Damon, implied!Stefan
fluff, malinconico
bromance
flash di 500 parole

È sempre stato amore, non è vero?
La consapevolezza che l’odio che sentivamo era paura di esserci perduti, di esserci dimenticati chi siamo. Perché esistiamo solo insieme, e possiamo davvero morire solo insieme.
Ho fatto un lungo giro, Stefan, per allontanarmi e tornare da te.
Ho vissuto tanto, troppo, troppo poco?
Più di quello che è concesso a qualcuno di assaporare, più di quanto sia condannato a sopportare.
Abbastanza perché la mia anima stanca si ripiegasse su se stessa, contorcendo in modo impietoso e innaturale tutto quello che ero.
Il fratello che guardavi con i tuoi occhi di bambino e che ero fiero di essere, l’uomo fragile che ero diventato a dispetto della mia facciata sfrontata e dei lampi che mi attraversavano il cuore.
Mi hai portato con te nella morte e mi hai donato la tua vita; l’ho vissuta in modo di non deluderti?
Sessant’anni senza di te, con questo sottile veleno che è rimasto come un retrogusto sulla mia lingua anche nei momenti più dolci.
Ho avuto una bambina, Stef. Decisamente meglio di un maschietto, non trovi?
Poteva somigliare a nostro padre, e ce l’avrei fatta solo con te accanto. Sorridi, non mi credi?
Pensi che sia stato amorevole, che abbia fatto anche la tua parte in modo da non farti vergognare di me?
Sarebbe potuta essere tua figlia, se non mi avessi salvato da Katherine, lo sai.
Anche Elena qualche volta si è commossa guardando nei suoi occhi, che sono del colore dell’acqua marina, e con la luce del tramonto si accendevano di riflessi più verdi.
Ho dato valore a ogni singolo giorno, perché questa è un’esistenza mortale. Io e te saremmo solo ricordi di secoli passati, polvere pesante ed esausta, neppure fili d’erba nuova.
Invece abbiamo lottato, odiato, amato e pagato per tutto questo, infinite volte.
Quando hai aperto quella porta, nove anni prima della fine, abbiamo capito che era finito il tempo di fuggire, era la resa dei conti.
Una donna ci ha strappati uno all’altro, un’altra ci ha ricuciti insieme.
Sono tornato in questa città e in questa casa per maledirti, Stefan, per darti l’eternità di sofferenze che da bravo bugiardo ho promesso senza mantenere.
Volevo rovinare tutto ciò che desideravi, annientare il bisogno che avevo di te insieme alla tua ingombrante esistenza, che non mi lasciava essere cattivo fino in fondo. A che scopo esserlo, però, senza vedertene testimone dolente, e come esserlo con te che mi guardavi con disprezzo?
Non dovevi volermi vicino, quello era il gusto di esserci. Quello e la pace che solo averti sotto i miei occhi mi dava.
Ti ho pregato di temermi, provocato a disprezzarmi, ho cercato di farti reagire alla mia presenza perché non potessi ignorarmi neppure un secondo.
Ora questa porta si è aperta di nuovo, e dovrei essere triste, sarebbe giusto così.
Ma la mia dimora eterna sei tu, Stefan; mi stringo tra le tue braccia come un quadro che torni nella sua cornice, mentre una felicità quasi insopportabile mi accarezza l’anima.
Ciao, fratellino.