Film > The Phantom of the Opera
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Autore: __aris__    31/03/2017    2 recensioni
Ophelia Weston non parla da dieci anni, da quando ha assistito alla morte dei genitori. Suo nonno, Lord Edward Weston, ha chiamato i migliori precettori ed i migliori medici che l'Europa di fine 800 è in grado di offrire ricevendo un unico verdetto: il mutismo della nipote è irreversibile. A Parigi sente parlare del Fantasma dell'Opéra e viene a conoscenza delle lezioni di canto impartite a Christine Daaé, così decide di salvare Erik da un imboscata dei gendarmi proponendogli un patto: gli offrirà la possibilità di lasciare la Francia se verrà con lui e proverà a ridare la parola a Ophelia.
-- Questa è un'idea che avevo da tempo e che torna spesso a tormentarmi. L'ennesima possibilità per Erik di rifarsi una vita dopo l'Opéra. spero vi piaccia e che venga recensita.
Genere: Angst, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erik/The Phantom, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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AVVISO PER IL LETTORE: caro lettore voglio solo chiederti scusa per la lentezza di questo aggiornamento. Purtroppo con la fine dell’università che si avvicina il tempo per scrivere è notevolmente diminuito per cui riesco a pubblicare solo un capitolo al mese e purtroppo ho molte storie in sospeso che devo portare a una conclusione. Comunque stai tranquillo che non ho intenzione di abbandonare niente e che anche The Angel verrà ripresa appena avrò un po’ di tempo.
Spero che il capitolo ti piaccia e che mi lascerai un commento.
Mozart rondò 511
https://www.youtube.com/watch?v=AFCqToMID50
 
 
 
 
Il fuoco scoppiettava accompagnando il ticchettio del piccolo orologio sulla mensola del camino. Coyle aveva appena finito di servire il caffè nella biblioteca grande, come faceva tutte le sere prima che Lord Weston e Erik iniziassero a giocare a scacchi accompagnati da un bicchiere di brandy invecchiato più di trent’anni.
Il Duca stava leggendo il giornale della sera con le ultime sventure di Napoleone III, la tazzina di caffè lasciata a raffreddare sul tavolino accanto a lui.
Erik, sul divano opposto, osservava Ophelia intenta a riprodurre, a matita su un quaderno da disegno, un vaso cinese colmo di dalie. Erano trascorse diverse settimane da quando era arrivato a Grainstar e, sebbene la tecnica pianistica dell’allieva fosse notevolmente migliorata, non poteva dire di aver fatto molti progressi nel risolvere il suo mutismo. Era ancora convinto che un giorno Ophelia avrebbe parlato ma sentiva che non si fidava di lui, che forse lo temeva perfino.
All’inizio aveva pensato che avrebbe potuto forzarla a emettere qualche suono, sapeva che la Musica ne sarebbe stata capace, ma presto cambiò idea. Le aveva promesso che non l’avrebbe sottoposta nuovamente a una tortura simile ed era consapevole che se avesse fatto altrimenti probabilmente sarebbe impazzita per davvero. Senza tralasciare che, anche ammesso che fosse rimasta sana di mente, sicuramente dopo non avrebbe più voluto vederlo.
Non era mai stato un uomo molto compassionevole verso il prossimo, anzi dire che si era sempre disinteressato delle sofferenze altrui sarebbe stato comunque troppo gentile. Ma con Ophelia non poteva ricorrere ai suoi soliti trucchi, non con qualcuno che sentiva la Musica nello stesso modo in cui la sentiva lui. Si era reso conto che sarebbe stato come fare del male a sé stesso e cambiò idea. Il problema era che, per quanto ci avesse riflettuto, non era ancora riuscito a trovare un modo per sbloccare la situazione: la cosa più ragionevole sarebbe stata aspettare di avere la fiducia della ragazza, ma, d’altro canto, come era possibile fidarsi di un mostro?
Lasciate il quaderno da disegno.” Disse alla nobile quando ella si alzò dalla sedia davanti al vaso per andare a dormire.
