In present past
**
Il tiepido
sole primaverile faceva capolino nel cielo azzurro dietro le teste
degli Hokage
quel tranquillo mattino di marzo; l’aria era tiepida
nonostante una
leggerissima brezza fredda che agitava i capelli di Hinata. Qualcuno
diceva che
quell’anno la primavera sarebbe arrivata presto e questo la
rendeva molto
felice: non vedeva l’ora di poter passare più
tempo all’aperto con Kiba e
Shino, nonostante fosse sicura che il suo nuovo incarico
l’avrebbe tenuta
impegnata per la maggior parte del tempo.
Dopo la
guerra aveva voluto subito richiedere a suo padre di tornare
l’erede per il
titolo di capoclan nonostante in passato lo avesse ceduto ad Hanabi. Il
vecchio
Hizashi l’aveva fissata scettico e, nonostante ormai si
fidasse della figlia,
aveva deciso di metterla comunque alla prova. Prova che, ovviamente,
aveva
superato e ora lavorava come assistente del capoclan in modo che
potesse
comprendere e gestire i suoi ruoli futuri. Hizashi non era tenero con
lei per
via della stretta parentela, anzi sembrava essere più duro
ed esigente di
quanto già non fosse prima. Ma questo naturalmente lo faceva
solo per il bene
della figlia: aveva visto la sua forza e il suo coraggio durante la
guerra e
nello scontro contro Pain, conosceva le sue potenzialità e
non voleva che per
la timidezza venissero sprecate.
Hinata era
cambiata, non solo nei capelli che si erano allungati o nel fisico che
si era
fatto più morbido; Hinata era cambiata veramente. La morte
di Neji l’aveva
fortificata, indurito alcuni tratti dolci del suo carattere, ma non
l’aveva
piegata, affatto: dentro di lei restava quel fiore di gentilezza e
sincerità
che la caratterizzava. La timidezza c’era ancora, ma era
più controllabile. E
per questo doveva ringraziare in particolar modo una persona.
In cuore
suo, Hinata non aveva mai pensato di poter diventare amica di Sakura
Haruno. La
kunoichi con i capelli rosa era quanto di più diverso ci
fosse di lei: colori
chiari e pastello, modi leggermente bruschi , voce alta e squillante,
capelli
corti e sbarazzini, gesti spontanei e sorrisi fin troppo aperti. Si
trovavano
ad essere due personalità totalmente opposte,
l’una timida e gentile, l’altra
esuberante e brusca. Ma con questo non intendeva che Sakura non fosse
gentile,
tutt’altro! Solo che aveva un modo diverso per dimostrarlo.
Hinata non
sapeva dire bene come la loro amicizia fosse iniziata, forse quando si
erano
trovate per caso al negozio di fiori di Ino e avevano iniziato a
parlare delle
piantine colorate; o quando Sakura aveva pensato di aiutarla a
conquistare
Naruto fallendo miseramente tra l’altro; o quando erano
capitate nelle stesse
missioni o quando avevano partecipato a quello strambo pigiama party a
casa
Yamanaka per sole ragazze. Era stato un susseguirsi di momenti che le
aveva
portate ad essee amiche in maniera disinteressata e genuina. Era
piacevole
passare del tempo con l’altra parlare di argomenti che
potevano essere o meno
seri. Hinata era particolarmente interessata all’ospedale per
bambini che
Sakura insieme a Shizune dirigeva, lo trovava un’iniziativa
molto bella e
coraggiosa. Andava
a trovarla molto
spesso per farle compagnia mentre teneva i bambini; nonostante
sembrasse una
donna con poca pazienza con i piccoli pazienti riusciva ad essere
comprensiva
sapendo infondere in loro sempre molto serenità. Ma a
sentirla, i bambini
adoravano ancor di più la Hyuuga.
