Storie originali > Soprannaturale > Vampiri
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Autore: Arsax    14/03/2017    1 recensioni
Non sapevo come eravamo arrivati a questo, sapevo solo che faceva male. Molto male. Non riuscivo a sopportare tutto ciò. Era come se mille lame gelide mi trafiggessero il cuore, e non solo figurativamente.
Come si era arrivati fino a quel punto? Noi due, sotto il potente e scrosciante bacio della pioggia, aggrovigliati in una danza mortale. Piantai i miei occhi nei suoi e pensai che forse era il destino a volere tutte quelle cose. Tutto quel sangue e tutto quel dolore. Tutta quella morte.
Abbandonai la testa all'indietro guardando le nuvole nere sopra di me e lasciando che la pioggia lavasse via ogni mio dolore e che mi baciasse per l'ultima volta.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 2


Il vento gelido mi sferza la faccia e nonostante abbia un caldo mantello, il freddo penetra in ogni fessura, in ogni intreccio dei fili che compongono quel mantello pesante. La tempesta di neve non cede e io arranco con la neve alta fino alle ginocchia.
Vedo la figura di un ragazzo, un giovane uomo che mi dà le spalle, alto circa due metri. Mi avvicino di più e lui, sentendomi arrivare, si gira verso di me. E' un bellissimo giovane uomo di vent'anni circa, anno più anno meno. Ha capelli neri lunghi fino alle orecchie, una mandibola ben definita, il naso dritto e senza gobba, occhi magnetici e profondi color ghiaccio, che nascondono segreti oscuri e che intimidiscono chiunque osi incrociare lo sguardo con quel giovane. Le labbra carnose sono ricoperte di...sangue. Anche il mento e il collo lo sono. Mi guarda e mi sorride, mostrandomi dei canini molto appuntiti e affilati e io, che amo tanto i libri fantasy e sono cresciuta con genitori studiosi di storie folklore, capiscono che sono denti di...

-Vampiro!- urlai mettendomi a sedere, col fiatone e il batticuore.
Mi ero svegliata di soprassalto da un incubo che era stato così vivido e palpabile che ancora potevo sentire il freddo penetrarmi nelle ossa.
Mi passai una mano sul volto e guardai la radiosveglia sul mio comodino. Erano le sei e mezza del mattino e avevo ancora mezz'ora per riposarmi, prima di dovermi andare a preparare per andare all'università, ma quel giorno non ne avevo proprio voglia. Se avessi finto un mal di pancia, forse i miei genitori mi avrebbero lasciata stare a casa a riposare, ma così facendo mi sarei trovata davanti a mille pensieri cupi, tra i quali quello strano sogno e Mirko.
Decisi di alzarmi, di andare a farmi una doccia e di uscire presto di casa. Andai all'università che frequentava Mirko e lo attesi davanti all'entrata principale, un poco nascosta dai cespugli. Ero indecisa se continuare la discussione avuta il giorno precedente o constatare che le mie supposizioni fossero giuste e che avesse un'altra.
Non ebbi nemmeno tempo di formulare un discorso carico di rabbia e decisione che lo vidi arrivare al fianco di una bellissima ragazza,tutta fru frue vestita di rosa. Io non amavo il rosa e in quel momento lo trovai il colore più odioso del mondo.
Mi nascosi un po' meglio, per non farmi beccare da loro e li vidi che si baciavano profondamente, anzi si stavano facendo la pulizia dentale a vicenda. Non mi aveva mai baciata così in pubblico, fortunatamente, ma vedere che si comportava da idiota con un'altra quando neanche ventiquattr'ore prima mi aveva scaricata, mi fece bollire il sangue nelle vene.
Strinsi i pugni fino a far sbiancare le nocche e non seppi con quale forza di volontà, non mi misi a prenderli entrambi a calci, come aveva suggerito Erica. Si staccarono ridacchiando e andarono a cercare un posto nel quale appartarsi. Decisi che avevo visto abbastanza, anche fin troppo, così me ne tornai alla facoltà col tentativo e la speranza di riuscire a seguire qualche lezione.

