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Autore: Warlock_Vampire    18/03/2017    3 recensioni
"Io, che ho conosciuto molto presto cosa fossero dolore e odio e che solo dopo molto tempo ho compreso l'amore; io, che ho imparato ad uccidere prima ancora di saper vivere; io, che ho vissuto per secoli nella profonda convinzione che ognuno può ottenere ciò che vuole, sempre e comunque, sacrificando tutto, se necessario; dopo così tanto ho davvero bisogno di mettere nero su bianco i fatti."
In queste memorie Katherine Pierce si racconta, dalla sua fragile umanità alla trasformazione in Vampiro, ripercorrendo tutte le tappe più significative della sua lunga esistenza.
AVVERTENZA: La lettura di questa storia è un contributo, una spin off, di The last challenge (il nostro crossover). Pertanto, consigliamo la lettura di The last challenge, anche se non è essenziale.
Inoltre, essendo la "nostra" Katherine, le vicende in cui è coinvolta sono frutto dell'immaginazione degli autori e nulla hanno a che vedere con la Katherine di The Vampire Diaries, pur ricalcandone l'aspetto e il carattere.
Precisato questo, buona lettura!
Genere: Azione, Sovrannaturale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elijah, Katherine Pierce, Klaus, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Venezia – Repubblica di Venezia 1419
 
L’indomani partimmo. Fu un viaggio di alcune settimane, ma non vedevo l’ora di arrivare a Venezia e quando la vidi profilarsi all’orizzonte, me ne innamorai. Era una città sospesa tra cielo e mare, pulsante di vita, e il porto era pieno di gente, di mercanti, pescatori e pescivendoli, mendicanti e funzionari della Serenissima intenti nei loro controlli.
Marcantonio lasciò che il suo equipaggio si occupasse della nave e mi invitò a prendere una gondola, con la quale percorremmo i canali della città fino a raggiungere l’elegante palazzo dove abitava con la sua famiglia.
Nikolaj mi aveva abituata al lusso ed ero soddisfatta di essere incappata in un uomo ricco come Marcantonio. Il lusso, gli agi, le ricchezze… queste sono le cose a cui, una volta sperimentate, non si sa più rinunciare.
Venne ad accoglierci all’uscio del palazzo una domestica piuttosto benvestita. Ci annunciò alla padrona di casa e poco dopo comparve ella stessa nell’ingresso, vestita elegantemente per l’occasione. Salutò il marito e mi rivolse un timido cenno del capo, guardando poi Marcantonio in cerca di una spiegazione.
Ma lui cos’avrebbe potuto dire? Non sapeva chi sono. Così mi feci avanti e, nel porgere la mano alla signora, soggiogai anche lei.
Si fece subito più amabile, mentre manipolavo la sua mente perché credesse che io fossi una sua amica venuta in visita, e mi invitò a seguirla al piano superiore, dove mi avrebbe mostrato la mia stanza.
«Sono certa che avrete bisogno di riposare dopo questo lungo viaggio» osservò, camminando distrattamente per la camera da letto in cui mi aveva condotta, coi lunghi capelli castani che ondeggiavano ad ogni suo passo.
«La cena sarà servita fra non molto; manderò qualcuno ad avvisarvi».
Poi si congedò e mi lasciò sola in quella che sarebbe stata la mia camera per qualche anno.
Per prima cosa guardai gli armadi, ma con sgomento scoprii che erano tutti vuoti. Io non avevo nulla con me, avevo lasciato tutto a Nikolaj. Avrei dovuto porre rimedio anche a questo.
Quando vennero a chiamarmi per la cena, seguii l’inserviente fino a una bella sala da pranzo, riccamente arredata, e presi posto ad un lato del lungo tavolo, già occupato dal resto della famiglia.
«Permettetemi, Katerina, di presentarvi i miei figli: Nicolò, Margherita e Andrea. E lei è Rose, la balia» intervenne Marchesina, la moglie di Marcantonio. Dedicai poca attenzione ai mocciosi, il più grande dei quali doveva avere al massimo sette anni, e puntai invece lo sguardo sulla balia, che mi fissava più intensamente del dovuto.
Qualcosa in lei non quadrava e questa sensazione crebbe quando Margherita, che era seduta accanto a me, iniziò a mostrare particolare interesse per il mio anello solare e la piccola pietra di lapislazzuli che vi era incastonata. La balia non smise per un attimo di fissarmi e studiare le mie reazioni, fino a quando la madre non le intimò di smetterla di importunarmi.
Dopo il dolce, Rose si alzò dalla sedia, come ad un tacito ordine, e invitò i bambini a seguirla. Quello era il momento giusto per agire; non sapevo ancora cosa aspettarmi, ma in una piccola parte del mio cervello era nato il seme del dubbio e della paura: e se fosse stata mandata da Nikolaj? Per quel che ne sapevo lui era ancora in viaggio, ma magari qualche missiva dei suoi fedeli servitori compulsi con la notizia del mio tradimento poteva essergli giunta.
Così con una scusa mi alzai anche io da tavola e seguii Rose e i bambini fuori dalla sala da pranzo. I bambini corsero a giocare in una stanzetta attigua, ma Rose rallentò il passo e rimase indietro, col chiaro intento di aspettarmi.
Come avevo fatto con Yuliya, mi scagliai contro la balia, volendo immobilizzarla per poi soggiogarla e farmi dire chi fosse veramente. Ma la reazione di Rose non fu quella dimessa di Yuliya e mi feci cogliere di sorpresa, soprattutto perché non avevo idea che anche Rose fosse una Strega.
Un istante prima che l’afferrassi, mormorò un incantesimo e mi mandò a sbattere contro il muro di pietra del corridoio. L’urto mi mozzò il fiato per un momento, ma mi riebbi subito.
L’avrei uccisa. Eccome se lo avrei fatto.
Ripartii all’attacco, ma Rose fu più svelta anche questa volta e il mio corpo cozzò nuovamente contro la parete.
«Chi sei? Ti manda la Congrega?» sibilò, venendomi vicino ma continuando a tenermi immobilizzata contro il muro. Ma cosa stava dicendo? Non capivo. Vedevo solo il malcelato terrore delle sue iridi castane e in cuor mio seppi di essere in paradossale, clamoroso vantaggio su di lei. Rose non sapeva controllarsi, io invece sì. Ero nata per essere una predatrice.
«Non giocare con me, Strega» l’apostrofai, «ti ha ingaggiata Nikolaj, vero? Non lo sa che ci vuole più di una streghetta per fermarmi?».
Sul suo volto furibondo passò un’ombra confusa, prima che tornasse ad attaccarmi.
«La Congrega adesso si allea coi Vampiri? E poi sarei io il problema…» esclamò, digrignando i denti per la rabbia, parlando più a se stessa che a me.
Lei non c’entrava niente con Nikolaj. Lei era lì per lo stesso motivo per cui c’ero io: nascondersi.
«Lasciami andare, Strega» le ordinai.
«T-tu non c’entri con la Congrega, vero?» biascicò.
«No» tagliai corto.
L’incantesimo si sciolse e fui libera di muovermi di nuovo. Con uno slancio improvviso presi Rose al collo e la tenni bloccata contro il muro come lei aveva tenuto bloccata me.
«Sia chiaro questo: io mi nascondo, tu ti nascondi. Viviamo in pace e non disturbiamoci a vicenda, va bene?» sibilai al suo orecchio.
«Promettimi che non toccherai i bambini» disse lei a sorpresa.
Credeva davvero che mi sarei nutrita di teneri marmocchi in fasce? Che mostro dovevo sembrare ai suoi occhi.
«Perché dovrei?» esclamai.
«I Vampiri sono malvagi».
«Tutti sono malvagi nel profondo» ribattei.
 
