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Autore: Laylath    19/03/2017    4 recensioni
(Legato alla serie Un anno per crescere, quindi è consigliabile aver letto l'opera principale e gli spin off).
Raccolta di one shot sui vari protagonisti di Un anno per crescere: prima, seconda e anche terza generazione che avete avuto modo di vedere solo nell'epilogo.
Saranno di vario tipo, ma fondamentalmente restano sul genere slice of life.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Team Mustang
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Un anno per crescere'
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Protagonisti: Vato Falman, Roy Mustang, Heymans Breda, Jean Havoc, Kain Fury


Pensierini per la festa del papà

 
Pensierino: il mio papà
 
Il mio papà si chiama Vincent Falman, ha trentasei anni ed è nato il 4 febbraio 1851.
Gli somiglio tanto, infatti abbiamo lo stesso taglio degli occhi e la stessa corporatura snella e, quando sarò grande, diventerò alto come lui.
Mio papà è il miglior poliziotto del mondo, oltre ad essere il capitano di polizia del paese: per lui il dovere viene prima di tutto. Mi ha insegnato che devo essere molto responsabile e prendermi sempre cura di mia madre.
Dice sempre che bisogna rispettare le regole, perché sono quelle il fondamento di una società civile. E lui, da bravo poliziotto, fa in modo che queste regole, che sono raccolte nel Codice, vengano rispettate, affinchè tutti possano vivere in armonia. Quando va a lavoro indossa sempre la divisa: è scura, con i gradi di capitano sulle spalline. Una volta mi ha permesso di mettermi in testa il berretto e mi sono sentito molto orgoglioso.
Anche se non vuole che si sappia in giro, mio papà è anche il poliziotto dei temporali: infatti quando c’è lui, i tuoni ed i lampi non vengono a disturbarmi. Sanno bene che verrebbero messi in prigione, perché violerebbero la legge se entrassero in camera mia a farmi paura. Credo che sia una missione speciale e che non tutti i poliziotti riescano a fare una cosa simile: del resto il mio papà è veramente bravo. Lo dice anche la mamma.
Da grande vorrei diventare un poliziotto come lui, in modo da renderlo estremamente fiero di me.
 
Vato Falman, III classe
 
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Io non ho più un padre: è morto quasi due anni fa in un incidente ferroviario, mentre accompagnava il suo superiore in un’ispezione nel settore Est di Amestris.
Si chiamava Christopher Mustang ed era tenente colonnello a Central City. Il suo era un ruolo molto importante e questo lo portava lontano da casa, quindi non ci vedevamo molto. Anche quando tornava era molto impegnato e tante volte ripartiva il giorno dopo. Ma io non ero triste per questo: aveva un sacco di cose da fare per lavoro e dunque non poteva pensare troppo a me. Però per Natale e per il mio compleanno mi faceva sempre un bel regalo.
Fisicamente non ci somigliamo molto: dalle foto si vede che somiglio più a mia madre. Lui aveva i capelli e gli occhi castani, mentre io li ho scuri entrambi.
Sono sicuro che se avessi avuto il tempo di crescere e di dimostrargli di cosa sono capace, avrebbe passato più tempo con me. Da grande mi piacerebbe diventare un soldato come lui, con un grado importante come il suo, o più del suo. Sono sicuro che avrebbe voluto così.
 
Roy Mustang III classe
 
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Mio padre si chiama Gregor Breda.
Lui è un operaio, anche se in questo periodo non lavora in nessun cantiere.
Ha i capelli castani, così come gli occhi ed è molto robusto.
Lui non è Quando è in casa faccio attenzione a non disturbarlo, proprio come dice la mamma.
 
Heymans Breda III classe
 
 
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Mio padre si chiama James Havoc ed è il papà migliore del mondo.
È il padrone dell’emporio fuori il paese ed è così grande che riesce a sollevare un sacco di cassette da solo, oppure i sacchi di farina. E io mi posso arrampicare sulle sue spalle e toccare il soffitto con un dito da quanto è alto e grande.
Papà è biondo e con gli occhi azzurri, proprio come me: mamma dice che io sono un Havoc fatto e finito. Non so cosa vuol dire esattamente fatto e finito, ma penso voglia dire che somiglio molto al papà e la cosa mi rende felice.
Lui lavora tutto il giorno all’emporio e io lo aiuto spesso quando posso. A dire il vero preferirei aiutarlo piuttosto che studiare, ma lui e la mamma dicono che non va bene. Però sono già in grado di spostare una cassetta da una parte all’altra del magazzino tutto da solo.
Anche se lavora tanto papà  trova sempre tempo per giocare con me: prima di cena o dopo facciamo sempre la lotta sul tappeto del salotto e mi dice sempre che sto diventando sempre più forte. Mi piace tanto arrampicarmi sul suo petto e cercare di bloccarlo, però vince sempre lui.
A volte mi porta a fare commissioni col carro: la volta scorsa mi ha anche permesso di tenere le redini fino al paese. Ho imparato subito e lui non mi ha dovuto aiutare nemmeno una volta.
Da grande voglio proprio diventare come lui: sarò grande e alto, potrò sollevare i sacchi di farina e le cassette proprio come fa lui. E potrò batterlo nella lotta una volta per tutte.
 
