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Autore: Kitsunelulu    23/03/2017    0 recensioni
Orlando ama l'arte, le piante, il sole, i dolci. Marco odia tutto, per primo se stesso.
C'è qualcosa nel loro passato, tuttavia, che li accomuna.
Storia di due rette parallele che si incontrano.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il letto continua ad essere incredibilmente comodo. Da qualche giorno ci passo molto più tempo del solito, forse perché dormire è l’unico momento in cui riesco a non pensare. Chi sono io? Cosa sono stato fino ad ora? Tutto nasce dal dubbio che ci possa essere qualcosa di più dell’amicizia tra me e Orlando. E’ un dubbio subdolo che si è insinuato improvvisamente nella mia coscienza, nell’esatto momento di cinque giorni fa in cui sono stato baciato, quello strano, fatale momento, che ha cambiato qualcosa dentro di me. E’ come se prima di allora fossi stato cieco di fronte alla possibilità che Orlando possa piacermi. Adesso, questa possibilità si aggira intorno a me come uno spettro, e mi perseguita. Cerco di cacciarla via, ma lei è lì ed io lo so. E’ solo una possibilità, ma mi tiene in ostaggio, tanto da frenarmi ogni qual volta io provi a chiamare Orlando. Sento come se prima di tornare a parlargli io abbia bisogno di chiarire qualcosa con me stesso. Allo stesso tempo, ho paura che non contattarlo possa dargli l’idea sbagliata che quel bacio mi abbia spaventato, e che lo abbia allontanato da me. E così, mentre combatto per decidere quale parete scalare, queste due si stringono sempre di più intorno a me e mi paralizzano. In questa faccenda c’è però un lato positivo: la mia scrittura ne ha risentito positivamente. Quando si ha qualcosa da raccontare le pagine si scrivono da sole, e le dita sembrano danzare freneticamente sulla tastiera, con ritmo incessante. E’ una sensazione piacevole. Per una persona la cui unica capacità è la scrittura, è appagante. Ci si sente produttivi. Ho deciso, per la prima volta, di saltare un appello d’esame. Non riesco a concentrarmi su nient’altro che la mia storia, e la mia vita. La stesura del mio romanzo gode di una scarsa sequenzialità. E’ una storia che porto avanti da ormai anni, perciò potete immaginare quanto la mia persona sia cambiata nel frattempo. Iniziai a scriverla per esigenza, poco dopo la morte di Lilia. Da allora è cambiata completamente parecchie volte. La storia che c’è adesso, però, è sicuramente quella definitiva, e soprattutto è quasi giunta alla fine. E’ una fine che ho in mente dall’inizio, ma il percorso per arrivarci cambia continuamente: si arricchisce, poi si sublima, poi si spezza. E questi giorni sembra essersi allungato di parecchio. Mentre scrivo, tutte le inquietudini che vivono nel mio cervello sembrano svuotarsi sul foglio e prendere vita nei miei personaggi. E’ come guardarsi allo specchio, guardare la propria interiorità in una sfera di cristallo. Ed in questo momento vedo una tempesta.
Dopo parecchie ore di indecisione, decido che è finalmente giunto il momento di affrontare il problema. E’ meglio smettere di pensarci su, perché qualsiasi decisione razionale sarebbe intralciata dai sentimenti, perciò meglio lasciar fare tutto a loro. E così mi presento da Orlando senza preavviso, appena uscito da lavoro.
“Ormai è un vizio quello di presentarsi qui all’improvviso.”
Nel suo sguardo sorpreso riesco a intravedere un sorriso di sollievo. Nonostante questo, la sua voce è tesa.
Per alleggerire l’atmosfera, mi avvicino e lo stringo in un abbraccio. Immagino che possa averne bisogno per rassicurarsi, e neanche a me dispiace. Si scioglie dopo qualche minuto.
“Senti, Orlando, non hai proprio bisogno di essere teso. Diciamoci le stesse cose di sempre e comportiamoci normalmente. Come stai?”
“Beh, mentirei se ti dicessi che sto bene al cento per cento. Parlare con te mi ha fatto riflettere su molte cose, quindi ho passato dei giorni irrequieti.”
“Spero di non aver detto o fatto qualcosa di sbagliato.”
“No, anzi. Sono io che ho fatto qualcosa di sbagliato.”
“Hai solo fatto ciò che volevi fare in quel momento, non preoccupartene così tanto.”
Per quanto possa cercare di rassicurare Orlando con le parole, il suo volto sembra diventare sempre più cupo.
 “Ti va di pranzare insieme domani? Non lavori a pranzo di venerdì, giusto?”
“Hai imparato a memoria i miei orari di lavoro?”
“Ho una buona memoria, non è stato intenzionale.”
“E va bene, pranziamo insieme. Però devi ammettere che faresti paura a chiunque altro.”
“Per fortuna tu sei Orlando, il cavaliere coraggioso!”
Sorridiamo entrambi. Sembra che la tensione si vada diradando sempre di più.
“Allora ci vediamo domani?” Chiedo, cercando l’approvazione dell’altro con lo sguardo.
Lui mi fa cenno di sì con la testa, benedetto dalla solita disinvoltura che lo contraddistingue. Se si nasce con la fortuna di essere eleganti negli atteggiamenti, si potrebbe sembrare disinvolti in qualsiasi contesto, ed Orlando è una di quelle persone. Mentre lavora, mentre sorseggia un caffè, anche mentre nessuno lo sta osservando, è sempre elegante. Ci sono solo alcuni momenti, ed a ripensarci sorrido, nei quali viene fuori il suo lato impacciato.
Scaccio via quei pensieri dalla testa. E’ tutto troppo strano, troppo pericoloso.
   
 
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