Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: steffirah    15/03/2017    1 recensioni
L'esperienza del primo amore, gli effetti della pubertà, la tristezza della solitudine, il desiderio di rincontrarsi, la fiducia nel destino. Tutto può essere possibile nell'impossibilità dei loro universi, è sufficiente crederci.
[Prompt della Shaosaku week dal 29/02 al 06/03/2016]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura, Syaoran
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ripresi lentamente coscienza, svegliato dal canto degli uccellini. Sbadigliai, aprendo un occhio alla volta, coprendomeli con una mano per ripararli dalla luce che filtrava tra le tende, attraverso la finestra aperta. Una leggera brezza mi carezzò il viso, ridestandomi, mentre mi voltavo alla mia destra.
Sorrisi intenerito: Sakura stava ancora dormendo.
Le sfiorai i capelli con una mano, carezzandola dolcemente. Sembrava un angelo, con quel viso sereno e privo di preoccupazioni.
Tenni gli occhi fissi su di lei, mentre con la mente rievocavo gli eventi degli ultimi tre giorni.
Kimihiro aveva fatto sì che potessimo ritornare nel regno di Clow ed era stato il regalo di compleanno più bello che potessi ricevere: poter rivedere Sakura, dopo quella lunga assenza di quasi due anni. Avevo anelato il nostro incontro, l'avevo sognata, e pensata in ogni momento, chiedendomi come potesse sentirsi, al sicuro, nel suo Regno.
Era stata una mia scelta, ma per quanto i continui viaggi mi tenessero occupato, per quanto Kurogane, Fay e Mokona mi distraessero, non potevo affermare di non aver sofferto la lontananza. Dopotutto, Clow era ormai diventata la mia casa. Sakura mi attendeva, e io non potevo continuare a chiederle di aspettarmi per sempre, senza fare nulla per lei.
Motivo per il quale, quando Kimihiro ce lo concesse non mi sembrava vero. Appena atterrati nel Regno, lei già lo sapeva. Lei ci stava aspettando. Lei ci guardò e il suo sorriso divenne più caldo del sole. I miei occhi si specchiarono nelle sue iridi cristalline e, insieme, si tinsero di piccole lacrime. Ero così contento di essere tornato, anche se per poco, e la mia gioia si rifletteva in quella di Sakura. Ci corse incontro e come tanti, tantissimi anni fa, la prima cosa che fece fu tuffarsi tra le mie braccia. Riuscii a mantenere l'equilibrio e la strinsi, più forte che mai, incurante dello sguardo torvo di suo fratello.
«Sono tornato.», le sussurrai accanto all'orecchio e la sua voce, piena di commozione, raggiunse in un istante le corde del mio cuore.
«Bentornato, Shaoran.»
Non so come riuscii a trattenere le lacrime. Sentirmi chiamare così, nonostante l'ultima volta le avessi rivelato il mio vero nome - e scoperto con stupore che il suo fosse lo stesso -, mi rincuorava. Era ciò in cui avevo sperato perché non volevo che le cose cambiassero tra di noi, in alcun modo.
Alzò lo sguardo e le sorrisi. Lei ricambiò, e dopo poco sentimmo qualcuno schiarirsi la voce. Arrossimmo entrambi, per cui Sakura si allontanò e andò a salutare i miei compagni di viaggio, mentre io porgevo i miei formali saluti ai membri della sua famiglia. Mi sorpresi un po' quando sua madre, la regina del Regno, mi abbracciò, quasi come se fossi un figlio per loro, e il re - che per un determinato periodo pure ha rappresentato un padre per me - mi si avvicinò arruffandomi i capelli. Persino il principe Touya, a modo suo, fu più gentile e accogliente del solito, così diveniva sempre più difficile contenere le emozioni.
Mi illudevo che ora che ero diventato nessuno, ora che non avevo quasi più un'identità, potessero divenire loro la mia sicurezza, le mie radici, la mia famiglia. Ma non potevo aggrapparmi a una simile speranza, perché c'era una cosa che continuava a turbarmi: il fatto che Sakura fosse una principessa e, di norma, per succedere al trono, avrebbe dovuto sposare un principe. Prima o poi sarebbe accaduto, di certo, e da allora in poi cosa ne sarebbe stato di me?
