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Autore: ellephedre    25/03/2017    13 recensioni
Storia fortemente integrata nella mia saga di Sailor Moon.
Primo capitolo: Cosa succede se i protagonisti maschili della storia si ritrovano gettati tutti insieme in un sogno al limite dell'assurdo? E se devono rispondere a domande molto personali, condividendo le risposte?
Tra chi impazzisce, chi picchia e chi si scopre, l'esperienza sarà rivelatoria per tutti.
Secondo capitolo: e ora tocca alle ragazze, al tempo in cui sono ancora spensierate quattordicenni. Cosa chiederebbero con davanti un foglio in grado di dare loro qualunque risposta sul loro futuro?
Terzo capitolo: torno a parlare dei personaggi maschili. Questa volta c'è anche Haruka.
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Inner Senshi, Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny, Yuichiro/Yuri | Coppie: Mamoru/Usagi, Rei/Yuichiro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda serie, Dopo la fine
Capitoli:
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Divertissement


 

Divertissement

 

Autore: ellephedre

 

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.

 


 

Divertissement - Un anno dopo, i ragazzi

     

 

Attraversato da una scossa, Mamoru scattò a sedere. Sbatté le palpebre, guardandosi intorno. Spazio bianco senza fine e un kotatsu, su cui era seduto.

Oh, no.

Rimase in attesa, scrutando l'orizzonte. Se gli eventi andavano secondo il copione della volta precedente, presto qualcuno lo avrebbe raggiunto.

Il silenzio assordante del luogo iniziò a inquietarlo. «C'è qualcuno?»

La risposta arrivò sotto forma di uno strofinio di tela. Sotto il kotatsu qualcosa stava... strisciando?

Provò a sollevare la tovaglia che gli copriva le gambe. Sobbalzò quando l'orlo si scostò da solo all'altro capo.

«Uahh!» Yuichiro Kumada emerse all'aria aperta. «Ma dove-?» Si voltò e lo vide. «Mamoru!»

Mamoru emise un sospiro di sollievo. «Ben arrivato.» Provò a guardare sotto il ripiano in legno, per curiosità. Non sentiva nessun vuoto, da dove era uscito Yuichiro?

Lui iniziò a comprendere la situazione. «Siamo davvero di nuovo dentro quella specie di...?»

«Già.»

«È un incubo!»

Mamoru concordava. Si sentì colpire sulle ginocchia e ritrasse le gambe.

Due voci si levarono da sotto il tavolo.

«Aargh!»

«Cos-?»

«Non toccarmi!»

«Spostati!»

«OUF!»

Alexander e Gen sgusciarono fuori come due anguille.

«Stavo soffocando!» Alexander si teneva la gola

Gen aveva la faccia rossa e stava incavato con le spalle, una smorfia di dolore sul volto. Quando Mamoru intuì quale parte del corpo stesse proteggendo con le mani, lo compatì.

Alexander si girò. «Ah, eri tu? Perché stai facendo quella faccia?»

Gen parlò con voce strozzata. «Mi hai colpito sulle palle!»

Alexander soffrì per lui. «Scusa.» Notò per la prima volta i propri dintorni e spalancò la bocca. «Oh my God!»

Mamoru non avrebbe saputo dirlo meglio.

«Ci siamo cascati di nuovo!»

«Non è colpa nostra. Siamo manovrati e di fatto prigionieri.»

Gen ancora digrignava i denti. «Questa volta non potresti tirarci fuori tu?» 

Mamoru scosse la testa. «Se solo ne fossi capace...» Comunque ricordava un particolare. «Nella vita di tutti i giorni non abbiamo memoria di questi episodi. È ciò che conta.»

Yuichiro si stava mettendo le mani tra i capelli. «Per fortuna! Con tutto quello che ho detto su Rei la volta scorsa, non avrei più il coraggio di guardarla in faccia.»

Alexander stava analizzando il vasto spazio bianco che si estendeva all'orizzonte. «Shun non c'è? E perché questo tavolo ha sei posti adesso?»

Vero, notò Mamoru. Sia Alexander che Gen avevano spazio per almeno una persona accanto a loro.

Vicino ad Alexander iniziò a materializzarsi una forma.

Yuichiro fece un saltello sulla sedia, poi notò cosa - chi - stesse apparendo. «Eccolo!»

Shun Yamato si presentò piegato in avanti sul piano del kotatsu, addormentato.

Gen era ancora di cattivo umore. «Anche io volevo arrivare così.»

«Guh!»

Il suono di un vagito li immobilizzò tutti.

Shun si svegliò di colpo, mettendosi dritto. Da sotto la tovaglia tirò fuori una bambina, portandosela al petto. «Shh, va tutto bene. Cosa ci facevi sotto un...?» Notò da chi era attorniato. «Ehi.»

Gen era incredulo. In quel sogno c'era una ragazzina?

La piccola si voltò in braccio a Shun Yamato. Sorrise, mostrando sei minuscoli denti. «Hii!»

Alexander corse ad accarezzarle la testa. «Mi-chan! Quanto sei cresciuta!»

Shun era confuso. «Ma siamo per caso tornati a-?»

«Sì» confermò rassegnato Gen.

«Oh.»

Mamoru era stranito. «Quella è tua figlia?»

Shun annuì e strinse più forte Arimi, sentendosi poco sicuro. Le tastò la fronte. «Come va con la febbre, sweetie?» Faticò a credere alla temperatura che sentiva contro la mano. «Non ce l'hai più?» Sollevò la tutina di lei, sulla schiena, per sentire se il pigiama fosse madido di sudore, ma contro la sua mano il tessuto di cotone era completamente asciutto. Sua figlia si agitava serena tra le sue braccia, cercando di voltarsi verso le persone che la guardavano.  Shun la baciò sulla guancia. «Stai davvero meglio?»

Gen si sentì a disagio nell'assistere a manifestazioni d'affetto tanto intime.

Mamoru comprese la situazione. «La bambina era malata?»

«Forse lo è ancora - nella realtà, intendo. Stava dormendo contro il mio petto. Ha un brutto raffreddore e solo da poco sono riuscito a far scendere la temperatura a 37 e mezzo.» Shun provò a strizzarle il nasino, per sentire se c'era ancora del muco, ma Arimi lo allontanò con le mani. Il suo respiro non era più ostruito.

Alexander continuava a giocarci. «Guarda come protesta! Fammela tenere.»

Shun gliela cedette, incerto. «Sembra stia bene.»

«Be', questo è un sogno. Le avranno permesso di accompagnarti perché non saresti stato tranquillo sapendo che stava male, lontano da te.»

Aveva senso, pensò Shun.

Alexander sollevò la piccola tra le braccia, per osservarla meglio. «Sei cambiata tantissimo in due mesi!»

«Ora cammina bene.»

«Sul serio? Fammi vedere, bimba!» Alexander appoggiò Arimi sul tavolo, causandole una risatina di gioia. La sua allegria si diffuse al resto dei presenti. Solo Gen provò ad astenersi: si trovavano per caso in un asilo nido? La bambina si voltò su se stessa e, dopo un momento di incertezza, puntò dritta verso Yuichiro, buttandosi tra le sue braccia.

Lui la accolse contro il petto. «Ciao!»

«Hii!»

C'era una cosa di cui Gen era felice: finché la piccola faceva il suo show, la loro tortura non sarebbe iniziata.

Arimi indicò con un dito Yuichiro, premendogli il minuscolo polpastrello contro lo sterno. «You?»

«Cosa c'è?»

«Vuole che tu le dica il tuo nome» spiegò Shun.

«Ah.» Yuichiro appoggiò la mano su di sé. «Io Yuichiro. Tu?»

«Limi!»

La storpiatura del nome causò un sorriso anche a Mamoru. Arimi si voltò verso di lui, puntandolo. «You?»

Mamoru si divertì a sentirla parlare in inglese. «Mamo-chan.»

Mamo-chan? si stupì Gen. Ma fu l'unico a essere sorpreso da quanto Mamoru Chiba fosse pronto a entrare in confidenza con una bambina.

Gen si ritrovò sotto l'attenzione di tutti. Arimi Yamato stava indicando lui.

«Ehm... Io sono Gen.»

«-En!»

A malincuore, Gen la trovò tenera a sua volta. «L'ultimo posto sarà per lei» ipotizzò.

Shun Yamato si riprese sua figlia. «Devi spostarti, Fox. Meglio che Mi-chan sia seduta accanto a me.»

Non terminò neppure di dirlo: il kotatsu si deformò su un angolo, allungando la propria materia come in un film dell'orrore. Trattennero tutti il respiro, allontanandosi, finché non capirono la forma che stava prendendo la nuova appendice in legno.

«È... un seggiolino?» Prima di avvicinarci Arimi, Shun lo tastò più volte con le mani, come se potesse morderlo. «Non sono sicuro di volerla appoggiare lì.»

Udirono un fischio. Qualcosa stava cadendo dal cielo. L'oggetto rimbalzò sul tavolo e si appoggiò morbidamente sull'angolo dedicato all'infanzia. Era il peluche di un cane, notò Gen.

«Maiii!» urlò Arimi, sporgendosi per raggiungere il giocattolo. Shun smise di trattenerla.

«È il suo peluche?» domandò Mamoru.

«Sì» rispose Shun, incredulo. «È Mai, il suo cagnolino.» Appoggiò sua figlia dentro il seggiolino, infilandole le gambe negli appositi spazi. «Guarda quante comodità per te. Ti viziano.»

Gen alzò gli occhi al cielo inesistente, cercando di moderare le parole. Ricordava la punizione che aveva ricevuto l'ultima volta che si era espresso contro chi controllava quel sogno. «Potrebbero dare qualche regalo anche a noi.»

Mamoru strinse i denti, aspettandosi la caduta di qualche foglio pieno di domande. Non accadde nulla.

Yuichiro non poté fare a meno di notare che il loro kotatsu aveva ancora un posto vuoto. «Chi manca?»

Udì un'improvvisa melodia. Un petalo rosa volò accanto al suo viso.

Gen affinò l'udito. «Cosa sono questi... violini?»

Alexander sbuffò. «È la melodia dell'incombenza.»

La musica risuonò sempre più forte. Mamoru si voltò, sapendo chi stava arrivando alle sue spalle.

Haruka Tenou fece il suo ingresso trionfale. «Sono la guerriera del vento e della forza!» Fece una giravolta. «Io sonooo... Sailor Uranus!»

Le era partita qualche rotella, pensò Mamoru. «Sei in pigiama.»

Haruka incrociò le braccia, rimuginando sulla questione. «Questo non sminuisce la mia importanza.»

Mamoru si alzò. «Ti spiego cosa sta succedendo.»

«Non serve. Sono venuti a dirmi che potevo assistere a un incontro in cui perdevate ogni dignità e ho accettato volentieri l'invito.»

Mamoru era confuso: Haruka non sembrava trovare strana la situazione, come se vi fosse abituata.

Lei glielo confermò facendo svolazzare la mano. «Faccio sogni molto più strani.» Fece il giro del kotatsu per prendere posto, poi notò di fronte a chi sarebbe stata seduta. «Gaijin» sentenziò.

«Tenou.»

Gen aveva molte domande per lei. «Con chi hai parlato per venire qui?»

Haruka fece spallucce. «Non conosco la sua identità. Ehi, cosa ci fa una bambina in mezzo a voi? E lui chi è?»

Shun si presentò. «Mi chiamo Shun Yamato. Sono amico suo.» Indicò Alexander. «Lei è mia figlia Arimi.»

Osservandolo, Haruka strinse gli occhi. «Per caso ti ho già visto da qualche parte?»

A Shun non sembrava, anche se, pensandoci bene...

Gen stava cercando di afferrare un ricordo perduto. «Non pare anche a voi di aver già avuto Tenou e Yamato nella stessa stanza?»

Alexander sapeva che Gen non si stavano riferendo alla realtà. «In un altro sogno?»

Mamoru era preoccupato. «Ce ne sono stati altri che non ricordiamo?»

Yuichiro rabbrividì: aveva la fortissima sensazione che l'intuizione fosse corretta.

Haruka appoggiò le mani sui fianchi. «Di che state blaterando? Ditemi invece chi è questo tizio! Non mi basta il suo nome, voglio capire cosa c'entra con noi.»

A Shun piacque poco quell'arroganza.

All'idea di spiegare tutto, Gen si stava già sfregando le mani. «Questa è una specie di intervista sulle nostre abitudini sessuali. A meno che non mi stia sbagliando, anche tu sarai una vittima.»

Haruka sollevò un sopracciglio.

Gen non si lasciò intimidire. «Siamo qui perché siamo legati alle nostre ragazze. In questo universo l'amico di Alexander fa coppia con Aino.»

Shun cominciò a sorridere a trentadue denti. «È vero.» Rilasciò un fischio. «Wow!»

«Ora ne sei felice?» commentò Alexander.

«Ho iniziato a seguire la carriera di Minako. Da lontano la trovo ancora più simpatica.»

«Le parole giuste per conquistarla.»

Shun non aveva simili preoccupazioni. «Tanto in questo sogno io e lei ce la spassiamo in una decina di posizioni diverse. Sono curioso di sapere quali.»

Alexander aveva un'idea della ragione. «Userai queste idee nelle tue sessioni solitarie?» Colse l'imbarazzo sfuggente di Shun e saltò sul posto. «Allora questo sogno ha delle basi nella realtà! Ti stai innamorando di lei? Vuoi che vi faccia reincontrare?»

Shun riuscì a scacciare il lieve rossore alle guance. «Vedete cosa mi tocca sopportare? Fox vede cuori dappertutto!»

Divertita, Haruka si accomodò al kotatsu. Chi l'aveva portata in quel luogo stava cominciando a mantenere le sue promesse.

Per trovare qualcuno con cui prendersela, Shun si concentrò su di lei. «Non mi hanno detto chi sei tu. Che significa 'Sono una Sailor'?»

Notò un'improvvisa tensione intorno a lui.

«Significa» iniziò Haruka, ma Mamoru le tappò fisicamente la bocca.

«Nulla. È una megalomane.»

Non sarebbe sopravvissuto all'occhiataccia di Haruka se non fosse stato il futuro sovrano della Terra.

Mamoru riuscì ad ignorarla. «Lei si chiama Haruka Tenou e sta solo sognando. È la ragazza di un'amica delle... ragazze.» Era scomodo non poter dire 'Inners'.

«Cioè, sei gay?»

Haruka gonfiò il petto. «Esatto.»

Al contrario di quanto si era aspettata, Shun smise immediatamente di dare importanza alla faccenda. «Quindi la tua ragazza conosce Ami Mizuno?»

«Certo, la conosco anche io. L'altro giorno Michiru ha dato ad Ami qualche consiglio per il suo matrimonio.»

Shun sobbalzò e afferrò Alexander per le spalle. «Già, tu stai per sposarti! E diventerai padre!»

Alexander si sentì avvolgere in un abbraccio, il più caloroso che avesse mai ricevuto dal suo amico.

«Congratulazioni! Vedrai che andrà bene!»

Alexander sentì rinascere quella briciola di nervosismo che stava cercando di sopprimere nella vita reale. «Per il matrimonio sono a posto. Per il bambino invece...»

«Ti sei buttato senza pensarci, hm?»

«No. Però...»

«Certo, è un grosso cambiamento. Non sai cosa ti aspetta: stai per dire addio alla vita che hai conosciuto finora.»

Così non lo aiutava. «Farò del mio meglio, ma sono preoccupato.»

«Ma va'!» Shun gli diede due pacche energiche sulla spalla. «Sguazzerai nella paternità come un pesce nel suo stagno! Tuo figlio diventerà un'estensione del tuo braccio appena sarà nato. Litigherai con Ami per tenerlo.»

Distratta, Haruka non stava ascoltando e si era permessa di focalizzarsi sulla bambina seduta all'angolo opposto del tavolo. Incrociò i suoi occhioni vivaci di piccolina. Bastò un'alzata di sopracciglia sagace per conquistare la giovane Arimi, che rilasciò una risatina. Haruka cominciò a mostrarle una serie di smorfie simpatiche.

«Farai le facce come le sue.»

Quando si rese conto che l'estraneo stava parlando di lei, Haruka si immobilizzò.

«Eh-ehm» tossicchiò, riprendendo contegno. «Si può sapere quando comincia la vostra prova?»

FIUUUUUUUUUUUU

Sollevò la testa, per capire da dove provenisse il fischio.

«Arriva» dichiarò terreo Mamoru.

Un tubo bianco giunse a razzo in mezzo a loro. Rimanendo sospeso per aria, l'oggetto emise sei diversi fasci di luce. Haruka fu sul punto di difendersi, poi si accorse che il raggio luminoso diretto a lei serviva solo a far materializzare un pezzo di carta.

Gen afferrò scocciato il proprio foglio. «Il format si è dotato di attrezzature più avanzate.»

Dal tubo in metallo partì una musichetta trionfale. 

FASE SENTIMENTALE

Mamoru non riuscì a credere alla scritta lucente che era apparsa un metro sopra le loro teste.

Gen aveva solo due parole per commentare. «Io scappo.»

Yuichiro lo afferrò per la collottola del pigiama. «Dài!» Dovette trascinarlo di peso verso il kotatsu. «Che amico sei se scappi? Non è più come l'anno scorso, no? Abbiamo imparato a conoscerti, siamo compari. Sappiamo che fingi di essere un duro.»

«Macché fingere!»

Per un attimo Yuichiro considerò l'idea di stare zitto, poi si fece coraggio. «Non te l'ho mai detto nella realtà, ma qui posso. Sei in grande conflitto per i sentimenti che provi nei confronti di Makoto, visto il futuro che attende lei e tutti quanti noi. Perciò cerchi di non lasciarti andare, ma te ne dimentichi il novanta per cento delle volte.»

Alexander scoppiò a ridere.

Gen strinse le labbra per non unirsi a lui. «Piantala, Golden Boy.»

«Non ti crede nessuno, Iron Man.»

Haruka drizzò le orecchie. «Perché questo nome da super-eroe?»

Alexander scosse la testa. «Era solo un modo per dargli dell'uomo di latta, per la sua testardaggine.»

«Ah, ecco. Ma Tony Stark non merita di essere citato invano.»

«Non sono un grande fan dei fumetti americani.»

Per Haruka era un sacrilegio. «Non meriti le tue origini statunitensi.»

Divertito, Alexander non replicò.

«Basta giocare» decretò Mamoru. Sicuramente a breve i loro fogli bianchi si sarebbero riempiti di istruzioni e lui non aveva intenzione di affrontare quella prova da solo. Anzi, se solo avesse potuto evitare di fare il presentatore....

Shun studiò la sua espressione. «Vuoi che ci pensi io questa volta?»

«Hm?»

«Se ti dà fastidio condurre, leggo io le domande e stabilisco i turni di risposta. Prometto di essere buono.»

Alexander lo guardò di sbieco. «Invece sarai diabolico. Ma è giusto che Mamoru passi la mano.»

Mamoru si sentì compreso e liberato di un peso. «Grazie.»

Alexander si permise un tono confidenziale con lui. «Questa volta liberati un po' di più, okay? Ti ho conosciuto meglio nell'ultimo anno, ma per me rimani un mistero. L'altra volta mi sono umiliato di fronte a tutti voi. Per equità, ora ricambia.»

Haruka si stupì di assistere a tanto affiatamento. Continuò a osservare, senza parlare, per capire cosa stesse succedendo in quel gruppo di improbabili compagni.

Shun tornò a parlare. «Signori, comincia lo spettacolo!» Indicò le righe di inchiostro che stavano apparendo sui loro fogli. Alzò il tono di voce per attirare l'attenzione. «Per soffrire meno e divertirci di più, consiglio di approcciarvi a questo esperimento come se fosse una specie di recita. Interpretate la parte che vi richiede lo show: siate brillanti, schietti, e profondi quando serve. Tanto nessuno vi giudica.»

Gen era sorpreso. «La volta scorsa tu eri molto più reticente.»

Shun ci rifletté sopra. «Ho imparato a rilassarsi. Si sta meglio così.»

Gen lo immaginava, ma...

«Pensala in questo modo» continuò Shun. «Se hai problemi nella vita reale, rivelarli ad alta voce qui dentro potrebbe aiutare il tuo subconscio a sentirsi meno oppresso.»

Haruka strinse gli occhi. In che razza di trip mentale era capitata?

Gen era dubbioso. «Alcune di queste domande puntano solo ad umiliarci.»

Shun non poteva contraddirlo. «Per questo ci vuole senso dell'umorismo. Cominciamo!» Abbassò gli occhi sul foglio e lesse. «'Benvenuti a questa prova, grazie della vostra collaborazione!' Ah, questa volta ci salutano. 'Rispondendo alle domande diventerete ancora più amici e aiuterete voi stessi.'» Lui non si fidava molto, ma era disposto a giocare. «'Fase sentimentale, prima domanda. Dichiarate l'amore che provate in questo momento per la vostra amata, con assoluta sincerità.'»

Ma non era un'intervista sessuale? pensò Haruka. E perché stava partecipando anche lei?

Gen era già imbarazzato, ma non emise un solo suono di protesta.

Shun si voltò verso Alexander. «Sei la persona migliore per iniziare.»

Alexander non aveva problemi, ma era curioso. «Tu come farai a rispondere, se si fa riferimento a una relazione che avrai in futuro?»

Shun ci pensò solo per un attimo. «Posso parlare del presente. Ho qualcosa da dire.»

«Non avevi detto che non eri innamorato di Minako?»

Infatti. E Shun si vergognava all'idea di dare voce a ciò che aveva in mente, ma era stato lui a chiedere a tutti di parlare senza remore, come fosse un gioco. Doveva dare l'esempio.

Scrollò le spalle. «Minako è diventato il prototipo della donna con cui sogno di stare. Nel film che ha fatto c'è questa scena in cui sorride... Lo fa in una maniera così genuina e dolce che finora mi sono rivisto il film un paio di volte, solo per arrivare a quel punto. Quando la vedo sorridere in quel modo, penso... che vorrei amare una ragazza che mi guardasse in quella maniera. Vorrei che avesse la sua faccia. Non che fosse lei» tentò di spiegare, «ma che fosse altrettanto bella e gentile, e che mi facesse lo stesso effetto.»

