Fanfic su artisti musicali > Placebo
Ricorda la storia  |      
Autore: Soul Searcher_and Noise Maker    06/06/2009    4 recensioni
Magari sua madre di nascosto canticchiava l'Opéra e suo padre intonava Mozart; e Barry, su quel pavimento, componeva un ritmo per batterie che avesse a che fare, magari, con l'inquietitudine. Già s'immaginava l'imitazione del tuono e lo scoppiare del lampo! E lui, con la chitarra, la scia.
{ Brian and Barry; NO incesto. }
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Brian Molko
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Prima di leggere, è giusto spiegare un po' di cose, tanto per far capire al povero malcapitato in questa storia di quel che si parla.
Innanzitutto NON si trattano tematiche come l'incesto o roba simile, anzi: affetto, per così dire, fraterno. Semplice.
Barry, in caso non si sappia, è il fratello maggiore di Brian Molko; il riferimento che troverete alla Chiesa ed alla assenza, in una frase, è dovuto al fatto che la madre di Brian era molto religiosa e suo padre, uomo d'affari, era sempre fuori casa.

Detto questo, buona lettura; il resto delle note sono a fine storia.

B for [Barry and Brian] Brothers.

 

 

 

Barry era un uomo molto impegnato; si sentiva dai passi ritmici sul pavimento, quasi avesse una segreta passione per la batteria. Se lui sentiva così nel sangue la musica, l'Arte, doveva pur esserci qualcun altro, in quella famiglia.
Magari sua madre di nascosto canticchiava l'Opéra e suo padre intonava Mozart; e Barry, su quel pavimento, componeva un ritmo per batterie che avesse a che fare, magari, con l'inquietitudine. Già s'immaginava l'imitazione del tuono e lo scoppiare del lampo! E lui, con la chitarra, la scia.
A Brian scappò un sorriso, mentre, nel guardare il soffitto, se ne stava con il capo sul pavimento ed i piedi sul letto - tutto al contrario, tutto capovolto, come lui? - ancora ad ascoltare quel lento, irregolare rumore.
A lui non avevano mai cantato ninnananne, probabilmente rifiutavano così tanto esprimersi con la musica che l'avevano lasciato nel freddo delle coperte, a riscaldarle da solo. Il pavimento era una crudeltà più sincera; era freddo, e tale rimaneva, anche sotto il suo fiato - caldo, ed eccitante. Così intenso da macchiare la stoffa.
Chi ha mai detto che tutti gli amanti siano adulti?
Ma i passi di Barry non erano labbra magari velate di ambiguità che gli si posavano sulla fronte, non erano una rimboccata di coperte fugace, lì dove lui era sempre stato nudo, e mai solo. Erano un cullare di percussioni, regolari come lancette, frenetiche all'improvviso; la conferma della sua presenza, lì, in quella casa, dove tra Chiesa ed assenza non v'era mai rumore.
Solo musica. La sua. Ma non sola, stavolta.
Era come guardare un'opera d'Arte e potervi vedere quel che più appagava; un incoraggiamento - a lui piaceva sentirlo così - che aveva bisogno d'essere interpretato, per sentirsi famoso. Come lui aveva bisogno di sentirlo, per non cadere dentro la solitudine di una chitarra; nei calli che aveva sulle dita, in quelle goccioline di sangue, perdeva troppo sè stesso. O forse lo ritrovava ancora più truccato di prima, in gonnella, a recitare. Perché non aveva altro che i suoi personaggi, bizzarri e divertenti.
Barry era un uomo molto impegnato, ma soprattutto uomo, nonostante fosse bello; era il maggiore, e questo faceva di lui una colonna d'Ercole, così puntata verso l'alto, così ambiziosamente accettata, con la forza o meno.
Lui, invece, era una povera Torre di Pisa troppo inclinata, che andava schiantandosi al suolo, o quasi; ma erano pur sempre due Torri, simili e solitarie. Entrambe. Ed era per questo che Brian non si sentiva solo, quando lui era a casa, perché sapeva che in quel puntare in alto non era l'unico - e quindi, non era neanche relativamente in mezzo ad un deserto che lo ricopriva, lentamente.
Forse bastava crescere, cominciava a chiedersi se non ci volesse qualche centimetro in più anche nel suo carattere, quello che restava nascosto tra una corda e l'altra, nei piccoli spazi tra una parola e quella dopo, nelle ombre delle lettere; ma non avrebbe mai potuto saperlo. C'erano cose che perfino quella batteria non lasciava intendere. L'interpretazione si fermava là dove prendevano vita le parole del pittore, e la fantasia si bloccava.
Un nodo di domande e di dita. Come un crampo.
Il segreto era nella voce di suo fratello, così diversa da quella di suo padre; perfino il portamento, il modo di tenere il telefono fra le mani e riuscire ad essere l'abile giocoliere tra contratti, scartoffie da scrivania ed ancora affari. Perché lui, pur seguendo un percorso già esistente nella mente dei loro genitori era riuscito a percorrerlo con le proprie etichette e le proprie strade; ecco cosa faceva di quel grigiore negli occhi una pietra rara.
Barry era cresciuto, e lì Brian aveva capito che era stato semplicemente costretto ad essere grande; la responsabilità del primo figlio aveva gravato sulle sue mani. Aveva sempre pensato che le mani affusolate e dalle dita lunga di Barry fossero mani da pianista; non certo da chirurgo, come sosteneva fiero suo padre, e come non era diventato il maggiore. E quell'adagiare i piedi sul pavimento era la sua lenta consolazione di quello che, tempo addietro, avrebbero potuto essere dita di un amante, su una scala che non fosse necessariamente sempre e solo successo.
Poteva intuire anche quello: l'amarezza inconscia in ogni particella di grigio-azzurro; ma per capirla, avrebbe dovuto parlare col pittore: suo padre. Buffo come la cosa che si disprezza è esattamente quella che si compie. Buffo che i loro nomi iniziassero con la stessa lettera, e poi, improvvisamente, andassero a cambiare tonalità.
Buffo, tutto. Tragicomico, a volerlo meglio definire.
Quel che non capiva, era quella nota di rimprovero che negli occhi di suo fratello non aveva mai visto - e che avvalorava le sue teorie; in tal caso, era solo tragico. Tragicamente furbo che Barry avesse trovato comunque un modo per farsi sentire.
Rotolò lentamente sul fianco, con l'orecchio a sfiorare le mattonelle.
La batteria cessò.
Le più belle armonie sono state prima sogni, tra le dita degli Artisti.

