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Autore: Bunny05    28/03/2017    0 recensioni
[jortini ]
Martina si è da poco laureata in letteratura, ha molti sogni. Inizia a lavorare per una famiglia un po' complicata e fa la conoscenza di uno dei figli, Jorge. Un ragazzo con molti problemi legati alle emozioni. Scontri, muove amicizie e nuovi amori verranno affrontanti in questa storia. Uno strano amore sta per entrare nella vita di Martina.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Il sole caldo entra dalla finestra appena aperta, sto per iniziare una nuova avventura dopo il college, dopo cinque lunghi anni passati sui libri per laurearmi a 24 anni in lettere, finalmente per me è arrivata l’ora di diventare adulta, di iniziare il mio nuovo lavoro qui a New York. Dopo aver indossato un paio di jeans attillati e una magliettina rosa pallido molto fine e morbida, inizio a sistemarmi i capelli, mia madre mi dice sempre di tagliarli ma io adoro i miei lunghi capelli mori, li intreccio e poi faccio in modo che la treccia mi circondi il capo fermandola con delle forcine. Sono un po’ agitata, è il mio primo giorno di lavoro e non so cosa aspettarmi, questa donna l’ho sentita solo per telefono e non so come mai abbia scelto proprio me senza nemmeno avermi mai vista dal vivo, ho incontrato solo il suo assistente e questo mi turba un po’ e se poi non le piaccio? Se non le vado bene? << Tini sei morta nella tua stanza? >> entra lentamente la mia coinquilina e mi sorride, i suoi capelli biondi sono raccolti in una cosa alta, indossa la divisa dell’ospedale ed è la persona migliore al mondo che io potessi conoscere, << Sei nervosa? >> mi chiede, << Un po’ Mechi >> sorrido alla mia migliore amica, abbiamo condiviso l’alloggio al college e poi insieme siamo venute a New York, siamo diventate inseparabili. Lei si avvicina a me e mi abbraccia, << Andrà tutte bene Tini sei troppo in gamba >> mi rassicura lei. In quel momento il telefono suona e noto che è mia madre, << Ciao Mamma >> la saluto mentre tiro fuori le scarpe dalla scarpiera e le mostro a Mechi mentre lei mi fa dei cenni aiutandomi a capire quali mettere, << Stai bene tesoro? >>, << Si agitata ma bene >>, << Ciao Mariana >> urla Mechi per farsi sentire da mia madre, << Salutami Mechi tesoro e vedrai che andrà tutto bene >> mi risponde lei in modo tenero, mia madre è la donna più fantastica del mondo, sa sempre cosa dirmi, cosa consigliarmi e mi ritengo fortunata ad averla, << Ricordati che stasera arriva Fran >>, << Lo so, mi ha chiamato ieri sera >> le rispondo, mio fratello sta tornando da un lungo viaggio, è da quasi 7 mesi che non lo vedo e ora verrà qui a stare da noi per un po’, << Ok tesoro ora ti saluto devo entrare in classe, chiamami appena puoi e fammi sapere come è andata >>, << Ok mamma, ti voglio bene >> le dico, << Anche io tesoro >> e riaggancia. Lancio il telefono sul letto mentre cerco ancora che scarpe mettere, << Quindi Fran arriva stasera? >> mi chiede Mechi, << Si, perché ti interessa così tanto? >> le chiedo curiosa, << No così, per sapere >> borbotta lei girandosi verso la porta << Vado a lavoro, ci sentiamo più tardi >>, << Buon lavoro dottoressa >> le sorrido io mentre lei sparisce dietro la porta. Opto per un paio di scarpe non troppo alte, ma con un po’ di tacco, a stivaletto, mi trucco leggermente il viso, ho le pelle abbastanza abbronzata quindi non mi trucco molto, metto il mascara sui miei occhi grandi e scuri, un po’ di fard rosa sulle guance e gli zigomi leggermente accentuati e un leggero filo di rossetto sulle mie labbra rosa. Faccio un gran sospiro e esco dalla mia stanza, prendo la borsa appesa all’appendino e scendo le scale che portano nel salotto che è collegato con la cucina. Il mio trench beige e già sul divano, mi bevo un caffè velocemente lo indosso e esco di casa. Respiro l’aria fresca mentre raggiungo la mia auto parcheggiata, per tutto il tragitto nella mia testa immagino ciò che potrebbe succedere, mille cose si formano