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Autore: Voglioungufo    15/03/2017    2 recensioni
“Mi dispiace, Hinata-chan”
La Hyuuga sembrava sempre più confusa. “Di cosa?”
“Di non essere stata tua amica da bambina. Avrei dovuto parlarti perché eri davvero meravigliosa anche da piccola e magari così ti avrei difesa dai bulli e insieme avremmo potuto affrontare tante cose con più leggerezza e… mi dispiace di essere stata così egoista ed egocentrica da non notarti. Però voglio rimediare adesso, va bene? Cioè, a te sta bene? Perché io ti trovo davvero speciale e…” deglutì ingarbugliandosi nel suo stesso discorso. Perché era così complicato?
|SAKUHINA|
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Crack Pairing | Personaggi: Hinata Hyuuga, Sakura Haruno
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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In present past

**

Il tiepido sole primaverile faceva capolino nel cielo azzurro dietro le teste degli Hokage quel tranquillo mattino di marzo; l’aria era tiepida nonostante una leggerissima brezza fredda che agitava i capelli di Hinata. Qualcuno diceva che quell’anno la primavera sarebbe arrivata presto e questo la rendeva molto felice: non vedeva l’ora di poter passare più tempo all’aperto con Kiba e Shino, nonostante fosse sicura che il suo nuovo incarico l’avrebbe tenuta impegnata per la maggior parte del tempo.

Dopo la guerra aveva voluto subito richiedere a suo padre di tornare l’erede per il titolo di capoclan nonostante in passato lo avesse ceduto ad Hanabi. Il vecchio Hizashi l’aveva fissata scettico e, nonostante ormai si fidasse della figlia, aveva deciso di metterla comunque alla prova. Prova che, ovviamente, aveva superato e ora lavorava come assistente del capoclan in modo che potesse comprendere e gestire i suoi ruoli futuri. Hizashi non era tenero con lei per via della stretta parentela, anzi sembrava essere più duro ed esigente di quanto già non fosse prima. Ma questo naturalmente lo faceva solo per il bene della figlia: aveva visto la sua forza e il suo coraggio durante la guerra e nello scontro contro Pain, conosceva le sue potenzialità e non voleva che per la timidezza venissero sprecate.

Hinata era cambiata, non solo nei capelli che si erano allungati o nel fisico che si era fatto più morbido; Hinata era cambiata veramente. La morte di Neji l’aveva fortificata, indurito alcuni tratti dolci del suo carattere, ma non l’aveva piegata, affatto: dentro di lei restava quel fiore di gentilezza e sincerità che la caratterizzava. La timidezza c’era ancora, ma era più controllabile. E per questo doveva ringraziare in particolar modo una persona.

In cuore suo, Hinata non aveva mai pensato di poter diventare amica di Sakura Haruno. La kunoichi con i capelli rosa era quanto di più diverso ci fosse di lei: colori chiari e pastello, modi leggermente bruschi , voce alta e squillante, capelli corti e sbarazzini, gesti spontanei e sorrisi fin troppo aperti. Si trovavano ad essere due personalità totalmente opposte, l’una timida e gentile, l’altra esuberante e brusca. Ma con questo non intendeva che Sakura non fosse gentile, tutt’altro! Solo che aveva un modo diverso per dimostrarlo.

Hinata non sapeva dire bene come la loro amicizia fosse iniziata, forse quando si erano trovate per caso al negozio di fiori di Ino e avevano iniziato a parlare delle piantine colorate; o quando Sakura aveva pensato di aiutarla a conquistare Naruto fallendo miseramente tra l’altro; o quando erano capitate nelle stesse missioni o quando avevano partecipato a quello strambo pigiama party a casa Yamanaka per sole ragazze. Era stato un susseguirsi di momenti che le aveva portate ad essee amiche in maniera disinteressata e genuina. Era piacevole passare del tempo con l’altra parlare di argomenti che potevano essere o meno seri. Hinata era particolarmente interessata all’ospedale per bambini che Sakura insieme a Shizune dirigeva, lo trovava un’iniziativa molto bella e coraggiosa.  Andava a trovarla molto spesso per farle compagnia mentre teneva i bambini; nonostante sembrasse una donna con poca pazienza con i piccoli pazienti riusciva ad essere comprensiva sapendo infondere in loro sempre molto serenità. Ma a sentirla, i bambini adoravano ancor di più la Hyuuga.

