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Autore: ValexLP    23/03/2017    1 recensioni
POST 4x12\ OUTLAWQUEEN
Dopo che Robin dovette lasciare Storybrooke con Marian e suo figlio, Regina si ritrovò di nuovo sola ed infelice. Decise quindi di isolarsi per qualche giorno, lontano da tutto e tutti. Dall'altra parte del confine intanto, Robin appare pensieroso e sua moglie Marian se ne accorge. E' davvero felice Robin all'idea di una nuova vita lontano da Regina?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Regina Mills, Robin Hood
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! 
E' passato un pò di tempo dalla mia ultima os, 
ma eccomi qui! 
La voglia di scrivere c'era, ma l'ispirazione giusta mancava.
Spero che questa mia piccola idea vi piaccia
e vi faccia sognare un pò! 
Se vi va, e sapete che a me fa sempre tanto piacere, 
lasciate pure una recensione o commento, 
sono lieta di sapere cosa ne pensiate. 
Un bacio a tutti e...
Buona lettura! :D 







‘Non sono in vena per un discorso sulla speranza…’

‘Mi stai scambiando per mia madre! Non ti serve un discorso, ma una compagna di bevute: shot?’
‘Certo, perché no?’
‘Due!’ ….. ‘…oggi hai fatto la cosa giusta!’
‘E’ un discorso sulla speranza! Siamo qui per bere…’
‘Non è un discorso, è un complimento!’
‘Non serva che lo dica tu… so che era la cosa giusta… lo so perché sono infelice… di nuovo!’
‘…ti senti meglio se ti dico che lo è anche Gold?’
‘Decisamente sì!’

Regina era da Granny con Emma, dopo una di quelle giornate che non avrebbe mai pensato di vivere. Poche ore prima aveva dovuto dire addio a Robin. La sua anima gemella. Quella persona che dopo anni era riuscita a farle ribattere il cuore e ricominciare ad amare. La maledizione di Ingrid era svanita e tutto tornò come prima. E anche Marian, che era rimasta congelata a causa di Ingrid. Una volta terminata la maledizione, era rimasta solo una cosa da fare: rimetterle il cuore nel petto. E Regina così fece. Ma purtroppo a distanza di qualche ora, si resero conto che in Marian c’era ancora qualche residuo della magia di Ingrid e se non fosse fuggita via da Storybrooke al più presto, non ci sarebbe stato scampo per lei.

‘Robin! Non sarà semplice…non potrà più tornare. C’è un sortilegio sul confine, si può soltanto uscire…’
‘Quindi mi stai dicendo che…
‘Sto dicendo che non possiamo mandare Marian in un posto sconosciuto! Deve accompagnarla qualcuno… tu e Roland… e una volta usciti, non potrete tornare!’

Il dolore che provò nel dire quelle parole poteva capirlo solo lei. Sapeva benissimo cosa sarebbe accaduto, ma doveva fare la cosa giusta. E così Robin con Marian e il loro piccolo Roland oltrepassarono il confine della città, con la consapevolezza di non poter mai più tornare. L’addio tra i due fu straziante. Un ultimo bacio rubò Robin alla sua Regina, uno di quei baci che sapeva di gratitudine. Era grato a lei per aver avuto il coraggio di proporgli l’unica soluzione possibile. Era grato a lei per aver lasciato vivere la madre di suo figlio. Era grato a lei per averli fatto capire quanto amore potesse provare.

‘Io…’
‘Lo so…’

