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Autore: Gremilde    17/03/2017    3 recensioni
Questa è la prima fanfiction che scrivo e che decido di pubblicare sugli shugo chara. E' una storia che sto scrivendo con l'aiuto delle mie sorelline, anche loro appassionate dell'anime.
Non posso dirvi se all'interno della mia storia ci saranno degli spoiler. Non conosco il manga e dell'anime ho visto solo una parte. Questo racconto, è nato dopo aver visto Ikuto stare male per colpa dell'energia X contenuta nel suo violino. Non ho ancora visto cosa accadrà da lì in poi... Questo è ciò che immagino io...
Genere: Fantasy, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La verità:

Ikuto tornò a casa saltando di tetto in tetto, aveva come la sensazione che la Chiave volesse non fargli ricordare qualcosa… Qualcosa che era successo tra lui e la sua Amu.
Anche i suoi due shugo chara avvertivano qualcosa di strano nel loro portatore ma non riuscivano a violare la Chiave per avere da lei delle spiegazioni.
- È inutile. – sbuffò sudando Scutum – La chara che abita la Chiave è una gran testarda, Ikuto.
- Miaaaooowww! – gemette Yoru stremato – Mi dispiace, ma quello lì ha ragione padroncino. Non vuole dirci niente sulla visione che hai avuto.
- Vi ho detto di smetterla! – li sgridò aspramente il ragazzo raggiungendo la casa dell’Oracolo e della Custode – Se la Chiave non vuole che io ricordi, o che voi sappiate qualcosa, non dovete insistere. – guardò per un attimo l’orizzonte, il Cielo rosato gli ricordò i capelli della sua fragolina Amu – Quando sarà il momento ricorderò tutto.
- Perché non chiedi aiuto allo zio? – propose grattandosi dietro un orecchio lo shugo gatto – Lui potrebbe conoscere qualche tecnica per sbloccare i ricordi.
- Non è una cattiva idea, gatto! – approvò Scutum – Cosa ne pensi, Ikuto?
- Mh. – annuì distrattamente lui, la Chiave sembrava pulsare come se fosse spaventata dalla possibilità che Takuumi risvegliasse in lui quei ricordi di cui aveva visto passare solo sbiadite ombre – Mi piace la tua idea, Yoru.
- Eccovi a casa. – li accolse con un sorriso Sakura, era in giardino ad innaffiare le piante – È andato tutto bene?
- Sì, zia, grazie. – le sorrise di rimando Ikuto.
- Grazie a Scutum puoi uscire di casa, non per molte ore. È ancora giovane e la sua potenza è limitata.
- Ah. – annuì il ragazzino – Quindi lui mi fa da scudo contro l’energia negativa della Easter?
- Ora non pretendere che compia atti miracolosi, ragazzino! – rise lo zio raggiungendoli – Scutum impedisce alla Easter di rintracciarti. – spiegò mostrandogli un libro – È scritto qua. Pensa, il Libro di Sakura si è aggiornato.
- Già, la nascita di Scutum non era prevista. Forse, e dico “forse”, doveva restare nel tuo cuore senza schiudersi mai.
- Ed invece sono qua. – si batté il piccolo pugno sul petto – Ho sentito che nascere era la cosa più giusta da fare. Da dentro il cuore, chiuso nel mio uovo, avrei fatto molto poco.
- Soprattutto perché eri Beta Scutum, piccoletto. – concluse Takuumi saggiamente.
- Già. – annuì il piccolo guardiano – Sento già la mancanza di Amu e delle sue shugo chara.
- Immagino che ti manchi molto Dia. – ammiccò Sakura terminando di innaffiare – Ho notato i vostri sguardi languidi.
- Dia è molto bella. Brilla come un diamante.
- Tutti gli shugo chara sono belli. - si strinse nelle spalle la Custode – Io vi amo tutti.
- Il tuo amore è prezioso. – le rispose Chobi svolazzando allegra – Sei la più potente tra le Custodi che il Libro abbia mai insignito. – continuò – L’unica che ha interagito con l’Amber Egg.
- Ancora mi sembra irreale. – scrollò le spalle la giovane donna – Ikuto. Tu hai qualcosa che non va. Ti ho offeso in qualche modo?
- No. – rispose laconicamente, la testa affollata di troppi pensieri – Tornando a casa… - iniziò, ma fu interrotto da Yoru:
- Tornando a casa il mio Ikuto ha avuto una specie di visione.
- Cosa significa? – chiese Takuumi interessato – Ma entriamo in casa, la cena è pronta.
- Alcune strane immagini, mi sono passate nella mente per pochi minuti. – spiegò togliendosi le scarpe Ikuto – Ma non ho visto niente di preciso.
- Erano come ricordi di sogni? – chiese Sakura entrando.
- Sì. – annuì il ragazzo – Come ricordi di sogni. – ripeté meditabondo – È come se…
- Se la Chiave impedisse ad Ikuto di ricordare. – concluse Scutum.
- Mmh. – ridacchiò Takuumi – Potreste avere ragione. – prese dal piano della cucina un vassoio con del takoyaki, delle polpettine di polpo tipiche della cucina di Osaka.
- Takoyaki? – sorrise felice Sakura osservando il piatto fumante.
- Sono un disastro in cucina, ma questo è il mio piatto forte. – rise il giovane uomo – Ne hai mai mangiati nipote?
- No. – li guardò con sospetto – Ignoro cosa siano, zio.
- Sono uno dei piatti tipici della mia infanzia. Come ti ha detto la zia, si chiamano “Takoyaki”, sono delle polpette fatte con il polpo. Come puoi vedere, il polpo è ripieno di una pastella fatta con farina, acqua e dashi (brodo). Alla quale ho aggiunto dei pezzi di tako (polpo) e altri ingredienti a piacere; io ho scelto del porro e dei pezzettini di formaggio. Ti consiglio di mangiarle con la salsa Otafuku per takoyaki ,maionese e aonori (polvere di alga).
- Ma voi, - li guardò – del cibo normale non sapete farne? – ed assaggiò una polpetta scetticamente.
- Dai Ikuto. – sorrise felice Sakura – Queste takoyaki sono fantastiche! Takuumi è bravissimo a cucinarle.
Ikuto assaggiò lentamente la nuova pietanza, il sapore era strano ma gradevole. Seguendo i consigli dello zio aveva intinto la polpetta nella salsa Otafuku e l’esplosione di sapori nella sua bocca su indescrivibile.
- Allora? – chiese lo shugo chara di Takuumi – Che ne pensi scettico?
- Che sono molto buone. – annuì con un sorriso sincero il ragazzino – Non ho mai mangiato niente di così strano e gustoso.
- Grazie. – gli strizzò l’occhio il giovane uomo.
- Mmh amore! – lo baciò sulle labbra Sakura – Sono squisistissime! Ikuto, l’aonori a me non piace. Io preferisco mangiare i takoyaki con la maionese e la salsa.
- Ah. – si batté una mano sulla fronte Takuumi – Mi sono dimenticato di prendere una cosa… Ehi spiriti… Voi non mangiate?
- Stiamo mangiando. – annuì lentamente Aya – Sono deliziose, come sempre.
- Ti ringrazio dolcissima Aya. – arrossì Takuumi abbassando lo sguardo nel piatto.

