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Autore: koopafreak    28/03/2017    5 recensioni
Troppa curiosità spinge l'uccellino nella rete. Se è stato un boo con un paio di scheletri nell'armadio a tesserla, sarà premura dello spettro accertarsi che non voli tanto lontano.
[Seguito de "Danse Macabre"]
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Luigi, Nuovo personaggio, Re Boo
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Personaggi: Luigi, Re Boo, Mario (menzionato), Pauline (menzionata), Daisy (menzionata), Bowser (menzionato), Peach (menzionata), Altri personaggi (menzionati), OC.
Genere: Introspettivo, Mistero.
Pairing: Het, Shonen-ai, Crack pairing.
Note: Tematiche delicate.



Train Wreck



Due ore! Ben due ore di ritardo, il galantuomo, e senza nemmeno scomodarsi di avvertire. Le verdure erano così ansiose di cuocere che stavano ormai considerando l'idea di darsi fuoco per protesta. Il rispetto per gli impegni altrui dov'è andato a finire? Domani le bambine hanno scuola e Pauline deve alzarsi presto. Le scuse sono irrisorie. Può il signore condividere con noialtri umili mortali, invece, l'avvincente ragione di sì tanta tardanza? Un eccitante colloquio riguardo l'influenza dello stile galante sulla sinfonia mozartiana? Oserei dire un autentico spasso. Con chi, di grazia? Una recente amicizia? Non lesiniamo sui particolari, sia mai. La signorina Melody Pianissima? Questo è interessante. Dove vi sareste conosciuti? In un cimitero?...

Il tono plumbeo nel ripetere la risposta conclusiva aveva espresso in maniera nitida l'estinzione ineluttabile e definitiva delle speranze di Mario in una rinata, sana frequentazione di persone vive da parte del fratello. « Fammi indovinare: davanti al suo loculo? » aveva chiesto poi con malcelato sarcasmo, tornando ai fornelli per provvedere alla cena e senza attendere la replica che gli era giunta con altrettanta pacatezza delle precedenti.

« Attualmente risiede in una cripta. Gli spazi ristretti la snervano. »

Lucilla aveva sorriso tra sé. Il solito zio Luigi. Francamente non le pareva il tipo che si sarebbe accompagnato a una donna, per quanto le voci sugli antichi bollori per la regina di Sarasaland ronzassero ancora nel cicaleccio quotidiano, ma aveva tenuto per sé tali osservazioni. Si accovacciò dietro i cespugli, cercando di occupare il più piccolo spazio possibile mentre avvertiva i passi dello zio procedere flemmatici sul sentiero principale. Le orecchiette triangolari sul capo si appiattirono e la coda di volpe le si avvolse intorno a una gamba. Le vertigini le avevano quasi giocato un brutto scherzo quando si era librata silenziosa dalla finestra sul retro.

« Buon compleanno, mie principesse. » Luigi aveva disteso le labbra in uno dei suoi sporadici sorrisi e porto alle nipoti un sacchetto di raso ciascuno del loro colore preferito: un bello scarlatto vibrante per Gloria e un acquoso verde coccodrillo (più comunemente noto come “verde pino silvestre”) per lei. Le piacevano i doni dello zio, mentre Gloria si sforzava sempre di non storcere il naso. 'Mi raccomando, bambine', aveva l'abitudine di dire la mamma, 'quando vi portano un regalo, apritelo con premura davanti a chi ve lo ha dato e dimostrate il vostro piacere. Nel caso non vi piacesse mostratevi contente lo stesso, perché hanno speso del tempo nel cercare una cosa a voi gradita'.

« Un cellulare nuovo mi avrebbe fatto veramente comodo » aveva commentato la sorella una volta fuori dalla portata d'orecchio dello zio, rigirandosi tra le mani il rompicapo cinese sotto uno sguardo scettico e rimpiangendo la serata mancata coi compagni di classe al Brooklyn Bowl. Lucilla aveva ricevuto un caleidoscopio antico in ottone da aggiungere alla sua collezione, decorato con intagli floreali e una corolla di perline in turchese alle estremità: il venticinquesimo pezzo, per l'esattezza, di cui tredici, incluso il più recente, da parte di zio Luigi. Gloria, assai meno entusiasta della peculiarità degli omaggi, già da parecchio le aveva ceduto disinteressata i diritti sui rompicapo accumulati, così Lucilla finiva per rimediare due regali di compleanno dalla stessa persona. Sia i giochi di ingegno che i caleidoscopi e i taumascopi costituivano un ottimo diversivo nelle giornate storte (i primi le rendevano meno tediose e i secondi le tingevano di bellezza), e a ogni ricorrenza aumentavano l'elaboratezza dei disegni di luce e di ragionamento.