Ophelia gli diede il grande raccoglitore in pelle marrone chiuso da un nastro rosso prima di salutarlo con una riverenza. Sir Edward ricevette un bacio sulla barba grigia a cui rispose con una carezza gentile e un sorriso. Anche al maggiordomo venne augurata la buona notte con un leggero cenno del capo e perfino il volto impassibile di Coyle parve sciogliersi in un fugace sorriso.
Ophelia uscì dalla stanza non facendo altro rumore oltre allo strusciare della gonna di seta. Ci aveva fatto caso dopo pochi giorni che Ophelia non si limitava a non parlare ma viveva nel silenzio più assoluto. Qualsiasi cosa stesse facendo ogni suo gesto sembrava calibrato per fare il minor rumore possibile. Il paragone con Christine era stato troppo facile: Christine scherzava e piangeva, rideva e correva per i corridoi dell’Opéra. Ophelia rideva mai? Le sue lacrime avevano mai avuto un suono?
Lui aveva trascorso anni imparando ad essere invisibile, a essere un fantasma degno di tale nome. All’inizio era stato divertente, ma poi qualcosa cambiò e credette che solo lontano dagli uomini ci fosse posto per lui. Si era rifugiato sotto terra, con l’unica compagnia della musica creata dall’acqua e dalle rocce, e guai a chiunque entrasse nei sui domini. Solo la voce di Christine seppe estinguere quel desiderio di solitudine. Ma era certo che per Ophelia fosse diverso: c’era un momento, appena metteva di suonare e prima che il suono svanisse, prima che tutte le sue emozioni si nascondessero dentro il silenzio, in cui Erik era sicuro di vedere molta tristezza nell’allieva. Tristezza per la morte dei genitori? Tristezza perché avrebbe voluto parlare ma ormai si era convinta di non esserne più capace?
Forse era meglio non saperlo. Anche se adesso non si faceva più chiamare fantasma non era affatto sicuro di appartenere al mondo dei vivi, anzi appena avrebbe potuto avrebbe lasciato quel castello per trovare rifugio in qualche casa abbandonata. Farsi coinvolgere più del necessario era inutile.
Sono di vostro gradimento?” chiese il Duca dopo aver congedato il maggiordomo.
Per vostra fortuna non avete vantato le doti di pittrice di vostra nipote. La mano di Ophelia è troppo leggera, le ombre sono troppo tenui e i volumi risultano alterati. Inoltre dovrebbe prestare maggiore attenzione allo sfondo.” Rispose Erik chiudendo il plico e posandolo accanto a sé. “Immagino che dovrò porvi rimedio.”
Sir Edward provò a bere un sorso di caffè diventato ormai troppo freddo per i suoi gusti, così posò la tazzina nello stesso punto in cui si trovava prima. “È sorprendente la facilità con cui trovate spunti di miglioramento.”
Avreste dovuto cercare un precettore mediocre se desideravate sentire solo complimenti.”
Non mi sono mai piaciute le persone mediocri e poi sappiamo entrambi che siete l’uomo più adatto per essere il suo insegnante.”
Non cercherete di adularmi Duca? Non vi si addice.”
Assolutamente no. Ma voi, Monsieur le Fantome, avete resistito più dei vostri illustri predecessori e so che non lascerete Grainstar House prima che Ophelia parli.” Rispose il nobile estraendo la pipa dalla giacca.
Le labbra di Erik si piegarono in qualcosa che sul volto di chiunque altro sarebbe stato un sorriso compiaciuto. “Adesso vi riconosco. Ma ancora non ho capito se siate più desideroso di salare il vostro patrimonio o vostra nipote.”
Sir Edward smise di preparare la pipa per guardare il suo interlocutore negli occhi, “Grainstar non è un semplice insieme di pietre, malta e costosi suppellettili, è nel sangue della mia famiglia. I Duchi di Cronley possiedono questa terra da secoli: l’abbiamo custodita, fatta prosperare e tramandata per generazioni. Ognuno dei miei avi ha fatto tutto ciò che era in suo potere perché il ducato, le rendite e la terra passassero intatti ai suoi discendenti. Che uomo sarei se non permettessi a Ophelia di fare altrettanto?
