† Disclaimers: Death Note © Tsugumi Ohba &
Takeshi Obata. Questa
Fan Fiction è stata scritta per puro diletto, senza alcun
scopo di
lucro. Nessuna violazione di © è dunque intesa.
† Name: People Will
Say We’re In Love
†
Author:
Sorina_SA
† Characters: Light, L, Matsuda, Aizawa
† Pairing: Light/L
† Rating: Verde
† Type: One Shot, Song
Fic, Shounen Ai, OOC, What if?, Generale
†
Time
Placing: Dopo
il finto proposito
omicida di Soichiro Yagami nei confronti del figlio; il pezzo finale
è della venticinquesima
puntata dell’anime.
†
Notes:
Wow. ...La prima cosa che scrivo nella
sezione di DN...!
Finalmente.
La canzone è tratta da
‘People Will Say We’re in Love’ del
musical di Oklahoma.[Mi piacciono i musical
u.u] Il mio inglese è pessimo, ma qualcosa l’ho
capita dello scambio di battute
fra Curly e Laurey e ho scaricato il testo. Ho pensato fosse una cosa
carina applicarlo
a questa shot.[ho rielaborato il testo come mi faceva più
comodo; nella
sostanza non ho modificato nulla].
Uso le date del manga
perchè le sento più
ufficiali[nell’anime sono avanti di 5, 6 anni].
Buona
lettura ♥
People Will Say We’re In Love
Why do
they think up stories that link my name with yours?
Perché
raccontano storie che collegano
il mio nome col tuo?
Sweetheart,
they're suspecting things
Dolcezza,
loro stanno sospettando qualcosa
Some
people claim that you are to blame as much as I
Qualcuno
afferma che sei colpevole
tanto quanto me
I
know a way to prove what they say is quite untrue
Conosco
un modo per provare che quello che dicono è abbastanza falso
Here is
the gist,
In
sostanza,
A
practical list of “don’ts” for
you.
Una
pratica lista di “non”
per te.
Don't
sigh and gaze at me.
Non
sospirare e non lanciarmi sguardi.
Why do
you take the trouble to bake my fav'rite pie?
Perché
ti prendi il disturbo per preparare la mia crostata preferita?
Grantin'
your wish I carved our initials on that tree,
Considerando
il tuo desiderio ho intagliato le nostre iniziali su quel albero,
Don't
praise my charm too much
Non
lodare troppo i miei pregi
Don't
dance all night with me
Non
ballare tutta la notte con me
Don't
keep your hand in mine
Non
tenere la mia mano nella tua
Don't
stand in the rain with me
Non
stare sotto la pioggia con me
People
will say we're in love.
Le
persone diranno
che siamo innamorati.
~ Primo
Ottobre 2004 [Al Quartier
Generale] ~
“Ci
hai fatto caso?”
“A
cosa?”
“Ma
sì, a quello che succede tra Light ed Elle,
naturalmente!”
“Eh?
Cosa starebbe succedendo?”
“A
noi, Elle, non ha voluto dare il numero di cellulare, ricordi? Invece a
Light
l’ha dato!”
“E
con ciò?”
“Be’,
è palese che ci sia qualcosa sotto!”
“Sotto?
Sotto a cosa? Basta, Matsuda. Termina di esaminare
quei documenti...Come
al solito sei indietro!”
“Ma,
Aizawa! Questo è più
importante di leggere inutili scartoffie! Prendimi
sul serio!”
“A
prescindere, è impossibile prenderti con serietà;
Secondo, il lavoro che stiamo
– sto – facendo non
è inutile!”
“Ma
vedi come sei superficiale?? La questione del numero di
telefono è stato un
allarme rosso! ROSSO, capisci!?”
“Lo
vuoi capire tu che dici cretinerie? Light e Elle sono amici! A-M-I-C-I!
E’ un concetto così astratto e
difficile??”
“Se
se...! Se loro sono solo amici, io
sono Kira!”
«
Lo trovo altamente improbabile, Matsuda.
»
I
due uomini seduti davanti ai computer, trasaliscono.
Troppo
tardi si accorgono di aver lasciato i microfoni accesi.
La
moltitudine di monitor mostra tutte le angolature possibili di due
stanze.