Dopo tanti anni che si conoscevano, Alexander stava vedendo Shun arrivare a una nuova fase: il suo amico non cercava più l'amore come bisogno per colmare un vuoto o per avere un legame umano qualunque. Sognava di amare in una maniera libera e felice.

Cercò di non far vedere quanto fosse sollevato. «Hai faticato a non ritrattare alla fine.»

«Ma non ho fatto storie. Imitatemi.»

Per Alexander non era un problema essere sincero sui propri sentimenti, ma in quei giorni faticava a spiegarli persino a se stesso. «Ho chiesto ad Ami di sposarmi solo qualche settimana fa. Ancora adesso mi sento scoppiare di felicità quando penso al momento in cui lei ha detto sì, ma... non riesco a concentrarmi solo su quello. È per via del bambino: ha intensificato ogni cosa. Ogni giorno mi sveglio con un senso di... ansia?» Non era facile ammetterlo. «Credo che sia l'idea di tutti gli errori che potrei fare, e di tutte le responsabilità che mi sto prendendo. Allora corro da Ami, e appena vedo come si tocca la pancia ho voglia di inglobarla e mettermi a tremare. Amarla non era così viscerale prima. Non era così assoluto.» E nemmeno così terrificante.

Haruka Tenou, notò Shun, stava roteando gli occhi al cielo.

«Tocca a te» le disse.

Annoiata, lei non si scompose. «Michiru è la mia ragione di vita. La adoro, la amo, non posso stare senza di lei.»

Le sue orecchie furono invase da un suono duro, di negazione. Alzò gli occhi. In aria brillava a intermittenza una croce rossa. Non era necessaria la didascalia: risposta sbagliata.

Gen si permise un sorrisetto. «Questo gioco non concede sconti. Non gli basta che tu faccia il compito. Hai presente la tua anima? Devi denudarla.»

Mai, dichiarò a se stessa Haruka.

Mamoru sbuffò. «Prima di farti riprovare vado avanti io, così capisci che non hai nulla da temere.»

Haruka incrociò le braccia. «Principe, sappiamo quanto ami Odango.»

«Principe?» le fece eco Shun.

Alexander si affrettò a spiegare. «Mamoru ha origini nobili e Tenou ha scelto questo nomignolo per lui.»

Haruka strinse le labbra. Ecco perché non le piacevano gli estranei nelle loro fila: c'era sempre da spiegare tutto daccapo, inventandosi bugie ridicole.

Mamoru si preparò a parlare, sereno. «Usagi è la ragione per cui sono felice di essere vivo. Lei ha dato un senso a ciò che sono e ha riempito ogni angolo della mia vita. È la meta verso cui mi dirigo e il porto verso cui torno. È la mia àncora, la mia salvezza. La amo anche quando litighiamo - di più, perché non è perfetta. Ogni fibra del mio essere esiste per farla felice.»

Shun era colpito. «Che poeta.»

Se solo avesse saputo, pensò Alexander, per quanti anni Mamoru si era esercitato nel fare discorsi nei panni di Tuxedo Kamen.

Yuichiro si intromise nel silenzio. «Posso? Penso di essere pronto.»

Shun lo studiò. «È passato quasi un anno dalla volta scorsa. Hai ancora delle insicurezze?»

Yuichiro sospirò. «Purtroppo con Rei siamo arrivati al punto che temevo: lei si sta rendendo conto di quanto siamo fondamentalmente diversi. Se devo dichiarare quanto la amo, dico questo: mi uccide dentro il pensiero di non farla più felice in tutto. Sono diventato silenzioso, a volte sono di cattivo umore senza motivo... Sono persino geloso. Ho sempre pensato di dover maturare e cambiare per lei, ma comincio a sentire che c'è un punto oltre il quale non posso andare. Eppure... non mi importa. Quando la stringo e lei mi guarda, sento che quel singolo momento vale un'eternità di sacrifici.»

Shun fu sul punto di dire qualcosa, ma si trattenne. Se le cose andavano come la volta scorsa, avrebbe avuto l'occasione di esplorare ulteriormente la relazione tra Yuichiro Kumada e Rei Hino. Per ora sapeva solo che quel poveraccio gli faceva pena.

Lanciò un'occhiata all'unica componente femminile adulta del gruppo. Tenou aveva assunto un'aria lievemente più seria.

Per darle il colpo di grazia, Shun pensò di lasciare la parola a Gen - di cui non ricordava il cognome. «Scusa, qual è il tuo nome completo?»

«Gen Masashi.»

«Allora, Masashi-kun, tocca a te.»

Gen aveva deciso di prendere Shun Yamato alla lettera sui consigli che aveva dato: via il dente, via il dolore.

«Io ho il fottuto terrore di non essere l'uomo della vita di Makoto.» Deglutì e indicò Alexander. «Sai che ti sto odiando per il tuo matrimonio? E per tuo figlio. Ami è la seconda del gruppo che si sposa, dopo Usagi. Quando Makoto ha saputo che era incinta, ha comprato una rivista di ricami per neonati, per farle un regalo. Se non ci fosse di mezzo Giove, non mi darebbe così fastidio vedere quanto le piacciano i bambini. Makoto se n'è accorta e ha cominciato a cambiare discorso ogni volta che le viene in mente l'argomento. Grazie a te, Golden Boy, succede spesso.»

Alexander non se la prese e rimase in silenzio.

Gen strinse i denti. «Sto pensando di nuovo a cosa significherà diventare millenario. L'unica cosa che mi sembra sicura è che un giorno Giove si paleserà e Makoto mi considererà una palla al piede, perché il suo pianeta vorrà un compagno diverso - uno che possa darle i loro eredi sacri, per cominciare. Lui sarà l'uomo giusto per lei da ogni punto di vista, mentre io - sia che rimanga sia che me ne vada prima - per tutto il tempo avrò desiderato solo l'esistenza normale che non posso avere con Makoto. Io non sono un dio e non voglio diventarlo.»

A Mamoru non sembrava una dichiarazione d'amore. «Perciò hai deciso di lasciarla?»

Gen indurì il viso. «Ho deciso di non pensare a tutte le cose che ho detto. Forse qualcosa cambierà nel frattempo. Spero ceh salti fuori una soluzione diversa.» Soffrì. «Finché non ci penso, io e lei possiamo rimanere insieme.» Un altro giorno ancora.

Ci vollero diversi secondi perché Alexander si accorgesse che il discorso di Gen era stato intriso di concetti Sailor. Si voltò verso Shun. «Ehm, per le cose che ha detto...»

«Ho già capito: è un sogno e questa menzione di pianeti e guerriere Sailor è una metafora per qualche altro concetto. Più ne parliamo, più riuscirò a capire di cosa si tratta davvero.»

Sospirando di sollievo, Alexander non lo contraddisse.

«L'amore è dramma» decretò d'improvviso Haruka.

La guardarono tutti.

«Non si ama se non si pensa almeno qualche volta a cosa ne sarebbe della propria vita senza quella persona. Io ci ho pensato parecchio, per via delle circostanze mie e di Michiru. Sono arrivata alla conclusione che, senza di lei, la farei finita.»

Mamoru si inquietò. «Haruka...»

Lei scosse la testa. «Non sarebbe una tragedia, sarebbe... sensato. Pacifico. Forse morirei in una maniera naturale, di... come si dice? Crepacuore.» Guardò nel vuoto. «Io sono venuta al mondo per incontrare Michiru. Noi due non avremo figli, se non in un mitico futuro a cui manca un'immensità di tempo. Quindi, per cosa dovrei vivere, se non ci fosse lei? Resisterei per assolvere a un dovere, finché fosse necessario - proprio come farebbe Michi. Ma in assenza di vincoli... lei è l'altra metà della mia anima. Non si sopravvive con un'anima rotta.»

«Gu-ahh!» Arimi sollevò in aria il suo cane di peluche.

Sorse spontenaeo un sorriso generale, che spezzò l'atmosfera di dolore.

Shun accarezzò la guancia di sua figlia. «Non conosco ancora l'amore di cui parlate, ma... dovreste circondarvi di bambini quando fate pensieri così cupi. Mettono tutto in prospettiva. La vita non nasce e finisce con l'amore romantico. Assume il suo maggior senso quando si esiste in funzione di qualcun altro, senza volere nulla in cambio. Voi parlate di un sentimento che per natura vuole e pretende, per questo è così complicato.  Quando invece si desidera solo dare, è tutto tremendamente semplice.»

Haruka capiva il suo discorso. «Stai parlando come un genitore.»

Shun lo accettò. «Non ne esco più.»

Una luce illuminò i loro volti.

Mamoru sollevò lo sguardo verso la scritta luminosa che era apparsa sopra le loro teste.

FASE SESSUALE

Non avebbe mai pensato di dirlo, ma un po' di imbarazzo era il benvenuto dopo tanta serietà. Avevano bisogno di distrarsi. Guardò il proprio foglio mentre Shun Yamato leggeva ad alta voce.

«'Qual è la migliore esperienza sessuale che avete avuto di recente?' Oh, finalmente iniziamo a ragionare! Anche se...» Si guardò intorno. «Io devo descrivere quello che ho fatto con la mano amica?»

Gen represse una risata. «Non ci ha imposto di raccontare l'esperienza.»

Nella carta che teneva tra le mani apparve una scritta.

RACCONTATELA

Quel coso ce l'aveva con lui.

Shun sapeva quando riassumere. «È successo quando mi sono concesso dopo mesi un bagno alla giapponese invece della solita doccia. E... niente. Tutto qui.»

«Che storia triste» commentò Alexander.

«Lo so. Perché non ricevo più dritte sul mio supposto futuro?»

L'invisibile congegno luminoso e il foglio si espressero con un lungo silenzio.

Shun sbuffò.

Ad Alexander pareva di aver ottenuto un'altra risposta: Shun non aveva dato tanti dettagli, quindi forse potevano evitarli anche loro.

«Questa è la prima tappa di una gara» disse Shun e Alexander si rese conto che non stava parlando da sé, bensì leggendo una frase appena apparsa sui loro fogli.

Shun proseguì. «'Sarete voi stessi a valutare chi ha avuto la migliore esperienza sessuale dopo la vostra. Non potrete mentire, il vostro voto rifletterà il vostro reale pensiero. Alla fine della gara, chi avrà vinto più tappe avrà diritto al premio finale: la possibilità di non rispondere alla domanda più imbarazzante di tutte.'»

D'improvviso Mamoru desiderò a tutti i costi la vittoria.

Interdetto, Alexander capì che doveva valutare i pro e i contro: meno dettagli dava, meno possibilità aveva di cogliere il premio. Ma più era specifico, più lasciava entrare gli altri nella sua vita sessuale, e questo gli garbava meno.

Dal cielo, come una luce divina, si aprì uno squarcio che iniziò a far ricadere su di loro una polverina lucente.

Shun la guardò con sospetto, ma non riuscì a concentrarvisi: stava arrivando qualcos'altro dall'alto, nella direzione di...

Si sporse rapido sopra sua figlia, ma il treno giocattolo si fermò a mezzo metro dalla sua testa.

«Yahh!» Deliziata, Arimi si sporse per riceverlo. Il trenino si depositò delicatamente tra le sue mani. Lei abbandonò di lato il peluche. Con l'istinto di evitare il disordine, Shun lo raccolse. «Mi pareva strano che non te ne fossi ancora stancata.» Si voltò verso gli altri e rimase interdetto. «Che vi prende?»

Come se avesse ingoiato acido, Mamoru lesse dal foglio. «'Vi è stato fatto il dono di una minore inibizione.'»

Ah sì? Shun non si sentiva diverso. Forse perché aveva poche inibizioni di suo, ma se per gli altri era differente... Con un sorriso maligno, guardò il suo amico Fox. «Cominci tu? Vediamo se funziona.»

«Non dirlo con in mano quel peluche. Comunque non mi sta bene essere drogato.»

«Ormai è fatta e devi rispondere. Dunque? Qual è stata la migliore esperienza sessuale che hai avuto di recente?»

Alexander impiegò un momento a parlare. Avrebbe voluto frenarsi, ma le parole premevano per uscire dalla sua bocca. «Dopo che io ed Ami abbiamo scoperto che lei era incinta, non ce la siamo sentiti di sfogarci troppo col sesso. Non era solo lei, anche io ero cauto. Il bambino è dentro il suo corpo ed è microscopico. Potremmo spostarlo.»

Shun non pensava funzionasse così.

Alexander notò la sua espressione. «So che è una cosa irrazionale. Comunque, questo non mi ha tolto la voglia. Per giorni sono stato attento, delicato...»

Shun chiuse gli occhi esasperato e Alexander strinse le palpebre. «Non è durato molto. Non hai idea di quello che io e Ami abbiamo fatto durante le vacanze di Natale, dopo che ci siamo rivisti. Mancava tanto anche a lei. Perciò c'è stata questa volta in cui abbiamo iniziato piano, come al solito. Io ero così eccitato che ho cercato di non...» Si mangiò le labbra. «Di non entrarle dentro, ma lei lo voleva. Allora ho usato le mani, e la bocca, poi di nuovo le mani, rifiutandomi di farla venire perché mi accorgevo che ogni volta che la bloccavo a un passo dalla fine lei diventava più smaniosa. Mi toccava dappertutto e si strofinava contro di me. Non smettevamo di baciarci. Non so per quanto abbiamo continuato, ma da un certo punto in poi è stato come un unico lungo orgasmo. La necessità di frenarmi mi ha portato a un tale controllo dell'erezione che quando le sono entrato dentro non ho spinto come un forsennato. Mi sono goduto lo... strofinio. Il calore. L'ho prolungato senza sosta. Ed Ami...» Si passò la mano sulla faccia. «È stato il sesso più intenso che abbiamo fatto nella nostra vita.»

Shun avrebbe voluto sul tavolo una bottiglia di super-alcolici. D'improvviso metà della sua esistenza gli sembrava misera e scadente.

Haruka era colpita: quello pareva un amplesso tra lei e Michiru.

Gen sbatté una mano sul tavolo. «Vado io. Ho qualcosa che può rivaleggiare con te.»

«Ah, sì?» dichiarò Alexander, poco convinto.

Gen non riuscì a credere a quello che stava per rivelare. Anzi, prima di farlo doveva chiedere una cosa. «Mentre parlavi di Mizuno, io non ho avuto immagini di lei nella mia testa.»

«Ho evitato apposta descrizioni grafiche. Altrimenti adesso ti avrei castrato.»

«Ti castrerò io se oserai immaginare quello che sto per raccontare di Makoto.»

Per Haruka erano ridicole dimostrazioni di testosterone. «Io invece ho provato a figurarmi Ami mentre ne parlavi, gaijin. Non ci sono riuscita.» Fece spallucce. «Sarà un altro stupido regalo che ci hanno fatto, per permetterci di parlare in libertà.»

Gen si fidò della sua schiettezza. «Bene. Perché adesso rispondo con del...» Esitò un momento. «Sesso anale.»

Mamoru si strozzò con la saliva.

Yuichiro spalancò la bocca, come tutti gli altri. «Non... le hai fatto male?»

Gen capì la ragione della domanda. «Sono considerevolmente dotato, ma-»

Yuichiro represse una risata. «Anche se fossi piccolo, quella zona è delicata.»

Gen capì di parlare con qualcuno che aveva fatto un pensiero sulla questione. «Con la giusta preparazione e disposizione, non c'è dolore.»

Alexander lo guardava con un misto di imbarazzo e disapprovazione. «È stata una dimostrazione di possesso?»

«No» ribatté deciso Gen. «È stato un regalo, e un'idea di Makoto. Tra i rapporti che abbiamo avuto è stato uno dei più teneri.» Rendendosi conto della parola che aveva usato, comprese di essere stato realmente privato delle sue maggiori inibizioni.

Alexander strinse forte un braccio di Shun, per avvertirlo di non ridere come era tentato di fare.

Gen provò a ridarsi un contegno. «Sessualmente a Makoto è piaciuto molto, ma è stata più una concessione di fiducia. Era lei a muoversi contro di me, passo per passo. Alla fine avevo la sua schiena contro il petto e riuscivo a stringerla completamente. Più che spingere, abbiamo dondolato, da seduti. La pressione era stupenda, ma soprattutto... Pensavo che in un momento come quello avrei avuto ogni parte di lei» ebbene sì, non era un crimine amare l'idea del possesso, «ma ero io a sentirmi come se Makoto avesse preso tutto di me. Non riuscivo a smettere di stimolarla con le mani, di annusarla, di baciarla sul collo. Era come se fossi... ubriaco, di lei.»

Shun non riuscì a stare zitto. «Sei più smielato di Fox.»

Gen sfoderò un sorriso. «Sei solo invidioso.»

«Cazzo, sì.»

La risata bassa, generale, non scalfì Shun. «Una domanda, Masashi-kun.»

«Cosa?»

«Pensi davvero di mollare una ragazza che ti fa sentire in questo modo?»

A Mamoru il quesito parve troppo centrato per non essere doloroso. L'espressione di Gen glielo confermò.

Haruka era stufa. «Basta con queste lagne! Non dovremmo parlare di sesso spinto?»

Infatti Shun non vedeva l'ora. «Pensaci tu.»

Haruka non si fece pregare. «Le vostre esperienze romantiche non battono la sforbiciata che io e Michiru ci siamo fatte l'altro giorno.»

Cascarono a terra cinque mascelle.

Allertata dall'improvviso silenzio, Arimi smise di masticare la ruota del proprio trenino.

Haruka sognò a occhi aperti. «È stato epico. Michiru era così scatenata che ho faticato a tenerle ferme le gambe. Ogni volta che mi strofinavo con forza contro di lei le uscivano certi gemiti... Allora per torturarla io facevo più piano, la sfioravo appena, poi tornavo a essere decisa, in modo che ci fosse totale aderenza tra le pieghe delle nostre...»

Nel sentire la parola a Mamoru colò sangue dal naso. Sul tavolo apparve un porta fazzoletti. Tirò fuori un velo di carta e agevolò Alexander nel prenderne uno a sua volta. Entrambi lo premettero forte sulle narici.

Haruka non aveva smesso di raccontare. «Naturalmente era una sfida senza fine e ogni movimento era paradisiaco. Non avevamo nemmeno bisogno di usare le dita: solo ondeggiando saremmo potute venire per un'ora di seguito. Come quella volta che-»

Gen aveva sentito abbastanza. «Ora ti stai vantando.»

Haruka non lo negò. «Quando ci vuole, ci vuole.»

Il suo raccontino lesbico era stato stuzzicante - e se Gen non l'avesse conosciuta di persona di certo avrebbe continuato ad ascoltare - ma non ci stava a sentire Tenou tanto sicura che il sesso tra lei e la sua ragazza fosse di qualità superiore, come  stava insinuando. Ebbe la tentazione di rettificare i dettagli del proprio racconto, ma Yuichiro lo interruppe.

«Tocca a me?»

Haruka fece spallucce. «Se pensi di poter competere...»

Yuichiro aggrottò la fronte. «Rei non ha goduto meno di Michiru.»

Sorpreso, Gen gli diede una pacca sulla spalla, impedendogli di sentirsi in imbarazzo per quello che si era lasciato sfuggire. «Vai! Tieni alta la categoria.»

Shun era divertito. «Kumada-kun, ma tu e Hino non state discutendo in questo periodo?»

Yuichiro annuì.. «Forse è per questo che facciamo l'amore meglio che mai.»

Interessante, pensò Shun, appoggiandosi in avanti sul tavolo.

Yuichiro cercò di moderarsi. La polverina magica abbassa-inibizioni aveva troppo effetto su di lui. «Con Rei stiamo faticando a comunicare a parole, perciò lo facciamo fisicamente. Più sono frustrato e penso che potrei perderla, più cerco di trattenerla nel solo altro modo che conosco.» Si ammorbidì. «Rei si abbandona completamente. Non vuole lasciarmi andare.»

Okay, penso di Shun, ma i dettagli della copula dov'erano?

Yuichiro focalizzò un ricordo. «Adesso sono addormentato con lei.»

«Hm?»

Rispose alla curiosità di Shun Yamato. «Il sesso migliore che abbia fatto di recente è stato qualche ora fa. È così ogni volta con Rei. Stasera mi ha chiesto cos'avessi fatto al lavoro e io... Per motivi miei, non ho molta voglia di parlarne. Rei si è arrabbiata come se non le avessi detto niente, io me la sono presa e lei è andata in camera sua sbattendo la porta. Più pensavo a come si era comportata e a come non fossi riuscito a fermarla, più mi sentivo ribollire.» Strinse un pugno. «L'ho seguita dentro la sua stanza e ho provato a parlarle, ma vedevo dalla sua faccia che lei voleva solo mandarmi via. Poi dal nulla mi ha baciato. Abbiamo iniziato a toglierci i vestiti, ma a me non andava bene che lei l'avesse vinta anche su questo. Le ho bloccato le mani e l'ho spogliata solo io. Eravamo vicini al letto, ma sulla scrivania c'era posto, perciò l'ho portata lì. In piedi riesco a spingere con più forza.» Chiuse gli occhi, assaporando il ricordo. «Capisco quanto le piaccia perché lei allarga le cosce e mi chiude le gambe attorno ai fianchi. Il maestro era in casa e abbiamo cercato di non ansimare troppo forte. Ad un certo punto ho sentito che Rei smetteva di graffiarmi con le mani sulla schiena e iniziava ad accarezzarmi. Fa così quando si scioglie. Mi è passata tutta la rabbia e ho iniziato a roteare i fianchi solo per darle piacere. Rei ha il viso più bello, dolce ed erotico che... Non mi sono sentito soddisfatto finché non ha buttato la testa all'indietro, gridando in silenzio, mentre il suo ventre...» Chiuse gli occhi. «Non riesco a descrivere cosa mi ha fatto col corpo, ma mi ha spremuto l'anima.»

Se avesse fumato, Shun avrebbe avuto voglia di una sigaretta.

Gen attese un momento per voltarsi verso Haruka. La sua espressione di coinvolgimento mista a disappunto fu una vittoria per lui.

Shun iniziava a essere indeciso: per chi avrebbe votato? Si rivolse all'altro capo del tavolo. «Chiba-kun, vero? Manchi solo tu.»

Mamoru annuì. Era pronto a parlare, solo perché aveva verificato di persona che la sua immaginazione incontrava un limite nel sentire le storie degli altri, nonostante l'accuratezza delle descrizioni. Nemmeno il resto dei componenti del gruppo era in imbarazzo. «Be'... mia moglie l'altro giorno ha fatto la geisha.»