Ma quel ‘ti amo’ non uscì dalle loro bocche. Volevano dirselo più di ogni altra cosa al mondo. Ma sapevano entrambi che una volta pronunciato, non sarebbero stati in grado di lasciarsi davvero. Avrebbe reso tutto più reale. Allora era meglio immaginarselo. Magari avrebbe fatto meno male. Pensavano.
Mentre le due amiche ormai erano intente nel bersi qualcosa, entrò anche Henry.
‘Mamme! Siete qui…’
‘Già... che ne dici di cenare qui ragazzino?’ propose Emma.
‘Ma sì certo… mamma tu che ti prendi?’ si rivolse a Regina che era ancora assorta tra i suoi pensieri.
‘Regina?’ richiamò Emma, non sentendosi dare una risposta.
‘Cosa? Cosa mi prendo? Ehm no… direi che lo shot è bastato! Ho solo voglia di andare a riposarmi e dimenticare al più presto questa giornata. Non sarei di compagnia stasera…’
‘Sei ancora giù per ciò che è successo con Robin? Andiamo mamma! L’Operazione Mangusta non è di certo finita qui…’
‘Di quale operazione state parlando voi due? Mi volete spiegare…’ intervenne Emma non capendo a cosa si riferissero.
‘Ma no niente Emma… qualcosa che è finita prima del previsto, e senza alcun risultato…o almeno quello in cui speravo…’.
‘Questo è quello che pensa lei. Comunque mamma, è la nostra missione segreta, un po’ come l’operazione cobra… solo che ora, l’obiettivo finale è il suo lieto fine…’ spiegò ad Emma, rivolgendosi poi a Regina.
‘Ottima idea Henry!’
‘Già talmente ottima che come vedete… è finito tutto! Sarò sempre e solo la cattiva… e i cattivi non hanno un lieto fine! Devo solo ricordarmelo più spesso…’.
Regina era talmente scoraggiata da tutto ciò che le era accaduto che non aveva voglia di ascoltare nessun’altro discorso sulla speranza. Ne aveva passate troppe e quando finalmente ci stava davvero credendo di nuovo, ecco che il destino le rubò di nuovo tutto.
‘…ora se volete scusarmi ma… vorrei stare sola stasera…’  e si alzò dallo sgabello per andare via.
‘E dove andrai mamma? A casa? Nella tua cripta? Non servirà a nulla scappare… devi combattere. Tu ora meriti il tuo lieto fine. E vedrai che in qualche modo lo troveremo! Ce la faremo!’ cercò di incoraggiare Henry.
‘Ha ragione Henry! Perché arrenderti ora?’
‘Vi prego… non ho nessuna voglia di sentirmi dire sempre le stesse cose. Non sono qui per questo. Voglio starmene sola. E voglio andarmene lontano davvero. Né nella cripta, né a casa. Per qualche giorno, lasciatemi sola… tornerò presto. Ve lo prometto!’.
I due si guardarono e capirono che Regina aveva davvero bisogno di staccare da tutto. Magari una volta riacquistato lucidità, avrebbe ripreso in mano la sua vita cercando così una soluzione per il suo lieto fine.
‘D’accordo mamma… ma almeno fatti sentire ogni tanto. Sai che puoi chiamarci in ogni momento. Noi siamo sempre qui. E l’Operazione Mangusta è ancora valida…’ sorrise abbracciando la madre, donandole un po’ di conforto.
‘E dove andrai? Almeno questo possiamo saperlo? Vorremmo solo stare tranquilli ecco…’ chiese Emma.
‘…credo di andare nello chalet tra i boschi. È sempre vuoto e isolato dal resto della città. E poi un di aria fresca mi farà bene…’ sorrise, ‘…ma vi avverto, il primo che si presenta lì, con il discorso sulla speranza, dovrà vedersela con le mie palle di fuoco!’, ovviamente scherzò, ‘..oh un’ultima cosa!’
‘…cosa?’, disse Emma.
‘Non dite a nessuno dove mi trovo. Davvero. Se ho bisogno, mi farò viva io. Qualche giorno e tornerò in città!’. Regina cercò di tranquillizzare i due che erano visibilmente preoccupati, sapeva che in fondo volevano solo starle accanto, specialmente Henry, ma in quel momento non era in grado di pensare a nient’altro. E così poco dopo, Regina mise in moto la sua macchina e se ne andò verso il rifugio.
 

Dall’altra parte della città, oltre il confine di Storybrooke, Robin con Marian e il piccolo Roland erano arrivati alla tavola calda che poco prima Regina aveva nominato. Il piccolo era stanco dopo tutto quel cammino e aveva bisogno anche di mangiare, così decisero di trattenersi qualche ora in più. Durante la cena, mentre Marian giocava con il figlio, Robin era distratto in qualche modo. Pur essendo seduto nello stesso tavolo con sua moglie e suo figlio, continuava a starsene serio e pensieroso, fissando un punto nel vuoto.
‘Mamma ma quando torniamo a casa? Da Regina…’.
Alla domanda del piccolo Roland, l’attenzione di Robin si spostò verso di loro, ma guardando la moglie e non sapendo cosa dire, non rispose. Sapeva benissimo quanto suo figlio ormai si era affezionato a Regina, e non era pronto a dargli la notizia che non l’avrebbe mai più vista. Anche perché in qualche modo, doveva ancora abituarsi lui all’idea e non ancora ci riusciva. Così lasciò parlare Marian.
‘Amore … siamo appena partiti e non credo torneremo presto a Storybrooke… andremo a stare in una nuova casa, noi tre insieme, come una volta… non sei felice?’
‘E in questa casa verrà a trovarci anche Regina?’
Marian guardò per un secondo Robin che era lì di fronte a loro, in cerca di un segno di approvazione per dirgli la verità. Rimase in silenzio. Chiuse gli occhi come per darle il consenso.
‘…no amore… non credo che Regina possa venire a trovarci! Diciamo che è una situazione complicata… ma sono sicura che lei ti penserà e …’
Marian non finì di parlare che un Robin ormai abbastanza impaziente, si alzò di scatto dalla tavola.
‘Vado un po’ fuori… ho… ho bisogno d’aria…’ e dopo aver fatto un leggero sorriso al bambino per rassicurarlo, uscì dal locale, lasciando una Marian abbastanza in pensiero.
Con una mano dietro la testa e cercando di respirare lentamente, Robin era ormai fuori la tavola calda e ripensava a quell’ultimo istante vissuto con Regina, poche ore prima. Ma anche a tutto ciò che gli aveva portati a questa situazione.

