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Autore: saffyj    22/03/2017    12 recensioni
Anche se sembrava che le scelte sbagliate e le bugie li avessero allontanati per sempre... il destino ha in serbo delle sorprese per Edward e Bella... e appena il passato si sarà risolto... saranno pronti a vivere il presente ed affrontare il futuro!
TERZA E ULTIMA PARTE DI "UNA COTTA PERICOLOSA"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cotta Pericolosa'
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Edward – Non è stato un incidente

 
Ritorno in hotel continuando a sfiorarmi la mano che fino a pochi secondi prima toccava Isabella. Sono passati anni, ma la strana sensazione che mi attanaglia il petto, ogni volta che sono con lei, continua ad essere presente.
Stringo il pugno e mi accascio sul sedile, stanco di provare quelle emozioni così sbagliate e pericolose mentre il mese della scommessa torna prepotente nei mei pensieri.
Le giornate in biblioteca, la gita a Forks, la serata nella baita… scuoto il capo cercando di allontanarle. Isabella Swan è una cliente di Aro, ed io sono il suo pubblicitario. Devo tenere le distanze e difendere il mio cuore. In questi anni ci sono riuscito benissimo. L’avevo dimenticata, ero riuscito ad andare avanti e godermi la vita e tutto ciò che aveva da offrirmi.
Belle donne, serate con personaggi famosi, tanti soldi, una mega villa e tutte le macchine che avevo sempre sognato. Sono un uomo di successo… in tutti i sensi… la Swan è solo una cliente e non le permetterò di giocare ancora con il mio cuore.
Scoppio a ridere al ricordo del giorno in cui le dissi di amarla. Ero proprio un ragazzino stupido… come potevo pensare che una ragazza come lei guardasse uno come me? Lei è una romantica, sognatrice, abituata a amici affidabili e che le vogliono bene… come poteva innamorarsi di un ragazzo che fugge dall’amore come se fosse la peste. Troppe volte, nella mia infanzia, ho provato dolore perché ho voluto bene. Non mi ha mai portato nulla di buono, solo sofferenza e perdite. Peter ha ragione, anche se lui ormai è accasato con Tanya e due pargoli, io basto a me stesso.
 
Arrivo in hotel e mi corico nel letto senza svestirmi, esausto per la serata e per i ricordi.
Mi rigiro nel letto cercando di ritrovare lucidità ed allontanare l’immagine di Bella, divina nel vestito che le ho regalato, e il suo sorriso dolce e caldo, ma il ricordo dei nostri baci mi fa gemere e decido di alzarmi per farmi una doccia, sperando che le gocce allontanino i pensieri inopportuni.
Mi strofino la pelle come se servisse a cancellare il ricordo delle sue mani su di me…
“SONO PASSATI ANNI EDWARD!” urlo frustrato nella doccia e cerco di rimpiazzare i suoi ricordi con quelli delle donne che ho avuto nell’ultimo periodo.
Inizio a toccarmi ripensando a Samantha ed alla sua bocca sul mio EJ, muovo il bacino ricordando la serata a tre con le due modelle gemelle e alzo il viso verso il soffitto immaginandomi le labbra di Ester che mi accarezzano mentre sprofondo in lei… ma all’apice del piacere, gli occhi da cerbiatta della Swan fanno capolino guardandomi pieni di desiderio. Vengo con un ringhio di piacere e frustrazione. “Il mio incubo” mormoro sfinito appoggiando la fronte sulle piastrelle fredde e bagnate.
Mi vesto per la notte e cerco di addormentarmi, domani mi aspetta una giornata lunga e difficile, non ho tempo per pensieri da adolescente… ma ovviamente la mia mente non è d’accordo e la mia coscienza ricomincia con la sua paternale.
Sapeva della scommessa, per questo ha giocato sporco! Se tu fossi stato sincero, lei non sarebbe solo un ricordo.
Brava la mia coscienza. Certo, come no, peccato che la Bella che ho conosciuto era solo una finzione per i suoi scopi.
E tu no?
No! forse all’inizio, ma tutto ciò che ho detto o fatto era vero, ero io!
Bene, inizio anche a parlare da solo invece che dormire e prepararmi per domani.
Prendo dei sonniferi e saluto la mia coscienza ed i ricordi mentre li rinchiudo in un cassetto della mente e mi abbandono al dolce oblio.
 