La ragazzina estrasse la videocamera a infrarossi regalatale su richiesta, preparandosi a immortalare la scena tanto attesa: il momento esatto in cui l'enigmatico Luigi Mario, il primo vampiro presto documentato nella storia, si tramutava in uno dei più incompresi fra gli animali notturni meno amati. Si era beccata un rimprovero da parte dei genitori per aver convinto i nonni a procurarle un apparecchio così costoso, parandosi dietro l'amore sconfinato per lei, la più fragile, la più bisognosa di stimoli, ma il fine giustifica i mezzi. Udì lo zio camminarle davanti, a meno di una decina di metri, e spinse delicatamente l'obbiettivo tra il fogliame per i suoi scopi spionistici.

Sebbene Luigi insistesse sul dover attenersi a orari rigorosi che non gli concedevano nemmeno qualche ora in più in famiglia, non le trasmise tanta urgenza di tornarsene chissà dove; al contrario, restò a lungo immobile dandole le spalle, forse smarrito in antiche nostalgie rianimate, a osservare la Fungopoli dormiente, il punto di partenza delle sue avventure, il bello ovile, piena di affetti e ricordi. Era talmente assorto da suscitarle l'impressione che nemmeno respirasse.

Infine, lo zio fece per ripiegare verso il cuore del bosco e Lucilla aumentò la distanza focale, pronta a catturare l'istante clou della metamorfosi, quando l'attore ignaro si voltò di scatto nella direzione del riparo, scuotendola dalla punta dei capelli a quella dei piedi in un fremito di spavento. « Chi è là? » La voce di Luigi fendette accusatoria il silenzio.

Il sangue dell'appostata si gelò nelle vene e non solo per essere stata scoperta: gli occhi dello zio nell'immagine in toni di verde non avevano il tipico riflesso di luce “viva”, anzi non vi era alcuna vita in essi. Erano due fosche cavità dove, al loro centro, sospesa nel vuoto, dimorava una radianza sinistra della grandezza di una pupilla.

« So che sei lì nascosto. » Luigi serrò i lineamenti in un'espressione guardinga, fissando ostinatamente il cespuglio a schermare la bimba rannicchiata.

Sebbene Lucilla si fosse ripromessa di mantenere calma e lucidità in qualsiasi circostanza, lo sguardo spettrale puntato dritto addosso scrollò il suo istinto di sopravvivenza e la ragazzina combatté con la tentazione di volar via in ritirata, realizzando di aver sottovalutato la superiorità percettiva del vampiro che mosse un passo verso di lei.

Quanto filmato era sufficiente a provare che il protagonista non era per niente umano e, se questi si fosse accorto di essere stato incastrato, avrebbe per prima cosa fatto sparire la telecamera, ben più attendibile di una bambina malaticcia e patita dell'occulto nei panni di testimone oculare. Lucilla si trovò di fronte a un bivio: togliere l'oggetto dalla vista e risparmiare allo zio il disturbo di venire a prenderla, consegnandosi spontaneamente e simulando inconsapevolezza dell'effettiva realtà, oppure giocare un'ultima carta. Determinata a perseguire la sua missione sino all'ultimo incriminante secondo registrabile, lasciò che la coda volpina del power-up spuntasse dal riparo, sfiorando languida gli steli d'erba.

Nonostante il buio pesto sotto la cupola frondosa, Luigi parve distinguerla e si arrestò incerto.

Il timer della videocamera scandì secondi carichi di tensione nella quiete anomala creatasi tutt'intorno, senza nemmeno i suoni della natura a occultare il respiro della ragazzina che trattenne il fiato per quella che le sembrò un'eternità, finché lo zio non si decise a non importunare una povera bestiola che probabilmente stava consumando il suo pasto.

Il sollievo della vittoria aveva acuito persino il profumo erboso dell'aria che Lucilla aveva ricominciato a inalare. Non si era mai accorta prima di quanto le piacesse quell'odore.