‘Devi riuscire a salvarla…’
‘Perché è la cosa giusta da fare?’
‘Sì, è perché lei è tua moglie…’
[……]
‘Tu devi solo dimenticarti di me… e iniziare a pensare a lei…’

Come in un flashback, a Robin vennero in mente queste parole che solo qualche giorno prima si era scambiato con Regina. Tutto a causa di quella maledetta maledizione. Nonostante la sofferenza di lei in quelle frasi, Regina cercava di far fare la cosa giusta a Robin. Anche andando contro i suoi sentimenti. E mentre ripensava a tutto ciò, qualche lacrima cominciava a farsi vedere sul suo viso.

Come faccio a dimenticarti di te Regina? Come faccio? E’ dura affrontare questa nuova vita senza di te…  

‘Robin…’
Si voltò di scatto.

‘Marian! Perdonami… sto meglio ora... avevo solo bisogno d’aria…’ cercando di asciugarsi la lacrime per non farsi accorgere, ‘…fa così caldo lì dentro, manca l’ossigeno… ma possiamo rientrare…’ andando verso la porta del locale.
Ma Marian lo fermò dal braccio.
‘Credo che ciò che ti manchi in realtà non sia l’ossigeno… e neanche l’aria fresca…’
Si fermò davanti alla moglie abbassando lo sguardo, come per arrendersi.
‘...Robin ti prego, so perfettamente a chi stai pensando e… so anche riconoscere quello sguardo. Tanto tempo fa era solo per me… ma sono abbastanza grande da capire che ora è per un’altra donna!’
‘Marian… ti giuro che…’
‘No… non dire nulla che non pensi. Siamo qui solo a causa mia. Perché probabilmente ti farò pena. Ma so benissimo che la tua vita ora è ricominciata a Storybrooke e lì volevi continuare a vivere. Robin tu ami Regina… e lei ama te… e io ora sono solamente la madre di tuo figlio, nient’altro…’
‘Ora non dire così… sei e sarai sempre la mia Marian. Ma… davvero, io non credevo potesse accadermi qualcosa di simile, dopo tutto questo tempo… e ora, all’improvviso abbandonare tutto, lasciare la città, lasciare… lei, … sarà difficile ora, lo so. Ma non posso fare altrimenti... hai sentito anche tu! Non si torna più indietro. Quindi, non preoccuparti per me… vedrai, con te, con Roland, in una nuova città tutta da scoprire… saremo in grado di ricominciare da capo! Devo solamente abituarmi all’idea…’
Robin faceva fatica a dire tutte quelle parole. In cuor suo sapeva benissimo cosa provasse, ma sapeva anche che tornare indietro non si poteva e ricominciare una nuova vita era l’unica cosa giusta da fare. Quindi accarezzò la moglie davanti a lui e le sorrise.
‘Dai… rientriamo dentro… chissà cosa starà combinando Roland…’ fece per avviarsi verso la porta del locale.
‘No…’ sussurrò ad occhi chiusi.
‘Come scusa?’ si rigirò verso la moglie.
‘Non possiamo…’
‘Cosa non possiamo Marian?’
‘Non possiamo andare avanti così. Non possiamo fare finta di nulla. Non ci meritiamo di vivere una vita che non vogliamo… e lo dobbiamo soprattutto a nostro figlio. Non sarà bello per lui vedere i suoi genitori che non sono più come una volta…’
Robin stava perfettamente capendo cosa intendesse la moglie ma era troppo sconvolto per realizzare tutto. Davvero Marian, sua moglie, avrebbe voluto finirla lì?
‘Che cosa stai dicendo… non capisco…’
‘Hai capito benissimo invece. Sto dicendo che quelli a doversi dire addio, siamo noi! Io non voglio affianco un uomo che non mi ama più ormai. Non voglio un uomo che deve faticare a baciarmi o anche solo a pensarmi…’
‘Marian io ti voglio bene… lo sai… non sarà difficile…’
‘E’ proprio questo il punto capisci? Credimi soffrirei troppo a sapere che a causa mia tu hai perso l’opportunità di essere felice… di nuovo! Il tuo cuore  ormai non mi appartiene più… e lo sai meglio di me! Da quando abbiamo oltrepassato il confine della città, non hai detto una sola parola. Hai avuto lo sguardo e la mente altrove!’
Probabilmente Robin cercava di non far pesare la scelta che aveva fatto poco prima a sua moglie, ma sapeva benissimo che non poteva più continuare a mentire. Amava Regina più di ogni altra cosa e non avrebbe retto tutta quella situazione. Era un uomo d’onore certo, ma sapeva anche seguire il suo cuore nelle sue scelte. E d’altra parte, solo poche ore prima l’aveva confessato alla donna che amava. Mentre Marian continuava a parlare e a mettere in evidenza i fatti, Robin, se da una parte si sentiva sollevato, dall’altra parte era comunque preoccupato di lasciare da sola Marian alle prese con una nuova vita e in una nuova città. In un nuovo mondo.
‘... hai ragione Marian… io amo Regina. E farei qualunque cosa pur di stare con lei…’ notando l’espressione della moglie in imbarazzo, riprese, ‘… perdonami, non è carino dirlo davanti a te…’
‘Non importa… è la verità, … è solo quello che ti ho detto poco fa… e anche se fa male, ne sono consapevole e devi andare avanti! Quindi fai quello che puoi per tornare da lei… e quando ci sarai riuscito, verrà anche Roland con te!’ disse tra le lacrime e pensando al figlio.
‘No! Anche Roland… non posso lasciarti da sola… sei sua madre e ha bisogno di te!’
‘No invece! Credo che anche Roland abbia bisogno di stare con te… ormai dopo anni insieme, non posso separarvi, e lui non sarebbe mai pronto a quest’altra separazione. Non con te! E poi l’ha sentito anche tu… sente già la mancanza di Regina...’
‘Credimi, non volevo arrivare a tanto… penso che stai prendendo la decisione più difficile della tua vita, …e non so come ringraziarti per tutto questo! Ma prima però, mi assicurerò che ci sia un modo per rientrare in città! Deve esserci… e una volta trovato, porterò anche Roland con me. Voi due avete ancora bisogno di salutarvi per bene… e in ogni caso, non sarà così facile per lui.’
‘D’accordo… ora va… va da lei… e sii felice!’.
Vedendola commossa e, dopo un gesto simile, Robin non potè far altro che abbracciare un’ultima volta sua moglie. Era orgogliosa della donna che era e della quale un tempo si era innamorato. Ma il tempo, il destino avevano cambiato le cose. E come le aveva detto poco prima, il suo cuore non gli apparteneva più. C’era Regina ora nella sua vita e doveva correre tutti i rischi pur di riaverla tra le sue braccia. E per sempre.
Così, dopo averla ringraziata e sorriso, si misero d’accordo per riprendere Roland una volta sistemato tutto e si lasciarono andare.

