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Autore: francar2225    25/03/2017    5 recensioni
Bonnie ha in mente un assurdo e pericoloso piano... E ha bisogno dell'aiuto di Damon. Riuscirà a convinderlo? Ma soprattutto, riuscirà a portarlo a termine?
Genere: Azione, Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Enzo | Coppie: Bonnie/Damon, Damon/Elena
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
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Prologo

La valigia era pronta.
Di nuovo. Per l’ennesima volta…
Ma questa sarebbe stata l’ultima. O almeno così sperava
Bonnie Bennett lo aveva giurato a se stessa durante il viaggio di ritorno dal Tibet, una terra che aveva amato profondamente e che l’aveva, in qualche modo riconciliata con se stessa dandole quelle risposte che cercava ormai da anni.
Un ultimo viaggio, a Parigi, poi sarebbe finita.
Come aveva anche solo potuto pensare di fare quello che le aveva chiesto Enzo?
“Vivi la tua vita” Le aveva detto, ma in questi due anni, Bonnie si era resa conto che tutto aveva fatto, tranne vivere la sua vita. Perché non c’era una vita da vivere. Non senza Enzo. Probabilmente era l’unica donna ad avere un fidanzato fantasma che l’accompagnava ovunque e che le era sempre accanto, ma a lei questo non bastava. Lei voleva toccarlo, sentirlo su di se, baciarlo fino a farsi mancare il respiro… Enzo era morto, era morto per mano di colui che lei aveva sempre considerato un amico: Stefan Salvatore. E a nulla valeva sapere che in quel momento lui non era in se. Bonnie non lo aveva mai perdonato per quel gesto sconsiderato, anzi, quando lui era morto si era sentita come se avesse finalmente ricevuto giustizia. Si sentiva molto in colpa per questo. Lei non aveva mai odiato nessuno nella sua vita, ma Con Stefan era stato diverso, perché quando perdi il tuo amore epico, una parte di te muore con lui, mentre l’altra deve trovare qualcosa alla quale aggrapparsi, e l’odio è l’unico sentimento che ti spinge a vivere. Presto, però, tutto questo sarebbe finito. Era arrivato il momento di dire basta.
Aveva passato due anni a viaggiare in giro per il mondo, ma il vuoto che aveva dentro non si era colmato. Anzi, era aumentato a dismisura, ed ora non le permetteva più nemmeno di respirare.
Due anni di ricerche e di studi. Poi era arrivata in Tibet.

“Perché proprio Parigi, tesoro? Lascia che rimanga solo un bel ricordo…”
Bonnie sorrise e si voltò. Era arrivato. “Eccoti…”
Era seduto sul letto. Bellissimo, con gli occhi scuri sorridenti e quel sorriso ironico che lei amava tanto. Avrebbe voluto baciarlo, ma non poteva. Poteva però vederlo. E non era poco,
“Ho bisogno di farlo, Enzo.”
Lui si alzò e si avvicinò. Le accarezzò la guancia e Bonnie immaginò quel tocco sulla sua pelle. Chiuse gli occhi. Ora arrivava la parte difficile.
“Bonnie, io voglio che tu ti diverta. Parigi ti renderebbe triste. E’ stato il nostro viaggio.”
Lei annuì. “Per questo voglio andare. Domenica sarà il nostro anniversario. E voglio trascorrerlo nel posto dove siamo stati più felici.”
Mentiva. Spudoratamente. Sperò che Enzo non se ne accorgesse.
Lui sorrise nostalgico. “Il posto dove siamo stati più felici è stato il mio chalet tra i boschi. Quello che tu hai dato alle fiamme se non ricordo male …”
“Appunto. Il nostro chalet non esiste più. Tu non esisti più. Mi rimane solo Parigi.”
“Sarà dura per me accompagnarti fin là” Osservò Enzo pensieroso. “Ma se questo è quello che vuoi, allora ok.”
Bonnie abbassò lo sguardo per un attimo sentendosi terribilmente in colpa, ma quando tornò a guardare il suo amore, nei suoi occhi c’era una determinazione mai vista. Enzo la scrutò sorpreso.
“Tu non sarai con me questa volta Enzo.”
“Bonnie che dici? Io sarò sempre con te…”
Lei scosse la testa. “No Enzo. Devo lasciarti andare. Devo continuare il mio viaggio da sola.”
Alzò la mano sinistra e pronunciò alcune frasi sottovoce.
“Bonnie… No, ti prego.” Enzo aveva capito. Bonnie lo sapeva, lo sentiva.
“Ho letto molto in questi due anni. Libri di magia per lo più. E alla fine l’ho trovato. Ho trovato il modo per far funzionare l’incantesimo. Ma devo prima allontanarti da me.”
“Bonnie, per favore, non farlo. ”
Bonnie sospirò. Come poteva spiegargli quello che aveva in mente? Lui non glielo avrebbe mai permesso. Era pericoloso. Ne avevano parlato a lungo e tutte le volte lui si era dimostrato contrario. Doveva allontanarlo. Vide la sua figura svanire a poco a poco mentre pronunciava le parole magiche.
“Bonnie…”
“Ti amo Enzo. Non immagini quanto. Mi dispiace.”
“Ti amo anche io Bonnie.Ora vivi. Vivi anche per me. Ma non farlo. Non fare quell’incantesimo”
In pochi secondi Enzo svanì e Bonnie rimase da sola. Finalmente era libera. Libera di attuare il suo piano.

1.