***
 
“Secondo quanto è emerso, il signor Demetri era sotto l’effetto di sostanze stupefacenti e non ha dato la precedenza alla macchina dei vostri genitori.”
“Ma cosa ci faceva il signor Demetri a Forks? E’ newyorkese!” esclamo colpendo con la mano aperta la foto di Demetri nel giorno dell’incidente.
L’investigatore scuote il capo.
“Anche lui lavorava alla Volturi come vostro padre. Forse era qui per lavoro…”
“Forse?” chiedo sempre più alterato.
“Non risulta dai registri della Volturi, ma sappiamo entrambi che Aro non vuole tenere traccia degli spostamenti di questo suo uomo… troppo pericoloso”
“Demetri è il sicario di Aro” ringhio alzandomi facendo cadere la sedia.
“Lo sappiamo, ma non ci sono prove”
“Nemmeno tutti i documenti che ho trovato in questi anni bastano per incastrarlo e mandarlo alla sedia elettrica?” chiedo lanciandogli il dossier che ho stilato in anni di lavoro alla Volturi.
“No. Aro è molto attento a cancellare ogni traccia.”
“Ma pure un cieco noterebbe le coincidenze!!!! Ogni volta che Aro è interessato a qualcosa, le persone che lo intralciano muoiono in qualche incidente”
“Ma suo padre non aveva nulla che interessasse a Volturi… era un suo dipendente” mi fa notare l’investigatore.
“E allora perché ha redatto il testamento pochi giorni prima di morire? Perché tutti quei documenti sugli ammanchi alla Volturi?”
“Non sto dicendo che Aro non c’entri con la morte dei suoi genitori, sto dicendo…”
“Che sono anni che lavoro con il mandante della morte dei miei genitori e non posso fare nulla per inchiodarlo!” mormoro lanciando contro il muro tutti i documenti. “Rimarrà impunito!” ringhio tirando un pugno contro la parete.
“Deve continuare a cercare…”
“Non so più dove cercare” ammetto lasciandomi cadere esausto sulla sedia.
“Tra pochi mesi sarai socio e avrai maggior libertà di movimento… hai aspettato anni, cosa vuoi che siano pochi mesi”
“Lei ha idea di cosa significhi lavorare fianco a fianco con l’uomo che ha ucciso i propri genitori?” gli chiedo guardandolo dritto negli occhi e lui distoglie lo sguardo in imbarazzo. “Meglio che vada” mormoro prima di perdere definitivamente la calma e sfogare la mia rabbia sull’investigatore.
 
Salgo in macchina ripensando agli ultimi anni, alle frasi di Aro, agli atteggiamenti di Demetri, ai documenti che ho trovato in casa dei miei genitori quando sono diventato maggiorenne… perché mio padre ha congelato la mia eredità fino ai diciotto anni? Perché ha redatto il testamento? Cosa è successo?
Mentre mille domande senza risposta continuano ad affollarmi la testa, inconsciamente mi dirigo verso il luogo in cui i miei famigliari hanno perso la vita.
Sono così assorto nei pensieri che non mi accorgo di superare il limite di velocità e della volante che mi sta intimando di accostare. Quando mi affianca, ritorno al presente e mi parcheggio a lato della strada in attesa del poliziotto e della multa.
“Edward?” il capo Swan mi guarda come se vedesse un fantasma.
“Capo Swan” lo saluto atono ed abbassando il capo. La sua presenza rende ancora più vivi i ricordi.
“Sono minuti che ti seguo… tutto bene?” mi chiede allontanandosi dalla portiera per farmi scendere.
“Chiedo scusa. Non l’avevo vista… stavo pensando…”
“Cosa ci fai a Forks? Sei venuto per Bella?”
Alzo il viso con uno scatto. Cosa c’entra Bella?
“E’ arrivata stamattina.” Sorride scuotendo il capo “Sono felice per il suo libro, ma la popolarità non fa per lei”
“E aumenterà appena uscirà il film” lo informo facendogli scuotere il capo maggiormente.
“Lo sapevo che doveva fare l’insegnante…”
“E’ una grande scrittrice, sarebbe stato un peccato per i suoi lettori se non si fosse lanciata a far conoscere i suoi personaggi” la difendo prontamente.
“Hai ragione ragazzo.” Mi guarda e guarda la macchina “Per questa volta chiudo un occhio sui limiti di velocità e sul fatto che non ti sei fermato… ma tu mi dici perché sei a Forks”
“Non è stato un incidente” mormoro guardando la curva a pochi metri da noi che nasconde il punto esatto in cui i miei hanno perso la vita.
“Il guidatore era drogato” mi ripete per l’ennesima volta.
“E fa il sicario di mestiere” lo informo guadando la sua reazione e la sua calma riattiva la mia rabbia “Tu lo sapevi” sibilo sovrastandolo.
“E’ un uomo che tutte le forze dell’ordine tengono d’occhio… ma l’incidente dei tuoi genitori non sembra un suo lavoro, solo un incidente”
“Perché?” gli chiedo senza capire.
“Seguimi. Ti offro un caffè.”
E senza dire altro sale sulla volante e mi fa strada fino a casa sua.
Rimango fermo di fronte alla casa. Non voglio vedere Isabella, non oggi… un problema alla volta ed adesso ho problemi più gravi che i pensieri adolescenziali.
“E’ con sua madre a Port Angeles per fare shopping… non arriveranno prima di cena” mi tranquillizza capo Swan posandomi la mano sulla spalla e spingendomi delicatamente verso l’entrata. Faccio un profondo respiro e lo seguo… Swan sa qualcosa… forse le mie domande avranno delle risposte!
 
