Fanfic su artisti musicali > EXO
Ricorda la storia  |      
Autore: Il_Genio_del_Male    28/03/2017    9 recensioni
Accade una notte, in un anno senza tempo, in una città così anonima da dubitare che figuri su una cartina geografica.
Accade di notte perché è nella sua tenebra, dove ogni cosa è circonfusa di buio, che si tesse la tela del destino e si prepara la felicità e la tragedia degli uomini.
Avviene per caso, o forse no.
Genere: Angst, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sorpresa
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'Quei fagiani maledetti'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Accade una notte, in un anno senza tempo, in una città così anonima da dubitare che figuri su una cartina geografica. Accade di notte perché è nella sua tenebra, dove ogni cosa è circonfusa di buio, che si tesse la tela del destino e si preparano la felicità e la tragedia degli uomini. Avviene per caso, o forse no.

Un giovane uomo in pantaloni e giubbotto neri come i suoi capelli percorre un vicolo poco illuminato, solitamente frequentato da gentaglia ma a quell’ora deserto. In fondo alla strada, appoggiato ad un lampione la cui lampadina è sul punto di esalare l’ultimo respiro, sta un tizio incappucciato. Quando i passi del ragazzo si arrestano poco distante, costui solleva il capo. Dal cappuccio rosso della sua felpa fa capolino un ciuffo biondo che copre in parte un viso pallidissimo, dai lineamenti ieratici. Nei suoi occhi azzurri e torbidi brilla una scintilla di interesse.

“Harael” le sue labbra si allungano in un sorriso storto, mentre pronuncia quel nome quasi fosse una formula magica.

La carnagione bronzea di Harael assume una sfumatura cinerea. La bocca dapprima si schiude, sorpresa, per poi serrarsi l’attimo successivo. “Helel” balbetta, preso in contropiede. Lo sguardo, già fosco di natura, si fa vigile e ostile. “Perché qui?”

“Ti stavo aspettando, mio diletto” risponde l’altro, quasi civettuolo. “E’ curioso come il mio antico nome, detto da te, suoni meno estraneo di quanto io lo senta in realtà. Helel è storia passata. Adesso mi chiamano-”

“So come ti chiamano” lo interrompe, asciutto.

“Ma certo” annuisce Helel, accondiscendente. “Immagino che Lui abbia proibito a tutti i suoi seguaci di parlarne; è un argomento tabù, suppongo?” Non riceve risposta. “Capisco. Non voglio metterti nei guai, fratello del mio cuore. Se proprio vuoi rivolgerti a me con un nome, chiamami Sehun. Pare che in questa città sia molto comune”.

“Gradirei se tu ricambiassi la cortesia. Nessuno deve sapere che sono in missione per conto del mio signore” spiega, cauto.

“Ah, ordini dai piani alti! Una missione in incognito, mi piace” batte le mani con l’entusiasmo lezioso di un bambino. “E sia. Il tuo nome in codice sarà Jongin. Trovo che sia adatto a te. Obiezioni al riguardo?”

Le iridi nere di Harael mandano lampi di brace. Ha assunto la postura circospetta di un animale braccato. “Cosa ci fai qui?” elude la domanda. “Mi spii?”

“Tengo d’occhio i tuoi movimenti, sì” ammette. “Non avendo il tuo numero di telefono, era l’unico modo per mettermi in contatto con te. Sei sfuggente, mio caro. Il vecchio pazzo deve averti affidato un incarico particolarmente complicato…”

“Non sono affari che ti riguardino”.

“Hai ragione. Del resto, il motivo per cui ti cerco è un altro” fruga nelle tasche della felpa, da cui estrae un pacchetto di Camel e un accendino. “Ne vuoi una?” offre.

Harael scuote la testa. “Se è ciò che penso, conosci già la mia risposta. Non cambierò idea”.