Sakura le aveva confidato che spesso le chiedevano sempre quando la mora sarebbe arrivata, la maggior parte dei maschietti avevano una cotta per lei mentre le femminucce la adoravano desiderando avere i capelli lunghi come lei (il che era molto triste in realtà, perché alcune di loro avevano dovuto tagliarli per le chemion).

Dicevano che Hinata era la principessa e Sakura il cavaliere coraggioso.

Comunque, era lì che si stava dirigendo. Il Clan Hyuuga aveva deciso di investire molto sull’ospedale pediatrico di Konoha e quando Hizashi aveva scoperto dell’amicizia della figlia con la dirigente l’aveva nominata come ambasciatrice ufficiale, il che la rendeva molto felice.

La struttura era un bel edificio con un ampio e verde giardino dove stavano disseminate molte giostre, un selciato portava fino all’entrata e un laghetto artificiale con le paperelle era stata creato non poco lontano e riempito di pesci rossi. I corridoio erano chiari, dipinti con colori pastello e pieni dei disegni dei bambini e ampie finestre li illuminavano e scaldavano. Dai piani più alti era possibile vedere tutta Konoha. Tutti i medici che lo frequentavano erano giovani e carismatici, persone gentili che sapevano come strappare un sorriso anche al bambino più imbronciato. Hinata amava quell’ambiente e trovava meraviglioso come l’amica fosse riuscita a costruirlo da zero.

Sakura non era nel suo ufficio, com’era prevedibile, così l’attese con pazienza accomodandosi nella saletta d’attesa. Anche lì alle pareti c’erano attaccati fogli con disegni infantili, la maggior parte ritraevano Sakura riconoscibile dai suoi capelli rosa. C’erano anche alcuni ritratti di Naruto e Sasuke – anche loro passavano molto tempo lì, specialmente l’Uzumaki che era l’idolo di tutti – e arrossì quando si vide con i propri lunghi capelli scuri in quella forme sproporzionate. Lo trovò comunque meraviglioso.

Venne interrotta nella sua contemplazione di quei quadretti proprio da Sakura che entrò nella stanza con una bambina a cavallotto.

“Hinata-hime!” disse appunto la piccola scalciando un poco appena la vide, Sakura le rispose con un sorriso smagliante mentre faceva scendere la bimba dalla schiena. Questa trotterellò immediatamente verso la Hyuuga pretendendo un abbraccio, Sakura le guardò con un sorriso dolce sistemandosi il camice spiegazzato e lasciato aperto sopra il suo solito abito rosso.

La fece accomodare nel proprio ufficio e prese le cartelline che la mora le tendeva, le fissò con sguardo critico e attento annuendo fra sé. Poi chiese ad Angela –la bambina – se le poteva portare a Shizune-san. Quella annuì elettrizzata di avere un compito così importante e sparì via dopo che le passò una caramella alla banana.

“Ho anche io qualcosa per te, Hinata-chan” disse la rosa cercando in un cassetto pieno di cartelline. Sbuffò soffiando via del viso qualche ciocca ribelle che le ricadeva sugli occhi. “Che nervoso!” berciò “Oggi ho dimenticato elastici e forcine, questi capelli mi faranno uscire pazza. Ma vedrai, prima o poi me li taglio corti come Naruto!” garantì sollevandosi una volta trovato quello che stava cercando.

“Sarebbe un peccato tagliarli, sono così belli” considerò Hinata dispiaciuta.

“Però sono poco pratici, si dividono sempre in ciuffi che mi vanno sulla faccia” sorrise “Beata te che li hai sempre così lisci e ordinati”

Hinata arrossì leggermente per quel complimento, poi le venne un’idea. Aprì la borsa che portava appresso e iniziò a rimestarci dentro sotto lo sguardo confuso di Sakura.

“Cosa stai cercando?” domandò.

“Un secondo” rispose con un cipiglio leggermente imbronciato, poi il suo sguardo si illuminò e tirò fuori la mano dalla borsa. Tra le dita stringeva un bellissimo fermaglio dalla fattura preziosa impreziosito da un grande fiore di ciliegio in pietra di quarzo rosa. Era bellissimo e Sakura si chiese perché Hinata lo tenesse in una borsa invece di indossarlo.