Continuarono a mangiare in silenzio, ascoltando in sottofondo una stazione radiofonica che trasmetteva musica classica. Durante gli assoli di violino, gli occhi di Ikuto brillavano e poi si riempivano di lampi di rabbia.
Sakura, notando gli stati d’animo contrastanti del nipote, gli posò una mano sul braccio dicendo:
- Ti prometto, in qualità di Custode, di fare tutto ciò che è in mio potere per recuperare il tuo violino.
- Ti ringrazio zia. – le dedicò un sorriso sghembo, in quel giovane viso, la donna rivide il suo compagno. Zio e nipote si assomigliavano molto.
- A tratti mi sembra di guardarmi in uno specchio ringiovanente. – rise Takuumi intuendo il pensiero di Sakura.
- Che brutta vecchiaia. – borbottò Ikuto – Spero di non diventare brutto come te, caro zio!
- Piccolo gatto randagio e impertinente! – Takuumi tirò al nipote una mollica di pane, scatenando in poco una guerra con il cibo e tanta ilarità in cucina.
Sakura li osservava felice, si sentiva bene anche se immaginava che quella quiete non sarebbe durata a lungo.
- Zia. – la chiamò Ikuto – Ehi, tutto ok?
- Hm? – Sakura sbatté le palpebre e si rese conto di essere stesa a terra – Cosa… Cosa è successo?
- Speravamo potessi dircelo tu. – le accarezzò il viso Takuumi – Stavamo giocando, ti sei alzata per mettere i piatti nel lavello, poi…
- Ti sei girata ed hai sorriso. – continuò Ikuto – Un attimo dopo sei diventata bianca…
- E ti sei accasciata al suolo come un lenzuolo senza vento. – concluse per tutti Aya.
- Non mi sono accorta di niente. – scosse la testa – Vi stavo osservando, pensando a quanto è bella questa serenità di famiglia. – sorrise – Poi ho sentito la voce di Ikuto che mi chiamava.
- Forse sei solo molto stanca. – Takuumi l’aiutò ad alzarsi – Lavorare con l’Amber Egg deve averti tolto molte energie.
- Non credo sia quello. – scosse la testa Yoru osservandoli.
- Cosa vuoi dire, gattino? – domandò l’uomo.
- Nessuno si è accorto che il Ki di Sakura è cambiato?
- Cambiato? Il mio KI? – la giovane donna osservò i presenti facendo fatica a capire, aveva notato qualche piccolo cambiamento nel proprio corpo, soprattutto a livello di energia ma non ci aveva fatto molto caso, era sempre oberata di mille impegni.
- Yoru. – mormorò ingollando a vuoto Takuumi – Stai forse dicendo che…
- Che Sakura è incinta. – sbuffò Scutum mettendosi in mezzo – Davvero nessuno di voi l’aveva capito? – il nuovo arrivato si voltò verso Sakura e la osservò utilizzando i proprio ancestrali poteri – L’energia spirituale di Sakura è più potente di prima. – disse – È diventata di un bel blu vivace, segno che alla sua energia si è unita quella di un’altra creatura. Un puntino che sta crescendo dentro al suo ventre.
- Un figlio! – Sakura si portò una mano sulla bocca ed una sul ventre, poi scoppiò a piangere – Non è possibile io… Io non posso aspettare un figlio! Non adesso!
- Ma siamo sempre stati attenti. – scosse la testa Takuumi che, dopo averlo detto, si rese conto che non era proprio così, almeno non sempre. A volte, i loro scatti di passione erano troppo difficili da controllare e non sempre facevano attenzione.
- Vi prego di non entrare nei dettagli. – rise Ikuto alzando le mani al cielo.
- Oooh piantatela! – Sakura li osservò tentando di fare gli occhi “cattivi”, ma era felice desiderava tanto un figlio da Takuumi.
Ridendo, Takuumi abbracciò Sakura e poi la baciò con dolcezza ed a lungo sulle labbra.
- Ti amo immensamente, Custode.
- Ed io amo immensamente te, Oracolo.
- Ma come siete carini. – li derise Ikuto, ma nella sua frase non c’era cattiveria, era veramente felice per lo zio e la sua compagna.
- Ikuto. – Sakura lo abbracciò di slancio – Ti prego, non andare via da questa casa. Tu sei importante per noi. Importante anche per questo bambino che ho in grembo. Tu sei energicamente forte, energeticamente importante.
- Non ho intenzione di andare da nessuna parte, zia. – le sorrise il ragazzino – Dobbiamo sconfiggere l’Easter e voi avete molte cose da insegnarmi ancora.
- Forza ragazzino. – gli dette una pacca sulla spalla Takuumi – Aiutami a mettere in ordine la cucina. Lo so che non ti piace fare lavori da “sguattero”; ma tua zia deve riposare. Almeno fino a quando avrà fatto tutte le analisi.
- Sono d’accordo. – annuì Aya – Vi aiuteremo anche noi.
- Siamo una bella squadra. – parlò Chobi – E sappiamo che questo bambino ha un ruolo importante. Per questo sta arrivando adesso.
- Dopo che tu sei riuscita ad entrare in contatto con l’Amber Egg. – concluse Maki.
Sakura sorrise alla sua famiglia, poi raggiunse il salotto dove il gatto dormiva pacificamente sul divano.
Lei gli sedette vicino e chiuse per un attimo gli occhi, improvvisamente stanca.

In cucina, zio e nipote pensarono a rassettare l’ambiente aiutati dagli shugo chara. Gli spiriti erano molto allegri e stavano canticchiando felicemente.
- Come sono chiacchieroni. – disse irritato Ikuto asciugando i piatti.
- Sono felici. – rise Takuumi – Un bambino, per gli shugo chara, è una gran benedizione.
- Non solo per loro. – scosse la testa il ragazzino.
Finirono di sistemare in silenzio e, mentre Ikuto metteva a posto l’asciughino usato per i piatti, disse:
- Ascolta zio. Potresti aiutarmi a recuperare un ricordo?
- Un ricordo? – ci pensò qualche secondo – Non dovrei avere grossi problemi.
- Ho una cosa che mi tormenta. Una cosa che deve essere successa per la purificazione del mio cuore.
- Sì. – borbottò – È Sakura quella più brava di me con le meditazioni e il recupero dei ricordi. Però possiamo provare.
- Non voglio farlo con una donna! – si indignò Ikuto mettendo su il suo ghigno abituale.
- Me lo dirai tra qualche anno, ragazzino! – rise Takuumi uscendo.
- Zio! – rise capendo un attimo dopo a cosa si stesse riferndo.

