Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: ___Darkrose___    20/03/2017    5 recensioni
Ci troviamo negli Stati Uniti, negli anni delle continue conquiste del territorio da parte degli americani a discapito dei nativi. Kagome è cresciuta in mezzo alla tribù Apache, mentre Inuyasha è un cowboy che condivide le idee espansionistiche dei suoi compatrioti. Nonostante le loro differenze i loro destini sono legati indissolubilmente.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Naraku era furibondo e continuava a camminare avanti e indietro per la piccola stanza  che gli avevano assegnato. Byakuya, invece, fumava placidamente la sua pipa, mentre guardava il suo capo muoversi come un leone in gabbia.
 - Quel maledetto, come diavolo ha fatto a sopravvivere? – sibilò tra i denti.
Byakuya sbuffò fuori una nube di fumo che impregnò completamene l’aria intorno a lui.
- Probabilmente il destino ha deciso di farlo scampare a una sorte funesta – mormorò questo.
Naraku si voltò verso di lui, fulminandolo con gli occhi neri come il carbone. – Il destino non avrà mai più potere di me! -.
Byakuya svuotò la pipa nel posacenere in metallo, facendo volare scintille su tutto il tavolino e si alzò in piedi, muovendo la lunga coda di cavallo scura con grazia.
- Mio caro Naraku, non c’è bisogno di agitarsi in questo modo. Dopotutto è una fortuna averlo incontrato, questa notte potrebbe capitargli uno spiacevole incidente – sussurrò, mentre gli occhi gli si assottigliavano, dipingendo sul suo voltò un’espressione perfida.
L’uomo scosse la testa. – Non possiamo, finché siamo in questo luogo la cosa potrebbe risultare sospetta, e soprattutto non coinciderebbe con i nostri piani per lui – rispose, mentre si massaggiava il mento. – Presto o tardi il telegramma arriverà a Bankotsu e si occuperò lui di tutto, sperando che quel maledetto riparta al più presto! -.
Byakuya si mosse sinuosamente dietro di lui, mentre il suo viso faceva capolino dietro il suo orecchio. – Sappiamo che lui ripartirà questo pomeriggio e porterà una giovane indiana con lui. Probabilmente gli Apache faranno il lavoro per noi -.
Il viso di Naraku si illuminò. – Ancora meglio, questo ci permetterà di arrivare ai nostri fini ancora più in fretta – mormorò. – Seguili senza farti scoprire e poi quando Taisho sarà morto, torna a riferirmelo -.
                                              
Inuyasha aveva fatto sellare il suo cavallo e si era fatto preparare un paio di provviste da portare via durante il viaggio. Aveva detto al generale di far arrivare alla sua famiglia un telegramma per dirgli che sarebbe tornato molto presto a casa da solo.
Già, casa. Fino a quel momento il suo unico pensiero era stato quello di tornare da Rin e Miroku, ma ora c’era qualcosa che lo tratteneva. Se mai fosse arrivato a destinazione, avrebbe dovuto lasciare andare Kagome per la sua strada e non si sarebbero mai più rivisti. Quel pensiero gli faceva davvero male ed era difficile per lui reprimere la tristezza. In pochi giorni di viaggio quella pellerossa gli era entrata nel cuore e nell’anima, riuscendo in quello in cui tutte le donne avevano fallito.
Cercò di scacciare quei pensieri dolorosi. Lo sapeva fin dall’inizio che le loro strade si sarebbero divise e non poteva farci assolutamente nulla.
Kagome, invece, era molto spaventata all’idea di rimettersi in viaggio. Probabilmente Koga era ormai vicino e se avesse trovato Inuyasha, lo avrebbe sicuramente ucciso.
Aveva preso in considerazione l’idea di proseguire il viaggio da sola, ma aveva capito che era un’idea folle. Avrebbe rischiato di essere catturata di nuovo e a quanto aveva visto, il giovane aveva parecchia influenza tra i vari clan di bianchi.