-E così il porco se la fa con una Barbie. Interessante...- disse Erica addentando il kebab che ci eravamo comprate.
Era venuta a trovarmi al campus durante la pausa pranzo, per farmi tornare il buonumore, ma si era ritrovata con altre informazioni molto brutte.
-Stasera si esce. Ho già informato tutti quelli del gruppo e ti accompagno a casa io, così puoi scolarti un bel po' di crema di whisky.
-Grazie, ma stasera passo. Voglio solo diventare parte integrante del mio letto.
-Tu hai bisogno di uscire e di divertirti. Non puoi stare chiusa in casa a pensare a Mirko o peggio ancora a studiare. È venerdì sera!-protestò Erica.
Lavorava in un bar dal mattino fino alla sera e quando andavo a trovarla, ogni tanto mi offriva un caffè gratis, soprattutto quando capitavano giornate brutte come quella. Ero grata di averla incontrata durante il mio cammino.
-Non te lo dico spesso, ma sei la migliore amica che io abbia mai avuto. È stata una fortuna essere in classe insieme alle superiori.- dissi guardandola negli occhi con profonda sincerità.
-No, così mi fai piangere e mi fai sbavare il trucco.- rispose asciugandosi teatralmente una lacrima immaginaria e io mi misi a ridere.
-Se hai bisogno, chiama in qualsiasi momento. Sai che ci sono sempre per te, ma era giusto per ribadire il concetto.
-Grazie mille ancora, davvero.
-Dovere di sorella maggiore.- mi disse facendomi l'occhiolino.

Tornai a lezione fino alla sera e mi avviai lentamente a casa. Non avevo voglia di fare niente, nemmeno di mangiare, soltanto infilarmi subito nel letto, col mio bel pigiama con gli orsetti, ma i programmi furono cambiati completamente.
Quando arrivai a casa, sentii i miei genitori seduti al tavolo della cucina che parlavano molto fitto fra loro. C'era anche un'altra persona, ma non riconobbi la voce.
-Sono a casa.- annunciai lanciando la mia borsa a tracolla in camera mia.
-Serena, vieni qui. Dobbiamo presentarti una persona.- mi chiamò mia madre.
Andai in cucina e trovai un uomo sulla trentina, con i capelli corvini e gli occhi grigio-azzurro, leggermente tendenti al verde. Era molto, troppo pallido e pensai che avesse subito bisogno di una lampada, così come ne avevo bisogno io, visto che il suo pallore era identico al mio. Era oggettivamente bello, uno di quegli uomini dei quali ci si innamora sull'autobus e che si spera di incontrare di nuovo nei giorni seguenti. Poteva benissimo essere un modello.
Si alzò in piedi non appena mi vide e mi fece un inchino, un inchino vero, fino alla vita.
-Buonasera Serena. Sono lieto di conoscerti. Mi chiamo Wilhelm Von Ziegler e sono tuo zio, da parte di madre. Della tua vera madre.
Sbarrai gli occhi e lo guardai scioccata. Non era possibile, avevo uno zio e non era mai venuto a conoscermi, a cercarmi o quant'altro. Quello non era mio zio. Avevamo il medesimo sangue che ci scorreva nelle vene, ma ciò non significava che fosse mio zio. Uno zio non ti lascia con degli sconosciuti o ti dà in adozione, ma cerca di lottare e di difenderti, se non per te almeno in memoria della propria sorella.
Istintivamente mi misi a cercare qualche tratto che avevo ereditato da mia madre, ma ne trovai ben pochi. Forse il colore degli occhi, molto simili ai miei.
-Serena, siediti. Ti servo un po' di caffè.- disse mia madre alzandosi per prendere una tazzina.
-Come hai fatto a trovarmi?- chiesi a bruciapelo a Wilhelm, piuttosto sospettosa.
-Ho sempre saputo dove trovarti.- rispose sorridendo e lasciandomi, ancora una volta, ad occhi sbarrati. -Non mi sono mai avvicinato a te fino a quando non fossi stata pronta, e ora lo sei. Sei pronta per affrontare il tuo passato e imboccare la strada verso il tuo destino.
-Ehm... da quale libro fantasy salti fuori? Perché sembra molto bello, soprattutto la frase ad effetto, e mi piacerebbe leggere un...
-Serena.- mi interruppe mia madre. -Questo non è uno scherzo. Noi abbiamo provato più volte a dirti da verità, ma tu hai sempre pensato che fosse uno scherzo e così abbiamo lasciato perdere. Ora è giunto il momento di guardare in faccia la realtà.
Non l'avevo mai vista così seria come in quel momento e la cosa mi fece paura, ma la mia logica e razionalità scientifica avevano la meglio.
-Be', sono un po' come San Tommaso: se non vedo non credo.- risposi facendo spallucce, ma la mia tranquillità sparì in poco tempo.
Mia madre aveva accennato al fatto che non avessi mai creduto loro quando avevano tentato di raccontarmi dei miei genitori e di...
-Sì, Serena. Credo che tu abbia capito.- affermò mio padre annuendo. -Sei un vampiro, anzi un nobile vampiro. Figlia di Astrid Von Ziegler e Marius Vidrean, principessa dei clan Von Ziegler Vidrean.

