsi. “Sai perché sono qui” le dissi, alla fine.
Diana sorrise gentile senza spostare l’attenzione dal fuoco. “Non potrebbe essere diversamente”
“Ho alcune domande, ma voglio la verità”
“Va bene”
Tentai di farmi coraggio. Conoscere la risposta alla domanda che stavo per porre portava con sé un’infinita serie di implicazioni. Tra le altre, la speranza di porre fine ad una guerra o impedire la morte di tutte le persone che mi erano care a questo mondo. “È Bella?”
“Sì”
Chiusi gli occhi, ringraziando il cielo e allo stesso tempo provando il desiderio di imprecare. “Devi dirglielo” la pregai.
“Non accetterà quella verità da parte di nessuno. Deve scoprirla da solo”
Aveva ragione, anche se era difficile accettarlo. Se si trattava davvero di Bella per quale motivo non aveva dato il minimo segno di riconoscerlo? Avrebbe reso tutto dannatamente più semplice, maledizione
“Non è in grado di gestire il tuo dono, non è vero?” 
Mi lanciò un’occhiata colma di pena, l’unica dotata di espressività che vidi mai sul suo volto. “Conosci già la risposta a questa domanda”
“Allora aiutalo, per l’amor del cielo. Digli cosa gli serve ed evitagli tutto questo. Spiegagli che non può gestire un potere simile, che sarà condotto all’oblio”
“Non posso essere io la sua guida e non posso impedirgli di prendere ciò che vuole”
“Perderà questa guerra ancora prima di iniziarla”
“È destinato comunque a perderla senza il mio dono. Aro possiede un vampiro dotato del mio stesso talento. Non è così forte, ma lo è abbastanza per rendere inutili i vostri sforzi”
“Deve pur esserci un modo per salvarlo da sé stesso”
Un piccolo sorriso mi parve incresparle le labbra fragili. “Richiederà un sacrificio”
Ero entrata in quella capanna con la convinzione di porre fine alla sua esistenza immortale prima che Edward tornasse in modo tale da impedirgli di portare a termine la sua follia. Ma se davvero lo spreco del dono di Diana avrebbe vanificato ogni possibilità di vincere la guerra con Aro... Non potevo fargli questo, anche se era per il suo bene. Ero disperata. “Farò qualunque cosa”
La ascoltai con calma intanto che mi spiegava ciò che andava fatto. Appena terminò mi presi un momento per ricordarmi chi ero e il motivo per cui mi trovavo lì, in quelle lande sperdute della Russia, pronta a compiere un altro sacrificio solo per salvarlo. 
Forse lo amavo davvero. 
Mi avvicinai e le carezzai il viso, certa che avrei perduto un altro pezzo della mia anima. 
 
***
 
Oblast' di Arcangelo (Russia), 10 giugno 2016
Edward
 
Rientrai che era notte profonda. Durante tutto il viaggio, quando i miei sensi si erano rinvigoriti per la caccia, le parole di Alice mi tormentavano, stuzzicandomi dove faceva più male. 
È Bella.
No, impossibile. 
Alice farebbe qualunque cosa per fermarmi. 
Non le avrei permesso di darmi false speranze, non di nuovo. Già una volta avevo ceduto alle sue parole rassicuranti e avevo pagato quell’errore con la vita di Lei. 
Non era Bella.
Non poteva esserlo. 
Scesi di macchina e percorsi con calma il viale alberato coperto di neve. Non mi piaceva quello che dovevo fare, non mi piaceva mai… mi metteva in contatto con la parte più violenta del mio essere e mi conduceva verso luoghi dai quali alcuna anima può tornarne integra. 
Ma andava fatto. Una volta ancora.
Ero ad una decina di metri dall’ingresso quando mi resi conto che qualcosa non andava. Nessun pensiero nell’aria e un silenzio irreale avvolgeva l’intera baita. Spalancai la porta bruscamente per trovarmi davanti ad una scena raccapricciante. Alice era rannicchiata in un angolo, il volto contratto in una smorfia carica d’orrore, gli abiti grondanti di sangue. Poco lontano da lei, sul pavimento, il corpo di Diana giaceva scomposto e abbandonato. Dalla giugulare un fiotto di sangue le aveva inzuppato i bei capelli cerei. 
“Che cosa hai fatto?”
Mi accucciai accanto al corpo di Diana e le chiusi gli occhi senza vista. Nonostante le circostanze lo sguardo era sereno, finalmente in pace. La adagiai con attenzione sulla sedia che le aveva dato accoglienza per tanti secoli e mi diressi verso Alice. 
Teneva le gambe strette tra le braccia e ondeggiava ad un ritmo incessante. Gli occhi aperti rivolti verso il nulla davanti a sé. 
“Alice”
Non parve nemmeno sentirmi. Mi inginocchiai davanti a lei così che i suoi occhi incrociassimo il mio viso. “Perché?”
Leggendole i pensieri fui invaso dalla marea in piena che stavano affollando la sua mente. I futuri di tutti i mondi riuniti in un unico punto. 
C’era solo una cosa da fare. 
Le presi il volto tra le mani e sfruttando al massimo l’energia che mi ero procurato per il rituale la condizionai a separare la parte della sua coscienza che organizzava i suoi pensieri e il suo dono. Cominciò a piangere di un pianto inconsapevole e volontario prima che perdesse i sensi.
Senza spettatori mi lasciai scivolare a terra. Lo sforzo di condizionare una creatura di tale potere fu devastante. Sentii un rivolo di sangue scendermi dal naso al culmine dello sforzo, fintanto che tutte le energie definitivamente non mi abbandonarono.
 