La certezza di rientrare in città non c’era, ma Robin ci credeva. Ora ci credeva più di ogni altra cosa. Sentiva che da lì a poco avrebbe riavuto lei. Prese il telefono e iniziò a scorrere nella rubrica cercando il numero di Regina. Alla vista della foto che aveva impostato come immagine del suo contatto, sorrise. Provò così a chiamarla.
‘Dannazione Regina! Non puoi avere proprio ora il telefono spento!’
Riprovò ancora, mentre tornava verso il confine della città, ma nessun segnale di accensione del telefono.

Henry!

All’improvviso li apparve nella rubrica il suo contatto e non esitò a chiamarlo.
‘Henry! Sono Robin! Mi serve il tuo aiuto… è qualcosa di davvero urgente e probabilmente impossibile ma… devo provarci!’
Spiegò velocemente il suo piano e la volontà di tornare in città e la cosa sorprese il ragazzo anzi, era felice di aiutarlo. Anche la minima speranza per coronare l’Operazione Mangusta era valida e doveva provarla.
‘Robin lo sai che sei completamente impazzito?’ ovviamente con tono scherzoso commentò.
‘… Henry, purtroppo la colpa non è mia! La responsabile del mio stato mentale è tua madre… dovresti saperlo!’ continuò per telefono, dall’altra parte della città.
‘Lo so bene… ed è per questo che ora corro dall’altra madre per vedere cosa possiamo fare. Faremo di tutto per trovare una soluzione… te lo prometto!’.
‘Grazie Henry… ti devo un favore!’, prima di riattaccare.