«In che senso?»

«Non so come le sia venuto in mente, ma la scorsa sera, quando sono tornato dal lavoro, Usagi mi ha detto che aveva preparato una bella vasca d'acqua calda solo per me. Io sono andato a usarla senza secondi fini, e lei è apparsa sulla porta del bagno con indosso solo un asciugamano. Aveva una spugna in mano, per lavarmi la schiena.»

Alexander non riusciva a capire. «Non l'aveva mai fatto?» Quei due erano sposati da quasi un anno.

«Certo che l'ha già fatto. Ma questa volta il suo atteggiamento era diverso. Mi ha chiamato 'signore'.»

Rilasciarono tutti un fischio silenzioso.

«Mi ha lavato con cura dappertutto» continuò Mamoru. «Mentre lo faceva, strofinava i seni sulla mia schiena e mi baciava il collo, poi mi ha massaggiato il...» Arrossì e scelse di essere succinto. «Me l'ha preso in bocca, okay? Quando ha finito, ero svuotato. Usagi mi ha invitato a entrare nella vasca e si è sdraiata nell'acqua con me. Dopo un po' mi è venuta voglia di accarezzarla, ma lei ha scosso la testa e ha continuato a darmi baci lievi sulla faccia, dietro l'orecchio, sul collo... Come se fosse la sua missione pensare solo a me. È uscita dal bagno dicendo che andava a prepararmi la cena.»

Shun cominciava a desiderare una moglie.

«Ho mangiato in accappatoio» continuò Mamoru. «Usagi mi ha portato i bocconi di cibo alla bocca con le mani. Siccome era ancora nuda, io stavo iniziando ad eccitarmi di nuovo, ma lei niente: continuava a impormi di essere riverito. Alla fine mi ha condotto in camera da letto per mano. Ero sul punto di saltarle addosso, ma lei ha tirato fuori una bottiglia di olio da massaggi. Ha detto... 'Ora, mio sovrano, glielo spalmo addosso.' Credo che mi si sia fuso il cervello. Mi sono sdraiato e l'ho lasciata fare. Alla fine, Usako mi ha spalmato un po' di olio sui palmi delle mani e mi ha sussurrato all'orecchio... 'Puoi fare tutto quello che vuoi con me. Assolutamente qualunque cosa ti venga in mente.» Mamoru si morse le labbra. Non fu l'unico.

Solo ripensare a quell'episodio lo faceva fremere e, dannazione, non riuscì a fermarsi dal continuare il racconto. «Le ho spalmato l'olio tra le gambe, poi me la sono messa sul bacino e... lo abbiamo fatto a mezz'aria. Quando è venuta, l'ho fatta sdraiare sullo stomaco e le sono entrato da dietro, tenendole le gambe chiuse. Con le cosce chiuse è grandioso. Poi gliele ho spalancate, l'ho voltata e mi sono messo i suoi polpacci sulle spalle. È stato ancora più divino.»

Shun aveva raggiunto il proprio limite di sopportazione. «Okay, abbiamo capito.»

«C'è stata una quarta volta.»

Lo immaginava. Al suo posto sarebbe andato avanti per cento amplessi. «È ora di votare.»

Vide di sfuggita un filo di inchiostro che appariva sul foglio davanti a lui. «'Il vostro voto apparirà qui'» lesse.

Perfetto, così non avrebbero perso tempo. «Alex, come voti tu?»

Lui fece la faccia di uno che non voleva rispondere, ma sul suo biglietto apparve chiaro un nome.

Shun sorrise, mostrando il foglio a Yuichiro prima che Alexander potesse impedirlo.

«Visto? Invidia la tua irruenza.»

Alexander si riprese il pezzo di carta. «Un giorno ci arriveremo anche io ed Ami.»

«Litigherai con lei apposta?»

«Forse.»

A Shun piacque sentirlo così sicuro della propria relazione. Fece un cenno della testa a Yuichiro. «E tu, quale esperienza hai preferito oltre alla tua?» Tanto lo sapeva già.

Non si sorprese quando sul foglio di Kumada apparve il nome di Gen.

Yuichiro fu abbastanza coraggioso da alzarlo e far vedere la risposta a tutti. Non commentò.

Fu Gen a parlare per lui. «Abbiamo ragazze molto diverse, ma in fondo io e te un po' ci somigliamo.»

Yuichiro si sentiva accomunato a lui in un modo poco allegro. «Desidero sessualmente ciò che adesso sento in pericolo nella vita reale: unione totale. Quando le cose erano più tranquille, ero più romantico.»

«Non ti lamentare» gli fece presente Shun. «Per quello che hai tu, io pagherei.»

Yuichiro accettò il complimento.

Shun si sfregò le mani e passò alla prossima vittima. «E tu, per cosa voteresti?»

Gen immobilizzò la faccia. Sul suo foglio comparve con riluttanza il nome di Haruka.

Lei incrociò le braccia, soddisfatta. «Buongustaio.»

Shun era sospettoso. «Non la stai preferendo perché si tratta dell'esperienza di due donne.» Altrimenti ne sarebbe stato fiero e non si sarebbe mostrato così reticente. «Cosa ti ha interessato?»

Di fronte al suo silenzio, Mamoru decise di dare una mano. «Quello che ha interessato me è stata la mancata compulsione alla, ehm, penetrazione. Non penso di essere mai riuscito a far durare dei preliminari tanto a lungo.» Invece Usagi ce l'aveva fatta con lui.

Gen fu felice di confermare. «Esatto.»

Haruka scuoteva la testa. «Dilettanti.»

Mamoru decise di ignorarla e precedette Shun Yamato. «Questa è la mia risposta.» Fece vedere il foglio col nome di Alexander sopra. Aveva preferito lui ad Haruka per il maggior sentimento del racconto. «Negli ultimi tempi, dopo l'idea che ha avuto Usagi, vorrei ricambiarla. La tecnica che hai descritto tu mi sembra interessante.»

Alexander annuì. «Funziona.»

Shun mise in chiaro la situazione dei voti. «Mancano ancora due preferenze. Finora avete votato tutti in modo diverso, perciò i voti miei e di Tenou decideranno le sorti di questa tappa. Tenou-san, per cosa voti?»

Haruka si zittì come una tomba. Non vide la mano di Gen che le sfilava il foglio da sotto gli occhi.

«Ehi!»

Il gruppo fece in tempo a vedere il nome di Yuichiro prima che venisse nascosto.

Haruka gonfiò il petto. «Embè? Il sesso arrabbiato è il migliore.»

Shun la studiò. «Secondo me ti dispiace non poter sbattere la tua donna su un tavolo come ha fatto lui.»

Haruka si espresse in una risata sardonica. «Ho sbattuto Michiru in modi che tu nemmeno immagini. Le mie dita sanno fare il loro lavoro.»

«Sì, ma non hai le mani libere e la manovra viene molto meglio bacino contro bacino. Ti manca l'attrezzo giusto.»

«Michiru non lo direbbe.»

«Infatti è un tuo pensiero.» Quella di Tenou non era invidia del pene, bensì solo un bisogno di ampliare il proprio repertorio sessuale, per conoscerne tutti gli aspetti. Shun aveva una soluzione per lei. «Dovresti comprare un rimpiazzo.»

Il disgusto di Haruka fu moderato. «Non he ho bisogno.»

«L'ho sentito, ma fare sesso è anche giocare.» Poteva offrirle un esempio perfetto. «Se io avessi un pene piccolo, ne comprerei uno di gomma più grande senza vergognarmi. In fondo, sarei sempre io a manovrarlo.»

La sua sicurezza sessuale era senza precedenti, notò Mamoru.

Shun scrollò le spalle. «Se c'è una cosa che non posso fare ed esiste uno strumento che può aiutarmi... perché non usarlo? È solo un oggetto, non mi sostituisce.»

Haruka non era ancora pronta a cedere. «Ci hai pensato su parecchio, hm?»

Shun ebbe voglia di ridere dell'insinuazione. «Sono soddisfatto delle mie misure, ma di sicuro non arriverò mai a vibrare, perciò... sì, ci ho fatto un pensiero. Certi buoni filmati insegnano. Non priverò la mia ragazza di un possibile nuovo piacere solo perché io sono insicuro.»

Yuichiro quasi lo applaudì.

Haruka dovette concedere la vittoria. Stranamente lo fece senza rimpianti. «Ci penserò su.»

Soddisfatto, Shun non infierì ulteriormente. «Bene, manco solo io. Ho preferito l'esperienza di Chiba perché... be', perché sembra la storia di una coppia affiatata che continua a reinventarsi. È quello che desidero in futuro per me stesso.»

Mamoru annuì grato e Shun fece i conti. «Tutti hanno preso almeno un voto tranne me - nessuna sorpresa su questo. L'unico a prendere due voti è stato Kumada-kun, quindi...» Si allungò per sollevare in aria il suo braccio. «Vittoria per te.»

«Yayyy!» gridò Arimi, allungandosi verso le due mani sopra la sua testa.

Shun fece una smorfia. «Shh, sweetie. Mi fa sentire degenere sapere che ascolti questi discorsi.»

Lei batté le manine sul tavolo e iniziò a dimenarsi nella sua seggiola. «Up! Up!» Allungò le braccia.

Shun la sollevò, appoggiandola sul tavolo. «Lo sapevo: si è stufata di stare ferma.»

Con forza sua figlia si sporse verso il centro del kotatsu. Shun la lasciò andare, senza capire. «Cosa c'è?»

Attorno a loro si diffuse una canzoncina. Arimi ballò a ritmo, con la grazia di un piccolo robot, mentre sopra la sua testa un gioco di luci andava a tempo con lei.

Gen era perplesso. «L'hanno eletta a mascotte?»

Arimi concluse il suo balletto con una giravolta improvvisata, circondata dalle mani volanti di suo padre che cercavano di prenderla in caso di caduta.

«Daa!» fece trionfante lei e dal cielo le arrivarono nuovi regali.

Shun colse al volo l'occasione. «Guarda, un aereo! E un astronave!» La afferrò coi suoi giocattoli e, prima che potesse protestare, la riportò al suo angolo.

Distratto dalla scena come gli altri, Mamoru impiegò un momento a notare la scritta che era apparsa sul foglio.

'Signore e signori, benvenuti a questo piccolo gioco nel gioco.'

Tutta quella teatralità stava iniziando a ricordargli l'atteggiamento tenuto da...

FASE SENTIMENTALE

Il pensiero che era stato sul punto di afferrare evaporò alla vista dell'annuncio luccicante sopra di loro. «Di nuovo?»

Che paio di palle. Gen fu fiero di essere riuscito a censurarsi.

Alexander corse a guardare il proprio foglio. «'Dovrete fare una scelta'», lesse velocemente, «'sondando nei vostri animi.'»

Dopo aver sistemato sua figlia, Shun riprese il controllo della situazione, incuriosito. Arrivò in tempo per leggere la nuova frase. «'Prima domanda: chi è il più bello a questo tavolo?'»

Ci fu una cascata generale di braccia.

Mamoru emise un lunghissimo sospiro, poi gli venne in mente che la risposta a un simile quesito era praticamente scontata. «Se proprio dobbiamo rispondere...»

«Per me è mia figlia» lo interruppe Shun, «ma penso si riferisca agli adulti.»

«Esatto. Quindi...»

Haruka non si sentì particolarmente fiera di essere al centro dell'attenzione. Era assodato che lei fosse straordinariamente attraente, ma gli altri l'avevano data per vincitrice solo in quanto donna.

Il gioco le venne in aiuto con una nuova scritta. «'Clausola'», lesse da sola. «'Dovete ragionare andando contro il vostro orientamento sessuale.'» Le sfuggì una risata maligna.

Accanto a lei Masashi-san si era fatto terreo. «Cioè?»

Shun ci era arrivato. «Vogliono che ragioniamo come se fossimo... gay.»

Il divertimento sonoro di Haruka giunse nell'alto dei cieli.

Shun strinse le palpebre. «Ehi! Guarda che pure tu dovrai scegliere come se fossi etero!»

L'improvviso mutismo di lei fu l'unica consolazione di Mamoru. «Ehm...» Lui provò a non considerare tanto grave la situazione. «Si tratta solo di dare una valutazione oggettiva sull'avvenenza, giusto?» 

«O ragionare come se fossimo donne» infierì Shun.

Yuichiro sollevò le mani per tranquillizzarli. «Andiamo, non è difficile. Anche senza immaginare di essere una donna, sono in grado di ammettere che il più bello tra noi è...» La sua mano terminò su Alexander.

Per un momento Mamoru se la prese e si stupì da solo della propria vanità. Ma in fondo... «Sì, direi anche io che è lui.» E pace, soprattutto per la sua virilità.

Shun scrollò le spalle. «Io sono proprio bello, ma Fox è più da copertina. Ha una di quelle facce che fanno urlare le ragazzine.»

Gen schioccò le dita. «Una volta ho pensato la stessa cosa!»

In due si scambiarono un cinque alto.

A braccia conserte, Alexander li guardò a occhi stretti. Quei due si stavano congratulando a vicenda perché lo ritenevano meno uomo di loro.

Gen non perse la scia dello scherzo. «Non fare quella faccia, Golden Boy. Ti assegno la vittoria anche io.»

A quel punto Shun era curioso. «E tu, Alex? Per chi voteresti?»

«Be'...»

«Il gioco non dice che non puoi votare per te stesso.»

Il momento di riflessione del suo amico scatenò a Shun una grassa risata. «Lo sapevo! Anche tu ti credi un reginetto di bellezza!»

Alexander arrossì. «Piantala!»

«Voglio solo farti ammettere quello che hai sempre pensato!»

«Cioè? Che ho un bell'aspetto?»

«No, che ne sei molto fiero e perciò sei va-ni-to-so

Scandì la parola con tanto scherno che Mamoru fu felicissimo di non aver aperto bocca sulla questione quando era toccato a lui rispondere.

Alexander stava ribollendo. «Mamoru!» urlò.

Lui sobbalzò. «Cosa?»

«Stavo rispondendo alla domanda. Per me sei tu.»

Mamoru notò che lo sguardo di Shun Yamato andava al cielo, come cercando la presenza di una croce rossa. Nascose il proprio sottile piacere nel sentirsi eletto vincitore almeno da una persona.

Yamato-kun aveva un commento da fare. «In effetti tu hai scelto Ami, Fox. È chiaro che hai un debole per la bellezza orientale.»

Senza frenarsi, Alexander allungò un braccio e lo strozzò.

Mamoru guardò Haruka. «Tocca a te.»

Lei era stranamente serena. «Anche io rispondo indicando te, principe.»

Un suono di protesta la smentì.

Haruka cercò invano di colpire la croce rossa in aria. «La mia risposta resta quella!»

Gen ne intuiva la ragione. «Per te è semplice omaggiare il tuo principe: nessuna vergogna in questo, giusto? Non hai calcolato che questo gioco punta ad umiliarti.»

Haruka incrociò le braccia. «Non può costringermi!»

Gen attese che le cadesse un fulmine in testa, ma Mamoru aveva in mano la situazione.

«Haruka... Purtroppo non c'è altra via di uscita, devi dire la verità. Il modo migliore per concludere questo gioco è mandarlo avanti. Abbiamo già provato altre soluzioni.»

Lei inspirò a lungo, riempiendosi di pazienza. «Allora dico questo qui.» Fece svolazzare una mano scocciata vicino a Gen.

Sentirsi di nuovo punita dalla croce la fece infuriare. «Cosa ne sai? Se fossi uomo non mi spiacerebbe essere come lui, okay?»

Lusingato, Gen non faticò a capire che non era quello il punto della domanda. Fu Yamato a intervenire al posto suo.

«Arrenditi. Anche per te la risposta è Alexander. Non lo vuoi dire perché... Non lo so. Cos'ha contro di te, Fox?»

Alexander stava cercando di non ridere. «Ritiene che mi sia intromesso in faccende che non mi riguardano.»

Non sapendone di più, Shun aveva un'altra teoria. «Forse è segretamente bisessuale e ha una cotta per te!»

Haruka esplose. «A me piacciono solo le donne! Infatti la mia risposta è questo gaijin del cavolo solo perché ha i tratti più delicati qua dentro! Se - e solo se - fosse una donna, me la farei!» Era questo che aveva cercato di non ammettere!

Shun spezzò il silenzio che si era creato. «Conosci sua madre?»

Alexander lo guardò male.

«È la tua copia al femminile» si giustificò Shun.

Mamoru non riusciva a capire. «Te la 'faresti' anche se sei innamorata di Michiru?»

Haruka alzò gli occhi al cielo. «È un modo di dire, principe. Il fatto che sia felice nell'unica relazione che avrò nella mia vita non mi priva degli occhi e dell'occasionale fantasia.»

Gen era sicuro di non aver mai sentito un discorso tanto maschile all'interno di quel gruppo.

Divertito, Shun unì le mani sul tavolo. «Bene, è ovvio che abbiamo il vincitore di questa prova. Un applauso per Miss Alexander!» Si beccò una gomitata sul fianco e una rettifica, dal foglio.

Yuichiro sgranò gli occhi. «'Mister Kotatsu'?»

A Shun stava bene definire il suo amico Fox con quel titolo, ma il gioco non aveva ancora finito con loro. «'Per l'elezione di Mister Kotatsu, seconda domanda'» recitò. «'Sempre seguendo le regole del test di gayezza, e spiegando la ragione della vostra scelta, chi considerate il più... Il più sexy tra voi?'» Shun deglutì.

«Gayezza?» gracchiò Gen.

Mamoru si coprì la faccia con le mani. Haruka diventò verde. Yuichiro soffrì come se avesse mangiato qualcosa di andato a male. Alexander pensò a mille all'ora senza avere apparenti reazioni e Shun... Persino lui non riuscì a trovare divertente la situazione.

«Ehhh....»

Nel sentire che non andava oltre quell'unico suono, Mamoru si riappropriò del proprio ruolo di principe e sovrano. Gli avevano chiesto di confidarsi un po' di più, no? Sacrificandosi per primo avrebbe aperto la strada agli altri, entrando maggiormente a far parte del gruppo. «Posso iniziare io.»

Non si vergognò di essere al centro dell'attenzione di tutti. Un Re doveva saper gestire le situazioni più ostiche.

«Allora, se fossi una donna» se la metteva in quel modo si sentiva meglio, «sceglierei...» Si rese conto di essersi buttato senza pensare minimamente alla risposta. Ciò che doveva dire gli risultò chiaro in un lampo. «Shun Yamato. Tu.»

Stranito, Shun si indicò da solo.

Mamoru la mise giù in termini oggettivi. «Sensualità è una questione di attrazione e confidenza. Tu sei bravo a far sentire le persone a loro agio. Ti conosciamo da poco ma è come se fossimo già amici.»

Vide passare un lampo di qualcosa negli occhi di Yamato-kun.

Proseguì. «Se fossimo ragazze che stai cercando di conquistare, avresti già raggiunto il tuo obiettivo. È una questione di atteggiamento.»

Alexander annuiva alle spalle del suo amico. «Non ha mai faticato a fare nuove conquiste. Le fa ridere.»

Shun gonfiò un poco il petto. «Sono un grande.»

Yuichiro sospirò. «Vado io, prima di cambiare idea. Anche io voto Yamato-kun.»

Alexander sollevò un sopracciglio. «È troppo facile se ripeti il motivo di Mamoru.»

Yuichiro scosse desolato la testa. «A me piace l'atteggiamento sicuro e furbo di Rei. Lui è la sua controparte maschile in questo, quindi, se io fossi una ragazza...» Cercò di essere noncurante nello scrollare le spalle. 

Shun sapeva quanto era stata difficile per lui quell'ammissione. «Persone troppo uguali si respingono. Per questo Hino-san ha scelto te.»

Gen non aveva smesso di patire. «Facciamo che vince Yamato-kun e non se ne parla più.»

Mamoru non poté accettare tanta codardia. «Risponderete tutti quanti, proprio come me e Yuichiro.»

Alexander ebbe un moto di pietà per Gen: per un ragazzo come lui, tanto fissato su un concetto antiquato di virilità, quella era una prova molto dura. Mosso da quel sentimento, si decise a rispondere per primo. «Se devo decidere, io direi...» Be', non ne aveva idea.

Fu costretto a dare una nuova occhiata ai presenti. Nel momento in cui li vide scostare lo sguardo si imbarazzò per se stesso e per loro. Bah, la sincerità era la chiave per uscirne. «So che dovrei rispondere contro il mio orientamento sessuale, ma se fossi una ragazza probabilmente sarei lo stesso attratta da Tenou.»

Haruka si stupì di ricevere un tale complimento.

Alexander stava cercando di fare la persona matura e di non assaporare la bile che aveva in gola. «È spavalda, sicura di sé,  attraente...» Sembrava anche una persona a suo agio col sesso e, Ami a parte, lui aveva sempre associato il concetto di sensualità a chi coi modi era capace di trasmettere l'idea che a letto sarebbe stato molto capace.

«Tenou è anche una ragazza» lo stava canzonando Shun. «Non puoi negare di star dicendo il suo nome perché la preferisci a noi maschi.»

Non sarebbe stato un crimine, visto che era etero, ma Alexander stava solo cercando di formare una risposta nella propria mente. «Dato che devo indicare un uomo, sulla base dei parametri che ho citato...» La risposta gli sovvenne come un coltellaccio infilato nel cranio.

Fissò con occhi sbarrati la propria scelta.

Gen iniziò a sudare. «Io?»

Shun scoppiò a ridere e Alexander si riprese in un istante. «È una risposta ipotetica a una domanda ipotetica!»

«Come no!»

Gen sembrava essere affetto da coliche renali. «Tocca a me.»

Shun si zittì.

Gen trattenne le lacrime. «La mia risposta... sei tu, Alexander.»

Il fragore della risata di Shun spaventò Arimi. Il viso di lei si deformò in un pianto. «Uahhh...»

Shun fu subito da sua figlia. «Shh, no...»

Haruka stava facendo passare lo sguardo da Alexander a Gen. «Be', ma allora mettetevi insieme.»

«Sta' zitta!!»

Il coro a due fece sobbalzare Haruka. Mamoru se la rise.

Gen sospirò, decidendo di comportarsi da uomo. «Chiariamo: così come sei adesso, Golden Boy, non mi dici granché. Ma l'anno scorso, dopo il nostro incontro di boxe, quando ti ho fatto tagliare i capelli...»