Damon salvatore era intento a preparare due enormi boccali di birra scura. Indossava una camicia a quadri di flanella blu  e jeans aderenti. Bonnie lo osservò per un lungo momento dalla vetrata del locale che aveva comperato diversi anni prima. Damon, il suo migliore amico. Da quando era tornato umano ed aveva sposato Elena, era diventato un altro uomo. Era stato il più spietato dei vampiri, ma il suo cuore, sebbene sepolto sotto una spessa coltre di ghiaccio, era sempre stato lì. Aveva sempre sognato di poter tornare umano, un giorno, e di poter sposare la donna della sua vita. Ora ci era riuscito, e brillava di luce propria. Aveva raggiunto la sua dimensione. Sarebbe stato difficile dirgli addio se le cose fossero andate male.
Fece un lungo respiro ed entrò. Il tintinnio della porta lo fece voltare.
I suoi occhi azzurri, un tempo freddi e spietati erano dolcissimi e si illuminarono splendenti come il sole che si riflette sul mare.
Bonnie sorrise pensando a tutti quei clienti che sorseggiavano tranquilli il loro drink senza sapere nulla della scia dei cadaveri che Damon Salvatore aveva lasciato dietro di se in passato.
“Bonbon! Mio Dio! La mia strega preferita! Cosa ci fai Qui?"
Bonnie sorrise: "Beh, avevo fame. E' o non è un ristorante questo?"
Damon uscì dal retro del bancone e corse ad abbracciare forte la sua amica. “Quando sei tornata? E' arrivato Natale e non me ne sono accorto?”
“Sono arrivata ieri dal Tibet. Ehi, sono rughe quelle?”
Bonnie sapeva che Damon adorava sentirsi dire che stava invecchiando. Era la prova tangibile della sua umanità. Era rimasto intrappolato nel suo corpo da ventenne per più di un secolo soffrendo in silenzio per questa sua condizione, quindi i segni del tempo  erano per lui fonte di immensa felicità.  La prova che si può avere sempre una seconda occasione.
“Sto invecchiando cara mia, centottanta anni pesano!”
Bonnie scoppiò a ridere. “Non li dimostri proprio nonno!”
Anche Damon scoppiò a ridere, poi la prese per mano. “Vieni, prendiamo due birre e sediamoci. Devo raccontarti un sacco di cose, ma la più importante devo dirtela subito.” Si illuminò. “Elena è incinta!”
Bonnie Sgranò i suoi grandi occhi nocciola. “Oddio come sono felice Damon! Il tuo sogno si è realizzato finalmente.”
“Già, spero sia un maschio. Mi piacerebbe avere un piccolo Stefan Salvatore che corre per casa.”
Nel sentire  il nome di Stefan, Bonnie si incupì. Damon l'abbracciò. “Scusami.”
“Non ti scusare Damon, era tuo fratello, è naturale che gli vuoi bene e che ti manca.”
Lui l'accompagnò ad un tavolo, poi andò a riempire due boccali di birra, e si sedette di fronte a lei,
"Complimenti! Bel ristorante, accogliente, arredamento di classe...Non è decisamente opera tua."
Damon sorrise: "Infatti, quasi tutto quello che vedi e stato scelto da Elena, Caroline e Alaric. Io non avrei mai potuto farlo. Quando si tratta di queste cose, sarei capace di mescolare tavole da surf, teste d'alce e tovaglie a quadri bianchi e rossi."
 "Mio Dio!" Bonnie lo guardò inorridita poi scoppiò a ridere.
“Quanto rimani a Mystic Falls? Potremmo organizzare una cenetta. Cucino io, non voglio che Elena si stanchi.”
“Davvero sei capace di cucinare qualcosa che non avvelenl?”
Damon scoppiò a ridere. “Bentornata, cara, rompiscatole Bonbon!”
Ecco l'altra parte difficile. Bonnie non sapeva da che parte cominciare. Aveva un disperato bisogno del suo aiuto ma si rendeva conto di chiedergli molto. “Damon... Sto partendo....”
“Di nuovo?”
Bonnie annuì. “Vado a Parigi.”
Damon la fisso impenetrabile e lei sostenne il suo sguardo con fierezza. Quando lui le parlò era cauto, dolcissimo. “Non puoi andare avanti così Bonbon. Devi superarlo. Rimani qui. Aiutaci a crescere nostro figlio. Elena ha bisogno di te. Io ho bisogno di te.”
Bonnie gli prese la mano. “No Damon, voi non avete più bisogno di me. Siete insieme, siete felici. Siete praticamente invincibili. Caroline ha la sua scuola, Matt è sindaco. Io devo trovare la mia strada. E ho bisogno del tuo aiuto.”
Questa volta fu lei a fissare il suo migliore amico, e Damon lesse ciò che lei non riusciva a dire.
Bonnie lo vide impallidire.  “Bonnie. No.  Non te lo permetterò. Non ti permetterò di fare sciocchezze.”
“E come Damon? Sei umano, non puoi fare nulla per cambiare gli eventi.”
Damon sospirò “Cosa hai in mente esattamente?”
“Durante i miei viaggi ho studiato molto la magia in tutte le sue forme, mi sono esercitata con i migliori maghi del pianeta, e sono diventata forte. Molto forte. Posso farcela.... Lo riporterò indietro. Lo riporterò da me.”
“RIPORTARLO INDIETRO? Tu sei matta!”
Alcuni clienti del bar si voltarono nella loro direzione.
“shhhh! Parla piano Damon!”
“E' pura follia!”
“No, posso farcela. Davvero”
“E come funzionerebbe … questa cosa? E’ un incantesimo?” Damon stava diventando curioso e Bonnie sorrise. Sapeva che Damon avrebbe avuto quella reazione. Non puoi essere Damon Salvatore per  180 anni e perdere totalmente la voglia di dominare il soprannaturale.
“Quando ho distrutto l’inferno, tutti gli esseri soprannaturali sono rimasti rinchiusi in una specie di Limbo. Esiste un incantesimo che ha la facoltà di creare un varco spazio temporale e da la possibilità di entrare in questo limbo per 10 minuti. L’ho imparato da uno monaco mago tibetano durante il mio ultimo viaggio.”
“Continua.”
“Questo incantesimo permette, teoricamente, di far uscire e riportare in vita un essere soprannaturale. Una volta aperto il varco bisogna entrare, ed in circa 10 minuti,  uscire. Altrimenti si rimarrà bloccati per sempre. Può essere fatto una sola volta. Anche nel caso che il varco non si apra.”
“Qualcuno lo ha mai fatto prima?”
Bonnie scosse la testa “No. Il monaco mi ha detto che è impossibile che riesca.”
“Perché?”
“Perché la strega che entra nel varco, deve essere in grado di far si che la creatura da liberare diventi umana. Solo gli umani possono uscire.”
Damon la fissò pensieroso. “Perché vuoi tentare un esperimento impossibile. Mi sembra chiaro che non c’è modo di rendere umano Enzo una volta dentro al varco.”
Bonnie lo fissò intensamente.  “In realtà un modo c’è. Ecco perché mi serve il tuo aiuto.”
“Non capisco proprio come potrei aiutarti Bonbon.”
“Mi serve il tuo sangue.”
“La cura...” Mormorò Damon come se un improvvisa illuminazione lo avesse colto.
“Esatto.”
Lui si agitò sulla sedia. “E quale sarebbe il tuo piano?”
“Apro il varco spazio temporale, entro, inietto il tuo sangue ad Enzo, e appena ritorna umano, lo porto fuori.”
“COSA?!”
“Damon per favore, smettila di urlare, ci stanno guardando tutti!”
Lui abbassò di colpo la voce. “Non è così facile Bonnie! Io non idea di quanto ci metta la cura a fare effetto. Quando Stefan me l’ha iniettata sono svenuto. Potreste rimanere bloccati. E se dovesse andare male?”
 “Se dovesse andare male, morirò. Ma morirò sapendo di averci provato, e rimarrò comunque con lui. Damon gli ho promesso che non lo avrei mai abbandonato. E voglio mantenere la mia promessa.”
“Gli hai promesso anche di superare la sua morte e andare avanti.”
“Ma non credevo ci fosse ancora una possibilità. Ti prego.”
Damon rimase in silenzio per un tempo che a Bonnie sembrò infinito. La ragazza sapeva perfettamente che stava valutando il da farsi. Sospirò di nuovo. “quando partiamo?”
“Parto domani. Da sola.”
“No, io vengo con te.”
“E’ fuori discussione Damon. Devi rimanere con Elena.”
“Bonbon, se ti succedesse qualcosa, Elena renderebbe la mia vita un inferno, e considerato che non sono più immortale, e non ho più l’eternità per farmi perdonare, dover sopportare il suo odio fino alla fine dei miei giorni non mi alletta per niente. Quando partiamo?”
Bonnie sorrise “Domani alle 8.00.”