Sakura le
aveva confidato che spesso le chiedevano sempre quando la mora sarebbe
arrivata, la maggior parte dei maschietti avevano una cotta per lei
mentre le
femminucce la adoravano desiderando avere i capelli lunghi come lei (il
che era
molto triste in realtà, perché alcune di loro
avevano dovuto tagliarli per le
chemion).
Dicevano
che Hinata era la principessa e Sakura il cavaliere coraggioso.
Comunque,
era lì che si stava dirigendo. Il Clan Hyuuga aveva deciso
di investire molto
sull’ospedale pediatrico di Konoha e quando Hizashi aveva
scoperto
dell’amicizia della figlia con la dirigente l’aveva
nominata come ambasciatrice
ufficiale, il che la rendeva molto felice.
La
struttura era un bel edificio con un ampio e verde giardino dove
stavano
disseminate molte giostre, un selciato portava fino
all’entrata e un laghetto
artificiale con le paperelle era stata creato non poco lontano e
riempito di
pesci rossi. I corridoio erano chiari, dipinti con colori pastello e
pieni dei
disegni dei bambini e ampie finestre li illuminavano e scaldavano. Dai
piani
più alti era possibile vedere tutta Konoha. Tutti i medici
che lo frequentavano
erano giovani e carismatici, persone gentili che sapevano come
strappare un
sorriso anche al bambino più imbronciato. Hinata amava
quell’ambiente e trovava
meraviglioso come l’amica fosse riuscita a costruirlo da zero.
Sakura non
era nel suo ufficio, com’era prevedibile, così
l’attese con pazienza
accomodandosi nella saletta d’attesa. Anche lì
alle pareti c’erano attaccati
fogli con disegni infantili, la maggior parte ritraevano Sakura
riconoscibile
dai suoi capelli rosa. C’erano anche alcuni ritratti di
Naruto e Sasuke – anche
loro passavano molto tempo lì, specialmente
l’Uzumaki che era l’idolo di tutti
– e arrossì quando si vide con i propri lunghi
capelli scuri in quella forme
sproporzionate. Lo trovò comunque meraviglioso.
Venne
interrotta nella sua contemplazione di quei quadretti proprio da Sakura
che
entrò nella stanza con una bambina a cavallotto.
“Hinata-hime!”
disse appunto la piccola scalciando un poco appena la vide, Sakura le
rispose
con un sorriso smagliante mentre faceva scendere la bimba dalla
schiena. Questa
trotterellò immediatamente verso la Hyuuga pretendendo un
abbraccio, Sakura le
guardò con un sorriso dolce sistemandosi il camice
spiegazzato e lasciato
aperto sopra il suo solito abito rosso.
La fece
accomodare nel proprio ufficio e prese le cartelline che la mora le
tendeva, le
fissò con sguardo critico e attento annuendo fra
sé. Poi chiese ad Angela –la
bambina – se le poteva portare a Shizune-san. Quella
annuì elettrizzata di
avere un compito così importante e sparì via dopo
che le passò una caramella
alla banana.
“Ho
anche
io qualcosa per te, Hinata-chan” disse la rosa cercando in un
cassetto pieno di
cartelline. Sbuffò soffiando via del viso qualche ciocca
ribelle che le
ricadeva sugli occhi. “Che nervoso!”
berciò “Oggi ho dimenticato elastici e
forcine, questi capelli mi faranno uscire pazza. Ma vedrai, prima o poi
me li
taglio corti come Naruto!” garantì sollevandosi
una volta trovato quello che
stava cercando.
“Sarebbe
un
peccato tagliarli, sono così belli”
considerò Hinata dispiaciuta.
“Però
sono
poco pratici, si dividono sempre in ciuffi che mi vanno sulla
faccia” sorrise
“Beata te che li hai sempre così lisci e
ordinati”
Hinata
arrossì leggermente per quel complimento, poi le venne
un’idea. Aprì la borsa
che portava appresso e iniziò a rimestarci dentro sotto lo
sguardo confuso di
Sakura.
