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Autore: AliceCutso    15/03/2017    0 recensioni
Alexis ha dovuto affrontare tante cose negli ultimi mesi. Nel giro di un'estate la sua vita si è completamente capovolta e Jonathan ha di certo approfittato di questo, confondendola per avvicinarla a se.
Ora che lui è tornato Alexis ha la possibilità di conoscere meglio sua sorella, Clary, ma si trova anche a doversi porre delle domande su se stessa, perchè c'è un dubbio che la tormenta e la fa esitare: in lei prevale il bene o il male?
Esiste ancora una possibilità per la sua anima?
Seguito di "Colei che protegge", tuttavia comprensibile anche per chi non avesse letto la storia precedente.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clarissa, Jace Lightwood, Jonathan, Nuovo personaggio, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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POV Alexis
 

-Dov'è Marck?!-.
Le guardie davanti a me mi osservano arcigne, rimanendo immobili e in silenzio. Non appena arrivati siamo stati immediatamente divisi e, a causa della folla che ci circondava, non sono riuscita nemmeno a vedere in che direzione veniva portato. Addirittura sei cacciatori mi hanno scortato verso le celle tenendomi sempre rigorosamente le spade puntate contro. Ho notato che non è la stessa zona dell'ultima volta che sono stata qui: è ancora più in profondità e più oscura dell'altra tant'è che, se non fosse per le stregaluce tenute dai miei aguzzini, non vedrei a un palmo dal mio naso. Circa mezz'ora fa sono venuti altri cacciatori a disegnare delle rune sulle sbarre. Ho riconosciuto diversi simboli religiosi anche se non capisco il motivo per cui li possano aver messi ma quando le ho strette per appoggiarmi ho visto le guardie irrigidirsi sorpresi, come se si aspettassero che sarebbe successo qualcosa.
- sentite- comincio per la milionesima volta cercando di mantenere la calma -sentite, non che non apprezzi la vostra compagnia eh (sono certa che qualche muto possa ritenervi estremamente loquaci e socievoli) ma quand'è che mi verrà concesso di vedere qualcuno? Devo parlare il prima possibile con mia sorella ed il Console, come vi ho già detto-.
Loro si limitano, come sempre a fissarmi.
Sto per perdere le speranze quando due nuove luci si inoltrano nella stanza; una è stretta in mano a un uomo alto e distinto che riconosco come il signor Lightwood e l'altra proprio da mia sorella. Sto per ringraziare l'angelo quando, però, noto l'espressione di lei, affatto gioviale e disponibile. Si posiziona proprio davanti a me limitandosi a dire -Ho saputo che hai insistito molto per parlarmi-.
-è così- afferro quindi le sbarre per potermi avvicinare a lei -ho bisogno del tuo aiuto per spiegare come stanno le cose, la mia parola vale meno di zero-.
-e come stanno le cose?- continua lei incrociando le braccia sul petto -So quello che hai fatto, so che lo hai aiutato durante gli assedi agli istituti-.
Scuoto la testa fissando i miei occhi nei suoi -non è proprio così. In genere mi faceva aspettare fuori con una piccola scorta mentre c'erano gli scontri, potevo entrare solo dopo, per far si che ci vedessero insieme mentre venivano trasformati i nuovi guerrieri ed era orrendo... tu hai visto come funziona, hai sentito le urla di dolore ma non hai potuto vedere le loro anime marcire e andare in frantumi... era qualcosa di straziante. Non ce la facevo più così abbiamo cominciato ad architettare un piano per scappare-.
-è un po' difficile crederti una vittima- fa l'uomo- si vocifera che tu sia la sua regina e che non sembri provare alcuna empatia nei confronti delle vostre vittime. Voi due siete i Morgenstern, esseri demoniaci, non angelici, infimi e disposti a tutto pur di raggiungere i proprio scopi... non credevo che fosse possibile, dato quello che ho visto fare a Valentine, ma voi siete più malvagi di lui. E niente potrà mai salvare le vostre anime, ammesso e non concesso che ne abbiate una-.