Luigi si gettò un'ultima occhiata addietro, indirizzando un saluto silente alla sua vecchia casa e, sicuro della segretezza fornita dalle tenebre, ricondusse lo sguardo avanti in segno di concentrazione e qualcosa che la ragazzina non aveva previsto accadde: si alzò dapprima un vento gelido che le condensò il respiro e che le punse la pelle scoperta, poi lo zio non si trasformò, ma disparve. Un varco gli si era aperto di fronte e questi lo aveva attraversato a gamba tesa. « Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l'etterno dolore, per me si va tra la perduta gente » citò tra sé i tetri versi prima di essere inghiottito dal nulla cosmico che nemmeno gli infrarossi riuscivano a dissipare.

No, non puoi farmi questo! Lucilla balzò in piedi furibonda. L'ingrato le aveva dato a malapena un assaggio delle novità promesse da mesi e aveva osato mollarla con un pugno di micragnose briciole. La frustrazione e la stizza quasi le fecero soffiare vapore dalle orecchie. Era stato spaventoso e inebriante allo stesso tempo. Il brivido dell'ignoto, i sussulti di paura, l'adrenalina del rischio, l'esaltazione del successo: ecco cosa provava suo padre in ogni avventura. Adesso la sua, invece, le era appena scivolata via dalle mani come un'ennesima beffa da parte del destino che con lei doveva essersela risa di gusto sin dall'inizio.

Il terrore di ciò che l'avrebbe accolta dall'altra parte del portale era forte, ma, rispetto a quello che l'aspettava una volta che la salute avesse fatto di nuovo cilecca, ferma per giorni e giorni a letto, inutile e compatita, a maledirsi fino all'ultimo respiro per non aver colto al volo forse l'unica occasione di rivalsa nella sua vita, fu nettamente più straziante.

La spaccatura dimensionale cominciò a restringersi e Lucilla lasciò cadere sull'erba la videocamera che avrebbe recuperato al ritorno (se fosse mai tornata) e, grazie all'agilità maggiore garantita dal power-up, coprì la distanza con un singolo e sgraziato tuffo in avanti per precipitarvisi a occhi chiusi.


La testata contro il fondoschiena dello zio fu clamorosa, sbalzandolo malamente in avanti con un grido di sorpresa, susseguito da un altro la cui voce suonò completamente estranea alla ragazzina che atterrò su un tappeto. La tuta kitsune si dissolse a causa dell'impatto, lasciando il posto a jeans, felpa e scarpe da ginnastica. Raddrizzando gli occhiali sbilenchi l'intrusa sollevò lo sguardo e mise a fuoco un groviglio di braccia e gambe che le ricordò un grosso scarafaggio ribaltato. A giudicare dalla quantità di arti ad agitarsi, qualcuno aveva atteso il ritorno di Luigi al tepore soffuso del caminetto acceso, sulla costosa poltrona imbottita che, oltre al secondo individuo, aveva attutito la caduta.

Il primo arrivato si rimosse dalla posizione compromettente tra le gambe dell'altro tizio e rotolò di lato, finendo col posteriore sul pavimento. L'espressione stupita sui suoi lineamenti si tramutò in una di panico non appena si avvide dell'identità dell'attentatore. Tuttavia, Lucilla prestò maggior considerazione alla faccia dello sconosciuto, innaturalmente tonda e di un bianco vinilico. Il cuore della ragazzina mancò un battito, incontrando le pupille fosforiche e sospese nelle scure cavità orbitali che la inchiodarono sul posto, scintillanti come punte di proiettili in fondo alle canne di un fucile. In quegli occhi diabolici non dimorò solo sorpresa nel vederla, ma anche qualcos'altro che la fece rabbrividire, avvertendosi oggetto di un'importante decisione che dietro di essi si stava valutando.

Luigi ignorò vesti e capigliatura in disordine e le si chinò davanti per controllare che non si fosse fatta male, manifestando tanta agitazione addosso quanta lei mai gliene aveva vista prima. « Lucetta mia, stai avendo il più pazzesco dei sogni. » La aiutò a rialzarsi, carezzandole il viso e cingendole una mano per condurla indietro nel gorgo che cominciò a spalancarsi nuovamente, simile un buco nero in miniatura.