“Cosa
stai
cercando?” domandò.
“Un
secondo” rispose con un cipiglio leggermente imbronciato, poi
il suo sguardo si
illuminò e tirò fuori la mano dalla borsa. Tra le
dita stringeva un bellissimo
fermaglio dalla fattura preziosa impreziosito da un grande fiore di
ciliegio in
pietra di quarzo rosa. Era bellissimo e Sakura si chiese
perché Hinata lo
tenesse in una borsa invece di indossarlo.
“Wah,
è
meraviglioso” garantì ad alta voce accucciandosi
per guardarlo meglio “Come mai
lo tieni nella borsa senza indossarlo?”
“Non
sono
abituata a tirarmi all’indietro i capelli”
spiegò “Però questo è un
regalo al
quale sono molto affezionata”
Gli occhi
verdi di Sakura la sollecitarono a spiegarsi meglio.
Hinata
presa il fermaglio più saldamente con entrambe le mani e lo
portò a raccogliere
i capelli ribelli al lato del viso dell’altra.
“Quando ero piccola c’era un
gruppo di bulli che mi importunava sempre per via dei miei
occhi… particolari. Io
ne ero terrorizzata e
non facevo mai niente per mandarli via, nessuno veniva mai a
difendermi. Però
un giorno mentre mi deridevano è arrivata una kunoichi che
li ha mandati via
difendendomi e aiutandomi. Quando le ho spiegato perché ce
l’avessero con me
lei mi ha regalato questo fermaglio dicendo che secondo lei i miei
occhi erano
molto belli e che era un peccato li nascondessi con la
frangia”
“Che
persona gentile”
Annuì,
corrucciando un poco la piega della boccuccia. “Si chiamava
Sakumi e purtroppo
non l’ho più incontrata, però per me
è stato un momento molto importante per
me. Lì ho capito di voler diventare una persona forte e
gentile come lei, una donna
del genere sarebbe sicuramente piaciuta a...”
arrossì.
“A
Naruto,
vero?” la punzecchiò guardandola maliziosamente.
Anche se la Hyuuga aveva
ammesso di non essere più interessata a lui era divertente
vedere come si
imbarazzasse ancora quando saltava fuori il biondo.
“Uhm…”
confermò finendo di fissare i capelli rosa
all’indietro con il fermaglio“Anche
se in realtà spero di diventare ancora come lei.
È una cosa che devo fare per me,
capisci?”
Sakura
annuì, capiva fin troppo bene e per questo la
fissò con profonda dolcezza. “Tu
sei già una donna forte e gentile” le
assicurò con trasporto.
Accettò
quel complimento con un tenue sorriso ma obiettò:
“Ho ancora molta strada da
fare, di certo non mi arrenderò”
Haruno si
toccò il fiore tra i capelli con sguardo incerto.
“Sei sicura di prestarmelo?”
domandò titubante “E’ importante per
te”
“Proprio
per questo mi farebbe molto piacere se lo tenessi tu” rispose
spontanea e
arrossì per le parole che aveva appena pronunciato. Ma non
ci si soffermò
troppo perché Sakura l’aveva abbracciata subito
con trasporto stringendola
stretta.
“Sei
adorabile, Hinata-chan” le strillò
nell’orecchia mentre la mora si sentiva
riscaldata da quell’ebbraccio che aveva lo stesso calore del
sole primaverile
fuori.
**
Nonostante
Sakura lavorasse all’ospedale pediatrico non aveva rinunciato
affatto alla sua
carriera da ninja. Soprattutto perché era l’unica
kunoichi medica che riuscisse
a stare dietro a Naruto e Sasuke, così spesso il team 7 si
ritrovava a compiere
missioni. E lei finiva sempre per fare la mamma chioccia che deve
tenere a bada
i due bambini esuberanti, prima o poi l’avrebbero fatta
uscire di testa, lo
sapeva. Era più facile gestire una struttura con un
centinaio di bambini veri e
propri che quelle due teste quadre.