2.

Damon Salvaore guardava assorto fuori dal finestrino del taxi che stava portando lui e Bonnie alla Tour Eiffel.  Era preoccupato. Il piano di Bonnie gli sembrava molto difficile da realizzare, ma non aveva avuto il coraggio di dirle chiaramente che forse la sua voglia di riportare indietro Enzo la stava facendo uscire di senno più di quanto non lo fosse già. Un po' per non ferirla, un po’ perchè in fondo al suo cuore capiva il dolore che stava provando. Non si dovrebbero mai perdere le persone che si amano. Tra l'altro Bonnie si era sacrificata ben due volte per restituirgli Elena, quindi non aveva avuto altra scelta che seguirla. La notte prima lui ed Elena avevano fatto le ore piccole a parlare di questo assurdo piano, ed avevano anche litigato perchè Elena avrebbe voluto andare con loro. Ma su questo Damon era stato irremovibile. Non avrebbe mai messo a rischio la vita di Elena, ne tanto meno quella di suo figlio, quindi, quella mattina, aveva accompagnato la sua imbronciata moglie  da Caroline ed era partito con Bonnie. Sapeva perfettamente  di non potere esserle di aiuto vista la sua attuale condizione, ma era fermamente convinto che la sua amica avesse bisogno di lui, oltre che del suo sangue gelosamente custodito in una siringa nella sua borsetta.
“Spiegami una cosa Bonbon.”
“Dimmi.” Bonnie, che stava guardando fuori dal finestrino, si voltò verso di lui.
“Perchè proprio Parigi, e perchè proprio oggi?”
“I varchi spazio temporali si possono aprire solo in diverse zone del mondo specifiche e solo in presenza di particolari congiunzioni astrali. La tour eiffel  è uno di questi posti, e stanotte a mezzanotte avremo la congiunzione astrale che ci serve.”
“Enzo che dice di tutto questo?” Damon sapeva che Bonnie poteva vederlo e parlargli, anche se non ci aveva mai creduto davvero.
“Non doveva essere una sola domanda?”
“Ok, scusa.” Sentì Bonnie sospirare.
“Ieri prima di venire da te gli ho fatto un incantesimo di allontanamento. Non mi avrebbe mai permesso di farlo.”
“In parole povere? ”
“Ne abbiamo parlato quando eravamo in Tibet. Lui non voleva che lo riportassi indietro. Diceva che era troppo pericoloso.”
“Ovviamente non gli hai dato retta.”
Lei si strinse nelle spalle.
“E se non riesci ad aprire il varco?”
“Non potrò vederlo mai più.” Una lacrima scese sulle guance della ragazza e Damon la strinse forte.
“Ce la farai Bonnie Bennet. Hai distrutto l'inferno, sarai anche in grado di riportare indietro il tuo ragazzo.”
Lei annuì proprio mentre il taxi si fermava.
Una volta scesi si diressero all'ascensore e salirono fino in cima. Arrivarono in anticipo, allora Bonnie  prese la siringa e si diresse decisa verso il punto prestabilito mentre Damon si chiedeva come facesse a sapere esattamente dove fosse. La seguì. Ad un certo punto lei si fermò, mise la siringa nella tasca posteriore dei jeans e si voltò verso di lui.
“Se riesco ad aprire il varco ed entro, torna in albergo Damon. E se in mezz'ora non mi vedi ne' mi senti, di ad Elena e Caroline che gli voglio bene.” Poi lo abbracciò. “Voglio un mondo di bene anche a te.”
“Io rimango qui Bonnie.”
“No, se succedesse qualcosa, tenteresti di entrare, ed io non posso permettere che tu muoia.”
“Promettimelo Damon.”
“Te lo prometto.” Damon incrociò le dita sperando di non tradirsi. Era ovvio che sarebbe rimasto.
Rincuorata dalla sua promessa, Bonnie si voltò, fece un bel respiro e chiuse gli occhi. Mise le mani avanti a se e cominciò a parlare con voce bassissima. Nei primi minuti non successe nulla e Damon sospirò tristemente. Dopo un altra manciata di minuti invece qualcosa si aprì nel cielo. Un buco, un piccolo buco che sembrava ingrandirsi sempre di più man mano che il tempo passava. Quando fu abbastanza grande per far passare Bonnie, lei si voltò verso Damon sorridendo. “Ci vediamo tra un po'.”