Jean Havoc III classe
 
 
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Il mio papà si chiama Andrew Fury ed è un ingegnere molto stimato.
Adesso sta lavorando a dei progetti di canalizzazione nel terreno di un signore: grazie ai suoi lavori, se mai ci sarà siccità, il raccolto non andrà perduto.
Il mio papà fa i suoi progetti nel suo studio che è una delle mie stanze preferite della casa: ci sono tutti i suoi libri dell’Università in una grande libreria. A volte gli chiedo se me ne prende uno e poi mi sdraio sul tappeto a guardare le belle figure che ci sono. Nella stanza c’è anche un grande tavolo da disegno. Mi piace molto mettermi dietro il papà ed osservare come traccia tutte quelle linee con il righello e la matita. Quando lavora indossa gli occhiali e questo mi piace molto perché anche io li porto, sebbene sempre.
La mamma dice che ho ereditato la sua precisione nel fare le cose e questo mi rende molto felice perché desidero davvero somigliargli tanto.
Quando glielo chiedo mi parla di quando era all’Università: adoro sentire queste storie, ancora di più sentire la sua voce che mi parla. Sono i momenti che preferisco.
Un giorno gli ho chiesto se, da grande, pure io potrò andare all’Università e mi ha risposto di sì. La notizia mi ha reso molto felice ed è stato molto bello quando ha risposto al mio abbraccio.
Vorrei essere meno timido, più forte, perché so che questo lo renderebbe felice. Vorrei sempre renderlo fiero di me, perché è il papà più bravo del mondo e gli voglio tantissimo bene.
 
Kain Fury III classe



 

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Non c'è un anno specifico in quando i diversi pensierini si svolgono quando i ragazzi sono in 3a elementare, dunque in anni differenti.

Allora, molto spesso è un classico che per la festa del papà a scuola chiedano di fare un pensierino in merito. Ho cercato di far trasparire il rapporto di ciascun ragazzo con la figura paterna, in un momento in cui i fatti di Un anno per crescere non sono ancora accaduti.
Si può percepire l'ammirazione di Vato per suo padre, ancora tinta di quelle sfumature  infantili come la storia del poliziotto dei temporali. Altresì traspare già l'impostazione un po' rigida che Vincent sta dando al figlio, con il pressante insegnamento di rispettare le regole.
Roy invece parla del padre con un misto di distacco, ammirazione e giustificazione. Non vuol esser considerato un bambino abbandonato a se stesso, per non dire trascurato, e così si rifugia dietro il lavoro del padre, dietro quei regali fatti più per dovere che per vero affetto. Si coglie anche un certo senso di rivalsa in quel voler diventare un soldato con un grado più importante del suo.
Heymans invece ha fatto l'unico compito insufficiente della sua vita scolastica. Sappiamo come già ad otto anni il rapporto con Gregor sia complesso e di come il bambino abbia capito che nella sua famiglia ci siano dinamiche profondamente sbagliate. Ma per ora non c'è ancora nessun moto di ribellione: Gregor è la figura da temere, da non provocare. Ne ha un timore primordiale, istintivo, tanto che non sa nemmeno cosa scrivere nel suo quaderno.
Di contro si vede invece come Jean abbia un rapporto idilliaco col genitore, probabilmente il più naturale di tutti i ragazzi: non c'è niente di sottinteso nelle sue parole da figlio entusiasta, se non il grande amore che prova per James.
Kain, infine, fa capire come i rapporti con Andrew non siano del tutto spontanei come quelli di Jean. Si intravede una certa distanza tra padre e figlio, dettata dall'incapacità del bambino di farsi valere nei suoi rapporti interpersonali (cosa che dichiara lui stesso nelle ultime frasi); distanza che lui colma con quei momenti di intimità che comunque riescono a concedersi: Kain da estremo valore al tempo passato con Andrew, anche se si tratta solo di stare con lui nel suo studio e di poter condividere il suo ambiente. Altro fatto che trovo molto tenero (che avevo messo nello spin off) è di come il bimbo sia molto attratto dalla voce del genitore: lo trovo un dettaglio molto significativo perché sottolinea l'importanza non solo del legame fisico, ma anche di quello degli altri sensi.

Quanto a Riza... beh, come sapete lei le scuole elementari non le ha fatte, in quanto stava in casa con la madre. Di conseguenza un compito del genere non ha avuto occasione di svolgerlo.

Enjoy :)

 




 
  
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