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Autore: nymeria214    20/03/2017    2 recensioni
[Tarjei/Henrik]
Lo dicevano tutti che loro due sembravano troppo reali, che chiunque li guardasse non riuscisse a distinguere la finzione dalla realtà, che i baci che si scambiavano, le carezze, gli sguardi, i sentimenti non si possono fingere in quel modo, che non potevano essere di scena.
Avevano tutti ragione.
[titolo tratto da FOOLS - Troye Sivan]
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You know why

 

Il copione era arrivato quattro giorni prima. Con una lettera di minaccia in allegato.

‘Prenditi il tempo per leggerlo e fammi sapere quando sei pronto.

Se ci metti più di cinque giorni ti licenzio.

Julie’

Tarjei ci aveva riso sopra, per poi rabbrividire l’attimo successivo. Quella donna lo conosceva bene, troppo bene ad essere sinceri: appena i suoi occhi si erano posati su di lui l’anno prima, si era sentito come se tutti i suoi più oscuri segreti fossero scritti sulla sua fronte, e lo sguardo di Julie si era illuminato per la prima volta dopo ore passate a giudicare dei sedicenni con zero esperienza e spesso zero talento. Il giorno dopo, aveva un contratto per sei stagioni.

Fatto sta che Tarjei ci aveva messo quattro giorni a spacchettare quel maledettissimo copione, e la scritta ‘ISAK’ esattamente al centro della prima pagina gli aveva fatto venire voglia di vomitare per l’ansia e andare a vantarsi con tutti gli altri diciassettenni alla Nissen perché nessuno si aspettava più che facesse i compiti di Norvegese. O di matematica. O di storia. O di qualsiasi altra materia. Non che prima li facesse, tranne per quelli di biologia s’intende.

Ecco, probabilmente ci aveva messo quattro giorni perché leggere ‘Isak’ era come leggere ‘Tarjei’: dopo aver scelto quei pochi con il minimo talento necessario, Julie aveva praticamente rinchiuso ognuno di loro in una stanza e gli aveva costretti a raccontargli tutta la propria vita. Aveva plasmato i suoi personaggi addosso agli attori: Jonas era un hipster fissato con lo skate come Marlon, Eva un’insicura ragazza da festa come Lisa, Magnus un’idiota totale come quel cretino di David (onestamente, Tarjei non sapeva perché fosse il suo migliore amico) e così via, e ciò comprendeva ogni sfaccettatura della loro personalità, come la musica e la materia preferita e tutto il resto. Era come essere in un reality show fatto bene, con un copione e girato da dio.

E nonostante fosse l’idea cinematografica del secolo e rendesse la serie tremendamente unica e reale, per non parlare della trovata di Mari dei social network, Tarjei non poteva fare a meno che sentirsi … esposto.

Quando gli era stato detto che sarebbe stato il protagonista della terza stagione era il giorno del suo compleanno: dopo le pacche sulle spalle e i complimenti generali, si era rinchiuso nel primo bagno che aveva trovato, in iperventilazione per colpa di un mezzo attacco di panico. Ulrikke aveva bussato insistentemente alla porta per cinque minuti minacciando di farla sul pavimento prima di lasciar perdere e correre al bagno nel camerino delle ragazze.

Non che non fosse contento, sia chiaro, era al settimo cielo. Solo che la gente ti regala, che so, un videogioco o dei calzini, non una fottutissima stagione di una serie tv.

Un’ora dopo Julie stava urlando ad un gruppo di adolescenti di spogliarsi e spruzzarsi dell’acqua addosso, e stava insegnando a Marlon come lanciare un cartone di latte nella giusta angolazione.