In
una, Misa è intenta a contorcersi in una mossa di yoga e
– dall’espressione
truce, che dagli appassionati « GHHH
» – si può dedurre sia particolarmente
difficile.
Nell’altra,
Ryuzaki e Light, come di consuetudine, sorseggiano amabilmente il
té
pomeridiano – rigorosamente Earl Grey –,
seduti fianco a fianco sul
morbido e confortevole divano Barocco di velluto. Non sono incatenati;
in quei
momenti il mondo di Kira non esiste.
Colui
che aveva parlato, scosta dalle labbra sottili la tazzina di zucchero
acquoso, pinzata
da due dita della candida mano scheletrica; riprende impassibile.
« Non mi
risulta che abbiate deciso di far parte di questo Quartier Generale e
rischiare
la vita, al fine di cianciare leggiadramente di inezie tra un documento
inutile
e l’altro. Se pretendete del tempo per riposarvi, non ho
nulla da ridire: è un
vostro diritto; ma se siete lì con l’intenzione di
scovare indizi rivelatori su
Kira, vi pregherei di farlo con cura ed impegno. »
I
rei chiedono perdono in fretta e, imbarazzati per essere stati sorpresi
a
trattare affini temi, ricominciano diligentemente a sviscerare le
informazioni
sui computer.
Light,
con un movimento aggraziato posa la tazzina sul basso tavolo di vetro
e, pacato,
si rivolge ad una delle telecamere installate. « Scusate,
potreste togliere audio
e video di questa stanza? Io e Ryuzaki dobbiamo parlare. Appena avremo
finito,
vi avvertirò col telefono che c’è qui.
»
“...Uhm...D’accordo...”
Aizawa esegue.
Un
sorriso imbecille di trionfo storpia inquietantemente il volto di
Matsuda. “Visto?
Io te l’avevo detto!”
Riceve
all’istante un pugno in testa.
Quando
è sicuro di non essere udito, le braccia conserte sul petto
e gli occhi gravi
di un intensità simile a quella con cui affrontava il caso
Kira, si volge in
direzione del compagno. L’inflessione della sua voce
è laccata di tedio. “Tutti
i membri del Quartier Generale vanno dicendo che siamo innamorati,
Ryuzaki.”
“Matsuda
non è ‘tutti’, Light.” Precisa
l’altro. “Non dare peso alle sue elucubrazioni.
...Come
abbiamo sempre fatto, del resto.” Asserisce con la sua
abituale schiettezza non
maligna.
...
“...E’
colpa tua.”
Ryuzaki
lo guarda stupito – per quanto i suoi muscoli facciali
atrofizzati rendessero
l’idea – al di sopra della sua tazza di destrosio
al té.
“E’
colpa tua se gli altri pensano quelle cose di noi due.”
“Non
ti seguo, Light.”
Quello
sbuffa spazientito. “Devo anche spiegartelo?”
“Pare
di sì.”
“...Ti
comporti come una dodicenne alla prima cotta, Ryuzaki!”
“...Prego?”
“Hai
capito benissimo.”
“Affatto.
Non avendo mai avuto a che fare con una dodicenne alla prima cotta,
ne’
esperienze amorose analoghe, mi è alquanto impossibile
comprendere che
ragionamento stai adducendo.”
“Allora
ti elencherò le cose da dodicenne alla prima cotta che fai:
in ogni occasione
fattibile e con chiunque, ti spertichi di complimenti per me! Da come
parli,
sembra che io sia Dio!”
“Light,
stai mettendo in dubbio il mio metro di valutazione?”
“...Poi
hai chiesto a mio padre di portarti un mio album di foto di quando ero
bambino...!”
“Bisogna
sempre partire dalle radici quando si indaga su qualcosa.”
“Non
mentire! Sfogliare l’album e vezzeggiando ciascuna
foto, non fa di certo
parte delle indagini!”
“Mi
deludi, Light. Ti credevo al mio livello; ma se non comprendi un
ragionamento
così semplice e lampante, sono costretto a malincuore a
ricredermi.”
“...Per
non parlare di quella volta che mi hai costretto ad
incidere le nostre
iniziali su un albero del giardino interno del quartiere...!”