Sbarrai gli occhi e rimasi scioccata. Tutto ciò che i miei genitori avevano tentato di dirmi per anni era vero. Era tutto vero. Solo in quel momento me ne resi conto, anche se la mia parte scientifica era ancora molto scettica.
-Quindi... io...
-Esatto, Serena.- annuì mio zio. -Tu sei l'erede al trono di due clan molto influenti. Tuo padre Marius era sovrano del clan Vidrean, mentre tua madre era la regina del clan Von Ziegler.
-Ma... ma...
Mio zio mi zittì alzando una mano. -Ti prego, Serena, lascia che ti racconti

I Vidrean e i Lovinescu, un altro clan di vampiri molto influente in Romania e dintorni, sono stati in continua lotta per secoli. Erano secoli bui sia per la popolazione locale di umani che per i vampiri stessi. C'erano continue lotte fra i vampiri per accaparrarsi il potere, folle armate di forconi, fiaccole e paletti, pronte ad uccidere qualunque vampiro fosse capitato fra le loro mani, fino a quando non decisero di sancire un patto. Un patto ancora più vecchio dei tuoi genitori e me. Tale patto stabiliva che se ci sarebbero stati un erede maschio e uno femmina, provenienti dalle due famiglie, questi si sarebbero sposati e avrebbero fermato i conflitti fra le due famiglie, e di conseguenza anche le orde inferocite. Ma, per un crudele gioco del destino, per anni e anni entrambe le famiglie ebbero eredi dello stesso sesso e prima che i loro genitori potessero procrearne altri, questi venivano distrutti.
Iniziò così un circolo vizioso che non fece altro che aumentare l'astio fra i due clan, fino a quando non nascesti tu. Fu una gioia per entrambi i clan, poiché i Lovinescu avevano dato alla luce un bambino di nome Stefan appena due anni prima e tutti erano in festa, ma questa durò ben poco. I tuoi genitori furono assassinati da un Lovinescu che non accettava di farsi comandare da un Vidrean. Questo venne distrutto seduta stante, ma fu una grave perdita per tutti.
I tuoi genitori erano consapevoli che c'erano vampiri che non erano contenti di questa futura unione, così ti affidarono alle cure di una coppia di vampiri mezzosangue per non esporti a inutili rischi, dato che loro non sarebbero stati lì a proteggerti. Sapevano che sarebbero morti a breve e così accadde. I vampiri mezzosangue ai quali ti affidarono erano tuo padre Andrea e tua madre Paola.