Prese un profondo respiro. Non voleva dividersi da lui, la sua compagnia era l’unica cosa che l’aveva fatta stare bene in quei giorni di dolore e paura. Avrebbe voluto chiedergli di rimanere con lei e di vivere tra la sua gente, ma come poteva farlo? Lui era uno degli invasori e il clan dei lupi non lo avrebbe mai accettato, soprattutto perché Koga non era solito lasciar vivere un viso pallido. Si ricordava bene con quale furia aveva tagliato la gola a uno di quei malvagi banditi che li avevano attaccati.
Le salirono i brividi lungo la spina dorsale al solo pensiero. C’era solo una soluzione per poter tenere al sicuro Inuyasha, per quanto questo la facesse soffrire.
Aspettò a lungo il suo ritorno e quando arrivò tra le mani stringeva una corda e il suo sguardo celava una tristezza profonda. Che anche lui fosse triste per la loro partenza? No, non era possibile. Lui amava la sua vita e lo aveva dimostrato parecchie volte.
- Per portarti via da qui senza sospetti devo legarti, mi dispiace – sussurrò Inuyasha.
Kagome lo capiva benissimo, aveva già rischiato molto per proteggerla dagli altri guerrieri.
Cominciò a torturarsi le dita, sapeva bene che doveva dirglielo.
- Sai…so che in zona ci sono tribù Apache, potresti portarmi da loro? -.
A quelle parole Inuyasha sentì un dolore acuto invadergli completamente il petto. Lei gli stava chiedendo di allontanarsi ancora prima di quanto si aspettasse. D’altro canto, come poteva biasimarla? In tutto quel periodo aveva rischiato la vita più di una volta a causa sua e della sua gente. Non poteva non acconsentire a quella richiesta, quella poverina meritava di poter passare una vita tranquilla.
Fece un cenno di assenso con la testa. – Ho con me una mappa sul quale sono segnate le zone delle tribù, dovremmo arrivarci in due giorni, anche se questo mi porterà parecchio lontano dalla strada di casa – borbottò nervoso.
Kagome si sentì terribilmente in colpa per la richiesta, ma entrambi sapevano che non poteva proseguire senza Inuyasha.
Si lasciò legare e venne trascinata fuori sgraziatamente. Sapeva che Inuyasha era costretto a farlo, ma dannazione quanto odiava essere trattata come un oggetto.
Era sotto gli occhi di ogni singolo uomo e questi la guardavano sghignazzando, mentre vedeva nei loro occhi i pensieri lussuriosi che facevano sul suo corpo.
Inuyasha montò a cavallo, mentre lei venne trascinata a piedi. Ricevette parecchi ossequi da parte di quello che sembrava il capo di quel luogo e alla fine ripresero il loro viaggio.
Quando furono abbastanza lontani dal forte, Inuyasha la slegò, passando una pezza bagnata dove la corda ruvida aveva segnato la sua pelle.
- Mi dispiace, ma credo che tu sappia che era l’unico modo per poterti portare via -.
Kagome annuì, cercando di abbozzare un sorriso. – Ti ringrazio -.
Inuyasha era sempre più colpito da quella giovane. Si sarebbe meritato di ricevere tutto l’odio del mondo e invece lei lo ripagava con la gratitudine. Quanto le piaceva quel sorriso sincero, avrebbe voluto portarla con lui, lontana da quei luoghi di lotte.
Il loro viaggio proseguì nel silenzio più assoluto. Entrambi erano chiusi nel dolore che non volevano mostrare. Separarsi faceva male a tutti e due, ma nessuno poteva vivere nel mondo dell’altro.
Si accamparono per la notte e Kagome era sempre più triste. Il giorno dopo sarebbero arrivati alla sua tribù e lì le loro strade si sarebbero divise per sempre.
Inuyasha non sopportava quel clima di tensione e così si alzò per andare a fare una passeggiata, come era solito fare quando era particolarmente nervoso.
Kagome non lo fermò, aveva visto nei suoi occhi che c’era qualcosa che lo stava turbando e non voleva costringerlo a confessargli di cosa si trattasse. Rimase ad accarezzare il manto scuro dello stallone, mentre osservava il fuoco scoppiettare.
