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Autore: zannarossa    23/03/2017    2 recensioni
“Che tu sia dannato, Torstein! Perché so che è stata una tua idea!”
Una serata come tante altre: soliti discorsi, solita gente... eppure, qualcosa di nuovo sta per accadere a Floki. Sta per conoscere Helga.
Fanfiction ambientata ai giorni nostri, in un clima decisamente più leggero rispetto alla serie.
Spero vi piaccia, buona lettura!
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Floki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-Angolo dell'autrice-

Ciao a tutti! Piccola premessa a questa fanfiction: mi sono sempre chiesta come avessero fatto Floki ed Helga ad incontrarsi, visto che il nostro adorato carpentiere vive in quella casetta tra i boschi praticamente isolato da Kattegat.

Purtroppo credo che, quando si vorrebbero avere risposte da una serie televisiva come Vikings, già ben avviata e strutturata, tutte le prefazioni che si andrenbbero ad inventare potrebbero apparire banali o raffazzonate. Quindi, forse un po' codardamente, ho pensato di scrivere il modo in cui si sono conosciuti ambientando la fanfiction ai giorni nostri. Per cui, perdonatemi se vi trascino lontano dalla magica atmosfera del Medioevo, dai vestiti di cuoio e pellicce, e dagli déi… e immaginate invece un bar caotico moderno, con il suono di risate, il tintinnio dei bicchieri di vetro, e l'immancabile birra che scorre a fiumi…

Sarò contentissima e grata se vorrete lasciare anche un piccolo commento sulla storia, se vi è piaciuta o se ho fatto errori. Skol!

 

 

 

 

 

 

Torstein bevve un altro sorso di birra, prima di continuare il racconto. Gli pareva assurdo che i suoi amici, lì riuniti, non sembrassero interessati a sapere com' era finito il suo ultimo appuntamento galante.

“E allora, per tutti gli déi! Nessuno mi chiede com'è andata?!”

Ragnar sorrise sornione, piluccando una patatina dalla ciotola in centrotavola: “Come vuoi che sia andata? L'avrai fatta ubriacare...” “...E te la sarai portata a letto.” concluse Arne, strofinandosi l'occhio sano. Tutti quei neon del locale gli facevano sforzare sempre un po' la vista. Però ogni tanto era bello ritrovarsi tutti lì, dopo giorni e giorni di lavoro sfiancante, a raccontarsela come ragazzini… anche a costo di sorbirsi le interminabili filippiche di quel loro compagno così espansivo con il genere femminile.

Torstein si buttò indietro sullo schienale della sedia, soddisfatto: “Mi fa piacere che abbiate così tanta fiducia in me.”

“...ma non vale se le paghi, eh, Torstein”.

La comitiva si girò verso Floki, che era seduto in ombra all' estremità del tavolo. Sebbene mostrasse un sorrisetto di circostanza, si erano accorti un po' tutti che non doveva essere una bella serata, per lui. Pareva stanco e insoddisfatto, come uno costretto a fare qualcosa di controvoglia.

Ragnar avvicinò la sua sedia a quella di Floki, cingendogli le spalle con un braccio e costringendolo ad avvicinare la testa alla propria, in un gesto complice.

“Si può sapere cosa c'è che non va?” parlò piano, tuttavia, nel silenzio venutosi a creare nella compagnia, lo sentirono tutti.

Il carpentiere fece una smorfia, come se avesse mangiato un limone molto aspro. “Ma niente! Solo, sono stufo di ascoltare sempre le stesse storie... dalle stesse persone.”

Torstein, sentendosi preso in causa, sgranò gli occhi azzurri in un'espressione tra lo stupefatto e l'offeso. Aprì le braccia muscolose come in segno di resa, prima di sbattere i pugni sul tavolo.

“Sai una cosa, Floki? Per me sei solo geloso.”

L'uomo gli lancio in risposta un'occhiata velenosa, insaccandosi sulla sedia come un animale che si ritira contro il muro prima di attaccare. “Geloso?” sibilò. “E di cosa?”

L'amico biondo si protese verso di lui, sostenendo lo sguardo con sfida. Ragnar sospirò, annusando la voglia di rissa nell'aria, e cercò di calmare Floki stringendogli ulteriormente la mano sul braccio. Non gli pareva il caso di litigare in una delle poche occasioni in cui stavano assieme.

“Del fatto che io sia così popolare fra le donne, mentre tu sei ancora solo come un cane.”

Rollo fischiò sorridendo, versandosi un altro po' di birra.

Floki sputò, arrabbiato. “Non dire scemenze! Di certo non servono le donne per essere felici. Anzi, sono una seccatura! sempre lì a metterti i bastoni fra le ruote, a chiederti cosa fai, quando torni, dove vai...”

“Beh, c'è un tempo per ogni cosa” asserì Leif con voce pacata nel tentativo di ristabilire la calma. “Prima o poi, anche il nostro amico troverà l'anima gemella, ma non sta a noi sapere quando ciò accadrà.”