E così Henry corse subito a chiedere consiglio ad Emma. Sapeva di chiederle l’impossibile ma doveva pur esserci un modo per far rientrare Robin a Storybrooke. Non solo lo doveva a Robin, ma soprattutto alla felicità di Regina. Emma anche, non appena seppe cosa stava accadendo, si mse subito alla ricerca di una soluzione. Non nascose al figlio che era particolarmente difficile ma, dovevano capire come fare.
‘Robin deve assolutamente rientrare in città e correre dalla mamma… l’hai vista anche tu come stava. E sinceramente che se ne stia così da sola tutti questi giorni, e non sappiamo neanche per quanto tempo, mi preoccupa. Ma che possiamo fare? Come farlo tornare?’, cercava di pensare velocemente ma senza perdere la lucidità.
‘Ingrid!’ esclamò Emma.
‘Cosa?’
‘Ingrid è arrivata a Storybrooke… ha oltrepassato il confine attraverso una pergamena. Lei ce l’ha fatta… ha funzionato, e potrebbe andare anche con Robin!’ spiegò.
‘Ma certo! Funzionerà anche con Robin, deve funzionare! Grande mamma! Ottima idea!’,
‘Presto, prendiamola e corriamo al confine… tu intanto avvisa Robin!’.
I due allora recuperarono la pergamena di Ingrid e corsero al confine della città, aspettando l’arrivo di Robin che nel frattempo era stato avvisato della bella notizia.
Poco dopo, videro Robin arrivare tutto di corsa. Si guardava attorno e davanti a lui, ma ancora riusciva a vedere nessuno.
Così Henry prese il telefono e lo chiamò.

‘Robin! Siamo qui. Ti vediamo. Ora ti passiamo la pergamena, tu oltrepassa il confine con questa in mano e vedrai che funzionerà… ok?’
‘Certo… passami la pergamena!’.
Allora Henry lanciò la pergamena a terra e all’altro lato del confine, Robin la vide. Sorrise e tenendola ben in pugno, chiuse gli occhi e avanzò oltre la linea.
‘Wow! Ce l’hai fatta Robin! Sei tornato!’.
‘Bel lavoro Henry, e grazie anche a te Emma! Davvero… vi devo molto!’ abbracciando entrambi felici di rivederlo di nuovo a Storybrooke.
‘Sta tranquillo! E’ il minimo che potessimo fare per la felicità di Regina.’ continuò Emma.
D’un tratto però Robin si voltò verso il confine, era pensieroso.
‘Cosa c’è?’ chiesero entrambi.
‘Niente è che… Roland! E’ con Marian ma, ho promesso che l’avrei riportato qui, non appena avremmo risolto la situazione. Dovrei andarlo a riprendere… ma…’,
‘Andiamo noi!’ si propose Emma.
‘Davvero?’
‘Si certo… andiamo noi! Con la pergamena possiamo tranquillamente oltrepassare il confine e rientrare. E immagino che tu ora muoia dalla voglia di andare da qualcuno…’, immaginò bene Emma, che ancora una volta si rese disponibile ad aiutare Robin. E non appena egli sentì quel ‘qualcuno’, il suo viso s’illuminò in un dolcissimo sorriso, e alzò il sopracciglio.
‘Dov’è??’, chiese in un attimo.
‘Al rifugio tra i boschi. Aveva bisogno di staccare un po’ da tutto e da tutti…’, ancora Emma sorridendoli.
‘Va dalla mamma Robin… e continua a renderla felice. Ne ha bisogno! Ci pensiamo noi a Roland!’, anche Henry spinse l’uomo a correre verso Regina finalmente. E senza farselo ripetere ancora una volta, saluto di corsa entrambi, e corse. Corse più che poteva perché il suo cuore urlava di raggiungere la donna che amava. E che voleva riavere tra le sue braccia finalmente. E ora per sempre.
 

Era notte fonda ormai. Tra i boschi regnava il silenzio, alternato dal frinire dei grilli. La luna era piena e illuminava quasi tutto l’ambiente che circondava il rifugio. Regina era dentro da ormai qualche ora, e se ne stava allungata sul divano vicino al camino, fissando il fuoco che ardeva più che mai. Era sotto una coperta di plaid e pensava. Pensava alla sua vita. A tutto ciò che aveva fatto nel passato e a tutte le conseguenze che stava pagando. Continuava a sentire freddo, nonostante il calore del fuoco. Ma era un freddo che veniva dal passato oscuro. Dalla paura di non poter mai raggiungere ed avere il tanto e desiderato lieto fine. E qualche ora prima ne aveva avuto la conferma. L’uomo alla quale era destinata se n’era andato via per sempre e non avrebbero potuto vedersi mai più. Fino a poco tempo fa era la Regina Cattiva dopotutto e non poteva pretendere che un lieto fine era pronto per lei. S’incolpava anche solo per averlo pensato. E sperato. Già, la speranza. Quella speranza che Mary Margareth predicava sempre e che Robin aveva ritrovato grazie alla pagina 23. Probabilmente era davvero uno stupido scherzo del destino che si era divertito ancora una volta con lei e glie la voleva far pagare in tutti i modi.
Nel frattempo la stanchezza si iniziò a farsi sentire in Regina e la voglia di dimenticare quel maledetto giorno era tanta, così provò a chiudere gli occhi e cercare di dormire un po’. Ma dopo neanche cinque minuti, dei rumori dalla porta la costrinsero ad alzare. Con la coperta addosso e abbastanza seccata, si diresse così all’entrata della casa.