“10 minuti  Bonnie. Ricorda: 10 minuti.”
Lei annuì ed entrò.

3.

Damon guardò per l’ennesima volta l’orologio. Cinque minuti. Erano passati solo cinque minuti. Ne restavano altri cinque. Strano come il tempo avesse riacquistato valore dopo che era tornato umano. Prima i minuti, le ore, gli anni e i secoli scorrevano allo stesso modo. Ora no. Ora era diverso. Ora ogni singolo secondo poteva durare un attimo o un eternità. Dipendeva dalle situazioni.
Mentre si chiedeva cosa stesse facendo Bonnie, la sua attenzione venne catturata dal varco. Il foro era diventato più piccolo. Guardò meglio e si accorse con terrore che rimpiccioliva a vista d’occhio.
“No …” mormorò tra se. Era evidente che il varco si stava chiudendo. Guardò l’ora. Sette minuti. Qualcosa non stava andando per il verso giusto. Doveva andare a prenderla. Pensò per un attimo ad Elena e a suo figlio. Forse non lo avrebbe mai conosciuto. Ma doveva tentare. Chiuse gli occhi e cominciò a correre in direzione del varco.

Conosceva quel posto. Era lo Chalet di Enzo tra i boschi, quello dove lui e Bonnie avevano vissuto la loro storia d’amore.
“Bonne!” Damon urlò con quanto più fiato avesse nei polmoni. “Bonnie dove sei!”
Il tempo cambiò di nuovo valore, prima sembrava non passare mai, ora correva troppo velocemente. Damon si guardò indietro. Il buco diventava sempre più piccolo. Doveva trovarla. Subito.”
Provò ad entrare nello Chalet ed ebbe fortuna. Bonnie era accanto ad Enzo, Lui era incosciente, sdraiato sul divano. La siringa vuota a terra.
“Damon!” Lei lo guardò stupita.
“Bonnie, dobbiamo andare. Il varco si sta chiudendo. Svelta.”
“Enzo non si è ancora svegliato.”
“Bonnie, vieni.”
“Abbiamo ancora tempo Damon!”
“”NO! Dannazione Bonnie, qualcosa è andato storto, il varco ha cominciato a chiudersi prima. Dobbiamo andare. ORA!”
“No, io non lo lascio. Vai . Devi andare. Di a Elena che  le voglio bene.”
“ Perdonami Bonnie.” Prima che lei potesse ribattere, Damon la prese di forza e si diresse verso il varco.
“Lasciami Damon! LASCIAMI!” Damon sentì i pugni della sua amica contro il suo petto. Facevano male, probabilmente, se fosse riuscito ad uscire, domani sarebbe stato pieno di lividi e Bonnie l’avrebbe odiato.
Ma sarebbe stata viva.
Stringendo i denti sotto quella miriade di colpi e rimpiangendo per la prima volta la sua vita da vampiro, Damon Salvatore condusse Bonnie fuori dal varco spazio temporale.  Che si richiuse completamente dietro di loro appena un attimo dopo la loro uscita.
Damon cadde in ginocchio sfinito con Bonnie ancora tra le braccia. Aveva il fiato corto e respirava affannosamente. Approfittando di quel momento di debolezza, Bonnie si liberò e continuò a colpirlo.
“Come hai potuto Damon! Avrei potuto farcela! Mancava così poco! Ti ODIO! Due volte, DUE VOLTE ho rischiato la vita per farti tornare da Elena. L’ho risvegliata dal suo sonno, ho fatto di tutto perché poteste stare insieme, e tu che fai? Mi togli l’unica possibilità che avevo per stare con Enzo! Vorrei non averti mai conosciuto!”
Damon si alzò in piedi. Ansimava ancora, “Va bene Bonnie, Odiami se questo ti fa stare meglio, odiami fino alla fine dei tuoi giorni. Ma sai cosa ti dico? Quello che ho fatto lo rifarei altre mille volte! Sono venuto fino a Parigi per proteggerti e aiutarti in questo tuo folle piano! Ho rischiato la mia vita, ho rischiato di perdere per sempre mia moglie e di non veder nascere mio figlio per riportarti indietro  da quel dannato varco, perché ti voglio bene e perchè penso che è quello che Enzo avrebbe voluto! Devi andare Avanti Bonnie! Enzo è MORTO! ”
A quelle ultime parole Bonnie crollò in ginocchio e scoppiò in un pianto dirotto. Damon si avvicinò a lei e la strinse forte. “Mi dispiace Bonbon.”
Bonnie continuò a piangere.
Damon l’aiutò ad alzarsi. “Vieni, torniamo in albergo. Facciamo una passeggiata.”

