Pensavo di essere sul punto di morire, quando ti ho vista. Ti ho scambiata per un fantasma, credo. Non ricordo bene, non adesso, non ora. So solo che quando il tuo pallido viso è entrato nel mio campo visivo, inondandolo di luce, ho creduto di essere in Paradiso.
Un po', in realtà, lo ero.
E tu sei stata l'angelo che mi ha riportato alla realtà, e mi ha (ri)donato la vita.
Sento ancora il tocco delle tue dita sulla mia pelle martoriata, quando chiudo gli occhi. Le tue dita, così belle, e così macchiate di sangue, sempre, senza fine, che mi hanno curato, e mi hanno permesso di essere qui, adesso.
Perché io, io ho deciso di tornare da te, dopo tanto tempo.
Non so perché non l'ho fatto prima, forse avevo paura.
Paura di ricordare, magari.
O magari paura di non rimembrare i lineamenti del tuo viso, e di non riconoscerti, non più.
Paura di scambiare il tuo viso per uno dei tanti altri, e di lasciarti scivolare nuovamente via da me.
O paura, forse, di vederti, e riconoscerti, ma non essere nuovamente in grado di dirti la sola parola che non sono mai riuscito a pronunciare, in tua presenza.
Ora, però, sono qui.
Ti vedo, bella come sempre, esattamente come ti ricordavo.
Celestiale, angelica, eppure estremamente terrena.
Ti guardo, e, in un secondo, te lo dico: "Grazie".
Sorrido, ma ho le lacrime agli occhi.
Me ne vado.
Non aspetto la tua risposta.
So che non potrà mai arrivare.
Non dalla tua tomba, gelida e solitaria, svettante silenziosa in quel campo in cui le tue mani hanno salvato tante vite. La mia compresa.
Non dalla tua foto posta sulla lapide bianca, che mi sorride, adesso come allora, come sempre sarà, nei miei ricordi, nel mio cuore, e nei miei sogni migliori.
Non da te, che ora sei tornata ad essere quell'angelo che il cielo, per chissà quale motivo, si era lasciato scappare.