I due si separarono, Ikuto salì nella stanza della musica dove si era stabilito e, mentre era a metà della scala, ebbe un capogiro ed un ricordo nebuloso gli offuscò la mente.
Scutum e Yoru gli furono subito vicino, aiutandolo con la loro energia a non cadere dalla rampa di scale.
- Ma cosa diavolo mi sta succedendo!? – borbottò arrabbiandosi.
- Non lo so padroncino. – parlò Yoru – Ma sembra quasi che hai dei ricordi che premono per essere recuperati.
- E voi siete due inutili spiriti chiacchieroni. – li osservò duramente – E non sapete come aiutarmi, vero?
- Non siamo inutili. – si offese l’ultimo arrivato – Il nostro compito è quello di aiutarti, sostenerti e proteggerti. Non possiamo fare tutto, ma proprio tutto quello che vorresti.
- Lo so. Scusate. – scosse la testa blu notte – E’ che sono stanco e frustrato. Vorrei tanto che tutta questa storia fosse già finita. Vorrei poter rendere sicuro il mondo per Amu.
- Non puoi fare tutto da solo. – lo sgridò Scutum – Devi farti aiutare da chi ti è vicino.
- Ufh! – sbuffò il ragazzino – Sono abituato a fare le cose per conto mio.
- Come un gatto randagio. – parlò alle sue spalle Sakura, facendolo sobbalzare – Scusa nipote, stavo salendo per andare a dormire ed ho sentito la vostra conversazione.
- Non dovevi ascoltare. – la sgridò aspro Ikuto, non sopportava che qualcuno venisse a conoscenza di cose sue personali.
- Non ho origliato di proposito, nipote. – rispose piccata Sakura – Non volevo impicciarmi degli affari tuoi o provare pena o qualunque altra cosa ti faccia rabbia.
- Io…
- Io stavo passando per andare in camera da letto. Ho sentito le vostre voci e ho osato rispondere ad una tua frase. Ti chiedo scusa, devo imparare a tenere la bocca chiusa. – e, senza dargli il tempo di replicare, lo superò chiudendosi in camera da letto.
- Perdonala Ikuto… - parlò con voce dispiaciuta la piccola Maki – Sakura è spaventata.
- Volevo chiederle scusa. – si strinse nelle spalle la Chiave – Ma lei non me lo ha permesso.
- E tu non permetti a nessuno di avvicinarsi. – lo rimproverò bonariamente Chobi – Forse tutti quanti dovreste imparare ad ascoltarvi. Dite sempre tante belle cose, parlate di sentimenti ma poi… quando si tratta di mettere in pratica i vostri… come li chiamate?
- Buoni propositi? – la aiutò Scutuum.
- Sì, esatto. Quando dovete mettere in pratica i vostri buoni propositi fate degli enormi pasticci.

Il ragazzo sbuffò frustrato. Era tutto più difficile e complicato di prima.
Almeno, quando lavorava per la Easter, poteva muoversi in completa autonomia. Andare e fare ciò che più gli piaceva, senza dover rendere conto a nessuno o chiedere scusa per qualcosa.
- Lo pensi davvero? – chiese il nuovo shugo chara che, al contrario di Yoru era in grado di leggere sia la mente sia il cuore di Ikuto in ogni momento.
- Penso cosa? – domandò il ragazzo continuando a salire le scale.
- Che stavi meglio prima. Prima di conoscere la tua famiglia.
- E tu come…?
- Io sono il tuo scudo, Ikuto. – si strinse nelle spalle – Ti ho sempre protetto dal dolore del mondo esterno. Ti ho donato la mia forza quando nessuno credeva in te. Ho lasciato che a nascere fosse Yoru perché avevi bisogno di lui. Del suo modo di vivere da randagio, perché io non ero ancora pronto. Il tuo spirito non era ancora pronto a stare senza di me. Ed io non ero abbastanza forte.
- Tu hai assorbito anni di energia X per me. – lo guardò bene per la prima volta, notando quando assomigliasse a suo padre e suo zio.
- Già. – sospirò – Devi iniziare a fidarti. Non tutti vogliono farti del male.
- Ma io sono la causa di tutto questo male. – gemette esasperato.
- Ehi… - parlò Takuumi, anche lui stava salendo le scale – Tutto ok? – domandò.
- No zio. – Ikuto fece un sorriso triste – Ti andrebbe di salire in camera, così parliamo un po’?
- Volentieri. – annuì il giovane uomo – Porto questo a tua zia e ti raggiungo.
- Grazie.

I due si separarono, Ikuto salì nella mansarda con la testa affollata di pensieri; Takuumi entrò nella camera da letto dove pochi istanti prima era entrata Sakura.
La giovane donna, era seduta nella poltrona vicino alla finestra. Aveva il viso rigato di lacrime ed era sola. Le sue tre chara erano tornate dentro le proprie uova.
- Amore… - la chiamò tenero Takuumi, notando solo in quel momento quando la sua compagna fosse bella immersa nella luce della luna.
- Odio sentirmi così. – singhiozzò lei – Io… Io che sono sempre stata una razionale. Una che…
- Una che ho sempre amato. – la abbracciò lui – Una che ha sempre messo anima e cuore nelle cose che faceva. Che ha combattuto contro tutto e tutti per me. L’unica che ha sempre creduto che fossi una brava persona.
- Smettila. – scosse la testa – Così non stai riuscendo a consolarmi. Ma a farmi piangere di più.
- E tu piangi. – si strinse nelle spalle – Quanti anni sono che tieni dentro di te tutti questi sentimenti?
- Ho perso il conto. – ridacchiò e puntò i suoi occhi in quelli di lui.
- Nostro figlio vuole avere lo spazio per crescere. – le asciugò le lacrime – Non vuole una mamma brutta e piena di cattivi pensieri.
- E non l’avrà. – sorrise e si posò una mano sul ventre – Lui è una creatura speciale.
- Potrebbe essere una lei. – le baciò la punta del naso.
- Sento che è un lui. – scosse la testa – E avrà molto potere. Perché è te e me, Takuumi.
- E allora basta piangersi addosso. Rimboccati le maniche, amore. Tira fuori il tuo vero potere.
- Sono solo stanca. Ho visto cose che ancora devo capire.
- L’Amber Egg è vecchio come il mondo. È normale che ti abbia mostrato cose che non capisci. Normale che tu ti senta così stanca.
- Sai… - gli sorrise – Pensavo di…
- Iniziare ad addestrare un nuovo Oracolo?
- Custode… - abbassò le ciglia sulle guance rosee – Ma come fai…?
- È perché tu sei il cuore del mio cuore.
Si scambiarono un bacio immersi nella luce della luna, poi Takuumi la fece stendere a letto e, dopo averle rimboccato le coperte, le disse che Ikuto lo stava aspettando per parlare.
Sakura annuì, pregò Takuumi di chiedere scusa al nipote e poi si lasciò trasportare nel sonno. Troppo stanca per restare altro tempo sveglia.

