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Autore: rora02L    29/03/2017    3 recensioni
[La la land]
[La la land][La La Land]
Mia scopre che suo marito la tradisce, durante una serata di pioggia a Los Angeles. Scappa, rifugiandosi in un locale. Sebastian la trova, le offre un hamburger e... il suo amore.
Perché è troppo tardi solo quando noi lo decidiamo e l'amore, quello vero, torna sempre. Anche se si diverte a incasinarci la vita.
Quasi dimenticavo: [Questa storia partecipa al contest Rivelazioni del 2017 - Scegli la tua! indetto da gnarly sul forum di EFP].
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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A Lovely Dinner.


Sebastian l’aveva guardata, quella sera. Non aveva badato subito all’uomo accanto a lei, che – lo sapeva – era suo marito. Non pensò se fosse giusto o sbagliato suonare quella canzone, così vecchia eppure ancora così viva. Lo fece e basta, pensando che, forse, la loro storia non era finita del tutto.
Avevano ancora quel ricordo, dolce e amaro. Ma non poté fare a meno di chiedersi se, adesso che erano passati anni ed erano diventati dei completi estranei, delle persone che si conoscevano in un’altra vita… se ancora si sarebbero potuti innamorare.
Quando alzò gli occhi, vide che se ne era andata. Ma le sorrise, salutandola, mentre andava via. Diretta alla sua vita di tutti i giorni. Sebastian sentì molte emozioni, tra le più forti erano la rabbia e la gelosia. Era arrabbiato con sé stesso, perché di donne come Mia non ce ne sono molte e ancora più raro era il legame che li aveva uniti. Ma era anche furioso perché lei si era permessa di farsi una vita nuova, senza di lui, non era incluso nel progetto. Invece lui che cosa era riuscito a fare? Certo, aveva il suo locale e tutto quello che aveva sognato.
Ma il suo sogno non sarebbe mai stato completo così, aveva bisogno di qualcuno con cui condividere quella gioia. Qualcuno che gli facesse balzare il petto e illuminare lo sguardo, come faceva Mia.
Forse, in un’altra vita.