Per questo
quando era partita con quella missione si era armata di una buona dose
di
coraggio e pugni. Di
certo, doveva
saperlo che la balordaggine di Naruto li avrebbe messi tutti e tre nei
guai.
La missione
si era presentata come una semplice scampagnata nei boschi, o almeno
era il
modo in cui l’aveva illustrata Kakashi. Andare nel vicino
Paese dei Boschi,
prendere la pericolosa pergamena piena di jutsu proibiti della quale
volevano
sbarazzarsene e portarla a Konoha integra.
Era ovvio
che con loro tre a
custodirla nessun
nuniken sano di mente si sarebbe gettato all’attacco per
rubarla. Peccato che
la minaccia non si fosse mostrata come esterna, ma interna.
Facciamo
a chi arriva primo! Aveva
detto Naruto.
Nel
tuo caso ultimo, dobe. Aveva
replicato Sasuke.
Ragazzi,
state calmi. Aveva
cercato di bloccare Sakura i bollenti spiriti ma, ovviamente, non era
stata
ascoltata. E così, senza che le fosse ben chiaro il come,
perché e quando si
era ritrovata la pergamena aperta in faccia, un secondo dopo il suo
corpo era
stato attraversato da numerosi simboli sconosciuti e poi…
E poi zap, si era ritrovata da
un’altra parte.
Era sempre
in mezzo agli alberi ma il bosco era completamente diverso da quello
dove si
trovava prima. Lo riconobbe subito, era quello che circondava
l’accademia e
dove aveva passato la maggior parte della sua infanzia a giocare.
Un
jutsu di teletrasporto? Si
domandò,
ma capì immediatamente di sbagliarsi: a Konoha era ormai
arrivata ufficialmente
la primavera e tutti i prati erano in fiore, mentre in quel momento il
terreno
era coperto da numerose foglie rosse e i rami spogli si tendevano verso
un
cielo grigio e autunnale.
Sakura era
sempre più confusa, una volta tornata indietro avrebbe preso
a calci il culo di
quei due decerebrati che si ritrovava come migliori amici. Ma come si
poteva
essere così scemi?!
Non sapeva
cosa fare, se mettersi a controllare attorno che la zona fosse sicura e
cercare
di tornare indietro da sola o aspettare che i due idioti trovassero un
modo per
risolvere la situazione. Capì che se avesse aspettato Sasuke
e Naruto
(sicuramente in quel preciso momento intenti a litigare su chi andasse
la colpa
della sua scomparsa, poteva metterci la mano sul fuoco) sarebbe rimasta
lì
un’eternità; in più faceva anche freddo
e lei indossava solo una tenuta
leggera.
Impugnò
un
kunai in caso incontrasse qualche pericolo e si mise a perlustrare la
zona e
raccogliere dati per capire meglio cosa fosse successo. Era proprio il
boschetto vicino all’accademia, su quello non
c’erano dubbi, ma perché era così
diverso?
“Bakamono!”
sussultò quando sentì un voce stridula giungerle
alle orecchi. Istintivamente
balzò sopra un ramo pronta all’attacco
ma da quella postazione elevata notò il gruppo
di bambini poco lontani
da dove si trovava lei prima. Discretamente saltò da un ramo
all’altro senza
farsi notare per studiare la situazione.
Erano
cinque bambini che circondavano minacciosi una bambina piccola e
magrolina che
tremava nei propri vestiti.
“Perf—per
f-favore…” supplicò
e Sakura la
riconobbe subito la bambina.
Hinata.
Il respiro
le si bloccò in gola capendo in che tipo di jutsu fosse
finita: aveva viaggiato
indietro nel tempo!
“Per
favore” fu nuovamente distratta da una di quelli sgradevoli
voci che faceva l’imitazione
della vocina della piccola Hinata “Ma sentitelo il
mostriciattolo”
Gli altri
compagni sghignazzarono facendo indignare Sakura.