4.

Era finita. Era veramente finita. Bonnie non avrebbe saputo dire quanto lei e Damon avessero camminato per le strade di Parigi senza dire nulla. In realtà lei non aveva nulla da dire. Il suo cervello era come bloccato. Non riusciva a pensare ad altro. Era finita. Ora davvero non avrebbe rivisto mai più Enzo. Gli aveva iniettato la cura e non era riuscita a portarlo fuori in tempo. Aveva fallito. Il suo cuore era come un macigno. Quando lo aveva rivisto aveva capito che nulla era cambiato. Continuava ad amarlo disperatamente, e non poteva farci niente. Sapeva che Damon aveva ragione, ma per il momento lei non era pronta ad accettarlo. Guardò il suo amico. Era stanco, ma non diceva nulla, rispettava il suo dolore. Gli fu grata.
Quando arrivarono nei pressi di una panchina finalmente parlò.
“Ti va se ci sediamo un pò Damon? Sei stanco, e non sei abituato ad essere stanco.” I vampiri non si stancavano, ma lui non era più un vampiro.
“Grazie al cielo!” Damon crollò sulla panchina. “mando un sms ad Elena”
Bonnie annuì e si sedette. In un attimo ritornò con la mente a poche ore prima. Quando aveva rivisto Enzo.
 
Lo chalet nel bosco era proprio come lo ricordava. Bonnie sorrise per niente sorpresa. Era ovvio che Enzo si fosse rifugiato nel posto dove erano stati felici. Se lo conosceva bene, ora era dentro, sul divano, col fuoco acceso, e stava suonando la sua amata chitarra.
Quando entrò  sorrise di nuovo. Tutto come aveva previsto, quello che non era previsto era stato lo sguardo che lui le aveva regalato quando l’aveva vista.
“Bonnie?” Aveva posato la chitarra e si era alzato. “Sei veramente tu? Non sei un sogno?”
Bonnie aveva scosso la testa, allora Enzo era corso verso di lei, l’aveva stretta tra le sue braccia e l’aveva baciata con passione. Quanto le erano mancati i suoi baci!
Senza staccarsi da lei, Enzo le aveva chiesto. “Cosa ci fai qui tesoro. Credevo ci fossimo salutati definitivamente l’altro giorno. ”
“E’ per questo che sei qui nel nostro Chalet?”
Lui annuì. “Qui siamo stati felici, mi sembrava di soffrire di meno.” L’ aveva ancora stretta a se. "Dimmi che non sei morta.."
“No Enzo, sono venuta a portarti via.”
“Cosa?” L’aveva guardata con aria stralunata.
“Ricordi l’incantesimo dello sciamano?”
“Si tesoro, ma sappiamo entrambi che non si può fare. Ne abbiamo parlato.”
“Si che si può fare.” Bonnie aveva estratto la siringa dal taschino della camicetta.
“Cos’è?”
“Il sangue di Damon. La cura.”
“Cosa?”
 “Fidati di me. Ti prego. Abbiamo poco tempo.”
Lui aveva annuito e si erano seduti sul divano.
“Dammi il braccio, svelto.”
Enzo la fissò. “Bonnie, Io ti amo. Da morire. E ti amo ancora di più per quello che stai facendo per  me e per noi. Ma voglio che esci da questo posto.”
“Te l’ho già detto una volta Enzo. Io. Non. Ti. Lascio.”
“Invece si. Io sto bene. Davvero. Ti spetterò qui quando mi raggiungerai. Ma ora vai. Subito.”
“Ok. Ora vado. Prima baciami un ultima volta”
Enzo l'aveva baciata e Bonnie, prima che lui potesse rendersene conto, gli aveva iniettato la cura. Dopo pochi secondi lui aveva sgranato i suoi occhi scuri ed era svenuto. “Non vado da nessuna parte senza di te Enzo.”
Poi qualcosa era andato storto.
Ed ora non c’erano più speranze.
“Torniamo in albergo?” La voce di Damon interruppe il corso dei suoi pensieri.
Bonnie ritornò al presente e annuì.

5.