Il ragazzo, dopo una breve passeggiata, alla fine si fermò, sedendosi su una delle rocce che circondavano la steppa e osservò le stelle. Avrebbe voluto avere accanto sua madre, lei sapeva sempre cosa dirgli quando si sentiva confuso. Era una donna saggia, più di quanto volesse ammettere. Sapeva scaldare il cuore di chi le stava intorno e non capiva come suo padre avesse potuto lasciarla andare così.
Cercò di trattenere il dolore, ma i ricordi di quel periodo di sofferenza erano ancora vividi nella sua mente. Non poteva dimenticare. Solo quando aveva accanto Kagome i demoni del suo passato si facevano meno difficili da affrontare.
La saggezza di quella ragazza era paragonabile a quella di sua madre.
Concentrato nei suoi pensieri, non si rese conto che qualcuno dietro di lui lo aveva seguito da lungo tempo e quella distrazione gli costò cara.
Una freccia venne scoccata e si piantò dritta nella sua spalla. Il suo urlo di dolore fu coperto da quello di un grido di battaglia nemico.
Quelle voci ridestarono addirittura Kagome, che conosceva fin troppo bene cosa queste significassero. Si alzò in piedi e prese a correre furiosamente nella direzione dei rumori.
Tre guerrieri apache avevano circondato il cowboy, che era stato ferito.
Uno di questi era ormai pronto a sferrargli il colpo di grazia con un’ascia da guerra, mentre gli altri due tenevano Inuyasha per le spalle.
Il ragazzo chiuse gli occhi, mentre si rendeva conto che il suo ultimo pensiero volava alla giovane con cui aveva passato quei giorni meravigliosi.
 
Quella notte Sango si era fatta coraggio e aveva deciso di uscire dalla stanza dove era stata rinchiusa. Fortunatamente Miroku non aveva chiuso tutto a chiave come aveva minacciato di fare quando avevano litigato nel momento in cui le aveva portato la cena.
Era costretta ad ammetterlo, il pensiero di non vederlo mai più la faceva soffrire. Ormai era completamente sicura del fatto che tenesse al giovane che aveva rischiato così tanto per tenerla al sicuro, ma voleva reprimere i suoi sentimenti. Più volte in quei giorni di dolore lui l’aveva abbracciata e le aveva detto parole di conforto, però non poteva permettersi il lusso di lasciarsi trasportare dalle emozioni. Dentro aveva l’animo di una guerriera e sopra ogni altra cosa c’era il bene della sua famiglia.
Si ritrovò per le piccole scale scricchiolanti, fino a quando non arrivò al pian terreno. Doveva trovare il telegramma nel quale era stato indicato il luogo in cui si trovava il fratello di Miroku.
Non le fu difficile individuare l’ufficio del giovane, dato che la porta era rimasta aperta.
Sgattaiolò furtivamente dentro e cominciò ad osservare le innumerevoli carte poste disordinatamente sulla scrivania.
Una fitta acuta le invase il petto. Anche suo padre un tempo aveva uno studio simile e proprio lì sua madre le aveva insegnato a leggere. Nonostante fosse molto piccola era sempre stata una ragazza intelligente e quindi aveva imparato in fretta.
Rimase per qualche secondo immobile, quando davanti a lei trovò la foto di Miroku nascosta dentro uno dei cassetti. Doveva averla scattata qualche anno prima ed era insieme a un altro giovane dai capelli molto chiari; doveva trattarsi del suo fratello adottivo. La prese e decise di portarla con sé, dicendosi che lo faceva solo per poter riconoscere Inuyasha. In realtà sapeva bene di voler tenere per sempre vicina la foto del giovane che l’aveva salvata.
Quando alla fine trovò il telegramma e una mappa e uscì dalla stanza tirò un sospiro di sollievo. Le lacrime erano ormai arrivate a lambirle le guance e le scacciò con rabbia. Ormai l’unica famiglia che aveva era Kagome e non avrebbe permesso a nessuno di farle del male.
Uscì dalla casa dove era stata rinchiusa e si mosse sgusciando tra le case in legno. Quella notte senza luna era sua alleata e con il cuore che le pompava a mille si diresse con velocità verso la steppa.
Correva come non aveva mai  corso in vita sua, pronta a qualsiasi cosa pur di riportare a casa la sua amata sorella.