***
 
Volterra, 11 giugno 2016
Bella
 
Il silenzio assordante della sala del trono era interrotto soltanto dal incedere dei miei passi sul pavimento. Aro mi attendeva seduto sul suo seggio. Un sorriso ambiguo animava il suo volto spento dai secoli. 
“Mi hai fatto chiamare”
Mi fece cenno di farmi avanti e con la consueta naturalezza mi porse la mano così che gli concedessi accesso ai miei pensieri. Nel mio caso si trattava di una procedura ancora più intima perché presupponeva la ritrazione del mio scudo e la piena volontà di lasciargli scandagliare la mia mente alla ricerca di qualunque cosa lo aggradasse. Dedicò un paio di minuti all’operazione, un tempo interminabile, in cui il contatto con la consistenza insolita della sua mano aumentava a dismisura il mio disagio. 
“Interessante” commentò infine, interrompendo ogni contatto e lasciando che mi allontanassi. Osservava il vuoto davanti a sé con aria meditabonda e vagamente soddisfatta. “Tu come te lo spieghi?”
“Che cosa?”
Mi riservò un’occhiata ammonitoria, simile a quella di un padre verso la figlia che finge di sapere per cosa la stia rimproverando. “L’altra sera, quando hai incontrato il mio Ospite, hai provato un profondo senso di attaccamento nei suoi confronti. Hai percepito la sua pena. Come te lo spieghi?” 
Distolsi lo sguardo, infastidita da quello sfacciato riferimento a pensieri privati. Mi ero tormentata con quella domanda negli ultimi giorni, incessantemente, senza riuscire a darmi una risposta. Avevo omesso di parlarne a Demetri per non turbarlo… negli ultimi giorni si era fatto sempre più sfuggente: era sempre fuori e difficilmente riuscivamo a scambiarci più di qualche parola sconnessa. “Non me lo spiego”   
“Stai sviluppando attitudine all’empatia? Ti è già capitato con altri?”
“No, con nessun altro”
Annuì, non avrei saputo dire se soddisfatto o meno. “È davvero una reazione insolita. Cosa pensi di fare al riguardo?”
Lo guardai con un certo smarrimento. “Che cosa potrei fare? Come ho già avuto modo di spiegare, non ho mai provato niente di simile con nessun altro vampiro con cui sia venuta in contatto”
“Potresti vederlo ancora una volta”
“Se ho ben capito, Edward Cullen è un nemico che intende radere al suolo l’intera guardia. Non è esattamente il tipo di vampiro da invitare a casa per quattro chiacchere tra amici”
Rise divertito. “Non sarebbe consigliabile, te lo concedo... ma sta per aver luogo la spedizione in Nord America. Lui sarebbe presente”
Istintivamente mi irrigidii. C’era qualcosa che mi metteva a disagio in quella proposta. “Mi stai consigliando di prendervi parte?”
“No, mia cara. Ti sto consigliando di lasciarti catturare”
***
Quando tornai a casa Demetri mi attendeva in veranda. Aveva in mano un bicchiere di vino che faceva roteare senza sosta. “Dove sei stata?” chiese appena fui sufficientemente vicino da sentirlo. 
Mi sedetti accanto a lui. “Aro mi ha convocato”
“Cosa voleva?”
Ignorai la sua domanda e l’inquietudine che celava. “Che cosa sta succedendo Demetri?”
Sospirò, appoggiando la schiena sulle assi rifinite della sedia a dondolo, imprimendole un piacevole ritmo ondulatorio. La sua voce era ferma, così come il suo sguardo, perso nel rimirare il tramonto all’orizzonte. “C’è una cosa importante che devo dirti”
La melodia che qualche volta fuoriusciva inconsapevole dai meandri della mia mente per assumere consistenza nelle note del pianoforte mi riempì improvvisamente le orecchie come un tenero avvertimento. Il ricordo del mio risveglio, sola, sulle soglie di quella stanza da ballo con il sentore doloroso dell’abbandono a scuotermi le ossa aveva risvegliato in me terribili emozioni di cui non avevo mai avuto alcuna consapevolezza. Il terrore di trovarmi in un luogo sconosciuto, sinistro, pauroso… in cui Lui, Edward Cullen, non era con me.