“Wah, è meraviglioso” garantì ad alta voce accucciandosi per guardarlo meglio “Come mai lo tieni nella borsa senza indossarlo?”

“Non sono abituata a tirarmi all’indietro i capelli” spiegò “Però questo è un regalo al quale sono molto affezionata”

Gli occhi verdi di Sakura la sollecitarono a spiegarsi meglio.

Hinata presa il fermaglio più saldamente con entrambe le mani e lo portò a raccogliere i capelli ribelli al lato del viso dell’altra. “Quando ero piccola c’era un gruppo di bulli che mi importunava sempre per via dei miei occhi… particolari. Io ne ero terrorizzata e non facevo mai niente per mandarli via, nessuno veniva mai a difendermi. Però un giorno mentre mi deridevano è arrivata una kunoichi che li ha mandati via difendendomi e aiutandomi. Quando le ho spiegato perché ce l’avessero con me lei mi ha regalato questo fermaglio dicendo che secondo lei i miei occhi erano molto belli e che era un peccato li nascondessi con la frangia”

“Che persona gentile”

Annuì, corrucciando un poco la piega della boccuccia. “Si chiamava Sakumi e purtroppo non l’ho più incontrata, però per me è stato un momento molto importante per me. Lì ho capito di voler diventare una persona forte e gentile come lei, una donna del genere sarebbe sicuramente piaciuta a...” arrossì.

“A Naruto, vero?” la punzecchiò guardandola maliziosamente. Anche se la Hyuuga aveva ammesso di non essere più interessata a lui era divertente vedere come si imbarazzasse ancora quando saltava fuori il biondo.

“Uhm…” confermò finendo di fissare i capelli rosa all’indietro con il fermaglio“Anche se in realtà spero di diventare ancora come lei. È una cosa che devo fare per me, capisci?”

Sakura annuì, capiva fin troppo bene e per questo la fissò con profonda dolcezza. “Tu sei già una donna forte e gentile” le assicurò con trasporto.

Accettò quel complimento con un tenue sorriso ma obiettò: “Ho ancora molta strada da fare, di certo non mi arrenderò”

Haruno si toccò il fiore tra i capelli con sguardo incerto. “Sei sicura di prestarmelo?” domandò titubante “E’ importante per te”

“Proprio per questo mi farebbe molto piacere se lo tenessi tu” rispose spontanea e arrossì per le parole che aveva appena pronunciato. Ma non ci si soffermò troppo perché Sakura l’aveva abbracciata subito con trasporto stringendola stretta.

“Sei adorabile, Hinata-chan” le strillò nell’orecchia mentre la mora si sentiva riscaldata da quell’ebbraccio che aveva lo stesso calore del sole primaverile fuori.

 

**

Nonostante Sakura lavorasse all’ospedale pediatrico non aveva rinunciato affatto alla sua carriera da ninja. Soprattutto perché era l’unica kunoichi medica che riuscisse a stare dietro a Naruto e Sasuke, così spesso il team 7 si ritrovava a compiere missioni. E lei finiva sempre per fare la mamma chioccia che deve tenere a bada i due bambini esuberanti, prima o poi l’avrebbero fatta uscire di testa, lo sapeva. Era più facile gestire una struttura con un centinaio di bambini veri e propri che quelle due teste quadre.

Per questo quando era partita con quella missione si era armata di una buona dose di coraggio e pugni.  Di certo, doveva saperlo che la balordaggine di Naruto li avrebbe messi tutti e tre nei guai.

La missione si era presentata come una semplice scampagnata nei boschi, o almeno era il modo in cui l’aveva illustrata Kakashi. Andare nel vicino Paese dei Boschi, prendere la pericolosa pergamena piena di jutsu proibiti della quale volevano sbarazzarsene e portarla a Konoha integra.

Era ovvio che con  loro tre a custodirla nessun nuniken sano di mente si sarebbe gettato all’attacco per rubarla. Peccato che la minaccia non si fosse mostrata come esterna, ma interna.

Facciamo a chi arriva primo! Aveva detto Naruto.

Nel tuo caso ultimo, dobe. Aveva replicato Sasuke.

Ragazzi, state calmi. Aveva cercato di bloccare Sakura i bollenti spiriti ma, ovviamente, non era stata ascoltata. E così, senza che le fosse ben chiaro il come, perché e quando si era ritrovata la pergamena aperta in faccia, un secondo dopo il suo corpo era stato attraversato da numerosi simboli sconosciuti e poi…

E poi zap, si era ritrovata da un’altra parte.

