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Autore: Medea00    24/03/2017    4 recensioni
Seblaine che risbucano con potenza dopo anni. Tutto merito della 3x17 di Flash, che mi ha fatto venire la voglia di scrivere una FLUFFATA aggiungendoci un po' di supereroi. Mi mancano i Seblaine.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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E se tu fossi un supereroe? 




Sebastian lo decise in quel preciso istante. Decise che, da quel momento in poi, avrebbe odiato i supereroi. Niente più cinema, niente più Netflix o Torrent con una ciotola enorme di popcorn. Basta. Non gli piaceva fare il bastian contrario di turno, ma questa cosa dei supereroi era davvero sfuggita di mano ai più, e lui già da tempo si era stufato di questa tendenza del momento: solo nello scorso anno erano usciti una dozzina di film di supereroi al cinema, cinque/sei serie tv su Netflix, altrettante su CW e dintorni. Era come un incubo ricorrente: i supereroi erano dovunque. E a uno come lui, che non li aveva mai apprezzati ma nemmeno ignorati, inesorabilmente aveva cominciato a nutrire un profondo rifiuto verso qualsiasi pellicola contenente qualcosa di anche solo vagamente eroico. Per non parlare di quelle tutine aderenti che fasciavano dei super-muscoli, sembravano tutti delle checche. E poi c’erano sempre troppi buonismi, c’erano sempre delle fanciulle da salvare, una morale da raccontare e mai una volta che ci fosse un bel maschione gay che semplicemente volesse uccidere tutti e basta. Erano tutti etero, bianchi, bellissimi e bravissimi.
No, anzi, nei film e telefilm dei supereroi, i cattivi facevano sempre una brutta fine; all’inizio, venivano semplicemente incarcerati a vita, o meglio ancora, uccisi. Ma Sebastian aveva notato, con disgusto, che l’ultima tendenza del momento era far diventare i cattivi dei nuovi buoni.
Ma che senso c’era? Un cattivo era cattivo. Senza se e senza ma. Deadpool non poteva essere buono. Insomma, non che ci capisse molto lui, ma Deadpool non si metteva certo a fare dichiarazioni d’amore e salvare donzelle in pericolo, no? Eppure, erano riusciti a far rammollire pure lui. Sebastian era sinceramente deluso da questo continuo intento, da parte del mondo cinematografico, di volerci ficcare supereroi dovunque. E no, non c’entrava niente il fatto che lui, nel suo inconscio, si sentisse profondamente come il cattivo di quei film e telefilm: sempre stronzo, sempre odiato da tutti, sempre sfigato. Che viene distrutto con due semplici mosse-cazzata che farebbero cadere le palle anche a un.. un qualcosa con le palle.
Si morse la lingua, mentre aspettava – senza alcuna pazienza – il suo caffè in una coda di venti persone. Diavolo, non era capace nemmeno a trovare dei modi di dire interessanti. Proprio come i cattivi: a loro spettavano soltanto le battute banali e scontate, mentre ai supereroi, loro sì che si beccavano i monologhi e tutta la simpatia.
“Stark un cazzo”, borbottò tra sé e sé vedendo lo zaino di “Iron Man” di un ragazzino poco avanti a lui. Si guardò un altro po’ intorno, sempre più nervoso, perché quella fila era davvero lentissima a scorrere e, soprattutto, dov’era finita la sua piccola palla al piede personale?
“Ma sei ancora qui, tu?”
Blaine comparve dietro di lui con in una mano una busta sospetta, e nell’altra il telefono. “Sebastian, stavo per chiamarti, dovevamo essere a casa mezz’ora fa!”
