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Autore: Amatus    29/03/2017    2 recensioni
Tanto tempo fa in una galassia lontana lontana viveva il signor Sfipp. La sua casa a levitazione magnetica si trovava in un piccolo sobborgo della grande città di Terp, un posto tranquillo, un po' troppo pensava spesso Sfipp.
Un indegno omaggio al grande Lem
Questa storia partecipa allo Sci-Fi Fest “Sci-Fi Enterprise - Non è mai troppo TARDIS!” di Torre di Carta e Fanwriter.it
Genere: Commedia, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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★ Iniziativa: Questa storia partecipa allo Sci-Fi Fest “Sci-Fi Enterprise - Non è mai troppo TARDIS!” di Torre di Carta e Fanwriter.it
★ Numero Parole:1480
★ Prompt/Traccia: Long time ago, in a galaxy far, far away

 

Favole per Umanoidi

Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, viveva il signor Sfipp.
La sua casa a levitazione magnetica si trovava in un piccolo sobborgo della grande città di Terp, un posto tranquillo, un po' troppo pensava spesso Sfipp.
La sua vita era sempre stata fin troppo tranquilla, nessuna missione extra orbitale, nessuna avventura amorosa con specie aliene (non aveva mai neanche visto gli appartenenti alla specie 7354 di cui tutti lodavano bellezza e doti amatorie), nessun incidente nucleare di cui potersi vantare sulla sua, sempre troppo scialba, vetrina virtuale.
Sfipp sapeva che la sua vita sarebbe stata lunga e mediocre come quella di qualunque impiegato della Enterprise Corporation. Il loro motto infondo era Vi guideremo tra le stelle!, nessun accenno al fatto che le avventure incredibili o i viaggi interstellari potessero riguardare anche i diligenti dipendenti.
All'impiegato medio della Enterprise co. non era richiesto di mettere il naso fuori di casa. Tutto ciò che doveva fare era rimanere in poltrona e fissare i monitor, pronto a rispondere alle domande di coloro che si preparavano a viaggiare a velocità inimmaginabili tra i mondi più disparati.
E questo Sfipp faceva ogni giorno.

“Buon giorno,mi sa dire che tipo di perturbazioni sono previste oggi nell'orbita di Alpha Centauri?”
“Certo le mando subito le informazioni direttamente sul suo datapad”

“Buongiorno. Assistenza?”
“Sì, buon giorno, mi dica.”
“L'ultima volta che sono passato nei pressi della nebulosa H8T1 la base stellare di servizio era chiusa per lavori, sa dirmi se è di nuovo operativa?”
“Sì signore le...”
“Perché sa, le radiazioni della nebulosa fanno venire fame al mio piccolo Crit e nel caso fosse ancora chiusa dovrei provvedere a preparargli uno spuntino.”
“Certo signore, controllo sub...”
“Sa come sono i giovani, il loro metabolismo è sempre di fretta. L'ultima volta che abbiamo dovuto fare un viaggio interstellare ho dovuto portare con me un bue Tironiano. Non eravamo ancora usciti dal sistema che il piccolo Crit ne aveva già...”
“La base è di nuovo aperta. Buon viaggio!”