«E crescere la barba» ricordò Alexander.

«Non si chiama barba se non è lunga almeno un centimetro» affermò Gen.

Alexander aveva ottimi ricordi di quel suo temporaneo cambiamento. «Ad Ami sono piaciuto un sacco.»

Curioso, Shun si voltò a guardarlo.

«Mi ero tagliato i capelli corti - alla militare - e avevo mezzo centimetro di barba su tutto il viso. Mi dava fastidio toccarmi la faccia, ma quando Ami mi ha visto quasi non mi ha riconosciuto.» In lui si fece viva la minore inibizione donatagli da quel gioco. «A letto lei si è comportata come se fossi un estraneo.» In senso completamente positivo.

Dal più profondo del suo essere, Gen fu felice di accodarsi a quella nota. «Volevo rovinare il tuo aspetto imponendoti un po' di disordine, ma alla fine stavi meglio dopo.»

«Cioè era più sexy» infierì Shun.

Gen non si permise di lasciarsi scalfire oltre. «Mi è venuta voglia di andare dal barbiere a fare la stessa cosa.» Ecco, ammettere un desiderio di emulazione non era problematico.

Shun perse interesse in lui e tornò a rivolgersi ad Alexander. «Non mi avevi raccontato queste cose.»

«Eri occupato con Arimi.» Inoltre, Alexander non aveva voluto spiegare che c'era stato un accordo con Mamoru. Era riuscito a far ricrescere velocemente i capelli proprio grazie a lui.

Focalizzò lo sguardo su Shun. «Hai riso tanto, ma tocca a te rispondere ora.»

Stranamente a suo agio, Shun diede un ultimo bacio sulla testa ad Arimi e tornò dritto. «Io voto Kumada-kun.»

Se ne sorpresero tutti.

Shun fu sorprendentemente candido. «Se fossi una donna, troverei sexy un tizio che mi desidera sopra ogni cosa e sa esattamente dove e quando voglio essere presa, nonché come voglio godere durante quella sessione.»

Yuichiro arrossì.

Tranquillo, Shun si rivolse direttamente a lui. «Penso sia per questo che Hino non è disposta a lasciarti andare. Abbi fiducia in te stesso.»

Aveva proprio perso l'imbarazzo, notò Alexander.

Ma Shun non aveva finito. «Ho l'ambizione di essere questo tipo d'uomo per la prossima ragazza che avrò. Comunque, tutti sono sensuali a loro modo.» Alexander ricevette una pacca sulla spalla. «Suppongo che tu sia molto attento.»

Shun indicò Gen. «Tu irruento e passionale.» Passò ad Haruka ed ebbe la prima esitazione. «Tu sei una macchina del sesso e se fossi etero ti starei già corteggiando.»

Haruka non avrebbe mai pensato di poter gradire un apprezzamento simile da un uomo.

Mamoru fu l'ultimo della lista. «Tu sei uno di quei tipi giacca e cravatta repressi fuori che si scatenano una volta a casa.»

Mamoru sorrise di gusto.

Shun gli concesse il suo divertimento. «Questo è sensuale per una donna. Anche per un uomo - ma ovviamente dovresti essere ragazza per attirarmi.» Ci pensò su. «Forse è questo che ha attirato Fox in Ami.»

Alexander scosse piano la testa. «Lei è anche dolce.» Non poté esimersi da un commento sul suo amico. «Certo che tu ti lasci andare su qualunque cosa, vero?»

«Non lo avevi già capito?»

Be', un test come quello non lo avevano mai fatto.

Shun puntò lo sguardo dritto su Haruka. Lei tremò.

«Non puoi nasconderti. È il tuo turno.»

Haruka deglutì. Non poteva essere meno decisa di loro o non si sarebbe dimostrata all'altezza.

Cercando di rilassarsi, offrì la sua risposta. «Io voto... te.» Dopotutto, lui gliel'aveva reso tremendamente semplice. «Ho il tuo stesso approccio quando avvicino una ragazza. La guardo dritto negli occhi, le esprimo chiaramente il mio desiderio e lei casca ai miei piedi come fosse gelatina.»

Shun fece un piccolo suono con le labbra. «Con te non ha funzionato però.»

Ci stava provando, si rese conto Haruka. Sorrise. «Ti mancano gli attributi necessari a piacermi.»

«Che peccato.»

Per aver tentato un flirt con l'erinni Tenou, risultandole simpatico, Alexander si ripromise di rispettare Shun nei secoli a venire.

Shun gli dedicò la sua attenzione. «Amico! Tu hai vinto il premio di bellezza, io quella di sensualità...» Gli passò un braccio sulle spalle ed esultò. «Siamo i Mister Kotatsu!»

Osservando la loro complicità e amicizia, Mamoru si scoprì a desiderarne un po' per sé.

TU-TUN!

La croce rossa lampeggiava in aria.

Shun sollevò un sopracciglio. «Non siamo i Mister Kotatsu?»

La croce sparì, lasciando il posto a una scritta nota.

FASE SESSUALE

«È un attacco continuo» commentò severa Haruka.

Yuichiro stava controllando i loro fogli. «C'è una terza domanda. 'Qual è la reazione più scomposta a cui avete assistito durante il sesso?'» Gli uscì un sospiro. Ormai non avrebbe più dovuto stupirsi di nulla.

Shun era contrariato. «Non vale. A letto io sono bravo, ma con le ragazze con cui sono stato non c'era la complicità che voi avete con le vostre.»

Ad Haruka pareva una scusa bella e buona. «Anche senza amore può esserci una combinazione sessuale esplosiva.»

Mamoru si domandò se lei stesse parlando per sentito dire, o per esperienza personale.

Alexander stava trattenendo un sorrisetto consapevole. «C'è una cosa che non sapete di Shun: è lanciato e spontaneo nell'interagire con gli altri, ma finora ha scelto le sue ragazze più col cervello che col cuore.»

Sorpresa, Haruka ascoltò.

Alexander stava guardando il suo amico, attendendo che fosse lui a continuare il discorso.

Shun spiegò con riluttanza. «Volevo qualcuno che non mi creasse troppi problemi, okay? La stabilità era molto importante per me. La ragazza a cui mi sono più affezionato è stata la prima che ho avuto. Ma tornando all'argomento in questione... penso che parlerò di Himeno.»

«Quella con cui hai rotto prima di andare a Boston?»

Esatto, annuì Shun. Unì pollice e indice, per dare l'idea. «Lei era proprio il tipo capace di slegare il sesso dai sentimenti, quindi ci siamo divertiti anche dopo che l'ho mollata.»

Era possibile una cosa del genere? si domandò Mamoru.

Shun sorrise pensando a un ricordo. «Siccome non ci saremmo più rivisti, Himeno ha deciso di essere sincera. Mi ha detto... 'Sei molto gentile ad andare lento e ritmato quanto stiamo insieme, ma a un certo punto io mi scaldo così tanto che vorrei solo che mi martellassi dentro.'» Condivise un divertimento tutto maschile con Gen - e Haruka.

«Io ero già convinto di andare forte in prossimità del finale, ma Himeno era particolare. Quello che voleva l'ho visto solo in videocassette a luci rosse. L'ho accontentata. C'è stato un momento in cui ho pensato di farle male, ma lei si è messa a gridare 'Wow wow wow' in una sequenza così concatenata da sembrare una sirena. Di un'ambulanza!»

Mamoru decise di esprimersi. «E ti è piaciuto?» Sembrava più che stesse raccontando un episodio divertente.

«È stata un'esperienza nuova» gli rispose Shun. «Sul momento ero stranito al quaranta per cento ed eccitato al sessanta, ma a lungo andare mi è rimasto impresso soprattutto un insegnamento: alcune donne vogliono qualcosa di diverso. La prossima volta non darò più per scontato di sapere e chiederò.»

A Mamoru bastava imparare certe cose per sentito dire, ma ascoltare certi racconti soddisfaceva curiosità lontane che esistevano anche in lui.

Guardandolo, Shun gli rivolse una domanda. «Tua moglie è l'unica ragazza con cui sei stato, giusto? Non senti di esserti perso qualcosa?»

Mamoru lanciò un'occhiata ad Alexander. Non gli aveva già risposto lui?

Alexander scosse piano la testa. «Mi ritiene un caso perso con Ami. Digli la tua.»

Mamoru sorrise. «Sono una persona riservata. Fatico a legarmi alla gente. Questo valeva anche per le ragazze. Avrei potuto avere altre esperienze prima di incontrare Usagi, ma quando alla fine è stato chiaro che non ci sarebbe stata nessun'altra... Non ci ho nemmeno pensato, figurarsi rimpiangerlo. Se voglio varietà, ho la mia Usako. Dopo cinque anni ci stiamo ancora scoprendo. Quando avremo finito...» Ci pensò su. «Ci inventeremo qualcosa di nuovo, o resteremo gli stessi, e sarà soddisfacente come tutte le volte in cui facciamo l'amore adesso.»

Pensieroso, Shun non disse nulla.

Alexander gli posò una mano sulla spalla. «Lo capirai quando sarai innamorato.»

Mah, pensò Shun e tornò a guardare Mamoru. «Già che ci sei, rispondi alla domanda del gioco.»

Mamoru era certo che non avrebbe proferito parola se non avesse avuto un calo dell'inibizione. Anche adesso faticava a decidere se era il caso di parlare.

Dei brillantini gli caddero davanti agli occhi.

Yuichiro stava facendo una smorfia. «Ti stanno dando un'altra dose di quella roba.»

Mamoru notò la pioggia di luce che cadeva sulla sua nuca. Aargh!

Haruka si sfregò le mani. «Dunque, principe? Come si scatena Odango sotto le lenzuola?»

Mamoru non riuscì a chiudere la bocca. «Saltella.»

«Eh?»

«Come un coniglio. Una volta ha saltellato infoiata sul mio bacino a tempo con le spinte.»

Il divertimento generale lo offese. «Era disinibita, stupenda e fuori controllo! Non l'ho mai vista muoversi così velocemente. Non era la sua reazione più erotica, okay? La domanda chiedeva qual era la più scomposta. Questa è quella che mi ha sorpreso di più.»

C'era sempre da imparare, sorrise Haruka. «Michiru, invece, una volta ha miagolato come una gatta in calore. È stato un unico lungo suono che nemmeno lei si è accorta di emettere. La stavo manipolando con le dita e ho comandato a piacere la sua reazione.» Sospirò. «È stata una soddisfazione immensa! È come se avessi fatto uscire la parte più animalesca di lei.»

Gen era colpito, ma teneva a battere entrambi. «Makoto è molto allenata e una volta, sdraiata sulla schiena, si è tenuta sollevata col bacino rigido per trenta secondi interi mentre veniva. Nel frattempo sosteneva tutto il mio peso.»

Shun sollevò in coppia le sopracciglia.

Gen si godette il ricordo di quei momenti chiudendo gli occhi. «Sto cercando di ripetermi, perché voglio rivederla in quello stato.»

Yuichiro fu molto felice di non dover scendere in grossi dettagli sessuali per descrivere la reazione più scomposta che aveva in mente. «Rei ha pianto.»

Shun soffocò una risata veloce. «Che noia.»

Non per Yuichiro, nel caso della donna che amava. «Era un pianto di liberazione. Rei non aveva mai reagito così. Avevo notato che era molto coinvolta da quello che stavamo facendo, ma quando è scoppiata a piangere ho pensato di aver sbagliato tutto. Di averla offesa o di aver esagerato. Ma lei ha detto che non si era mai sentita così... sollevata. Stava piangendo perché aveva provato una sensazione che cercava da tutta la vita.»

Per Haruka l'omissione dei dettagli era immorale. «Che cosa le hai fatto esattamente?»

Yuichiro fu sul punto di rammentarle che aveva già risposto alla domanda, poi percepì una strana sensazione sopra la testa. Vide l'ombra della nuvoletta bianca che aveva fatto cadere altra polverina anti-inibizione su Mamoru. Si protesse. «No, okay! Rispondo!»

Tirò un sospiro di sollievo quando la minaccia evaporò. Preferiva mantenere il controllo su simili questioni, per quel poco che poteva. «Le avevo legato le mani alla testata del letto, con un nastro.»

Audace, pensò Haruka, ma non era un gioco erotico così sofisticato.

Yuichiro notò la sua perplessità. «Non l'avevamo concordato. Questo è importante, perché di solito è Rei a propormi idee e posizioni nuove.»

«Non le era mai venuto in mente di usare un nastrino intorno ai polsi?»

Per Yuichiro era normale. «Le piace essere attiva e muoversi a piacimento. Ho avuto l'idea di provare leggendo qualche manga che le era piaciuto. E...» Provò un po' di imbarazzo nel rivelarlo. «Non mi sono fermato quando mi ha chiesto di slegarla.»

Mamoru non partì subito col biasimarlo. «Come hai fatto a capire che non era davvero contraria?»

«Be', non me l'ha chiesto quando era lucida. Ha iniziato a opporsi al nastro solo nel momento in cui di solito mi impone una posizione diversa, per variare. Non lo fa sempre, ma riconosco le volte in cui succede. Quando fa così Rei è di umore... bramoso. È alla ricerca di qualcosa e smania per trovarla, senza sapere dove stia. L'ho convinta a lasciar perdere l'idea di slegarsi semplicemente ignorandola. Non ha insistito, perciò pensavo andasse bene. Verso la fine vedevo che con le mani tirava il nastro per liberarsi, ma ci eravamo così vicini che per calmarla le ho accarezzato le braccia. E allora... be', avete capito. Poi ha pianto.»

«Ma perché?» insistette Haruka. «Per cosa era tanto sollevata?» La sua curiosità non era più di tipo sessuale: voleva saperne di più sulla persona di Rei Hino.

«Me l'ha spiegato meglio dopo. Ha detto che il fatto di non riuscire a liberarsi e agire la faceva sentire impotente.» Lui si era allarmato nel sentirla usare quella parola, ma Rei si era premurata di spiegargli. «Questa è una condizione contro cui lei combatte da sempre. Con me, in quel momento, ha sperimentato di poter essere impotente senza che tutto intorno a lei crollasse. Ho pensato io a far andare tutto bene e per Rei vivere questa sensazione in un momento così intimo è stato un sollievo enorme.» Yuichiro l'aveva amata con più forza mai in quel momento. L'aveva stretta e aveva sentito, per l'ennesima volta, che non vi era altro posto giusto su quella Terra per lui che non fosse al fianco di lei.

Haruka aveva qualcosa da dire. «Questo giochino a domande sessuali si sta rivelando una specie di seduta psicologica.»

«È uno dei suoi scopi» confermò Mamoru.

Shun era ancora stranito dal racconto di Kumada: se due persone che si capivano così tanto arrivavano a discutere, le relazioni erano una faccenda ancora più complicata di quanto lui avesse sperimentato. Sospirò. «Alex, tocca a te.»

Nel notare il suo amico che cadeva dal pero, Shun ritrovò il buon umore. «Mi raccomando, non essere tirchio sui dettagli. Altrimenti daranno anche a te un'altra dose di polvere.»

Stranamente, Alexander non temeva di parlare. Ciò che stava per raccontare era quasi innocente. «Ami ha riso.»

«Eh?»

«Di solito è stravolta e fa quella faccia che... be', quella che fanno tutti dopo un orgasmo: come se stesse soffrendo e poi si rilassasse all'improvviso. Invece quella volta era euforica. Non rideva ad alta voce, ma a bocca aperta, per beatitudine. Ha continuato per un bel po'.» Lui ne era stato orgogliosissimo.

Shun aveva un sospetto. «Che cosa le avevi fatto?»

Non sono affari tuoi, gli rispose mentalmente Alexander, ma prima che potesse dirlo, Shun stava già allestendo uno spettacolo. «Signori, vi ricordate che un anno fa costui era bloccato su un atto sessuale che desiderava tanto, ma tanto, fare?»

«Di che parlate?» domandò Haruka e Shun sollevò un dito, chiedendole pazienza.

Fissò Alexander. «Dicci: stai raccontando la reazione che lei ha avuto quando finalmente sei riuscito in quell'impresa?»

Alexander seppe che tutti lo stavano guardando. «Sì» confessò. «È successo dopo la prima volta.»

Shun sollevò le mani al cielo. «Un applauso per lui!»

Sentirne giungere uno da cinque fonti diverse fece sentire Alexander il meno sveglio del gruppo. Si voltò verso Mamoru. «Anche tu? Non hai impiegato due anni per andare a letto con Usagi?»

Mamoru smise di battere le mani. «Sì, ma ho baciato tutte le sue labbra nel giro di ventiquattro ore dalla nostra prima volta.»

Haruka comprese in cosa il gaijin avesse avuto difficoltà. Lo compatì: che vita triste avevano gli eterosessuali.

Shun batté una pacca sulla spalla del suo amico. «Hai visto che scatenarti ti ha premiato? Povera Ami, probabilmente aspettava da secoli che prendessi l'iniziativa.»

«Non la conosci. Comunque lei ormai non vede l'ora che io...» Alexander si zittì, censurandosi.

Shun aveva capito ugualmente. «Per forza, è una donna normale.»

Mamoru teneva a fare il punto della situazione. «Anche questa domanda prevedeva dei voti? E valeva sempre per l'elezione di Mister Kotatsu?»

«Secondo me» fece presente Gen, «lassù stanno divagando e hanno fatto confusione. Si era partiti con una gara per decidere chi avrebbe potuto evitare di rispondere a una domanda imbarazzante.»

Il foglio si riempì di scritte.

'Votate per la tappa appena conclusa. Mister Kotatsu vincerà il diritto di non rispondere.'

Alexander notò che nel gioco c'era un inghippo. «Nella prima tappa della gara abbiamo potuto votare anche per Tenou, ma lei non potrà mai essere Mister Kotatsu, se vale il titolo maschile. Quindi il criterio di voto è errato: ne stiamo disperdendo alcuni quando votiamo per lei.»

Riflettendoci, Haruka si rese conto che ciò significava che non sarebbe stata esclusa dalla domanda che puntava a farli vergognare più di ogni altra. Si inalberò: era stata ingannata!

Shun non comprendeva la ragione dietro tanta precisione. «Non badiamo ai dettagli, tanto indietro non si torna.» Desiderò una matita in mano e ne ebbe una. Iniziò a segnare. «Nelle prime tre tappe i vincitori sono stati Kumada, Fox, poi io. In questa quarta tappa?»

Nello stesso foglio in cui stava scrivendo comparvero i voti. Oh, così era comodo. «Io ho apprezzato la reazione della ragazza di Masashi-kun, Masashi quella della moglie di Chiba...»

Mamoru guardò male Gen, ma lui scrollò le spalle.

Shun continuò a recitare. «A Kumada-kun è piaciuto il miagolio della compagna di Tenou...»

Yuichiro chiuse gli occhi, ma Haruka apprezzava ogni voto espresso per lei e Michiru.

«Tenou ricambia gradendo il pianto di Hino...» Shun si fermò. «Perché?»

Haruka scosse la testa: uomini. «So cosa significa sentirsi così sopraffatte da una sensazione da poterla liberare solo con le lacrime.»

«Ma dài: allora anche tu hai un lato tenero.»

Tutti lo avevano, pensò Haruka. Uomini e donne.

Shun tornò a fare i conti. «Chiba-kun fa tanto l'ingessato ma alla fine apprezza il rapporto tra due donne...»

Mamoru guardò annoiato il cielo. «Ho apprezzato la reazione, che è quella che io riesco di tanto in tanto a provocare in Usagi.»

«Davvero?» fu la domanda di Haruka.

Mamoru non ebbe problemi a confessare. «Conosco bene mia moglie.»

Mentre loro riflettevano sulle loro fortune, Shun terminò. «Manca solo Fox, che ovviamente ha gradito anche lui il pianto scatenato da Kumada.»

Alexander era stufo di sentirsi preso in giro. «L'ho trovata una reazione intima. Si piange in quel modo solo con la persona di cui ci si fida. Ami a volte lo ha fatto con me - per la gioia di rivedermi, per esempio. Le sue lacrime mi hanno reso più felice di tanti gemiti.»

Sembravano due ragazzini che bisticciavano, notò Haruka. «Io e Kumada non siamo pari merito in questa tappa?»

Shun tornò a concentrarsi su di lei. «Sì, ma è già assodato che tu non puoi vincere. Quando l'abbiamo ipotizzato, il foglio non ci ha smentito.»

Haruka diede voce al proprio sdegno. «È una truffa!»

Gen se la godeva. «Così impari a venire qui per assistere alla nostra umiliazione. L'entità che comanda questa storia è perversa nell'infliggere giustizia.»

Sì, ammise Haruka, e se doveva pensare a qualcuno che conosceva e che si sarebbe divertito a vederla camminare sui carboni ardenti...

FASE SENTIMENTALE

Il flash della scritta le causò un momentaneo vuoto di memoria.

Shun stava squadrando Yuichiro. «Su quattro tappe per ora tu ne hai vinte due. Se continui così ti becchi il premio, ma non mi sembri quello che si vergogna di più a rispondere.»

Yuichiro non sapeva cosa dire.

Gen lesse per tutti loro. «'Descrivete il momento in cui siete stati più gelosi nella vostra vita.'»

Fantastico. Era come partecipare a una seduta di sentimentalisti anonimi.

Shun era silenzioso.

Alexander riconobbe il suo umore. «Non sei mai stato geloso?»

«Ci sto pensando.» Lanciando un'occhiata a sua figlia, Shun ebbe la risposta. Arimi si era accasciata sul seggiolone, semi-addormentata. Sollevandosi, lui la prese in braccio, sedando i suoi piccoli mugugni. «La volta che sono stato più geloso» raccontò a bassa voce, «è stato quando Arimi ha pianto per non far andare via la sua tata, Agatha. Avevo avuto una settimana piena e Agatha aveva passato molte sere con lei. D'improvviso, Mi-chan le si aggrappava e sembrava preferirla a me. Mi sono sentito... frustrato, infelice. Mia figlia non mi voleva più bene come prima.» Sorrise, in particolar modo quando vide comparire un lettino con materasso al posto del seggiolone. Vi appoggiò sopra Arimi, accarezzandole la fronte. «Non è durato molto, forse il tempo di una sera. Mi-chan ha diritto ad amare più persone. È giusto che non ci sia solo io per lei.»