Blaine sarebbe stato il perfetto supereroe, pensò. Sempre gentile, sempre pronto a fare la cosa giusta. Blaine aveva degli occhi magnetici che avrebbero convertito dalla sua parte anche il peggior arcinemico di sempre. Dopotutto era bastato uno sguardo per sciogliere lui, e lui nel mondo dei supereroi sarebbe stato di certo il villain, il nemico da sconfiggere, quello cattivo e spaventoso, a cui era destinata una sorte infelice. Ripensò ai primi tempi con Blaine, a quando Blaine lo odiava, per via della granita ricevuta in piena faccia, e il successivo ricovero all’ospedale. Sebastian non era ancora riuscito a perdonarsi per quella cosa, e forse non lo avrebbe fatto mai. Non solo: ripensò a tutte quelle volte in cui aveva tentato di far breccia nel suo cuore, ma il suo posto era già stato occupato da Kurt. Un altro ragazzo con un passato triste e un futuro radioso, che col passare del tempo era diventato sempre più forte e fiero: una storyline da vero supereroe, insomma.
I supereroi, pensò, si mettevano sempre insieme tra di loro. Non si era mai visto un buono che finiva con un cattivo. Per un attimo, quindi, si chiese il perché, alla fine, Blaine avesse scelto proprio lui: il cattivo. Quello che non otteneva mai “la ragazza”, nei film. Blaine gli lasciò un bacio a stampo senza la minima esitazione.
Forse non si meritava tutto questo. Dio. Era così innamorato di Blaine da sentirsi quasi stupido.
“Chi è che si è fermato venti minuti a comprare non so cosa?” Replicò Sebastian, fulminando con lo sguardo il suo adorabile ma petulante ragazzo. Ragazzo? Non ne avevano mai parlato seriamente. La rottura con Kurt era successa in modo inaspettato e frettoloso, e il loro successivo vedersi lo fu ancora di più. Ma uscivano insieme da mesi, ed era un rapporto esclusivo... In effetti, non sapeva bene se Blaine lo vedesse come il suo ragazzo o, più semplicemente, come un amico un po’ speciale. In qualche modo, l’ipotesi di non essere ufficialmente il ragazzo di Blaine lo faceva impazzire.
“E poi, non rompere. Faccio subito.”
“Ma ti serve proprio questo caffè?” Lo esortò Blaine, tirandolo per un lembo della giacca, “Non possiamo prenderlo a casa?”
“Sì, e no, non rompere.”
Blaine, a quell’affermazione, non rispose più. E Sebastian lo sapeva che si era offeso, uscivano insieme da tre mesi insomma, lo conosceva abbastanza bene; tuttavia, era troppo nervoso per badare al nervosismo del suo fidanzato, e quindi si limitò a girarsi di nuovo e aspettare il suo posto in fila. Oh no, una ragazza aveva la maglietta di Supergirl, sotto a un giubbottino di jeans. Si ritrovò a maledirla tra sé e sé: hai diciotto anni, cazzo, non potresti vestirti da mignotta come fanno tutte?
“Mi spieghi che ti prende?” Disse dopo un po’ Blaine che, nel frattempo, si era affiancato a lui e stava cercando il suo sguardo. “Che ti ho fatto ora?”
“Niente. Non ce l’ho con te.” Il tono di Sebastian si fece più morbido. Era il suo modo di dire scusa. A Blaine bastò, tanto che annuì con un breve cenno e sorrise come se fosse tutto passato. Visto? Paziente e comprensivo. Come un vero protagonista/supereroe. Basta, doveva pensare ad altro.
“Che hai nella busta?”
Blaine si illuminò alla domanda, tanto che i suoi occhi sembrarono ancora più ambrati, per un secondo. Sebastian pensò che fosse troppo bello, con quella sua innocenza e dolcezza, la polo aderente che finiva dentro al jeans. Fino a che non lo vide tirare fuori dalla busta dei fumetti.
Dei fottuti fumetti sui supereroi.
“C’erano Superman, e Wonder Woman! Dovevo prenderli, no? Così poi li leggiamo insieme e vediamo le differenze con i film!”
“Blaine.”
“Che c’è?”
