Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Roger5Von    27/03/2017    5 recensioni
Dal testo:
"Mi sento mutevole, come se la mia corazza da introverso si stia plasmando alle ossa e facendo morire lo spirito nato da diversi anni a questa parte.
Non so esattamente se questo ciclo sia benevolo per me: mi sento più serio, meno incline allo scherzo, indifferente e sempre distratto, incostante, testardo, più vecchio di quanto sia mai stato fino ad ora.
È un nuovo modo per vivere la vita con determinazione e più rispetto che mai per il nome di essa è stato concesso oppure sto lentamente andando a morire, come mi stanno dicendo?"
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
«Vivere è appartenere a un altro dal di fuori, e morire è appartenere a un altro dal di dentro. Le due cose si assomigliano, ma la vita è il lato di fuori della morte»
(Fernando Pessoa)
 

Cara vita,

sei l'unica cosa vagamente concreta alla quale posso scrivere in questo preciso momento, nonostante più il tempo passi e più ti vesti di tonalità cinerine così dolenti e pungenti.
Probabilmente questa lettera non verrà mai fatta leggere a persone che conoscono il mio volto, causa il fatto che non riesco più effettivamente a parlare o relazionarmi con loro come vorrei.
Eppure credimi, io ho sempre provato a costruire le cose nel modo più bello e realistico possibile.
Ho sempre provato a credere nei sentimenti puri che scaldano il cuore, a fare quelle esperienze che potessero portarmi fuori dalla mia bolla e che mi portassero compagni sinceri e affabili, coi quali scherzare, parlare di ogni cazzata, parlare di tutto ciò mi passasse per la testa e che mi attanagliava temporaneamente, ricevendo sempre un gesto chiaro e donandolo a mia volta per sdebitarmi.
Ho sempre spronato conoscenti e amici in credere nella loro componente più idealista e personale perché è così che ho imparato a essere me stesso ed è così che le persone possono provare a raggiungere quel paradiso denominato felicità.
Da quando c'è stata quella rottura con l'amico che credevo più sincero, fonte di quell’equilibrio che tanto decantavo da sempre fin dai primi attimi di adolescenza, ho passato un intero semestre alla ricerca di me stesso, con la mia immagine deteriorata all'esterno dal poco cibo e dal poco sonno lucido, da frammenti di una lucentezza che hanno distrutto una forza e una volontà incommensurabile, legata alla curiosità e alla voglia di scoprire.
Ho intrapreso degli anni alla ricerca del mio reale secondo capitolo, quello dove dipingevo una mia bandiera apparentemente bianca per dimostrare il mio vigore, mai considerato travolgente e lodato da anime alle quali richiedevo le mie attenzioni.
Ho scoperto pensieri, sogni ed obiettivi assolutamente nuovi da solo, con una luce per me scintillante ed eterea, in modo che riuscisse a farmi uscire da tante magagne e gusci dedalei.
Ma la sai una cosa?
Un po' ce l'ho fatta e per me questo è tanto, in quanto credevo, credevo fortemente che fosse possibile fare un percorso relativamente importante ed impotente per imparare a vivere nuovamente.
Ma i miei anni stanno avanzando e continuano a farlo senza alcuna sosta e purtroppo ogni cosa che mi riguarda è sempre criticata e mal vista da occhi sagaci e maliziosi: e sebbene provi flebilmente e gentilmente a contestare, niente li ferma, proprio quella manciata di esseri che mi dicono di volermi bene.
Mi acchiappano quando dico esplicitamente di stare improvvisamente in maniera malevola, ingestibile, si scagliano con veemenza e per me non c'è scampo, non riesco più a parlare, non voglio discutere, ferire, sono immerso nel mio mare di certezze che affondano.
Ma questa volta, cara la mia vita, non torneranno più a galla perché hanno raggiunto il limite per poter sopravvivere nonostante la protezione per le ammaccature continue che ho alimentato con il fuoco umano della speranza.
Il fatto è che penso che nessuno abbia più voglia di andare a cogliere ciò che un paio di occhi color nocciola nascondono e riflettono; ciò mi toglie empatia, anche perché il mio percorso viene sempre visto inferiore a chiunque altro, sono sempre paragonato e visto più come una macchina piuttosto che una persona che ha dei sentimenti.
Dicono che sei una persona che ha bisogno del suo tempo per emergere e secondo loro sbocciare, cercano di consolarti in questo modo, oltre che conferire quella parole d’incoraggiamento in più.
Ma dimmi: è forse giusto che mi venga rinfacciato nei momenti difficili e dove si dovrebbe remare insieme nella stessa, piccola barca?
Si può veramente essere così egoisti e tremendi quando non ho mai fatto qualcosa di simile nei loro riguardi, confronti?
Mi sento mutevole, come se la mia corazza da introverso si stia plasmando alle ossa e facendo morire lo spirito nato da diversi anni a questa parte.
Non so esattamente se questo ciclo sia benevolo per me: mi sento più serio, meno incline allo scherzo, indifferente e sempre distratto, incostante, testardo, più vecchio di quanto sia mai stato fino ad ora.
È un nuovo modo per vivere la vita con determinazione e più rispetto che mai per il nome di essa è stato concesso oppure sto lentamente andando a morire, come mi stanno dicendo?
Perché non è concesso alle persone con dei sogni e degli obiettivi fare la propria strada secondo le proprie capacità e opportunità, piuttosto che limitarle e infastidirle con parole insensate e dettata da canoni idioti, paragonando sempre a ciò che è inarrivabile?
Sto veramente andando incontro ad una strada che porta veramente a qualcosa oppure sono destinato a vedere sempre i miei amici come dei fasulli opportunisti e a non farmi mai amare realmente da loro?
Questo terzo capitolo incombente lascerà i consueti frammenti del morente sognatore forzuto e mi darà sempre l'umanità oppure questa volta sarà diverso?
Così tante domande, paure e da sempre solo con me stesso, a riprendere per le corna una vita che ogni tanto deve sfuggire e mai arridermi.
Volevo solo assaporare il mio tipo di felicità e poterla plasmare per rendere la quotidianità una genuina compagna, non più una fonte di ansia e distruzione.
Ma oramai nessuno legge più gli occhi, lo specchio di uno spirito che cambia tonalità e forma ma conserva frammenti e qualche generalità per avere a che fare con me, senza riserve.
Vita, sono sempre stato in pericolo.
Mi chiedo in fondo se te ne sia realmente importato dei miei tormenti, quale sia il mio scopo in questa fogna, qui con te.
Volevo solamente che questo percorso fosse meno burrascoso con accanto qualcuno di sinceramente affettuoso, a cui devolvere la mia fiducia e la mia piccola anima.
Ora vado.
Non badare se parlotto con quella signorina a così tanto antipatica e che sempre ti fa storcere il naso: mi sta facendo un’offerta particolare senza perdere me stesso in un oblio completamente nuovo e diverso rispetto a qui.
In fondo, ho imparato che la faccia della medaglia è sempre quella.

 
Con zero quantità di affetto,
 
Il tuo amante più grande.

 
  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Roger5Von