Chi diavolo è? Ho raccomandato ad Emma ed Henry di non venire… e non mandarmi nessuno. Se mi ritrovo qualcuno di loro qui davanti la porta giuro che…

Aprì di scatto la porta ma non vide nessuno davanti. Si girò a destra e sinistra con lo sguardo, ma non trovò nessuno. Solo quando abbassò un po’ gli occhi si accorse che quei rumori non provenivano da una persona, bensì da un piccolo gattino.
‘E tu?’, sorrise abbassandosi verso il gatto, ‘…tutto questo rumore fai?’. Il gatto miagolò e mosse le zampette come per giocare.
‘Cos’è anche tu hai bisogno di staccare un po’?’ lo avvolse dentro la copertina e lo portò dentro il rifugio. Nel frigo c’era del latte e Regina glie ne diede un po’. Continuò ad accarezzarlo e ad osservarlo. Le faceva così tenerezza, era solo e indifeso e aveva bisogno un po’ di dolcezza. Subito dopo lo riprese e, avvolgendolo nella coperta che copriva entrambi, riuscì fuori. Si sedette sulla sedia a dondolo lì fuori e cominciò a coccolare il gattino, mentre fissava la luna.

Robin. Dove sei? Chissà ora che starai facendo. Magari avrai appena finito di raccontare una storia a Roland e ti sarei messo a letto. Con Marian. Dio quanto mi manchi. Cosa darei per averti accanto un solo istante, per essere di nuovo riscaldata dal tuo petto e dalle tua braccia.

Non riusciva a non pensare ad altro Regina, specie con quella luna meravigliosa.

No! La devo smettere di farmi del male da sola… devo smettere di pensare a lui. E’ tutto finito e come starà ricominciando lui, anche io… anche io dovrò farlo.

Stava per rientrare in casa, quando il gatto saltò dalle braccia di Regina e corse sulla strada.
‘Ei piccolo dove vai? Cos’hai visto?’ urlò spaventata e non capendo. Avanzò verso la direzione in cui scappò l’animale ma, non vedendolo più, si fermò cercando di sentirlo. Nessun segnale arrivò e Regina decise quindi di rientrare, sentiva troppo freddo e aveva bisogno del calore del camino.
Stava per riaprire la porta del rifugio quando sentì un rumore di passi. Passi che lentamente si avvicinavano. Lei era rivolta verso la porta e con aria spaventata, sbarrò gli occhi.

‘Che c’è? Ora hai paura di me?’.

Si voltò di scatto e vidi chi non pensava mai di poter rivedere.

‘R-Robin!’ scioccata dalla visione.