Takuumi la osservò per alcuni minuti, poi raggiunse il nipote in mansarda.
Ikuto era sul piccolo balcone, stava osservando la luna con il mento appoggiato sul ginocchio.
- Cosa darei per suonare… - stava dicendo a Yoru.
- Manca anche a me il suono del tuo violino. – sospirò lo spirito gatto.
- Ikuto. – lo chiamò Scutuum.
- Sì? – il ragazzo si girò verso lo shugo chara e sobbalzò quando vide che tra le mani il piccolo spirito stava reggendo un violino.
- E… - iniziò a chiedere, ma un lieve bussare alla porta lo interruppe.
- Ehi. Sei sveglio? – entrò lo zio con il suo sorriso sereno.
- Vieni zio. Sono sul balconcino.
- Eccomi… - Takuumi raggiunse Ikuto ed i suoi shugo chara, poi si accese una sigaretta e lasciò che il proprio sguardo vagasse sul panorama.
- Zio. Guarda. – Ikuto attirò l’attenzione di Takuumi su Scutum e lo strano dono che aveva per lui.
- Wow! – fischiò lui – Questo non me l’aspettavo. – sorrise.
- Sono uno spirito dotato di molte risorse. – ridacchiò il piccolo chara facendo scintillare la sua camicia.
- Dici che sarà sicuro? – osservò golosamente il violino che Scutum teneva sospeso in aria, poi lo zio, poi di nuovo il violino.
- Non sento provenire da quell’oggetto niente di negativo. – sorrise il giovane uomo – Ma se vuoi essere sicuro, vado a svegliare la zia.
- Lasciala riposare. – scosse la testa – Ricordo la mamma incinta di Utau. Era sempre molto stanca ed irritabile. Diciamo che ci siamo presi e che domani dovremmo fare pace.
- Ok. – annuì lui finendo di fumare la sigaretta.

Lo shugo chara di Takuumi li raggiunse sul balcone, osservò attentamente la scena ed annuì.
- Il violino è sicuro, Ikuto. – parlò – È nato dal tuo desiderio di suonare e dalla voglia di Scutum di renderti felice. È davvero uno chara potente.
Ikuto osservò Scutum e poi il violino. Era semplicemente bellissimo. Perfetto.Era fatto in cristallo, e dentro di esso sembrava rilucessero milioni di stelle.
Il giovane musicista, lo prese con le mani tremanti, era leggero come un sospiro.
- Suona. – sorrise lo zio – Ho voglia di sentirti. Sei molto dotato.
- Ok. – Ikuto appoggiò il violino contro la spalla, appoggiò il mento e, sollevando l’archetto di cristallo, iniziò a suonare.
Le note suonate da Ikuto, si innalzavano nell’aria creando spirali di energia. Takuumi sorrise, sembravano piccole lucciole fluttuanti. Era uno spettacolo bellissimo.

Tutti gli shugo chara della casa, si riunirono sul balcone e, muovendosi a ritmo della musica si lasciarono trasportare dalle note fluttuando in giardino.
Alla fine dell’esibizione, Takuumi sorrise al nipote mentre veniva sommerso dall’affetto e dai minuscoli abbracci degli spiriti.
- Hai suonato benissimo. – si complimento Maki facendo un breve inchino.
- Io… Grazie. – il ragazzo sembrava a disagio, quel violino gli aveva dato sensazioni fortissime. Si sentiva come rigenerato.
- È un’arma molto potente quella che ti ha donato Scutum. – annuì intuendo il suo pensiero Arashi, lo spirito ninja di Takuumi.
- Mai avevo suonato uno strumento così. – mormorò Ikuto senza riuscire a staccare gli occhi dal violino – Grazie Scutum, il tuo è un regalo molto prezioso.
- Tu sei prezioso, Ikuto. Questo regalo è nato dentro di te. Durante gli anni di prigionia della Easter, questo violino è rimasto dentro il mio uovo. Ha fatto parte di me. Si è plasmato stando con te. Per questo è così potente.
- È stato attraversato dall’energia dell’Amber Egg. – annuì pensierosa Chobi – Questo potrebbe essere usato come arma, contro le uova X.
- Potrebbe riuscire a purificarle, esattamente come fa la piccola Amu. – le fece eco Maki capendo il ragionamento della Maneki Neko.
- Esattamente.
- Le note del mio violino non vi fanno male, vero? – chiese curioso Ikuto, non voleva ferire o rendere deboli gli shugo chara.
- Assolutamente no. – scosse la testa Yoru – Anzi, grazie alla musica ci sentiamo più forti. Sei un tipo tosto Scutum, inizi a piacermi.
- Grazie Yoru. – ridacchiò il nuovo arrivato – Sono felice di essere qui. Di essere una creatura di luce.
- Non oso immaginarti creatura di buio. – rabbrividì Aya.
- Non temere Aya. – le prese la mano Arashi – Non ti succederà mai niente di male.
- Lo so Arashi. – sorrise lo spirito.
- Se volete darvi un bacino, noi possiamo andare da un’altra parte. – le derise Yoru rompendo l’incanto che avevano creato.
- Come sei scemo, micino! – gli fece la linguaccia Aya.
- Uno scemo che piace! - svolazzò via il gattino.

