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Autore: Rick Cave    14/03/2017    0 recensioni
"Morirò a cinquant'anni, ne sono sicuro! Non ci credete? Scommettiamo, allora!"
Dopo vent'anni di attesa, si scopre chi ha vinto. Ma il risultato è davvero inaspettato, per tutti...
Genere: Comico, Commedia, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C’era lui, un signore distinto
Per sempre convinto
Si disse, che la morte a cinquant’anni lo cogliesse
Scommesse con gli amici
Ci credi? Tu no? D’accordo, ti sfido
Mi fido del mio fiuto
A cinquant’anni me ne vado
Con tutti i soldi che hai giocato
Ma sei matto, gli dicevano
E se t’ammazzi tu da solo
Mica vale, sei una sòla
Non lo credo, mai barato
In vita mia, fino alla morte, a cinquant’anni, come ho detto
Fiero ero e ancor lo resto
Sul posto del mio arresto
Definitivo fate scrivere
Quant’è onesto questo
Pur da morto non smentisco
La mia fama di gagliardo, disse lui tutto tronfio
Un po’ cialtrone e un po’ ribaldo, tutti in coro per lo sgonfio
Di un pallone da sé gonfiato
A pressione e fin troppo animato
Allora, signori, qui si punta!
La quota è stata raggiunta
Come ho detto, a cinquant’anni son contento
Di morire tutto insieme
Di una morte naturale
Nel mio letto ben tornito
Di pulzelle e belle dame
A mo’ di abbellimento
Lo vedremo, sporco infame, lo vedremo
Vent’anni son da ora e vent’anni aspetteremo
Avvoltoi e iene che non siete altro
Tu pensa a morire puntuale, ciarlatano, e giù risate
E vent’anni da quel dì passarono
Ma ricordi quel marpione
Che grandissima panzana
Oggi muore, raccontava
Ora schiatta, cadavere diventava
Ma che storie, che sciocchezze
Andiamo a vedere, non è successo niente
Dentro al letto sta quello ancora
A dormire beato
E dei soldi ci ha promesso
Quindi presto, ragazzi, lesti
Più vivo che mai, ci aspetta
Arrivati lì nel salotto
La visione fu un bel casotto
Cianfrusaglie a volontà
Tutto sbattuto di qua e di là
Ma che ci ha fatto, qua dentro? Il temporale d’apocalisse?
Se lo fosse, è fortunato
Che sia morto? Quant’è strano…
Non ci credere, è messinscena
Al massimo per la cena qui lo ritroviamo
E con lui beviamo
Alla salute di chi quel brindisi ce lo offre
Con le vincite appena riscosse
Mica è morto, abbiamo sempre avuto ragione
Mica è defunto, piuttosto in prigione
Dovrebbero lasciarlo, per aver intentato
Una simile sceneggiata davvero male architettata
Per sfuggire a una scommessa
Vent’anni fa già persa
E invece no, miei cari bravi
Uelà! Chi è? Uno spirito, un fantasma?
Un ectoplasma che si presenta, così pallido e che appare
All’improvviso sulle scale, tutto trasparente
Differente da noi, biancastro, un impiastro
Di stracci lisi e rovinati
Tutti addosso, e le catene
Scappiamo, ragazzi, qui c’è puzza di guai ultraterreni
Avrà fatto un patto col diavolo, quel maledetto
Con Belzebù in persona avrà deciso
Che a cinquant’anni l’avrebbe ucciso
Un demone, infatti, sono io
Eccolo che parla, reagisce, ci risponde
La porta non si apre, dannazione, che fare?
Non c’è bisogno di fuggire
Nulla accade che non vogliate
Il vostro amico a sì stretto un accordo
Con quel genio del mio capo luciferino
Un malandrino, un imbroglione
Gli è riuscito di morire
Quando gli è parso, quando ha deciso
Ma non come chiedeva
Tra bambagie e vanità
Lui è morto, sì, ma tra mille atrocità
Ma davvero quindi è morto? Tu lo affermi, spirito, lo confermi?
Ti pare che io scherzi?
Vorrai mica vedere i rinforzi
Dell’armata delle tenebre
Per avere conferma di ciò che disprezzi?
No, ti prego, basti e avanzi, pietà
Allora il nostro amico è davvero nell’aldilà!
Signor messer la morte
Non c’è modo per riportar la sorte
Dalla parte di quello sciocco
Per farlo tornare tra i viventi, in questo borgo?
Davvero tu chiedi che l’anima morta ammazzata del tuo caro
Torni qui seduta stante? È davvero raro
Che il mio padrone conceda una tal grazia
Specialmente a gentaglia come te, caduta in disgrazia
Solo qualche volta si concede
Di far risalire a qualcuno le scale
Tre giorni richiese a quel tipo famoso
Che mica mi ricordo come si chiama, coso
Quello della croce e delle spine
Avete capito, non fate manfrine
C’è sicuramente un modo, dottor commendator trapasso
Ci consigli, ci raccomandi al suo datore
Davvero lo volete? Si potrebbe fare, forse arrangio
Qualcosa per voi, un mezzo rilancio
Il vostro amico rivolete?