“Blaine.”
“È il mio nome”, fece lui, puntando i piedi e fissandolo.  Aveva già capito, dal tono di voce.
“Supereroi? Sul serio?”
“Sì. E allora?”
“Quanto hai speso per questa roba?”
“Che ti importa? Sono soldi miei. E poi, sono solo fumetti. Mi stai guardando come se avessi appena comprato... che ne so, della droga.”
“Avrei preferito.”
Blaine lo guardò torvo, ma in quel momento il famoso caffè di Sebastian arrivò, quindi il piccolo momento si interruppe per permettergli di pagare e uscire dall’affollatissimo Lima Bean.
Camminavano fianco a fianco, senza dire niente. Blaine era preso nei suoi pensieri, ma non sembrava irritato. Il rumore della busta con le armi del delitto faceva un rumore fastidioso, di plastica strofinata. Sebastian sapeva che stesse esagerando, che il suo comportamento fosse stato irrazionale e aggressivo verso Blaine. Era burbero, ma non stupido. Si prese un secondo di più prima di porgergli, a modo suo, delle piccole scuse.
“Hai notato che, di venti persone in fila, almeno cinque o sei avevano magliette, zaini o accessori collegati ai supereroi?”
“Eh?” Blaine voltò la testa verso di lui, un po’ confuso. “Non ci ho fatto caso.”
“Io sì.”
Blaine continuava a fissarlo, cercando di capire dove volesse arrivare. Alla fine, Sebastian sospirò, fermandosi in mezzo a un marciapiede non affollato, e lo guardò dritto negli occhi. “Ma perché ti piacciono così tanto?”
Blaine fu preso contropiede: si strinse un po’ nelle spalle, cercando la risposta più adatta: “Non lo so… mi piacciono i personaggi!”
“Lo sapevo. Non avevo dubbi, dopotutto tu saresti un perfetto supereroe.”
Blaine trasalì. Sembrava stesse cercando di non ridere, perché aveva capito che la domanda fosse – paradossalmente – seria. “Io?”
“Sì Blaine, tu. Guardati – saresti il classico supereoe che spegne gli incendi, salva le vecchiette e tutto il resto. Sei impulsivo e a volte fai delle cazzate, ma le fai con il cuore e per questo la gente ti ama.”
Blaine arrossì, anche se non era molto sicuro che fosse un complimento. “Ehm.. grazie?”
“E io?”
Blaine si avvicinò un po’ di più a lui, inarcando un sopracciglio: “Tu?”
“Pensaci. Io sarei lo stronzo di turno.”
Blaine sospirò, rilassando improvvisamente le spalle: “Ma dai, Sebast-“
“No, dico sul serio. Io sono l’anti-eroe. Sono uno stronzo, arrivista e manipolatore. Mi avrebbero rifilato una mascherina orribile e tu mi avresti dovuto sconfiggere. In uno di quei fumetti che ti sei appena comprato, io e te saremmo l’uno contro l’altro.”
“Non sei così.”
“Blaine, pensa alle foto di Hudson, pensa a Karofsky. Sono un bullo e lo sai. Ti ho lanciato una granita.”
“Sebastian, è passato.” Enfatizzò lui, afferrandolo per le braccia, ma Sebastian si tirò un po’ più indietro.
“Il fatto che ora tu stia bene non significa che sia passato. E comunque, a me dà fastidio tutta questa storia dei supereroi. Perché se fossimo nel mondo dei supereroi, tu non ti saresti mai accorto di me, saresti rimasto con Hummel e avreste avuto tanti piccoli figli supereroi. E io avrei continuato ad amarti in silenzio e probabilmente a finire delle parole crociate in una cella super-atomica con dei campi magici anti-supereroi. Da solo.”
Blaine attese che tutto lo sfogo finì. Dopodiché, piano, inclinò leggermente la testa, il tono di voce soffuso e concitato.
“Sei innamorato di me?”
