Vorrei che il terrore fosse poesia.
Poesia cruenta, scritta lasciando pezzi di inchiostro
che bagnandosi per le lacrime che mi scuotono tutti i nervi
assomigliano a dei segnali di fumo di quelli che si sono persi da qualche parte
e sperano che la loro voce sia tanto forte da farsi sentire.

Vorrei che la tristezza fosse poesia.
Poesia melanconica, lasciata su uno scaffale a prendere polvere
e a sbiadire di giorno in giorno e a diventare di un giallo smorto, scolorito
come la pelle di chi non può mantenersi in piedi e si abbandona al paradiso.

Vorrei che la poesia non fosse misericordiosa: mi guarda e sorride, mi accarezza e mi perdona
soffre quand'io soffro, piange quand'io volgo il capo e accuso il colpo
scrollando le mie spalle e mettendo le mani nelle mie tasche.
Dolcemente mi sorride e sorride come chi mi asciuga gli occhi
anche quando non ho veramente pianto
come chi si scorda delle domeniche di maggio in cui ho strattonato le stesse sue braccia
che adesso stringo e ringrazio disperatamente
e mi vuole bene nella stessa maniera :
perché chi ama ne troverà la forza e sarà capace di darne il doppio a chi ne ha paura.
Preziosa, è la misericordia
di chi ti ascolta piangere nei giorni più freddi, nei giorni più gelidi
ed ha il coraggio di porti una coperta per l’inverno.
Di chi ti sorride e non chiede nulla, di chi non chiede ma capisce.
Preziosa, è la misericordia
di chi sa leggere tra le righe
di chi ti guarda negli occhi col dono di chi comprende
e ti abbraccia, ti stritola, ti grida di tornare a casa
da chi ti ama.