“Ma non hai davvero mai avuto la ragazza? Mai?” domando Arne confuso. Perfino lui, più basso della media e con un occhio difettato dalla nascita, aveva avuto un paio di avventure. Com' era possibile che Floki fosse ancora illibato?

Il più alto della compagnia si liberò strattonandosi dalla presa ferrea di Ragnar, tirandosi in piedi stizzito.

“Dove vai?”

“Vado fuori a prendere una boccata d'aria.”

Tutti seguirono con lo sguardo la figura dell'uomo che si diresse verso l'uscita del locale nella sua postura un po' curva, ma fu solo dopo che la porta sbattè con violenza che iniziarono i commenti.
Ma che bravi!” Ragnar dardeggiò gli amici con un'occhiata glaciale che lasciò indifferente solo il fratello. “Sapete tutti che Floki è... timido un quando si parla di questi argomenti. Che bisogno c'era di farlo arrabbiare?!”
Furioso, prese un pezzo di patatina che gli era caduta dal piatto e lo lanciò verso Torstein, colpendogli una guancia. Quello si limitò a raccoglierla e a mangiarla in silenzio.

“Ma sul serio Floki non ha mai avuto uno straccio di ragazza?” chiese Arne, ancora incredulo.

Rollo sbuffò con sarcasmo: “E quale donna credi che lo voglia, uno così?”

Colse l'occhiata omicida di Ragnar, ma continuò imperterrito: “Avanti! Sappiamo tutti che è uno strano! Non serve che ci raccontiamo storie, e facciamo finta di nulla.”

Leif, dopo aver sospirato, si propose di andare a fare compagnia all'amico e uscì.

“Povero, povero amico nostro...” Torstein, spenta la voglia di menare le mani, si ritrovò a fissarsi le unghie smangiucchiate a disagio: “Bisogna fare qualcosa per aiutarlo.”

Posando gli occhi sul posto rimasto vuoto improvvisamente saltò sulla sedia, eccitato.

“Ragnar, è il cellulare di Floki, quello?”

 

 

La serata non era andata per niente bene. Questo era l'unico pensiero che stava attanagliando Floki dacchè aveva salutato con poca cortesia i suoi amici, ed era tornato a casa colto da un'ondata di furore. Eppure adesso, sotto la scrosciante carezza della doccia, era schiacciato dal rimorso di aver sprecato per invidia un'occasione di gioia con gente a cui voleva bene.

Invidia, sì. Perché, ripensandoci, era vero che gli seccava il fatto che Torstein si vantasse di continuo delle sue prodezze con l'abilità di un presentatore televisivo, ma era anche vero che era effettivamente geloso del fatto che -sul serio- tutte corressero dietro a quel bestione che amichevolmente parlando era tutto muscoli e niente cervello.

A Floki piaceva occuparsi dei suoi affari senza avere nessuna distrazione, però a volte si immaginava come sarebbe stato tra alcuni anni: lui, da solo in quell'appartamento, a parlare alle sue sculture di legno e ad accudire i nipoti dei suoi amici, di tanto in tanto. Che tristezza.

Si avvolse un asciugamano attorno alla vita ritornando in camera. Avrebbe dormito qualche ora e il sonno avrebbe cancellato qualsiasi preoccupazione. Improvvisamente, nella penombra della camera, qualcosa brillò vivido da sopra il comodino. Sorpreso, l'uomo si avvicinò con cautela, prendendo il cellulare tra le dita callose.

“E questo cos'è?!” borbottò fra sé e sé, scorgendo sulla parte superiore dello schermo una notifica di un'applicazione che non ricordava di aver scaricato. Gli si aprì una schermata.

-Helga, 21 anni, ti vuole conoscere.-

“Che tu sia dannato, Torstein! Perché so che è stata una tua idea!”

Floki si sedette lentamente sul letto fissando il telefonino come se fosse una bomba inesplosa. “Una app di incontri...”

Aveva davanti a sé due scelte ben distinte: cancellare di getto senza pensarci su notifica e applicazione, oppure provare a dare un'occhiata a questa Helga.

“Certo che, 21 anni... è proprio giovane...”

Un'improvvisa ondata di paura lo pervase, facendolo tremare nonostante in camera ci fossero ventidue gradi.

No. Non posso farlo. Io non sono il tipo da incontri occasionali, non saprei come comportarmi, cosa fare... e poi sto bene così! Perché cambiare la mia vita?

Dovette premere qualcosa per sbaglio, perché la luce dello schermo che stava spegnendosi si ravvivò di colpo, facendo cambiare le immagini sul display.

Un trillo, altra notifica. Floki era come pietrificato in una smorfia di terrore.

-Hai accettato la richiesta di Elga-

No, no, no, no...!

Prima che potesse anche solo ricordare quale fosse il pulsante per spegnere il dispositivo, quello vibrò nuovamente tra le sue mani sudate.

Una mail che si aprì da sola.
 

- Ciao! :-) -

... e la foto della più bella ragazza che avesse mai visto: un viso tondo, pulito, incorniciato da soffici capelli biondi, e due occhi dolci e grandi, un sorriso sincero…

Tremante, digitò quasi fosse un impossessato solamente quattro lettere.

 

-Ciao-

  
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