Suo zio fece per portarla via, ma lei non poté trattenersi dall'incrociare ancora lo sguardo feroce del tipo che pareva spuntato fuori da un museo del Settecento. Gli occhi bui non l'avevano abbandonata un attimo.

Rammemorandosi di tutte le storie che suo padre aveva raccontato a lei e a sua sorella, nelle notti in campeggio davanti al fuoco, un nome le affiorò senza indugio alle labbra. Il resto del suo aspetto non coincideva con l'immagine nella mente della ragazzina, ma la faccia e lo sguardo erano inconfondibili. « Tu sei Re Boo! » esclamò sbigottita.

Il tempo nella stanza si cristallizzò. Suo zio si bloccò come di sale e persino lo spettro famigerato, che già non aveva manifestato chissà quale vivacità, prese a somigliare alla statua di Abraham Lincoln. Il portale cessò di espandersi oltre il diametro di un oblò, poi si richiuse rinvigorendo la danza del fuoco a causa dello spostamento d'aria. Trascorse qualche secondo di silenzio assordante prima di una reazione.

Le labbra del fantasma si distesero in un sorriso di denti aguzzi che le rievocò l'immagine di una tagliola appena scattata. « Enchanté. » Si erse e compì un inchino teatrale, ruotando il polso con eleganza. « Onorato che la mia reputazione ancora mi preceda, dopo tanti anni di ritiro dall'attività di antagonista conclamato. »

Luigi gli indirizzò un'occhiata quasi implorante, ma il sovrano non vi diede peso: la frittata era fatta. « Ebbene, una sedia e qualcosa da bere per la nostra ospite. » Re Boo si voltò in direzione della cucina dove un altro fantasma stava sbirciando timidamente da dietro lo stipite. Fu allora che Lucilla si accorse che la conformazione interna della casetta era identica a quella dove ora viveva la sua famiglia, sebbene lo stile fosse decisamente più antico e raffinato.

Il secondo spiritello sfrecciò solerte e le sistemò dietro il mobile, fluttuandosene via di tutta fretta. Un po' a disagio, Lucilla lo occupò unendo le ginocchia e abbassandosi il cappuccio. « Mi spiace di essere piombata qui senza essere stata invitata. »

« Hai ereditato l'irrefrenabile curiosità di tuo zio. » Il sovrano si riaccomodò languido sulla poltrona come fosse un trono, padrone della situazione. Non le sembrò contrariato della sua invadenza, né allarmato come Luigi, semmai circospetto, intento a studiarla con molta attenzione. « In effetti, denoto una certa somiglianza ora che vi ho davanti così vicini. »

Lucilla si era sentita paragonare assai più spesso allo zio piuttosto che al padre, non solo per una questione fisica. « Me lo dicono in tanti. »

« Ad ogni modo, ma chère, non hai motivo alcuno di temermi. Come ho già accennato poco fa, non sono più dedito al Male in tutte le sue sfumature né alla persecuzione di idraulici partenopei sulla faccia di questo mondo » la rassicurò lo spettro, giungendo le mani guantate sul grembo e intrecciando le dita. « Quando la Terra Oscura e il Regno dei Funghi si sono congiunti sotto un'unica effige, il mio vincolo di vassallaggio nei confronti di re Bowser è stato sciolto definitivamente e da allora, grazie soprattutto all'assistenza del tuo prodigo zio, sono riuscito a imbarcarmi in un impegnativo percorso di riabilitazione per lasciarmi addietro le dannose abitudini di una lunga carriera da cattivo. »

« È vero » garantì Luigi, appoggiandole un palmo sulla spalla. « Ciò che ti ha raccontato tuo padre fa parte di un capitolo chiuso nel passato. Adesso Re Boo è un mio caro amico e non farebbe nulla per nuocere te o chiunque altro. »

« Ogni tanto mi concedo lo sfizio di atterrire qualche avventore nelle mie dimore infestate » ammise il fantasma col ghigno giocoso di un bambino che confessa una marachella. « Dopotutto, resto pur sempre un boo. » Alzò una mano in segno di resa.