«La città è piena di Vampiri» mi disse Rose, mentre riavviava il fuoco nel camino e i bambini giocavano ad un angolo della stanza. Io stavo seduto sul sofà e studiavo i suoi movimenti.
Forse per la mia relativa inesperienza col mondo, o forse soltanto perché Rose sembrava totalmente sola e in qualche modo mi ricordava chi ero, ma si instaurò subito una certa complicità tra noi. Non voglio dire che mi fidassi di lei –dopotutto eravamo sconosciute l’una per l’altra-, ma l’istinto mi diceva che lei non mi avrebbe attaccata.
Volevo sapere da cosa fuggisse, questo sì. E glielo chiesi.
«Ho praticato la magia nera, ma alla Congrega non è piaciuto, diciamo… mi cercano per uccidermi. Sono scappata dall’Inghilterra circa un anno fa e sono venuta qui. Ma la Congrega non ha mai smesso di cercarmi, forse non smetteranno mai. E hanno Streghe e Stregoni in tutta Europa».
Infrangere le regole… interessante. Rose era una ribelle e dimostrava di avere uno spirito guerriero, così in contrasto col suo apparire un uccellino indifeso.
«Chi è questo Nikolaj, a proposito?» mi domandò.
«Il mio Creatore. Gli avevo giurato di stare con lui per l’eternità, ma io non sono il tipo di persona che ama le cose definitive. Io voglio quello che voglio, e voglio essere libera di fare ciò che voglio».
«Sei un Vampiro da molto?» azzardò, dopo un poco che restava in silenzio.
«Troppo poco» replicai. No, non era il caso di esporsi troppo. Come ho detto, non mi fidavo ancora di lei.





In questo capitolo abbiamo: Emma Stone come Rose Foster, Annabel Scholey come Marchesina, Tom Wlashiha come Marcantonio

            
  
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