Sfipp odiava i ciarloni, non avevano un dispositivo olografico in casa che li intrattenesse? Dovevano davvero far perdere a lui tutto quel tempo con inutili interazioni sociali? Fortunatamente il suo doppio apparato uditivo gli permetteva di seguire in contemporanea più di una richiesta, altrimenti oltre che fastidiosi quei personaggi sarebbero stati anche incredibilmente dannosi per il lavoro.
Al termine del suo orario di lavoro Sfipp poteva finalmente eliminare dagli schermi i fastidiosi dati riguardanti il traffico, il clima, le perturbazioni e le comete e dedicarsi al suo hobby preferito.
A fine giornata la poltrona di Sfipp si trasformava nella poltrona di comando dell'astronave Beyond e lui, il capitano Sfipp, poteva sfrecciare tra stelle e mondi olografici proiettati dai suoi schermi ad alta definizione. Le sue quattro braccia non dovevano più armeggiare tra spedizioni di dati e inoltro di richieste di soccorso, potevano invece afferrare le cloche della console di comando e portarlo là dove nessuno era mai giunto prima.
Un giorno però il caso bussò letteralmente alla sua porta scompaginando la sua monotona routine.
Sfipp inizialmente ne fu molto spaventato, non aveva mai sentito quello strano trillo, cosa poteva essere? Un allarme? Un segnale di autodistruzione? Fece ruotare la poltrona all'interno della stanza per guardarsi intorno cercando di individuare la fonte dell'allarmante trillo.
Il suono si ripeté e Sfipp notò che proveniva da dietro un vecchio monitor ormai in disuso. Si ricordò che lì dietro da qualche parte doveva esserci una porta, era quasi certo di essere passato di lì quando circa trecento anni prima si era trasferito in questa nuova casa.
Lasciò a fatica la poltrona, i muscoli avevano smesso di rispondere adeguatamente già da qualche anno ma erano ancora in grado di farlo deambulare, certo con con qualche difficoltà.
Sfipp cercava di muoversi il meno possibile, molti dei suoi contatti virtuali avevano ormai quasi completamente perso le funzioni motorie, lui non avrebbe mai raggiunto tale traguardo. Il suo lavoro lo impegnava fisicamente, tutto quel muovere braccia e dita e quel dover continuamente ruotare su se stesso per gettare un occhio su tutti gli schermi della stanza, per non parlare della stimolazione continua del sistema di vocalizzazione. Non aveva speranza di poter raggiungere un livello di atrofia degno di nota ma se costretto addirittura a lasciare la poltrona più di una volta alla settimana, sarebbe presto diventato lo zimbello di tutti.
Il suono intanto si ripeté per la terza volta. Sfipp si trascinò fino alla porta, armeggiò un poco per capire come farla funzionare. Si accorse infine che il meccanismo non sembrava alimentato da alcun tipo di energia. Fece scattare a fatica una piccola leva. La porta produsse un fastidioso cigolio aprendosi, una luce troppo intensa si infiltrò nella stanza senza che Sfipp potesse impedirlo. Quando i suoi sei occhi si furono abituati alla luce verdognola, riuscì a mettere a fuoco un piccolo essere. Era diverso da tutto ciò che aveva mai visto. Sembrava un Drevoniano, ma con una sola testa e un colorito rosato che sapeva di malattia.
Lo guardò curioso, cercava di imprimere nella memoria la strana immagine, quella sì che poteva dirsi un'avventura degna di nota.
Il piccolo essere rosato continuava ad emettere suoni incomprensibili, Sfipp, cercò di modulare il traduttore universale e dopo un certo numero di tentativi sembrò avere successo.
“Ho bisogno di aiuto. Mi capisci? Aiuto!”
L'essere rosato sembrava parlare molto velocemente, nonostante comprendesse ora le sue parole, Sfipp ci mise un poco ad afferrarne il significato.
“Ti capisco. Chi sei? Che cosa vuoi?”
“La mia nave è stata abbattuta, sono precipitata qui vicino. Avrei una navetta di salvataggio ma il pilota è morto, io sono solo una scienziata, non so far decollare una nave, una volta nello spazio aperto potrei essere in grado di riportarla verso casa, ma ho bisogno di uscire dall'orbita di questo pianeta.”
Dopo un lungo momento necessario a metabolizzare la richiesta ed elaborare la risposta, Sfipp chiese: “Perché la tua nave è stata abbattuta? Cosa hai fatto?”
“Non lo so, eravamo in orbita per fare rifornimento quando qualcuno, forse una pattuglia, ha iniziato a parlare in un linguaggio a noi sconosciuto e poi ci ha sparato contro. Sono sola, non potrei fare niente di male, voglio solo andare via.”
Sfipp notò che del liquido rosso e vischioso stava colando dalla cima della testa dell'essere, imbrattandone tutta la superficie anteriore. Ebbe un conato di vomito, quell'essere era ripugnante. Si sforzò comunque di memorizzarne ogni dettaglio anche il più scabroso.
“Avete registrato le vostre identità e le specifiche della nave nell'archivio virtuale, prima di entrare in orbita?”
L'essere lo guardò con quei due piccoli e insignificanti occhietti. Doveva avere una visione estremamente limitata, Sfipp provò un brivido, come si sarebbe sentito ad essere piccolo e limitato come quell'essere? Memorizzò ciascuna di quelle sensazioni, non aveva mai provato nulla di simile.
“Se non lo avete fatto è per quello che siete stati abbattuti.”
“Tu sapresti guidare una navicella fuori dall'orbita del pianeta?”
Se sapeva farlo? Certo! Ore ed ore di simulazioni olografiche lo avevano reso tra i piloti più abili dell'intero sistema!
Una scintilla gli infiammò il petto, cos'era? Era piacevole però, avrebbe voluto sentirla più spesso. Allora prese la sua decisione, doveva fare la cosa giusta.
“Aspetta qui”, disse all'esserino. Rientrò in casa, chiudendosi la porta alle spalle, si trascinò di nuovo verso la poltrona e vi si lasciò sprofondare. Prima di passare all'azione voleva riprendere il controllo, si era mosso, aveva parlato era stato in piedi per un momento lunghissimo, era stata decisamente una fatica degna di nota. Di nuovo quel guizzo improvviso nel petto.
Fece ruotare la poltrona fino a fronteggiare lo schermo delle emergenze, si mise in comunicazione immediata con la pattuglia di sicurezza.
“Salve, sono la matricola 7834, no non chiamo per la Enterprise co., è una segnalazione privata questa volta. Devo segnalare la presenza di un essere alieno non registrato davanti alla mia abitazione. Sì è uno solo. Io sto bene, è tutto sotto controllo, vorrei solo che mandaste una squadra al più presto, ci sono dei bambini in questa zona. Sì grazie. Sono lieto di aver fatto il mio dovere.”
La scintilla si era trasformata in un calore diffuso piuttosto piacevole e Sfipp avrebbe voluto che non si estinguesse mai. C'era un modo infallibile per far sì che, se non proprio per sempre, quella sensazione durasse un po' più a lungo. Ruotò la poltrona, il suo schermo personale era pieno di racconti di altri, ma per una volta sarebbe stato lui il protagonista. Collegò il sensore psionico ad uno dei suoi occhi e scaricò la memoria a breve termine direttamente nell'archivio virtuale.
Dopo poco fu raggiunto da una valanga di interazioni sociali controllate. Era diventato un eroe. Sapeva che anche quello non poteva durare, ma avrebbe per sempre avuto il ricordo di essere stato per po' il più chiacchierato tra tutti i suoi contatti virtuali. La sua vita non sarebbe più stata la stessa.


 


Una storiellina,  molto poco seria che mi sono divertita molto a scrivere e a farcire di rimandi. Un omaggio indegnissimo all'inarrivabile Stanislaw Lem.
Grazie a Torre di Carta e Fanwriter per la bella iniziativa che mi sta facendo scrivere tanto e dormire poco (studiare?? che cos'è?).

 

   
 
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