Lucilla nutrì dei dubbi sulla conversione dello spettro più potente mai esistito e si chiese se suo zio non fosse tenuto prigioniero o magari la sua volontà era stata soggiogata. « Non ti manca essere un cattivo? »

« Io sono un cattivo, e questo è bello. Non sarò mai buono, e non è brutto. Non vorrei essere nessun altro a parte me. » Re Boo recitò il mantra che lei aveva udito proferire una volta dal burbero marito della regina Peach. « La Anonima Cattivi non ha preso bene la mia decisione, ma il loro caffè annacquato non lo rimpiango di certo » aggiunse con indifferenza. « Suppongo che rimarrà sempre una radice malvagia in me, ma non sarà essa a governare le mie azioni d'ora in avanti. »

Dunque non ha ripudiato il suo ruolo, semplicemente ha smesso di metterlo in pratica. Lucilla annuì, nient'affatto convinta, ma si impose di stare al gioco, ansiosa di dare voce alla scarica di domande che serbava dentro di lei. Il domestico fece ritorno con un bicchiere di limoaranciata alla menta con ghiaccio, preparata con agrumi freschi: la sua bevanda preferita. Quando il boo staccò gli occhi da terra per rispondere al ringraziamento nell'accettare la delizia, la ragazzina realizzò che si trattasse di una femmina. « Come ti chiami? » le chiese amichevolmente.

La fantasmina batté le palpebre e tartagliò qualche flebile sillaba, intimidita dall'essere appena divenuta il bersaglio degli sguardi collettivi.

« Ci ha permesso di battezzarla Ombretta, siccome non ha ricordi della sua identità precedente. » Si intromise Luigi prima che la poverina si squagliasse di imbarazzo. « Lei è la nostra governante. »

Essendole stata rammentata la sua posizione, la boo cercò di darsi un contegno di fronte all'ospite importante: irrigidì l'espressione, giunse le zampette e gonfiò il petto per assumere un tono professionale, arricciando la codina all'insù. L'effetto fu quello di rendersi ancor più adorabile e Lucilla dovette sforzarsi di reprimere l'impulso di strizzarla tra le braccia, considerandola l'anello di congiunzione tra una foca di peluche e un marshmallow. Fu il turno delle presentazioni anche per Poltercucciolo che, destatosi dal sonnellino dopo aver intercettato l'odore di una nuova presenza, si precipitò giù dalla camera al piano di sopra per porgere i suoi sentiti omaggi con una dose generosa di leccate in faccia. Lucilla drizzò le orecchie quando lo zio lo definì “il nostro cane”, ma fu attenta a non lasciar trasparire interesse.

L'atmosfera si era sensibilmente rilassata e la situazione le divenne più chiara. Luigi non le sembrava condizionato in alcun modo dal fantasma e quella in cui lei si era introdotta di sua iniziativa non era una prigione o un covo segreto dove ordire trame e insidie, ma la casa dello zio che sinallora aveva fatto credere alla famiglia di vivere da girovago senza dimora fissa. La ragazzina consegnò il bicchiere vuoto alla boo e pensò a una carineria da dire per compiacere il sovrano, i cui favori preferiva ingraziarsi. Vi era inoltre l'obbligo morale di rimediare alla brusca entrata in scena. « Mi hanno riferito cose spaventose su di lei... voi... Sire. »

« Puoi continuare a darmi del tu. » Re Boo parve gradire, accettando l'elogio con un guizzo divertito ad accendergli per un istante le pupille spettrali. « E sono tutte vere, signorina. »

La virtù della discrezione venne momentaneamente accantonata da una galoppante curiosità: la stessa che aveva spinto Lucilla a infilarsi nel portale con la grazia di un ariete da sfondamento. « È vero anche che divori i bambini che la sera non vanno a dormire presto? »

Gli occhi del fantasma lampeggiarono di nuovo. « Solo nei week-end. Il resto della settimana mi piace tenermi leggero. »

« E che di notte ti nascondi sotto i letti per terrorizzare quelli che sono stati cattivi? »

« Dico, hai idea di quanto sia poco igienico? Si contano sulle dita di una mano ormai le case dove si ricordano di pulire regolarmente lì sotto e sfido chiunque a non schifarsi su un tappeto di lanugine. »

« E che ti diverti a spaiare i calzini nella lavatrice? »

Re Boo aggrottò appena le arcate sopraccigliari glabre. « Questa mi è nuova » commentò perplesso, chiedendosi cosa avrebbe dovuto farsene dopo di tutti gli indumenti vedovi. « C'è altro per cui qualche genitore squinternato ha deciso di incriminarmi? »