-voi..voi pensate che siamo demoni?- improvvisamente una teoria mi colpisce, violente come un macigno che si scaglia in un lago -è per questo che avete fatto mettere tutti questi simboli religiosi, come si fa coi vampiri? Pensavate che mi avrebbero ferito- afferro di nuovo le sbarre, concentrandomi su di esse -beh, vi sbagliate. Nonostante quello che ho fatto, io rimango sempre una Nephilim. Il sangue degli angeli scorre dentro di me!- dalle mani sento come un'enorme ondata di calore e, sotto gli occhi di tutti i presenti, le sbarre cominciano a diventare incandescenti fra le mia dita -nemmeno Jonathan immagina ciò che posso fare... io sono come una spada, il fuoco celeste mi anima e mi obbedisce. Se avessi davvero voluto distruggervi... lo avrei già fatto sento problemi-. Allargo quindi le sbarre, ormai diventate malleabili, abbastanza da permettermi di passarci attraverso. Le guardie sembrano troppo spaventate e confuse per reagire. Posso capirle, quando il diavolo mi ha dato le uova mi aveva avvertito che avrei potuto sviluppare dei poteri particolari, che sarei diventata tutt'uno con il fuoco celeste che vive nei miei draghi ma io non gli avevo dato peso allora. Solo in momenti sporadici ho percepito questa sorta di potere risiedere quieto dentro di me ma fin'ora non ho mai avuto desiderio di usarlo ne di farne parola con nessuno, nemmeno con mio fratello. Sarebbe stato come ammettere che io ho stretto una sorta di patto con il demonio, che gli ho venduto la mia anima forse, e che oggi mi ritrovo davvero ad essere dannata. Ma, come Jas mi disse a suo tempo, io sono un caso particolare: mentre Clarissa e Jace sono angeli e Jonathan un demone, io non appartengo ne all'una ne all'altra categoria, vivendo in bilico fra il paradiso e l'inferno.
Forse, al contrario dei miei fratelli, non sono in grado di distinguere sempre perfettamente il bene dal male, forse, infondo non m'importa nemmeno più di tanto farlo pur di raggiungere i miei obbiettivi ma mi rendo conto che ormai ogni limite è stato superato da troppo tempo. Ho permesso a Jonathan di compiere troppi orrori perché non capivo qual era il mio posto in questa guerra; dovevo stare con il mio povero fratello, vittima dei piani di nostro padre e Lilith, o con mia sorella, cercando di anteporre il bene comune all'amore che provo per Jonathan?
-So che non capite quello che ho fatto, forse nemmeno io lo capisco a pieno... ma ho sempre avuto le migliori intenzioni. So di poter essere sembrata davvero come mio fratello ma era una farsa!... noi abbiamo avuto vite diverse Clary.... ho imparato a fare ciò che va fatto per sopravvivere, a chiudere un occhio davanti alle cose brutte-.
-siamo andati ben oltre al “chiudere gli occhi davanti alle cose brutte”- ribatte lei con un tono severo quanto arrabbiato -centinaia di persone sono morte, Alexis! Dei miei amici sono morti, e tutto ciò per il vostro egoismo, la vostra sete di potere, la vostr...-. -IO VOLEVO SOLO SALVARLO- urlo mentre le lacrime cominciano improvvisamente a bagnarmi il viso -ho sempre voluto solo salvarlo- ripeto a voce più bassa, incrinata dal dolore -fin da quando lessi gli appunti di Valentine su di lui, il mio unico scopo era stato cercare di aiutarlo, guarirlo. Solo che poi Jas è...- sento i miei polmoni avere come uno spasmo, impedendomi di continuare la frase -e io ero così confusa. Ero troppo orgogliosa per accettare il tuo aiuto, invidiosa della vita che avevi avuto e io no. Mentre Jonathan... ero convinta che fosse l'unica persona al mondo capace di capire il dolore come me e così ci sono cascata in pieno. Accettavo di fare tutto quello che mi chiedeva, facevo tutto quel voleva pur di stargli vicino perché senza di lui mi sentivo persa, e di nuovo sola. Solo a Praga mi sono resa conto di cosa fosse in realtà, ma non riuscivo ancora ad abbandonare la speranza di poterlo salvare in un modo o nell'altro. E così ho continuato a seguirlo ma non posso fare più quelle cose, Clary- una nuova ondata di lacrime si presenta, scuotendomi le spalle -non posso più essere partecipe a tutto questo. Mi sta spezzando e ho... ho paura di diventare come lui-. Le gambe cedono, sotto il peso di tutte le mie colpe, del mio rimpianto ma mia sorella, inaspettatamente, mi accoglie fra le sue braccia, stringendomi a se senza dire niente, mentre il mio sfogo di riversa su di lei. E stavolta la lascio fare.

 

  
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