“Rimango qui stanotte. Dormo sul divano. Preferirei non rimanessi sola. Sei sconvolta.”
Bonnie prese le chiavi dalla borsetta.  “Fai come vuoi.” La sua voce era spenta.
Aprì la porta, entrò nella stanza seguita da Damon, accese la luce e rimase pietrificata. Enzo era di fronte a loro.  Sembrava terribilmente reale e molto preoccupato.
“Ma dove diavolo siete stati? Sono ore che vi aspetto.” La sua voce era colma d’ansia.
Damon si riprese per primo. Sostenne Bonnie che stava per svenire. “Enzo?”
Enzo sorrise a Bonnie che lo guardava inebetita. “Ce l’hai fatta streghetta incosciente! Non so come, ma ce l’hai fatta.”
Solo allora Bonnie realizzò e volò tra le braccia di Enzo che la strinse forte e la baciò con una passione che incendiò la stanza.
“Come stai?” Ora Bonnie piangeva.
“Sto benissimo tesoro, mi sento lento e mi sembra di vivere in una specie di bolla, ma per il resto tutto ok. ”
Damon lo guardò ironico.  “E’ l’umanità amico mio. Ti ci dovrai abituare.”
Enzo si allontanò per un attimo da Bonnie. La fissò serio, ma i suoi occhi sorridevano. “Sono furioso con te tesoro. E se non ti amassi tanto ti sculaccerei.”
Poi si rivolse a Damon. “ Damon Salvatore. Sono talmente furioso anche con te per aver permesso a Bonnie di cacciarsi in questo guaio, che se non ti fossi grato per quello che hai fatto per me oggi,  ti avrei preso a pugni.”
“Ci ha già pensato la tua dolce metà a riempirmi di lividi.” Damon guardo Bonnie, ancora allacciata ad Enzo, con aria imbronciata.
“Lividi che non guariscono subito adesso. E fanno male.”
Lei sorrise.“Perdonami Damon.”
Sorrise anche lui alla sua amica. “Ma certo che ti perdono. Per questa volta.” Poi guardò Enzo. Che aveva ripreso a baciare Bonnie.
“Hey, potreste aspettare che me ne torno in camera mia?”
“Credevo avessi deciso di dormire quì” Osservò Bonnie.
Enzo lo fulminò con lo sguardo.
“Be, questo era prima. Ora non penso che tu abbia più bisogno di me Bonbon. Però sono curioso. Cosa è successo?”
“Non saprei.” Rispose Enzo confuso. “Ricordo che ero seduto sul divano dello Chalet, Bonnie mi ha iniettato la cura a tradimento” Guardò Bonnie con aria di rimprovero  “ …E sono svenuto. Quando mi sono ripreso ero a terra in cima alla tour Eiffel. Ci ho messo un po’ a capire. Quando mi sono reso conto che ero vivo ed umano, sono sceso dalla torre e sono venuto qui.”
“Come hai fatto a scoprire dove alloggiavamo?”
Enzo scoppiò a ridere. “Questo è l’albergo dove io e Bonnie abbiamo alloggiato quando siamo venuti insieme la prima volta.”
Guardò Bonnie con infinito amore.” Anche la stessa stanza tesoro. Sei un mito.” La baciò di nuovo.
“Ok ragazzi, tutti questi baci mi stanno facendo sentire la mancanza di mia moglie. Vi lascio soli.”
Ma loro non l’ascoltavano più.
 
6.

Damon si tolse la maglia grigia ed esaminò i suoi lividi. Bonnie non c’era andata leggera con lui. Larghe chiazze violacee ricoprivano il suo torace e parte della schiena. Provò a toccarle, facevano male. Strinse i denti e aprì l’acqua per la doccia.
Il suo telefono squillò. Lo prese e sorrise: Elena.
“Ciao tesoro, come stai?”
“Damon, tutto ok? Il tuo sms mi ha fatto stare in ansia.” Lui avvertì la nota preoccupata nella voce di lei.
“Tutto ok. Enzo è tornato.”
“Davvero?”
“Si. Bonnie ce l’ha fatta.”
“Io non avevo dubbi. Ha riportato indietro me. Non c’è nulla che non riesca a fare. Quando torni? Mi manchi.”
“Domani prendo il primo volo. Non c’è più bisogno di me qui. Mi manchi anche tu.”
“Potevi portarmi con voi.”
“Elena, era fuori discussione, lo sai. Come sta microbo?”
La voce di lei si addolcì. “Bene, ieri ha scalciato per la prima volta. Manchi anche a lui.”
Il cuore di Damon si gonfiò d’amore. Davvero si poteva essere così felici?
“Digli che manca anche al suo papà. Ti chiamo domani dall’aeroporto. Ti amo.”
Bussarono alla porta. “E’ arrivata la cena tesoro, devo andare.”
“Vai, ci sentiamo domani. Ti amo anche io. E anche microbo.”
Damon stava ancora sorridendo quando aprì la porta.
“Enzo?”
“Posso entrare?”
Lo guardò incuriosito. “Certo. Credevo fossi impegnato con Bonnie.”
Enzo entrò. “Prima dovevo parlarti.”
“E di cosa?”
“Non sei più un vampiro Damon, fare quello che hai fatto oggi poteva avere delle conseguenze disastrose per te.”
Damon alzò le spalle. “Bonnie aveva bisogno di me.”
“Perché non credo sia solo questo?”
Damon si spazientì. Tutta la tensione della serata, la stanchezza, la paura e il sollievo affollarono la sua mente umana e gli sembrò di non riuscire a trattenerle. Sbottò.  “Cosa vuoi che ti dica Enzo? Che l’ho fatto anche per te? Si Dannazione è vero! L’ho fatto anche per te, perché mi sento in colpa per averti lasciato alla Augustine quando sono scappato e perché pensavo che avessi diritto ad avere un'altra possibilità, un'altra occasione come quella che mio fratello ha dato a me! E quando Bonnie si è presentata al mio locale con questa assurda idea di riportarti indietro, ho pensato che tanto assurda poi non era trattandosi di Bonnie, e che se potevo salvarti in qualche modo, lo avrei fatto! ”
Guardò Enzo che lo fissava senza avere il coraggio di dire nulla. Si passò una mano tra i capelli. “Io sono fatto così Enzo. So di essere stato un mostro. E non posso cancellare quello che sono stato. Ma Stefan è morto per darmi la vita che ho sempre sognato. Ha creduto in me. E non passa giorno in cui io non cerchi di rendermene degno. Te lo dovevo. E lo dovevo a Bonnie, perché nonostante ti avesse perso, e sapesse perfettamente che la sua morte avrebbe risvegliato Elena, invece di scegliere la strada più semplice che l’avrebbe riportata da te ha imparato l’incantesimo per annullare quello di Kai e l’ha svegliata scegliendo di vivere.”
Enzo corse ad abbracciare Damon. Quando lo strinse, lui gemette per il dolore. “I lividi Enzo.”
lui allento l’abbraccio. “Grazie Damon. Grazie per esserle stato vicino, per averla salvata quando serviva, e per il tuo sangue. Per tutto. Grazie.”
“Figurati. Ora falla felice.”
Enzo sorrise “Allora sarà meglio che inizio.” Si diresse verso la porta.
“Enzo…”
“Si?” lui si voltò.
“L’umanità  e difficile da gestire se sei stato un vampiro per secoli. Se dovessi avere bisogno di parlare io sono qui.”  Damon fece un cenno alla mano di Enzo. Portava ancora l’anello. “Quello non ti serve più.”
Lui sorrise “Lo getteremo dalla cima della Tour Eiffel.”
Con queste ultime parole uscì dalla stanza.