« Sì, ma prima vorrei regolare i conti con zio Luigi. » La bambina si alzò in piedi per piantarsi esattamente davanti al soggetto in questione. Le iridi cerulee della fresca generazione Mario si scontrarono con pari forza con quelle della precedente. « Voglio la verità. »

L'altro non rispose subito. « Non ti piacerebbe. »

« So che tu non sia chi vuoi farci credere di essere. Sono pronta a qualsiasi delucidazione a partire da qui. »

Si protrasse una pausa in cui la maschera di Luigi vacillò e le sue labbra si serrarono in una linea.

« Intendi tenermi rinchiusa per sempre, ora che sono davvero entrata nella tua vita? » volle appurare Lucilla.

« Certo che no! » Lo zio le parve genuinamente inorridito all'idea e ciò la tranquillizzò in parte.

« Allora prometto di non farmi scappare detto nulla su cosa ho visto stasera, se sarai finalmente onesto con me. Puoi cominciare spiegandomi perché non invecchi come papà e tutti gli altri. »

« Dieta vegana ed esercizio regolare. »

« Non ti ho investito per sciropparmi altre balle. »

« Una fisioterapia sperimentale che... »

« Dovevo colpirti più forte. »

« La verità che cerchi è proprio intorno a te, ma chère. » Intervenne pacato Re Boo, ponendo fine all'inconcludente botta e risposta.

Luigi gli rivolse un'espressione tradita che probabilmente era già stata testimoniata sul volto di Giulio Cesare, un nanosecondo a separarlo dalle pugnalate inflitte dal figliastro Bruto.

« Non fare quella faccia. Non v'è ormai messinscena che regga e la tua sveglia nipotina aveva capito quanto basta ancor prima di renderci visita » replicò lo spettro, stringendosi una tempia con due dita e squadrandolo scettico di sbieco. « O contavi sul serio di riuscire a spacciarle gli ultimi eventi come un'illusione onirica? »

Lucilla spostò lo sguardo sui tre astanti, dal lugubre monarca sulla poltrona alla tenera Ombretta, che fissò in basso intimorita nel trovarsi coinvolta in circostanze tanto delicate, e infine su Poltercucciolo che inclinò il musetto, confuso dal pesante silenzio calato nella stanza. « Sei morto. » La voce le tremò, dirigendo di nuovo l'attenzione sullo zio.

Luigi si chinò per portare gli occhi di entrambi alla medesima altezza, stringendole piano le spalle. « È stata una fase di transizione, una metamorfosi. Non ho mai lasciato questo mondo e non progetto di trasmigrare in alcun dove, almeno finché ci sarete tutti voi. » Tentò di addolcire la pillola il più possibile, quasi fosse una cosa bella quello che gli era successo.

« Sei un fantasma e non ci hai detto niente! » Lucilla incrociò offesa le braccia.

« È stata la scelta migliore. Tuo padre, specialmente, non lo avrebbe sopportato. Non piangere... »

« Perché dovrei? È il giorno più elettrizzante della mia vita. » Lo spiazzò la nipotina, studiandolo come se lui fosse l'ottava meraviglia sotto le luci della ribalta. « Avevo capito che eri strambo, d'altronde ne serve uno per riconoscerne un altro, ma che tu fossi un fantasma va oltre ogni mia previsione. » Gli stropicciò i baffi, trattenendosi dal ridere allo sguardo disorientato in risposta.

Luigi batté le palpebre e domò infine lo stupore, disarmato dinnanzi la spavalderia della bambina, scuotendo il capo e ridacchiando sommessamente. Erano anni che una risata sincera non gli vibrava in gola. Se avesse potuto, forse avrebbe addirittura pianto qualche lacrima, mentre emozioni che aveva soffocato in profondità tanto a lungo gli affioravano in viso. « Ricordo quali appellativi mi rappresentavano una volta: perdente, eterno secondo, imbranato. Strambo è un salto di qualità che non mi dispiace. »

Lucilla distolse un attimo lo sguardo, esitante. « Tutte le storie che mi hai raccontato, sono vere? »

« Ognuna di esse è accaduta e mi è stata affidata. »