Mentre gli shugo chara si allontanavano dal balcone, Ikuto sistemò con cura il violino in camera poi tornò dallo zio che lo stava aspettando.
Restarono in silenzio per alcuni minuti, alla fine il ragazzo iniziò a parlare. Raccontandogli di quando era solo un bambino, di quando era stato complicato crescere in quella famiglia. Di tutti i soprusi che la Easter gli aveva fatto subire e di come, fin da piccolo, lui si fosse sacrificato per tentare di far star bene la madre e la sorella.
Il giovane Custode lo ascoltò in silenzio, di tanto in tanto annuiva o stringeva le labbra.Non era il solo ad aver avuto un’infanzia tutt’altro che felice.
Alla fine della lunga chiacchierata, zio e nipote si strinsero in un rapido abbraccio. Non erano abituati a simili dimostrazioni di affetto, e si sentivano un po’ imbarazzati.
- Adesso hai una famiglia. Mettitelo nella testa, Ikuto.
- Anche tu, zio Takuumi. Non siamo più soli. – gli sorrise.
- Hai ragione. Tu hai noi. Hai Amu.
- E voi ci avete entrambi. – gli dette una pacca sulla spalla – E tu stai per diventare padre. Sarà divertente vederti cambiare pannolini.
- Tu mi aiuterai! – lo minacciò, poi scoppiarono a ridere, felici di essere riusciti a parlarsi. Felici di aver costruito un rapporto.
- Sarà bello. – mormorò Ikuto pensieroso, poi continuò – Ora andiamo a dormire. I nostri chara sono crollati, deve essere molto tardi e domani sarà una lunga giornata di allenamenti.
- Ottima idea nipote. Notte. – Takuumi lasciò la mansarda e raggiunse la camera da letto sbadigliando, Sakura dormire serena, con un sorriso felice ad incresparle le labbra.
Il mattino arrivò serenamente, Sakura si svegliò con la testa appoggiata sul petto di Takuumi sentendosi felice.
- Buongiorno mia Oracolo.
- Giorno a te, Cusode. – si stiracchiò – Oggi voglio parlare con i Guardiani e…
- Il Preside. – ringhiò Takuumi.
- Voglio che sappia da noi le novità, non che le venga a sapere altrove.
- Come sempre hai ragione.
- Non essere accondiscende con me. – gli dette un pugno sul petto, lui bofonchiò lasciandola andare.
- Ieri sera ho fatto una lunga chiacchierata con mio nipote. Ha molti lati oscuri ancora.
- Come tutti noi. – annuì lentamente lei – Vorrei solo che si fidasse di noi.
- Dagli del tempo. Gli adulti gli hanno spezzato il cuore. Lo hanno usato.
- Giusto. – Sakura si alzò, indossò le ciabatte e la vestaglia, poi aprì la porta – Andiamo a fare colazione, non voglio fare tardi.
- Non avere fretta. – si alzò Takuumi – Devi imparare a prendere il tuo tempo.
- Non abbiamo tempo. – scosse la testa lei – Dobbiamo continuare ad allenare i Guardiani. La battaglia potrebbe avvenire da un giorno all’altro. Ciò che è stato…
- Non deve ripetersi. – concluse lui – Lo so. L’ho capito perfettamente. Ne porto sul viso i segni.
- Ed io sul petto, Takuumi. – gli ricordò – Non voglio che questi ragazzi soffrano ciò che abbiamo sofferto noi. Vorrei tanto…
- Loro hanno noi dalla loro parte, amore. – la baciò sulla punta del naso – Sono più forti e più uniti di noi. Chiave e Lucchetto hanno una sintonia che ai nostri tempi non esisteva. Tutti i Guardiani sono più amici, sono più forti.
- Ma non sono ancora abbastanza forti. – gli occhi di Sakura si incupirono – Vorrei tanto poter strangolare chi ha causato tutto questo dolore.
- Dai tempo al tempo, ragazzina. – la abbracciò – Adesso andiamo a fare colazione. Tu hai delle lezioni da tenere.
- E tu?
- Io devo lavorare con Ikuto oggi. Ricordi?
- Cosa?
- Ah già! – si batté una mano sulla fronte – Ieri sera eri già a dormire. Ikuto mi ha chiesto se posso insegnarli qualche “trucco”…
- Trucco? – inarcò un sopracciglio scetticamente Sakura.
- Uffaaaa! – la prese in giro lui.
- Scusa, ma non capisco… - gli fece la linguaccia.
- Sei tremenda. – scosse la testa, ma si zittì entrando in cucina.
- Takuumi. – lo chiamò lei – Tutto ok?
- Ooh sì. – rise – Guarda che sorpresa. Tuo nipote ha preparato la colazione per tutti.
- Buongiorno zio. Zia. – si pulì le mani su un canovaccio – Vi chiedo scusa per ieri sera. Ecco…
- Ikuto… - Sakura lo accolse nel suo abbraccio, lui la lasciò fare – Grazie di tutto. E scusami. Scusa per ieri sera. Sono stata una scema presuntuosa.
- Zia… - la abbracciò per un momento – Scusami tu. Ho ancora tante cose da imparare.
- A chi lo dici! – ridacchiò lei.
- Ma senti che profumo!!! – mormorò Takuumi – Mangiamo, le frittelle sono calde.
- Sì. Spero vi piacciano. Ho seguito la ricetta di mia mamma.
- Sei stato gentile, grazie.
- Zia. Scutum mi ha donato un violino di cristallo.
- Dal tuo violino escono piccole lucciole di energia. Sono blu ghiaccio, come le stelle… - lo guardò – È così?
- E tu come lo sai?
- Non era un sogno. – rise felice battendo le mani – Ti ho visto suonare. Ma con gli occhi della mente, perché stavo dormendo. Ti ho visto in un giardino, che stavi tenendo un concerto di sera. Un ambiente bellissimo. Hai suonato un pezzo che non avevo mai sentito, una cosa composta da te. Una melodia indescrivibile. Dal violino, trasparente, uscivano piccole lucciole di energia.
- Wow! – mormorò Ikuto colpito.
- Forse è il tuo cuginetto che mi ha permesso di vederlo.
- Dici che vuole che componga qualcosa per lui? – ridacchiò Ikuto sfiorando l’idea di una ninna nanna per il bambino che cresceva nel ventre di Sakura.
- Sarebbe un bellissimo pensiero. E mi renderesti orgogliosamente felice.
- Ci penserò. – promise.
- Ma diamo tempo al tempo. – intervenne Takuumi – Dobbiamo fare altre cose prima
- Sì. Lo zio ha ragione. – annuì il ragazzino.
- Oggi parlerò con i Guardiani e con il Preside della scuola. Dirò loro che aspetto un bambino. Non voglio nascondere una cosa tanto bella.
- Sono d’accordo. – annuì lentamente – Io vorrei provare a fare delle meditazioni con lo zio. – i due si guardarono negli occhi – Tutti abbiamo la sensazione che la Chiave mi tenga nascosti alcuni ricordi. E…
- Sì. Lascerò aperto il Libro per Takuumi. Lui potrà consultarlo se il Libro lo accetta. – approvò Sakura, poi assaggiò una frittella dicendo – E’ squisita. Bravo nipote.
- Grazie zia! – arrossì a disagio Ikuto, non era abituato a tanto affetto e calore umano.