Sangue e terra. Alla fine sono tutto ciò di cui vi importa.”
E cos’altro dovrebbe importarmi? Se non avessi a chi lasciare le mie ricchezze che senso avrebbe possederle?
E se non usaste le vostre ricchezze per assicurare un futuro a Ophelia non sareste un uomo di valore.” Continuò Erik concedendo al Duca che almeno la sua non era avidità fine a sé stessa.
Esattamente.”
Allora dovreste provare a lavorare la vostra terra, credo che solo così sarete capace di apprezzare appieno le vostre fortune.” Disse il francese appoggiandosi allo schienale.
Il nobile riavvitò la pipa con evidente disappunto. “Non siate ridicolo. Cosa dovrebbero fare i contadini se fossero i Lords ad arare i campi?
Probabilmente fumerebbero tabacco pregiato bevendo brandy invecchiato un quarto di secolo.” Rispose l’altro come se quella fosse l’unica soluzione possibile, ma il suo interlocutore non avrebbe saputo se parlasse sul serio o no.
Che prospettiva terribile!” Sir Edward posò il bocchino tra le labbra solo per decidere che, in effetti, la voglia di fumare gli era passata. “Tutti noi interpretiamo una parte e indossiamo una maschera a questo mondo, voi dovreste saperlo meglio di me.”
E voi dovete essere tremendamente ingenuo se ignorate quanto una maschera possa rivelare sul suo portatore.” Precisò Erik, consapevole di aver vinto.
Weston sorrise, non nel modo affettuoso che riservava solo alla nipote ma in quello compiaciuto dell’astuzia dell’avversario durante una partita a scacchi “Avete ragione.” Disse alzandosi dal divano “Buona notte, Monsieur le Fantome. Ho lasciato le solite disposizioni a Coyle per la mia assenza, spero che non vi dispiaccia.”
 “Come potrebbe dispiacermi essere d’aiuto a un vecchio amico come voi?” rispose Erik alzando fugacemente gli occhi dal camino.
Era ormai consuetudine che fosse Erik a occuparsi degli eventuali problemi che sarebbero potuti sorgere durante le assenze del Duca. Prima del suo arrivo questo incarico era affidato a Mr Coyle il quale comprese subito che Sir Edward si riferiva principalmente ad Ophelia e concordò che fosse più appropriato che fosse il precettore ad occuparsi della ragazza. Dal canto suo Erik aveva ricambiato tanta fiducia con la sua solita indifferenza, ringraziando che Grainstar House fosse una tenuta moto efficiente e che la futura duchessa di Cronley godesse sempre di ottima salute.
 
 
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La mattina seguente iniziò con la partenza di Sir Edward per Londra, con la servitù schierata nella solita fila perfetta ed Ophelia che aveva accompagnato il nonno fino alla carrozza, mentre Erik osservava la scena dalla piccola scalinata che separava il castello dal giardino.
È solo una votazione alla Camera dei Lords. Domani sera sarò di ritorno.” Aveva assicurato alla nipote con voce gentile. Lei gli rispose con un sorriso, nemmeno provò a dire una parola di saluto che non sarebbe mai potuta uscire dalla sua mente. Poi Weston salì sulla carrozza che partì immediatamente, Ophelia restò ad osservarla allontanarsi ed i domestici si avviarono verso la porta di servizio.
Mr Coyle.” Erik scese velocemente gli scalini prima che questi si allontanasse.
Ditemi Mr Destler.”
Per la lezione di oggi avrei bisogno di un cavalletto e del set da pittura di Lady Ophelia.”
Certamente. Faccio preparare in giardino?
No grazie, la biblioteca andrà benissimo.”
Molto bene, dirò a Oscar e Anna di far preparare tutto per il primo pomeriggio e a Mis Price di cambiare le dalie con altre più fresche.”
“Grazie Mr Coyle.” Non era mai stato un uomo da ringraziamenti però le capacità anticipatorie del maggiordomo erano davvero eccezionali. Se almeno uno dei direttori che si erano succeduti all’Opéra ne avesse possedute appena per la metà era sicuro che il suo teatro non sarebbe andato distrutto!