« Quindi sei un fantasma che aiuta altri fantasmi a raggiungere il Mondodisù? Pensavo si rivolgessero a qualcuno ancora vivo, o almeno così fanno nei film. »

« Li aiuto a ritrovare pace con se stessi. Alcuni di noi sono felici in questa dimensione, altri invece hanno bisogno di una mano per capire dove andare » rispose il professionista, accogliendo la curiosità della ragazzina con un sorriso. « Un individuo che non ha ancora affrontato tale percorso non comprenderebbe. »

Lucilla notò solamente allora il dipinto a carboncino affisso sopra il camino, alle spalle dello zio, raffigurante quest'ultimo seduto su una balaustra gotica, con un braccio adagiato sul dorso ingobbito di una grottesca gargolla dalle fauci spalancate, immerso nelle ombre notturne e in pensieri tortuosi che gli indurivano i lineamenti. L'esecutore aveva impresso un lavoro da certosino, avvolgendo il soggetto in un'aura di solenne malinconia che ne rivelava l'animo tormentato e sfuggente, chiuso in segreti inarrivabili. In basso a destra era visibile la firma barocca e arzigogolata dell'artista, attualmente accomodato a non più di un metro da lei, sulla poltrona poggiante su quattro zampe leonine. Non serviva essere nati con una generosa dote di intuizione per tirare le somme. « Voi vivete insieme? » domandò simulando nonchalance e alternando lo sguardo dall'uno all'altro.

Ottenne due reazioni opposte: suo zio era tremendamente in imbarazzo, mentre Re Boo sembrava tremendamente divertito. Lucilla era sempre stata un tipino diretto (qualità considerata sia un pregio che un difetto) e le sue domande mirate avevano l'effetto di pallottole vaganti a distanza ravvicinata su Luigi, il quale si rialzò e deviò l'impegno della conversazione nel ricomporsi con cura felina.

« Non è inconsueto per dei fantasmi condividere lo stesso alloggio » bofonchiò impacciato raddrizzando i polsini della camicia, sotto la giacca. Ora sì che somigliava al vecchio Luigi tanto rimpianto dai suoi genitori.

Re Boo le strizzò un occhio e lei si morse un labbro per reprimere un risolino.

« Sono felice che tu non stia da solo » affermò entusiasta, suscitando ulteriore disagio nell'ex paladino che per un istante perse consistenza, sfarfallando comicamente alla maniera di una lampadina sul punto di fulminarsi. « Mamma e papà sono convinti che tu non voglia saperne di farti una famiglia tutta tua e che abbia deciso di vivere da eremita in mezzo ai boo, e mi riempe di gioia scoprire che si siano sbagliati per tutto questo tempo. » Si rivolse poi al monarca silente che ricambiò lo sguardo con un ghigno sornione: « Grazie per esserti preso cura di lui ». La ragione dietro la condotta dello spettro temuto e temibile le era divenuta infine palese, a ricordarle il caso di re Bowser che aveva scelto di ridimensionarsi con le sue manie di onnipotenza per la serenità della regina.

« Dopo i lunghi trascorsi insieme, giammai avrei potuto lasciare il mio più valido opponente a un solitario destino. Sarebbe stata un'esistenza terribilmente monocorde per entrambi, c'est ça? » Indirizzò al menzionato opponente un'occhiata furbetta che quasi strappò a Lucilla uno squittio da fangirl e che riscosse un flebile e stentatissimo “non davanti a mia nipote” dal fronte opposto. « Tuo padre ti avrà di certo raccontato delle nostre antiche battaglie. »

La piccola annuì. La stravaganza del sovrano la intrigava e interagire con lui era un'esperienza da brivido e al contempo ammaliante: la soggezione della falena vicina alle mandibole del ragno ormai sazio, consapevole del potere che le stava dinnanzi, assopito ma vigile, godendo di un'insolita posizione di immunità nella gerarchia primordiale. « Siete come Louis e Lestat » aggiunse, arrecando un'ennesima ondata di imbarazzo allo zio che parve sul punto di sfumare in uno sbuffo ectoplasmatico.