EPILOGO

Seduto su una poltroncine del Four Seasons Hotel di Parigi, Enzo guardò assorto la Tour Eiffel illuminata a giorno. La struttura brillava creando un contrasto con il buio della notte che esplodeva in giochi di luce color arcobaleno.
Sul  piccolo tavolo rotondo apparecchiato per due la cena era rimasta intatta, e le candele colorate poste sotto al bouquet di fiori freschi rossi e rosa erano ormai spente. Lui e Bonnie non avevano cenato. Era la loro prima notte di nozze. La cena era stata il loro ultimo pensiero. Ci sarebbe stato tempo l’indomani per respirare per l’ennesima volta l’atmosfera di Parigi e per fare il solito giro in barca sulla Senna che a Bonnie piaceva tanto.
Quella notte no. Quella era loro. E se la erano meritata.
Si erano sposati il giorno prima a Mystic Falls alla presenza di tutti i loro amici. Damon e Elena avevano fatto da testimoni, il piccolo Stefan Salvatore aveva portato le fedi mentre le gemelle di Caroline e Alaric spargevano petali di rosa. Caroline si era presentata al matrimonio insieme a Klaus suscitando le ire di Damon, che, non potendo certo mettersi contro l’ibrido Originale più potente di tutti, aveva finito con lo sfogarsi maledicendolo da lontano. Era stato Enzo, seppur con molta fatica, a fargli capire che Caroline era rimasta l’unico essere soprannaturale in mezzo ad amici umani, e che quando li avrebbe persi, perché sarebbe successo, avere Klaus accanto poteva essere un bene. Enzo non aveva mai conosciuto Klaus, ma se c’era una cosa che aveva notato subito quando erano arrivati, era l’amore immenso che nutriva per Caroline.
Dopo cena lui e Bonnie erano partiti.
Sentì Bonnie muoversi tra le lenzuola ed il suo primo istinto fu di correre da lei, abbracciarla e fare di nuovo l’amore. Ma non si mosse. Si sentiva molto inquieto, e a dirla tutta, anche molto impaurito. Damon aveva ragione. Essere umani non era facile. Bisognava fare ogni giorno i conti con i propri limiti. Ed erano tanti. Primo tra tutti quello di non essere invincibile, seguito dalla paura di non essere in grado di proteggere la donna che amava. Non poteva sopportare di perderla.
“Enzo… Che succede….Tutto bene?”
La sua voce dolce lo rassicurò e gli diede calore e sicurezza. Non si era mai sentito così in tutta la sua lunga, lunghissima vita, e quello era rimasto un punto fermo anche dopo che era tornato umano. Ogni volta che Bonnie pronunciava il suo nome era come se il respiro gli si fermasse in gola. Si voltò a guardarla. Le luci delle torre illuminavano anche lei regalandole bagliori dorati. Enzo capì che ogni minuto che passava si innamorava sempre di più.
“Arrivo Tesoro” le sussurrò dolcemente. “Dormi.”
“Non riesco a dormire se tu non mi sei vicino. Lo sai.”
Si, Enzo lo sapeva, da quando Bonnie lo aveva riportato indietro era terrorizzata all’idea di perderlo di nuovo, ed il fatto di non poterla rassicurare su questo punto gli procurava un enorme stato di ansia. Cercò di non pensarci e si alzò sorridendo compiaciuto dello sguardo carico di approvazione e desiderio che ricevette per il fatto di non indossare altro che i boxer neri di Kalvin Klein.
Si sdraiò accanto a lei.
“Eccomi streghetta petulante” La strinse a se, ma lei gli sfuggì.
“Non sei tranquillo. Stai bene?”
Le sorrise. “Si.”
Lei lo guardò poco convinta. Non gli credeva e faceva bene. Lo conosceva troppo a fondo. “Sei sicuro?”
“Certo.”  Enzo sentì un disperato bisogno di Damon e delle sue soluzioni strampalate ma sempre efficaci. Come faceva a dire alla sua unica ragione di vita che l’umanità ritrovata lo faceva sentire stupido ed inadeguato?
“Bugiardo.”
Lui sentì la sua voce dolce e senza rimprovero e sospirò. Se aveva capito quanto fosse forte la sua paura di essere abbandonato, paura che aveva nascosto per decenni in fondo alla sua anima oscura, non c’era nulla che potesse contrastare colei che ormai era sua moglie.
“Ho avuto un incubo.”
“Che incubo?”
“Eri in pericolo e non riuscivo a proteggerti.”
La guardò, gli occhi pieni di dolore. “Sono umano ora, se ti succedesse qualcosa ed io non fossi in grado di salvarti?”
Bonnie si sedette sul letto, lo prese tra le braccia e cominciò ad accarezzargli dolcemente il viso. Poi lo baciò. “Non mi succederà nulla. Stai tranquillo…”
Un nodo alla gola seguito dall’immensa voglia di piangere colsero Enzo in pieno petto. Un altro sentimento umano che gli mancava all’appello. Fortuna che aveva incontrato Bonnie sulla sua strada. Calde lacrime cominciarono a scendere. Cercò di nasconderle, ma lei glielo impedì.
“Non nascondere mai quello che sei davanti a me Enzo. Io ti amo.”
“Scusami Bonnie, non lo farò più. Te lo prometto.”
“Voglio che tu sia felice. Non sono venuta nell’aldilà a riprenderti per vederti in questo stato.”
“Sono innamorato sai? Sono follemente innamorato di una strega acida e sarcastica, brava ad accendere il fuoco e pessima chitarrista.”
Bonnie sorrise, lo baciò, e di colpo tutti i pezzi della sua anima si ricomposero come per magia. Enzo si lasciò coccolare dai suoi baci e dalle sue carezze pensando a quanto adorasse essere coccolato.
Prima di conoscere Bonnie, non aveva la più pallida idea di cosa volesse dire,nessuno aveva mai usato tanti riguardi nei suoi confronti, e, a costo di essere fuori moda, Enzo poteva tranquillamente affermare di preferire le coccole al fare sesso.
Ma quella notte no. Quella era la loro prima notte di nozze, e lui voleva di più. Voleva Bonnie addosso.  
Delicatamente la adagiò sulle lenzuola e si perse in lei.