Secondo capo Swan era stato un vero incidente perché Demetri era drogato ed anche lui ha rischiato la vita in quel frangente.
Ho provato a far ragionare Charlie mettendolo al corrente di ciò che avevo scoperto e mi sono alterato quando mi ha confermato che nessun poliziotto aveva visto i documenti che avevo trovato nel cassetto di mia madre.
“Forse qualcosa non torna… te lo concedo.” Ammette guardando i fogli del dossier “Ma non penso sia una buona idea continuare a scavare. Volturi è pericoloso e mettersi contro di lui non è intelligente”
“Mi stai dicendo che deve rimanere impunito? Che la morte dei miei genitori non merita giustizia?” sbraito alzandomi dalla sedia e trafiggendolo con lo sguardo.
“No. Sto dicendo che devi lasciar fare a chi è competente” mi risponde tranquillo.
Faccio una smorfia al ricordo delle indagini sbrigative svolte dai “competenti”.
“Sembrava veramente un incidente, Edward. Ma adesso…” indica i fogli “lascia che contatti un paio di colleghi…”
“Molti poliziotti sono al soldo di Volturi”
“Molti, ma non tutti.”
“Io…” la risata di Bella arriva dall’entrata interrompendo il nostro discorso “sono anni che ci lavoro e non permetterò a degli incompetenti di mandare tutto all’aria” sibilo a bassa voce prima di indossare la maschera sorridente per salutare i nuovi arrivati.
Ma il sorriso mi si spegne nel vedere Isabella abbracciata al suo agente.
Quando mi vedono, si allontanano l’uno dall’altra e mi salutano imbarazzati.
“Edward!” mi saluta felice Renèe stringendomi in un abbraccio stritolatore. “Ma che piacere vederti!”
“Anche per me è un piacere rivederla signora Swan” la saluto cercando di liberarmi dalla stretta.
“Dammi del tu!” mi ammonisce dandomi un pizzicotto sulla guancia facendomi arrossire.
“Isabella, signor Wallace” li saluto allungando la mano all’agente.
“Cosa ci fai tu qui?” mi chiede Bella.
“Ho incontrato tuo padre poco fuori Forks e mi ha invitato per un caffè” guardo l’orologio al polso “Ci siamo persi a parlare e si è fatto tardi. Grazie capo Swan. Renèe. Buona serata” e mi dirigo verso l’uscita.
“E’ tardi perché non ti fermi per cena!” mi blocca Renèe con il suo entusiasmo. Guardo Isabella ed il suo imbarazzo, oltre allo sguardo furtivo che lancia al suo agente, e forse qualcosa di più, mi suggerisce la risposta.
“Mi fermerei volentieri, ma ho già un invito da rispettare. Buona serata” ed esco da quella casa che negli ultimi minuti è diventata soffocante. Salgo in macchina, faccio un bel respiro e mi allontano dal mio incubo… un problema alla volta, Edward, un problema alla volta.

 
Perdonata?
Ebbene sì, questa 3° parte prevede alcuni POV Edward...
e man mano scoprire cosa è successo nel suo passato! 
Un abbraccio e spero vivamente di riuscire ad aggiornare presto!


!! ATTENZIONE SPOILER !!
“Ehi!” mi ferma prendendomi per il polso e parlandomi con voce calda. “Non hai fatto nulla che mi abbia offeso e non mi sono accorto di essere freddo nei tuoi confronti” mi spiega facendomi voltare e sorridendomi come quando eravamo all’università. “Sono il tuo pubblicitario, non pensavo di dover essere qualcosa di più” e si avvicina umettandosi le labbra.
“Io non voglio qualcosa di più… ma nemmeno che mi parli come se non ci conoscessimo”
“Non ci conosciamo, Isabella”

 

 
   
 
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