La dimostrazione di ciò pervenne quella stessa sera, quando fu organizzato un banchetto per festeggiare il compleanno della principessa, invitando alle danze non solo gli abitanti del Regno, ma anche nobili dei paesi vicini.
Quella sera Sakura era bellissima.
Era cresciuta, era più donna, ed io ero sempre più perso in quell'affetto che da anni immemori mi legava a lei. Il suo aspetto principesco, il suo portamento regale, ogni suo sorriso così dolce, rassicurante, mi facevano capire quanto si fosse impegnata ogni giorno per poter rispondere al meglio ai suoi doveri, tanto che il sacerdote Yukito mi rivelò che ben presto avrebbe preso il posto di sua madre come grande sacerdotessa. Ed io ero certo che sarebbe stata perfetta. La conoscevo, la sua bontà d'animo, il suo spirito puro, erano soltanto alcune delle caratteristiche che la rendevano la persona speciale che era. Erano soltanto alcuni dei motivi per cui, trascorrendo tutto quel tempo insieme, mi ero innamorato di lei. Ed ora avevo la certezza di essere ricambiato.
Ma come potevo essere sicuro che niente fosse cambiato? Dopotutto, erano molti i nobiluomini che tentavano di corteggiarla, anche quella sera. Chissà com'era in altre occasioni, ad esempio al suo precedente compleanno. Non c'ero stato.
Mi morsi le labbra per la mia impotenza: era qualcosa contro cui non potevo oppormi, era una mia scelta e, come per tutte le scelte che avevo preso nel corso della mia vita, anche per questa dovevo pagare. Ciononostante era dura. Per quanto fossi forte era difficile sostenere quella situazione, ma finché mi trovavo a casa, finché sapevo che Sakura stava bene ed era felice dovevo esserlo anche io.
Così mi limitai a guardarla da lontano, vederla intrattenere lunghi dialoghi con le persone più svariate, accettare regali d'ogni sorta, ma soprattutto abbracci dai bambini.
Sorrisi intenerito, consapevole di quanto tutti le volessero bene. Poi mi crucciai, rendendomi conto d'un colpo che non avevo niente con me da regalarle. Mi rivolsi ai miei compagni di viaggio, allarmato, e Fay mi rispose che con la nostra presenza già le avevamo fatto il regalo più grande che potesse ricevere. Ma a me non bastava. Perciò, approfittando della confusione, mi allontanai.
Vagai tra i corridoi del castello, tra quelle pareti che mi avevano visto crescere, quei luoghi che ormai conoscevo a memoria, rendendomi conto che nulla fosse cambiato. Non c'erano segreti per me, così seguendo un tratto disegnato dai miei ricordi di bambino, raggiunsi il giardino interno.
Mi appoggiai a una colonna, malinconico. Nulla era cambiato. Poteva essere vero?
Feci qualche passo avanti, sedendomi nell'erba e frugai tra i vari tipi di piante, cercando di non rovinarle. Davanti ai miei occhi apparvero due figure: me e Sakura a sei anni, quando lei non poteva ancora toccarmi ma, per essermi più vicina, realizzò una coroncina di trifogli, facendola cadere sul mio capo. Dovevano essere lì da qualche parte. E infine li trovai.
Pensai che potesse essere un bel pensiero ricambiare il suo gesto del passato, a distanza di così tanti anni. Di così tanti eventi. E poi, non poteva essere così difficile.
Pertanto mi misi comodo e cominciai a intrecciare i fili d'erba, sforzandomi di realizzare ciò che una volta lei riuscì a creare per me. Sorprendentemente trovai anche un quadrifoglio. Si diceva portasse fortuna, così lo rigirai tra le dita, osservandolo sotto il pallore lunare. Avrei potuto farglielo trovare in camera, sorprendendola. Poteva essere una buona idea.
Conclusi ciò che stavo facendo, mi misi in piedi e, dopo essermi scrollato la polvere e la terra di dosso, avanzai verso gli appartamenti regali, ma proprio allora fui fermato da una sensazione familiare. Alzai la testa, sapendo già che a pochi passi da me avrei trovato Sakura. All'ultimo secondo nascosi il mio operato dietro la schiena e lei mi si avvicinò, uscendo dalle ombre, il suo viso crucciato illuminato dalla flebile luce della luna.