“Dovresti
chiuderti in casa invece di chiedere per favore”
“Ma
guarda
che occhi orribili!”
“I
miei
genitori dicono che gli Hyuuga sono mostri sanguinari”
“Che
schifo”
Hinata
aveva iniziato a piangere silenziosamente mentre il gruppetto
l’accerchiava
sempre di più. L’istinto di Sakura
scattò ancor prima che potesse decidere come
agire. Vedere quella versione più piccola della sua Hinata
piangere l’aveva
fatta infuriare come poche volte era successo nella sua vita.
Lanciò
con
precisione il kunai al centro del gruppetto vicino ai piedi di uno che
aveva
osato avvicinarsi troppo e poi salì giù
dall’albero facendo scudo alla piccola
Hinata con il proprio corpo.
“Ehi,
voi!”
vociò “Qual è il vostro
problema?”
Notandoli
da vicino notò che gli aguzzini dovevano essere dei genin,
uno di loro
indossava addirittura il copri fronte attorno al collo. Hinata invece
pareva
avere appena otto anni. Questo la indignò ancor di
più, come potevano
prendersela con lei?
Ripresosi
dallo spavento, quello che pareva essere più grande e
più spaccone degli altri
si fece avanti puntandogli un dito contro. “Qual è
il tuo, racchia!”
A quell’insulto
una vena si gonfiò sulla fronte
di Sakura.
Che
mocciosi impertinenti…
Senza
preavviso caricò un pugno contro il tronco di un albero e
appena lo colpì
questo esplode in una miriade di schegge facendo sussultare dallo
spavento i
bulli.
Sakura fece
un finto sorriso cortese. “Che dite di lasciarla in
pace?”
I cinque
genin persero tutta la baldanza e fuggirono via senza aggiungere altro,
Haruno
guardò il risultato soddisfatta. Poi si voltò
elargendo un sorriso sincero a
Hinata.
“Ehi,
tutto
bene?” domandò abbassando il tono della voce. La
bambina tremava come una
foglia e la guardava con occhi grandi di paura.
Annuì.
“Sì.. g-grazie signorina…”
“Sak—erg,
Sakumi” si corresse
imbarazzata
appoggiando le mani sulle ginocchia. Non era il caso di rivelare chi
fosse in
realtà, sarebbe stato tutto più complicato.
“Cosa ci fai qui tutta sola?”
“Ano… s-stavo rac-cogliendo
delle
f-foglie per la mia mamma” balbettò in imbarazzo.
“Che
idea
carina” le assicurò “Come ti
chiami?” domandò anche se conosceva già
la
risposta.
“Hi-Hinata”
“Hai
proprio un bel nome” la elogiò. Voleva
assolutamente rassicurarla e cancellare
quella scia di lacrime gemelle sulle guance. Era una bambina
così dolce e
carina, non riusciva a capire come qualcuno potesse desiderare di farla
piangere.
A volte la
gente è davvero cattiva… pensò.
Intanto Hinata
continuava a guardarla con tanto di occhi, poi parlò con al
voce sottile da
bambina: “Per caso è la mamma di Sakura
Haruno?”e appena
lo domandò arrossì come un pomodoro.
Sakura
strabuzzò gli occhi sorpresa. “Sembro
così vecchia?” scherzò nervosa.
La Hyuuga
si affrettò a scuotere la testa . “Vi assomigliate
molto” abbassò lo sguardo
“E’ una mia compagna di classe”
spiegò.
“Oh e,
ehm,
siete amiche?” domandò in imbarazzo.
“Lei
è
troppo bella e intelligente per essere mia amica”
Quella
risposta la spiazzò totalmente tant’è
che rispose di getto: “Ma non è vero!”
Hinata
arrossì ancor di più per quella reazione.