Era sempre in mezzo agli alberi ma il bosco era completamente diverso da quello dove si trovava prima. Lo riconobbe subito, era quello che circondava l’accademia e dove aveva passato la maggior parte della sua infanzia a giocare.

Un jutsu di teletrasporto? Si domandò, ma capì immediatamente di sbagliarsi: a Konoha era ormai arrivata ufficialmente la primavera e tutti i prati erano in fiore, mentre in quel momento il terreno era coperto da numerose foglie rosse e i rami spogli si tendevano verso un cielo grigio e autunnale.

Sakura era sempre più confusa, una volta tornata indietro avrebbe preso a calci il culo di quei due decerebrati che si ritrovava come migliori amici. Ma come si poteva essere così scemi?!

Non sapeva cosa fare, se mettersi a controllare attorno che la zona fosse sicura e cercare di tornare indietro da sola o aspettare che i due idioti trovassero un modo per risolvere la situazione. Capì che se avesse aspettato Sasuke e Naruto (sicuramente in quel preciso momento intenti a litigare su chi andasse la colpa della sua scomparsa, poteva metterci la mano sul fuoco) sarebbe rimasta lì un’eternità; in più faceva anche freddo e lei indossava solo una tenuta leggera.

Impugnò un kunai in caso incontrasse qualche pericolo e si mise a perlustrare la zona e raccogliere dati per capire meglio cosa fosse successo. Era proprio il boschetto vicino all’accademia, su quello non c’erano dubbi, ma perché era così diverso?

“Bakamono!” sussultò quando sentì un voce stridula giungerle alle orecchi. Istintivamente balzò sopra un ramo pronta all’attacco  ma da quella postazione elevata notò il gruppo di bambini poco lontani da dove si trovava lei prima. Discretamente saltò da un ramo all’altro senza farsi notare per studiare la situazione.

Erano cinque bambini che circondavano minacciosi una bambina piccola e magrolina che tremava nei propri vestiti.

“Perf—per f-favore…”  supplicò e Sakura la riconobbe subito la bambina.

Hinata.

Il respiro le si bloccò in gola capendo in che tipo di jutsu fosse finita: aveva viaggiato indietro nel tempo!

“Per favore” fu nuovamente distratta da una di quelli sgradevoli voci che faceva l’imitazione della vocina della piccola Hinata “Ma sentitelo il mostriciattolo”

Gli altri compagni sghignazzarono facendo indignare Sakura.

“Dovresti chiuderti in casa invece di chiedere per favore”

“Ma guarda che occhi orribili!”

“I miei genitori dicono che gli Hyuuga sono mostri sanguinari”

“Che schifo”

Hinata aveva iniziato a piangere silenziosamente mentre il gruppetto l’accerchiava sempre di più. L’istinto di Sakura scattò ancor prima che potesse decidere come agire. Vedere quella versione più piccola della sua Hinata piangere l’aveva fatta infuriare come poche volte era successo nella sua vita.

Lanciò con precisione il kunai al centro del gruppetto vicino ai piedi di uno che aveva osato avvicinarsi troppo e poi salì giù dall’albero facendo scudo alla piccola Hinata con il proprio corpo.

“Ehi, voi!” vociò “Qual è il vostro problema?”

Notandoli da vicino notò che gli aguzzini dovevano essere dei genin, uno di loro indossava addirittura il copri fronte attorno al collo. Hinata invece pareva avere appena otto anni. Questo la indignò ancor di più, come potevano prendersela con lei?

Ripresosi dallo spavento, quello che pareva essere più grande e più spaccone degli altri si fece avanti puntandogli un dito contro. “Qual è il tuo, racchia!”

A  quell’insulto una vena si gonfiò sulla fronte di Sakura.

Che mocciosi impertinenti…

Senza preavviso caricò un pugno contro il tronco di un albero e appena lo colpì questo esplode in una miriade di schegge facendo sussultare dallo spavento i bulli.

Sakura fece un finto sorriso cortese. “Che dite di lasciarla in pace?”

I cinque genin persero tutta la baldanza e fuggirono via senza aggiungere altro, Haruno guardò il risultato soddisfatta. Poi si voltò elargendo un sorriso sincero a Hinata.

