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Autore: lawlietismine    31/03/2017    2 recensioni
[Victuuri - 744 parole - Angst]
Gli chiedi di restare. Ti eri ripromesso di non farlo, in realtà. (...) Eppure finisci col chiederglielo ugualmente. In un modo del tutto sbagliato.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questi personaggi purtroppo non mi appartengono 
e questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
EhilàHo un po' di cose da dire per questa breve One-Shot.
1) L'ho scritta alle tre di notte, quindi già solo per questo vi dico che non dovete aspettarvi niente di che.
2) Non ha un vero e proprio senso. Cioè, la trama è inesistente e non spiego in che periodo è ambientata, né come sono arrivati a questa situazione, né cosa succederà dopo. Lascio tutto alla vostra fantasia, potete immaginarvi qualsiasi scenario. 
3) L'ho scritta dal punto di vista di Victor e ho scelto di usare la seconda persona (questa è la seconda volta che tento una cosa del genere, la prima era una OS su Draco di Harry Potter). 
4) Diaciamo che è più un esperimento. Stavo pensando di trasformarla in futuro in un lavoro più elaborato, tipo una one-shot parecchio lunga o una mini-long di due capitoli. Non lo so, dipende se questo piccolo estratto continuerà a piacermi/a ispirarmi abbastanza da riprenderlo e lavorarci sopra. 
5) Niente, s
pero che vi piaccia! Fatemi sapere cosa ne pensate ^^ alla prossima, 
Lawlietismine 

P.S: per il post originale della fan art, basta cliccare sull'immagine. 

Resta con me



 

Gli chiedi di restare.

Ti eri ripromesso di non farlo, in realtà. Ti eri detto che avresti tenuto il tuo egoismo ben incatenato, perfino sotto chiave se necessario, e che lo avresti liberato solo una volta visto partire quel dannato aereo, quando ormai sarebbe stato troppo tardi. Ti eri convinto che un sorriso falso sarebbe riuscito a fare da maschera al tormento, al dolore dipinto altrimenti sul tuo volto, nel tuo sguardo, specchio diretto della tua anima.

Eppure finisci col chiederglielo ugualmente. In un modo del tutto sbagliato. Le parole ti sfuggono veloci, come se avessero esse stesse paura d'essere fermate da te. Escono tanto in fretta da inciampare l'una nell'altra e risultare confuse: un po' ringrazi il cielo per questo, perché speri che fra l'accento che macchia leggermente il tuo inglese e questo così innaturale balbettio frenetico, lui non abbia capito. In caso contrario, non potrai rimangiarti niente.

Ma Yuuri ha capito. Lo sai dal modo in cui si piegano le sue labbra, da quel piccolo tremito che le percuote. Lo sai dal modo in cui le sue dita si stringono impercettibilmente attorno al manico della valigia, quasi a volersi impedire di cadere. Lo sai dal modo in cui lo vedi trattenere il respiro per un istante, prima di deglutire a vuoto, come spaventato da questa bomba che gli hai appena fatto precipitare addosso.

Ma soprattutto, alla fine, lo leggi nei suoi occhi scuri e questo è il colpo finale, quello che ti spezza definitivamente, perché essi racchiudono la risposta che non vuoi sentire, ma che sapevi già che avresti ricevuto. E allora ti dai dello stupido, perché la maschera fragile si incrina sul tuo viso.

Il sorriso falso freme. L'espressione è contorta. Stringi i denti come ultimo, misero tentativo di restare integro, almeno finché quegli occhi che ti stanno uccidendo saranno ancora puntati su di te, ma senti i tuoi riempirsi di lacrime e vorresti ridere amareggiato, pregandolo di perdonare questo tuo comportamento, questa tua debolezza. Questa tua richiesta aleggiava silenziosa tra voi da un po', pesando sulle vostre spalle pur taciuta, e tu morivi dalla voglia che fosse lui a importi di spezzare il silenzio, ma Yuuri sperava che tu non lo rompessi mai. E lo sapevi, ma lo hai fatto lo stesso.

“Resta” è un gemito sofferente, singhiozzato nel tuo sforzo di trattenere il pianto, mentre quella sensazione opprimente al petto si fa sempre più forte. E vorresti zittirti, perché l'hai già detto e non sai perché diamine continui a farlo quasi come fosse un mantra, nonostante tu conosca già la risposta, ma non ce la fai. Hai aperto le porte, le hai spalancate e hai sciolto le catene: ora vuoi permetterti di essere un po' egoista.

Yuuri dovrebbe partire per il suo bene, lo sai, ma tu lo vuoi con te per sempre.

Sul suo volto si accentua la sofferenza che anche tu stai provando e quasi vorresti usarla come pretesto, come prova per dimostrare la tua ragione, la legittimità della tua supplica insistente, perché sapete entrambi che anche lui da una parte vorrebbe restare.
Lo vedi combattere una guerra interiore da cui vorresti che ne uscisse sconfitto, così da ottenere ciò che desideri, ma da cui al tempo stesso vorresti proteggerlo.

Resta con me.

Ma ora le lacrime rigano le tue guance quanto le sue e allora sai di esserti perso nel campo di battaglia, completamente disarmato, alla mercé di una lama dritta nel cuore che fa così male da renderti impossibile poter sopportare questa vista, questa situazione, ancora per molto. 
Yuuri ti guarda, un sorriso lacerato e arrendevole a distendere lievemente le sue labbra, e scuote piano la testa. È un'arma che infierisce ancor di più sulla tua ferita aperta ed esposta.

Sembra sul punto di parlare, di dire qualcosa di importante, quasi. Vorresti afferrarlo e imporgli di farlo. Poi però un ennesimo singhiozzo lo riscuote e allora tace, come tornando alla realtà. 
“È per il bene di entrambi. Ti scongiuro, Victor, abbi cura di te.”

 

E crolli in ginocchio quando lo vedi darti le spalle, allontanarsi da te forse per sempre, entrambi distrutti nel profondo. Fissi incredulo quella figura che va svanendo di fronte ai tuoi occhi e ti abbandoni al dolore che ti attanaglia la gola, che ti stringe il cuore quasi fino a sanguinare. E non puoi fare altro. Yuuri se ne va e tu resti con niente, neanche te stesso, perché su quell'aereo ci sta salendo la parte migliore di te.  



 


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