Il cast guardò il trailer finito cinque giorni dopo insieme al resto del mondo. Tarjei rise insieme agli altri per i primi piani dei boxer pressoché trasparenti e scherzò su come il latte che gli colpiva il viso ricordasse un altro tipo di sostanza biancastra, ma la scritta ‘ISAK’ alla fine gli diede la stessa identica sensazione. Gli sembrò di leggere il suo stesso nome e inevitabilmente si chiuse nello stesso bagno di cinque giorni prima, dando la possibilità a Carl di esprimere l’ipotesi che il ragazzo soffrisse di incontinenza, o diarrea esplosiva, come David suggerì (quando Lisa glielo racconto per telefono il giorno successivo, Tarjei si presentò sotto casa del suo migliore amico minacciandolo per citofono che se non fosse sceso immediatamente a prendersi i pugni che meritava avrebbe fatto sapere al mondo che soffriva di eiaculazione precoce).

Ora, seduto al suo solito tavolo nell’angolo del Brenneriet all’inizio di settembre, fissava la pila di fogli poggiata di fronte a lui come se stesse per mangiarlo, la sua gamba che si muoveva nervosamente sotto il tavolo come a scandire il tempo che gli rimaneva prima che Julie sarebbe arrivata per costringerlo a leggere con la forza.

Alla fine, girò la prima pagina. E poi la seconda e la terza e la quarta e due ore dopo aveva ripreso a fissare la pila di fogli di fronte a lui, ma non aveva più l’ansia. Era semplicemente terrorizzato.

“Tarjei?”

“L’ho finito.”

La linea rimase silenziosa per qualche secondo. Brividi.

“Allora?”

“Sto per vomitare.”

“Devo prenderlo come un insulto?”

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo.

“Sai il perché.”

Un sospiro dall’altra parte della linea.

“Non sei tu Tarjei, okay? E’ Isak, è solo un personaggio, non sei tu.”

“Oh ma fammi il favore Julie.”

“Fammi tu il favore ragazzino!”

Okay, non era quello il modo di rivolgersi al proprio datore di lavoro.

“Scusa …”

“Bene. Ora, fai un respiro profondo, evita di andare in iperventilazione, grazie.”

“Come fai a-

“Se uno dei miei attori si chiude in bagno con l’espressione di chi sta per buttarsi dalla finestra vado a controllare.”

“Io non ho l’espressione di chi sta per buttarsi dalla finestra!”

“Domani mi servi per le audizioni. Alle 10, puntuale!”

Julie gli chiuse il telefono in faccia e Tarjei lo posò malamente sul tavolo con uno sbuffo. Si stropicciò il viso con entrambe le mani e le lasciò scivolare fra i capelli, per poi afferrare la sua roba e quella pila di fogli infernale e dirigersi come un uragano verso la porta, lasciando il bicchiere di caffè ormai gelato ancora mezzo pieno sul tavolo.

Andò a sbattere contro un ragazzo sulla soglia ma non alzò nemmeno lo sguardo, borbottando delle scuse appena udibili prima di riprendere la sua strada e lasciarsi il bar alle spalle.

Al contrario, il ragazzo si era girato a guardarlo, un ‘non preoccuparti’ sulle labbra ancora socchiuse e una mano sulla spalla che era stata urtata. Stava ancora osservando quei riccioli dorati girare l’angolo quando un urlo si propagò per il locale.

“Henrik Holm!”

Henrik tornò alla realtà, si voltò verso la fonte del grido che aveva fatto girare gli ultimi clienti della mattinata e fece appellò a tutta la sua forza di volontà per non sbattere la testa contro il muro fino a perdere i sensi … sì va bene era melodrammatico ma non era giornata, okay?

“Lo so, sono in ritardo, non accadrà più”, e bla bla bla, ma dirlo non gli sembrò proprio la cosa giusta da fare se voleva tenersi il lavoro.