“Ehi, tutto bene?” domandò abbassando il tono della voce. La bambina tremava come una foglia e la guardava con occhi grandi di paura.

Annuì. “Sì.. g-grazie signorina…”

“Sak—erg, Sakumi” si corresse imbarazzata appoggiando le mani sulle ginocchia. Non era il caso di rivelare chi fosse in realtà, sarebbe stato tutto più complicato. “Cosa ci fai qui tutta sola?”

Ano… s-stavo rac-cogliendo delle f-foglie per la mia mamma” balbettò in imbarazzo.

“Che idea carina” le assicurò “Come ti chiami?” domandò anche se conosceva già la risposta.

“Hi-Hinata”

“Hai proprio un bel nome” la elogiò. Voleva assolutamente rassicurarla e cancellare quella scia di lacrime gemelle sulle guance. Era una bambina così dolce e carina, non riusciva a capire come qualcuno potesse desiderare di farla piangere.

A volte la gente è davvero cattiva… pensò.

Intanto Hinata continuava a guardarla con tanto di occhi, poi parlò con al voce sottile da bambina: “Per caso è la mamma di Sakura Haruno?”e  appena lo domandò arrossì come un pomodoro.

Sakura strabuzzò gli occhi sorpresa. “Sembro così vecchia?” scherzò nervosa.

La Hyuuga si affrettò a scuotere la testa . “Vi assomigliate molto” abbassò lo sguardo “E’ una mia compagna di classe” spiegò.

“Oh e, ehm, siete amiche?” domandò in imbarazzo.

“Lei è troppo bella e intelligente per essere mia amica”

Quella risposta la spiazzò totalmente tant’è che rispose di getto: “Ma non è vero!”

Hinata arrossì ancor di più per quella reazione. “Prende sempre voti bravissimi a scuola e riesce in tutti i jutsu che impariamo” congiunse gli indici facendoli ruotare fra loro “Sorride sempre e a ha un sacco di amici e piace a tutti i bambini della classe anche se non si fanno avanti perché hanno paura di essere presi a pugni. Però lei è sempre gentile con tutti e dà sempre le briciole ai passeri, disegna benissimo e ha un astuccio pieno di pastelli colorati. È coraggiosa e risponde sempre alle domande del maestro e…” abbassò lo sguardo rendendosi conto di aver parlato troppo.

Anche Sakura era arrossita vistosamente, non avrebbe mai creduto di apparire in quel modo agli occhi della piccola Hinata. Anzi, era convintissima che da bambina lei fosse stata un’antipatica immatura. Vedere che qualcuno avesse notato tutte quelle cose carine su sé stessa le scaldò il cuore.

“Secondo me anche lei vorrebbe essere tua amica” le assicurò con un sorriso morbido “E sicuramente ti difenderebbe da quei bulli”

Hinata ricambiò il sorriso incerta. “Grazie. Per avermi aiutata”

Sakura sentiva forte la voglia di abbracciarla. Una volta tornata a casa avrebbe riempito di coccole l’Hinata del suo tempo, doveva assolutamente farlo e chiederle scusa di non aver fatto caso a lei quando erano bambine.

Passò una mano fra i capelli rosa incontrando il fermaglio che le aveva prestato la Hyuuga qualche giorno prima (Sì, lo portava ancora) e subito gli tornò in mente la conversazione che avevano avuto.

Allargò il sorriso. “Lo sai, a me i tuoi occhi piacciono tantissimo invece”

Hinata la guardò sorpresa. “Da-davvero?”

“Ah-ah” annuì mentre si sfilava il fermacapelli dalle ciocche rosa “Sono particolari e belli. È un peccato che tu li tenga nascosti dalla frangia” assicurò mentre con dolcezza infilava il fermaglio fra i capelli corvini. Con i ciuffi tirati all’indietro gli occhi chiari risultavano ancor più grandi. “Sei una vera principessa” le assicurò.

Hinata divenne ancor più rossa, se possibile. “Ma…” tentò di obiettare ma Sakura la interruppe.

“Non dare peso alle parole degli altri” le accarezzò la testa “Hai un bel viso e dei bei occhi, non dovesti nasconderli. Devi mostrarti sicura di te e valorizzare sempre i tuoi pregi, vedrai che anche gli altri impareranno ad apprezzarti così”

Hinata la guardò interdetta, poi allungo le labbra in un sorriso timido e bellissimo. “Sei davvero gentile. Grazie”

“Sto solo dicendo la verità” le assicurò, poi le tese la mano “Vieni, ti accompagno a casa”

 

 

“Saaakura-chan!”