“Prende sempre voti bravissimi a
scuola e riesce in tutti i jutsu che impariamo” congiunse gli
indici facendoli
ruotare fra loro “Sorride sempre e a ha un sacco di amici e
piace a tutti i
bambini della classe anche se non si fanno avanti perché
hanno paura di essere
presi a pugni. Però lei è sempre gentile con
tutti e dà sempre le briciole ai
passeri, disegna benissimo e ha un astuccio pieno di pastelli colorati.
È
coraggiosa e risponde sempre alle domande del maestro
e…” abbassò lo sguardo
rendendosi conto di aver parlato troppo.
Anche
Sakura era arrossita vistosamente, non avrebbe mai creduto di apparire
in quel
modo agli occhi della piccola Hinata. Anzi, era convintissima che da
bambina
lei fosse stata un’antipatica immatura. Vedere che qualcuno
avesse notato tutte
quelle cose carine su sé stessa le scaldò il
cuore.
“Secondo
me
anche lei vorrebbe essere tua amica” le assicurò
con un sorriso morbido “E
sicuramente ti difenderebbe da quei bulli”
Hinata
ricambiò il sorriso incerta. “Grazie. Per avermi
aiutata”
Sakura
sentiva forte la voglia di abbracciarla. Una volta tornata a casa
avrebbe
riempito di coccole l’Hinata del suo tempo, doveva
assolutamente farlo e
chiederle scusa di non aver fatto caso a lei quando erano bambine.
Passò
una
mano fra i capelli rosa incontrando il fermaglio che le aveva prestato
la
Hyuuga qualche giorno prima (Sì, lo portava ancora) e subito
gli tornò in mente
la conversazione che avevano avuto.
Allargò
il
sorriso. “Lo sai, a me i tuoi occhi piacciono tantissimo
invece”
Hinata la
guardò sorpresa. “Da-davvero?”
“Ah-ah”
annuì mentre si sfilava il fermacapelli dalle ciocche rosa
“Sono particolari e
belli. È un peccato che tu li tenga nascosti dalla
frangia” assicurò mentre con
dolcezza infilava il fermaglio fra i capelli corvini. Con i ciuffi
tirati
all’indietro gli occhi chiari risultavano ancor
più grandi. “Sei una vera
principessa” le assicurò.
Hinata
divenne ancor più rossa, se possibile.
“Ma…” tentò di obiettare ma
Sakura la
interruppe.
“Non
dare
peso alle parole degli altri” le accarezzò la
testa “Hai un bel viso e dei bei
occhi, non dovesti nasconderli. Devi mostrarti sicura di te e
valorizzare
sempre i tuoi pregi, vedrai che anche gli altri impareranno ad
apprezzarti
così”
Hinata la
guardò interdetta, poi allungo le labbra in un sorriso
timido e bellissimo.
“Sei davvero gentile. Grazie”
“Sto
solo
dicendo la verità” le assicurò, poi le
tese la mano “Vieni, ti accompagno a
casa”
“Saaakura-chan!”
Sakura
aveva appena riportato Hinata al Clan degli Hyuuga, non era entrata nel
quartiere per paura di trovare complicazioni. Ormai che fosse finita
nel
passato ea certo e
temeva di stravolgere
la linea temporale. Era tornata nel bosco sperando di trovare un modo
per
tornare indietro ma non faceva altro che pensare all’incontro
con Hinata. Le
aveva dato il fermaglio. Sakura e Sakumi erano la stessa persona, era
lei la
kunoichi che aveva spronato Hinata ad essere sicura di sé.
Una parte
si sé voleva andare a cercare la propria versione
più piccola per prenderla a
sberle e convincerla ad essere più gentile con Naruto e
amica con Hinata.
Questo suo buono proposito però venne interrotto proprio
dall’amico biondo che
sbracciandosi la stava chiamando a gran voce seguito da un Sasuke
leggermente
scazzato.
“Naruto!
Sasuke!” gridò felice di vederli salvo poi
ricordarsi che se era finita in quel
pasticcio era colpa loro e quindi, appena furono abbastanza vicini, li
colpì
con due poderosi pugni alla testa.