Beh, non è proprio uno stinco di santo
Ma gli si vuol bene, e questo è già tanto
Va bene, allora, così è deciso
Tra tre giorni, ormai è prassi consolidata
Lui resuscita e lo incontrerete per strada
Siete dodici, proprio come allora
Portate un sacco pieno d’oro
Gioielli e baiocchi
Davvero fin laggiù, chiesero
Vale la moneta di quassù?
Il contante è ultraterreno, gentaglia
Vale di qua, di là, più di voi sicuramente
Lo desiderate ardentemente
Violentemente lo bramate
Ma per nulla lo scambiate
Fatti vostri, me ne tiro fuori
Alla fine, come si dice, tanto muori
E voi morite, miei cari caduchi storpi
Piuttosto, vi ricordo l’accordo
Sbrigatevi, portate il dovuto
 E risorgerà in tre giorni quel vostro amico ormai dannato
Forza, scattare, amici!
Che volete fare, sopra dormirci?
Senza pensare, prendete ciò che di prezioso avete, brillanti
Anelli, bracciali, gioie, contanti
Sbrigarsi, orsù, che di tempo non ve n’è più!
Ecco, lord fantasmatico
È stato un po’ traumatico
Ché mia moglie mi divorzia
Le ho portato via pure la fede nuziale
Ma è per il bene, è un’ingiustizia
Che l’abbiate truffato, al nostro amico, che l’abbiate raggirato
Poca roba avete trovato, poveracci, questo siete
Fuori e dentro, niente raccogliete
Lungo il cammino della vita che vi si para di fronte
Lasciate solo impronte a insozzare il territorio
 Sul quale vivete, sul quale convivete
Ma un demone accontentarsi può di certo
La vita del vostro non vale tanto, è uno sconcerto
Un uomo vile, un condannato
Che gran ruffiano
Ha pure tentato di sedurre
Una diavolessa tutta curve
Male però gli è andata
Ha preso una sonora cantonata
Uno schiaffone ha ricevuto lì sul viso
Inviso, pure all’inferno, davvero reietto
Da voi, qui, e all’aldilà
Troverà mai pace? Chi lo sa?
Ma che mi frega, ciò che ho chiesto ho ricevuto
Allora, cavalier l’inesistente
Come regolarsi per la resurrezione? Dove sarà? Quando apparirà?
Ah, giusto, che sbadato!
Le coordinate non vi ho dato!
Lì nel campo ci sarà
Tre giorni di lievitazione e si mostrerà
D’accordo, conte degli spiriti, ci saremo
Ad aspettare il nostro amico
Un grande festa daremo
Che baccano, che casino
Non ci provate, miei cari vermiciattoli
Tutto di soppiatto s’ha da fare
Mica con le ghirlande e a suon di fanfare
Pian pianino voi ci andrete
Tranquilli voi sarete
Perché farete scappare altrimenti
L’anima maledetta del vostro conoscente
Ah, così si fa? Mica lo sapevo come funziona con voi anime cornute
Così funziona, sciocco mortale
E per il cornuto da te proferito ti farei volentieri bere da un pitale
Ma tralasciamo, è meglio, ci guadagno
A mai più, miei cari schifi, al diavolo tutti quanti
Tre giorni son passati
In fretta e in furia si son preparati
Di nascosto dalle mogli, i conoscenti e tutti gli altri
Ci siamo, è il momento, dovrebbe essere qui il punto
Vicino a quell’albero c’è un calesse
Che lo fosse? Il trasportino dell’animaccia brutta del nostro amico?
Andiamo a vedere!
Non c’è niente! Qui è vuoto! Come funziona?
Non sarà mica un’anima imbrogliona, quel demone malnato?
Qui aspettiamo, miei cari, lo rintracciamo
L’accordo è stato preso, il nostro amico tra poco lo abbracciamo
Vicino al carretto aspettarono, le ore passarono
Ma niente apparve
Nulla passò di lì
Mi sa che davvero ci ha giocati, maledetto fantasmino
Ci sono cascato come un cretino
Tutti quanti ci speravamo, in verità
Che il nostro amico tornasse dall’aldilà
Ma purtroppo indietro non si torna
A senso unico, la morte è eterna
Se ne andarono quindi da quel campo
Con lo sguardo più che affranto
Per i soldi persi nella scommessa
E uno spirito in più sulla coscienza
Quell’amico avevano accontentato
Guarda te dov’era andato
Così lontano da non tornare
Manco facendo in tempo a salutare
Ma il colmo sarebbe stato se l’allegra combriccola si fosse davvero messa
Di buona lena a scandagliare la boscaglia
Nei pressi del calesse incustodito
Tra le fratte e le foglie, tra gli sterpi e gli arbusti
Un pallido figuro incatenato sta struccandosi
Per uscire da quella sua metamorfosi
Che ha compiuto per fregare
Quei suoi amici, rimasti male che nemmeno una sposa lasciata sull’altare
Se la ride, se la balla
Per vent’anni l’ha preparata
E gli è riuscita, la ladrata
Che bottino ha ormai raccolto
Tutto avvolto in un fagotto
Se ne parte lesto, svelto
Che fortuna, una sorte più che buona
Tocca a chi decide quando morire
Per scomparire definitivamente
E cambiar vita, per sempre
Una risata mi seppellisce
Infatti se la ride, se la ride, se la ride
La scommessa mi è riuscita, più forte ti rende ciò che non ti uccide
  
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