Dovere Mr Destler.” Rispose l’altro prima di seguire il resto della servitù.
Prima di rientrare Erik si rivolse a Ophelia, ancora ferma sul selciato. “Farete tardi e sapete quanto non ami sprecare il mio tempo.”
Lei lo seguì immediatamente, consapevole che l’ora di inizio della lezione di pianoforte era passata da diversi minuti. Insieme entrarono nella stanza da musica e, come faceva tutte le mattine, gli consegnò il taccuino che teneva in tasca. Sul pianoforte un rondò di Mozart l’aspettava, lasciato aperta sulla pagina dove si erano interrotti il giorno prima.
Suonatela dall’inizio.” Disse Erik riaprendo la partitura sulla prima pagina e Ophelia iniziò a suonare fino a quando non le fu detto di interrompersi.
Accettabile. Cercate di ricordare che si tratta di un pezzo per clavicembalo che è uno strumento privo del pedale di risonanza per cui cercate di ignorare le indicazioni dell’editore al riguardo e ricordate di mantenere la linea melodica omogena quando passa dalla mano destra alla sinistra e viceversa. Adesso credo che dovremo riprendere dalla misura settantacinque.”
Ophelia trattenne un sorriso d’orgoglio sapendo che, anche se Mr Destler sapeva essere un insegnante tremendo, aveva riconosciuto che aveva fatto molti progressi negli ultimi mesi. Non che fosse stato facile! Per le prime settimane si era sentita come se stesse suonando uno strumento completamente nuovo del quale non conosceva niente, credendo di sbagliare ad ogni nota. Per settimane intere Mr Destler l’aveva fatta allenare con esercizi e scale per irrobustire i muscoli della mano; per correggere la postura scorretta l’aveva obbligata a suonare ogni scala maggiore e minore con una matita sul polso fino a quando non fu capace di salire e scendere per quatto ottave senza farla cadere. C’erano stati giorni in cui aveva creduto di odiare il pianoforte ed altri in cui temeva che avrebbe pianto all’ennesimo rimprovero del suo insegnante, fino a quando una mattina si rese conto che non era più così terribile come all’inizio e che l’unica ragione di questo cambiamento era che lei era diventata più brava. Quel giorno si era sentita molto orgogliosa di sé stessa.
D’allora avevano iniziato a studiare in modo diverso: Mr Destler le stava insegnando a memorizzare i brani non come una lunga serie di note ma come una sequenza di accordi legati tra loro da regole fisse: riposo, tensione e risoluzione. Se aveva qualche domanda riprendeva il quaderno appoggiato sul leggio e lui le rispondeva sempre, come se la musica non avesse alcun segreto. Quelli erano i momenti del giorno che preferiva, in cui dimenticava ogni paura sul suo insegnante e, per la prima volta, sentiva di iniziare a capire davvero la musica.
Poi arrivava il momento in cui iniziava a cantare e tutte le paure di Ophelia ritornavano a tormentarla con la forza dei venti più implacabili. Una parte di lei era certa che se il Fantasma dell’Opéra fosse stato più di una diceria avrebbe avuto la voce del suo Maestro: terribile e bellissima, con più sfumature di quante ne possono avere le nuvole all’alba, capace di ammaliare e irretire chiunque; sembrava troppo perfetta per un semplice essere umano.
A poco serviva la consapevolezza che nulla di strano era successo dal suo arrivo a Grainstar e che, nonostante il passare dei mesi, Mr Destler credeva ancora che sarebbe stata capace di parlare. Se era davvero il Fantasma dell’Opéra era un assassino che aveva rapito una ragazza poco più grande di lei. Come poteva suonare e cantare in modo tanto splendido se era capace di azioni tanto terribili?
Allora ne era certa: avrebbe sempre avuto paura di lui, nonostante tutte le rassicurazioni di suo nonno o la consapevolezza di aver trovato qualcuno che la giudicava solo per la persona che era e che, nonostante tutto, riusciva a capirla più di chiunque. Avrebbe sempre avuto paura del suo Maestro, fino al giorno in cui fatto come i suoi predecessori: avrebbe cambiato idea e lasciato Grainstar.