Haruka osservò mentre Shun Yamato guardava la sua bambina. Aveva conosciuto a sua volta quel tipo di amore. Per quanto quel periodo fosse stato breve, era stato sufficiente a cambiare qualcosa dentro di lei. Tuttavia, il fatto che la risposta di lui fosse riferita alla figlia che stava accudendo... «Non sei mai stato neanche un po' innamorato, vero?»

Shun intuì la ragione del commento. «Invece volevo bene alla mia prima ragazza, ma non avevo motivo di essere geloso: Sakura aveva occhi solo per me.»

«Avevano sedici anni» disse Alexander, come se questo spiegasse tutto.

Per Shun la giovane età non contava, ma non perse tempo a contraddirlo. Rispose ad Haruka. «Ovviamente non mi è mai capitato quello che è successo a voi.»

«Bisogna lasciarsi andare per tenere davvero a qualcuno.»

Shun si sentì attaccato, ma riconobbe la sensazione. «So che ho- No, che ho avuto problemi a fidarmi della gente. Adesso c'è Arimi. Finché non sarò sicuro di aver incontrato la donna che può farle da madre, prenderò i miei incontri alla leggera, come prima. Ho tempo: mia figlia è ancora piccola.»

Haruka sollevò le mani. «Non sto dicendo che devi fare qualcosa, ma sento di capire la tua riluttanza a farti coinvolgere troppo da qualcuno. Ero così anche io. Volevo solo ribadire che il gioco vale la candela.»

Per Shun avevano parlato anche troppo di lui. «Questa candela accende la tua fiamma quando sei gelosa?»

«Oh, sì.» Haruka non aveva alcun problema a parlare della propria gelosia. «Michiru è così stupendamente sensuale e volutamente civetta che, quando siamo in compagnia di qualcuno che è attratto da lei, io non posso toglierle gli occhi di dosso. Devo vedere se osano sfiorarla, o se la fissano come se stessero pensando di farlo.»

Ah, ma Shun non ci cascava. «La domanda non chiedeva di descrivere quanto sei gelosa, bensì quando sei stata più gelosa.»

Haruka ci pensò un attimo, assorta. Riuscì ad identificare il momento. «Sono gelosa degli artisti. Dicevo che Michiru è civetta, ma in verità quando lei è davvero colpita dalle qualità di una persona, non si atteggia né flirta. Contempla e ammira il loro talento. Una volta c'è stato questo ragazzo - un pittore - che non ci ha minimamente provato con lei, ma era così dannatamente bravo che Michiru voleva andarlo a trovare al suo atelier.» Haruka ne ricordava ancora l'aspetto: magro, dita nervose, guance scavate e occhi che brillavano quando metteva mano a una tela. Non l'aveva trovato particolarmente attraente, ma persino lei era stata colpita dal suo magnetismo. «Ho fatto una scenata. Non volevo che Michiru andasse da sola da lui, né che gli stesse intorno. Mentre lei osservava un suo quadro - e i loro volti erano vicini -  Michi sorrideva in un modo che... Come se gli stesse aprendo la propria anima.» Rendendosi conto di tutto quello che stava raccontando, Haruka tossicchiò. «L'ho impegnata in una bollentissima sessione di sesso, poi l'ho accompagnata all'atelier di questo tizio. Sulla strada del ritorno, Michiru era divertita: era affascinata dalla sua arte, non da lui. Era lusingata che me la fossi presa e, se un giorno volevo sentirmi di nuovo in quel modo, per lei non c'erano problemi.»

Shun aveva una sola domanda da fare. «Quindi la tua ragazza è bisessuale?»

Mamoru affinò l'udito.

Haruka aveva una risposta vaga per lui. «La definirei più... pansessuale. È capace di trovare la bellezza intrinseca di ogni cosa. Se fossi stata uomo, mi avrebbe voluto comunque. Però...» Teneva a essere precisa. «In questa vita preferisce le donne. L'ho istruita a dovere.»

Shun si riscoprì a riflettere sulla situazione: nel suo caso avrebbe preferito una ragazza etero, se non altro per non stare a preoccuparsi di donne e uomini insieme. Lanciò un'occhiata a Gen Masashi, cogliendolo di sorpresa. «E tu?»

«Io?»

La reticenza lo divertì. «Rispondi alla domanda.»

Gen fece delle smorfie con la bocca, poi si decise. In fondo non era grave. «Sono stato geloso solo all'inizio della mia relazione.» Mosse la mano con noncuranza. «Di Golden Boy.»

Shun guardò Alexander con nuovo apprezzamento. «Ti sei dato da fare?»

Alexander lo ignorò, guardando Gen. «È davvero stato quello il momento in cui sei stato più geloso?»

«Sì. Sono geloso il giusto quando vedo altri uomini che fissano Makoto, e mi dimostro possessivo, ma so che lei pensa solo a me. Non ero così sicuro quando la conoscevo da poco, per questo ti vedevo come una minaccia.»

«Cos'hai fatto?» li interruppe Shun. Voleva sapere.

Alexander sospirò. «Niente. Ero gentile perché lei è molto servizievole e dolce...»

Gen si zittì a forza. 'Servizievole' era un aggettivo che gli faceva venire in mente Makoto in situazioni a cui nessun altro uomo doveva pensare.

Shun aveva notato la sua espressione. Sorrise.

Alexander aveva alzato gli occhi al cielo. «L'aiutavo perché era amica di Ami, e mi sono ritrovato nel suo negozio sempre per parlare di lei. Gen ha frainteso.»

Gen teneva a difendere le proprie passate ragioni. «Tu cosa penseresti di un tizio che si mette a parlare sotto lo stesso ombrello della tua ragazza e fa grandi deviazioni in moto per farle dei favori?»

«Non era ancora la tua ragazza» puntualizzò Alexander. Altrimenti avrebbe mantenuto le distanze.

Shun capiva benissimo Gen. «L'hai guardato e hai pensato: 'Questo mi fa concorrenza'. Con le mie ragazze non ho mai avuto questa paura. Fox è più freddo del ghiaccio con tutte quelle che non sono Ami.»

«Non lo era con Makoto.»

Così alimentavano la sua curiosità, pensò Shun. Anche se, a pensarci bene... «Fox, mi avevi parlato di questa ragazza quando avevi cercato di combinarmi un incontro con una delle amiche di Ami, giusto?» Era uscito con Rei Hino alla fine, ma Alexander gli aveva menzionato una certa Makoto. «Mi avevi detto che non era adatta a me, ma che aveva due qualità molto interessanti.»

Gen sollevò un sopracciglio.

Shun si portò due mani a coppa davanti al petto.

Alexander gridò internamente mentre Gen si alzava per assassinarlo.

Haruka non poteva assistere a tanta ipocrisia. «Oh, andiamo! Sappiamo tutti che Makoto ha una quarta abbondante. Chi non ha sognato di-?»

Gen la uccise con un'unica occhiata.

«Di palpare un bel seno come quello? Non il suo, campione, sta' giù. Si parla solo di ciò che nota e pensa qualunque uomo etero o donna lesbica in salute.»

Shun se la stava ridendo, ma era arrivato il momento di calmare Gen Masashi. «Stai mentendo.»

«Cosa?» Lui era ancora irritato.

«Non è stato quello il momento in cui sei stato più geloso.»

Gen si chiuse a riccio. «Sì, invece. E se non lo è, non mi va di parlarne.»

Vide di sfuggita la nuvoletta priva-inibizioni sopra la sua testa. La scacciò con una manata che quasi finì col colpire Haruka.

Lei si scostò in tempo e Gen si scusò con un palmo alzato.

Se fosse dipeso da lui, Shun avrebbe avuto pietà, ma... «Sai che siamo costretti a rispondere.»

Gen assaggiò il sapore amaro della verità. «Ne ho parlato prima, va bene? Sono geloso al pensiero del tizio che verrà dopo di me.»

Alexander corrugò la fronte.

«Quello con cui lei genererà l'erede di Giove» ringhiò Gen.

Mamoru sentì che almeno due persone - Alexander e Yuichiro - gli lanciavano una rapida occhiata. Purtroppo lui non poteva fare promesse. «Un giorno dovrà esistere una nuova Sailor Jupiter. Ma mancano novecento anni.»

Eh, no. Gen si arrabbiò. «A te starebbe bene sapere che Usagi un giorno avrà un uomo diverso? Che avrà con lui un figlio?» Non gli diede il tempo di rispondere. «E tu?» Si era già rivolto ad Alexander. «Non hai potere, ti succederà proprio questo. Come fai a costruire una famiglia sapendo che un giorno verrai messo da parte?»

Alexander si rifiutava di considerarlo un problema. «Ami sarà mia moglie per nove secoli. Non ci rinuncio per un problema che si presenterà tra un'eternità di tempo. Inoltre, ci sono metodi per concepire al di fuori dell'atto sessuale che gli stessi nemesiani volevano usare.»

Gen era incredulo. «Ma se lei deve avere questo erede con un altro, il suo potere le sta dicendo che dovrebbe stare proprio con quella persona.»

«Ma che ti importa?»

Gen scoppiò. «Questo gruppo è un piccolo circolo di potere incestuoso!» Indicò Haruka. «Lei è un pianeta e sta con un pianeta. Chiba e Usagi sono due principi reali. Kumada ha tirato fuori del potere per salvare Hino...» Terminò la lista indicando Alexander con una manata. «Forse tu non hai potere, ma Mizuno ti ha passato il suo. 'Per legarvi per l'eternità'.» Virgolettò le parole.

Si zittì quando vide che nessuno capiva ciò che stava dicendo. Finì con gli occhi su Alexander. «Mizuno non te l'ha detto, vero?»

«Cosa?»

«Io e Makoto non abbiamo stretto nessun ykèos.»

Shun non riuscì a capire la ragione dell'improvviso silenzio intorno al tavolo. Stava ancora cercando di venire a capo del significato ultimo delle metafore che tutti stavano usando.

Gen guardava lontano, nel vuoto. «L'abbiamo scoperto l'altro giorno col minicomputer di Mercurio. Su di me non c'è alcuna parte del potere di Giove.»

Alexander azzardò una teoria. «Makoto sa che tu non hai ancora deciso cosa fare in futuro.»

Da quando quel fenomeno si comandava? «Mizuno e Hino hanno agito a livello inconscio, senza alcuna certezza. Perché per Makoto è diverso?»

Mamoru dovette intervenire. «Due casi sono troppo pochi per stabilire una regola.» Prevenne l'obiezione di Gen. «Anche se sappiamo ciò che ci hanno detto i nemesiani, il nostro potere si è comportato più volte in modi diversi da quelli che loro conoscevano. Sulla Terra si è venuta a formare una situazione nuova.»

Gen avrebbe voluto convincersene. «Penso che tra me e Makoto non ci sia ykèos perché lei non è sicura.»

«Forse a causa di come ti comporti tu.»

Gen si voltò a guardare a Kumada, che lo fissava severo.

«Soffri e fai ipotesi per paura, Gen. Ti sentiresti meglio se ne parlassi con lei.»

Non era ben chiara una cosa. «Questi sono pensieri che nella realtà non ho nemmeno concepito. Questo sogno mi sta chiedendo di aprirmi l'anima in due ed è quello che sto facendo con voi, anche a costo di dire idiozie!»

Yuichiro lo considerò in modo nuovo. «Okay.» Si azzardò a toccarlo su una spalla, per fargli sapere che lo capiva. Il contatto riuscì a calmarlo. «Hai fatto bene a parlare.»

Gen era ancora risentito. «Ora cambiate vittima. Vi siete concentrati abbastanza su di me.»

Oberato, Mamoru decise di prendere la parola. «Rispondo io alla domanda sulla gelosia. L'unica volta in cui mi sono sentito davvero geloso è stato a causa di Seiya Kou.»

«L'alieno?»

«Il cantante?»

Alexander e Yuichiro avevano parlato nello stesso momento.

Shun stava aggrottando la fronte, confuso. Alieno?

Mamoru cercò di alleggerire la tensione causata dal discorso di Gen. «Non ho avuto il tuo stesso istinto di prenderlo a pugni...»

A Gen tornò un primo sorriso.

«È stata più una sensazione di... pesantezza e malinconia. Sono stato il primo per Usagi in tutto, e lei ha segnato ogni tappa di ciò che conosco riguardo all'amore... Ma quando sono andato via, c'è stato un momento in cui questo Seiya ha preso dei momenti che avrei voluto fossero solo miei.»

«Ad esempio?» Haruka voleva sapere, solo per arrabbiarsi di più. Avrebbe dovuto punire quell'extraterrestre.

Mamoru scrollò le spalle. «L'ha portata alla zoo, e in una discoteca. Da come Usagi ne parlava, sembrava quasi un appuntamento. Lui l'ha allenata a softball e ha giocato nella sua squadra. La salvava come guerriera Sailor. Si è permesso dirle che era innamorato di lei... E nessun altro avrebbe dovuto farla sentire così speciale.» Stava sbagliando a dirlo, pensò. Emise un sospiro e rifletté. «Quando è tornato, l'anno scorso, Seiya e Usagi hanno avuto dei momenti in cui hanno parlato del periodo in cui lui è stato sulla Terra. Avevano dei ricordi condivisi. Mentre la guardava, Seiya stava ricordando la maniera in cui l'aveva amata. Mi sono concentrato soprattutto su come lei non se ne rendesse conto, o non volesse notarlo. Solo per questo non mi sono arrabbiato, ma ho provato una sensazione di gelosia. Solo io posso guardarla così. Era sbagliato che lo facesse lui.»

Alexander faticava a capire. «E sapendo tutto questo» fece un cerchio con le dita, «tu hai lasciato che Usagi andasse a salutarlo da sola quell'ultima sera?» Ami glielo aveva raccontato.

Mamoru si mise sulla difensiva. «Lei aveva bisogno di essere sicura che per lui fosse tutto a posto. Non avrebbero potuto chiarire che ciò che c'era stato era sepolto e finito se fossi stato presente anche io.»

«'Ciò che c'era stato'? Solo a pensare queste parole, io avrei scavato una trincea tra loro.»

Mamoru non ne aveva sentito il bisogno. «Usako non ricambiava. Non l'ha mai fatto. Però sarebbe stata profondamente infelice se una persona che considerava un amico non avesse fatto pace con sentimenti che l'avevano fatto soffrire. Lei aveva quell'unica opportunità per accertarsene.»

Gen riprese la parola. «Tu sei pazzo.»

Mamoru non aveva intenzione di ricevere lezioni in merito alla gestione della propria gelosia. «Stavo per diventare suo marito. Per lei sono stato capace di mettere da parte un'insicurezza di poco conto.»

Haruka scuoteva la testa. «Dovevi parlarmene, principe. Gli avrei dato un calcio ben piazzato al posto tuo. Nella figa o nelle palle, a seconda della forma.»

Shun non riuscì a unirsi alla risata generale. Eh?

Mamoru frenò a forza il divertimento. «Andiamo avanti.» Era meglio non elaborare il concetto di alieni transessuali.

Guardò Alexander e Yuichiro, gli unici che non avevano ancora risposto. Da qualcosa che Yuichiro aveva detto in precedenza, aveva la sensazione che la sua risposta sarebbe stata la più sofferta.

Alexander lo intuì come lui e incrociò le mani dietro la testa. «Tocca a me. Mi riallaccio al discorso di Mamoru: l'ultima volta che sono stato geloso è stato a causa di uno di quei Three Lights, Taiki.»

Shun fece il collegamento. «Three Lights, il gruppo pop musicale?»

«Sì.»

«Sono ancora vivi?»

«Purtroppo» rise Alexander.

Shun aveva capito un'altra cosa. «Vuoi dire che il frontman del gruppo» si rivolse a Mamoru, «correva dietro alla tua ragazza?»

Mamoru strinse gli occhi. «Frequentavano la stessa scuola.»

«Già» si intromise Alexander. «È così che Ami ha conosciuto di persona Taiki Kou, anche se era sua fan già da prima.»

Shun era profondamente deluso. «La musica dei Three Lights era pop commerciale banale, neppure supportato da voci degne di nota. E ad Ami piaceva quello che per faccia aveva una fronte? A meno di vent'anni era già stempiato!»

Certo che ne sapeva parecchio, notò Gen. «Come fai a essere così informato?» Lui purtroppo era stato educato da sua sorella Shori.

«La ragazza che avevo a quel tempo era una fan dei Three Lights. Una volta ha preteso che l'accompagnassi a un loro concerto. Non faceva che parlare di Yaten, ma si sarebbe fatta pure Seiya, e perché no, persino Taiki.»

Alexander rilasciò una smorfia. «Be', Taiki Kou aveva un'aria intelligente agli occhi della Ami di allora. Ovviamente lei non mi aveva ancora incontrato, altrimenti avrebbe avuto gusti migliori. La cotta le è passata quando lo ha conosciuto meglio, però...»

«Cosa?» indagò Shun.

«Ami è il cervello del suo gruppo di amiche e Taiki occupa lo stesso ruolo tra i suoi compagni. Quando i Three Lights sono tornati, lei non vedeva l'ora di saperne di più sul pianeta Kinmo-» Alexander si zittì.

Shun emise uno sbuffo. «Stai di nuovo per parlare di questioni aliene, vero? Per me siamo in uno strano sogno, quindi non ti sto prendendo sul serio.»

Alexander gli volle bene. Proseguì. «Le altre volevano sapere come fossero andate le cose a questi tre ex compagni di battaglie. Chiedevano cosa avevano fatto, come erano stati. Ami invece cercava di prendere da parte Taiki, per avere da lui una risposta a tutte le domande che aveva sul suo pianeta. Io me ne sono accorto e li ho piantonati.»

Mamoru sorrise. Lo rammentava.

«Quei due erano così impegnati a parlare che Ami a stento mi includeva nel discorso. Ovviamente quello che stava dicendo quel tizio era tremendamente interessante, ma vederle brillare gli occhi per le parole di un altro ragazzo mi faceva...» Tremò di fastidio. «Ho preso la mano di Ami e mi sono rifiutato di mollarla finché non hanno smesso di parlare.»

Mamoru era divertito. «Intendevi questo quando parlavi di 'scavare una trincea'?»

Alexander percepì la sottile presa in giro. «Lui era una Sailor, come lei. Viveva in un mondo in cui aveva un ruolo simile a quello che Ami avrà nel regno del futuro. Avevano troppi punti in comune per i miei gusti, oltre al fatto che lui un tempo le fosse piaciuto. Non mi andava lasciarli interagire da soli.»

Mamoru aveva una domanda per lui. «Adesso avresti ancora la stessa reazione?»

Alexander inclinò la testa.

«Ora che state per sposarvi.»

Lui ci pensò su. «Be', Ami è incinta. Non posso marcarla più di così.»

Haruka se la rise, come tutti.

Alexander concluse lo scherzo. «Hai ragione» ammise a Mamoru. «Non avrei la stessa reazione. Non le prenderei più la mano, ma le starei comunque intorno se qualcuno stesse cercando di flirtare con lei. Non per sfiducia, come stai pensando. Solo... per farle sentire che ho la consapevolezza che altri uomini possono guardarla coi miei stessi occhi. Mi importa che non lo facciano, e che lei sappia che è preziosa per me.»

Mamoru rifletté: Usagi aveva cercato di spiegargli lo stesso concetto una volta.

Alexander sollevò un sopracciglio. «Tu sei davvero stato così stoico da non fare nulla quando c'era quel Seiya?»

«Non ho sentito il bisogno di dimostrare a lui che Usagi amava solo me» anche se ricordava di averci scambiato qualche parola in quel senso - niente di importante, «però a lei ho fatto sapere come mi sentivo.»

«Cioè?» Haruka voleva vederlo scomporsi.

«Ero felice che nei mesi in cui Seiya le era stato intorno, Usagi avesse tenuto tanto a me da non permettersi di dubitare. Avevo fatto i miei errori ma lei non li ha usati per dimenticarmi. Avrebbe potuto. Ho conosciuto Seiya solo l'anno scorso e ho avuto la certezza di quello che avevo intuito dai racconti di lei: lui si sarebbe comportato in tutti quei modi romantici, schietti e aperti che Usako sognava di tirarmi fuori nei primi anni in cui stavamo insieme. Ugualmente, lei non ha ceduto. Perciò, a voi altri e a lui non ho fatto notare niente, ma a lei ho fatto sentire quanto fossi profondamente grato di averla ancora nella mia vita.»

«Con del sesso» insinuò Haruka.

Mamoru sospirò internamente. «Sì, Haruka. Il tuo futuro sovrano sa come adorare la sua regina.»

«Non c'è da scherzare, principe, è importante. Se tu non fossi capace di soddisfare Odango a letto, ne andrebbe della stabilità di un intero pianeta.»

Quale parte dei suoi racconti le era sfuggita? «Non hai sentito che facciamo l'amore con grande soddisfazione di entrambi?»

«Ho sentito di lei che prende l'iniziativa saltellando e facendo la geisha. Tu la assecondi.»

Eh, no. Quella era solo una parte dei loro rapporti.

Haruka scrollò le spalle. «Per quello che ne so, se continui così, un giorno la povera Usagi sarà tentata di prendersi un amante.»

Mamoru non poté più sentire simili idiozie. «Non vedo perché. A giorni alterni la sveglio facendo l'amore, di mia iniziativa. Se non ho tempo per fare le cose come si deve, mi assicuro che lei inizi la giornata con un orgasmo talmente intenso da farla sorridere per tutta la mattina. La sera Usako tende a ringraziarmi con le labbra - e non mi riferisco a un bacio sulla bocca - ma a te importa di quello che faccio io e non lei, giusto? Conosco ogni punto del suo corpo. Trovo che sia di una bellezza così soave e carnale che ritaglio almeno due ore di tempo, nel weekend, per scoprire daccapo come riuscire a farla tremare di nuovo, meglio della volta precedente. Mi perdo in mia moglie, e la faccio perdere in me a tal punto da far dimenticare a entrambi che esista qualcosa al di fuori di noi stessi.»

Haruka aveva raggiunto il suo obiettivo. «Come sei bravo.»

Lentamente, Mamoru arrossì. Aveva abboccato all'amo, come un dilettante.

Haruka gli diede un paio di pacche sulla schiena. «Su, su! Hai solo dimostrato di non essere lo stoccafisso che tutti credevamo.»