Si svegliò di soprassalto, invaso da un enorme senso di vuoto. Per una frazione di secondo il suo pensiero corse allo chalet dove aveva trascorso gli ultimi giorni prima che arrivasse Bonnie a prenderlo, ma il senso di totale appagamento non collimava con il senso di vuoto di quei giorni. Cercò di mettere a fuoco la stanza, poi ricordò: Parigi, Bonnie, la luna di miele. Allungò la mano per cercarla, ma lei non c’era, allora si sedette sul letto, inquieto, e si guardò intorno. Istintivamente sorrise quando la vide. Indossava, come al solito, la sua maglia. Solo quella, notò con un fremito. Era seduta su una poltroncina in balcone e stava facendo colazione mentre leggeva il giornale.
“Hey…”
Al suono della voce di Enzo lei si voltò e sorrise. “Buongiorno dormiglione! Era ora che ti svegliassi!”
“Che ore sono?”
“Be’, diciamo che il nostro giro in barca ormai è andato.”
“Davvero?”
Lei annuì sorridendo. “Vieni a fare colazione?”
“Ci sono le barrette ai cereali?”
Bonnie annuì e gli mostrò una barretta ai cereali e cioccolato extra dark. La sua preferita.
“Wow! Arrivo!”
Enzo si guardò intorno. Dove diavolo erano finiti i suoi boxer?
“Cerchi forse questi?”
Si voltò verso sua moglie che gli sorrideva maliziosa rigirando tra le dita i boxer neri di Kalvin Klein.
“Dai Tesoro, passameli.”
“Perché non vieni a prenderteli?”
Enzo sorrise malizioso. La streghetta voleva giocare. Avrebbe potuto accettare la sfida, o prendere un altro paio di boxer. Accettò la sfida.
Si alzò dal letto senza indossare nulla sotto lo sguardo pieno di passione di lei che lo faceva fremere in tutte le fibre del suo corpo, attraversò la stanza e si sedette sull’altra poltroncina. Bonnie gli restituì i boxer con lo sguardo in fiamme. Si infiammò anche quello di lui. Prese i boxer e li appoggiò sul bracciolo della sedia. La fissò. “ora, per cortesia, gradirei riavere anche la mia maglietta.”
Bonnie scoppiò a ridere, si alzò dalla sedia e si sedette a cavalcioni sopra di lui. “Perché non te la prendi da solo?”
OK. Il gioco era finito. Enzo non riuscì più a controllarsi. Le tolse la maglietta e la gettò a terra.
“Ardito l’umano.” Sussurrò Bonnie.
“Tentatrice la strega.” Rispose Enzo con voce roca.
E stavolta fu passione. Pura e semplice passione, che unita all’immenso amore che provava per lei, proiettò Enzo in un mondo parallelo dove solo loro due esistevano. Loro due e Parigi.
   
 
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