Spostai lo sguardo verso mio padre, che aveva assunto uno sguardo cupo e lontano, come se stesse ripensando alla notte di quasi ventidue anni prima. La mamma era anche in uno stato peggiore. Faceva fatica a trattenere le lacrime e non osava guardare nella mia direzione.
-Papà, ma allora tu...
Lui annuì, piantandomi i suoi occhi castani, dallo sguardo sempre caldo e cordiale, che in quel momento erano freddi come il sogno della notte prima.
-Sono un vampiro mezzosangue, così come lo è tua madre.
Fu il turno di girarmi verso mia madre, che tentò di sorridermi per infondermi un po' di incoraggiamento, nonostante gli occhi lucidi e il naso rosso.
-Tesoro, abbiamo provato tante volte a dirtelo, ma tu sei così... razionale, scientifica.- mi disse la donna che mi aveva accudita e cresciuta come se fossi sua.
-Infatti è così. Ripeto: sono come San Tommaso. Io non ho mai avuto dei canini aguzzi né tanto meno voglia di...
Sangue.
In quel periodo avevo sempre sete e sempre voglia di carne al sangue, molto al sangue. Com'era che tutti i pezzi stavano andando pian piano ad unirsi in un unico, enorme, molto fantasioso e folkloristico puzzle?
-Non ti sono ancora usciti i canini?- chiese sconcertato mio zio Wilhelm.
-Ehm... no. Però ho notato che in questo periodo ho tanta... sete. E che spesso mangio bistecche al sangue.- ammisi con un po' di vergogna. -Le vado a comprare per pranzo in modo che voi non le vediate.
-Perché non ce l'hai detto prima? Ti avremmo aiutato.- domandò mio padre palesemente sorpreso.
-Papà, fino a mezz'ora fa credevo che i vampiri fossero solo nella mia testa e nei miei libri e pensavo che fossero solo voglie... perché... forse...
-Pensavi di essere incinta.- completò mia madre, ridacchiando sotto i baffi, e io annuii.
-Be'- iniziò mio zio pensieroso. -questo sì che è strano. Di certo la cosa più strana che mi sia mai capitata. Proverò a fare delle ricerche.
-Aspettate un attimo.- affermai bloccando tutti e ripensando ad una cosa che avevo metabolizzato solo in quel momento.
Io avevo un promesso sposo vampiro, che mi era stato promesso addirittura prima ancora della nascita dei miei genitori, che da quel che aveva lasciato intendere zio Wilhelm erano molto vecchi. Quindi io avrei dovuto...
-Io devo sposarmi?!- chiesi con voce acuta e gli occhi sbarrati dallo shock.
Sposare uno sconosciuto, per giunta vampiro, per giunta della famiglia rivale alla mia. Quel matrimonio avrebbe portato pace e amore e tutti sarebbero stati felici e contenti. Tutti tranne me, ovviamente.
-Tornando al castello, accetterai di diventare principessa e poi ci saranno le nozze tra te e il principe Stefan, ma prima dovrò insegnarti ad essere una vera principessa.
La mia vita, che un paio di giorni prima consideravo perfetta, senza sorprese e anche un po' monotona, cambiò radicalmente, portandomi in un mondo a me sconosciuto che credevo fosse solo frutto di superstizioni e libri fantasy. Avevo scoperto di essere una principessa, una principessavampiro, e che ero stata promessa in sposa da chissà quale mio strano e bicentenario parente, sempre che questo fosse ancora vivo.
Ero confusa, completamente confusa e avevo bisogno di una notte per riflettere bene, ma una cosa gliela chiesi subito.
-Quanto tempo ci vorrà prima che io faccia il mio primo ingresso come principessa?
-Un mesetto circa. È già stata decisa la data del ballo che ti presenterà al mondo intero e si terrà nella residenza principale dei Von Ziegler, non molto lontano da Vienna. Con calma vedrai anche le altre.
-Ci sono altri castelli appartenenti ai Von Ziegler?- chiesi a bocca aperta e mio zio mi sorrise con tenerezza.
-Certo, i Von Ziegler sono vampiri molto ricchi e importanti in Austria. Sono abbastanza influenti, ma mai come i Vidrean e i Lovinescu. I Vidrean, però, non se la stanno passando abbastanza bene in questo momento, in Romania.
-Woo-ooo, frena. Io pensavo di essere svizzera e rumena.
-In realtà sei per metà austriaca, da parte di tua madre, e metà rumena, da parte di padre.
E in entrambe le lingue faccio schifo. Non so assolutamente niente.” pensai.
-Che cosa mi insegnerai?- chiesi continuando a far girare gli ingranaggi del mio cervello.
-Tutto. L'etichetta, il ballo, la postura, la politica, la storia, il rumeno e il tedesco. Ci sono un sacco di cose che dovrai imparare e abbiamo molto poco tempo.- rispose mio zio, sorridendo entusiasta vedendomi così interessata.