«Ehm...» Yuichiro non voleva essere incluso.

Alexander sorrideva. «Usagi non ha perso nulla sbarazzandosi di Seiya Kou. Non sarai l'anima della festa, Mamoru, ma sai come far festa insieme a lei.»

La battuta causò a Mamoru un grosso sorriso.

Yuichiro contemplò la sua espressione. «Ti senti meglio quando non fai tanta resistenza, vero?»

«Come?»

«So che i tuoi sentimenti sono una cosa privata, ma quando ne parli nessuno pensa male di te. Siamo in grado di capirti meglio.»

Mamoru sentì che la sostanza che lo privava delle inibizioni stava lavorando nel suo cervello. «Confidarmi per me è difficile. Mi sento come se fossi meno... protetto.»

Yuichiro non ne capiva la ragione. Nella realtà avrebbe lasciato a quella confessione il tempo di cui aveva bisogno per dipanarsi ulteriormente, ma se Mamoru stava cominciando a lasciarsi andare... «Perché?»

«Ci sto pensando.» Lui vagava con lo sguardo nel vuoto. «Penso al motivo per cui giudico inutile, o persino doloroso, parlare di me stesso a troppa gente.» Ci arrivò, come se i meccanismi della sua mente fossero d'improvviso più lineari. Provò pena per sé. «È stata la casa-famiglia. Incontravo così tanti bambini e ragazzi... Appena facevamo amicizia, loro andavano via e non tornavano più.»

Non udì alcun commento.

«Portavano via parti di me, e io sentivo che di loro non mi rimaneva abbastanza.»

Gen imprecò.

L'espressione colorita si prese l'attenzione di Mamoru. «Cosa c'è?»

Gen deglutì. «Non so perché voglio farlo, ma...» Si alzò. Con due passi superò Haruka e si inginocchiò vicino a Mamoru, alzando un braccio.

Immobile, Mamoru si sentì appoggiare una mano sulla testa. Sgranò gli occhi.

Incerto, Gen si permise di strofinargli un poco i capelli. «È tutto a posto ora.»

Mamoru non capì perché non si stesse allontanando. Qualcosa, nel suo petto, si stava contraendo.

Gen abbassò il braccio. Più che guardare lui, osservò un ricordo. «... lo faceva mio padre.»

Per un momento Mamoru non volle ascoltare.

Gen aveva alzato il volto al cielo bianco. «Quando ero arrabbiato, o triste, lui veniva a mettermi una mano sulla testa, per farmi sentire meglio.» Abbassò le palpebre. «Era un uomo buono.»

Mamoru annullò a forza l'effetto che la polvere anti-inibizione aveva su di lui. Se non l'avesse fatto, sapeva come si sarebbe manifestato il senso di pesantezza che gli premeva sulla gola, causandogli un pizzicore agli occhi.

... non aveva bisogno di sperimentare cosa significasse ricevere un tocco paterno in un momento di debolezza.

Gen si riprese. «Mi ha animato il suo spirito.» Colpì due volte le ginocchia e si alzò, come se nulla fosse, tornando al proprio posto.

Ora che poteva controllarsi, Mamoru era libero di focalizzarsi su di lui. «È stato un istinto di cui sarebbe fiero.»

«Hm?»

«Consolare, empatizzare. Prendersi cura.» Per la prima volta Mamoru capì una cosa importante. «Per questo Makoto ti ama.»

La sua menzione rasserenò Gen. «Lei è molto più generosa di me.»

Alexander stava combattendo con tutto se stesso per non parlare. Una persona che si comportava come Gen nasceva per circondarsi una famiglia. Per forza lui era frustrato e oberato sentendo di non avere un destino libero insieme a Makoto.

Ed era quella la ragione per non dire nulla: non lo avrebbe fatto sentire meglio spronandolo a non avere più indugi su una ragazza che si preparava a offrirgli una vita in cui sarebbero stati compagni impari. Sarebbe stato difficile per Gen accudire, consigliare e gestire, come era nella sua natura, in un'esistenza che li avrebbe strattonati tutti quanti da una parte all'altra, per decenni. Se non fosse stato così sicuro di Ami, anche Alexander se ne sarebbe allontanato

Shun aveva osservato la scena tra Masashi e Chiba con un misto di nostalgia lontana. Chissà cosa avrebbe significato avere un padre da imitare, o di cui sentire la mancanza.

Cancellò il pensiero e si rivolse a Yuichiro. «Abbiamo divagato. Tu hai ancora una domanda a cui rispondere.»

«Interessa ancora a qualcuno?»

Mamoru si concentrò su di lui. «Sì, se è un pensiero che ti opprime.»

Yuichiro provò a essere noncurante. «Perché lo credi?»

«Perché non penso che uno come te trovi divertente la gelosia. Qualche mese fa non avresti dato importanza a qualcuno che si interessava a Rei.»

Mamoru, capì Yuichiro, aveva intuito che si trattava di una persona specifica. Aveva ragione. «C'è un compagno di corso che Rei ha conosciuto in un gruppo di studio. Ogni tanto lei mi riferisce qualche battuta brillante di lui. A quanto pare questo tizio ne fa parecchie. Rei parla nello stesso modo delle cose interessanti che dicono le sue compagne, quindi questo ragazzo non è diverso da loro nella sua testa. Certo, nessun altro si è offerto di accompagnarla a casa due volte nelle ultime tre settimane. A Rei questo tizio piace... come studente. È entusiasta all'idea di tutte le persone ambiziose e in gamba che sta incontrando a lezione. Dice che la spronano a migliorarsi e a competere.»

Gen cercava di capire dove volesse andare a parare.

Mesto, Yuichiro continuò il proprio racconto. «Al lavoro io sto cercando di combinare qualcosa, per questo torno a casa sempre più tardi. Non riesco più a passare tanto tempo con Rei. L'altra sera, sono tornato alle dieci. Stavo per salire le scale del tempio quando ho visto Rei e questo ragazzo che giravano l'angolo, insieme.» Yuichiro lasciò scivolare gli occhi su Shun. «Mi ha fatto l'effetto che mi avete fatto voi due quando vi ho visti in coppia.»

«Lui la stava baciando?»

«No! Stavano solo parlando, lontani. Ma insieme avevano un aspetto così... giusto.»

Eh? Shun non capì.

«Rei è bellissima, e lui era alla sua altezza. Era vestito bene, come lei. Camminava sicuro, come lei. Erano due studenti universitari che si trovavano nel loro mondo, e parlavano di cose che capivano solo loro.»

Mamoru aveva molto da ribattere, ma per il momento scelse il silenzio.

Yuichiro portò le mani alle tempie. «Mi sono sentito fuori luogo. Mi sono chiesto perché stessi lavorando così tanto per entrare nel mondo di lei, quando di fatto...»

Gen aveva sentito abbastanza. «Dimmi che non sei stato così coglione da andartene di sopra, lasciando a lui campo libero per salutarla.»

Yuichiro tornò dritto con la schiena. «Nemmeno morto. Li ho intercettati a metà strada. Appena Rei mi ha visto, è stata così felice che mi è subito venuta incontro. All'inizio lui si è fermato qualche passo indietro, poi si è presentato. Ha detto che l'aveva accompagnata perché non c'era nessun altro a riportarla a casa a quell'ora della notte. Rei lo ha messo al suo posto: gli aveva permesso di seguirla solo per farlo stare tranquillo. Non ce ne sarebbe stato più bisogno in futuro. Ma lui si stava rivolgendo a me: pensava che fossi un idiota a non essere presente per una ragazza come lei. Mi parlava come se fosse suo diritto approfittarsene.»

«Ha le palle» commentò Shun. «Tu ne hai avute di più?»

Yuichiro non sapeva giudicarlo. «Gli ho detto che al lavoro avevo dovuto supervisionare delle persone fino a tardi e che aveva ragione: era meglio che Rei non andasse in giro da sola di notte. Una prossima volta avrei mandato una macchina a prenderla.»

Alexander quasi sputò dal ridere. «Gli hai sbattuto in faccia i tuoi soldi! Non lo fai mai!»

Infatti, si disse Yuichiro. Ostentando aveva dimostrato insicurezza.

Ma Shun approvava in pieno. «Gli hai fatto capire che è uno studentello che prova a mettersi contro un fidanzato ufficiale che ha denaro e posizione.»

«Ma è una farsa» obiettò Yuichiro.

«Hai mentito? Non supervisioni nessuno?»

Mamoru sollevò una mano. «Non ascoltarlo. L'unica farsa è sentirlo parlare con senso di inferiorità di cose che capiscono solo due studenti di legge. Sono studenti, Yuichiro. Anche se tu continui a considerarti in prova, è più di un anno che lavori nell'azienda di tuo padre. Ti sei trovato un ruolo e sei riuscito ad aiutare delle persone nel loro lavoro. Rei ne è così fiera che ne parla spesso a Usagi. Per quello che fai, di solito assumono persone con una laurea e anni di esperienza.»

Shun stava cercando di capire. Soprattutto, voleva comprendere perché Kumada fosse sempre sul punto di protestare. «In cosa lavora?» domandò con un sussurro ad Alexander.

«Risorse umane» gli fu risposto sottovoce.

Yuichiro riprese la parola. «Non sto dicendo di non essere riuscito a fare qualcosa di buono, ma non mi appoggio su delle competenze, vado a istinto.»

Si stava lodando? si domandò Shun.

«Potrei ancora causare grossi problemi se non ci fosse qualcuno a supervisionarmi. Comunque questo non c'entra.» Frustrato, Yuichiro strinse i pugni. «Il lavoro non mi rappresenta. Un conto è scegliere di trovarsi dove sono io. Se ne avesssi fatto uno scopo nella vita e fossi sicuro che è la carriera che voglio avere, sarebbe diverso. Ammirerei una persona così. In questo senso Rei e quel tizio sanno quello che vogliono e stanno studiando per ottenerlo.»

«Oh, sì.» Gen giudicò che fosse arrivato il momento giusto per canzonarlo. «Probabilmente il tuo rivale ha preso cento all'ultimo esame. Grande! Tu invece sei solo finito sulla pagina economica del giornale quando si è parlato dell'acquisizione di un motore per auto del valore di una decina di miliardi di yen.»

A Shun cascò la mascella. Nemmeno il padre di Fox aveva tanti soldi!

Yuichiro era serio. «In quale punto hai letto che ho partecipato alla creazione di quell'accordo?»

Non si rendeva conto di essere ridicolo, pensò Gen. «C'eri, ti si nominava. È sufficiente perché il paragone con uno studente sia senza senso.»

Dal modo in cui Yuichiro afferrò una manciata dei propri capelli, Mamoru capì che era sul punto di scoppiare.

«Non capite!» urlò. «Non è falsa modestia, non è un gioco! È una trappola avere tutte queste dannate responsabilità! Se non facessi parte della mia famiglia, mi avrebbero messo a pulire i bagni! Vogliono tutti che faccia qualcosa di più di quello di cui sono capace, per questo sono costretto ad arrancare per non fallire in ogni singola cosa!» Immagazzinò aria, provando ad abbassare la voce. Diavolo, c'era una bambina accanto a lui. L'aveva quasi svegliata.

Si girò verso Gen. «Sono citato in quell'articolo perché la mia famiglia fa cose importanti, mio padre era impegnato e si diverte a mettermi alla prova. Non ho detto una sola parola quel giorno, a quell'incontro. In cosa avrei dimostrato il mio valore?»

Se la metteva così, Gen non sapeva replicare.

Yuichiro abbassò gli occhi sul tavolo. «Nel lavoro che sto facendo adesso ascolto le persone e, a seconda di quello che mi dicono, capisco dove lavorerebbero meglio. È soddisfacente e forse sono bravo. Ma appena faccio una cosa buona, per via di come mi chiamo, tutti quelli con cui parlo si aspettano che faccia di meglio, di più. Non è mai abbastanza. Non c'è pace.»

Dopo aver sentito quel lungo sfogo, Mamoru stava iniziando ad avere un dubbio. «Hai deciso di tornare a lavorare al tempio?»

Gettando la testa all'indietro, Yuichiro respirò pesantemente. In quel sogno poteva essere libero in ciò che diceva. «Lo vorrei, sempre di più. Era bello essere me quando stavo al santuario.»

Mamoru sentì il dolore di quella confessione.

«Ma poi?» sospirò Yuichiro. «Se lascio il lavoro, abbandono tutto quello che anche Rei ormai sogna per me. E cosa dirò al prossimo tipo che le girerà intorno? 'Ciao, sono l'apprendista del tempio'? Un giorno Rei farà il paragone e mi troverà penoso.»

Haruka era rimasta in silenzio durante tutta quella lunga serie di ammissioni, ma ora aveva qualcosa da dire. «Kumada, ti parlerò da ragazza ricca a ragazzo ricco.»

Yuichiro tornò dritto con la testa.

«Quando si nasce in famiglie come le nostre, più che come una persona sei visto come la prosecuzione di chi è venuto prima di te. Devi imparare a fregartene. Se li avessi ascoltati e mi fossi fatta condizionare, ora sarei modesta, educata e passerei le mie giornate a studiare letteratura russa nell'attesa di trovarmi un marito. Mi ha aiutato essere omosessuale: li ho mandati a quel paese prima ancora di arrivare alle medie. Non avrei mai potuto accontentarli, quindi, perché provarci? Hanno tentato lo stesso di piegarmi, ma non ci sono riusciti. Quello che incatena te è l'importanza che dai alle aspettative che nutrono nei tuoi confronti. Sul serio: che cazzo te ne importa? Ti vogliono dove sei, perfetto: sfruttali. Ti stanno dando delle opportunità che stai ripagando, a quanto ho sentito. Se il paparino tiene tanto a vederti seguire le sue orme, il potere è di fatto nelle tue mani. Ti giustificherebbero anche se mandassi tutto a puttane, figurarsi se fai un lavoro decente. Ti senti stressato? Dillo! Imponi che le cose siano fatte secondo i tuoi tempi. Abbiamo possibilità che praticamente nessun altro può permettersi. Non approfittarne è da stupidi. Se papà ti vuole dove sei, deve lasciarti in pace. E se non è lui a scocciarti, il problema non esiste: tutti gli altri sono sottoposti e devono stare muti. Non ti può preoccupare quello che si aspettano da te, se questo ti fa vivere in uno stato di costante tensione. Ti dirò quello che penso: secondo me ti stai impedendo da solo di raggiungere il tuo potenziale, nonché quella serenità che brami, perché sei troppo occupato a credere che la gabbia in cui ti trovi sarà eterna. Te la stai costruendo da solo. Liberatene e vola.»

Vi fu un momento di silenzio.

Poi partì un applauso spontaneo, che fece sobbalzare di nuovo Arimi nel proprio lettino.

«Shh!» li ammonì Shun e il gesto di ammirazione generale si calmò.

Yuichiro era grato. «Mi ha fatto vedere una speranza, Haruka-san.»

Era la prima volta che non la chiamava per cognome, ma lei non se la prese. Piuttosto, la sua felicità non fu completa per un altro motivo. «La tua Marte non verrà mai a sapere quanto ti sono stata d'aiuto. Mi dispiace molto, perché mi avrebbe leccato i piedi dalla gratitudine.»

Yuichiro sorrise.

Haruka non aveva finito con lui. «La prossima volta che si presenta un rivale che la corteggia, non limitarti alle parole. Col linguaggio corporeo si comunica molto di più.»

«Chi dice che non abbia usato anche quello?»

Haruka fu fiera della reazione. «Dimmi che dopo l'hai portata a casa e le hai ricordato che era solo tua facendola gridare di piacere.»

Shun rilasciò una smorfia. Cos'era quel linguaggio da romanzetto rosa?

Kumada stava scrollando le spalle, ma la sua espressione serafica era una conferma.

Lui e Tenou si erano detti ciò che dovevano. «Possiamo votare» decretò Shun.

«C'era da votare anche in questo caso?» si domandò Alexander.

«Altrimenti non potrà uscire alcun vincitore» E quel gioco non sarebbe mai terminato.

Tenou appoggiò una mano sulla spalla di Kumada. «Io voto per il mio nuovo pupillo.»

Mamoru si fece sentire. «Non per il tuo principe?»

«Non mi avete fatto vedere abbastanza, altezza. Se un giorno dimostrerai un po' più di possessività alla nostra Odango, anche solo per gioco, posso assicurarti che sentirò le sue urla di giubilo fino in America.»

Mamoru rise. «Okay, okay. Anche io voto per Yuichiro.»

«Io pure» si accodò Gen.

«Non posso votare diversamente» aggiunse Alexander.

«Perché?» volle sapere l'interessato.

«Per gelosia ti sei trasformato in uno snob arrivato. Tu, che saresti felice di tornare a spazzare pavimenti gratis. Immagino che sia per questo che dopo Rei ti ha premiato.»

Ovviamente Shun era d'accordo. «È stata un'uscita da film.» E lui non doveva fare nemmeno la conta dei voti, c'era unanimità. «A meno che non ci sia una prossima domanda, mi sa che il premio finale spetta a te.»

FASE SESSUALE

Shun fu felice di vedere di nuovo la scritta. Del premio non gli importava; piuttosto, era piacevole poter interagire ancora con Fox e i suoi amici.

Sereno, Mamoru lesse il foglio. «'Quale parte del corpo preferisci nella tua compagna? E quale preferisce lei in te?'»

Hm, la domanda sembrava tutto sommato innocua.

IL VISO NON VALE

Aveva parlato troppo presto.

Haruka era ancora sospettosa. «Non mi sembra una prova pensata per metterci in difficoltà.»

«Dobbiamo indovinare la risposta» chiese Gen, «o ce la dicono loro?»

«Secondo me tutte e due» ipotizzò Haruka.

Shun però era in difficoltà. «Io a chi mi devo riferire? Posso scegliere una ragazza qualunque?»

Alexander percepì la risposta per lui. «Secondo me adesso devi focalizzarti su Minako. Poi, come la volta scorsa, il foglio ti dirà cosa penserà lei di te in futuro.»

Davvero? Allora Shun era entusiasta di cominciare. «Vado io. Avendo visto Minako per bene solo nei film e al massimo in costume da bagno in qualche servizio, dico che per ora la parte che apprezzo più di lei è... il seno. Sarebbe la bocca, ma il viso è escluso, quindi...»

Sul suo foglio apparve una scritta.

MINAKO E SHUN TRA UN ANNO E MEZZO

La precisione del riferimento temporale si prese tutta la sua attenzione, poi Shun lesse. «'Parte che lui preferisce in lei: seno. Parte che lei preferisce in lui: innominabile ma chiara.'»

Appena capì, a Shun scappò una risata alta.

Haruka apprezzava Aino anche nel futuro: la ragazza era schietta, senza fronzoli e hentai all'occorrenza.

Alexander voleva levarsi di mezzo quella domanda. «Senza mentire, la parte di Ami che preferisco sono gli occhi, ma se non posso scegliere quelli... » Non era sicuro: era l'insieme di lei a essere straordinariamente raffinato e bello. Schiena, mani, ventre. Qualche mese fa, quando era stato da solo negli States, aveva provato a disegnarli, per ricordarla meglio. Naturalmente anche i seni di lei erano splendidi, così come il fiore a cui lui non aveva ancora trovato un nome adatto, ma più ci pensava... «Dico il sedere.» A fronte di un seno piccolo, lo aveva ammirato in Ami fin dalle primissime volte in cui l'aveva incontrata. Lei aveva dei glutei perfettamente proporzionati, sodi e lisci, dolcemente curvi.

Shun gli impedì di perdersi nei propri pensieri. «E secondo te, quale parte del tuo corpo preferisce Ami-san?»

«Hmm... le spalle?»

Il foglio gli diede una risposta più completa.

La schiena.

Alexander ci pensò su: per essere due persone che passavano tanto tempo a guardarsi in volto, era interessante che le loro preferenze andassero a parti del corpo che solitamente non avevano sott'occhio.

Mamoru aveva davvero voglia di sapere cosa passava per la mente di Usagi. «Non sarò originale e dirò anche io che di lei preferisco il seno, mentre Usagi...» Forse avrebbe detto il sedere? Negli ultimi tempi non faceva che pizzicarglielo.

«Allora?» indagò Haruka.

«Glutei» rispose Mamoru.

Il foglio lo smentì.

Addominali.

Ah, sì? pensò lui.

Haruka lo palpeggiò sullo stomaco. «Ci sono muscoli qui, ma non mi sembri così ben messo.»

«Ehm, mi difendo.» Ma dove lo stava toccando?

Haruka sollevò l'orlo del proprio pigiama, scoprendo la pancia. «Ne hai al massimo quanto me.» Lei si sarebbe allenata di più se Michiru non l'avessi preferita con linee poco definite.

Shun stava soffrendo. «Tenou, so che ti consideri uno della compagnia, ma quello è un ventre di donna e vedere che ti spogli mi sta facendo eccitare.»

«Esagerato, per una pancia. Da quanto non batti chiodo?»

«Un anno e tre mesi.»

Haruka lasciò ricadere il pigiama. «Sento il tuo dolore, ma non farò nulla per aiutarti.»

«Come dicevo prima: peccato.»

Scambi di quel genere non smettevano di lasciare incredulo Alexander.

Gen si stava divertendo. «Con Makoto per me è una lotta eterna tra seno e sedere, con un terzo contendente: le gambe. Lei di me preferisce i pettorali.» Non faceva che appoggiarci la testa sopra, posandovi baci.

Il foglio gli diede ragione sulle gambe di lei ma lo smentì sulla risposta che Makoto avrebbe dato su di lui.

Avambracci.

Hm. Si scoprivano sempre cose nuove.

Haruka voleva che il suo fosse un gran finale. «Kumada, vai tu.»

Yuichiro non sapeva scegliere. «Adoro i capelli di Rei, ma non so se sono compresi nella zona testa-viso. Comunque, lei è stupenda dappertutto, ma una parte che amo particolarmente sono le sue mani.»

«Le mani?» Haruka era delusa.

«Ha dita sottili, bellissime e aggraziate. Le muove con destrezza sulla tastiera quando suona.»

Ah, capì Haruka. «Scommetto che le usa bene anche su un certo attrezzo di carne che fa cantare te.»

Riuscì a far avvampare Yuichiro.

«Andiamo, non boccheggiare. Quale parte di te preferisce lei?»

«Ehm... ho queste specie di fossette in fondo alla schiena...»