*

"Barry?"
"Sì, Brian?"
Davanti la porta della sua camera, il minore gli dava comunque le spalle. L'orgoglio di una piccola pulce che non vuole lasciarsi vedere sconfitta da un occhio nero lo spingeva a rimanere nell'ombra, sorrisino compreso quando sentì quelle scarpe nere, lucide, percorrere ancora quel suolo.
Silenziosa vittoria, la sua.
"...no, nulla".

 

 

 

 

 

 

N/A

Iniziamo con la burocrazia, che è la parte più noiosa.
Barry e Brian Molko non mi appartengono ed io a scrivere su di loro non c'ho guadagnato neanche una monetina dell'antica età romana; peccato, eh.

Onestamente non mi ha soddisfatta per niente; temo di non aver scritto quel che volevo davvero esprimere, e questo mi da non poco ai nervi. Volevo scrivere qualcosa di più dettagliato, perché non posso dire che non sia sentito, quello lo è fin troppo. Ma mi è sfuggita di mano nel verso sbagliato; e lo ha fatto quando aveva una dedica speciale. Che tempismo!
Ma ora, passiamo alla dedica, che è la parte più carina.

A mio fratello maggiore.
Quando scrivevo, ascoltavo "L'orologio degli dei" di Allevi. Penso non ci sia bisogno di scrivere altro.

Io vi saluto.
Suvvia, le note erano corte, non vi ho annoiato. :3

Au revoir!

  
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Placebo / Vai alla pagina dell'autore: Soul Searcher_and Noise Maker