«Shaoran, sei sparito all'improvviso. Mi ero preoccupata.»
«Mi dispiace, c'era una cosa di cui dovevo occuparmi.», risposi in modo vago. «Ti stai divertendo?»
Lei annuì, poi notai le sue guance divenire più rosee. «In realtà ti stavo cercando per... Per chiederti se...» Esitò, sviando lo sguardo, e incuriosito la spronai a parlare. Lei continuò, abbassando la voce di un tono: «Se... Volevi danzare con me.» Mi guardò di sottecchi. «Dopotutto è il nostro compleanno.»
Arrossii, non soltanto alla sua proposta, ma anche alla sua affermazione. Mi imbarazzai un po' e sorrisi, in difficoltà.
«Sakura, ma io non so ballare.»
Lei gonfiò le guance. «Credi che io ne sia capace?» Ero certo che fosse bravissima, ma preferii tenerlo per me. «Mia madre è un'abile danzatrice, in confronto io sono irrimediabilmente sgraziata.»
Ridacchiai, figurandomi presunte lezioni di danza e tutte le volte in cui lei era inciampata.
«Non immagini neppure quante volte cado.»
Stavolta a stento trattenni una risata, mordendomi le labbra. Lei mi rivolse un'occhiataccia.
«Non ridere.», mi rimbrottò.
«Non sto ridendo.», dissi, ma subito mi ingannai, non trattenendomi a oltranza.
Lei sbuffò, ma un lieve sorriso apparve anche sulle sue labbra, per poi cominciare a ridere insieme a me. Mi asciugai le lacrime con la mano libera e lei dovette accorgersi della mia strana posa.
«Cosa nascondi?», domandò incuriosita, senza far scomparire il sorriso dal suo viso.
Mi chiesi se fosse il momento adatto e forse era meglio approfittarne prima che quel giorno volgesse al termine.
«Chiudi gli occhi.»
Lei eseguì gli ordini senza protestare e le presi una mano, posandovi sul palmo il quadrifoglio. Nel momento stesso in cui riaprì le palpebre feci cadere la coroncina sulla sua testa. Lei alzò lo sguardo dalla sua mano al mio viso, meravigliata. Le sue dita sinistre sfiorarono i trifogli tra i suoi capelli e sorrise. I suoi occhi si illuminarono, risplendendo nella notte, insieme al suo dolce sorriso.
«Te lo ricordi...», sussurrò. La sua voce mal celava lacrime, per cui chiuse gli occhi e si portò il quadrifoglio al petto. «Grazie.»
La abbracciai, affondando il viso tra i suoi capelli. Inalando il suo dolce odore. Se avessi potuto sarei rimasto così per sempre. Se mi fosse stata concessa un'altra scelta avrei deciso di rimanere sempre con lei. Avrei intrapreso una strada verso un futuro in cui noi due saremmo stati insieme, in ogni momento, per tutta la vita. Proprio come lo eravamo stati una volta.
«È il regalo più bello che io abbia mai ricevuto.»
Abbassai lo sguardo sul suo viso e mi accorsi che i suoi occhi fossero velati al contempo da lacrime dolci e amare.
«Mi hai donato fortuna. Mi hai restituito il nostro passato. E sei tornato da me.» Abbassò lo sguardo, mentre una piccola ruga prendeva forma tra le sue sopracciglia. «E io invece, non ho fatto niente per te.»
«Sakura, non è vero. Mi basta la tua presenza. Mi è sufficiente sapere che tu sia felice, perché la tua gioia diventa la mia. Quindi, regalami i tuoi sorrisi. Non chiedo altro.»
Le sfiorai le labbra con un dito e nello stesso istante gli angoli della sua bocca curvarono verso l'alto. Chiuse gli occhi, appoggiando la guancia sul mio palmo.
«Ho una richiesta.», esordì poi all'improvviso. «Mi faresti compagnia stanotte, finché non mi addormento?»