Mentre parlava si era finalmente spostato dalla porta e aveva iniziato a sfilarsi i suoi numerosi strati, rimanendo in una semplice maglia beige per poi infilare il grembiule e dirigersi dietro al bancone al fianco di Lea. La biondina lo accolse con il suo timido sorriso e lui si chinò per baciarle la guancia, che divenne color porpora facendolo ridere: sapeva di essere bello, aveva uno specchio e degli occhi funzionanti e non voleva essere ipocrita facendo finta di essere modesto, ma le reazioni della gente continuavano a sorprenderlo e divertirlo. La ragazza alzò gli occhi al cielo arrossendo ancora di più e tornò al caffelatte che la signora del tavolo 5 stava aspettando.

“Smettila di prendermi in giro Henke.”

“La smetterò quando tu smetterai di chiamarmi Henke.”

“Uno, non accadrà mai, e due, continueresti comunque.”

“Come mi conosci tu nessuno.”

Lea gli fece il dito medio prima di dirigersi dalla donna, tenendo le sue multiple ordinazioni in bilico sulle braccia (certa gente dovrebbe evitare di mangiare tre diversi tipi di dolce in una botta sola, così, per evitare il diabete).

Henrik rise di nuovo, prima che la vista del suo capo gli fece raggelare il sorriso sul volto: l’uomo era nettamente più basso di lui, calvo e un po’ sovrappeso, e stava dall’altra parte del bancone con il grembiule sporco di glassa rosa e le mani sui fianchi. Il ragazzo pensò che sarebbe stato il protagonista perfetto di uno dei suoi fumetti scarabocchiati o un personaggio fantastico per un cartone animato.

“E’ la terza volta solo negli ultimi cinque giorni.”

Si passò nervosamente una mano fra i capelli prima di rispondere, alla ricerca delle parole giuste per cavarsela anche stavolta.

“Mi dispiace, l’audizione è domani e ho bisogno di-

“-provare il più possibile, lo so Henrik, me l’hai detto anche le altre due volte.”

Il ragazzo guardò l’uomo mordendosi l’interno della guancia, corrugando le sopracciglia nel sentirlo sospirare.

“Che succede se passi l’audizione?”

“… non avrò tempo per fare tutto.”

“Perché non dovrei licenziarti adesso allora?”

“Sai il perché.”

L’uomo si grattò la nuca, l’espressione di chi sta pensando un po’ troppo forte.

“Perché non vai semplicemente a lavorare da Siv, sai quanto ne sarebbe felice.”

“Conosci mia madre da tanto tempo, se andassi a chiederle aiuto mi costringerebbe in un modo o nell’altro a tornare a casa e non voglio più dipendere da lei, non sono più un bambino.”

“Hai 21 anni Henrik, la maggior parte dei tuoi coetanei si fa mantenere dai genitori, non c’è nulla di male.”

Beh io non sono la maggior parte.”

Non aveva alzato la voce ma la frase era risultata forse ancor più dura, come un ringhio. Sospirò passandosi nuovamente la mano fra i capelli, ignorando la vena che sentiva pulsare prepotentemente  sul collo.

“L’audizione è domani, se non passò tornerò a lavorare senza ritardi, se passo non ci sarà nemmeno bisogno di licenziarmi, me ne andrò io. Okay?”

L’uomo lo guardò per qualche secondo, prima di annuire e dirigersi verso la cucina.

“Datti da fare.”

Henrik tirò un sospiro di sollievo buttando la testa all’indietro, per poi alzarsi le maniche, stamparsi il suo sorriso accattivante sul volto e accogliere i nuovi clienti.

 

 

 

Note

Una storia senza troppe pretese su due delle persone più talentuose che abbia mai avuto il piacere di ammirare e che non posso fare a meno che shippare. Ovviamente non conosco (purtroppo) né Tarjei né Henrik né tantomeno il resto del cast personalmente, ciò che andrò a scrivere è unicamente frutto della mia immaginazione, qualche intervista e quello che gli attori scelgono di mostrarci sui social. Spero che vi piaccia, altri capitoli arriveranno molto presto, recensioni sempre ben accette, enjoy <3

   
 
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