Helel sospira afflitto e tira una lunga boccata di fumo. “Sei sempre il solito testardo. Avremmo potuto soggiogare chiunque, noi due. Saremmo stati i padroni del mondo”.

“Non attribuire a me ambizioni che erano esclusivamente tue, Sehun” ribatte freddamente, sulla difensiva. “Tu volevi il potere, perciò hai osato ribellarti a Lui. Avrebbe potuto ucciderti; ti ha concesso di vivere. Il mio signore è misericordioso”.

“Yahweh non sa cosa sia la misericordia, Jongin. Lui conosce solo devastazione, vendetta, morte. Non ricordi il suo comportamento, al tempo in cui strinse l’alleanza con la famiglia di Avraham [1]? Hai forse dimenticato di come ordinasse ai suoi seguaci di sacrificargli tutti i primogeniti affinché potesse godere del profumo arrostito delle loro carni innocenti? Hai dimenticato le guerre mosse alle tribù ammonite e moabite, cugine del popolo d’Israele, per mera avidità e brama di conquista? Della quota di bottino che esigeva per sé, delle vergini che prendeva e di cui non si aveva più notizia?” una patina vermiglia gli colora il volto pallido, tramutandone i connotati.

“Ammirevole indignazione, la tua” osserva l’altro, con il veleno nella voce. “Peccato però che all’epoca non te ne importasse granché. Mai una volta ho visto tirarti indietro e rinfoderare la spada. Hai bagnato le tue belle vesti con il sangue di molti uomini e molte donne, senza chiederti quali fossero le loro colpe”.

“Puoi biasimarmi? Non conoscevo altro all’infuori di quel che lui ci offriva. Ho trascorso l’infanzia sotto addestramento, ero nato per diventare un soldato. Eri bambino anche tu, sai di cosa parlo” si infervora. “Scelti per servirlo, essere il suo braccio armato”.

“E tutto ciò ti è andato bene, finché ti è bastato. Poi hai scoperto di volere di più: donne, ragazzini, oro, una dimora sontuosa, il timore che Yahweh incuteva nelle sue genti. Volevi prenderne il posto” lo accusa Harael, i pugni stretti.

“E’ questo che credi? Te lo ha raccontato lui?” getta a terra la sigaretta e la calpesta con forza. Prima che Harael possa impedirglielo, lo afferra per le braccia e lo strattona. “Sei mio fratello, Jongin! Credi davvero che lo abbia fatto per il potere o per qualche scopata in più?” grida con autentico dolore.

“Sehun, mollami”.

“Non finché mi avrai risposto! Dopo tutto quello che c’è stato tra noi, tu-” scruta incredulo l’espressione rabbiosa, distante, del fratello. “E’ vero che ho tentato di spodestare quel despota, ma è stato a causa tua! Diceva che il nostro amore era un abominio, che invece avremmo dovuto provvedere ad ingrossare le fila dei suoi soldati violentando delle povere sventurate! Minacciò di ucciderti, se non mi fossi separato da te! Pensai che, sconfiggendolo e assumendo il comando, nessun altro ci avrebbe ostacolato” china il capo, gli occhi umidi. “Il suo regno sarebbe stato il mio dono di nozze”.

“Volevi sposarmi?” è la replica, flebile come un sussurro. Harael gli solleva il mento in un gesto febbrile, sconvolto. “Era questa la tua intenzione?”

“Ti avrei reso felice, Jongin” le lacrime scorrono libere sulle sue guance. “Tu ed io, insieme per sempre. Saresti stato il mio re. Avrei deposto il mondo ai tuoi piedi”.

La diffidenza di Harael cede come le mura di Gerico. Obbedendo ad un impulso atavico, stringe a sé quel corpo tanto amato, provato dagli anni e dagli orrori trascorsi. Le due metà di un’unica persona si ricongiungono. Il sangue ribolle nelle vene, i loro cuori battono all’unisono, le mani si cercano.