Inizialmente pensavo che bastasse starle accanto, ma non credevo di essere così stanco da addormentarmi a mia volta al suo fianco. Quando il mattino seguente ce ne accorgemmo mi scusai e feci per allontanarmi, ma lei non me lo permise. Mi trattenne ancora un po' nella sua stanza, chiedendomi di restare con lei anche la notte successiva e quella dopo, visto che non potevamo sapere quando saremmo dovuti ripartire e voleva trascorrere ogni momento insieme a me. I suoi desideri riflettevano i miei, così accettai di realizzarli, standole accanto ogni notte. Se la prima mi ero limitato a stringerle una mano, restando a distanza, seduto per terra, e la seconda mi ero appoggiato alla parete per stare più comodo, la terza mi aveva imposto di stendermi al suo fianco e stringerla tra le mie braccia. Come se poi fosse stato facile addormentarsi.
Ad ogni modo non mi ribellai e, sorprendentemente, anche quella volta, nonostante l'imbarazzo e il batticuore, fu semplice prendere sonno.
Ora che ero sveglio, dopo essere stato a contatto con lei per tutto questo tempo, mi rendevo conto che c'erano istinti reconditi in me che cercavano di destarsi. Sfioravo la sua pelle vellutata con la punta delle dita, nel timore che potessi disturbare i suoi sogni, e intanto mi si contorceva lo stomaco. La mia testa mi diceva di farmi più vicino, stringerla a me, carezzarla con delicatezza, posare le mie labbra sulle sue e ... Ma no, non potevo spingermi a tanto. Notai le mie dita tremare, così le allontanai dal suo viso, chiudendo la mano in pugno e portandomela sugli occhi. Presi un profondo respiro, sperando che i battiti del mio cuore potessero decelerare. Tuttavia la situazione sembrava soltanto peggiorare, soprattutto quando rotolò su un fianco, finendomi addosso. Mi passai quella stessa mano sul viso, richiamando l'autocontrollo. Mi morsi le labbra, più teso di una corda di violino, ma in qualche modo la situazione migliorò quando strinse le sue dita attorno la mia maglietta, pronunciando il mio nome. Era già accaduto così tante volte...
Mi calmai e abbassai lo sguardo. Un quieto sorriso affiorava sulle sue labbra, mentre si metteva più comoda al mio fianco. Non potevo negare che fosse carinissima.
Sentendomi più a mio agio ripresi a sfiorarle la guancia, pensieroso, fino a che non posò una sua mano sulla mia. Aprì lentamente gli occhi stringendo le sue dita attorno alle mie; dal suo sguardo mi fu tutto chiaro. Una parte di me si rifiutava di capire, ma l'altra già si era rassegnata all'idea che i bei sogni ben presto finiscono. Arriva il momento in cui ci si sveglia e, seppure contro voglia, dobbiamo continuare ad andare avanti.
In conflitto con i miei desideri e doveri, presi il suo volto tra le mie mani, costringendola a guardarmi.
«Tornerò.», le promisi rassicurante e lei annuì, con un sorriso mesto.
«Lo so. Io ti aspetterò.»
«Sakura.», la chiamai, cercando tutta la sua attenzione. «So che sei forte.» Il suo sorriso si allargò, divenendo più allegro. Mi diede ragione, per poi allungarsi verso di me e posare le sue labbra su una mia guancia. Sorrise imbarazzata, alzandosi sui gomiti per guardarmi.
«Buongiorno.»
Le sorrisi a mia volta, il cuore che ripartiva con la sua corsa.
«Buongiorno.»
Era il nostro ultimo buongiorno per il momento, ma non era meno bello dei nostri precedenti. Anzi, lei l'aveva appena reso speciale. Per ricambiare, l'avrei reso ancora più indimenticabile.
La guardai intensamente negli occhi mentre si faceva sempre più rossa, lentamente realizzando il suo gesto. Ma era restia ad allontanarsi, così stavolta non glielo permisi. Le spostai i capelli da una guancia, sfiorandogliela con le dita, facendomi più vicino. Chiusi gli occhi, poggiando la mia fronte alla sua.
«Tornerò sicuramente. Presto. Ad ogni costo. E un giorno potremo stare finalmente insieme, senza più essere separati.»
Diedi ascolto al mio cuore e lasciai che mi guidasse, suggellando la mia promessa con un bacio. 



NdA:

Possibile what if, ispirata al capitolo speciale di xxxholic rou. Spero di non aver spoilerato nulla a nessuno, altrimenti vogliate perdonarmi ç.ç
  
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