Sakura aveva appena riportato Hinata al Clan degli Hyuuga, non era entrata nel quartiere per paura di trovare complicazioni. Ormai che fosse finita nel passato ea certo  e temeva di stravolgere la linea temporale. Era tornata nel bosco sperando di trovare un modo per tornare indietro ma non faceva altro che pensare all’incontro con Hinata. Le aveva dato il fermaglio. Sakura e Sakumi erano la stessa persona, era lei la kunoichi che aveva spronato Hinata ad essere sicura di sé.

Una parte si sé voleva andare a cercare la propria versione più piccola per prenderla a sberle e convincerla ad essere più gentile con Naruto e amica con Hinata. Questo suo buono proposito però venne interrotto proprio dall’amico biondo che sbracciandosi la stava chiamando a gran voce seguito da un Sasuke leggermente scazzato.

“Naruto! Sasuke!” gridò felice di vederli salvo poi ricordarsi che se era finita in quel pasticcio era colpa loro e quindi, appena furono abbastanza vicini, li colpì con due poderosi pugni alla testa.

“BAAAAKA! Voi e le vostre bambinate! Possibile che sia sempre io quella a rimetterci?! Pretendo di essere riportata a casa immediatamente”

“E’ quello che stavamo cercando di fare, Haruno” replicò stizzito Sasuke “Solo che tu ti sei messa a scorrazzare per i boschi”

“Umpf” sbuffò “Se aspettavo voi stavo fresca”

“Sakura-chan” esalò Naruto dolorante massaggiandosi il punto leso “Mi dispiace tanto”

La kunoichi sospirò pesantemente incrociando le braccia sotto il seno e guardò il cielo autunnale corrucciata. “Va be’, posso dire che sia stata una bella esperienza. Ma ora torniamo subito indietro, sto gelando. E la pergamena adesso la porto io, voi non avete nemmeno il diritto di guardarla” ordinò.

 

**

 Una volta tornata nel presente si accorse che il fermaglio era magicamente tornato tra i suoi capelli.

Per tutto il tragitto di ritorno Naruto non fece altro che scusarsi e anche Sasuke, sebbene contrariato, le disse che le dispiaceva averle lanciato contro la pergamena aperta. Sakura aveva accettato distrattamente le scuse, il suo primo pensiero era arrivare a Konoha per parlare con Hinata.

Eppure quando si trovò davanti alla sua casa non seppe cosa dire. Bussò timidamente alla porta con il cuore che batteva veloce nel petto. Ad aprirle fu Hanabi.

“Oh, ciao. Vuoi mia sorella?” domandò la minore degli Hyuuga con familiarità, non era la prima volta che l’Haruno si presentava lì per stare un po’ con Hinata.

Annuì e “Grazie” aggiunse quando andò a chiamarla. Non voleva entrare, temeva di disturbare.

Attese brevemente, poi nell’uscio si presentò Hinata. Indossava una leggera maglia bianca a maniche lunghe che le copriva le mani e sei morbidi pantaloni lillà.

“Ciao, Sakura” la salutò “Credevo fossi in missione”

“Sono appena tornata, infatti” si strinse il busto con le braccia non sapendo come iniziare la conversazione.

Ciao Hinata, lo sai: sono stata vittima di un jutsu e finita nel passato. Lo so, sembra assurdo ma sono io la kunoichi che ti ha dato quel fermaglio e mi dispiace di essere stata così egoista da piccola quando tu eri una bambina meravigliosa.

No, suonava ridicolo.

Il silenzi era sceso carico di imbarazzo e per non restare immobile senza fare nulla come una cretina decise di tenderle in fermaglio causa di tutto.

“Volevo ridartelo” disse.

Hinata strabuzzò gli occhi e scosse la testa. “No, è un regalo” protestò leggermente.

Sakura la ignorò portandolo a fissarlo fra i suoi capelli corvini; tirò all’indietro alcuni ciuffi della frangia scoprendo il viso. Gli occhi di Hinata erano bellissimi. Sempre dolci, ma ora avevano un pizzico di luce in più, erano speciali.