Conoscevo già la verità e l'invito di Aro a lasciarmi catturare era stata solo l'ultima conferma.
Annuii, lasciando che Demetri iniziasse il proprio racconto. Mi narrò, come prima di lui aveva fatto Jane, la favola triste del vampiro e della ragazza umana, recatasi a Volterra per tentare di salvarlo e finendo invece uccisa per la fame insaziabile del predatore di cui era innamorata. Lo fece con calma, tentando di essere preciso, e spogliando il racconto del proprio punto di vista. Quando raccontò del sopraggiungere della morte della ragazza e della lotta disperata del vampiro per stringere a sé il suo corpo esangue, indugiò per momento.
Anche senza guardarlo percepivo in ogni sua parola la pena che gli stava avviluppando l’animo. Potevo soltanto intuire cosa fosse accaduto... ma qualunque cosa fosse non avrebbe mai potuto annullare la tenerezza con cui Demetri si era occupato di me durante l’addestramento e più tardi quando aveva acconsentito al mio desiderio di condividere la nostra esistenza. Spinta da un moto di dolcezza, cercai di rendergli le cose più facili. “Come è riuscito Aro a riportarmi in vita?”
Si voltò, sconvolto. “Ricordi?”
Gli sorrisi gentile. “No, non ricordo nulla di quanto è stato, ma qualcosa dentro di me si ricorda di lui: Edward Cullen”.
***
Quando Demetri finì di raccontarmi la mia storia il sole era già tramontato e il buio della notte aveva dispiegato il suo manto sulla campagna davanti alla villa. “Se desideri che me ne vada devi soltanto dirlo” disse e si alzò, lasciandomi sola con i miei pensieri.
Cercai di pensare a come mi sentivo, a quali implicazioni poteva avere per me tutta quella storia. Pensai alla ragazza che ero stata, pur non ricordandola, e pensai a Lui ed a come la perdita di Lei doveva averlo cambiato. “Dicono sia divenuto folle e abbia girato il mondo alla ricerca di un esercito che gli consenta di vendicarsi di tutti noi” aveva detto Jane sulla cima della torre del palazzo di Volterra. 
Se solo potessi ricordare le cose sarebbero più semplici
Di tutta quella storia non mi restava che un brivido, un'emozione che mi aveva fatto sentire legata a quel vampiro… vampiro di cui mi risultava estraneo anche il nome. 
Che cosa dovevo fare? 
Andare in Nord America? 
Farmi catturare come suggeriva Aro?
Non ne avevo idea e sicuramente non lo avrei scoperto quella notte. 
C’era qualcosa di più urgente di cui dovevo occuparmi. 
Entrai in casa e trovai Demetri seduto al pianoforte. Mi avvicinai e gli posai una mano sulla spalla, creando un contatto che sperai potesse riavvicinarci. “Tutto ciò non ha nulla a che fare con noi” gli dissi, ma nel pronunciare quelle parole sentii sulle labbra il sapore amaro della bugia. Gli sorrisi comunque quando si voltò e cercai di cancellare con un bacio il tormento che leggevo nel suo viso. 
Non disse niente e continuò a guardarmi, come se fossi la cosa più cara che avesse al mondo e stesse per perdermi.
“Non cambia niente” gli sussurravo all’orecchio mentre gli prendevo la mano e lo conducevo verso la camera da letto.
Non oppose resistenza quando iniziai lentamente a sbottonargli la giacca e la camicia. Sentii che mi desiderava e questo rese tutto più facile. Si lasciò trascinare sul letto, su di me.
“Non cambia niente” continuai a ripetergli con dolcezza.
Facemmo l’amore in modo intenso e disperato, con la consapevolezza che qualcosa era già cambiato e quello sarebbe potuto essere un addio. 
   
 
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