Due anni dopo…

Mia guardava fuori dalla finestra, sorseggiando il suo espresso, ma tenendo lo sguardo perso fisso verso quel tempo uggioso. Los Angeles non era così, era luminosa e solare, se la ricordava bene. Ma neanche lei era così: la grande stella del cinema Mia, col trucco sbavato ed una tazza di pessimo caffè, preso nel primo bar che aveva trovato per strada. Era uscita di corsa, senza pensare all’ombrello. E aveva pianto, sperando che la gente confondesse quelle lacrime con la pioggia. Aveva scoperto che suo marito la tradiva, con una ballerina di Parigi. Si sentivano tutti i giorni tramite telefono appena Mia andava sul nuovo set e la loro storia era iniziata qualche mese prima della loro partenza per Los Angeles.
Era scappata non appena aveva sentito suo marito dire ad un’altra donna che la amava. Era fuggita, gridando a squarciagola: “Voglio il divorzio, bastardo!” Il pensiero la stava devastando e quell’orribile caffè le bruciava le viscere.
Sentì ad un certo punto la cameriera di quel fast food chiederle se voleva dell’altro. Mia scosse la testa: “No, grazie. Per ora va bene così.” La ragazza le sorrise e tornò ad ammirarla dal bancone, chiedendosi come doveva essere la vita di quella attrice che tanto ammirava.
Mia sospirò, domandandosi come era potuto accadere. Poi sentì una voce, familiare, ma che veniva da una vita passata: “Due hamburger con patatine per me e la signorina, grazie!”
Mia lo fissò con gli occhi sgranati, come se fosse un fantasma. Lui sorrise e le disse con calma: “Pare che noi due siamo destinati ad incontrarci. Riesco sempre a trovarti… Mia.”
La voce di Sebastian la fece tremare e si chiese quanto risultava patetica e deprimente se persino lui, che non vedeva ormai da sette anni, aveva avuto pietà per lei ed era venuto in suo soccorso. Tipico di Seb.
Si sedette davanti a lei, appoggiando per terra l'ombrello giallo fradicio. Non parlarono, si limitarono a studiarsi, cercando l’uno nell’altro le cose diverse. O meglio, Mia cercava le cose diverse. Sebastian cercava le cose di Mia che non erano cambiate, che quegli anni non erano riusciti a cancellare.
Ricordava bene quanto fosse bella, con quei capelli color rame e gli occhi verde brillante. Odiava vederli spenti, odiava vedere le sue guance sporche di mascara e detestava non vederla sorridere. Ancora, dopo tanti anni.
Mia allora si decise a parlare, pulendosi come poteva con le maniche della camicetta color avorio bagnata a chiazze dalla pioggia: “Ciao. Non serve che tu… se eri venuto per qualcun altro, io…”
Sebastian le sorrise ancora e poi rispose: “Non vorrai andartene proprio ora che ho ordinato la cena? Offro io.”
A Mia scappò una leggera risata, che fece sorridere il musicista. Ma sul suo volto presto tornò l’ombra della tristezza e, quasi meccanicamente, disse: “Mio marito. Mi ha tradita. L’ho trovato con un’altra.”
Sebastian rimase senza parole, si limitò a fissarla, come si guarda un oggetto che, da un momento all’altro, si potrebbe rompere e frantumare in mille pezzi.
Notava già le lacrime pronte a scendere dai suoi occhi verdi, quegli occhi che per tanti anni non aveva mai scordato. Istintivamente si sporse verso l’altra parte del tavolo, stringendo le mani gelate della donna: “No. Non ti azzardare.”
Lei allora non pianse, ma si lasciò trasportare dai piacevoli momenti che quel contatto, così a lungo dimenticato, aveva risvegliato in lei: “Ti ricordi persino cosa mi piace mangiare quando sono triste…- tirò su col naso- Sei sempre stato così… Pensi mai a cosa sarebbe potuto succedere, se le cose… non fossero andate così?”
Sebastian rifletté per alcuni istanti, sorrise e rispose sereno: “Non sapevo fosse già finita. Mia, non penso sia finita, finché siamo vivi.”
Gli hamburger arrivarono caldi e profumati, accompagnati dalle patatine fritte. I due presero a mangiare, ricordando vecchi eventi del passato che facevano ridere entrambi: “E quella volta che hai trovato lo spazzolino sotto il divano? Lo stavi cercando da due settimane, eri sconvolto!”
Mia rideva come non le succedeva da anni, cercava di non pensare al dolore che il marito le aveva provocato. Ma, prendendo l’ultima delle sue patatine e mettendoci della maionese, Sebastian le chiese preoccupato: “Cosa hai intenzione di fare ora?”
Lei fece spallucce, sentendo che stava per scoppiare a piangere o a ridere: “Non lo so, io… non so più neanche chi sono. Io lo amavo, Sebastian. O lo amo ancora, non lo so. Io non so nulla.”
Sebastian sospirò, domandandosi se fosse giusto approfittare di quell’attimo di debolezza per concedersene uno di piacere con lei, dopo tanti anni. Aveva cercato di dimenticarla. Aveva avuto altre storie, tutte brevi e mai epiche come quella con Mia, la attrice che lo aveva stregato. La donna che, con i suoi sogni volava nel cielo e con il suo cuore lo aveva reso migliore.
Si diede dell’egoista, dicendosi che non poteva fare una cosa del genere a Mia. Eppure sussurrò ugualmente: “Tra meno di un quarto d’ora, apre il Seb’s. Vorresti venire con me? Sarebbe bello avere un ospite vip, questa sera!”
Si sistemò la cravatta con fare giocoso, ma Mia non lo stava ascoltando. Guardava nuovamente fuori dalla finestra: “Non ho una casa ora.”
Il sorriso del pianista si affievolì a poco a poco. Iniziò a chiedersi se era passato davvero lì per caso per salvare Mia o solo per far finalmente morire quell’amore che abitava nel suo cuore già da troppo tempo. Prese in quel momento una decisione che avrebbe potuto cambiare tutto, ma doveva tentare quell’ultima mossa.
Sospirò, si alzò e prese l’ombrello, scrollando un po’ di pioggia residua, che cadde sul pavimento color senape. Mia lo fissava confusa, chiedendosi cosa avesse in mente. Sebastian allora affermò deciso: “E casa sia. Ti porto a casa.”
Lei non aveva capito quelle parole. Aveva solo deciso di stringere quella mano calda che lui le aveva offerto così gentilmente, aveva sentito il calore di lui passare attraverso il suo corpo e risvegliare qualcosa che era rimasto a dormire per tutti quegli anni.
Sebastian andò a pagare il conto, fece una rapida chiamata in cui avvertiva il suo sostituto al piano che quella sera non si sarebbe presentato al locale per “motivi personali”: l’intera jazz band aveva iniziato a ridere, facendo scappare un sorriso sul volto tirato per la tensione del pianista. Si era poi girato, trovando Mia spaesata dietro di lui.
Erano usciti, come una coppia, e come tale si erano stretti sotto l’ombrello, per ripararsi dalla pioggia. Sebastian la portò a casa sua, camminando per le vie di Los Angeles in silenzio.
Mia rimase stupita nel vedere che tutto era rimasto uguale e tutto era cambiato, in quell’appartamento. Guardò la cucina, arredata come allora, ma con un frigo nuovo e delle calamite sopra. Il tavolo era sommerso dagli spartiti di Sebastian, così come il divano del soggiorno. Mia sorrise, ricordando tutte le volte in cui lo aveva sgridato per il suo disordine. Ora amava quel disordine. Amava il profumo di Sebastian ed, in quel momento, le sembrò la cosa più vicina alla felicità. “Adesso ti porto dei vestiti asciutti, non ti muovere!”
Mia ridacchiò, le faceva strano essere trattata da ospite in quella casa che era stata sua. Così, mentre Sebastian metteva a soqquadro l’armadio alla ricerca di qualcosa che potesse andare bene alla sua ospite, Mia decise di prepararsi qualcosa di caldo da bere, mettendo così sui fornelli il bollitore. Si beò per alcuni istanti di una malinconia che non provava più da quando era stata al Seb’s. Quella sembrava una vita passata e lontana, eppure sentiva di non averla mai lasciata.
“Eccomi!” esclamò Sebastian, tornando da lei con un maglione da uomo color celeste. La guardò imbarazzato e balbettò: “Ecco, non ho vestiti da donna, io… questo dovrebbe andarti bene!”