Fecero colazione in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. C’erano ancora molte cose da portare a termine, Custode ed Oracolo dovevano insegnare ai ragazzi come difendersi dagli attacchi anche senza la loro presenza.
Sakura, dopo colazione, salì in camera e si vestì. Indossò un abito corto sul ginocchio color carta zucchero.
Il vestito aveva il collo a lupetto, era senza maniche e sopra aveva abbinata un incrociatino legato sotto il seno, con il colletto impreziosito di pietre azzurre, dello stesso colore del vestito.
In vita, il vestito aveva una fascia di pizzo a mo’ di cintura. Sakura si osservò con occhio critico allo specchio a figura intera, si sorrise ed indossò le scarpe che erano abbinate al vestito.
Si stava pettinando, quando Takuumi entrò in camera.
- Ciao. – lo salutò guardandolo.
- Ehi. – le sorrise – Sei bellissima.
- Grazie. – arrossì lei – Ho esagerato?
- No. – la guardò mandando la testa di lato – Sei splendida amore e non vorrei lasciarti andare a scuola… - una scintilla animò gli occhi di lui.
- No. Non provarci nemmeno. – rise lei trattenendo a stento un brivido – Mi farai fare tardi.
- Oooh. – lui fece un passo avanti passandosi la lingua sulle labbra – Ma stasera mi rifarò, sai?
- È una promessa? – rise lei.
- Certo!
Si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere, divertiti. Sakura si lasciò i capelli sciolti, si alzò e si girò verso di lui per farsi ammirare.
Takuumi la prese tra le braccia e la baciò dolcemente ed a lungo sulle labbra, facendole capire in quel modo quanto fosse fiero di lei e quanto l’amasse.
Un colpo di tosse discreto li fece dividere, era un imbarazzato Arashi che ricordava a Sakura che stava iniziando a fare tardi. Lei ringraziò lo spirito, salutò il compagno con un ultimo bacio ed uscì da casa dopo aver salutato il nipote ed il gatto Kuroi che si godeva il sole in giardino.
Per raggiungere in tempo la scuola, Sakura prese un taxi. Quel giorno non aveva voglia né di correre né di arrivare sudata o troppo stanca a scuola.
Le sue tre guardiane le svolazzavano intorno chiacchierano animatamente tra loro, parlavano del concerto improvvisato da Ikuto ieri sera, del violino di cristallo e di come fosse una continua fonte di sorprese il piccolo e luccicante Scutum.
Lei le ascoltava sorridendo, l’autista del taxi non poteva né vedere né sentire le chara e pensava che quella bella signora sorridesse per le battute che gli speacher facevano alla radio così, senza fare domande, la accompagnò fino alla scuola.
Sakura pagò la corsa, scese dal taxi ed entrò tra il mormorio degli studenti che l’avevo vista arrivare.
- Buongiorno signorina Miraboshi. – la accolse Tadase, dandole del "lei" come faceva abitualmente a scuola con tutti gli insegnanti – È splendida stamattina.
- Grazie Tadase. – gli tese la mano – Potresti accompagnarmi da tuo zio? – domandò – Oppure ti faccio fare tardi a lezione?
- Non abbiamo la prima ora oggi. – la tranquillizzò – L’insegnante di matematica ha avuto un contrattempo ed ha avvisato che è in ritardo. – spiegò.
- Egoisticamente meglio. – apprese la novità Sakura – Dovrei parlare con tutti voi Guardiani. Potresti, cortesemente, riunirli tutti al Royal Garden?
- Questo non posso farlo, signorina. – scosse la testa – Yaya frequenta un’altra sezione. Lei ha regolarmente lezione.
- Ooh giusto. – annuì Sakura camminando sicura lungo i corridoi, mentre passavano gli studenti si spostavano, increspandosi come onde del mare – Non avevo pensato a questo.
- Potremmo trovarci per la pausa pranzo. – propose Tadase chiamando con un cenno Amu e Rima che aveva visto poco lontano.
- Signorina. – la salutarono con un sorriso che lei ricambiò.
- Ragazze, buongiorno. – le accolse – Stavo chiedendo al vostro King’s Chair un incontro. Ho la necessità di parlare con voi.
- Ho proposto il pranzo. Così anche Yaya potrà essere dei nostri.
- Sì, - annuì Rima – trovo che l’idea di Tadase sia ottima. Come può vedere, Nagi non c’è. Sta approfittando di quest’ora di buco per allenarsi a basket. – spiegò – Però per pranzo saremo tutti liberi.
- Ottimo. – annuì Sakura – Grazie per avermi scortata Guardiani. – sorrise loro – Amu, tutto bene?
- Benissimo. – annuì – Stavo raccontando a Rima di uno strano sogno che ho fatto. – arrossì – Dopo posso parlarne anche con lei?
- Ma certo! – le sorrise – Adesso devo parlare con il preside da sola. Dopo vi aggiornerò. – ed entrò nello studio del Preside dopo aver strizzato loro l’occhio.