« Personalmente mi reputo più affascinante di un belloccio da romanzo partorito dalla mente di una scrittrice annoiata. Inoltre, se per crudeltà del fato fossi vampiro, mi riterrei profondamente oltraggiato dal modo in cui la letteratura moderna ci ha ridotti all'arido immaginario di pubescenti trasognati » replicò Re Boo, portandosi un palmo sul torace come per contenere una pena a gravargli il cuore che più non possedeva. « Non mi trovi terrifico come tuo padre ti avrà senz'altro descritto? »

« Sì, ma allo stesso tempo magnetico. Sei... Non saprei definirlo... »

« Fa-boo-lous » esordì civettuolo il fantasma accavallando le gambe.

Lucilla scoppiò a ridere, inevitabilmente conquistata.

« Mi piace tua nipote » sentenziò il lugubre sovrano, cingendosi il mento tra l'indice e il pollice. « Peccato che debba già salutarci. »

« Ma sono appena arrivata! » obiettò Lucilla.

« Ma è appena arrivata! » contribuì in sincrono Ombretta, rispuntando dalla cucina col vassoio stracolmo di biscottini al burro.

Persino Poltercucciolo uggiolò per manifestare disappunto.

« Sono d'accordo con Re Boo. Se siamo fortunati, a casa non si sono ancora accorti della tua assenza. » Luigi le si chinò di nuovo davanti, fissandola con serietà mortale. « Stasera ti ho fatto carico di un fardello troppo grande per te, ma, Lucetta mia, ti prego di non confidare a nessuno quanto sai adesso. Mario ne sarebbe devastato e imputerebbe la colpa all'unico con cui ho invece un debito di gratitudine insanabile. »

« Non potresti provare a spiegargli come hai fatto con me? »

L'altro scosse la testa. « Si sentirebbe responsabile e ne sarebbe tormentato per sempre. Non tutte le avventure si concludono con un lieto fine, così per me è stato. »

Lucilla comprese che si riferisse alla sua ultima impresa, il salvataggio dell'allora principessa Daisy, dalla quale aveva fatto ritorno incredibilmente cambiato. « Croce sul cuore, che io possa morire! » promise decisa, compiendo il gesto del giuramento sul petto. « Mi rifiuto però di restare tagliata fuori come gli altri. Voglio trascorrere più tempo insieme a te, me lo devi. »

Lo zio si girò combattuto in direzione del sovrano che non si oppose alla richiesta. « Nei miei primi anni da novellino usavo questo per spostarmi. » Estrasse dal taschino della giacca raffinata il medaglione d'argento che aveva custodito in ricordo e glielo donò sul palmo della mano. Le espose il funzionamento, raccomandandosi di ricorrervi soltanto nel caso in cui fosse stata assolutamente certa di non tradirsi a occhi indiscreti.

« Quando posso tornare? » chiese trepidante Lucilla.

« Dovrai avere pazienza e dosare bene le visite » le consigliò Luigi, appellandosi alla sua assennatezza. « Se sparissi troppo spesso, qualcuno comincerebbe a porsi delle domande. »

La nipote fece cenno di aver recepito, chiudendo il gingillo prezioso per nasconderselo addosso.

« Se almeno uno di noi due sarà qui nei paraggi, ti apriremo la porta. »

Il gorgo si espanse dietro di lei, facendo oscillare il lampadario centrale. « À bientôt, ma petite luciole. »


Si ritrovò esattamente nella propria cameretta, sdraiata sul letto e con lo sguardo rivolto verso il soffitto, accanto alla finestra ancora spalancata. Nella casa regnava la quiete indisturbata del riposo notturno a suggerire che nessuno aveva preso nota della recente evasione. Se non percepisse il peso del ciondolo in tasca, potrebbe perfino giurare che si fosse trattato di un sogno straordinario, il più avvincente e realistico mai generato prima dalla sua mente.

Tirò fuori il medaglione lucido e lo rimirò a lungo nel suo languido dondolio ipnotico.

Mio padre è l'eroe di un regno in un'altra dimensione, mio zio è un fantasmologo fantasma e io nei temi sulla famiglia dovevo scrivere che uno è idraulico e l'altro disoccupato, considerò amaramente tra sé.


Nota d'autrice:

Sì, adoro da matti la battuta di Re Boo.


Louis de Pointe du Lac, Lestat de Lioncourt [Cronache dei vampiri] © Anne Rice
Anonima Cattivi [Ralph Spaccatutto] © Disney

Ombretta (aka Oriella) © Lulumiao/koopafreak


  
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