Da quando era entrato nella sua vita Michael non aveva smesso un secondo di essere indispensabile, come l'aria o l'acqua e di essere così dannatamente presente, anche nell'assenza. Quando chiudeva gli occhi Sara poteva vederlo, distintamente, con le iridi che parevano due fori nel mare e la testa calva e piccola, deformata da escoriazioni e venature di sangue che sapevano quasi sempre spaurirla.
Provava tanto amore per quell'uomo, pur non sapendolo misurare, sapeva che era tanto, in quantificabile, spesso e la scuoteva fino alla radice del cuore. Quel cuore che Sara aveva piantonato nel petto, nella gabbia toracica ma che paradossalmente non aveva vincoli, né leggi né morale, poteva solo pompare sangue e amare, con una forza assurda e inimmaginabile. Sara lo sapeva, lo aveva capito con calma e a suo tempo ma da quando lo aveva capito, aveva smesso di annaspare tra i sentimenti e il raziocinio. Non poteva morire per così poco, non poteva soffocare per una dicotomia tanto umana.
Bisognava che prendesse una scelta. E aveva scelto in riva al mare, mentre le onde si infrangevano contro gli scogli e i suoi occhi cercavano nel buio del blu quelli di Michael. L'amore.
Quell'amore iniettato in ogni porzione del corpo, capace di farle vibrare la pelle e di dare proporzione e peso a ogni parola o gesto, impercettibile per altri ma poderoso per lei.
Sara non avrebbe potuto fare altrimenti. Michael era finito nella sua quotidianità, impregnandola di un odore tanto penetrante da non poterlo annullare. Non poteva più raschiarselo dalla pelle, era troppo appiccicato, un po' come la salsedine sui polpastrelli al mare.
Sempre un po' più addosso, sempre un po' più dento.