Sakura raggiunse lo studio del Preside, il giovane uomo la stava aspettando. Sulla scrivania, infatti, c’erano due tazze di tea fumanti ed un piatto con i biscotti preferiti della Custode.
- Indovino. – lo salutò fermandosi sulla porta.
- Custode. – le sorrise lui invitandola ad entrare, l’odore del tea le fece storcere la bocca – Le carte mi avevano avvisato del tuo arrivo.
- Sei molto gentile, grazie. – Sakura prese rigidamente posto nella sedia – Sono venuta per parlarti di una cosa seria.
- Più seria di un attacco della Easter? – il Preside alzò un sopracciglio.
- Senpai. – sbuffò Sakura – Possibile che il tuo voler fare il simpatico esca sempre nei momenti sbagliati? – gli puntò addosso i suoi occhi azzurri e lui arrossì.
- Scusa. È che con te ho come l’impressione di trovarmi sempre in un campo minato.
- Oh beh… scusa tu. Non sapevo di farti questo brutto effetto. – sorrise a disagio – Ascoltami Tsukasa…
- Mi hai chiamato per nome. – la zittì nuovamente dopo aver bevuto un lungo sorso di tea lui – Deve essere qualcosa o di particolarmente bello di tremendamente brutto.
- Per me è particolarmente bello. – strinse i pugni – Aspetto un figlio da Takuumi. Mi sembrava giusto che fossi io a dirtelo e non qualche chara chiacchierone. – si fissarono negli occhi, quelli di Tsukasa erano pieni di dolore.
- La diplomazia. Questa sconosciuta. – le disse mettendo la tazza nel vassoio.
- Non sono mai stata granché come diplomatica. E poi, tra noi è impossibile esserlo. Siamo troppo…
- Simili? – concluse lui, lei annuì – Sono felice per te, Sakura. Posso… - si alzò dalla sedia – Posso abbracciarti?
- Un abbraccio sincero? – domandò lei sulla difensiva.
- Croce sul cuore. – le sorrise Tsukasa.
Custode ed Indovino si strinsero in un rapido abbraccio, Tsukasa si riempì le narici con il profumo dei capelli di Sakura, poi la allontanò dal proprio petto sorridendole dolcemente.
- Ti auguro di essere felice, Custode. Tu e l'Oracolo siete fatti per stare insieme.
- Ti auguro di trovare qualcuno che mi faccia sentire come viva come fa l'Oracolo, Indovino. Ma non cercarla nelle tue carte o nelle stelle. Non sempre dicono il vero. Esci e vivi. – gli dette un bacio sulla guancia e si congedò dicendo che lo aspettava per il pranzo al Royal Garden, doveva parlare con i Guardiani.
Lui annuì e la osservò uscire, poi lasciò che lacrime amare gli solcassero il viso. Amava quella donna testarda, caparbia e bellissima da tutta la vita. Aveva fatto di tutto, anche giocato sporco, pur di legarla al suo fianco; ma era stato tutto vano.
Non erano destinati a stare insieme e la prova finale era quel bambino, quel pezzetto di Cielo, che cresceva nel ventre di Sakura.
Asciugandosi gli occhi, Tsukasa tornò a studiare le carte della scuola, c’erano molte cose da organizzare non poteva perdere tempo a piangersi addosso e doveva smettere di aspettare una donna che non l’avrebbe mai ricambiato.

Sakura, felice di aver parlato personalmente con il Preside, vagò per la scuola ascoltando le chiacchiere allegre degli studenti e degli shugo chara che si godevano il sole nel giardino.
- È una bellissima giornata! – stava dicendo Nagi seduto sull’erba vicino a Rima.
- Ooh sì! – annuì la biondina – Oggi sembra la giornata adatta a ricevere solo belle notizie.
- Speriamo. – borbottò Amu – Visto che oggi ci riportano i compiti di inglese e temo di non aver… “brillato”!
- Ooh Amu! – rise Tadase passandole una lattina – Ti preoccupi sempre troppo.
- E tu? King’s Char? – lo incalzarono gli altri – Hai improvvisamente smesso di preoccuparti… perché?
- Ecco… ehm…
- Ciao. – si presentò Lulù con un cestino di vimini – Posso unirmi a voi?
- Non è presto per il pranzo? – le fece posto Tadase.
- Non ho il pranzo qua. – rise dolcemente – Ma le cose per dipingere.
- Di… Pin… Ge… Re? – sillabò Amu che si era completamente dimenticata della lezione di pittura.
- Sì. – Lulù osservò i presenti – Nessuno di voi, Guardiani, si è ricordato della lezione all’aperto?
- Onestamente no. – rise Nagihiko – Stamattina, con l’assenza della prof di matematica, mi sono dimenticato l’orario.
- Siamo distratti. – sbuffò Rima.
- No, siamo stanchi. – parlò la sua shugo chara Kusukusu – E subiamo un forte stress.
- Pensa allo stress che vivono Oracolo e Custode. – parlò saggiamente Miki incrociando le braccia sul petto.
- È vero. – annuì Ran muovendo i suoi pon-pon – A loro non pensate mai.
- Ci pensiamo in continuazione, invece. – si risentì Kiseki – Grazie a loro abbiamo imparato molte cose.
- E ne dobbiamo imparare ancora tante. – sospirò Dia facendo scintillare la sua chioma dorata – Siamo tesi. Ci vorrebbe l’intervento di Chobi.
- Per carità! – squittì la chara di Lulù – Quella peste di gatto che stia lontana da me.
- Ma è così carina! – rise Rima – E’ dispettosa, ma è molto dotata.
- Tu sei deliziosa quando ti trasformi con lei. – la fece arrossire Nagihiko prima di baciarla.
- Oooohhhh… - mormorarono tutte le chara presenti, attirando l’attenzione di Sakura che passava da lì.
- Ciao ragazzi. – li salutò – Che fate qua?
- Lezione di disegno all’aperto. – rispose Tadase con un sorriso – Tutto bene, signorina? Ha parlato con il Preside?
- Sì, grazie King’s Char. – ricambiò il sorriso – Vi lascio alla vostra lezione.
- A dopo. – si salutarono e la giovane donna raggiunse il Royal Garden.
- Ehi chara. – parlò Kiseki – Avete notato in Sakura qualcosa di strano?
- Più del solito? – chiese Nana facendo ridacchiare i presenti.
- Ma se la seguissimo? – propose Temari – Possiamo Nagi?
- Per me non ci sono problemi. Con lei siete sempre al sicuro. – sorrise il ragazzo.
- Bene. – rise Ritmo – Andiamo ragazziiii!!!
Gli shugo chara si allontanarono vociando dai loro portatori e raggiunsero Sakura all’interno del Royal Garden, dove la trovarono nel suo posto preferito, stesa sull’erba a godersi il profumo dei fiori.
Kiseki si avvicinò con l’intenzione di parlarle, ma Sakura si era appisolata e Aya lo pregò di non disturbarla.
Sospirando, gli shugo chara si stesero sull’erba di fianco all’Oracolo, aspettando in relax che arrivasse l’ora del pranzo.

A casa Miraboshi, intanto, zio e nipote avevano trovato su una vecchia pergamena un’antica meditazione che (per come si agitava la chiave) sembrava essere quella giusta per sbloccare i ricordi di Ikuto.
- Sicuro di volerlo fare? – domandò un’ultima volta Takuumi finendo di sistemare gli incensi in cerchio.
- Zio, - sbuffò lui – me lo hai chiesto già un centinaio di volte. Sì, voglio farlo. Ho bisogno di sapere tutta la verità.
- Hai ragione nipote, scusa. – Takuumi finì di accendere gli incensi mentre Ikuto si occupava delle candele. Avevano preso l’Amber Egg e lo avevano messo all’interno del cerchio di preghiera, esattamente come indicato nella pergamena.
Scutum, Yoru e Arashi, volteggiavano allegramente nella stanza giocando con il gatto che adorava essere coccolato da quelle strane creaturine voltanti.
Non appena tutti i passaggi furono ultimati, Ikuto entrò all’interno del cerchio di preghiera, si mise seduto ed osservò attentamente lo zio che si preparava per cominciare.