Haruka scoppiò a ridere. «Come un bambino!»

Annoiato, Yuichiro le lasciò il suo divertimento. Nel frattempo il foglio aveva risposto.

Genitali.

Yuichiro corse ad appollottolare il pezzo di carta nel pugno, arrossendo come un pomodoro. Il suo stratagemma servì a poco: la risposta era apparsa nel foglio di tutti gli altri.

Mamoru si coprì gli occhi mentre Shun rideva. «Un'altra sfrontata!»

Haruka aveva un commento. «Noto che Hino preferisce l'intera area, mentre Minako sembra focalizzarsi su una singola parte di te.»

Shun non si lasciò scalfire. «Le mie palle non hanno nulla da invidiare a nessuno in quanto ad avvenenza.»

Per Mamoru c'era un limite a quanto potevano essere indecenti. «Haruka, concludi.»

«Certo, principe. La parte che Michiru preferisce in me è il seno. Non ho alcun dubbio su questo, perché non fa palparmelo.» A dimostrazione, procedette con un esempio.

Shun sbavò un poco e Haruka scosse la testa. «Non eccitarti per una cosa così stupida. Pensa piuttosto alla mia parte preferita di lei: la sua stupenda, vellutata, occasionalmente bagnatissima-»

Mamoru le coprì la bocca. «È chiaro.»

Haruka allontanò il viso. «Devo usare il termine medico? Ma 'vulva' non rende l'idea.»

Mamoru sentì cadere le braccia. «Se fosse una gara a chi è più sfacciato, vinceresti tu.»

Magari, pensò Haruka. «A proposito, come facciamo a votare su una domanda come questa? Non vorranno mica procedere con un nuovo test di gayezza e farci dire quali-»

«NO

Fu un coro a cinque così tuonante che Arimi sobbalzò nel suo giaciglio.

«Uh-uh-uh.... uahhhhhhhHHHHHHHHHHHHH!»

Shun la prese in braccio, desolato. «Festa finita. Quando si sveglia di questo umore...»

Il grido di sua figlia crebbe d'intensità.

Haruka non ci stava a vedersi rovinare tutto da una piccolina. «Passamela.»

Distratto dal pianto, Shun non seppe come replicare.

Haruka insistette, allungando le braccia. «Ho esperienza di neonati. Hotaru si calmava sempre tra le mie braccia.»

«Hotaru?» domandò Shun rivolto ad Alexander, sporgendosi sopra il tavolo.

Lui sospirò. «È una lunga storia.»

Haruka ricevette Arimi tra le mani e cambiò completamente modo di fare. «Ehi!» La sua voce si alzò di un tono e il suo sorriso si distese senza artifizio. «Come va? Questi mostri ti hanno svegliata?» Si alzò in piedi per dondolare, con Arimi appoggiata sul petto. «Va tutto bene, va tutto bene...»

Alexander stava assistendo a uno spettacolo senza precedenti. «Non so se mi sembra più una mamma o un papà.»

«Sono Haruka» sussurrò lei, poi posò un bacio sulla testa nera della bambina che teneva tra le braccia. Il pianto di Arimi si stava calmando. «Sono un genitore talmente bravo che non ho bisogno di classificazioni.»

Mamoru era propenso a darle ragione. Parlò a bassa voce. «Sperando che lassù non vogliano dar retta al suo ultimo suggerimento...» Non percepì segnali dall'entità che li stava gestendo. «Mi domando come dobbiamo procedere ora.»

Il foglio diede segni di vita. 'Per l'ultima domanda, votate la risposta più divertente.'

Sarebbe stato un duello serrato se Haruka fosse stata inclusa. Quando i conti furono fatti, il risultato la lasciò scontenta. «Se vi fosse stato permesso di votarmi, avrei vinto su Yama-coso.»

Yama-coso? sorrise Shun. «Kumada ti avrebbe battuto se non avesse scelto le mani di Hino. Che spreco, Kumada-kun.»

Yuichiro non era pentito. «Se dico che ogni parte di Rei è bellissima, significa che sto parlando di mani superlative. Comunque cambio gusti di mese in mese sulla mia parte preferita del suo corpo.»

A Shun toccava riferire i risultati. «Nelle varie fasi della gara, Alexander ha vinto una tappa, io due, e tu, Kumada, tre.»

Osservò Arimi in braccio a Tenou: incredibilmente, sua figlia si stava riaddormentando.

In aria apparve una scritta luminosa.

FASE FINALE

Il foglio diede loro una prima istruzione. 'Il vincitore ha la facoltà di non rispondere a questa domanda.'

Shun lanciò un'occhiata a Yuichiro. «Sei fortunato.»

Mamoru stava sudando freddo.

Shun lo notò. «Coraggio, ne uscirai vivo. E dopo quest'ultima prova torneremo a casa, giusto?»

Già, ricordò Mamoru. «L'altra volta non abbiamo avuto il tempo di salutarti. Vorrei farlo ora, per non rischiare.»

Shun si stupì di essere tanto considerato. Ma in fondo Mamoru Chiba gli dava l'idea di una persona cordiale e attenta alle formalità. «È stato un piacere per me parlare di nuovo con voi.»

Mamoru chinò piano la testa. «Vorrei conoscerti nella realtà. Penso che tu sia il compagno ideale per Minako.»

«Ah, sì?»

Mamoru annuì. «Lei è molto sola. Lo noto tutte le volte che la vedo.»

A Shun non sembrava. «Adesso sta uscendo con un attore.»

Per Mamoru non voleva dire niente. «Ha il tuo stesso modo di fare. È allegra, brillante, e ama stare al centro dell'attenzione. Ma di lei vediamo solo ciò che vuole farci vedere. C'è tutta una parte della sua anima che è troppo privata per essere condivisa, anche con chi le è amico.»

Shun ascoltò, rigido. Non tanto per ciò che stavano dicendo di Minako, quanto per quello che avevano capito di lui. Gli altri erano d'accordo, lo vedeva nei loro occhi.

Mamoru era comprensivo. «Minako ha bisogno di qualcuno che affronti il mondo alla sua stessa maniera. Voi due potreste capirvi.»

Be', a Shun sarebbe piaciuto esserle amico e naturalmente non disdegnava il pensiero di una relazione fisica con lei - per intuito, la immaginava meravigliosa -  ma non era sicuro di volere altro, da nessuno. Non voleva essere capito. Voleva solo... compagnia. E affetto, tanto - soprattutto per Arimi.

Mamoru Chiba intuì la sua incertezza. Gli mostrò un sorriso pacato. «Ti auguro una buona vita, fino al giorno in cui non ci rincontreremo e potrò dirtelo di persona.»

A Shun venne naturale scherzare. «Se ti troverò un po' ingessato all'inizio, non stupirtene.»

Mamoru accettò la burla. «Cercherò di essere più sciolto per allora.»

Shun ricevette anche i saluti degli altri e un semi-abbraccio dal suo amico Fox. «Sì, va bene, va bene. Possiamo andare avanti.»

Haruka si avvicinò per restituirgli sua figlia, mentre sul foglio appariva la spiegazione della loro ultima prova.

Yuichiro lesse. «Cosa faresti se lei decidesse di... lasciarti?»

Fece appena in tempo a percepire la gravità della domanda.

'Vivrete questo momento' elaborò il foglio. 'Vi sentirete come se fosse tutto vero e non potrete fare nulla per fermarlo.'

Mamoru si preoccupò, ma non per sé. «Questo non fa ridere. Non è una domanda imbarazzante: suona come una tortura.»

Gen non stava più respirando.

'La prova di Shun Yamato, tra un anno e mezzo.'

Shun strinse più forte Arimi, poi sbatté gli occhi e non fu più seduto al kotatsu. Gli altri erano spariti, c'era solo...

Percepì una voce di ragazza.

«Non dovremmo più vederci.»

Riconobbe che stava parlando Minako Aino e, cosa peggiore, si sentì come se conoscesse quella voce da sempre, come se la amasse da sempre.

«Perché?» bofonchiò. Qualcosa nel suo petto si stava sgretolando. Riuscì a vedere meglio la figura di lei.

«Ci siamo divertiti. Ora ognuno deve andare per la propria strada.»

Perché era devastato?

Perché sentiva che quella Minako stava mentendo?

«Non stavi bene con me?» le chiese.

In quell'universo dai contorni confusi percepì che lei stava abbassando la testa. «Stavamo bene, certo. Ma le cose tra noi si stavano facendo complicate.»

Cosa, cosa era complicato? «Perché? Io non voglio nulla da te.»

«... non è vero.»

Qualcosa in lui lo riconobbe come vero. «E Arimi?»

Gli occhi di Minako si riempirono di lacrime. Ora lui riusciva a vederla meglio in viso.

«Io amo Arimi. Se solo...»

«Cosa?»

«Se solo io...»

Allora non andare via. Resta. Se ami Arimi, io amo te.

Quello che provava lo spaventò.

Minako si asciugò con forza la faccia e lo guardò. «Non volevo fare una scenata. Volevo che fosse una cosa civile.»

Civile?

Hai riso mentre ti abbracciavo, hai dormito tante notti con me. Quando tornavo a casa, non vedevo l'ora di trovarti.

Tremando, Shun giocò la sua ultima carta. «Non ti sto chiedendo amore.»

«Lo so. È triste. Non pensi di meritarlo?»

A me basti tu.

Cosa diavolo stava pensando? Cos'era quell'agonia, quella devastazione...?

Minako si diresse verso una porta. 

Quando vide la sua mano su una maniglia, Shun sentì il terrore che lo inglobava.

No, no, no...!

Lei lo guardò. «Ciao.» Uscì dalla sua vita.

Lui si svegliò, due volte.

 


 

Ansimando, Shun sgranò gli occhi.

Ma cosa...?

Sentì il peso di sua figlia sul petto. Le tastò la fronte.

Bene, la febbre era ancora bassa.

Si guardò attorno. Perché aveva pensato che non fossero nella sua camera?

Perché aveva un groppo alla gola?

Che razza di sogno aveva fatto per sentirsi così male? Anche se prima che tutto diventasse doloroso...

Confuso, controllò la sveglia. Si era addormentato per un'ora e mezza. Se Arimi fosse stata meglio, di mattina, forse lui sarebbe potuto tornare a lezione.

Lei si agitò, per il freddo o forse per un incubo. Shun le posò le labbra sulla fronte.

Va tutto bene, ci sono io.

La osservò in volto e prese un fazzoletto morbido per asciugarle la goccia di muco sotto il naso. Lei era troppo piccola per ammalarsi come in quel giorno. Lo aveva spaventato.

Sono questi i momenti in cui mi fa paura essere l'unica persona per te.

La strinse più forte e tornò a sdraiarsi, per provare a dormire di nuovo. Appoggiò con cura Arimi accanto a sé, sul letto, coprendola.

La stanchezza gli annebbiava il cervello. Sfiorò la mano di sua figlia.

Riposare farà bene a entrambi, anche se io...

Si voltò e settò la sveglia tra altre due ore. Con un movimento del braccio, la buttò sotto il letto. Lui l'avrebbe sentita, Arimi no. Si permise un momento di sfogo assoluto.

Vorrei dormire fino alle dieci. Vorrei che tu fossi di nuovo sana. Vorrei...

Afferrò una sensazione di benessere e leggerezza, provata da poco, e si addormentò.

 


 

«È andato, come l'altra volta.»

Alexander era chinato in avanti, la fronte appoggiata su una mano. «Non voglio rivederlo solo tra un anno e mezzo. Non posso immaginare che passerà davvero quello che abbiamo visto.» Come tutti, aveva sentito cosa stesse provando Shun, quasi come se fosse nei suoi panni.

Ebbe un ricordo più recente, reale. «Lo rivedremo prima» gioì. «Lo sto invitando al mio matrimonio!»

Yuichiro ne fu contento. «Verrà?»

Alexander annuì. «È un viaggio lungo, ma gli pagheremo il biglietto. Rimarrà per almeno una settimana. Potrete incontrarlo.»

Mamoru ne aveva tutta l'intenzione. Non era riuscito a capire cosa esattamente fosse successo tra Shun Yamato e Minako per dar vita alla scena a cui avevano assistito, ma teneva a vedere quel ragazzo prima che succedesse una cosa simile. Voleva anche fargli conoscere Minako e, possibilmente, osservarli durante le loro prime interazioni.

Gen era teso. «Inizio a salutarvi anche io. Ci rivedremo nella realtà, quando vorrete.»

Yuichiro teneva a dire una cosa. «Parla con Makoto.»

Gen temeva che presto avrebbero capito perché lui cercava di non farlo.

Haruka voleva essere generosa. «Vado prima io, okay? La maggioranza di voi non mi conosce abbastanza per essere a suo agio con l'idea che vi guardi in momenti così privati. Me ne avete riferiti diversi, ma avermi come spettatrice mentre soffrite in technicolor... Con Yama-coso è stato sufficientemente penoso.»

Yuichiro si accorse che quella di Haruka era generosità. «Non ti dispiace sapere che noi guarderemo quello che succederà a te?»

«No» rispose Haruka. «So cosa accadrà. So come la prenderò. È... stato divertente parlare con voi. Mi piacerebbe rifarlo.»

Offrì un ultimo saluto al suo futuro sovrano, poi lasciò che le palpebre ricadessero pesanti sui suoi occhi.

Si sentì... cadere.

Si ritrovò in un mondo marino, buio, oceanico come la donna che amava. I capelli di lei ondeggiavano nell'acqua.

«Mi sono stancata di te, Haruka.»

Il suo essere vibrò di terrore. «Che gioco è?»

«Non scherzo, è la verità.» Michiru era severa e seria. «Siamo state insieme per troppo tempo. È subentrata la noia. Non costringermi a infierire.»

Haruka sapeva che Michiru era sincera per rispetto. «Okay. Ti sei annoiata.»

«Esatto.»

«Separiamoci per un po' allora. A questo non mi oppongo.»

Michiru le mostrò la sua prima esitazione. «Non posso prometterti di tornare da te.»

«Non farlo, non ho bisogno di promesse. Ti riconquisterò daccapo.»

«Haruka... Se fosse possibile, adesso io non ti starei...»

«Zitta. Mi devi almeno questo. Ti riconquisterò, ho detto. Qualunque cosa tu faccia, qualunque cosa provi ora, io riuscirò a farti sentire di nuovo viva. Sarà come quando avevamo sedici anni, ricordi?»

Michiru si intenerì. «Eravamo bambine.»

«Forse ci siamo messe insieme troppo presto, e per questo adesso sei stanca, e ti chiedi se non ci sia altro là fuori. Tu sei tutto l'infinito che cerco, Michiru. Ho fallito come compagna nel non farti provare lo stesso.»

«Haruka... E se non dipendesse da te?»

«Lo farò dipendere da me. Deformerò il mondo, il tempo, per te. Ricordi quando ti ho promesso di essere la luce che avrebbe acceso le tue giornate? Ora è buio per te, quindi sono venuta meno alla promessa.»

Nell'acqua, Michiru iniziò a singhiozzare.

Haruka smosse i flutti per raggiungerla. «Se devo confrontarmi con tutti - tutti - i possibili partner da cui sarai attratta, mi metterò alla prova per te. Per dieci anni, per un secolo. Ne uscirò sempre vincitrice, ne sono sicura.» Puntò un dito sul suo cuore. «E quando qui ci sarà solo entusiasmo e sorpresa, nonché quella gioventù che ci siamo lasciate sfuggire, io sarò di nuovo l'Haruka che ti ha resa felice. E tutto sarà buono nel mondo.»

«Sei una stupida.» Michiru l'abbracciò.

Haruka la strinse, più forte che mai.

Non c'era ostacolo, o paura, che non fosse in grado di abbattere per la donna che la completava.

Si lasciò andare all'oblio - una prima volta, poi una seconda volta ancora.

Fu una sensazione strana, ma pacifica.

Quando si fosse svegliata, era certa che avrebbe sentito di non aver mai fatto un sogno così pieno.

 

Sul kotatsu erano rimasti in quattro. L'angolo lettino di Arimi era sparito, con grande nostalgia di Alexander. Incredibilmente, anche Haruka Tenou gli mancava. «Per forza lei non aveva paura.» Era stata capace di trasformare un incubo in un sogno di pace.

«Sono ying e yang» commentò Mamoru. «Sanno che non avrebbero senso l'una senza l'altra.»

Alexander sentiva che per lui ed Ami sarebbe stato lo stesso. Era quasi disposto ad offrirsi volontario per il prossimo turno, ma voleva prima sapere cosa avrebbe fatto Gen affrontando la sua prova più dura. Temeva il risultato, ma sperava di sbagliarsi.

«Posso andare io» disse Mamoru.

Gen scosse la testa. «Non avete capito bene quello che cercavo di dire prima su me e Makoto. Magari dovreste vederlo.»

Yuichiro non era disposto a starsene a guardare mentre gli altri si sottoponevano a quella tortura. «Vado io. Non importa se ho vinto: chiedo di poter essere sottoposto a questo supplizio.»

Gen non lo comprendeva. «Sei impazzito? Tu puoi evitarlo.»

Sì, ma non gli andava più. Sperava di essere d'esempio a Gen affrontando una giornata che, prima o poi, sarebbe arrivata nella sua vita. Ne era terrorizzato, ma ora sapeva cosa avrebbe fatto. «Guarda pure.» Appoggiò una mano sulla spalla di lui. «Ci vediamo di là, magari domani. Se avrai voglia di tirare di boxe, io sono sempre un buon punching bag.»

Con un ultimo sorriso a Mamoru e Alexander, Yuichiro chiuse gli occhi.

Entrando nel suo incubo ansimò, in attesa. Si trovava in una stanza, in penombra. Riconobbe la posizione della finestra: era la camera di Rei.

Nel buio di un angolo lei cominciò a urlare. «BASTA! Non ti sopporto più! Non sai mai cosa fare, non vuoi deciderti a prendere la strada che serve per stare con me! Ho capito, è difficile! Ma io non posso rimanerti accanto se ti rendo infelice!»

Il tono di lui fu supplicante. «Non sei tu, Rei. È che...»

«Ha importanza? Io e il mio destino siamo indissolubilmente legati. Io sento...» Rei deglutì. Singhiozzò. «Sento che l'amore che provo per te finirà per trasformarsi in qualcosa di diverso se continuiamo così. Non voglio, Yuichiro! Dire basta adesso farà meno male.»

... lo stava lasciando?

Lei non smetteva di tremare, facendolo sentire indegno, meschino.

«Se-» balbettò Rei, «se abbiamo una possibilità di stare insieme, il tempo sistemerà le cose. Di tempo io ne ho in abbondanza, no?» I suoi occhi diventarono pozze di dolore. «Ti ricordi quando dicevamo che potevamo lasciarci per qualche decennio?»

Cosa stai facendo? domandò a se stesso Yuichiro. Cosa stai facendo capitare?

«Adesso mi sembra giusto allontanarci, Yu.»

«No.»

«Ti prego...»

«Lascerò il tempio.»

Rei sprofondò nell'agonia.

«Andrò via, per smetterla di rimanere attaccato a un passato che non posso riconquistare. Senza di te io muoio, Rei. Andrò via da qui, ma non smetterò di vederti.» Si arrabbiò da morire, ma non con lei. «Non ci lasceremo neanche per un istante! Per tanto tempo ti ho detto che non ti avrei mai delusa. Non lo farò adesso!»

Lei non disse nulla. Non gli credeva.

«Hai ragione, sai? Hai ragione su tutto» la supplicò lui. «È colpa mia. Ma guardami, per favore: finora non ti ho mai fatto questa promessa perché non ne ho avuto il coraggio, ma mai più, neppure una volta, sentirai che sono infelice con la strada che ho scelto. Volevo il tempio e non volevo responsabilit perché era facile e comodo. Era sicuro. Non conta nulla se non ci sei tu. Non conta nulla se ti faccio piangere.»

Andò da lei e l'abbracciò, contro le sue deboli proteste. «Tu. Tu sei tutto ciò che ha senso. Non ti abbandonerò per nessun motivo. Sarò l'uomo che voglio diventare per te. Tutti i tuoi sogni sono i miei. Il mio sogno sei tu, ricordi?»

Rei resisteva alla sua stretta, con sempre meno forza. «E se restassero solo parole?»

«No, te lo dimostro da subito. Trasloco domani.»

Lei incontrò il suo sguardo.

«Prenderò tutte le decisioni avventate e dure che serviranno a formarmi. Anche io voglio essere finalmente una persona senza insicurezze. Non posso più andare avanti con l'incertezza di non essere degno di te.»

«Non starò più a ripeterti che lo sei» ribadì sofferente lei. « Non posso passare la mia vita a convincerti.»

Con naturalezza, lui creò una luce rossa nella mano. Le diede la forma di un filo, che avvolse attorno al mignolo di lei. La sorpresa per una capacità tanto enorme fu... nulla.

Roteando il polso, Yuichiro fece danzare l'altro capo del nastro sottile fino ad avvolgerlo attorno al proprio dito. «Tra tutte le persone che potevi incontrare, hai conosciuto prima me. Ti sei legata a me. E io sono in grado di fare questo.» Un giorno, lo sapeva, sarebbe stato molto più forte di così. «Dovevi giungere a me, Rei, almeno quanto io dovevo trovarti.»

Lei intrecciò tutte le dita con le sue.

Yuichiro lasciò scivolare le labbra sulla sua fronte. «Ho pace solo quando respiro l'odore della tua pelle. Scusami per aver messo in pericolo tutto quanto.»

Si sentì abbracciare da lei e tornò ad essere completo, pieno. Rei sollevò il viso per baciarlo. Anche se sapeva che stava solo sognando, Yuichiro si abbandonò a fare l'amore con lei senza neppure pensarci.

 


 

Lo svegliò una sensazione fisica di umido sul collo e la carezza di una mano sulla spalla nuda.

Nel buio, Yuichiro voltò la testa verso Rei. «È ora di andare?»

La sentì annuire. «È meglio che torni in camera tua.»

Lui tardò a reagire, rimanendo sdraiato.

«Cosa sognavi?» mormorò lei. «Mugugnavi.»

Non ricordava bene. Strinse un braccio attorno al suo corpo.

Rei si lasciò stringere, appoggiando la testa sul suo petto.

«Non mi piace farti arrabbiare» le disse lui.

«Non parliamone ora.»