Cazzo.
Oh cazzo.
Cazzarola.
Sebastian in quell’istante avrebbe tanto voluto il superpotere di sparire.
“No.” Disse subito. Ma poi si corresse: “Sì. Forse. Può darsi. Succede.”
“Succede!?” Replicò Blaine, che sembrava sul punto di implodere. I suoi occhi ambrati lo fissavano intensi, come se da lì non avesse scampo.
“Nel senso. Okay.”
Sebastian non aggiunse altro. Insomma, non c’era molto altro da aggiungere. La frittata era fatta. Aspettava solo il momento in cui Blaine gli avrebbe riso in faccia. Invece, Blaine lo abbracciò strettissimo, sollevandosi con uno slancio che costrinse Sebastian ad afferrarlo, e poi lo baciò sulle labbra, noncurante, di nuovo, del fatto che fossero in un luogo pubblico, o che qualcuno potesse vederli.
“Lo sai perché mi piacciono tanto i supereroi?”
“Perché sono tutti incredibilmente palestrati e indossano abiti di dubbio gusto?”
Blaine ridacchiò. “No, idiota, quello è il motivo per cui piacciono a te. Mi piacciono perché mi ricordano che anche l’uomo più veloce del mondo avrà sempre bisogno della sua Iris West.”
“Eh.” Sebastian non capiva.
Aspetta.
“Io non sono Iris West.”
“Oh sì”, sorrise Blaine, tutto divertito. E Dio, come faceva Sebastian ad offendersi, se Blaine gli sorrideva in quel modo? “Sei Iris West, e anche Lois Lane.”
“Blaine senti. Va bene che io l’ho sparata grossa, un minuto fa, ma tu ora stai un po’ esagerando.”
“Io ho bisogno di te.”
Sebastian si fermò di colpo, prima che potesse allontanarsi da lui e girare i tacchi per andare via. Non pensava di aver capito bene, dopotutto c’era tutto quel rumore di uccellini e di silenzio urbano, a confonderlo. Ma non è che avesse proprio voglia di chiedergli di ripeterlo, non si poteva mai sapere se Blaine per caso cambiasse idea tutto all’improvviso. Quindi si limitò solo a dire: “Okay.”
Blaine guardò il pavimento, arrossendo un altro po’. “Okay…”
“Quindi stiamo insieme.”
Era una domanda, ma non uscì proprio con il punto di domanda. Blaine sorrise e annuì, forse si stava imbarazzando un po’ anche lui. Meno male, così Sebastian non si sentiva l’unico scemo, là in mezzo.
Poi, Blaine confermò: “Stiamo insieme.”
A Sebastian tanto bastava. D’improvviso, tutta l’insicurezza e la rabbia erano sparite di colpo, e lui era tornato a essere il solito ragazzo arrogante, sicuro di sé e beffardo, con il ghigno e la risposta sempre pronti. Si limitò a dire solo un “Bene allora”, e così facendo riprese a camminare lungo il marciapiede deserto, sorseggiando un caffè che nel frattempo era diventato freddo. Blaine, accanto a lui, stava sfogliando il fumetto di Superman che aveva comprato giusto poco prima, canticchiando una canzone.
Sebastian lo guardò con la coda dell’occhio: “Canti anche mentre leggi fumetti di Superman? Dio, se tu avessi i superpoteri, sicuramente avresti un potere assurdo tipo, di far finire le persone in un musical costringendo tutti a cantare.”
“E tu saresti dentro a quel musical”, commentò Blaine giusto per tenergli testa, e Sebastian rabbrividì al pensiero di una versione di lui tutta sorridente, che intonava canzoncine completamente ridicole.
I’m your super friend-
“No, Blaine, io non ballerò mai il tip tap.”
 


***

Angolo di Fra

Ragazzi, che vi devo dire. Non ho più l'età per tutti 'sti feels Seblaine. 

 
   
 
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