‘Sì… sono qui amore… sono qui per te!’ con tutto il suo sorriso tranquillizzò Regina che aveva già gli occhi lucidi e pieni di lacrime pronte per rigarle il viso. E lei, all’udire di quelle parole, non potè far altro che correre. Corse più veloce che poteva fino ad arrivare tra le braccia del suo ladro. Proprio quelle che desiderava avere attorno. Non appena si unirono nell’abbraccio, Regina unì subito le labbra contro quelle di Robin in un deciso bacio. Bacio che tolse il respiro ad entrambi. Un bacio che confermò a Regina che fosse tutto reale. Il suo Robin era lì. Di nuovo davanti a lei.
‘Robin ma… ma come hai fatto?’ ancora tremante, ‘…il confine! Non si può rientrare! E Marian! Lei non può tornare qui! Co- come hai fatto si può sapere?’, per la troppa curiosità e voglia di capire, disse tutto ciò di fretta facendo sorridere Robin.
‘Calma! Calma amore mio… ti spiegherò tutto! Ma prima…’ si fermò a guardarla, occhi dentro occhi, ‘…rivoglio un tuo bacio!’. Regina sorrise tutta emozionata ancora, e senza pensarci due volte, accontentò Robin. Lentamente li guardo la bocca, sorrise, si sfiorarono per aumentare il desiderio, si guardarono ancora, e quando ancora le labbra di Regina erano ad un passo da quelle di Robin, ecco che la bocca di lui s’impossessò della sua, iniziando ad intrecciare le lingue che non desideravano altro. Durante il bacio Robin sollevò Regina e lei intrecciò le gambe attorno alla vita di lui. Piano piano rientrarono così nel rifugio. Il bacio continuava sempre più passionale. Robin, chiudendo la porta con la sola spinta del piede, iniziò a baciarle anche il collo, e Regina con le mani nei capelli suoi si godeva quella sensazione che temeva di aver perso. Intanto i respiri si fecero sempre più profondi.
‘Aspetta…’, sussurrò Regina mentre ancora sentiva il respiro di lui addosso, ‘aspetta Robin…’, portando il viso di Robin davanti a sé. ‘Ti prego raccontami prima tutto… come hai fatto a superare il confine? E Roland? E Marian?’, chiese comunque preoccupata.
‘Bè… diciamo che per quanto riguarda il confine, dobbiamo molto ad Emma ed Henry. Grazie a loro e alla pergamena di Ingrid, che sono riusciti a recuperare, sono riuscito a rientrare. Sapevo che ci sarebbe stato un modo per tornare da te… insomma non potevano tenerci lontano per sempre! Non noi!’. Robin, che nel frattempo si era seduto su una sedia, spiegò come fece a tornare in città, mentre Regina si era seduta sulle sue gambe, e lo ascoltava.
‘E Marian? E Roland? Come fanno ora loro? Voglio dire da soli in un città che non conoscono, e soprattutto completamente diversa dal mondo da cui vengono…’ si preoccupò.
‘Per Roland non devi preoccuparti tesoro… ci stanno pensando Emma ed Henry. Sono andati loro a prenderlo, e portano la pergamena dietro per cui, saranno qui a breve.’
‘E quindi Marian ha rinunciato a suo figlio e a te… per…’ era abbastanza stupita Regina. Mai si sarebbe aspettata un gesto simile da parte di una donna a cui anni fa, fece molto male.
‘Sì, pur di sapermi felice ha deciso di lasciarci vivere qui. Con te. Dove ormai lo nostra vita è ricominciata.’
Regina si alzò e iniziò a camminare per la stanza. Si avvicinò alla finestra ed era abbastanza in pensiero. Probabilmente si sentiva in colpa. Robin si avvicinò a lei e da dietro, mise le sue mani sulle spalle di lei come per tranquillizzarla.
‘Perché? Perché hai fatto una cosa simile Robin? E perché lei ha deciso tutto questo?’ si voltò verso l’uomo, ‘…Roland è così piccolo e ha bisogno dell’amore di sua madre. L’ha già persa una volta. E anche tu. Insomma, non avrei mai voluto arrivare a tanto.’ Abbassò lo sguardo mentre si sentiva sempre più in colpa, ‘…Non volevo rovinare una famiglia solo per me. In fondo non merito tutto questo.’ Si allontanò dalla finestra e dall’uomo mentre pronunciò quest’ultima frase.
‘Ti chiedi il perché? Davvero non lo sai Regina? Eppure questa mattina, al parco, mi sembrava di essere stato abbastanza chiaro sul mio futuro. E’ te che ho scelto. E’ con te che voglio continuare la mia vita…’ intanto si era riavvicinato alla donna.
‘Lo so. Ricordo perfettamente cosa mi hai detto questa mattina ma… io… ho paura. Proprio mentre eravamo felici, ci siamo dovuti allontanare. E non riesco a vivere con la consapevolezza che fra qualche momento potrebbe riaccadere qualcosa che ci possa dividere di nuovo. Tutto questo ora sta accadendo a causa mia, ho procurato già tanto male in passato e ne sto pagando ancora le conseguenze. Quanto può costarmi ora la rovina di una famiglia?’
Robin era spiazzato dalle parole di Regina. Si rendeva sempre più conto di quanto fosse cambiata e di quanto la figura della Regina Cattiva ormai era ben lontana. Aveva davanti una donna che mostrava tutte le sue paure e fragilità, e che addirittura aveva paura della felicità. Allungo così la mano sulla guancia di Regina e con il dito cercò di asciugarle quelle piccole lacrime che fuoriuscivano da quegli occhi così belli. Belli anche quando lacrimavano.
‘Nulla. Non ti costerà nulla amore mio… semplicemente perché non stai rovinando nessuna famiglia. Marian era morta. E io e Roland siamo andati avanti, sono passati degli anni e… sei arrivata tu! Tu che sei sempre stata destinata a me. Ed io a te. Non abbiamo sconvolto nulla. Non credi? E poi Marian… se proprio ti preoccupi tanto, è stata lei a lasciarmi andare perché ha capito bene cosa ci lega e che io non potevo vivere una nuova vita e far finta di nulla. Roland poi ti adora… non l’hai visto? Prima alla tavola calda, chiedeva di te… le mancavi! Credi davvero di aver fatto così tanto male?’.
Regina era incantata dalle sue parole, lo guardava commossa. Non poteva credere che forse c’era davvero speranza per lei.
‘E’ che … mi fa strano che per una volta, forse, possa andare tutto nel verso giusto. E che lì fuori ci sia posto anche per la mia felicità. Diciamo che non sono stata abituata ecco…’.
Robin continuava a guardarla come per rassicurarla. C’era il lieto fine per lei. Ed era proprio lì davanti ai suoi occhi. Lasciò che un bacio arrivò dritto sulla sua fronte.
‘Ti prego Robin, dimmi che davvero tutta questo durerà. Promettimelo. Perché non credo di essere in grado di soffrire di nuovo.’, si aggrappò sul petto dell’uomo come una bimba, aveva tanta paura, ma solo lì era al sicuro. Tra le sue braccia. Robin allora le prese il viso con le dita e lo sollevo verso il suo sguardo.
‘Questo non posso promettertelo…’, lasciando la donna con un’espressione confusa, ‘…non te lo prometto perché voglio dimostrartelo ogni giorno. Ogni giorno capirai che la tua felicità è possibile. E che noi possiamo avere il futuro che abbiamo sempre sognato. E capirai tante altre cose… anche se forse, una l’avresti già dovuta capire…’
‘Cosa?’, guardandolo incuriosita.
‘…che ti amo da impazzire Regina! E che per te… farei qualunque cosa pur di vederti con quel sorriso che amo!’.
L’espressione di Regina in quel momento era davvero qualcosa di unico. Quell’espressione che non aveva da tanto, troppo tempo. Il battito del suo cuore era talmente accellerato che si pose una mano sul petto. E respirò.
‘Ei cosa c’è? Ti senti bene Regina?’, si preoccupò vedendo il gesto della donna. Ma lei le prese la mano e glie la posò proprio lì, nella zona del cuore. E sorridendoli lo guardò.
‘…credo di non essere mai stata più felice, … di quanto lo sia adesso!’.