Takuumi, recitando l’antica preghiera sulla pergamena, iniziò a muovere le mani tracciando nell’aria antichi simboli, creando correnti di energia che attraversavano Ikuto, l’Amber Egg e la Chiave dove riposava Charity.
La preghiera durò alcuni lunghi minuti, durante i quali Ikuto entrò in contatto con lo spirito della Chiave che faceva molta resistenza e non voleva farlo entrare.
“Ti prego Charity” la supplicò mentalmente “Non lasciarmi pieno di dubbi. Aiutami a capire cosa abbiamo fatto”.
Charity faceva molta resistenza, trasmetteva al giovane Ikuto tantissimi messaggi fasulli nella vana speranza di depistarlo; ma lui si lasciava guidare dall’esperienza dell’Amber Egg che lo stava guidando attraverso i ricordi.
- Ikuto. – lo chiamò lo zio continuando a muovere le mani tracciando i simboli mistici – Ikuto resisti. – un rigolo di sudore gli solcò la guancia – Non demordere. Sento che ci sei vicino.
Un sorriso increspò la bocca del ragazzo che, annuendo, strinse i denti e continuò a cercare di entrare in contatto con Charity.
Restarono in trance per più di un’ora, alla fine Charity si arrese alla potenza dell’Amber Egg e lasciò ad Ikuto libero accesso ai ricordi di come lui ed Amu avessero eliminato l’ultimo frammento dal suo cuore.

Nello stesso momento in cui Ikuto cadde in trance; Amu, a scuola, subì la stessa sorte perché i loro destini erano legati. Durante l’ora di disegno all’aperto, Amu andò in trance ed iniziò a vedere tutto ciò che Charity mostrava ad Ikuto.

“Amu era salita in mansarda recitando un’antica preghiera. La recitava con voce soave e profonda. Erano parole che nessuno dei due aveva mai sentito e che nessuno dei due aveva mai avuto modo di imparare.
Ikuto, che stava dormendo nel suo letto, sentendo la voce di Amu si svegliò.
Si scambiarono alcune parole. Scherzarono.
Ikuto, come al solito, fece piangere la piccola jolly e poi le chiese scusa.
Iniziarono a baciarsi.
Il bacio non fu come quelli che lo avevano preceduto.
Fu più profondo. Più adulto. Un bacio sensuale.”
Ad Ikuto ed Amu mancò per un attimo il respiro. I ricordi continuavano ad accavallarsi furiosi dentro le loro menti facendogli mancare i battiti del cuore.
“Amu, spaventata da quello che sembrava stesse per accadere, ricominciò a recitare la preghiera che l’aveva condotta fin lì e… si tolse gli abiti che caddero sul pavimento seguiti da quelli di Ikuto…
I due ragazzi si stesero sul letto e, continuando a baciarsi ed accarezzarsi, fecero l’amore…
Liberando finalmente il cuore di Ikuto dal terzo frammento…”

Ikuto spalancò gli occhi urlando, nello stesso momento Amu (davanti alla sua classe ed a quella di Yaya) si alzò in piedi gridando a squarciagola.
- Aaaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhh!!! Cosa abbiamo fattooooooooooooooooooooooo!!!!
- Himamori! – tuonò l’insegnante di disegno – Ma si può sapere cosa diavolo ti è preso?
- Cosa abbiamo fatto! – mormorò ancora la Jolly rossa come un pomodoro maturo – Cosa abbiamo fatto! Cosa abbiamo fatto! Cosa abbiamo fatto!
- Signorina… - Tadase preoccupato dallo strano comportamento della sua amica si alzò dicendo – Temo che Amu abbia la febbre, la posso accompagnare in infermeria?
- Sì. – annuì la donna – Guardiani, andate. Tanto so che uno ad uno mi chiederete di raggiungere i vostri amici in infermeria.
- Grazie. – mormorarono in coro alzandosi.
Tadase, Nagi, Rima e Yaya, si chiusero a cerchio attorno ad Amu che continuava a ripetere parole senza senso. Frasi che non avevano né capo né coda.
- Tadase, dove… dove la portiamo? – domandò Yaya, spaventata.
- Da Sakura. – rispose il Re – È al Royal Garden, lei saprà cosa fare.
- Sbrighiamoci. – annuì Rima – Sta sempre peggio. Adesso ha lo sguardo perso nel vuoto. – fece notare.
In silenzio ed il più rapidamente possibile, i ragazzi condussero Amu fino al Royal Garden dove Sakura li stava aspettando.
- Ragazzi. – sorrise servendo del tea – Vi stavo aspettando.
- Ci stavi… - iniziò Nagi, ma scosse la testa mora sorridendo – Tu sai sempre tutto.
- Magari! – ridacchiò – Comunque, ho sentito qualcosa di strano… - spiegò – Takuumi ed Ikuto stavano facendo una meditazione per aiutarlo a recuperare i ricordi.
- I ricordi di Ikuto sono legati a quelli di Amu. – annuì meditabondo Tadase – Ecco spiegato il perché lei è andata in trance.
- È andata in trance? – chiese Sakura – Allora… lasciatela un attimo a me. – sorrise – Amu. Amu. Ascolta la mia voce.
Amu sbatté gli occhi per una decina di volte, sentì le mani di Sakura sulle braccia e sui polsi.
- Amu ascolta la mia voce. Torna tra noi. – la guidò nel presente.
- Sakura… - singhiozzò Amu – Sakura.
- Sono qui. – la ragazzina abbracciò strettamente la Custode mormorando:
- Cosa abbiamo fatto… Sakura… Cosa abbiamo fatto.
- Amu, non avrete mica ucciso nessuno no?
- Io ed Ikuto abbiamo fatto sesso! – gemette e nel Royal Garden calò il silenzio.
Sakura lasciò sfogare Amu, ne raccolse le lacrime ed ascoltò attentamente tutto ciò che la ragazzina stava raccontando.

A casa Miraboshi, Ikuto era rimasto paralizzato mentre Charity continuava a condividere i ricordi di quanto era successo con lui.
La notizia del rapporto sessuale per purificare il cuore di Ikuto, fece andare in secondo piano la notizia della gravidanza di Sakura che, sorridendo, pensò “verrà anche il nostro momento scheggia del Cielo, ma non oggi”.

La giornata trascorse tesa e lenta, la riunione al Royal Garden fu rimandata a data da destinare ed Amu, pregando il resto dei Guardiani di non seguirla, andò a casa di Sakura per avere delle spiegazioni e qualche informazione in più. Come Ikuto, aveva milioni di domande da fare a Charity ed all’Amber Egg.

 

 

   
 
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