Si fermò per riprendere fiato e per darsi del tempo per leggere il telegramma. Doveva assolutamente capire dove si trovava Inuyasha prima di riprendere il suo cammino.
Prima che potesse riprendere fiato, qualcuno la braccò da dietro, stringendole le braccia intorno alla vita.
Cominciò a scalciare e urlare, ma la presa sul suo corpo era ben salda e solo quando sentì la voce della persona che la stava trattenendo si calmò.
- Sango, sono io! – esclamò Miroku, senza lasciarla andare.
L’aveva seguita. Aveva visto qualcuno uscire furtivamente dal suo albergo e si era subito reso conto di chi era quella figura snella e agile che si muoveva tra le case in legno.
Non poteva lasciarla andare, il suo cuore glielo impediva e anche il suo buonsenso. Si sarebbe fatta uccidere, o peggio. Ma come diavolo aveva fatto quella ragazza a farlo diventare così premuroso e ansioso? Quando gli aveva detto che voleva andarsene aveva sentito una stilettata al cuore; non poteva pensare di passare le sue giornate senza di lei. I momenti in cui saliva in mansarda e chiacchieravano erano gli unici in cui si sentiva felice o sereno. Non sarebbe mai riuscito a dirle addio.
Ora però non era il momento di pensare a quelle sciocchezze, doveva assolutamente trovare un modo per convincerla a tornare indietro.
Quando la giovane si fu calmata la lasciò andare e i loro occhi si incontrarono. Quanto era bella e quanto lo emozionava esserle così vicino.
- Ti prego, lasciami andare da lei – lo implorò la giovane, prendendogli le mani tra le sue.
Miroku sentì mille brividi caldi percorrergli le braccia a quel contatto e questo lo rese ancora più certo delle sue intenzioni.
- Non posso – mormorò.
Gli occhi di Sango si assottigliarono in un’espressione di pura rabbia. – Tu non capisci! Io devo andare da lei! -.
Miroku le lasciò andare le mani, passandosi una mano tra i capelli castani. – Sango, si trova in un forte di soldati, non puoi andare, ti faresti uccidere! -.
Sentire quelle parole fu come ricevere una pugnalata nello stomaco. Ora temeva ancora di più per la vita di Kagome e fu ancora più certa di voler andare da lei.
- Non mi importa! Io la devo salvare! -.
Fu a quel punto che Miroku perse quella poca calma che gli era rimasta e le prese il viso tra le mani, costringendola a guardarlo negli occhi.
- Non posso lasciarti andare – sussurrò. – Non posso permettere che qualcuno ti faccia del male. Non capisci? -.
Sango sentì il cuore martellarle le tempie, mentre una strana sensazione di calore si propagò per tutto il suo corpo. I loro visi erano così vicini che i loro nasi potevano sfiorarsi. Era incatenata da quegli occhi azzurri e profondi e anche se avrebbe dovuto allontanarlo, non ci riuscì.
- Io…io non posso restare e lo sai -.
Miroku le scostò una ciocca di capelli dal viso e continuò a fissare quegli occhi castani. – Sì che puoi, resta. Resta con me -.
A quel punto la minima capacità di raziocinio del giovane svanì e baciò la giovane con foga e passione.
Sango rimase esterrefatta. Quello era il suo primo bacio e lo stava dando proprio a lui. Eppure sapeva che non c’era nulla di male in quello che stava accadendo. Tutte le sue preoccupazioni svanirono nel giro di pochi secondi. Nella sua mente si formò una specie di nebbia che ricoprì ogni singolo pensiero logico. L’unica cosa che poteva sentire era quel contatto tra loro, quel meraviglioso momento di passione che li aveva travolti come le onde del mare.
Il suo corpo smise di irrigidirsi e presa dal momento cinse le braccia alle spalle del giovane.
Miroku non capiva perché lo stesse facendo, ma in quel momento non gli importava. Il suo cervello gli diceva che era una cosa assurda, che loro erano di due mondi diversi, ma cosa importava? Avrebbero trovato una soluzione, lei già parlava la sua lingua e avrebbe fatto in modo che sembrasse una giovane straniera.