nella mia testa e non fanno altro che agitarmi. Mi inoltro nella parte ricca di New York dove i palazzi e le piccole case spariscono e le ville si fanno spazio, adoro l’appartamento che ho con Mechi, ci abbiamo messo molto a trovarne uno che ci piacesse, ma mi piacerebbe poter un giorno avere una casa del genere tutta mia, mi ricordano un po’ la mia casa in Argentina, ovviamente queste sono molto più grandi più lussuose. Parcheggio la macchina fuori da una casa enorme e mentre scendo mi arriva un messaggio, “ Non vedo l’ora di vederti” arriva da Peter, un ragazzo che ho conosciuto qualche mese fa e ora ci stiamo frequentando, sorrido tra me e me, metto via il telefono nella borsa e suono il campanello. Qualcuno mi parla dall’interfono, << Sono Martina Stoessel sono qui per il lavoro >> dico un po’ nervosa, << Bene, porti pure la macchina all’interno >> mi risponde la voce di una donna, prendo l’auto, il grande cancello nero si apre e rimango ancora più basita da quella casa, tutta bianca, non troppo moderna, con grandi finestre, affaccia su un grande giardino. Parcheggio l’auto vicino a le altre che vedo, scendo e vado alla porta dove una donna dall’aria severa e altezzosa mi aspetta, << Piacere Martina Stoessel >> dico allungando la mano e la donna mi fissa con i suoi occhi azzurro cielo. Si nota subito che è una donna che tiene all’apparenza, i capelli biondi, tinti, sono raccolti in una crocchia ordinata ed è fasciata da un vestito verde petrolio abbastanza scollato, al collo e alle mani porta molti gioielli d’oro. << Piacere io sono Mikaela Clarke >> si presenta con un tono quasi severo, quando entriamo in casa rimango basita dalla sua bellezza, una scala davanti a noi porta al piano superiore, nell’atrio c’è solo un tavolo con un enorme mazzo di fiori profumati, sulla sinistra il salotto enorme, con un divano bianco, un enorme televisore, il pavimento in parquet, un grande camino, un pianoforte, quadri, era tutto arredato molto bene, tutto nell’insieme è armonioso. << Bene, il suo lavoro sarà quello di educare e insegnare mia figlia >> mi dice lei voltandosi e fissandomi, << So che è uscita con il massimo dei voti al college e che la sua condotta è invidiabile >>, << G-grazie >> balbetto io, << Disciplina è quello che voglio per mia figlia, ho bisogno che le insegni le materie che dovrebbe studiare e che le faccia da tutor quando sarò assente, viaggio molto e quindi alcune volte dovrà restare a dormire, dopo le mostrerò la sua stanza >> continua a spiegare lei, << Lo so il suo assistente mi ha aggiornato sui miei compiti >>, << Molto bene >>. La mia agitazione sta svanendo ma quella donna non mi convince molto, quel suo tono e sguardo freddo mi fanno sentire a disagio, una di quelle donne ricche che vogliono controllare tutto anche i figli, ma magari mi sbaglio, << Ora le faccio fare il giro della casa così potrà ambientarsi, per lo stipendio deve averne già parlato con David >>, << Si si ne abbiamo già parlato >> le rispondo e le fa un cenno con il capo. La casa è veramente enorme, mi ha mostrato la cucina grande dove io starei tutto il giorno a cucinare, fatta di marmo scuro e pareti bianche, mi ha mostrato la stanza dei giochi di sua figlia dove ci sono anche i libri per insegnarle, mi mostra il retro della casa dove c’è una veranda con enorme tavolo, un barbecue e una enorme piscina, sembra esotica con le pietre e le piante, ed infine mi mostra la mia stanza al piano superiore per quando dovrò restare a dormire, ha un letto enorme, le pareti bianche con i mobili in legno scuro, è molto spaziosa e tranquilla. Sentiamo dei rumori da sotto, << E’ arrivata >> borbotta la signora Clarke che si dirige verso il piano di sotto e io la seguo, nell’atrio, David, l’assistente della donna gli sorride e la saluta e in parte a lei c’è una bambina, dai capelli scuri e gl’occhi azzurrissimi come la madre. David mi saluta riconoscendomi, << Lei è Sophia Hayley Johnson >> mi dice Mikaela indicandomi la figlia, << Ciao Sophia >> la