 
 
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Quando Oscar aprì la porta mancava poco all’ora del tè. Il cameriere sapeva che Mr Destler e Ophelia stavano facendo lezione in biblioteca e che per nessuna ragione il precettore avrebbe gradito un intrusione, per questo suggerì all’uomo davanti a lui di bussare alla porta di servizio.
Voglio parlare con Lord Weston.” aveva risposto con arroganza. Doveva essere un operaio o, comunque, qualcuno che lavorava per pochi soldi. Odorava di bassi fondi, indossava un panciotto rammendato in più punti, la giacca era sformata e il cappello stropicciato. Aveva piccoli occhi neri, un naso schiacciato, baffi larghi e folti.
Sua Grazia è a Londra. Buona giornata signore.” Disse Oscar chiudendo la porta ma lo sconosciuto la bloccò con il proprio peso e riuscì ad entrare approfittando della sorpresa del cameriere.
Sua Grazia è a Londra?” lo canzonò percorrendo a passo svelto l’ingresso “Non spererai di fregarmi con un scusa così vecchia?
Come le ho detto, Lord Weston non è in casa. Per cui la prego di andarsene, signore.” Oscar lo seguì nella biblioteca piccola ma l’uomo non dava segno di volersene andare.
Il Duca non c’è? E chi è quello?” disse indicando Erik che, seduto su uno dei divani rossi leggeva un libro osservando di tanto in tanto la natura morta che Ophelia stava tracciando a carboncino. “E non è da solo!
Erik e Ophelia si voltarono all’unisono verso lo sconosciuto. La nobile lo guardava spaventata, tendendo ancora il carboncino tra le dita, immobili a pochi millimetri dal foglio, mentre l’insegnante mostrava solo la parte del viso non coperta dalla maschera e osservava l’intruso sapendo già che presto sarebbe tornato mestamente nel luogo dal quale era venuto con tanta baldanza.
Chi è costui e com’è entrato?” domandò a Oscar.
Non so chi sia, signore. Ha approfittato di una mia distrazione e non sono riuscito a fermarlo.” Rispose il cameriere a testa bassa.
Lo straniero si intromise prima che Erik potesse ribattere. “Mi chiamo Andy e sono un vecchio amico di Mr Coyle, Vostra Grazia.” Disse togliendosi il cappello.
Un amico di Coyle dite?” Erik gli fece eco incuriosito.
Si, so che è il maggiordomo di questa casa. Avrei delle cose da rivelarvi sul suo passato e spero che mi ricompenserete per le mie informazioni.”
Avrete ciò che il vostro zelo merita.” Promise con voce rassicurante.
Vi ringrazio Vostra Grazia.
Oscar, andate a chiamare Mr Coyle.”
Il cameriere uscì immediatamente dalla biblioteca e, appena fu sicuro di non essere sentito, corse al piano di sotto ad avvisare il maggiordomo.
È un bel disegno.” Disse Andy avvicinandosi a Ophelia. Lord Weston si era dimostrato un uomo ragionevole e ben disposto a trattare, di sicuro avrebbe gradito un complimento innocente.
Ophelia non riusciva a distogliere lo sguardo da Andy. Era certa che non avesse buone intenzioni e avrebbe voluto avere la voce per mandarlo via. Sicuramente qualsiasi cosa avrebbe detto su Mr Coyle sarebbero state solo calunnie, ma allora perché Mr Destler non gli aveva intimato di uscire? Di solito non permetteva a nessuno, nemmeno a suo nonno, di interrompere una lezione, perché faceva un eccezione adesso? Perché lo trattava in modo così gentile? Mr Destler non era mai tanto gentile, nemmeno con lei e il Duca. No. C’era qualcosa che non andava! Era troppo gentile, troppo facile. Ophelia non sapeva spiegarsi il perché ma l’istinto le faceva venire in mente le trappole per le mosche.
Erik si alzò dal divano per frapporsi tra Andy e Ophelia. Appena l’uomo vide la maschera si immobilizzò. “Vi consiglio di non muovervi.” La sua voce era soffice come pochi secondi prima, ma adesso c’era una sfumatura diversa che insinuò la paura nell’arroganza che Andy aveva dimostrato fino a quel momento.