-E il combattimento?
-Perché mai una principessa dovrebbe saper combattere?- mi chiese incuriosito dalla mia domanda.
-Perché magari una principessa non può fidarsi di nessuno e non vuole essere distrutta solo perché l'unica cosa che sa, è quale posata usare durante i banchetti?- chiesi retoricamente.
Se persino i miei genitori erano stati distrutti così facilmente, non potevo di certo restare impreparata. Avevo letto fin troppi libri e visto troppi film per credere di essere al sicuro, nonostante le guardie che ci sarebbero state a proteggermi. Ma avrei avuto delle guardie? Erano fidate? Ogni domanda che si formulava nella mia testa, mi faceva pensare sempre di più che l'idea di imparare a combattere fosse saggia.
Zio Wilhelm mi studiò per qualche istante e poi sorrise.
-Sei come tuo padre, nella forza di spirito e voglia di buttarsi nella mischia, ma in quanto ad astuzia e bellezza sei come tua madre.- mi disse con una punta di nostalgia nella voce. -Ti insegnerò anche quello, se lo desideri.
Annuii con decisione. Diventare principessa mi incuriosiva parecchio, ma sposare uno sconosciuto era l'ultima cosa che avrei mai voluto fare. Avevo bisogno di mio zio Wilhelm per avere accesso alle condizioni del patto e trovare una scappatoia. Avevo solo un mesetto scarso e non dovevo sprecare tempo prezioso, sempre che avessi deciso di diventare principessa.
La cosa mi spaventava non poco, perché avrei avuto una marea di doveri e compiti da eseguire per garantire al mio popolo una lunga e tranquilla esistenza. Ne sarei stata all'altezza?
-Vorrei riflettere per decidere se diventare o meno una principessa, e lo farò durante il periodo di addestramento.
-Non puoi sottrarti ai tuoi doveri e al tuo destino!- protestò mio zio, scioccato da quella affermazione.
-Wilhelm- intervenne mio padre con tutta la calma che possedeva. -Sta a Serena decidere se intraprendere o meno questa strada. Noi saremo sempre orgogliosi di lei e la appoggeremo sempre, qualunque cosa deciderà.
Io cercai di calarmi nella parte della principessa in erba, o pacere di turno, cosa che facevo già nel mio gruppo di amici. Cercai di parlare con più calma possibile, proprio come faceva mio padre, mi misi dritta e lo guardai negli occhi.
-Zio Wilhelm, rifletti solo un istante. Se io non fossi all'altezza di questo compito, metterei a rischio tutto ciò per cui i nostri antenati hanno lavorato sodo e sono andati incontro alla distruzione, pur di rendere il loro mondo un posto migliore sia per loro stessi che per la loro gente. Se non fossi all'altezza e sbagliassi, secoli e secoli di cambiamenti andrebbero in fumo e in soli pochi anni. È questo che vuoi? Tutt'al più abdicherò in tuo favore.
Dovetti sembrare molto convincente, perché zio Wilhelm si grattò il mento pensieroso. Mi piantò uno sguardo molto profondo, che mi faceva venir voglia di abbassare lo sguardo, ma non lo feci. Probabilmente avevo assunto un atteggiamento simile, o almeno ci speravo, a quello che assumeva solitamente sua sorella, mia madre. Sorrise raggiante.
-Tu hai la stoffa per regnare. Sei tale e quale a tua madre e farò di tutto per convincerti a prendere il posto che di nascita ti spetta.
Lui era sicuro che io sapessi regnare, ma io no!
Non sapevo muovermi in un mondo fatto di vampiri, distruzione, folle inferocite e tradimenti, nonostante quel mondo mi incuriosisse e affascinasse parecchio. Il mondo dei vampiri mi aveva sempre affascinata, ma quella, da quel che mi avevano detto i miei genitori e quello strano zio, non era uno dei miei amati libri. Era la realtà nuda e cruda. Non ci sarebbe stato nessun principe azzurro che sarebbe corso in mio aiuto alla prima difficoltà, avrei dovuto continuamente salvarmi da sola, senza appoggiarmi a nessuno. Soprattutto perché il principe che era presente in tutta quella storia, era un completo estraneo.
-Però c'è ancora una cosa che vorrei sapere.
-Dimmi.- rispose mio zio, ancora sorridente.
-I miei canini dove sono?

Angolo autrice.
Buongiorno! Ecco a voi il secondo capitolo della mia storia. Fatemi sapere cosa ne pensate con un commento, risponderò molto volentieri! Grazie mille!
Un bacione,
Arsax <3
  
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