L’emozione dei due era davvero tanta. Avevano entrambi gli occhi commossi e volevano soltanto amarsi per tutta la vita. Avrebbero combattuto contro tutto e tutti pur di difendere quella cosa preziosa che c’era tra di loro. Le loro fronti intanto si erano attaccate e i respiri intensi.
‘Ti amo Robin! Ti amo più di ogni altra cosa al mondo…’

Un piccolo e dolce bacio arrivò tra i due. Fu piccolo e timido ma era solo l’inizio della passione che ormai si era accesa dentro di loro. Piano piano i baci di Robin scesero al collo e mentre la teneva sempre più stretta, avanzavano piano piano verso il camino. Si guardarono negli occhi e sorrisero. Robin iniziò a toglierle la maglia che Regina aveva addosso, e una volta che la testa fuoriuscì da essa, rimase ancora più incantato. Con i capelli tutti sconvolti, per lui era ancora più bella. Intanto Robin sistemò la coperta, che prima Regina aveva addosso, a terra, così da potercisi sdraiare e vivere quell’amore proprio lì. Mentre sistemava, sentì le mani della donna arrivare da dietro la schiena e si voltò. La prese di nuovo dal viso e la baciò con più passione, mentre Regina aveva già cominciato a sbottonare la camicia di lui. Si misero sulle ginocchia, sopra la coperta, e i baci erano sempre più caldi. Regina e Robin si godevano il tocco dell’altro come se fosse la loro prima volta. Poi Robin fece sdraiare delicatamente Regina a terra, come se fosse la cosa più delicata sulla faccia della Terra. E mentre si posizionava su di lei, rimase incantato, tanto da bloccarsi per qualche secondo.

‘Che c’è? Perché mi guardi così?’
‘Potrai non credermi, ma … ti giuro che una meraviglia del genere non l’ho mai vista prima…’

Regina rise, e si sollevò leggermente così da poter tornare ad un centimetro dalla sua bocca. Stava per baciarlo ma notò che il suo uomo era ancora incantato.
‘Ora ti metto paura?’ lasciandogli un bacio sul petto ormai nudo per poi tornare vicino alla sua bocca.
‘Mi togli il fiato Mills…’ e dopo aver sussurrato ciò, Robin s’impossessò di nuovo della sua bocca, ritrovando subito la lingua della donna con tutta la voglia di continuare ad essere sua, e i due cedettero nella passione di sempre. E forse anche di più.

Erano soli quella notte. La passione li travolse come se fosse la prima volta, ma volevano entrambi vivere appieno quel momento. Volevano essere soltanto loro. Dopo aver fatto l’amore in quella maniera così travolgente, rimasero sdraiati lì a terra. Regina si era girata con la schiena nuda rivolta a Robin, e lui era proprio lì accanto che l’ammirava e continuava ad accarezzarle i capelli neri sciolti, fino a percorrere tutta la schiena. Lei era sveglia, ma voleva godersi quel tocco ad occhi chiusi.

‘Ti amo Regina…’
E lei si voltò con il corpo nudo verso di lui.

‘Dimmelo ancora…’

‘Ti amo… lo giuro! Ti amo davvero’ mentre la donna gli accarezzava la guancia dolcemente.

‘Ti amo Robin… ti amo davvero!’. 
   
 
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