Aspettate! Voi non siete Lord Weston! So che il Duca di Cronley non porta una maschera.” Disse con gli cocchi sgranati “Chi siete?
Per quel che vi riguarda sappiate che parlare con me è come parlare con Lord Weston. E state tranquillo che avrete quanto promesso.”
Coyle arrivò pochi secondi dopo “Mi dispiace per l’accaduto Mylady.” Disse appena entrato. “Non avevo idea che Andy sarebbe venuto a cercarmi.” Nemmeno l’abituale contegno compito fu capace di nascondere l’imbarazzo di quel momento.
Mi duole informarvi che il vostro amico cercava Lord Weston. Sembra che abbia qualcosa di importante da dire sul vostro passato, avete idea di cosa possa essere?” domandò il precettore.
 “Purtroppo molte, Mr Destler. Ci sono molte cose nel mio passato che non mi rendono orgoglioso di me stesso.” Coyle non abbassò il capo, anche se sapeva di rischiare il posto, restò con la testa dritta e il naso all’insù come sempre, ma ciò non di meno era sinceramente rammaricato della vita che aveva condotto in gioventù.
Erik si rivolse all’altro uomo, con la voce più invitante di cui fu capace. “Allora, Andy, di cosa si tratta?
La spavalderia dell’uomo era svanita: aveva creduto di parlare con il Duca di Cronley, non con un Mr Destler qualunque! Se quell’uomo fosse stato un gentiluomo avrebbe dovuto presentarsi e non farsi credere un nobile. Tuttavia gli era stato promesso del denaro e non si sarebbe fatto intimidire da un semplice uomo mascherato. “Molti anni fa io e Owen lavoravamo nell’Est End, nei muic-hall. Eravamo un duo comico, cantavamo e ballavamo per il pubblico pagante.” Disse prendendo un vecchio volantino da una tasca.
È vero?” chiese Erik al maggiordomo dopo aver letto i nomi di Owen Coyle e Andy Brooks.
Purtroppo si signore. Ho lavorato a Londra come cantante fino a quando Andy non rubò dalla cassa e non fummo licenziati.”
Anche se lo aveva appena sentito da Coyle in persona, Ophelia stentava a credere che ci fosse stato un tempo in cui non avesse lavorato a servizio. Mr Coyle era sempre così composto, preciso e diligente nel suo lavoro che una parte di lei aveva creduto che discendesse da una stirpe di maggiordomi risalente ad Alfredo il Grande. Invece non solo non era sempre stato un domestico, ma addirittura si esibiva per davanti a un pubblico pagante. Questa sì che era una rivelazione sorprendente!
Volete vedere un assaggio del nostro repertorio?” propose Andy, pronto a esibirsi in qualche passo di danza.
Erik lo fermo con un gesto della mano. “Se lo facessi, Andy, temo che potrete trovare la mia proposta meno vantaggiosa di quanto speriate.”
Gli occhi di Andy brillarono. “E cosa mi vorreste proporre?
Dieci sterline, non un penny di più, in cambio della vostra promessa di non tornare mai più. Se vi dovessi rivedere chiamerò personalmente la polizia per farvi arrestare per estorsione e passerete i prossimi cinque anni in prigione.” Disse facendo qualche passo in avanti.
Ma dieci sterline sono una miseria! Cosa ci dovrei fare?” Aveva sperato di ricavare almeno trenta sterline dal suo viaggio! Owen non aveva nemmeno provato a negare e lui si ritrovava con solo dieci sterline?
Erik si avvicinò abbastanza perché nessuno tranne Andy lo sentisse la sia voce da demone infernale: “Avrete un pasto caldo e un biglietto del treno. Oppure potrei togliermi la maschera e infestare ogni vostro incubo fino al giorno in cui la Morte non avrà deciso di privarvi della vostra inutile vita.”
Andy non poté evitare di tremare. Mai aveva sentito una voce del genere, nemmeno nei teatri, e mai avrebbe pensato che cose simili potessero esistere. “Voi state scherzando? Non ho fatto tanta strada per essere trattato in questo modo!”