saluto io allungandogli la mano e sorridendogli << Io mi chiamo Martina ma puoi chiamarmi Tini >>, lei mi fissa per qualche secondo un po’ titubante ma poi allunga la mano imbarazzata, << Sarà la tua nuova tutor tesoro >> le dice sua madre ma lei non la guarda continua a fissare me, << Ci divertiremo insieme e imparerai tante cose >> le sorrido io e lei finalmente ricambia. Mikaela dice a Sophia di andarsi a cambiare, mi dà qualche altra indicazione su Sophia, quello che mangia, può vedere in tv, l’ora in cui dorme in caso dovessi rimanere a dormire, le materie che deve studiare e tutto quello che c’è da sapere sulla bambina. << Ovviamente per qualche giorno è meglio se vi conoscete poi potete iniziare con le lezioni, è tutto chiaro? >> mi domanda poi, << Si signora chiarissimo >>, << Molto bene, io ora devo andare in ufficio tornerò per le sei >> dice afferrando la borsa e il cappotto e uscendo da quella casa con David. Io rimango li imbambolata, mi sento un po’ a disagio perché questa non è casa mia, inizio a pensare che dovrò portare qua un po’ di mie cose da mettere nella “mia” stanza, il materiale di studio l’ha già preparato sua madre e di questo non devo occuparmi. Poco dopo noto che seduta sul gradino più in alto c’è Sophia che mi guarda, in silenzio. Ho capito subito che è una bambina timida e credo che dovrebbe andare a scuola come tutti i bambini per fare amicizia ma io non sono sua madre e non posso scegliere per lei. Le sorrido, << Ti va di fare qualcosa? >> le chiedo e lei scuote la testa, entro leggermente nel panico perché se non piaccio alla bambina magari vengo subito licenziata, << Che ne dici se ti preparo la merenda? >>, lei rimane immobile per qualche secondo e poi fa cenno di sì con il capo, io sorrido e lei si alza lentamente e scende le scale. Mi afferra la mano e già mi sento meglio, entriamo in cucina e le preparo un panino con la nutella, la osservo mangiare, con la bocca tutta sporca di cioccolato, << Quanti anni hai? >> dico per provare un approccio con lei, << Sei >> dice piano, finalmente riesco a sentire la sua voce, << Wow sei proprio una signorina grande >> sorrido e lei ricambia << E dimmi Sophia cosa ti piace fare? >>, << Giocare >> risponde lei guardando il panino che tiene tra le mani, le passo un bicchiere di acqua e la guardo sorridendo, << A me piace la musica >> le dico per vedere se è interessata e lei alza lo sguardo su di me, << Mia madre quando ero piccolina mi cantava sempre le canzoni, lei è un insegnante di musica >>, << Davvero? >> chiede lei, << Si davvero, non dico bugie >>, << Anche a me piace >> continua lei << Ma nessuno canta per me >>, quella frase mi stringe un po’ il cuore, ricordo che quando ero bambina adoravo sentire mia madre cantare per me, ha sempre avuto una bellissima voce, dice che anche io canto bene ma non sicuramente ai suoi livelli, << Un giorno ti canterò una canzone io >> le prometto, lei annuisce addentando l’ultimo boccone del panino. << Voglio vedere i cartoni >> mi guarda poi lei con quei occhi azzurrissimi, io prendo un tovagliolo e glielo passo per pulirsi la bocca, lei lo fa senza storie e poi mi guarda, << Ora possiamo guardare i cartoni >>, mi fa sentire strana questa cosa, non voglio comandare la bambina, ma lei aspetta che io gli dico cosa non può o può fare, dovrebbe poter scegliere lei cosa fare, ora non stiamo studiando è il suo tempo libero. Andiamo in salotto dove mi siedo sul divano insieme a lei, guardiamo un po’ di puntate delle Winx e lei poco dopo si addormenta, decido di lasciarla dormire mentre io mi metto a leggere un libro che ho portato. Mi perdo via nella letteratura inglese, la mia preferite, quei romanzi strazianti che mi fanno venire i brividi ogni volta che li leggo. Gl’amori struggenti, le storie difficile, l’amore impossibile, mi perdo nelle parole quando un rumore attira la mia attenzione e sento delle risate. Mi alzo di scatto mentre Sophia è rannicchiata sul divano che dorme e mi precipito nell’atrio dove un gruppetto