“BAAAAKA!
Voi e le vostre bambinate! Possibile che sia sempre io quella a
rimetterci?!
Pretendo di essere riportata a casa immediatamente”
“E’
quello
che stavamo cercando di fare, Haruno” replicò
stizzito Sasuke “Solo che tu ti
sei messa a scorrazzare per i boschi”
“Umpf”
sbuffò “Se aspettavo voi stavo fresca”
“Sakura-chan”
esalò Naruto dolorante massaggiandosi il punto leso
“Mi dispiace tanto”
La kunoichi
sospirò pesantemente incrociando le braccia sotto il seno e
guardò il cielo
autunnale corrucciata. “Va be’, posso dire che sia
stata una bella esperienza.
Ma ora torniamo subito indietro, sto gelando. E la pergamena adesso la
porto
io, voi non avete nemmeno il diritto di guardarla”
ordinò.
**
Una
volta tornata nel presente si accorse che
il fermaglio era magicamente tornato tra i suoi capelli.
Per tutto
il tragitto di ritorno Naruto non fece altro che scusarsi e anche
Sasuke,
sebbene contrariato, le disse che le dispiaceva averle lanciato contro
la
pergamena aperta. Sakura aveva accettato distrattamente le scuse, il
suo primo
pensiero era arrivare a Konoha per parlare con Hinata.
Eppure
quando si trovò davanti alla sua casa non seppe cosa dire.
Bussò timidamente
alla porta con il cuore che batteva veloce nel petto. Ad aprirle fu
Hanabi.
“Oh,
ciao.
Vuoi mia sorella?” domandò la minore degli Hyuuga
con familiarità, non era la
prima volta che l’Haruno si presentava lì per
stare un po’ con Hinata.
Annuì
e
“Grazie” aggiunse quando andò a
chiamarla. Non voleva entrare, temeva di
disturbare.
Attese
brevemente, poi nell’uscio si presentò Hinata.
Indossava una leggera maglia
bianca a maniche lunghe che le copriva le mani e sei morbidi pantaloni
lillà.
“Ciao,
Sakura” la salutò “Credevo fossi in
missione”
“Sono
appena tornata, infatti” si strinse il busto con le braccia
non sapendo come
iniziare la conversazione.
Ciao
Hinata, lo sai: sono stata vittima di un jutsu e
finita nel passato. Lo so, sembra assurdo ma sono io la kunoichi che ti
ha dato
quel fermaglio e mi dispiace di essere stata così egoista da
piccola quando tu
eri una bambina meravigliosa.
No, suonava
ridicolo.
Il silenzi
era sceso carico di imbarazzo e per non restare immobile senza fare
nulla come
una cretina decise di tenderle in fermaglio causa di tutto.
“Volevo
ridartelo” disse.
Hinata
strabuzzò gli occhi e scosse la testa. “No,
è un regalo” protestò leggermente.
Sakura la
ignorò portandolo a fissarlo fra i suoi capelli corvini;
tirò all’indietro
alcuni ciuffi della frangia scoprendo il viso. Gli occhi di Hinata
erano
bellissimi. Sempre dolci, ma ora avevano un pizzico di luce in
più, erano
speciali.
La Hyuuga
arrossì per l’improvvisa vicinanza.
“Dovresti
tenerlo tu” balbettò Sakura, le sudavano le mani
“Insomma, a me i tuoi occhi
piacciono molto ed è un peccato che la frangia li copra.
Dovresti imparare a
valorizzarli di più… ecco,
così” passò le dita lungo le cicche
corvine.
Era una
situazione surreale. Spiegare quelle cose a una piccola Hinata era
stato più
semplice che a una Hinata così bella, così donna,
davanti a lei. Deglutì.
“Mi
dispiace, Hinata-chan”
La Hyuuga
sembrava sempre più confusa. “Di cosa?”