Il Fantasma dell’Opéra ghignò. Quasi, quasi aveva perfino voglia di togliersi la maschera per vedere quel piccolo omino scappare urlando. “Mettetemi alla prova.” Rispose senza muovere le labbra.
Andy sentì una paura mai provata torcergli le viscere. Sudava freddo e le mani gli tremavano. Coyle e la ragazza continuavano a fissarlo come se fosse un matto, come se quella voce terribile l’avesse sentita solo lui. Che razza di essere umano poteva avere quella voce infernale e camminare sulla terra come qualsiasi altra creatura di Dio? E perché nessuno aveva paura di quell’uomo? Se uomo si poteva chiamare. “Accetto le dieci sterline.” Disse con voce tremante.
Perfetto!” La voce di Erik fu di nuovo udibile a tutti e Andy pensò di aver perso un ottimo affare solo per un brutto scherzo della sua mente “Mr Coyle, sono sicuro che saprete dare al vostro amico quanto promesso. Adesso uscite da qui Mr Brooks, mi avete fatto sprecare fin troppo tempo.”
Coyle accompagnò Andy Brooks di sotto per dargli le sue dieci sterline, sperando di non vederlo mai più.
Ophelia posò il carboncino sul cavalletto. Cosa era successo? Cos’aveva detto Mr Destler per spaventare in quel modo Andy Brooks? Forse la domanda giusta, conoscendo le incredibili doti del suo precettore, era come glielo aveva detto. Anche se, qualunque cosa fosse appena successa, era infinitamente grata che Mr Destler avesse difeso Mr Coyle.
Credo che per oggi abbiamo finito. Dirò a Coyle di non far spostare nulla così potrete terminare il disegno domani.” Disse Erik guardando il foglio bianco con le dalie abbozzate per la terza volta.
Ophelia si pulì le mani con un canovaccio. Quando aveva visto il cavalletto in biblioteca aveva pensato che sarebbe stato divertente non dover studiare francese o tedesco, ma non aveva considerato la severità del suo insegnante: non era importante se era l’ampiezza dei petali, la lunghezza dell’ombra del vaso o il più insignificante dettaglio: se non era fedele al modello andava ridisegnato ancora e ancora fino a quando non era corretto. Così le mani di Ophelia si erano ben presto ricoperte di carboncino.
Mr Coyle tornò in biblioteca portando il vassoio del tè dopo pochi minuti ed era tornato il solito maggiordomo dall’espressione imperturbabile e le movenze rigide. Posato il vassoio accanto al vaso di fiori servì prima di Ophelia e poi Erik, seduti sui grandi divani rossi. “Vorrei presentare le mie dimissioni.” Disse austero appena ebbe finito.
Ophelia si affrettò a posare la tazzina per scrivere che non erano necessarie le sue dimissioni ma Erik l’anticipò: “Perché vorreste dimettervi? Non sentirete la mancanza del palcoscenico?
Assolutamente no, signore. Però non voglio essere causa di disonore per questa casa signore.” Rispose con vigore il maggiordomo.
Erik rimase in silenzio. Da una parte ammirava la lealtà incondizionata che Coyle dimostrava verso i Weston, ma dall’altra trovava qualcosa di estremamente ridicolo in quella situazione. Dopo tutto Coyle era stato solo un teatrante mentre lui aveva incarnato perfino l’Angelo della More, eppure gli era stata affidato ciò che c’era di più prezioso in tutta Grainstar House. “Tutti abbiamo dei capitoli delle nostre vite che non vorremo vedere pubblicati, ma non vi sembra di esagerare?
Se si sapesse che ho lavorato nei Music-hall porterei sicuramente disonore in questa casa.
Voi non potrete mai portare disonore a me o alla mia famiglia. Si affrettò a scrivere Ophelia
Vi ringrazio Milady, ma sono costretto ad insistere. La mia presenza in questa casa è inopportuna.