La Hyuuga arrossì per l’improvvisa vicinanza.

“Dovresti tenerlo tu” balbettò Sakura, le sudavano le mani “Insomma, a me i tuoi occhi piacciono molto ed è un peccato che la frangia li copra. Dovresti imparare a valorizzarli di più… ecco, così” passò le dita lungo le cicche corvine.

Era una situazione surreale. Spiegare quelle cose a una piccola Hinata era stato più semplice che a una Hinata così bella, così donna, davanti a lei. Deglutì.

“Mi dispiace, Hinata-chan”

La Hyuuga sembrava sempre più confusa. “Di cosa?”

“Di non essere stata tua amica da bambina. Avrei dovuto parlarti perché eri davvero meravigliosa anche da piccola e magari così ti avrei difesa dai bulli e insieme avremmo potuto affrontare tante cose con più leggerezza e… mi dispiace di essere stata così egoista ed egocentrica da non notarti. Però voglio rimediare adesso, va bene? Cioè, a te sta bene? Perché io ti trovo davvero speciale e…” deglutì ingarbugliandosi nel suo stesso discorso. Perché era così complicato?

Ma Hinata sembrava averla capita fin troppo bene. “Non era colpa tua, Sakura” le garantì “Ma mia che ero troppo timida. Non hai niente da rimediare e poi… noi… siamo già amiche, no?” arrossì.

Sakura le prese le mani. “Ti prometto che rimedierò a tutto il tempo che abbiamo perso.

“Ma…”

“Senza se e senza ma” garantì guardandola decisa “E’ una promessa”

Hinata ricambiò la stretta abbassando lo sguardo, poi puntò nuovamente gli occhi lattei sui suoi. “Mi piacciono queste promesse”

 

 

 

**

Naruto stava affogando tra le scodelle di ramen, letteralmente. Sasuke lo guardò contrariato per quel casino ma l’amico biondo non sembrava farci molto caso.

Ino, vicino a loro, si guardava le unghie per non soffermarsi troppo sul troglodita seduto vicino a lei. Stavano aspettando Sakura, tutti e tre.

“Sicuramente sarà da Hinata” risolse a dire alla fine la ragazza.

Naruto tirò su l’ultimo spaghetto. “Da Hinata? Perché da Hinata?”

“Perché è la sua fidanzata, no?” ribatté stizzita.

“Ma di chi? Di Sakura? E quando è successo?” la guardò sconvolto.

“Un mese fa” rispose Sasuke, poi aggiunse “dobe”

Naruto lo guardò risentito. “Ma… ma…!” tornò a guardare Ino “Ma fidanzata in che senso?”

“Nel senso che fanno cose da fidanzate!” sbottò incredula di tanta stupidità “E dai, non dirmi che non ti sei accorto. Non avranno fanno un coming out ufficiale ma lo sa tutta Konoha!”

Naruto si grattò la zazzera bionda, effettivamente ci aveva fatto caso che ultimamente quelle due stavano sempre insieme, ma quella cosa doveva essergli proprio sfuggita.

“E com’è successo?” domandò come la migliore delle pettegole.

Ino si accodò di buon grado “Eh, l’amore” disse enfatica “un secondo prima si stavano allenando, il secondo dopo era nell’erba a rotolarsi e fare cose zozze. La nostra Sakura è cresciuta”

A quel commento Sasuke si alzò di scatto come punto da uno spillo. “Non parliamo di queste cose!” strepitò prima di uscire come una furia nera dal piccolo chiosco.

“Saranno affari loro, no?!” terminò dalla strada.

Ino ghignò, Naruto si toccò il mento pensieroso. “Ehi, Ino, dici che entro la fine dell’estate divento zio?”

 

 

È la febbre. A mia discolpa dico che è la febbre xD

E questo è il frutto di una notte insonne. Sì. Sono un genio lo so. E non ha né capo né coda, ma cosa potete farci. Spero che qualcuno sia sopravvissuto fin qui xD

*evita i lanci di pomodori* dai, spero non abbia fatto così schifo t.t

 

Dai, seriamente. È una cosa piccina fatta senza pretese –come al solito – e spero davvero che sia piaciuta e che non sia stata una boiata totale. Ma loro due mi esprimono queste cose dolci, no?

Va be’, lascio a voi l’ardua sentenza c:

Hatta.

   
 
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