Non era mai stato convinto fino a quel punto di volere una donna. Voleva che fosse sua per sempre, voleva che rimanessero legati per tutta la vita.
Quando il bacio finì si ritrovarono confusi e accaldati.
- Miroku…io… - mormorò Sango.
Il giovane le poggiò un dito sulle labbra.  – Troveremo il modo, te lo prometto. Se per te è importante andremo a riprendere tua sorella insieme -.
Sango si sentì felice come non lo era ormai da molti giorni ormai. Sì, avrebbero trovato una soluzione; se gli spiriti li avevano fatti incontrare una ragione esisteva e con quella convinzione nel cuore, partì alla ricerca della sorella.
 
Rin si era svegliata durante la notte. La gola era riarsa per la sete e aveva bisogno di bere un bicchiere d’acqua e di prendere un po’ d’aria.
Si mise la vestaglia e dopo aver bevuto uscì dalla sua stanza. Si ritrovò sul pianerottolo davanti all’albergo e si mise seduta fuori a respirare l’aria fresca della sera. Appoggiò la schiena alla colonna di legno e stese le gambe lungo le scale, mentre il suo sguardo volava verso le stelle.
Erano stati giorni duri per tutti, anche se sapere che Inuyasha era vivo la rincuorava.
Dei passi dietro di lei la ridestarono dai suoi pensieri e si lasciò sfuggire un sobbalzo quando vide la figura di Sesshomaru palesarsi davanti a lei.
- Gradite della compagnia? – le domandò.
Rin rimase imbambolata a fissarlo per parecchi secondi e alla fine annuì con un breve cenno del capo.
Il ragazzo si mise seduta vicino a lei, cominciando anch’egli ad osservare il cielo pieno di stelle.
- Sono rimasto molto colpito da quello che mi hai detto oggi, sei una ragazza che esprime con grande fervore le sue opinioni – sentenziò.
Rin sorrise divertita. – Beh, in questi posti devi imparare presto a farti rispettare, soprattutto se sei donna -.
- Immagino – mormorò. – Comunque so bene che tra me e mio fratello non scorre buon sangue. Come tu ben sai le nostre vite hanno seguito percorsi differenti e lui mi ha sempre biasimato per le mie scelte come io per le sue. Non pensare che io non abbia sofferto per la morte di nostra madre -.
La giovane lo bloccò. – Non volevo riportarvi alla mente brutti ricordi, mi dispiace -.
Sesshomaru scosse la testa. – No, ormai è passato e io lo ho accettato. Ero già più grande di mio fratello quando è successo e questo mi ha portato ad accogliere la realtà con più facilità. Il mio cuore è sempre stato più freddo a causa del luogo in cui sono cresciuto -.
Lo sguardo di Rin si addolcì, ma questo non piacque al giovane Lord.
- Non ti sto raccontando questo per farmi compatire da te – sibilò.
La ragazza proprio non riusciva a capirlo. Prima si apriva con lei, poi tornava freddo come il ghiaccio. Per lei Sesshomaru rappresentava un’enorme punto interrogativo.
- Non ti stavo compatendo – borbottò. – Sono solo felice che tu finalmente mi stia parlando come se fossi una tua pari -.
Sesshomaru si sentì terribilmente imbarazzato per quella figuraccia, ma cercò di non darlo a vedere. Non voleva mostrarsi debole o nervoso di fronte a lei.
Rimasero di nuovo in silenzio, ma questa volta in modo sereno e quando le loro dita si incontrarono, nessuno dei due si ritirò.
 
 
Ciao a tutti!
Lo so, lo so, probabilmente mi state odiando per avervi di nuovo lasciati con mille punti interrogativi e nel pieno dell’azione, ma ormai mi conoscete, non riesco a farne a meno >.<

Comunque ho deciso che cercherò di aggiornare una volta alla settimana! (Sì Silvia, speraci).
Prometto che cercherò di darmi questa cadenza, soprattutto per non esagerare con gli aggiornamenti o per non ritardarli troppo!
Insomma ci tengo sempre a ringraziare chi continua a seguirmi sempre e recensirmi! Davvero grazie :*
Un bacione enorme a tutti <3

Silvia
 
   
 
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