Il precettore sospirò. Aveva capito che non era la vergogna per essere stato scoperto a spingere Coyle, ma lui meglio di tutti sapeva quanta rilevanza avrebbe dato Sir Edward a questa storia. “Ditemi Coyle, è vero che avete insegnato voi a Ophelia a suonare il pianoforte?
Il maggiordomo guardò la giovane duchessa ricordando ancora la bambina che per giorni non aveva voluto parlare, mangiare o vivere. Un pomeriggio se la ritrovò accanto mentre suonava, era scesa fino al refettorio della servitù attirata dal suono del vecchio pianoforte. Quel giorno non era una nobile ereditiera ma solo un orfana che trovava un po’ di conforto nella musica. “Solo la melodia di qualche vecchia canzone, signore. Il resto è merito di musicisti molto più dotati di me.”
Ve lo chiese Sir Edward?”
No, fu una mia iniziativa. In quel momento mi sembrò giusto.” Dopo vennero i migliori insegnanti di Londra, sperando che come l’appetito e il resto sarebbe tornata anche la voce. Ma questa non giunse mai e tutti gli insegnanti di Ophelia, presto o tardi, decidevano che dedicarsi a una muta era uno spreco di tempo.
La rimpiangete?
Mai.” Coyle era un uomo che credeva fermamente nelle rigide gerarchie della società inglese, ma, anche se quel giorno decise di ignorarli, sapeva di aver fatto la cosa giusta nel chiedere a Lady Ophelia di sedersi sul seggiolino del pianoforte accanto a lui.
In tal caso, concordo con Lady Ophelia nel respingere le vostre dimissioni.” Disse Erik dopo un istante di riflessione. Non che ci fosse da pensare molto, ma doveva almeno far credere di aver riflettuto prima di decidere.
Ma Mr Destler …” Il maggiordomo provò ad opporsi stentando a credere che quella fosse una decisione adeguatamente ponderata.
Non ho il diritto di giudicare nessuno e vi posso assicurare che se il vostro caro desse importanza al passato altrui io non sarei qui.”
Grazie.” Disse con un inchino prima di andarsene.
Ophelia passò il quaderno a Erik appena fu sicura che nessuno li avrebbe sentiti. Davvero avete respinto le sue dimissioni solo perché mi ha insegnato a suonare?
Vostro nonno avrebbe fatto lo stesso. Ma credo che Coyle abbia visto cos’è per voi la musica, anche se non credo se ne sia accorto.”
Come al solito Mr Destler sembrava conoscerla meglio di tutti, perfino di lei stessa.E cosa sarebbe per me la musica?
L’aria che avete nei polmoni, il sangue che pulsa nelle vene o la vostra stessa anima. La Musica è una parte di voi, senza essa non potreste vivere. Un giorno lo sentirete e allora nient’altro avrà importanza.”
Per voi è così?
Si.
Anche il vostro insegnante vi disse queste cose?
Non ho avuto nessun insegnante.”
Fin dal primo giorno Ophelia aveva capio che le conoscenze di Mr Dester erano sterminate: parlava perfettamte cinque lingue, conosceva la matematica e le scienze. Perfino la poesia non sembrava avere segreti per lui. Avete davvero imparato da solo?
Ho vissuto in molti luoghi diversi e conosciuto molte persone, alcune le ho osservate attentamente per imparare la loro arte. Ho ascoltato i loro discorsi e letto i loro libi per imparare la loro lingua. Ma nessuno mi ha insegnato a suonare o a leggere un pentagramma. E adesso smettete di guardarmi in quel modo, sono sicuro che le vostre balie vi abbiano già spiegato quanto non sia educato.” Disse sentendo che la nobile non riusciva a distogliere gli occhi dal suo viso.
Grazie per insegnarmi tutto questo
Erik lesse più volte quelle parole cercando di ricordare se anche Christine lo aveva mai ringraziato per averle insegnato a cantare, ma per quanto ci provasse non trovava nulla di simile nella sua memoria. Eppure anche lei gli aveva detto un’infinità di grazie. Grazie per non averla lasciata sola o per averla consolata con il suo canto, ma mai per aver condiviso il suo sapere con lei. “Non ringraziatemi, un giorno potreste desiderare di non avermi mai incontrato.”
   
 
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