I capelli color rame di lei danzavano a ritmo con la musica del pianoforte, mentre se ne stava appoggiata allo strumento e vedeva il pianista suonare orgoglioso la sua ultima creazione. Mia strinse la tazza fumante tra le mani gelide, aveva indosso il maglione che profumava di Sebastian e la copriva appena fino alle ginocchia. Ma non aveva importanza, non si sentì a disagio.
Sebastian suonava senza più guardare né lo spartito né i tasti: solo lei. Solo lei, in quella stanza buia, aveva importanza. Smise di suonare e si sentì il rumore della pioggia all’esterno. Si chiese se era il caso di dire qualcosa. Ad esempio chiederle se aveva freddo, se voleva tornare al suo appartamento, se stava meglio, se… Non disse nulla.
Mia gli si avvicinò, tenendo ancora il tè in mano. Si sedette accanto a lui, come faceva una volta. Il cuore del musicista perse un battito: era splendida, anche se indossava un maglione vecchio ed aveva ancora tracce di mascara sul volto pallido. Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, temeva che, come una visione, chiudendo gli occhi sarebbe scomparsa.
Le sue mani presero a suonare la loro melodia, in automatico, come aveva fatto quella sera al locale. Come aveva fatto solo per lei, quando si erano visti la prima volta. Si rese conto solo dopo che quello era il suo modo di dirle che ancora la amava, sì: la amava.
I loro sguardi si incontrarono, con una luce diversa in entrambi. Sebastian sentì che lei aveva capito e che anche lei provava le stesse cose. Ma sarebbe stato complicato, difficile, se non impossibile tornare insieme. Non sapevano neanche se era quello che volevano, erano stati lontani così a lungo. Mia aveva un figlio ed una carriera da continuare. Lui aveva il locale e la musica.
Eppure le loro labbra si incontrarono, restando mute e delicate. Sebastian strinse i capelli di lei con dolcezza, mentre Mia appoggiò una mano sul volto di lui. Si sentì a casa, si sentì amata, si sentì completa. Non c’era più bisogno di scappare. E non c’era neanche bisogno di aver paura del futuro. Tra le braccia di Sebastian, l’uomo che aveva sempre amato e mai dimenticato, niente la spaventava.

  
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