“Di
non
essere stata tua amica da bambina. Avrei dovuto parlarti
perché eri davvero
meravigliosa anche da piccola e magari così ti avrei difesa
dai bulli e insieme
avremmo potuto affrontare tante cose con più leggerezza
e… mi dispiace di
essere stata così egoista ed egocentrica da non notarti.
Però voglio rimediare
adesso, va bene? Cioè, a te sta bene? Perché io
ti trovo davvero speciale e…”
deglutì ingarbugliandosi nel suo stesso discorso.
Perché era così complicato?
Ma Hinata
sembrava averla capita fin troppo bene. “Non era colpa tua,
Sakura” le garantì
“Ma mia che ero troppo timida. Non hai niente da rimediare e
poi… noi… siamo
già amiche, no?” arrossì.
Sakura le
prese le mani. “Ti prometto che rimedierò a tutto
il tempo che abbiamo perso.
“Ma…”
“Senza
se e
senza ma” garantì guardandola decisa
“E’ una promessa”
Hinata
ricambiò la stretta abbassando lo sguardo, poi
puntò nuovamente gli occhi
lattei sui suoi. “Mi piacciono queste promesse”
**
Naruto
stava affogando tra le scodelle di ramen, letteralmente. Sasuke lo
guardò
contrariato per quel casino ma l’amico biondo non sembrava
farci molto caso.
Ino, vicino
a loro, si guardava le unghie per non soffermarsi troppo sul troglodita
seduto
vicino a lei. Stavano aspettando Sakura, tutti e tre.
“Sicuramente
sarà da Hinata” risolse a dire alla fine la
ragazza.
Naruto
tirò
su l’ultimo spaghetto. “Da Hinata?
Perché da Hinata?”
“Perché
è
la sua fidanzata, no?” ribatté stizzita.
“Ma di
chi?
Di Sakura? E quando è successo?” la
guardò sconvolto.
“Un
mese fa”
rispose Sasuke, poi aggiunse “dobe”
Naruto lo
guardò risentito. “Ma…
ma…!” tornò a guardare Ino
“Ma fidanzata in che senso?”
“Nel
senso
che fanno cose da fidanzate!” sbottò incredula di
tanta stupidità “E dai, non
dirmi che non ti sei accorto. Non avranno fanno un coming out ufficiale
ma lo
sa tutta Konoha!”
Naruto si
grattò la zazzera bionda, effettivamente ci aveva fatto caso
che ultimamente quelle
due stavano sempre insieme, ma quella cosa doveva essergli proprio
sfuggita.
“E
com’è
successo?” domandò come la migliore delle
pettegole.
Ino si
accodò di buon grado “Eh,
l’amore” disse enfatica “un secondo prima
si stavano
allenando, il secondo dopo era nell’erba a rotolarsi e fare
cose zozze. La nostra
Sakura è cresciuta”
A quel commento
Sasuke si alzò di scatto come punto da uno spillo.
“Non parliamo di queste
cose!” strepitò prima di uscire come una furia
nera dal piccolo chiosco.
“Saranno
affari loro, no?!” terminò dalla strada.
Ino
ghignò,
Naruto si toccò il mento pensieroso. “Ehi, Ino,
dici che entro la fine dell’estate
divento zio?”
È
la febbre. A mia discolpa
dico che è la
febbre xD
E questo
è
il frutto di una notte insonne. Sì. Sono
un genio lo so. E non ha né capo
né coda, ma cosa potete farci. Spero che qualcuno sia
sopravvissuto fin qui xD
*evita
i lanci di pomodori* dai, spero
non abbia fatto così schifo t.t
Dai,
seriamente. È una cosa piccina fatta senza pretese
–come al solito – e spero
davvero che sia piaciuta e che non sia stata una boiata totale. Ma loro
due mi
esprimono queste cose dolci, no?
Va
be’,
lascio a voi l’ardua
sentenza c:
Hatta.