di ragazzi fa capolino con in mano qualche bottiglia di alcolici. Io mi fermo a guardarli quando uno di loro si gira << Chi siete? >> chiedo nervosa, << Chi sei tu! >> mi dice uno dei ragazzi avvicinandosi lentamente, noto i suoi occhi verdi, il sorriso bianco ma anche bastardo, sorride malizioso tenendo in mano una bottiglia di qualche strano alcolico e io lo fiso un po’ disgustata, << Siete voi ad essere entrati >> rispondo facendo spallucce, lui si passa la mano libera tra i capelli scuri e non troppo corti e poi mi fissa attentamente << Sei tu ad essere in casa mia >>, io sto zitta per qualche secondo perché non capisco più niente, << Casa tua? >>, << Si casa mia, quindi tu sei? >> continua lui mentre tutti gl’altri continuano a guardarmi, << Martina la tutor di Sophia >> rispondo, << Ah, sei la nuova ragazza, vediamo quanto durerai, le altre in poco tempo se ne sono andate >>, << Cosa intendi dire? >> le chiedo e poi noto una ragazza, dai capelli neri, che apre la bottiglia che ha in mano e poi fa un sorso << Ehi c’è un bambina in questa casa >> le dico io e lei mi squadra, mentre quel ragazzo continua a guardarmi, << Cosa vuoi? sembri appena uscita da un convento di suore, quindi non parlare >>, << E tu sembri appena arrivata dal marciapiede >> ribatto senza timore se c’è una cosa che so far bene è non farmi mettere i piedi in testa e farmi intimorire, l’altro ragazzo vestito con un giubbino di pelle e una catena appesa ai Jeans si mette a ridere, << Cazzo ridi Diego >> gli risponde la ragazza nervosa e poi lei mi fissa con i suoi occhi colore del ghiaccio, << Mi hai appena dato della zoccola? >> mi chiede spavalda, << A quanto pare >> sorride il ragazzo che dice di vivere qui, << Non permetterti mai più >> mi minaccia puntandomi un dito contro, << Perché cosa vorresti fare? C’è una bambina e entrate qui con gl’alcolici mezzi ubriachi >> punto poi lo sguardo sul ragazzo dagl’occhi verdi, dietro di loro una ragazza riccioluta e dagl’occhi scuri assiste alla scena con le braccia incrociate al petto, << Non siamo mezzi ubriachi, non ancora >> mi risponde il ragazzo, ci sfidiamo con lo sguardo quando Sophia ci interrompe, << Jorge sei qui! >> urla lei saltandogli letteralmente in braccio, << Ciao piccolina >> la saluta lui stringendola fra le braccia, << Giochi con me? E con Tini >> gli chiede lei, << Tini? >> domanda lui e la bambina mi indica << Si chiama Martina e mi ha fatto mangiare il panino con la nutella >> sorride lei contenta, << Deve essere stato buono >> lei annuisce << Non posso però giocare con te ho delle cose da fare >>, Sophia ci rimane un po’ male e Jorge la rimette a terra, io mi accovaccio per arrivare alla sua altezza, << Gioco io con te va bene? >> lei mi fa un gran sorriso << Vai nella tua stanza dei giochi a preparare qualche bel gioco da fare >> le dico per farla sparire, lei si gira abbraccia le gambe di Jorge e poi corre via. << Comunque sono suo fratello Jorge Blanco >> mi borbotta poi lui, evidentemente hanno padri diversi per via del cognome. << Bene Tini ti lasciamo al tuo lavoro >> mi dice la ragazza dai capelli neri, << Non chiamarmi Tini >> le dico << E vi conviene non entrare più in casa con gl’alcolici in mano quando c’è una bambina soprattutto tu che sei suo fratello >> dico guardandoli tutti negl’occhi, << Io ti prendo a schiaffi >> mi risponde lei, << Stephie smettila >> la riprende Jorge << Andiamo su >> dice poi anche agl’altri, prima di salire le scale Jorge si volta a guardarmi e i suoi occhi trafiggono i miei. 


Autore: Eccoci qua con una nuova storia Jortini, tutti voi mi hanno suggerito questa trana e quindi ho deciso di iniziare con questa! Spero che vi piacerà e che vi emozionerà. Purtroppo potrò pubblicare un capitolo a settimana perchè non ho molto tempo ma se riuscirò pubblicherò più spesso. Spero che il primo capitolo vi piaccia e spero che iniziere quetsa nuova avventura con me. un bacio e un abbraccio a tutti!
   
 
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