Yuichiro accettò il silenzio solo per un momento. «Ti amo. Con tutto ciò che sono.»

Lentamente, lei aprì un palmo sul suo cuore. «Anche io. Veramente tanto, Yu.»

Non era da lei ammetterlo a tal punto, se non per dolore.

Yuichiro si voltò su un fianco, per avere il viso davanti al suo. «Non litighiamo più.»

Lei accettò il bacio. «Sì.»

Non era ancora tutto a posto, ma a nessuno dei due importò. Indugiarono in contatti lievi, saziandosi del momento.

Per un altro po', riposarono insieme.

 


 

Era una relazione passionale, pensò Gen. Era una relazione viva e piena di speranze, ma senza immaginarlo Kumada aveva versato del sale nella sua piaga.

Alexander lo aveva intuito. «Ricollegarsi al concetto di destino gli ha fatto bene. Era un sogno. È stato solo un altro elemento che gli ha assicurato che lui e Rei...»

«Non c'è bisogno di spiegare. Sono contento per lui. È davvero la persona giusta per Hino.» Yuichiro meritava di convincersene e di uscire dallo stato di frustrazione che lo piagava ogni giorno.

Mamoru cercò la sua attenzione. «Vuoi sapere cosa farei al posto tuo?»

«Sentiamo» disse laconico Gen.

«Se fossi senza potere, e Usagi fosse tutto quello che è... Resterei con lei. Vivrei i miei anni di comune essere umano al suo fianco, perché nessun'altra vita potrebbe darmi un decimo di quello che proverei standole vicino.»

Era una soluzione. Ma Gen non aveva solo se stesso di cui occuparsi.

Piegando un poco il capo in avanti in un piccolo inchino, terminò di fare i suoi saluti. «Se ricordaste qualcosa di quello che state per vedere, non avrei più il coraggio di guardarvi in faccia, sapete?» Gli uscì un sospiro di fastidio e sofferenza. «Voglio tornare nel mondo reale.»

Mamoru percepì ciò che stava accadendo. «Ci dispiace di non averti potuto aiutare.»

Gen scosse la testa. «Non è stata colpa vostra. Ha... avuto un senso parlarne. Grazie.»

Alexander volle sapere una cosa. «Stasera sei a casa di Makoto?»

«Credo di sì.»

Bene. «Allora dimentica questo sogno.»

Gen sorrise. «Succederà comunque, no? Ma mi piacerebbe uscire più spesso con voi.» Li guardò entrambi e pensò anche a chi se n'era andato. Mentalmente, salutò anche loro. «A presto.»

Le sue palpebre si chiusero da sole. Entrare in quel sogno fu come scendere in un buco profondo. Non vi era luce all'interno. Non vi era aria.

Davanti a lui apparve Makoto, unico punto di colore sbiadito. Di profilo, lei guardava in alto.

«Quando stiamo insieme non sorridiamo più, non è vero?»

Lui sentì di aver vissuto i molti mesi che avevano portato a quel giorno.

Sul viso di lei la felicità era una memoria lontana. «Ricordi quando venivi a casa mia e io cucinavo per te? Mangiare insieme era il momento più bello che avevamo. Io volevo vivere per sempre in quell'appartamento, Gen. Volevo essere una ragazza normale, per te.»

«Io volevo essere di più per te.» E tutto in lui si struggeva per non esserlo, soffrendo per la consapevolezza di non aver davvero voluto cambiare tanto.

«Non sei sbagliato, Gen. Farti sentire così è tremendo. Sei talmente bravo a disegnare edifici... Sei un fidanzato attento. Quando un giorno avrai dei figli, sarai anche un bravo...» La voce di Makoto si spezzò. «Io... Questa mia vita... Non riusciamo quasi più a vederci. Passo così tanto tempo dietro a cose che una volta non avrei mai pensato potessero interessarmi. A volte vorrei tornare indietro, ma sento che sarebbe un errore. Soprattutto, sento che ho così tanti anni per pensare ad altro, in futuro. È tempo che sento di rubarti, Gen.»

Lui non riusciva a parlare.

Lei pianse. «Ti incontro, e so che tu pensi che te lo stia rubando.»

«No...»

«'Dov'è la mia Makoto?'» lo imitò lei. «'Dov'è la ragazza che gestiva una pasticceria e voleva la vita che desideravo io?'»

Gen voleva dirle che la vedeva ancora, a volte. Voleva dirle che per quei momenti era disposto a sacrifici e rinunce.

Persino il cambiamento non lo spaventava. Poteva apprezzarlo. Poteva cambiare lui stesso. Ma...

Makoto osservava nella sua anima. «Non sorrido più così tanto, con te, perché mi ricordi quello che non posso più avere.»

Quello era il problema, l'agonia: qualunque cosa lui avesse fatto, non sarebbe riuscito a restituire a Makoto... Makoto stessa. E non poteva trasformarsi nel dio di cui lei iniziava ad avere bisogno.

Makoto non smetteva di guardarlo. «Ti amo ancora, lo sai?»

«Ti amo anche io.» E l'avrebbe amata anche tra cinquant'anni - un tempo troppo ridotto per renderla felice e per contare qualcosa nella vita secolare di lei.

I singhiozzi la travolsero. «Non voglio mai arrivare a sentire che mi odi! O peggio, a non volerti bene io!»

«Mako... Mako.» Lui voleva inglobarla in un abbraccio. Ma per ciò che stava per dire, non ne aveva più il diritto. «Ti amerò fino al mio ultimo respiro.»

Lei annuì, più volte. Iniziò a sillabare con le labbra e lui seppe che stava esprimendo lo stesso sentimento.

Makoto trovò la forza di deglutire. «Voglio ricordarmi che ci fu una volta in cui amai una persona con tanta purezza da lasciarla andare.»

Gen capiva. «Addio.»

Per non averla costretta a dirlo, lei gli mostrò l'ultimo sorriso che gli avrebbe regalato. Era un'espressione di strazio, ma conteneva sollievo.

Makoto sparì dal suo mondo tra lacrime di rassegnazione.

Con un passo lui si inginocchiò. Si sedette e portò una mano alla faccia.

Sentì tremare le spalle.

Cominciò a singhiozzare.

  

Alexander e Mamoru non parlarono per un intero minuto.

«È un errore» disse infine Alexander.

Lo era? pensò mesto Mamoru.

«Pensi davvero che si riprenderanno da questo? Pensi che riusciranno ad avere la vita per cui si sono sacrificati?»

Mamoru non lo sapeva. Non ne era sicuro. «E se rimanendo insieme logorassero quello che hanno adesso?»

«Non provarci è sbagliato. È da codardi!»

No. «Sono due coraggiosi. Stanno lottando finché possono, ma smetteranno quando si faranno male a vicenda»

Alexander si zittì. Era arrabbiato. Ripensava alla coppia che conosceva - a quella che correva a stringersi la mano quando si incontrava - e non poteva immaginare che finisse in quel modo.

«Cosa c'è?» domandò Mamoru.

«Dovrebbe esistere, in questo universo, un potere in grado di liberare Makoto.»

Da Giove? «Se lei davvero volesse annullarsi a tal punto, continuerebbe a stare con Gen. Ma essere pianeti è una vocazione. L'animo di Makoto è troppo generoso per non ascoltare il grido di tutti coloro che potrà aiutare come Sailor Jupiter. Sarà un richiamo continuo. Lei finirebbe con l'odiarsi, se vi rinunciasse.»

Alexander soffriva per Gen. «Non so come risolveranno, o se risolveranno. Ma io li ho visti insieme e se potessi dare qualcosa per saperli ancora così felici tra mille anni...»

La sua generosità rasserenò Mamoru. «Il bene attira il bene, dice Usagi. Se anche noi sentiamo tanto ciò che provano, è possibile che il loro legame trovi una via, un giorno.»

Alexander voleva crederci. Ancora non era successo nulla, in fondo. Quelle che aveva visto erano le paure di Gen che prendevano vita. Makoto poteva pensarla diversamente.

Esatto. Doveva credere in lei.

Espirò a fondo.

Il modo migliore per dimenticare era fare la sua prova e tornare a a dormire nel suo letto, dove lo aspettava Ami. Voleva il suo abbraccio. Voleva accendere il mini-computer e vedere la luce che rappresentava la scintilla di vita del loro bambino.

Per distrarsi dall'incubo di Gen, guardò di sbieco Mamoru. «Quindi tu farai la tua prova senza che nessuno assista?»

«Non ti ho chiesto di andare per primo.»

Hm.

Poiché erano soli, Alexander si sentì particolarmente vicino a lui. «Non hai paura, vero?»

Mamoru sorrise e fu come se anche lui stesse scacciando il pensiero dell'ultima scena a cui avevano assistito. «Non ho paura.»

Quello che aveva con Usagi era un matrimonio felice, pensò Alexander. «Sai cosa le dirai? Quale motivo pensi che potrebbe cercare per lasciarti?»

Mamoru aveva una risposta pronta. «L'apatia. Un giorno io potrei svegliarmi e pensare che la mia vita con lei è sempre uguale. Oh, la amerei ancora, con ogni fibra di ciò che sono, ma cadrei in una routine apatica. Mi concentrerei sui miei doveri di sovrano. Lei sarebbe diventata più la mia regina che la moglie di cui cercavo il sorriso ogni giorno. Immagino che anche Usako diventerà più seria e posata in futuro. Sarà più matura. Cambieremo. In quel futuro lei potrebbe guardarmi e pensare che la spensieratezza di oggi se n'è andata dalle nostre vite. Proverebbe a riaccenderla, ma se io non ricambiassi l'entusiasmo, lei sarebbe così infelice... A quel punto proporrebbe di separarci.»

«Diventereste sovrani divorziati?»

Mamoru scosse la testa, sereno. «Tornerei ragazzo per lei. Torneremmo entusiasti, insieme. Per allora l'avrò già conosciuta per chissà quanti decenni, o secoli, ma mi darebbe una figurativa botta in testa immaginare di non averla più nella mia vita. A quel punto, mi ricorderei che sono ancora fortunato. Che il mondo è bello e magico per il destino che ci ha uniti. Sarà come ricominciare daccapo. Sentirò di nuovo che è una cosa unica che proprio lei si sia innamorata di me.»

Alexander ritrovò un po' di gioia. «Sono queste le storie che mi piace sentire.»

«Già, sei un romantico. Forse eccessivamente.»

Come?

Mamoru spiegò. «Qualche volta le persone come me - specie se sono uomini - sono a disagio nel parlare troppo dei loro sentimenti.»

Be', quello era un difetto suo. «Io sono semplicemente consapevole di quello che provo.»

Mamoru si incuriosì. «Chi ti ha insegnato?»

Per Alexander la risposta fu naturale. «La mia Nanny. Non avevo un padre che mi stesse dietro a controllare che mi piacessero di più i mostri o le storie d'avventura e guerra. Mi interessavano anche quelle, ma per farmi dormire Nanny Shoko mi raccontava storie di principi innamorati che salvavano principesse. Diceva che un giorno dovevo farlo anche io, così avrei avuto qualcuno di speciale che mi avrebbe voluto tanto bene, per il resto della mia vita.»

Mamoru non trovò subito la cosa giusta da dire. «L'hai presa alla lettera.»

Alexander scoppiò a ridere. «Sì!»

A Mamoru fece piacere sentire quella allegria. Anche lui preferiva le storie a lieto fine. Al pensiero di Gen e Makoto provava ancora dolore. «Pensi che ci sia un motivo per cui Ami potrebbe lasciarti?»

«Ho avuto il mio choc all'inizio» rispose Alexander. «Sono stato lasciato da Ami, per davvero. Per diverso tempo mi sono comportato in modo da essere sicuro che non accadesse più. Visto che non avevamo risolto il problema alla radice, c'è stato dentro di me un piccolo dubbio per tutti i mesi che ho passato in America. Separarmi da Ami e assaggiare una vita che non la includesse è servito a ricordarmi ciò che ero sicuro di provare per lei. Ho ascoltato la voce che mi diceva che Ami non poteva dimenticarmi. Perciò, nel caso impossibile che lei se ne saltasse di nuovo fuori con l'idea di allontanarci... La prenderei da parte e le direi che capisco che ha paura. Che so che stiamo costruendo qualcosa di così importante e complesso insieme che è normale pensare che rischi meno a fare tutto da sola. Ma noi possiamo parlare, di qualunque cosa. Possiamo litigare. Possiamo mandarci a quel paese. In qualunque caso, io non le starò lontano più di qualche ora. Anche quando sarò arrabbiato, non l'abbandonderò mai col pensiero. Perciò... non c'è rischio. E anche se ci fosse...» Si accese di una gioia pacata, sicura. «Ormai c'è un bambino che tutti e due non vediamo l'ora di conoscere. È una felicità che vince su qualunque paura. L'idea che Ami possa lasciarmi, o che io possa lasciare lei, è un pensiero del passato. È un timore sepolto.»

Dopo un simile discorso, Mamoru non poteva che giungere a una conclusione. «Non penso che faremo la nostra prova.»

«Hmm... Non avremmo molto da mostrare a chi controlla questo sogno, oltre a quello che abbiamo già detto.»

Infatti. E già che c'erano... «Chi può avere interesse a sondare quello che pensiamo con prove come quelle a cui abbiamo partecipato?»

Era una bella domanda, pensò Alexander. Sul punto di dire la sua, esitò. «Sento che non dovremmo cercare una risposta.»

Lo aveva percepito anche Mamoru: era stato come se d'improvviso avesse trangugiato un litro d'alcool. La sua mente si era annebbiata in maniera molto selettiva, su un'unica questione.

Li rigiravano come involtini. «Prima che ci chiudano gli occhi a forza, salutiamoci.»

Alexander era d'accordo. «Mi piacerebbe diventare tuo amico nella vita reale.»

«Lo siamo già.»

«No. Siamo due conoscenti che si comportano da amici.»

Mamoru riconobbe la verità dietro quelle parole. «Be'... perché tu sei freddo.»

Alexander strinse gli occhi. «Quando?»

Mamoru scrollò le spalle. «Te ne stai sulle tue. Non mi avvicino perché non sono sicuro che ti faccia piacere.»

«Io non mi avvicino perché tu sei scostante. E sarcastico.»

«Lo sei anche tu. E le mie battute ti fanno divertire.» Lui le diceva apposta, per stare al passo.

Alexander era confuso. «Però a volte le tue uscite sembrano forzate e non capisco se hai davvero voglia di parlare con me.»

Mamoru non era il solo a farsi fraintendere. «Quando parliamo, tu trovi un argomento su cui discutere e competi per chi trova la soluzione più logica.»

Alexander rideva, incredulo. «Perché è divertente! Infatti anche tu inizi quelle discussioni.»

Era vero, ricordò Mamoru.

Smettendo di parlare, giunsero entrambi a una conclusione. 

«Dobbiamo interagire in gruppo.»

«Sì. Gen e Yuichiro ci smorzano. Yuichiro soprattutto.»

«Gen non ci ferma e se la ride.»

Mamoru lo rammentava. «In quei momenti mi viene voglia di...» Sollevò un pugno, stringendolo.

Alexander era completamente d'accordo. «Devi aiutarmi a metterlo a tappeto un giorno.»

«Due contro uno non è cavalleresco. Comunque, sarà ben altro a mandarlo a terra.»

Tornando a deprimersi, Alexander sospirò. «Prova a ricordarti di parlarne con Usagi.»

«Come? Sento che sto già dimenticando l'inizio di questo sogno.»

Il kotatsu in mezzo a loro sparì.

Sporgendosi in avanti, Alexander offrì una stretta di mano a Mamoru - un saluto così americano per lui, ma stava cercando di proposito un contatto.

«È stato divertente» disse quando Mamoru ricambiò la stretta. «Mi ricorderò di essere meno freddo.»

E lui meno scostante. «Per Usagi... sono sicuro che Makoto le parlerà. O lei ci arriverà da sola.»

Alexander tornò a sedersi sulle ginocchia. Sentiva la stanchezza incombere. «Farebbe qualcosa, se potesse?»

«Sì.» Per finire di parlare, Mamoru si sforzò di non chiudere le palpebre. «Ma Makoto e Gen... ce la faranno da soli.» Voleva crederci.

Si addormentò nel sogno.

 


 

Quando si era svegliato, Gen aveva avuto la sensazione di aver sognato la morte di suo padre, o qualcosa di altrettanto orribile.

Makoto. C'entrava Makoto.

Si voltò su un fianco e cercò il corpo di lei, avvolgendolo.

Makoto rabbrividì. Interrompendo il sonno solo per un istante, portò una mano alla sua schiena e strofinò la guancia calda contro la sua clavicola.

Abbracciarla gli diede conforto.

Perché si sentiva come se avesse immaginato di non poterlo più fare?

«Hrm-rr-hmm...»

Quei piccoli ringhi di lei erano adorabili.

«... sei sveglio?»

Lui cercò di rilassarsi. «Sto dormendo.»

«Okay...» Dopo averlo stretto un po' di più, Makoto si abbandonò di nuovo al sonno.

Con l'odore dei suoi capelli sul naso, fu tutto a posto anche per lui.

Finalmente riposò.

 


 

 

Pluto terminò di unire le mani, chiudendo la finestra temporale che aveva permesso la creazione di quel momento.

«È soddisfatta, Lady Venus?»

La signora di Venere era concentrata. «Sì. Avrei voluto una conclusione più allegra, ma mi sono fatta guidare da loro.»

«Trovo pericoloso continuare a interferire coi loro sentimenti.»

«Sono cose già successe, Pluto. Inoltre, tutto ciò che abbiamo fatto quadra perfettamente con ciò che sarà.»

Setsuna sentiva di dover essere chiara. «È possibile cambiare il passato e creare una dicotomia inaccettabile. Vi è ulteriore ragione di crederlo in considerazione della presenza tra noi di un'entità come sua Maestà la Regina. In questo sogno abbiamo influito sulla persona che le è più legata. Nel precedente, abbiamo giocato con la sua mente.»

«Calmati. Esiste già un legame spazio-temporale tra questo tempo e il passato di quegli anni. A breve il nostro Nemesis tornerà da loro con una squadra.»

«No. È già tornato, nel loro passato.»

La giovane Pluto ancora non sapeva quante altre cose stavano tornando in quei pochi anni ante duemila.

Setsuna non capiva. «Perché vi state concentrando su quel periodo, Lady Venus?»

«Eravamo molto vicini a ciò che siamo oggi, senza ancora esserlo. Sto distendendo la mente dei miei amici facendo vedere loro episodi di quel tempo. Sai, le ragazze hanno deciso che una prossima volta vogliono partecipare.»

Setsuna soffrì.

Minako le sorrise. «Sei così ligia al dovere, Pluto-chan. Se tutta una compagnia di Inners vuole essere qui, e la tua sovrana dà il suo permesso, perché ti opponi?»

«Sono la guardiana del tempo.»

«Sei una ragazzina di diciannove anni. Ti stiamo aiutando ad allenarti.»

Anche se aveva le sue riserve, Setsuna non aveva modo di opporsi.

Minako volle consolarla. Sapeva cosa voleva dire sentirsi caricate di grandi responsabilità ed essere ancora impreparate. «Presto viaggerai nel tempo e conoscerai le persone che vedi in questi sogni.»

Setsuna doveva ammettere che era un vantaggio sapere così tanto su compagni che doveva ancora incontrare. In particolar modo sulla potente Uranus, che fin da principio l'aveva trattata con una tenera e insopportabile condiscendenza - per via della sua giovane età, e perché aveva conosciuto una versione di lei molto più vecchia e saggia.

Setsuna rifletté ugualmente. «È giusto che io abbia così poco riguardo per la loro riservatezza?»

«È il mio poco riguardo. Inoltre, meriti questo e molti altri doni, Setsuna. Vigili su questo cancello, in solitaria, da un anno.»

«È la mia natura, Lady Venus.»

«Sei troppo giovane per essere qui, senza aver davvero vissuto.»

Setsuna non aveva fretta. «Un giorno imparerò a svolgere il mio compito lontano da questo luogo. In questo presente è necessario che io non mi allontani da queste porte.»

Minako si trattenne dall'accarezzarle la testa. «Sì. Ti lascio una copia del momento che abbiamo visto. Riguardalo ogni volta che desideri. Come regalo, la prossima volta non tornerò da sola.»

Setsuna non sapeva se era un dono.

Giocosamente, Lady Venus le offrì un inchino del capo. «A presto, guardiana del tempo.»

Setsuna mostrò il suo rispetto. «Ossequi, signora di Venere.»

Rimasta sola davanti alle porte spazio-temporali, fiera, continuò la sua veglia.

 

 

Divertissement -  Un anno dopo, i ragazzi - FINE

 

 


 

NdA: Allora... Chi vi è piaciuto di più? Quale parte vi ha interessato maggiormente? Sono ansiosa di sapere.

Venendo a un commento sulla stesura, ho scritto questa storia a pezzi, in giorni separati. È stato anche grazie all'indispensabile supporto che mi avete offerto su Facebook, commentando le anteprime, che sono sempre riuscita ad andare avanti e a trovare ispirazione.

Al momento ho molto impressa l'ultima parte che ho scritto e do qui un annuncio: con le ultime righe di questo Divertissement, Setsuna è diventata un personaggio a cui posso finalmente dare una storia nella mia testa. Ho buttato le basi per la sua situazione e quando ha parlato di come non le pesi essere una guardiana del Tempo, ho voluto scrivere un pezzo in cui ne spiegavo le ragioni. Sarà per un'altra storia, per un altro momento. Piano piano anche lei entrerà a far parte della schiera di personaggi con cui mi destreggio, partecipando in maniera importante alla saga.

Per ora è stato un grandissimo piacere giostrare gli altri. Ah, Haruka! Quante soddisfazioni. E Shun con lei (nonché da solo!)

È stato bellissimo e divertente scrivere questo capitolo. Ancora più bello sarà sentire anche qui cosa ne pensate :)

P.S. Ringrazio Giorgia per la betatura del capitolo!

Elle


 

P.S. Per chi non lo conosce, ecco il gruppo facebook dedicato alle mie storie: Sailor Moon, Verso l'alba e oltre...

E il gruppo chiuso (Lo Spoilerone di Elle) che contiene lunghe e dettagliate anticipazioni su quello che voglio raccontare in Zenit, il sequel di Verso l'alba.


   
 
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