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Autore: The Sorrow    22/03/2017    1 recensioni
Era una situazione stabile e lei era contenta così;
in quanto a me, pensavo che tutto andava come doveva andare.
Ecco che cosa mi ripetevo:
"Tutto va come deve andare".
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E me ne ricordavo di quei concerti, certamente!
I biglietti erano messi uno sopra l'altro in una piccola pila,
e li guardavo uno dopo l'altro.
Mi ricordavo di quei concerti,
e di Laura che voleva sempre di accompagnarmi,
nonostante non fosse appassionata di musica.
Lei stava lì con lo sguardo assente,
non sapeva mai chi andava a vedere ma
alla fine diceva sempre "mi sono divertita molto",
sorrideva e rendeva il tutto ancora più grottesco.

L'importante,
almeno per lei, era fare qualcosa.
Era così, vivevamo insieme da un po' di mesi
e funzionava.
Non per merito mio, probabilmente.
Laura aveva tanti interessi nei campi più disparati,
e cercava di trasmettermeli con un entusiasmo che sembrava un po' forzato.
Mi portava da una parte e dall'altra, cercava a tutti i costi di riempire la nostra vita.
E andavamo avanti così, sul serio!
Io non potevo dire niente, perché effettivamente non avevo niente da dire.

A me in realtà non interessava il fatto che stesse scrivendo un libro,
così come a lei non interessava accompagnarmi ai concerti,
ma mica dicevamo qualcosa, no,
Laura sorrideva e io rimanevo in silenzio.
Era una situazione stabile e lei era contenta così;
in quanto a me, pensavo che tutto andava come doveva andare.
Ecco che cosa mi ripetevo:
"Tutto va come deve andare".

Capitò, un giorno, che andammo a trovare una coppia di suoi amici.
Erano persone a cui Laura era molto legata,
io li avevo incontrati qualche volta ed erano persone, come dire, normali.
Sì, ecco, erano normali.
Lei si chiamava Alice, lui Giacomo,
ed erano entrambi abbastanza loquaci.
La cosa che più mi rimase in mente di quell'incontro è stato un discorso,
sbucato fuori praticamente per caso.
Si misero a parlare di come sarebbe stata la loro vita quando sarebbero invecchiati.
Provai a pensarci su anche io,
ma il pensiero, per qualche motivo, mi inquietava,
e comunque non riuscii a immaginarmi nulla,
neanche una piccola ipotesi.
Giacomo a un certo punto si alzò,
e torno poco dopo con del whisky
e quattro piccoli bicchieri.
Laura bevve abbondantemente,
non era la prima volta che lo notavo.
Effettivamente quella fu un'altra cosa che mi rimase impressa,
insieme al fatto che, prima di andarcene, Alice si appartò per un attimo insieme a Laura
e, erroneamente sicura che io non potessi sentirla, le disse:
"Il tuo uomo non parla molto, vero?"
e fece una piccola risata.
Io, comunque, il whisky quella sera non l'avevo toccato,
come sempre.

Era un inverno più freddo del solito,
Laura ormai aveva praticamente terminato il suo libro
ed era entusiasta come non mai.
Io aspettavo non so bene che cosa:
un cambiamento?
Una svolta?
O forse un evento che portasse uno stravolgimento radicale nella nostra vita?
Non che ne avessimo bisogno, però...
No, forse non ne avevamo affatto il bisogno.

Il libro di Laura era stato consegnato e ormai non mancava molto alla pubblicazione
Pensavo che quello potesse essere un cambiamento,
o comunque qualcosa che mi avrebbe dato una risposta,
sul perché continuare, perché andare avanti come facevamo noi,
con quelle giornate piene che in realtà piene non lo erano affatto,
nonostante entrambi pensavamo che andava bene così.

E, in effetti, qualcosa accadde.

Era il contratto, era solo quello che c'era scritto nel contratto.
L'editor di Laura probabilmente si sarebbe giustificato così,
ma lei non sorrideva più quando lesse la versione finale del romanzo,
che l'editor aveva modificato pesantemente:
diverse parti tagliate, altre cambiate in modo tale che Laura non le riconosceva più.
Arrivarono le giustificazioni, che variavano da "snellire la narrazione" a "donare un tono più accattivante e sferzante all'opera";
sì, insomma, cose del genere.
Quel giorno Laura parlò poco,
confrontava continuamente la sua versione del romanzo a quella modificata,
non capiva più niente.
Quella sera mi disse che non aveva un'altra possibilità,
poi si sforzò di sorridere e balbettò qualcosa sul come l'editor avesse probabilmente ragione
e sul come lui fosse più esperto e conoscesse il pubblico dei lettori
e...
Smise di parlare e si coprì il volto con le mani per nascondere la sua espressione.

Tenevo gli occhi chiusi, cercando di non pensare a niente.
Era domenica mattina, Laura era ancora immersa in un sonno profondo,
sentivo il suo respiro di fianco a me.
E, proprio mentre cercavo di non pensare, mi tornarono in mente quei suoi amici
e il loro discorso a proposito dell'invecchiamento.
Davvero, non so perché mi venne in mente, ma ci pensai
e, in quel momento, non riuscivo a immaginarmi nulla.
Dovevamo andare avanti così, a comportarci come due attori di teatro?
Che fine avremmo fatto? Dove diamine saremmo finiti?

Mentre preparavo la colazione, lei si alzò e mi raggiunse in cucina.
"Ciao caro" mi disse. "Non ho dormito molto bene. Non so davvero cosa fare per il libro".
Si sedette e mi chiese: "Che programmi abbiamo per oggi?"
Già, che programmi abbiamo per oggi?
Che cosa ci inventiamo questa volta?
"Nessuno" le risposi, e subito dopo rimasi stupito di questa affermazione.
Eppure sentivo che era la cosa più giusta da dire,
e se Laura in un primo momento rimase sorpresa, subito dopo annuì.
Ripensai alle domande che poco prima mi giravano per la testa,
ma senza avere una risposta.
Forse Laura avrebbe pubblicato il suo libro, nonostante tutto.
Forse saremmo andati avanti come avevamo sempre fatto fino a quel momento,
senza veri e propri problemi, ma sempre con l'illusione di vivere una vita che potrebbe non essere quello che volevamo.
Forse avremmo trovato qualcosa per cui poter vivere veramente, come fino ad ora provavamo a fare,
o forse io avrei trovato un'altra donna
e Laura un altro uomo.
E ci saremmo dimenticati di questo periodo passato insieme, salvo ripensarci qualche volta,
con una punta di malinconia ma senza nessun rimpianto.

Mi sedetti e bevvi il caffè.










Nota:

Era da tanto che non scrivevo qualcosa. Per diversi motivi mi sono tenuto lontano dalla scrittura ma, in quest'ultimo periodo, complice anche il fatto che ho ripreso a leggere libri con più frequenza, ho deciso di tornarci.
"Tutto va come deve andare" in teoria doveva essere un racconto, ma quello che avevo scritto non mi soddisfaceva e allora ho deciso di tramutarlo in un componimento (o, se vogliamo, un racconto in versi), stile che mi piace molto.
Spero che il risultato vi sia piaciuto, grazie per aver letto.

The Sorrow





 
  
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