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Autore: wormtailbuono    25/03/2017    0 recensioni
Una investigatrice molto sfacciata e intelligente era sulla sua scrivania a leggere il giornale fresco di stampa. Era annoiata : ormai aveva risolto tutti i delitti che erano stati commessi a Londra nel 1950 .Fino a quando qualcuno non bussò alla porta...
Genere: Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non so come mai la morte mi abbia così tanto affascinata.Molti mi ritengono fredda,schematica alcuni potrebbero definirmi come un pezzo di ghiaccio appena preso dal più freddo dei ghiacciai ; ma anche il ghiaccio si può sciogliere. Come potrei essere diversa? Con il lavoro che faccio devo fare in modo di avere un rapporto distaccato con il mondo e le persone altrimenti penso che sarei già in un manicomio...Mi piace il mio lavoro e, anche se non sembra, sono felice di farlo. Io parlo con la morte e lei parla con me ; sembra quasi che quell'ultimo respiro, quell'ultimo battito siano come una clessidra : granello per granello finché non si esaurisce la sabbia. Io vivevo a Londra ,a pochi chilometri dal centro . Mi piaceva trascorrere qualche pomeriggio passeggiando lungo il Tamigi, mi rilassava sentire lo scroscio dell'acqua e le barche che di tanto in tanto navigano in quelle acque ,mi sarebbe sempre piaciuto salirci e magari  viverci ma mi rendo sempre più conto che il mio lavoro non mi permette così tanto tempo libero . Ero una investigatrice a dir poco brillante ,fino a quel giorno nessun caso di omicidio mi aveva messa così tanto in difficoltà....