“Ti
devo correggere: non ti ho costretto.
Sei un individuo emancipato,
capace di intendere e volere.”
“Non
mi hai costretto? Io la reputo una costrizione –
nonché terrorismo
psicologico! – averti accanto con gli occhi
sbarrati e luccicanti e l’aria
da cane bastonato!”
“Il
tuo uso solenne di metafore e similitudini sa essere curioso.
Quella
di incidere le nostre iniziali l’ho giudicata una cosa amena
e puerile, usuale
tra amici.”
“Le
facce sgomente di Mogi e mio padre lì presenti, ti hanno
suggerito che fosse
una cosa amena e puerile tra
amici!?”
“Tendo
a non dare importanza alle opinioni altrui su di me. Se lo facessi,
sarebbero troppi
i complessi da sostenere...Basti guardarmi ed esaminare la mia
situazione
sociale.”
“Questa
volta non sei solo tu, Ryuzaki! Siamo in due!”
“Light,
questo tuo rifiuto dei sentimenti che si possono instaurare in due
esseri umani,
fa alzare al 68% le probabilità che tu sia Kira.”
“Piantala
di scherzare! I fatti parlano chiaro: devi abbandonare le tue
idee distorte
e ambigue di amicizia!”
Segue
un denso silenzio, in cui Light centellina il suo té, un
leggero tic convulso
al sopracciglio destro;
Ryuzaki
ha lo sguardo perso nel vuoto, inabissato in chissà quali
feconde riflessioni.
“...Capisco.”
Proferisce dopo un po’.
E
la postura di Light si irrigidisce nel vederlo posarsi il pollice tra
le
labbra, gli occhi più dilatati del solito.
Brutto
segno.
C’è
sempre qualcosa di sbagliato quando Ryuzaki si smeninge più
del dovuto. Ci si
addentra in meandri di realistica misticità, a concetti
vicini al segreto della
vita...Anzi, vicini persino al vero nome di Elle...
Viene
distolto dalle sue riflessione teologiche dalla voce strascicata e
onerosa
dell’altro.
“Sii
indulgente col mio slancio d’ardore, ma se devo essere franco
anche tu hai le
tue colpe, Light.”
L’accusato
aguzza le iridi dal taglio tipicamente nipponico, riducendole a due
falci inquisitorie.
“Colpa...?”
“Esatto.
Non posso definirmi un esperto di legami interpersonali; tuttavia so
distinguere atteggiamenti sfuggenti da altri.
Cosa
mi dici di quella volta che sei rimasto sveglio fino a tardi, assieme a
Watari,
per cucinarmi la torta alla panna e fragole?”
“...Quella...Quella
sera non riuscivo a prender sonno...E con tutto il lavoro che ha da
fare
Watari, pensavo di evitargli almeno la fatica di preparare i tuoi
dolci.” Si
giustifica posato l’amico, simulando un colpo di tosse alla
Kiyomi Takada.
“Intendi
lo sforzo di sollevare la cornetta del telefono, comporre il numero
della
pasticceria ed ordinare?”
“Be’,
è risaputo che le torte fatte in case sono più
buone...”
“...Di
tanto in tanto mi guardi e fai dei lunghi sospiri, come se avessi fame...”
“Ovvio.
A stare vicino a te e al tuo profumo di zucchero verrebbe fame a
chiunque...”
Ryuzaki,
come se stesse facendo un soliloquio abulico, lo ignora ed insiste
imperturbabile. “...Mi prendi per mano per farmi vedere nuove
informazioni su
Kira...”
“Certo,
altrimenti te ne resti lì immobile od impieghi minuti interi
ad arrivare...!”
“...Mi
addormento spesso seduto davanti al computer...Mi hanno detto che mi
metti
sempre una coperta addosso. Ed una volta hai tentato di portarmi in
braccio
nella mia stanza...”
“Dormire
in quella posizione non ti fa bene alla schiena...Volevo solo esimerti
da
questa sofferenza al risveglio...!”
“...E’
naturale che i membri del Quartier Generale abbiano dei sospetti, non
possiamo
biasimarli. Ribadire che noi non siamo
innamorati è inutile,
perché le prove sono totalmente schiaccianti.
