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Autore: merryluna    05/06/2009    2 recensioni
Riscoprirsi, di questo si trattava. Riscoprire un qualcosa che anni prima gli era appartenuto e da cui poi aveva dovuto allontanarsi, per inseguire un ideale che non permetteva una simile debolezza.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Lucius/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Solita Premessa: gente, eccomi qui con ben due cose da dirvi prima di cominciare. Innanzitutto, questa è un’altra storia per Temporalmente, l’iniziativa che trovate ancora *per poco* su Criticoni. La seconda è che, essendo io una donna in cerca di critieuro, ho scritto questa fanfiction anche per un’altra iniziativa, Stereotipo e, nello specifico, questo è il prompt:

Tutti ne scrivono, lo faccio anch'io (per la prima volta!)
La coppia che più detestate, la situazione più comune che possiate trovare nel vostro fandom... fate voi!

Una spiegazione? Non ho mai scritto su questo pairing, ne ho letto qualcosa solo una volta *e non perché ho aperto quella fanfiction di mia spontanea volontà, anche se mi piacque assai*, è il mio primo slash e quando ho pensato alla coppia su cui più mi sarebbe pesato scrivere, mi sono venuti in mente questi due personaggi… potrei continuare un bel po’, ma il tempo stringe.
Bye bye,
Merryluna.

Il Bicchiere della Staffa




We both surrender to the touch as we lay there side by side.
If you believe – Sasha



Era questo che si provava a sentir su di sé le mani di un uomo?
Dopo tutto quel tempo, aveva dimenticato le emozioni che ciò gli trasmetteva.
Mani callose che sfioravano la sua pelle in carezze odiosamente lente, che tremavano allo stesso modo in cui dovevano tremare le sue nel momento in cui indugiarono sulle sue gambe, sulle sue natiche e poi quel maledetto bottone dei pantaloni che non aveva voluto saperne di aprirsi.

Riscoprirsi, di questo si trattava. Riscoprire un qualcosa che anni prima gli era appartenuto e da cui poi aveva dovuto allontanarsi, per inseguire un ideale che non permetteva una simile debolezza.

Lui.

“Così in fretta?” mormorò, baciandogli il collo ed allontanando quelle mani da sé.

Non avrebbe mai creduto che fosse capace di essere in grado di fare del sarcasmo perfino in quel momento: stavano sghignazzando a proposito dell’ultima trovata del vecchio pazzo, davanti a quello che doveva essere stato il decimo bicchiere della staffa, e, cinque minuti dopo, avevano preso a rotolarsi sul tappeto, con pochi indumenti addosso e con una gran voglia di scopare.

E chiamava in causa la fretta solo perché tentava disperatamente di privarlo dei pantaloni!

Del resto, il fatto che i loro gemiti avrebbero potuto, da un momento all’altro, attirare l’attenzione di qualcuno degli occupanti della casa era un motivo in più per sbrigarsi a metter fine a quella pazzia, a quell’improvviso desiderio che aveva mandato al diavolo il suo buon senso, le precauzioni e tutte le barriere che, con il tempo, aveva eretto attorno alla propria persona con l’unico scopo di tenerlo lontano. Poco c’entrava, ma forse il complice era stato anche quel meraviglioso whisky gran riserva, dimenticato da chissà quanto giù in cantina, con cui avevano deciso di finir la serata.

Il bicchiere della staffa, appunto.

“Severus… ti prego…” ansimò, passando le gambe attorno al suo bacino e stringendolo ancor più a sé, anelando a quel contatto più intimo che, allo stesso tempo, lo terrorizzava come non mai.

Lucius non avrebbe neanche saputo dire chi dei due avesse fatto il primo passo. Magari si erano mossi insieme, sondandosi a vicenda gli occhi annebbiati dall’alcol e da un antico sentimento che, di comune accordo, avevano da tempo deciso di sopprimere, quando avevano stabilito a tavolino a chi, cosa e come dedicare le proprie esistenze.
Tutto sommato, pensò, non aveva poi tanta importanza com’era successo. Non ora che era riuscito ad abbassare i pantaloni del suo amante e che aveva potuto sfiorarne l’erezione: ghignò sentendolo trattenere bruscamente il fiato e lo prese con un incentivo ulteriore per poterlo stringere in mano e carezzare allo stesso modo in cui lui aveva sempre desiderato essere carezzato.

Il modo che Severus gli aveva insegnato e che sua moglie, dopo anni ed anni che dormivano assieme, con suo grande disappunto non aveva ancora saputo eguagliare.

Fu il pensiero del viso di Narcissa a bloccarlo ed a portarlo ad interrompere il bacio a cui stava rispondendo: voltò la testa di lato e strinse forte gli occhi, desiderando che non stesse accadendo veramente, che le mani di Severus non fossero nelle sue mutande e che nella propria bocca non ci fosse il suo sapore. Conoscendolo, sapeva che Severus lo stava guardando smarrito e, quando sentì le sue dita sulla sua guancia, seppe anche che quella piccola pressione che stava applicando avrebbe dovuto convincerlo a tornare a fissarlo in volto, per fargli capire cosa gli fosse preso così all’improvviso, ma si rifiutò di muoversi.

“Tutto bene?” gli chiese: Lucius distinse un tremore ed un’incertezza in quella voce che proprio non riusciva a collegare all’uomo che incombeva su di lui. “Se vuoi che faccia con più calma…”

Cedette dal suo proposito di rimanere fermo, muto ed immobile e fece un cenno di diniego con la testa, l’allontanò bruscamente da sé e si rizzò a sedere, facendo vagare lo sguardo per la stanza ma stando ben attento ad evitare lui: la foto del suo matrimonio, quelle di Draco bambino, la pianta che Narcissa aveva scelto personalmente per portare quel «tocco di colore in uno studio così tetro!»…

“Sei l’insegnante di mio figlio e mia moglie sta dormendo al piano di sopra!” disse sconvolto, prendendosi la testa tra le mani e desiderando di piangere per la vergogna di sé che provava in quel momento: nonostante il suo passato - ed il suo presente - ai confini della legalità, erano state poche le volte in cui s’era sentito veramente un verme e quella era una di esse. “Non riesco a capire neanche come diavolo abbia potuto permettere che…” fece un gesto vago a comprendere loro due e la stanza intorno a loro per poi zittirsi di nuovo, abbassando la testa e fissando ostinatamente il tappeto.

Piton, per alcuni, lunghissimi istanti, non si mosse né emise fiato, poi posò la propria mano su quel capo chinato, facendosi scorrere tra le dita i lunghi capelli biondi.
“Oh, Malfoy…” sospirò pesantemente, ritraendosi ed alzandosi in piedi.
Non aveva senso alcuno insistere: comprendeva la delicata posizione di Lucius e sapeva che non sarebbe stato giusto insistere, ottenendo magari un qualcosa di cui l’altro si sarebbe pentito per il resto dei giorni. Non era quello il comportamento da tenere con una persona amata ed una vita di rancore non poteva essere il prezzo di un quarto d’ora di felicità.

“Grazie lo stesso per avermi ricordato cosa si provasse.” mormorò, dirigendosi verso il camino e buttandovi dentro una manciata di polvere, senza neanche girarsi a guardarlo per un’ultima volta, con il suono dei suoi singhiozzi soffocati nelle orecchie.

Fine

Disclaimer: Harry Potter non è mio
  
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