Harael accosta una guancia a quella del fratello, ne culla lo strazio. “Sehun, stolto amore della mia vita. Non mi serviva il mondo per essere felice; non il potere, non la ricchezza né le stelle del firmamento. Mi bastavi tu” dice, la voce rotta dal pianto. Helel emette un gemito da animale ferito. “Perdonami se ho dubitato dei tuoi sentimenti, non avrei dovuto. Ma se solo me ne avessi parlato, se ti fossi fidato di me… Saremmo potuti scappare. Avremmo cercato rifugio presso un popolo che ci accettasse per quello che eravamo. Forse Yahweh non ci avrebbe trovati-”

“Siamo ancora in tempo, Jongin” gli sussurra nell’orecchio. “Fuggi con me, andremo ovunque tu voglia”.

“Non è possibile, lo sai” si scioglie dall’abbraccio. “Abbiamo entrambi delle responsabilità. Il mio signore conta su di me, e tu hai un reame a cui badare”.

“Nulla che conti davvero! Disprezzo i miei sudditi, sono dei demoni opportunisti. Non impiegherebbero che un battito di ciglia per sostituirmi o, peggio ancora, uccidermi” protesta.

“La vita raminga ti logorerebbe, mia gemma. Hai lottato duramente per conquistare la posizione che ora ricopri, non sarebbe facile come sostieni rinunciarvi. Sei nato per comandare. Non approvo lo stile di vita che conduci, ma so che senza il tuo regno saresti perduto. Sei sempre stato un uomo ambizioso” un sorriso amaro gli illumina il volto.

“L’ambizione è una compagna vacua e nociva, senza l’unica persona che abbia mai amato accanto a me” gli prende una mano e ne sfiora le dita con le labbra.

“Temo che dovrai accontentarti”.

“Mi stai lasciando?” aggrotta le sopracciglia in segno di apprensione.

“Devo. Il mio signore non è molto clemente con chi non porta a termine il proprio compito” sospira.

“Come desideri” il giovane uomo non può che arrendersi di fronte all’ineluttabile. In fondo al cuore, sa che il fratello parla con saggezza. “Però non voglio che questo sia un addio”.

“Torna a cercarmi, allora. Mi farò trovare” il suo sorriso si vena di ottimismo.

“Promettilo” esita a lasciargli andare la mano. Forse spera che, trattenendola, Harael cambierà idea.

Ma non accade (non quella notte). L’altro si solleva sulle punte dei piedi per baciarlo in fronte. “A presto, Lucifer”.

L’infrazione del tabù supremo è il regalo con cui si congeda.

 

 

 

 

[1] Abramo.

 

Egggià, colpo di scena: Lucifero o Lucifer nella versione latina, non è il suo nome originale. Nella letteratura giudaica extra biblica, infatti, il famigerato angelo caduto si chiama Helel. Ignoro se avesse fratelli o meno. Per amore di fiction, gliene ho assegnato io uno. Harael è, secondo la Cabala, l’angelo custode dei nati dall’11 al 15 gennaio (e siccome Jongin è nato il 14…).

Prima che mi si accusi di blasfemia, preciso che i riferimenti alle non proprio encomiabili gesta di Yahweh sono tutti riconducibili all’Antico Testamento, che ho letto da cima a fondo l’estate scorsa. Potrei anche citare i singoli libri e passi, ma ne verrebbe fuori un papiro infinito. In caso aveste qualche dubbio sulla mia onestà intellettuale, vi invito a leggere personalmente la Bibbia. In essa troverete anche l’usanza di sposarsi tra fratello e sorella, figli di madri diverse, e gli accenni ai cosiddetti angeli, in ebraico (intraducibile) malachim, che esattamente santi non sono.

 

Una cliccatina è sempre gradita: https://www.facebook.com/IlGeniodelMaleEFP/.

   
 
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > EXO / Vai alla pagina dell'autore: Il_Genio_del_Male