Cosa
consigli di fare, Light?”
“L’unica
cosa logica, Ryuzaki: darci una regolata. So bene
che la gente parla
anche senza fondamenti; però l’impressione che ha
Matsuda di noi non è casuale;
non c’è tempo per queste cose,
non possiamo permettercelo. E’ anche
irrispettoso verso gli altri.
Dedichiamoci
completamente alle indagini, siamo qui per colpa di Kira. Siamo qui
solo per
questo.”
“Già.
E’ esattamente ciò che ho ponderato
anch’io.
Quindi...”
“...Quindi
inizierò col non massaggiarti più la schiena dopo
una nottata passata in una
posizione scorretta.”
“...E
smetteremo di passare tanto tempo insieme anche se non è per
le indagini.”
“...Smetterò
di provare a districarti i capelli con le dita col pretesto di renderti
presentabile.”
“...Smetteremo
di ballare insieme con la scusa di volerci sgranchire dopo ore
seduti...”
“...E
smetterò di imboccarti, anche se per scherzo...”
“...Di
abbracciarci al risveglio e prima di andare dormire...”
“...Di
darci il buongiorno come se fosse la prima volta...”
“...E
di augurarci la buonanotte come se fosse
l’ultima...”
Sussurrano
all’unisono, lo sguardo indirizzato in sensi opposti.
Light
si alza rapidamente.
Si
avvicina al comodino all’angolo della stanza.
“Avverto gli altri.”
“Va
bene.”
«
Aizawa, Matusa, riaccendete pure le telecamere. »
“Sì.”
Matsuda riaggancia il telefono, mentre il collega riavvia i monitor.
...
Che...?
Ryuzaki,
normalmente, fissa l’etereo con le ginocchia al petto.
L’anomalo
è che non sta divorando pasticcini, ne’ crea
piramidi con zollette di zucchero.
Light
è seduto non più sul divano, ma su un
sofà accanto.
“Io
vado di là dagli altri. Finisco di controllare le vittime di
Kira negl’ultimi
cinque mesi.” Dice tutto ad un tratto, monocorde.
“Vi
raggiungo subito.” E’ la risposta formale.
Matsuda
non può che rimanere agghiacciato da quella scena.
E’...E’
colpa sua quel improvviso cambiamento di atteggiamento...?
“...A...Aizawa...”
“Che
vuoi adesso?”
Il
tono lacrimoso, come i suoi occhi, piagnucola “...Cosa
ho fatto...!?”
~ 28
Ottobre 2004 ~
Light
Yagami riacquista la memoria di Kira.
~ 5
Novembre 2004 ~
Don
Don Don
Don
Don Don
Piove.
Una
pioggia fitta, a catinelle.
Don Don
Don Don
Don Don
Ora
Light gli è vicino.
“Ryuzaki,
che stai facendo?”
E
lui riderebbe.
Rumorosamente,
sguaiatamente, petulantemente.
Come
quella pioggia scrosciante.
Come
quelle campane che non la finiscono di tormentarlo.
Don Don
Don Don
Don
Don
Ryuzaki
riderebbe.
Silenziosamente,
languidamente, meramente.
Come
quel dolore che non traspare.
Come
quel sentimento che non se ne vuole andare.
Riderebbe
di se’ stesso.
Riderebbe
perché, pensa a queste parole
“Non
stare sotto la pioggia con me.
...Le
persone diranno che siamo innamorati.”
†
Owari:
Lo
so, è melensa. L’immagine di Elle che ride
è un’allegoria, sottolinea la
drammaticità della scena.
Inizialmente
non doveva essere così lunga, ne’ aveva un finale
malandrino, ma la mia mania
di stroppiare in negativo ha avuto la meglio.
La
frase ‘E lui riderebbe. Rumorosamente,
sguaiatamente, petulantemente. Come
quella pioggia scrosciante. Come quelle campane che non la finiscono di
tormentano.’
a chi l’avete collegata? L’ho scritta in modo che
potesse essere applicata ad
entrambi, la lettura è soggettiva.
Sto
lavorando alla prossima Shot, arriverà il prima possibile *_*
Aspetto
le vostre impressioni e tant’altro ♥
†
SS †