Era il 3 luglio del 1901, mi ricordo bene quel giorno, ero nella mia comoda e confortevole casa più precisamente mi trovavo nel mio ufficio, cosa rara per una donna, a leggere il giornale fresco di stampa appoggiata alla mia vissuta scrivania in legno di betulla.Con essa avevo un rapporto sentimentale: me la avevano regalata per il mio primo , di una lunga serie, di casi risolti. Risolsi il mio primo caso alla tenera ( anche se io  non ero affatto tenera) età di dodici anni , era semplice se ci penso ora. Il caso non mi apparteneva, io ero una semplice testimone. Un lunedì  passai per caso davanti un bar e vidi attraverso la vetrina un malfattore sparare al barista, molto probabilmente era una rapina , poi scappò via. La polizia raccolse la deposizioni  di tre sospettati ma tutti si dichiaravano innocenti . Evidentemente uno di loro era il colpevole, ma quale ?! La polizia iniziò ad interrogarmi. Ero in una stanza buia, c'era solo una finestra e la luce che filtrava  riempiva  la  stanza  con  un  pallore  che  mi permetteva di riconoscere a malapena  il viso del poliziotto che mi stava interrogando : era alto e un cappello, che assomigliava ad un cilindro ,  gli copriva la fronte ma un ciuffo di capelli bruni spuntava vicino all'orecchio, gli occhi  erano di un marrone scuro,quasi neri, e un grosso naso dantesco riusciva a coprire quasi del tutto l'affusolato labbro superiore di una piccola bocca sottile, il tutto era reso più rude da un paio di curate basette. Guardandomi fissa  negli occhi mi chiese  con un tono leggermente zelante:"Cosa ha visto durante la rapina?" "Le posso chiedere un favore ? Non mi dia del lei che mi fa sentire vecchia e in più ,se ci riesce ,può smetterla di atteggiarsi come un pavone egocentrico ,sa, mi dà leggermente fastidio.Tornando al punto , non ho visto molto, stavo passando per quella via e mi divertivo a guardare cosa accadeva dentro i negozi e i locali attraverso le vetrine. All'inizio della via c'era il negozio Ago e Filo, sa quel negozio per ricchi spocchiosi che non sanno mai come impiegare il tempo,dentro c'era  la Signora Cooper , non so se la conosce, è quella signora bassa che si veste sempre e dico sempre con quei vestiti costosissimi che però non le donano.La  signora era intenta a farsi consigliare un tipo di stoffa dalla commessa, mi divertivo perché vedevo la commessa  in bilico su uno scalino ,che separava il bancone ,dove si trovava la cassa, dal resto del pavimento, con dieci stoffe in mano e nel frattempo la signora che con estrema lentezza e tranquillità si apprestava a scartare una ad una le stoffe più pregiate che le venivano proposte.Poi ad un certo punto la commessa cadde e tutti i presenti videro la signora Cooper che si piegava per esaminare le stoffe cadute a terra non curandosi della povera impiegata ;e ad un tratto vidi la Cooper che si rialzava con una stoffa in mano e diceva alla commessa ancora stesa a terra : "L'ho trovata finalmente,voglio questa, si sbrighi a fare il conto , sa, sono un donna impegnata".A dire il vero io avevo qualche dubbio che lei fosse una donna impegnata visto che molto probabilmente la cosa più faticosa che avesse mai fatto nella sua vita fosse scendere una rampa di scale ; opprimendo questo pensiero andai avanti, più in là c'era il notaio Penna & Carta, nulla da dire sul proprietario, serio, professionale, un tipo a posto.In quel negozio però non potei guardare all'interno perché c'erano  delle tendine in pizzo che coprivano la visuale; a quel punto , non potendo fare altro, continuai lungo la via , alla mia destra c'era il negozio di abbigliamento Style dentro c'erano varie signore , fatte della stessa pasta della signora Cooper , intente a commentare le amiche che provavano dei nuovi vestiti provenienti da Parigi.Proseguii e guardai a sinistra...c'era il bar.Il sole che risplendeva chiaro e cocente a mezzogiorno era puntato sulla vetrina e mi permetteva di vedere solo il mio riflesso; mi avvicinai per capire cosa stava succedendo all'interno del locale.Quasi toccando il vetro con il naso cercai di impedire al riflesso di raggiungere il vetro in modo che io potessi osservare meglio la situazione.Fortunatamente ci riuscii. Vidi il rapinatore puntare la pistola contro il barista,c'era silenzio,la tensione si tagliava con un coltello.Ad un tratto il povero,incosciente barista fece un movimento improvviso cercando di disarmare il malfattore ma , per sua sventura partì un colpo che,da quanto ho capito uccise il barista.Il rapinatore scappò via come un fulmine e nessuno lo rincorse perché tutti erano concentrati sul barista.Non vidi altro". Il poliziotto subito mi rispose "Brutta ragazzina insolente , come osi insultare me e delle persone adulte a cui bisogna portare rispetto?! I tuoi genitori non ti hanno insegnato le buone maniere!? Piccola mocciosa ora vattene non ti voglio più rivedere o saranno guai!!! Poi rivolgendosi alla porta gridò : "Avanti il prossimo!!".Io uscii mentre un'altro testimone entrava , lo guardai negli occhi...Erano degli occhi strani : l'occhio sinistro era verde con delle sfumature azzurre mentre l'occhio destro era azzurro con delle lievi sfumature marroni. Mi colpì il suo sguardo tagliente. Ad un certo punto voltò leggermente la testa e con la coda degli occhi mi guardò e fece un sorriso , ma non era un vero e proprio sorriso : assomigliava più a un ghigno.In quei pochi secondi che passarono mi sentii come congelata, impotente, inferiore. Chi era quella persona ? Cosa voleva dirmi con quel ghigno? Tornai a casa. Quella notte rimasi alzata fino a tardi  nella mia camera da letto, se si poteva definire così... era una soffitta con il tetto di paglia non molto arredata, c'era solo il letto e un tavolino vicino alla finestra e uno sgabello vissuto.Mi sedetti sullo sgabello a pensare e guardai fuori dalla finestra ; davanti al mio sguardo c'era un bosco , gli alberi erano leggermente scossi dal vento e qualche foglia volava verso il cielo, la brezza veniva da est , l'erba, anch'essa accarezzata dal vento, era di un verde pallido. Lo scenario era ricoperto dal velo della notte. Quello stesso velo che a certi può sembrare magico e ad altri pauroso ; io  lo trovavo strano perché quando guardavo fuori  mi sembrava di non esserci più fisicamente ma di essere quel vento che con il suo soffio passava per le vie della città addormentata. Ad un certo punto , quasi incantata, mi venne un'illuminazione : avevo risolto il caso.

   
 
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